sabato 29 ottobre 2011

Il TAR Brescia, su ricorso della LAC, sospende le catture di uccelli selvatici

Il TAR Brescia, su ricorso della LAC, sospende le catture di uccelli selvatici per rifornire i cacciatori di richiami vivi

Con Decreto Cautelare urgente n. 827, depositato ieri 27 ottobre, il Giudice Delegato della II° Sezione del Tribunale Amministrativo Regionale-Sezione di Brescia, ha accolto l'istanza della Lega Abolizione Caccia sospendendo l'efficacia della delibera della Giunta Provinciale di Brescia n. 384 del 30 settembre scorso, con cui autorizzava l'apertura di impianti di cattura di richiami vivi per rifornire chi pratica la caccia da appostamento.
La LAC, patrocinata dall'avvocato milanese Claudio Linzola, aveva impugnato la delibera provinciale riguardante la prevista cattura di 19.612 esemplari delle specie: allodola, tordo bottaccio, tordo sassello, merlo e cesena, presso un totale di 25 impianti di cattura (ne erano stati attivati effettivamente 18).
"E' incredibile che nonostante siano già stati ufficialmente censiti - per difetto- oltre 206.000 richiami vivi già in possesso dei cacciatori bresciani, oltre all'alto numero di richiami di cattura illegali spesso riscontrato dagli organi di vigilanza negli appostamenti di caccia, e oltre al quantitativo ancora non dichiarato da parte di altri 3000 cacciatori, ci si ostini a violare così sfacciatamente la Direttiva UE 147 del 2009 sulla tutela dell'avifauna", dichiara la Lega Abolizione Caccia.
La LAC ricorda che la direttiva comunitaria ammetterebbe solamente "lo sfruttamento giudizioso di piccole quantità di animali, in condizioni rigidamente controllate, e in mancanza di alternative". Nulla a che vedere con lo scempio naturalistico e col saccheggio di migratori che avviene nei roccoli con la benedizione della Provincia, e che la LAC segnalerà nuovamente alla Commissione UE per le relative procedure di infrazione.

Fonte: Lega Abolizione Caccia, Ufficio Stampa 28 ottobre 2011

venerdì 28 ottobre 2011

A Isola Vicentina gatti impallinati vicino al parco durante la caccia

ISOLA VICENTINA. La denuncia di una famiglia che abita alla Guizza. Un micio è colpito ad un occhio Un altro, che aveva la pleure perforata da 33 pallini, è sparito Esposti cartelli di segnalazione


Isola Vicentina. Anche i gatti domestici possono rimanere vittime dei cacciatori, anche se non sono inclusi nelle liste venatorie. A testimoniarlo è una coppia di Isola Vicentina, Carlo e Claudia Bastiani, che per il secondo anno consecutivo ha dovuto soccorrere uno dei loro mici, impallinato come un tordo. L'animale ha probabilmente perso l'uso di un occhio mentre un'altra delle loro gatte non ha più fatto rientro a casa e le speranze di rivederla si affievoliscono ogni giorno di più. «Abitiamo vicino al parco della Guizza - spiegano - in compagnia di tre gatti, tutti trovatelli. Sono ormai sei anni che dividiamo casa con loro e, comprensibilmente, fanno parte della famiglia». «Il posto è perfetto per la maggior parte dell'anno - prosegue Carlo - Ma quando inizia il periodo di caccia ad ogni colpo di fucile abbiamo un sussulto, se le bestiole non sono in vista». Già nell'ottobre dello scorso anno, Nefertiti, splendida micia nera, era tornata una mattina con grossi problemi respiratori. Portata d'urgenza dal veterinario, le erano stati riscontrati 33 pallini da caccia che avevano traforato la pleure. «Per fortuna, grazie alle amorevoli cure del medico e poi nostre, è riuscita a sopravvivere e riprendere la gioia di vivere di un tempo - spiega Lucia - L'anno scorso, oltre a doverosa denuncia, abbiamo esposto alcuni cartelli in cui si segnalava quanto successo in zona con tanto di lastra che evidenziava la presenza dei pallini da caccia sperando che il fatto non si ripetesse». Evidentemente la passione degli adepti di Diana, la dea della caccia, non conosce pietà per i piccoli felini domestici: ad un anno esatto dall'incidente di Nefertiti, un altro gatto torna a casa con evidenti ferite. Attila, che già aveva dovuto subire l'amputazione di una zampa per un investimento, era stato colpito in pieno volto da una scarica di pallini e ha probabilmente perso l'uso di un occhio. «Come se ciò non bastasse, da quel giorno Nefertiti non è più tornata - aggiunge sconsolato Carlo - Varie ricerche nei dintorni del capanno da caccia di chi presumiamo ma non possiamo purtroppo accusare, non ci hanno nemmeno restituito il corpo».


Cesena. Spara alla lepre, colpisce le auto nel giardino

Denunciato per danneggiamento ed esplosioni pericolose un cesenae. I colpi sono arrivati nell'area giochi dei bambini


CESENA - Fucile in spalla in compagnia del figlio, ha notato la lepre, ha preso la mira seguendo il movimento dell'animale e ha premuto il grilletto. Ma qualcosa dev'essere andato storto, perché vuoi per la rapidità della preda, vuoi per uno sbaglio del cacciatore, i pallini contenuti nella munizione sono finiti contro le carrozzerie di due auto. Che non erano proprio parcheggiate in una zona adibita a riserva di caccia, bensì all'interno del cortile di casa di un residente in un'area rurale e periferica della città, proprio a fianco dei giochi spesso utilizzati dai suoi figli. E il padrone di casa se n'è accorto eccome, dato che il colpo l'aveva sentito proprio mentre stava parcheggiando una delle vetture. Non ci ha pensato due volte a denunciare i due cacciatori alla polizia di Cesena, che nell'arco della giornata ne ha rintracciato uno, denunciandolo per danneggiamento e esplosioni pericolose.
Lo hanno trovato gli agenti dalle Volanti dopo aver sentito il racconto dell'uomo. Al momento del sopralluogo nel cortile "impallinato", ha detto loro che subito dopo lo sparo era riuscito a fermare due cacciatori uno più anziano, l'altro più giovane. Quest'ultimo si era subito scusato dell'accaduto, assicurando che il colpo era andato a segno nell'auto per sbaglio. Si erano quindi dileguati a bordo di un veicolo parcheggiato distante dall'abitazione, precisando che non erano della zona e che non si sarebbero più fatti vivi.
Sono quindi partite le ricerche che hanno interessato il mondo degli appassionati di caccia. Ulteriori indagini hanno permesso di restringere il cerchio e identificare uno dei due responsabili. E' stato quest'ultimo ad ammettere che effettivamente lo sparo c'era stato, ma partito involontariamente. Buone intenzioni e mira scadente a parte, l'uomo - residente in zona - è stato denunciato in stato di libertà. Ulteriori verifiche verranno svolte nell'ipotesi di togliere il porto d'armi al maldestro cacciatore.


mercoledì 26 ottobre 2011

Perugia. Uomo spara colpo di fucile in aria dopo lite stradale

(ANSA) - PERUGIA, 22 OTT - Una manovra sbagliata con l'auto provoca un alterco tra automobilisti con uno dei due che prima minaccia l'altro e poi spara in aria un colpo di fucile: e' successo intorno alle 15 a San Sisto, periferia di Perugia.

L'uomo che ha sparato, un perugino cinquantenne, e' stato fermato da una pattuglia della volante. In via Albinoni la macchina guidata dal 50enne avrebbe compiuto una manovra pericolosa, e l'automobilista che lo seguiva glielo avrebbe fatto presente. Cosi' il 50enne gli avrebbe in un primo momento danneggiato l'auto, per poi allontanarsi e tornare con un fucile da caccia, con cui ha sparato un colpo in aria. All'arrivo della volante, il 50enne, avrebbe anche opposto resistenza gli agenti.

Treviso. Cacciatore spara contro automobile. Zanoni scrive al Prefetto

Andrea Zanoni scrive al Prefetto di Treviso per chiedere nuove regole sulla caccia in Veneto. “Evitata la tragedia. Adesso bisogna estendere il limite di dove è permesso cacciare e rifare gli esami ai cacciatori con licenza più vecchia di dieci anni”.
“Sfiorata la tragedia. Revocare una licenza di caccia non basta. Bisogna rivedere l’insieme delle norme che regolano l’attività venatoria in tutta Italia e rifare tutti gli esami ai cacciatori che hanno ottenuto la licenza oltre dieci anni fa”.

Duro il commento di Andrea Zanoni, Eurdeputato IdV e Presidente LAC Veneto, al dramma sfiorato a Vascon di Carbonera (TV) dove ieri un cacciatore 52enne ha sparato per errore contro un’automobile sul quale viaggiavano tre persone.

“Si tratta dell’ennesimo caso di incidente dovuto all’incuria dei cacciatori e alla pericolosità stessa di un’attività, la caccia, che sicura non lo sarà mai”, attacca Zanoni che annuncia di voler scrivere al Prefetto di Treviso per chiedere di “intervenire urgentemente prima che ci scappi il morto”. “I cacciatori non solo causano la morte di milioni di uccelli protetti e rischiano di far pagare all’Italia una multa salatissima per la violazione della Direttiva Ue Uccelli, ma mettono in continuo repentaglio la vita dei cittadini che con la caccia non centrano nulla”, continua Zanoni. “Fortunatamente ieri i pallettoni sparati dal cacciatore trevigiano sono finiti contro il serbatoio dell’automobile, ma poteva andare molto peggio”.

“Oggi la caccia è regolata con delle norme vecchie e non più adeguate all’alta densità abitativa delle nostre campagne. Bisogna estendere ad almeno 1 km il limite minimo di dove è permesso sparare e soprattutto rifare tutti gli esami a quei cacciatori che hanno ottenuto la propria licenza più di dieci anni fa” conclude Zanoni.

In Italia si contano in centinaia i casi di incidenti dovuti all’incuria dei cacciatori in tutto il Veneto, non solo tra i cacciatori stessi ma anche tra i comuni cittadini che con la caccia non hanno nulla a che fare. Nella sola stagione di caccia 2008/2009 in Italia si sono verificati ben 96 incidenti con 65 feriti e ben 31 morti.


Brindisi. Spari in aria. E in casa le armi

OSTUNI – Un anziano ostunese (A. C., 73 anni) avrebbe seminato il panico nel pomeriggio di ieri, tra passanti, turisti e residenti del Centro storico della Città bianca, sparando in aria, dal terrazzino di casa, un colpo di pistola. E poco dopo, alla vista degli agenti intervenuti sul posto, avrebbe reagito con insana fermezza, minacciando di farla finita: “Se siete venuti a togliermi la pistola, io non ve la do, preferisco spararmi”, avrebbe risposto, puntandosi l’arma al petto.
A quel punto, intuite le inequivocabili intenzioni dell’uomo, un poliziotto si è precipitato su di lui, bloccandolo, mentre altri due agenti sono riusciti contestualmente a disarmarlo.

Dopo aver affidato il pensionato alle cure dei sanitari, gli stessi poliziotti hanno perquisito la sua abitazione, scoprendo in cantina una sorta di santabarbara: oltre alla pistola (una calibro 7,65) dal quale poco prima aveva lasciato partire il colpo in aria, l’uomo custodiva in casa due fucili da caccia (legalmente detenuti, ma immediatamente ritirati cautelativamente), oltre a numerose munizioni (illegalmente detenute) sia da caccia (calibro 12 e calibro 20) sia per pistola (calibro 7,65). E come se non bastasse è saltato fuori anche un altro fucile da caccia (anch’esso illegalmente detenuto).
In particolare, sono stati sequestrati, perché illegalmente detenuti: un fucile da caccia calibro 20 (non denunciato e rinvenuto nella cantina), circa 100 cartucce calibro 7,65, inesplose, circa 70 cartucce calibro 20, inesplose, 260 cartucce calibro 12, inesplose, oltre ad alcuni pugnali antichi.

Al termine della complessa irruzione nell’appartamento ed a margine degli accertamenti che hanno consentito di ricostruire integralmente la vicenda, l’anziano, su disposizione del Sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Brindisi, Pierpaolo Montinaro (Pm di turno), è stato affidato ai parenti, in quanto gli stessi medici non hanno ritenuto necessario il ricovero in ambito psichiatrico. Il Dirigente del Commissariato di Pubblica sicurezza di Ostuni, Francesco Angiuli, ha rivolto ai suoi agenti i complimenti “per la professionalità manifestata e lo spirito di servizio messo in campo”.

A sollecitare l’intervento delle forze dell’ordine, accorse nel pomeriggio in via Cattedrale, erano stati alcuni residenti e passanti, che avevano segnalato alla sala operativa del Commissariato di aver udito l’esplosione di un colpo d’arma da fuoco. Ed in effetti, giunti sul posto gli agenti, coordinati dal vice questore Francesco Angiuli, hanno raccolto dal basolato un bossolo di cartuccia calibro 7,65, che poco prima era letteralmente piovuto addosso ad alcuni passanti. Quindi il blitz in casa, allo scopo di disarmare l’uomo.


martedì 25 ottobre 2011

Rovato (Bs), cacciatore si ferisce con la sua arma

E’ rimasto ferito dalla sua stessa arma, durante una battuta di caccia. E’ accaduto domenica a Lodetto di Rovato, nel Bresciano, vittima un pensionato 53enne con l’hobby della caccia, residente a Lonato.
L’episodio si è verificato all’interno di un’area provata dove l’uomo, insieme con altre persone, aveva iniziato la sua domenica venatoria.
Sembra che, mentre l’uomo era intento a sparare, una delle cartucce sia rimasta bloccata in una delle canne dell’arma provocando una forte esplosione che ha ferito alla mano sinistra il 53enne.
Subito soccorso dai compagni di battuta, l’uomo, dopo un primo ricovero d’urgenza al Civile di Brescia è stato trasferito a Milano per essere operato. In serata i medici del capoluogo lombardo lo hanno dichiarato fuori pericolo. Sul luogo dell’incidente i carabinieri di Chiari che hanno aperto un’inchiesta sull’accaduto.

Fonte: quibrescia.it del 14 ottobre 2011

Caccia: la Commissione UE alle Regioni italiane, seguire i pareri ISPRA

(AGENPARL) - Roma, 24 ott - “Per Bruxelles i pareri dell’ISPRA in materia di caccia vanno considerati vincolanti, anche per evitare nuove condanne della Corte di giustizia. Le Regioni si adeguino subito”. Lo afferma la LIPU-BirdLife Italia rendendo nota una lettera trasmessa nei giorni scorsi dalla Commissione europea all’Italia che ha chiarito e confermato la posizione espressa da Bruxelles nel luglio scorso sull’Ispra (Istituto superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), quando aveva affermato che “i pareri rilasciati da Ispra sui provvedimenti regionali in materia di caccia devono considerarsi obbligatori e le Regioni debbono necessariamente uniformarsi”. Rispondendo a un quesito posto dalla Federazione Italiana della Caccia su quelle dichiarazioni, la Commissione europea ha espresso pieno sostegno all’Ispra e riaffermato il carattere sostanzialmente vincolante dei suoi pareri rispetto alla corretta applicazione del diritto comunitario”.

Nella lettera inviata all’Italia la Commissione europea scrive che “la legge nazionale italiana affida a Ispra il compito di fornire, in qualità di organo nazionale scientifico e tecnico, le necessarie valutazioni scientifiche e i pareri a tutte le amministrazioni nazionali, regionali e provinciali su una serie di aspetti che riguardano l’attuazione della Direttiva Uccelli. Dal nostro punto di vista questo ruolo di Ispra è fondamentale al fine di assicurare, in tutto il territorio italiano, un’attuazione coerente, unitaria e fondata sui solide basi scientifiche della Direttiva Uccelli”.

Esprimendo “apprezzamento per le capacità e l’autorevolezza dell’Istituto, dei cui pareri sia la Commissione europea che la Corte di Giustizia dell’Unione europea hanno finora riconosciuto la validità scientifica e la coerenza con i principi di conservazione della Direttiva Uccelli”, e ricordandone l’importanza in particolare in tema di deroghe di caccia, la Commissione sottolinea come tutte le condanne contro l’Italia abbiano avuto per prologo il fatto che tali pareri sono stati “sistematicamente ignorati dalle autorità regionali”.

“Riteniamo quindi che, per le Regioni italiane - conclude la Commissione - seguire i pareri Ispra sia un ottimo modo per evitare possibili problemi nell’applicazione della Direttiva Uccelli”.

“Quello che giunge all’Italia da Bruxelles – commenta Fulvio Mamone Capria, presidente LIPU-BirdLife Italia - è un monito chiaro, a fronte di una situazione che, in materia di caccia, si aggrava di giorno in giorno. Sui calendari venatori, molte regioni stanno disattendendo la Guida trasmessa dall’Ispra con le dettagliate indicazioni su come prevedere la stagione venatoria nel rispetto dei vincoli comunitari.

Attualmente, per fare un esempio – prosegue Mamone Capria - molte specie di uccelli sono cacciate in periodo rigorosamente vietato dal diritto comunitario, nonostante gli avvisi dell’Ispra. Per non parlare del reiterato abuso della caccia in deroga in regioni come la Lombardia, il Veneto o la Liguria.

“Un quadro disastroso - conclude Mamone Capria - di cui nei prossimi giorni porteremo i dettagli a Bruxelles, chiedendo l’intervento ormai improcrastinabile delle autorità comunitarie sulle regioni ma anche sul governo e i ministeri italiani”.


lunedì 24 ottobre 2011

Potenza,muore in incidente caccia

Colpito da suo compagno di battuta



Un cacciatore è morto a Lauria (Potenza) mentre partecipava a una battuta di caccia. L'uomo, Antonio Cosentino, di 60 anni, è stato colpito da un proiettile sparato da un altro cacciatore che faceva parte del suo gruppo. A nulla sono valsi i tentativi di rianimazione fatti dal personale medico: l'uomo è morto all'istante. Sull'episodio indagano i Carabinieri che hanno ascoltato anche le altre persone che partecipavano alla battuta.




domenica 23 ottobre 2011

Modena. Litigano per un sorpasso e spunta il fucile. Denunciato un cacciatore

Litigano per un sorpasso e spunta il fucile
Denunciato un cacciatore
Ha imbracciato l'arma e l'ha puntata al volto di un automobilista



Modena, 22 ottobre 2011 - Un cacciatore di 63 anni è stato denunciato dai carabinieri di Spilamberto, nel Modenese, per minaccia aggravata avendo imbracciato un fucile contro un automobilista. Ieri l'uomo era stato querelato: dopo un diverbio scaturito per una manovra azzardata in auto, il 63enne non aveva esitato a tirar fuori un fucile da caccia e a puntarlo sul volto dell’autore del sorpasso.

L’arma da fuoco, regolarmente denunciata (lo spilambertese e’ un appassionato cacciatore oltre che collezionista d’armi) gli e’ stata ovviamente ritirata e sequestrata, insieme all’intera collezione e alle munizioni detenute.










Ventimiglia. Colpito di rimbalzo da una fucilata all'inguine durante battuta di caccia al cinghiale

Un cacciatore, di 65 anni, di Ventimiglia, Graziano Corso, e' rimasto ferito all'inguine da un colpo di fucile sparato dal suo compagno di squadra – Nicola, 77 anni, di Camporosso - contro un cinghiale, ma che per effetto di un rimbalzo, in uscita, lo ha centrato. L'incidente di caccia e' avvenuto in località Albarea, nel territorio comunale di Perinaldo, nell'entroterra di Vallecrosia, in provincia di Imperia.

Le operazioni di soccorso sono state gestite dalla centrale operativa del 118, che ha inviato sul posto l'automedica Alfa 3. Presenti anche gli uomini del soccorso alpino e i carabinieri della locale Stazione. Stando a una prima ricostruzione, i due cacciatori stavano partecipando ad una battuta al cinghiale e si trovavano in due postazioni diverse, quando Nicola ha esploso il colpo.

Il proiettile ha trafitto l'animale (che è morto) e, in uscita, e' rimbalzato contro il cacciatore (quest'ultimo di professione floricoltore) che e' stato attinto all'inguine e a un testicolo. Stabilizzato da personale sanitario sul posto, e' stato successivamente portato a Sanremo, dove i medici stanno valutando le sue condizioni. Attualmente, sarebbe fuori pericolo di vita. I militari hanno già raccolto la testimonianza dell'anziano che ha sparato – per il quale, al momento, non ci sarebbero ipotesi di reato, essendosi trattato di un incidente - mentre attendono ancora di parlare col ferito.
di Fabrizio Tenerelli


sabato 22 ottobre 2011

Riserva Pantani Pachino (Sr), Tar respinge ricorso dei cacciatori

Ancora un successo di Legambiente, questa volta a favore della Riserva naturale Pantani Sicilia Sud Orientale. Il TAR di Catania, il 20 ottobre scorso, ha respinto la richiesta di sospensiva del decreto istitutivo della Riserva naturale, presentata dalle sezioni provinciali della Federazione siciliana della caccia, della Federazione italiana della caccia e della Associazione nazionale cacciatori, dando così ragione al Comitato regionale siciliano di Legambiente, rappresentato e difeso in giudizio dagli avvocati Corrado Giuliano e Marilena Del Vecchio.

L'istituzione della Riserva naturale Pantani, avvenuta con decreto del dirigente del Dipartimento regionale dell'ambiente, il 27 luglio scorso, di fatto impedisce l'attività di caccia nelle aree A e B della riserva stessa, così come stabilisce il regolamento che specifica le modalità d'uso e i divieti. La riserva naturale, costituita da tre distinte aree, ognuna con un proprio perimetro e una propria suddivisione in zona A e B, ricade nei territori dei comuni di Ispica (RG), Pachino e Noto (Sr) e ha una estensione complessiva di 1.385 ettari.

Il TAR ha respinto le ragioni dei legali delle associazioni venatorie che, tra l'altro, contestavano l'incompetenza del Dirigente generale del Dipartimento regionale dell'ambiente ad emettere il decreto istitutivo della Riserva naturale, e la mancata revisione del Piano regionale dei Parchi e delle Riserve naturali.

Lo Studio legale Giuliano, sempre per conto di Legambiente, il 9 novembre prossimo resisterà innanzi al TAR di Catania contro il comune di Pachino che, inspiegabilmente, ha chiesto l'annullamento dell'atto di costituzione della Riserva naturale Pantani.


venerdì 21 ottobre 2011

Arezzo. Incidente di caccia: un colpo lo ferisce al volto. Recupero con l'elicottero nei boschi

Incidente di caccia questa mattina all'interno di un bosco vicino alla frazione di Montalone, nel comune di Pieve Santo Stefano, a metà strada tra la la città dei Diari e Chiusi della Verna.
Un gruppo di cacciatori era impegnato in una battuta, quando accidentalmente uno di loro è stato ferito al volto da un colpo partito accidentalmente. L'uomo è stato colpito dai pallini esplosi dal fucile, ma le sue condizioni non sono gravi. E' rimasto sempre cosciente e assistito dai sanitari del 118 giunti sul posto con ambulanze da Chiusi della Verna e da Sansepolclro. E' stato chiamato anche l'elicottero Pegaso da Firenze che ha traspoertato il cacciatore all'ospedale San Donato di Arezzo. Allertati anche i Vigili del fuoco sia con mezzi a terra che con l'elicottero. Difficoltosi i soccorsi, visto che l'uomo (A.B., 46 anni, residente ad Antria di Arezzo) si trovava in una zona impervia. La richiesta d'aiuto è stata fatta dallo stesso ferito che, dopo l'incidente, ha preso il cellulare e ha chiamato il 118.
La dinamica dell'incidente - avvenuto intorno alle 9 - è da ricostruire. Stanno indagando i Carabinieri.


giovedì 20 ottobre 2011

Udine. Il parco del Torre pericoloso per via dei cacciatori

L’ appello e la denuncia del Wwf regionale


“Andare a manifestare nel parco del Torre di domenica mattina significa esporre se stessi e gli altri a un pericolo reale”: è con queste parole che, secondo quanto riportato dalla stampa, il vice-questore di Udine venerdì scorso ha negato alla Lav l’autorizzazione a fare una passeggiata nel parco udinese per verificare di persona i pericoli legati all’attività di caccia all’interno dell’area verde.“Con questo atto – commenta oggi il Wwf – la questura ha di fatto ammesso l’incompatibilità fra l’attività di caccia e la frequentazione pacifica di un parco pubblico. Un tanto dovrebbe bastare al Comune di Udine per chiedere immediatamente la sospensione dell’attività venatoria nel Parco del Torre e alla Regione per decretare il divieto”.“Qual è poi il messaggio – continua l’associazione – che viene lanciato dal vicequestore quando afferma che “una cosa è passarci per una corsetta o per portare a spasso il cane, un’altra è andarci con l’intenzione di organizzare un presidio di protesta”: che se si va al parco del Torre per svagarsi non si corre alcun pericolo ma se si va per protestare c’è il rischio che i cacciatori ti sparino dietro?”.“È vero – ha ammesso poi la questura – che hanno detto che ci sarebbero andati senza fischietti e bandiere, ma già il fatto di fare su e giù o di sostare in un punto diventa occasione di disturbo nei confronti di chi ha pieno diritto di cacciare dall’alba al tramonto”.“Allora qual è la reale motivazione del decreto di divieto alla manifestazione? - si chiede il Wwf - La sicurezza dei cittadini oppure il diritto dei cacciatori a sparare, diritto che diventa privilegio quando viene garantito a vantaggio di pochi cittadini e a scapito di tutti quelli che invece vorrebbero usare il parco per altre finalità, compresa, perché no, la sosta per un tempo indefinito in un punto del parco?”.Se non bastassero le parole della questura, a confermare la potenziale pericolosità dell’attività venatoria per la sicurezza pubblica, soprattutto in aree abitualmente frequentate dalla popolazione, sono gli incidenti di caccia che periodicamente riempiono le cronache dei giornali: l’ultimo, eclatante, è proprio di ieri, vittima un cacciatore ferito a un braccio e una gamba dai colpi sparati da nientemeno che il sindaco di Verona Flavio Tosi durante una battuta nella riserva di Terzo di Aquileia.“Dopo le dichiarazioni del viceprefetto – conclude il Wwf – ci aspettiamo che le autorità (Sindaco di Udine, Prefetto, assessore regionale competente) intervengano con urgenza per vietare l’ingresso delle doppiette nel parco comunale. Sappiamo che la competenza in materia di caccia non è del Comune né del Prefetto, ma quella della tutela della sicurezza dei cittadini sì. Infine alla Regione, a cui spetta il compito di individuare le aree interdette all’attività venatoria, chiediamo di inserire tra queste il Parco del Torre e di emanare decreto di chiusura della caccia in tale contesto”.


Carpi. Cacciatore lo ferì: chiesti danni per 100 mila euro

Carpi. Nonostante siano passate circa due settimane dall'incredibile vicenda dell'incidente di caccia, Angelo Barchiesi è ancora visibilmente scosso. Racconta alla Gazzetta di Modena: "Ho visto la morte in faccia". Il cacciatore mi ha visto arrivare, io ero in bici sulla strada bianca che attraversa il bacino e lui era nel canneto della Lama: ha visto un fagiano e ha sparato. L’animale mi è caduto davanti agli occhi e io ho sentito un dolore lancinante a causa dei pallini che mi avevano colpito.
L'uomo che ha sparato, carpigiano come il signor Angelo, il giorno dopo l'incidente si è presentato a casa della vittima per chiedergli scusa, tenendo in mano una bottiglia di vino. "Ma il cacciatore non creda di cavarsela con una bottiglia di spumante". Ho già preso contatto con un legale e assieme stiamo preparando la richiesta danni da presentare all'assicurazione del cacciatore. Ipotizziamo una cifra attorno ai 100mila euro.
Secondo quanto riferisce Angelo Barchiesi sempre alla Gazzetta di Modena, il perito della compagnia assicuratrice gli avrebbe già fatto una proposta «assolutamente irricevibile». La vittima del cacciatore tiene a precisare che oltre al danno fisico c’è un danno psicologico. Uno dei pallini mi si è conficcato sotto la palpebra e dovrò sottopormi a un delicato intervento chirurgico.


Veneto. Il Tar conferma il blocco della caccia in deroga


Comunicato stampa LAC del 19 ottobre 2011

Il Tar del Veneto ha confermato lo stop alla caccia in deroga fino al 3 novembre. Andrea Zanoni (Lac): “E' una grande vittoria. Altri 17 giorni di tregua durante periodo migratorio. Andiamo verso il funerale della caccia in deroga”

Oggi il Tar del Veneto, esaminando il ricorso presentato dalla Lega per l'abolizione della caccia e su richiesta del rappresentante legale dei cacciatori, ha deciso di rimandare la sentenza sulla caccia in deroga al 3 novembre. Di conseguenza la sospensione della caccia in deroga in Veneto viene prorogata fino a questa data. “Si tratta di una notizia eccezionale che consente altri 17 giorni di tregua agli uccelli nel picco del periodo migratorio. A prescindere dalla decisione del 3 novembre, siamo riusciti ad evitare un terribile massacro permettendo alla maggior parte degli uccelli di attraversare incolumi i nostri cieli”, è il commento di Andrea Zanoni, Eurodeputato IdV e Presidente della LAC Veneto.

“I cacciatori non sanno più che pesci pigliare”, attacca Zanoni, “tant'è che loro stessi arrivano a temporeggiare nel momento in cui passa nei nostri cieli il maggior numero di fringuelli e pispole”. “La verità e che non hanno più argomenti a sostegno di una caccia in deroga in violazione della normativa comunitaria Uccelli. Stiamo andando verso il funerale della caccia in deroga”, continua Zanoni.

“Il lavoro che sto facendo anche in Europa, con le mie interrogazioni alla Commissione europea, sta dando i suoi frutti”. Zanoni ricorda che in un incontro che ha tenuto a Bruxelles lo scorso 13 ottobre con un rappresentante del gabinetto del Commissario Ue all'Ambiente Janez Potocnik per parlare della caccia in deroga in Veneto e Lombardia, la Commissione ha confermato che “Bruxelles sta seguendo da vicino il caso e che è decisa a portare il procedimento fino in fondo” contro le violazioni italiane.

Il 5 ottobre il Presidente del Tar Veneto, con decreto n° 810/2011, aveva sospeso la delibera regionale n° 1506 sulla caccia in deroga a specie protette accogliendo così il ricorso della LAC. Dopo il rinvio di oggi, la delibera approvata il 20 settembre scorso dalla Giunta Zaia resta sospesa fino al 3 novembre, quando il collegio del Tar si riunirà per prendere una decisione finale.

mercoledì 19 ottobre 2011

Brescia. Cane da caccia massacrato ed ucciso a fucilate

Una violenza cieca, assurda. Bastonato a sangue e poi fucilato con due colpi sparati in bocca e alla schiena.
E’ stato ucciso in questo modo brutale Toni, un cane da caccia di sei anni, massacrato a Bione, nel Bresciano, mentre il suo padrone, dopo una battuta di caccia, lo attendeva alla macchina per fare rientro a casa.
E’ successo nella frazione di San Faustino domenica pomeriggio.
Il segugio aveva preso parte ad una battuta venatoria con il suo proprietario, Giorgio Rosseti di Casto, insieme con altre doppiette ed altri cani.
L’animale era dotato di collarino con segnalatore satellitare, in grado di seguire gli spostamenti del cane. L’ultima rilevazione è stata in località Piazze di Bessago dove il segugio si è fermato, nelle vicinanze di un capanno.
Il suo padrone, con altri cacciatori, individuata la zona, l’ha raggiunta dopo circa 30minuti di cammino, ma quando è giunto sul posto si è trovato davanti la drammatica scena: il corpo del suo cane straziato e finito con due colpi esplosi a bruciapelo con un fucile calibro 12 caricato a pallini.
I cacciatori hanno denunciato l’accaduto ai carabinieri che hanno aperto l’indagine.

Fonte: quibrescia.it del 18 ottobre 2011

martedì 18 ottobre 2011

Genova. Cacciatore ferito da un cinghiale, è grave

Genova - E' ricoverato in ospedale a Lavagna il 70enne aggredito da un cinghiale ieri pomeriggio nell'entroterra di Ne, in Val Graveglia, sopra Chiavari. L'animale era stato ferito nel corso di una battuta di caccia a cui ha partecipato anche l'anziano signore. Il cinghiale, spaventato e infuriato, ha caricato l'uomo colpendolo anche con le unghie e causandogli vari tagli e lesioni. Le condizioni dell'uomo sarebbero gravi, ma stazionarie.

Fonte: genovaogginotizie.it del 17 ottobre 2011

lunedì 17 ottobre 2011

Arezzo. Settantenne ferito durante battuta al cinghiale

E' rimasto ferito durante una battuta di caccia al cingiale. Un 74enne è stato raggiunto da una fucilata, forse di rimbalzo, questo pomeriggio a Montanare di Cortona. Il colpo lo ha ferito tra pube e inguine rischiando di rompere importanti arterie. L'uomo, V.Z. le iniziali, è stato subito soccorso dai compagni della squadra di caccia e dalle ambulanze del 118 prevenienti da Castigion Fiorentino e Cortona. Il settantenne ha perso molto sangue e non appena arrivato al San Donato è stato operato. Non è in pericolo di vita.

Fonte: arezzonotizie.it del 16 ottobre 2011

Milano. Cacciatore perde l'equilibrio e si spara un colpo al piede

L'uomo stava prendendo la mira per colpire una preda, quando è scivolato premendosenza volere il grilletto. I pallini lo hanno ferito gravemente e ora rischia l'amputazione


L'episodio è avvenuto in un territorio di caccia in via Ripamonti, verso la periferia sud di Milano. L'uomo, un italiano di 39 anni, geometra e provetto cacciatore, in regola con licenze e permessi, stava partecipando a una battuta di caccia assieme a quattro amici. Nel momento in cui con il suo fucile semiautomatico Beretta A 400 X Plor, caricato a pallini, stava puntando una preda che si era da poco alzata in volo ed era pronto a sparare, ha perso l'equilibrio cadendo rovinosamente a terra e ha premuto il grilletto, colpendo il suo piede destro. Il cacciatore è stato portato in codice verde all'ospedale di San Donato Milanese. Le condizioni dell'arto sono molto gravi, rischia di perdere il piede. La prognosi è superiore ai 30 giorni.


Foza (Asiago). Incidente di caccia tra amici. Ferito uno scledense

Incidente di caccia stamattina, a Foza, piccolo comune dopo Gallio, sull'altopiano di Asiago. A rischiare la vita un cacciatore scledense di 51 anni, colpito alle mani e all'occhio destro dall'amico, un 48enne di Valdagno, con cui aveva raggiunto la zona di Malga Rocchetto assieme ai rispettivi cani. La vittima dell'incidente che avrebbe potuto avere conseguenze ben più serie è F.S., è stato trasportato all'ospedale di Bassano del Grappa, dove è stato giudicato guaribile nel giro di 15 giorni. Secondo una prima ricostruzione dei fatti, il cacciatore di Valdagno lo avrebbe colpito da una distanza di circa 20 metri a causa della fitta vegetazione dell'area in cui si stavano muovendo. L'intenzione del 48enne era quella di sparare ad un uccello. Non si sarebbe proprio reso conto della vicinanza dell'amico, che si trovava lungo la sua stessa linea di tiro. Al lamento del 51enne scledense, il cacciatore si è reso conto di averlo colpito, ferendolo ad una mano e all'occhio destro. Lo ha subito portato al pronto soccorso di Asiago, dove sono stati avvisati i carabinieri, che stanno vagliando la posizione del cacciatore, il cui fucile calibro 12 era stato regolarmente denunciato. Quindi, il trasferimento del 51enne all'ospedale di Bassano.


Udine. Tosi ferisce per errore un compagno di caccia

Era aggregato a un altro gruppo di cacciatori, impegnato nella stessa riserva venatoria, il giovane colpito ieri da alcuni pallini esplosi dal fucile del sindaco di Verona, Flavio Tosi, a Terzo d'Aquileia. L'incidente, secondo quanto è stato finora ricostruito, è avvenuto intorno alle ore 12.30 ma l'accaduto è stato scopertosolo intorno alle 14.00, quando un giovane si è presentato all'ospedale di Monfalcone (Gorizia) con alcuni pallini da caccia infilati nel braccio e nella gamba.E' così che sono cominciati gli accertamenti che hanno portato a individuare in Tosi il cacciatore che ha sparato andando a colpire accidentalmente il ragazzo. Il giovane ferito, sulla cui identità al momento non si conoscono ulteriori dettagli, all'inizio non voleva nemmeno farsi medicare. Il bruciore provocato dai pallini però alla fine lo ha spinto a rivolgersi ai medici dell'ospedale che, a quel punto, hanno chiamato il Commissariato di Polizia di Monfalcone.Agli agenti il giovane ha fornito una spiegazione un po' confusa dell'accaduto e il suo racconto non è parso particolarmente credibile. Sono state fatte così ulteriori indagini nella riserva di caccia, dove è sopraggiunta nel pomeriggio anche la Squadradella Mobile di Udine per fare luce sulla vicenda. Da quanto si è accertato, nella mattinata avevano partecipato alla battuta 3-4 gruppi di cacciatori, ciascuno con i propri osservatori e incaricati di prendere la preda una volta uccisa. Pare che tra i partecipanti alla battuta di caccia vi fossero, assieme a Tosi, anche altre personalità. Intorno alle 12.30 i cani hanno stanato una lepre; Tosi l'ha colpita, ma alcuni pallini di risulta, forse sei o sette, sono rimbalzati andando a prendere il giovane - aggregato a un altro gruppo - a un braccio e a una gamba. Per togliere i pallini è stato necessario un intervento chirurgico effettuato nel corso della nottata. Il giovane non è mai stato in pericolo di vita.


domenica 16 ottobre 2011

Arezzo: settantenne ferito durante battuta al cinghiale

E' rimasto ferito durante una battuta di caccia al cingiale. Un 74enne è stato raggiunto da una fucilata, forse di rimbalzo, questo pomeriggio a Montanare di Cortona. Il colpo lo ha ferito tra pube e inguine rischiando di rompere importanti arterie. L'uomo, V.Z. le iniziali, è stato subito soccorso dai compagni della squadra di caccia e dalle ambulanze del 118 prevenienti da Castigion Fiorentino e Cortona. Il settantenne ha perso molto sangue e non appena arrivato al San Donato è stato operato. Non è in pericolo di vita.


Marsala (TP): cacciatore fuorilegge finisce nei guai

COMUNICATO STAMPA DEL 16.10.2011


Marsala(TP) - Un sasso con il verso della quaglia. Tra quei numerosi cespugli si udiva con ossessiva ripetitività il verso della quaglia. Un richiamo elettromagnetico. La legge ne vieta l’uso. Serve ad attirare le quaglie sotto il tiro del fucile. Una (comoda) carneficina.Ai primi spari, si attiva subito Enrico Rizzi, coordinatore nazionale c.t. del PAE (Partito Animalista Europeo). Nel prato brullo, in Contrada Porcospino, a Marsala (TP) nota infatti un uomo con fucile e tenuta mimentica. Rizzi senza pensarci due volte scende dall'auto, entra nei campi e tenta di avvicinarsi sempre più all'uomo. Il cacciatore lo nota ed insospettito della sua presenza tenta la fuga, subito interrotta dalla Forestale, congiuntamente al misterioso spegnimento del chimaquaglie....
Nei luoghi infatti prontamente arriva, sebbene libero dal servizio, l’Ispettore Superiore del Corpo Forestale della Regione siciliana, Alberto Vitaggio, allertato proprio dall'animalista. L'Ispettore del Corpo Forestale non avendo personale del suo Comando disponibile ad intervenire, decide di nominare AUSILIARIO DI POLIZIA GIUDIZIARIA, viste le sue comprovate competenze lo stesso Enrico Rizzi, iniziando così subito la perlustrazione della zona alla ricerca dello strumento da sequestrare. Del chimaquaglie, però, sembrano essersi perse le tracce. Oltre mezz’ora di vane ricerche. Poi, la pantomima. Il cacciatore è anziano. Dice di essere sofferente, ha bisogno di un bicchiere d’acqua. Viene accompagnato subito alla sua macchina e mentre cerca di prendere una bottiglia con l’acqua, fa scivolare qualcosa all’interno del mezzo. " Prenda quel telecomando " , urla Rizzi, rimasto nei pressi. Lui, il cacciatore subito ripresosi dal malore, prima nega ma poi, innanzi l’evidenza dei fatti, ammette. Il telecomando viene azionato e da sotto un grosso sasso, parte il verso della quaglia. E’ lo stesso cacciatore, a questo punto, a disattivarlo (vedi foto).Tutto finito? No. Il cacciatore-bracconiere prende il marchingegno e tenta di regalarlo alla Forestale. Ve lo regalo, mi fate 50 euro di amministrativo e mi lasciate in pace. Poi, partono le minacce contro Rizzi e Vitaggio, essendo fallito il suo tentativo di corruzione.Sequestro del fucile, del chiamaquaglie e denuncia per i reati venatori, tentata corruzione e minacce a pubblici ufficiali. Questi sono i reati a cui dovrà rispondere il cacciatore.


Fonte: Ufficio stampa - Partito Animalista Europeo - www.partitoanimalistaeuropeo.com

Il TAR Liguria sospende la caccia in deroga allo storno

Comunicato stampa del 15 ottobre 2011


Sconfessata la sfida alla magistratura europea e costituzionale della Giunta Regionale, su ricorso di 5 associazioni ambientaliste
Alle ore 13.00 del 15 ottobre , con Decreto cautelare urgente del Presidente della 2° sezione del Tribunale Amministrativo Regionale della Liguria, è stata sospesa l'efficacia della Deliberazione n. 27 del 27 settembre scorso del Consiglio Regionale della Liguria, con cui si autorizzava illegittimamente la caccia in deroga allo storno (specie protetta dalla normativa statale e comunitaria).
Il Tar Liguria ha accolto l'istanza urgente di sospensiva cautelare formulata il 13 ottobre scorso con ricorso delle 5 associazioni : Lega Abolizione Caccia, WWF, LAV, LIPU, VAS (Verdi Ambiente e Società), tutte patrocinate dall'avvocato Daniele Granara.
Il decreto è pubblicato sul sito web del TAR, al link:



Nonostante il 15 maggio 2008 la Regione Liguria sia stata condannata dalla Corte di Giustizia UE per la caccia in deroga allo storno autorizzata nel 2006, ostinatamente il 27 settembre scorso gran parte del Consiglio Regionale aveva approvato un testo proposto dalla Lega Nord e da due consiglieri del PD (Ferrando e Cavarra); la delibera "spara-tutto" aveva avuto il voto favorevole di 26 consiglieri e 5 soli voti contrari (ossia quelli di Maruska Piredda (Idv), Alessandro Benzi (Federazione della Sinistra), Giancarlo Giancarlo Manti (Pd), Aldo Siri e Lorenzo Lorenzo Pellerano (Liste civiche per Biasotti presidente) ) ,
con la solita astensione pilatesca del consigliere di SEL Matteo Rossi."E' stata sconfessata una sfida in malafede alla magistratura europea e statale, perché sono molti i provvedimenti illegittimi della Regione Liguria in materia di caccia in deroga a specie protette, annullati in varie sedi e gradi di giudizio negli ultimi 15 anni, inclusa la Corte Costituzionale".
Nonostante la Giunta Regionale abbia buttato al vento 48.000 euro per uno studio che ha ribadito, come uno analogo di 10 anni fa, che lo storno non arreca danni all'agricoltura ligure, ci si è ostinati a licenziare un provvedimento motivato solo da esigenze ludiche, con il parere contrario dell'Istituto Superiore per la Ricerca Ambientale (ISPRA).
L'ennesima figuraccia dell'assessore regionale Briano e del capogruppo leghista Bruzzone ", affermano le sezioni liguri di LAC, WWF, LIPU, VAS e LAV.
Lega Abolizione Caccia, WWF, LAV, LIPU, VAS (Verdi Ambiente e Società)
Sezioni liguri

Cacciatori contro l'antibracconaggio

Caccia e pesca: nasce a Brescia il Partito Rurale

IL PROGETTO. A Brixia Expo l'incontro fra tutti i movimenti del Nord Alla riunione anche Berlato del Pdl: «Uniti ci si potrà far sentire di più» Casella del Crca attacca il Governo: «Troppi soldi contro i bracconieri»


L'idea è tanto semplice quanto concreta: unire sotto l'egida di un unico simbolo politico cacciatori, agricoltori e «ambientalisti di destra». Un sogno che ieri pomeriggio ha mosso i primi passi nella sala conferenze di Brixia Expo, con i coordinatori dei movimenti vicini alle doppiette di Lombardia, Veneto, Piemonte e sud Italia riuniti intorno a un tavolo. Tra loro pure l'europarlamentare veneto Sergio Berlato (ex An ora uomo di punta del Pdl in Europa). E' proprio lui a tessere le file dell'idea, rispondendo positivamente all'invito di Eugenio Casella, del direttivo bresciano di «Civiltà rurale, caccia e ambiente» (Crca). «Dobbiamo unirci - sbotta l'europarlamentare che, in Veneto, è stato pure assessore regionale all'agricoltura -. Il mondo che rappressentiamo è eterogeneo: non solo cacciatori, ma anche agricoltori e ambientalisti. Decine di migliaia di persone ci seguono sul territorio e, non avendo alternative, danno fiducia ai «classici» partiti. Per questa ragione, pur essendo rappresentante di un partito, io non chiudo le porte a nuove iniziative. Almeno a livello personale. Nel nord, come nel resto d'Italia, le doppiette e gli agricoltori devono farsi sentire e avere una «loro» rappresentanza nelle istituzioni. Troppo spesso siamo in balia di movimenti antagonisti che dicono di voler proteggere l'ambiente e gli animali e poi fatto tutto il contrario». COME DIRE che, nel caso nascesse il partito dei cacciatori, Berlato sarebbe uno di loro. Questo a parole, aspettando di avere indicazioni dal pdl e dai suoi «sostenitori» veneti. Chi va oltre, gettando il cuore oltre l'ostacolo, è Eugenio Casella. «Spesso alla caccia si legano le azioni più turpi - dice il rappresentante di Crca -. Noi, appassionati della vita rurale, abbiamo invece valori saldi, radici che non vogliamo farci strappare nè appaltare a partiti politici che poi ci girano le spalle a convenienza. Per questo abbiamo lanciato l'idea di un unico movimento nazionale che possa, in futuro, diventare anche un partito. Abbiamo voglia di contare e contarci. Fino a oggi siamo stati un bacino elettorale di tutto rispetto. Perchè, allora, non scendere in campo con uno dei nostri?». Dubbi e domande a cui ha voluto rispondere l'europarlamentare del Pdl. «Se si vuole affrontare la questione con serietà - ha ricordato Berlato ai colleghi cacciatori - non si può prescindere dall'organizzazione. Per presentare liste e candidati occorrono raccogliere firme ed essere presenti sul territorio. Poi, per avere una rappresentanza in parlamento è necessario superare il 4% dei voti. Non è facile, ma il movimento che nascerà dal territorio dovrà rimboccarsi le maniche e creare un sistema capace di alzare la voce e farsi sentire a tutti i livelli».La stoccata finale arriva per voce di Casella. Lui, cacciatore convinto, non ha digerito gli stanziamenti del Governo sui controlli «anti-bracconaggio». «Viviamo in una provincia in cui siamo assediati dai Noa, i nuclei anti bracconaggio - racconta infervorandosi -. Ogni anno arrivano agenti da tutta Italia e i costi sono, naturalmente, addossati a tutta la collettività. Un esercito in campo per quattro archetti e due reti. Se quei soldi li stanziassero per i servizi sociali forse avremmo meno poveri e cacciatori più coscienziosi».Questo il primo punto del futuro partito della caccia. Per il resto ci sarà tempo e modo per capire quale sarà il destino politico delle doppiette bresciane.

Giuseppe Spatola


Fano. Cacciatore spara a un gatto: cittadini denunciano la vicenda

Fano (Pesaro Urbino)- E’ stata ferita da un colpo probabilmente sparato da un cacciatore, la gattina Niña della colonia felina a pochi passi dal b&b “Il Fienile” a Sant’Andrea in Villis.
Giovedì sera, alle ore 20.30 circa, i proprietari della struttura, hanno visto la loro gatta Niña (che da qualche tempo indossava-a fini terapeutici un collare protettivo in plastica a forma di imbuto che la impediva nei movimenti) cosparsa di sangue, impaurita, l’occhio e il muso tumefatti, il collare protettivo crivellato e cosparso anch’esso di sangue.
“Niña è viva per miracolo- hanno detto i titolari del b&b- grazie al collare che ha attutito la violenza dello sparo”.
“La raffica di pallini (almeno 20) rimarrà conficcata nella sua carne” ha detto il veterinario Stefano Bernacchia all’esame radiologico effettuato ieri mattina, unendo il suo disappunto alla sofferenza dei proprietari.
“Si è sparato su un animale indifeso, inerme, impedito nei movimenti: intesi a uccidere, così… ‘per sport’” hanno sottolineato i titolari.












sabato 15 ottobre 2011

Verona. Due colpi di fucile contro una casa

TREVENZUOLO. C'è il sospetto che gli autori siano cacciatori poi fuggiti in auto, pallini di piombo trovati sulla scrivania sotto la finestra rotta. Il proprietario li ha sentiti e ha chiamato il 112 «Incredibile, non è venuto nessuno a verificare». Vetri infranti, tanta paura e tragedia sfiorata


Trevenzuolo. Una, due fucilate e la vetrata di una abitazione che va in frantumi fortunatamente senza conseguenze per gli inquilini. È accaduto sabato mattina di due settimane fa in via San Giuseppe al numero civico 2, alle porte del paese. «Erano da poco passate le 10, stavo lavorando in una stanza attigua quando ho sentito distintamente due colpi di fucile», racconta ancora preoccupato per l'accaduto Mauro Costantini, 44 anni impiegato, che abita nella casa-bersaglio dei cacciatori con la moglie e due figli. «Al secondo colpo ho percepito anche un rumore di vetri infranti per cui sono subito corso nella stanza per vedere cosa fosse accaduto. La scrivania che si trova sotto la vetrata, dove solitamente lavoro, era ricoperta di pezzi di vetro e pallini di piombo sparsi un po' dappertutto. Ho subito pensato quanto sia stato fortunato visto che in quel momento mi trovavo nella stanza attigua altrimenti i pallini, oltre ad infrangere la vetrata, mi avrebbero sicuramente colpito». La moglie di Costantini che si trovava al pian terreno, avvertita dal marito, è subito corsa fuori per vedere cosa fosse successo e se c'era qualcuno nei campi di fronte alla abitazione. Ha visto sul lato opposto del fiume che scorre proprio a ridosso della casa impallinata, un uomo chino come stesse cercando qualcosa. La donna gli si è avvicinata per chiedere spiegazioni e se avesse notato qualcuno nei paraggi. «La risposta data a mia moglie», racconta ancora Costantini, «è stata laconica: non ho visto nessuno. Ma poi si è corretto ammettendo di aver notato due uomini salire su un'automobile ed allontanarsi su un viottolo di campagna ma senza saper specificare il tipo di auto». Costantini ha subito chiamato il 112: «Ho parlato con il comando carabinieri di Villafranca segnalando l'episodio, che ritengo grave, e mi è stato detto: vediamo se possiamo mandare qualcuno. A tutt'oggi, sto ancora attendendo», continua il destinatario delle fucilate. «Sono rimasto contrariato. Mi chiedo come sia possibile che di fronte ad un fatto che ritengo molto serio, dei colpi di arma da fuoco, involontari o meno, contro un'abitazione, i carabinieri non abbiano trovato un solo momento per effettuare un sopralluogo. Sono cittadino italiano, ho 44 anni e per fortuna a non ho mai avuto bisogno di chiamare qualcuno per emergenze; ora ne ho bisogno, chiamo e nessuno si degna di venire a vedere cosa sia successo. A questo punto non ci resta che auguraci che fatti del genere non abbiano a ripetersi anche se, vivendo in campagna, purtroppo non sono rari». Si tratta di un episodio che, nel contesto sociale in cui è accaduto, molto probabilmente è da ascriversi ad una casualità accidentale ed involontaria. Ma visti i tempi che corrono nessuna ipotesi dovrebbe essere scartata a priori.

Lino Fontana


Vicenza. Vanno a caccia insieme ma parte un colpo Padre ferisce il figlio adolescente al piede

Zovencedo, battuta di caccia. L’uomo è inciampato e ha sparato per sbaglio. Indagano i carabinieri


ZOVENCEDO (Vicenza) —Inciampa e tenta di tenersi in equilibrio con il fucile che aveva in mano ma gli parte accidentalmente un colpo che raggiunge il piede del figlio 14enne che lo accompagnava. È finita ancora prima di cominciare, giovedì, la battuta ci caccia di P. S., un agricoltore 56enne residente a Zovencedo. Erano all’incirca le 14.30 quando si è registrato l’incidente, fortunatamente senza gravi conseguenze. Lui e il figlio minorenne avevano lasciato casa da poche centinaia di metri, diretti alle campagne di proprietà alla ricerca di prede, ma è accaduto l’imprevisto. Il passo del 56enne ha ceduto sotto il terreno sdruccevole o un piccolo masso: l’uomo, di corporatura piuttosto robusta, ha quindi perso l’equilibrio e ha stretto ancora di più la presa della mano che stringeva il fucile calibro 8, con la canna rivolta verso il basso. Quasi fosse pronto, d’istinto, ad usarlo per sorreggersi.
La tensione e la manovra improvvisa lo hanno portato impulsivamente a dare pressione sul grilletto, facendo partire un colpo. La sfortuna ha voluto che non raggiungesse il terreno ma il piede del giovane parente che gli camminava a fianco. È bastato poco perché il cacciatore realizzasse cosa era successo e che gli salisse l’angoscia: suo figlio era piegato su se stesso, che urlava dal dolore. Lo ha così preso in spalla e portato di peso a casa per tamponargli la ferita al piede sinistro. Poi è corso in ospedale a Vicenza: i medici, una volta visitato lo studente, gli hanno riscontrato la frattura del quarto metatarso e lo hanno ricoverato nel reparto di ortopedia, dove si trova tutt’ora. Secondo i sanitari ne avrà per una ventina di giorni. Quanto al genitore, tormentato dai sensi di colpa per quel colpo partito accidentalmente, ha dichiarato di avere regolare permesso di caccia e di detenere legalmente il fucile calibro 8 che ha sparato. Riscontri in tal senso sono in corso da parte degli uffici della questura di Vicenza. Non è escluso che nelle prossime ore i carabinieri di Barbarano Vicentino, che sono stati informati dell’episodio, provvedano a sequestrare l’arma.
B.C.


Livorno. Spara al gatto dei vicini: scoperto dai carabinieri

Se l'anno scorso il ferimento del gatto Leone era stato solo lieve e con nessun indiziato, questa volta per Leone è andata molto peggio. Impallinato e ferito con una carabina forse per gioco, al micione è stata riscontrata una lesione al midollo spinale e non potrà piu camminare e saltare come prima.
Questa volta però il 21enne di Rio nell'Elba (prov. di Livorno) che ha ferito l'animale, è stato scoperto dai carabinieri di Rio Marina, agli ordini del Maresciallo Capo Luigi Iodice. Ci aveva già provato nell'estate del 2010 ma era rimasto impunito.
L’attività investigativa ha avuto esito positivo grazie all’esame del pallino di piombo rimasto conficcato nella schiena di Leone nell’ultimo episodio, che ha consentito di puntare l’attenzione sui possessori di determinate armi ad aria compressa del Comune, abitanti nei pressi della casa dei proprietari del gatto.
I militari hanno perquisito l’abitazione del 21enne, rinvenendo, a conferma dei fondati sospetti avanzati, la carabina calibro 4,5 mm regolarmente detenuta e diversi pallini identici a quello che aveva ferito l’animale, oltre che a 5 fucili da caccia, legalmente posseduti, sulla cui autorizzazione alla detenzione si esprimerà la Prefettura labronica. Sarà l’Autorità giudiziaria a doversi esprimere sulla condotta del giovane che dovrà rispondere ai giudici livornesi di esplosioni pericolose e maltrattamento di animali.


venerdì 14 ottobre 2011

Striscia la Notizia ancora sui cacciatori bresciani!

Clikka qui per vedere il servizio!

Denunciato il cacciatore di Striscia la Notizia

GEAPRESS – È stato denunciato il cacciatore di Striscia La Notizia. Ovvero l’uomo nel capanno da caccia protagonista del servizio di Edoardo Stoppa andato in onda ieri sera su Striscia La Notizia (vedi Video). All’interno del capanno sono stati trovati, dalle squadre speciali del NOA (Nucleo Operativo Antibracconaggio) del Corpo Forestale dello Stato, alcuni uccellini privi dell’anello inamovibile. Ovvero, di cattura e pure appartenenti a specie protette, come mostrato da Edoardo Stoppa.

Per il resto, nonostante Stoppa abbia più volte evidenziato l’assurdità di un capanno di fatto circondato dalle tremende trappole per catturare pettirossi ed altri animaletti alati, il cacciatore non potrà risponderne. Un misterioso bracconiere, infatti, attraversa regolarmente il suo terreno per posizionare le trappole, la cui “tesa” (ovvero la file di trappole) mortale ricadeva in altra attigua proprietà. Viene da chiedersi, però, per quale motivo i cacciatori non abbiano denunciato il misterioso bracconiere che va piazzando trappole mortali sotto il loro naso. Misteri venatori.

Uno spaccato agghiacciante di torture degne di una segreta medioevale. Macchie (di sangue) nei boschi del bresciano, ma anche del bergamasco e, sebbene in minor misura, del lecchese. File di “archetti”, ovvero le trappole costruite con un tipo di legno tenero, che viene flesso ad arco. Al posarsi del povero uccellino, lo scatto che gli spezza le zampe. Se il bracconiere lo trova ancora vivo, lo ucciderà schiacciando la testolina con le dita. Spellato ed imbustavo, verrà avviato alla vendita per la polenta ed osei. Un problema, nuovamente sottolineato proprio ai microfoni di Striscia dal Comandante delle squadre del NOA, Vice Questore Aggiunto Isidoro Furlan. Un bracconaggio che non conosce sosta, anzi, stante quanto riferito dal Comandante Furlan, pure in aumento.

E poi le piccole trappole a scatto in metallo, non meno crudeli delle prime. E poi ancora le reti per l’uccellagione, come quella trovata da Edoardo Stoppa nel capanno del cacciatore. Ma lui, il cacciatore denunciato per bracconaggio, si è difeso sostenendo che non le stava usando. Assurdo di una legge che fa acqua da tutte le parti come nel caso dei richiami elettronici per i quali ne è vietato l’uso ma non la vendita o la detenzione. Oggi l’ennesimo sequestro, ultimo di un infinito elenco sparso per l’Italia. Il Corpo Forestale dello Stato li ha rinvenuti a Comunanza, in provincia di Ascoli Piceno. Uno dei più frequenti illeciti di caccia riscontrati sul territorio, ha dichiarato il Corpo Forestale.

E le pene? Tutti i reati venatori sono di natura contravvenzionale. Arresto impossibile anche a condanna definitiva (pene ben al di sotto della soglia di punibilità) e piccole ammende rimaste inchiodate a quanto previsto nel 1992, data di approvazione della legge. E poi il più eclatante caso di favoritismo venatorio. Se il cacciatore di Striscia non fosse stato tale, ovvero se non avesse avuto la licenza di caccia, sarebbe stato denunciato per furto al patrimonio indisponibile dello Stato. E’ un reato delitto, una categoria più pesante di reati rispetto a quelli di contravvenzione. Sapete perchè non è possibile? Semplicemente perchè la legge sulla caccia ha escluso i reati di furto, furto aggravato e ricettazione per chi è in possesso della licenza di caccia.


Modena. Cacciatore uccide un pastore tedesco a fucilate

Castelfranco Emilia. Carletto era un pastore tedesco di otto anni e lunedi pomeriggio è stato ammazzato con due fucilate esplose da un cacciatore. Dopo aver abbaiato ed essersi quasi azzuffato con il cane del cacciatore, che era entrato con un collega nel cortile della casa dove Carletto viveva, in via Larga, succede il dramma. Il padrone, Lino Menghini di 67 anni, ha cosi afferrato il pastore tedesco per il collare per portarlo via, visto che il cacciatore minacciava di sparargli, ma la minaccia diventa reale e partono due colpi. Carletto muore poco dopo, mentre il padrone è stato solo sfiorato al braccio dai pallini.
Arrivano cosi i carabinieri dopo la telefonata della moglie di Menghini, che stava stendendo i panni poco più in là. «Stamattina mi sono recato in caserma per la denuncia - spiega ancora scosso Menghini alla Gazzetta di Modena- e mi hanno solo accennato che quel signore si è presentato accompagnato da un avvocato. Penso non gli fosse rimasto null’altro da fare».
«Ero in cortile e quei due sono entrati per passare. Carletto ha iniziato ad abbaiare ed è accorso verso il cane. Ringhiavano, abbaiavano, e quell’uomo mi ha detto di prendere il cane sennò gli sparava. Ho preso subito Carletto per il collare, ma quello ha sparato mentre stavo per trascinarlo via. Poi è fuggito a piedi. L’ho inseguito per circa 800 metri, mi ha detto che mi sparava, poi si è dileguato. Insieme ad un amico abbiamo trovato l’altro cacciatore. Davanti a me ha negato tutto, ma più tardi l’hanno convinto ad assumersi le sue responsabilità. Penso sia stato lui di dirgli di costituirsi». Il cacciatore è indagato per minacce, esplosioni pericolose, danneggiamento e uccisione di animali.


mercoledì 12 ottobre 2011

Merate: cacciatori a ridosso delle case. I piombini ritrovati nei giardini, 2 gatti morti

Sartirana: cacciatori a ridosso delle case. I piombini ritrovati nei giardini, 2 gatti morti. I residenti scrivono a wwf e comune


I residenti di Via Don Consonni hanno paura. Perché oltre ai "pallini" raccolti in diverse occasioni in giardino, agli incontri ravvicinati con cacciatori con tanto di fucile chiuso e in un caso pure spianato, ai latrati dei cani una volta catturata la preda, ora si aggiunge la misteriosa scomparsa e morte di due gattini, nella medesima mattina e proprio quando i cacciatori si aggiravano nella piana tra il laghetto di San Rocco e le residenze di Via Don Consonni.
La piana di Via Don ConsonniLa situazione va avanti da diversi anni ma si è fatta sempre più marcata con lo spuntare di nuove villette, proprio come ora, e dunque l'accorciamento delle distanze tra la zona di caccia e i residenti minaccia di far saltare questo equilibrio o convivenza pacifica a seconda di come lo si voglia interpretare. Dati gli ultimi episodi, infatti, i cittadini preoccupati si sono rivolti dapprima al WWF dettagliando in una lettera la situazione e chiedendo ragguagli e ora presso il vicesindaco Massimiliano Vivenzio. L'ente di protezione dell'ambiente e degli animali ha già risposto facendo sapere che il primo passo è il controllo tramite le guardie forestali che possono fare dei sopralluoghi e, nel caso riscontrassero delle irregolarità, intervenire (un po' come avvenuto ad Albareda e come dettagliato nell'articolo a latere, ndr). I residenti, poi, hanno intenzioni di rivolgersi al vicesindaco e avvocato Massimiliano Vivenzio. Qualche limitazione, infatti, al territorio di caccia potrebbe arrivare da un intervento dell'autorità locale preposta e, almeno a livello informativo, i cittadini sono intenzionati a incontrarlo in quanto assessore all'ecologia e ambiente. "La situazione in questi si è aggravata" hanno raccontato "un tempo qui c'erano poche case ma ora l'area è più densamente popolata e per i cacciatori è praticamente impossibile rispettare le distante perché vorrebbe dire muoversi in pochi metri quadrati". Stando infatti alla normativa le distanze parlano di 150 metri dalla recinzione o di 100 metri con case alle spalle rispetto alla direzione di tiro (http://www.wwf.lecco.it/vagante.htm) e poi ci sarebbero tutta un'altra serie di norme (fucile aperto quando si cammina su strade asfaltate) che sarebbero disattese da alcuni di loro. Tanto che i piombini dei colpi sparati sono stati trovati sul davanzale di qualche finestra e ora pure i gatti sono stati trovati morti. "I nostri bimbi incrociano i cacciatori con i fucili mentre attendono il piedibus" hanno raccontato "anche se è tutto in regola non è bello, non crediamo sia particolarmente educativo". Se a questo poi si aggiungono i latrati dei cani che rendono la pratica ancora più "colorita", si comprende bene come la situazione nella piana di San Rocco sia profondamente diversa e più complicata rispetto a una ventina di anni fa. Come dicevamo se il WWF da parte sua ha già fornito una risposta ora non resta che attendere cosa dirà l'amministrazione comunale, se e quali controlli sarà in grado di predisporre, quali eventualmente limitazioni porre o condizioni per consentire la prosecuzione della pratica secondo queste modalità.


Torino. Colpito da due colpi di fucile

Pensionato di Nichelino ferito da due proiettili di fucile alla gamba

Colpito da due colpi di fucile, salvo pensionato di Nichelino


E' stato ferito alla gamba da due proiettili mentre coltivava il suo orticello a Moncalieri. Dovrebbe guarire in una decina di giorni, intanto i carabinieri stanno indagando sull'accaduto

Un pensionato di 68 anni residente a Nichelino è stato ferito ieri alla gamba da due colpi di fucile mentre lavorava nel suo orto. E' successo in frazione Tetti Rolle a Moncalieri, luogo dove l'uomo aveva comprato un campo da coltivare. Con ogni probabilità, sostengono i carabinieri della compagnia di Moncalieri che indagano sull'accaduto, si è trattato di alcuni colpi partiti dall'arma di un cacciatore, che non deve essersi reso conto dell'accaduto. Il pensionato guarirà in una decina di giorni.


martedì 11 ottobre 2011

Spari dall’auto. In manette due cacciatori

Due cacciatori sorpresi a sparare da un veicolo in movimento nel territorio della riserva di caccia di Aquileia
Rischiano l’arresto fino a 3 mesi o il pagamento di una multa pari a circa 2mila 66 euro, i due cacciatori che la Polizia Provinciale ha sorpreso a sparare da un veicolo in movimento nel territorio della riserva di caccia di Aquileia. L’operazione di cui è stata inoltrata relativa notizia di reato alla Procura della Repubblica di Udine, si è svolta in località Viola: qui, nei giorni scorsi, gli agenti della Polizia Provinciale che si erano appostati per effettuare la normale attività di controllo, hanno colto in flagranza di reato i due cacciatori e provveduto all’immediato sequestro dei fucili, delle munizioni e della selvaggina (fagiani) già abbattuta.Esercitare la caccia a bordo di un veicolo a motore e sparare dallo stesso mentre è in movimento, è una pratica scorretta dal punto di vista dell’etica venatoria che si configura pure come reato punibile con sanzione penale come stabilito dall’art.30 comma 1 lettera “i” della Legge 157/1992 (tutela della fauna e regolamentazione della caccia). Il comportamento dei due cacciatori, sorpresi con entrambi i fucili pronti all’uso a bordo dell’autovettura, costituisce però – e questo rappresenta l’aggravante dell’illecito accertato - un pericolo per la propria e per l’altrui incolumità. In alcune riserve di caccia della Regione Fvg, i regolamenti di gestione faunistica e di fruizione venatoria prevedono sì l’utilizzo di veicoli a motore ma solo per effettuare spostamenti da una zona di caccia all’altra e, a bordo degli stessi, il fucile deve essere trasportato scarico e in custodia. La “tecnica” adottata dai cacciatori sorpresi dalla Polizia Provinciale, permetteva di avvicinarsi alla selvaggina (fagiani) più facilmente in quanto questi animali sono abituati al rumore provocato da veicoli in movimento. La Polizia Provinciale, dunque, continua a mantenere alta la guardia e a battere a tappeto il territorio con un’attività di controllo e pattugliamento che si è notevolmente incrementata con l’inizio della stagione di caccia. Obiettivo degli appostamenti, verificare il corretto esercizio dell’attività venatoria e prevenire attività illecite effettuate da chi, il più delle volte, nulla ha a che fare con il mondo venatorio e che si dedica all’attività di bracconaggio.




Treviso. Spari troppo vicino alla scuola

A Sambughé segnalazione delle insegnanti della scuola elementare a causa degli spari dei cacciatori




PREGANZIOL - Aspra la polemica alla scuola elementare Tegon di Sambughé di Preganziol. Gli insegnanti avrebbero più volte sentito gli spari dei cacciatori vicino all’istituto. La classica goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il rinvenimento denl cortile della scuola di un fagiano morto.
Le insegnanti hannno avvertito il comando di Polizia locale che ha già effettuato un sopralluogo mercoledì scorso. Il problema nasce dal lato della scuola dal lato della campagna, dove si aggirano i cacciatori: il problema nascerebbe nelle giornate di mercoledì. E proprio la scorsa settimana, primo sopralluogo dei volontari fanunistico-ambientali incaricati direttamente dalla Polizia locale di verificare il fatto. I controlli dunque proseguiranno anche questa settimana e le prossime.

Fonte: oggitreviso.it del 11 ottobre 2011

lunedì 10 ottobre 2011

Il respiro della morte

Le immagini che mostra il video sono state girate qualche giorno addietro nella provincia di Caltanissetta, dalle Guardie volontarie del WWF. Mostrano la tremenda sofferenza di una volpe centrata dal colpo di fucile di un cacciatore, tra l’orecchio e la gola. Il respiro del povero animale, ancora vivo e cosciente, è angosciante.

Incredibilmente la volpe era stata lasciata in questo stato dal gruppo di cacciatori interessato solo ad uccidere conigli. Le Guardie del WWF erano state attirate da alcuni colpi di fucile che provenivano da una brulla collina. Purtroppo le Guardie provenivano dal versante più accidentato e difficile per poter attivare i soccorsi per il povero animale. La strada, infatti, era nel versante opposto della collina, da dove, cioè, il gruppetto di armati è fuggito appena accortosi delle Guardie.

“La scena è stata tremenda, ed ora, ragionandoci a mente fredda, posso solo dire che per sua “fortuna” è morta poco dopo. Eravamo a piedi ed in cima alla collina rocciosa – ha detto a GeaPress, Ennio Bonfanti, Coordinatore regionale della Vigilanza WWF – Probabilmente, prendendola in braccio, avremmo peggiorato la situazione perchè si sarebbe terrorizzata ed avrebbe cercato di dimenarsi per fuggire; ad ogni modo eravamo molto lontani dal nostro automezzo. Una Guardia si è, comunque, precipitata a valle nel tentativo di recuperare l’automobile, molto distante dal punto dove si trovava la povera volpe. Tutto inutile.”

I volontari, quando hanno notato gli spari, avevano cercato di avvicinarsi, non visti, alla collina. Per tutto il tempo trascorso dall’ultimo sparo, il cacciatore non si è mai allontanato dal punto dove poi è stata trovata la volpe morente.

“Non so bene quanto tempo sia passato da quello sparo, ammesso, poi, che sia stato proprio quello a centrare la volpe – ha aggiunto Bonfanti – Ad ogni modo, non meno di venti minuti. Vedevamo il gruppetto intento a continuare a puntare in terra, verosimilmente alla ricerca dei conigli. Non potevamo immaginare della volpe lasciata agonizzare con tanto menefreghismo ai piedi di uno dei cacciatori. Quel respiro non lo scorderò mai più, è una cosa che ti rimane dentro“.

Poi, alla vista delle Guardie, ormai quasi arrivate in cima, c’è stata la fuga.

“Non abbiamo avuto nemmeno il tempo di qualificarci – precisa Bonfanti – che il gruppetto di cacciatori è subito scappato avendoci riconosciuto dalle pettorine, obbligatorie durante i servizi ma di sicuro ostacolo per agire in incognito. Un animale in quello stato, è brutto dirlo, ma deve essere abbattuto subito. Potevano cacciarla, era consentito in quel periodo, ma non è accettabile un simile comportamento: più che caccia, quello era un atto di macelleria“.

Le Guardie del WWF di Caltanissetta continueranno a monitorare il territorio per tutta la stagione venatoria, anche se le risorse disponibili (umane e strumentali) sono scarse ed insufficienti.

“I bracconieri hanno potenti fuoristrada ed armi a disposizione; noi dobbiamo arrangiarci con una vecchia automobile messa a disposizione da una Guardia e ci autotassiamo per il carburante” è l’amara conclusione di Bonfanti.

Fonte: geapress.it del 08 ottobre 2011

Vicenza. Uccidono il cagnolino con 2 colpi di fucile

ALTISSIMO. Si era allontanato dai padroni. I coniugi proprietari l'hanno trovato morto dopo aver sentito le fucilate: «Abbiamo visto tre uomini vestiti da cacciatori»



Una tranquilla passeggiata si trasforma in dramma. Leo, il cucciolo di Maria Gilda Baldo, è stato ucciso con due colpi di fucile mentre passeggiava con i padroni. Domenica scorsa verso le 16 Maria e il marito Lino escono dalla loro abitazione a Molino di Altissimo per fare quattro passi. Portano con loro Leo, il meticcio bianco di media taglia, che da due anni condivide le loro giornate. «Abbiamo camminato tra le contrade di Valecco e dei Ceghi, al confine fra Altissimo e Vestenanova - spiega la donna - eravamo diretti verso S. Pietro Vecchio. Leo era al guinzaglio ma, poiché non si sentiva nessun rumore abbiamo pensato di liberarlo. Il cane si è allontanato non più di quindici metri, per un attimo è sparito dalla nostra vista. Abbiamo sentito un colpo di fucile, mi sono rivolta a mio marito dicendo: avranno mica sparato a Leo?». I due si spaventano, chiamano il cucciolo, affrettano il passo, sentono una seconda fucilata.
I peggiori presentimenti si rivelano esatti: i coniugi trovano il meticcio a terra, in una pozza di sangue, ucciso da due colpi di fucile, uno all'altezza della bocca l'altro del cuore. «Abbiamo sentito un'auto che si metteva in moto - ricorda Baldo - la strada è in salita, le ruote scivolavano sul ghiaino. Due dei tre uomini che erano a bordo sono scesi per spingerla e hanno proseguito a piedi. Quando li abbiamo incrociati mio marito ha chiesto loro dov'erano stati a caccia, hanno tirato dritto senza parlare. Erano senza dubbio cacciatori, uno aveva ancora il portacartucce». La donna ha la prontezza di annotare la targa dell'auto e denuncia l'accaduto ai carabinieri della stazione di Crespadoro: «Era impossibile scambiarlo per selvaggina».
«Succedono incidenti dappertutto, anche quelli venatori - commenta Alessandro Ghiotto, responsabile dell'associazione cacciatori per la zona di Chiampo - prima di criminalizzare delle persone o una categoria meglio chiarire l'accaduto». Diversa l'opinione di Laura Zigiotto, responsabile della delegazione di Arzignano dell'Enpa: «Durante il periodo di caccia questi episodi sono molto frequenti - commenta - i cacciatori sparano su tutto quello che si muove. Forse dovrà accadere qualcosa di grave prima che ci si decida a fare controlli più severi».
Silvia Castagna




domenica 9 ottobre 2011

San Zeno (Brescia): il colle dei vigliacchi

Per i piccoli migratori (fringuelli e affini, e passeracei vari) non è uno scherzo superare le Alpi, anche se hanno le ali. E anche se sei dotato di questi preziosi strumenti, conviene sempre valersi dei passi, come fanno anche molti esseri più legati alla terra. Lasciate alle spalle le parti più elevate della catena, ci sono le ultime porte prima della pianura: sono i passi a ridosso della fascia pedemontana, luoghi importanti, dove passano ogni giorno centinaia e centinaia di piccoli uccelli nel periodo migratorio. Tra queste porte, una delle più importanti è Colle San Zeno, nel Bresciano, tra la Val Trompia e la Val Camonica. Dopo aver affrontato quote molto più alte, questa dovrebbe essere, sulla carta, una passeggiata. Tutt'altro: per i piccoli animali, stremati dalle fatiche del lungo viaggio, questa è la tappa più dura e pericolosa. Qui si danno convegno i vigliacchi. Come chiamare altrimenti i barbari con la doppietta che si piazzano qui pronti a sparare a tutto ciò che vola?La LAC (Lega Abolizione Caccia) ha richiesto di recente di chiudere alla caccia 8 valichi montani bresciani. La richiesta non è stata recepita se non per uno dei passi. Da qui un ricorso al TAR, vinto dalla LAC. La Provincia di Brescia aveva un mese di tempo (prima dell'apertura della caccia, data ultima per agire) per ottemperare alla ingiunzione del TAR, ma non si è mossa. Questa mattina (7 ottobre 2007) si è tenuto un presidio per proteggere i volatili, organizzato dalla stessa LAC. Non è facile operare in queste lande, anche per una manifestazione assolutamente pacifica, come vedremo. All'appuntamento al casello di Ospitaletto arriviamo con molto anticipo io e Marco, un altro volontario. Inizia appena ad albeggiare e comincia un sinistro concerto. Non solo c'è poca luce, ma la foschia non garantisce certo una buona visibilità “Come fanno a capire a cosa stan sparando?”, la domanda è tanto spontanea quanto banale. Al Colle ci aspettano le forze dell'ordine: carabinieri e Corpo Forestale dello Stato. Son lì per proteggere noi, mica la fauna: il destino non manca di aggiungere del grottesco allo schifo. Ci muoveremo nel cuore della zona di bracconaggio; sì, bracconaggio puro, senza eufemismi. Camminiamo lungo il crinale, dove una percentuale più alta di migratori tende a passare. La legge impone ai cacciatori di tenere una distanza di sicurezza dagli umani, quindi sono obbligati a stare più in basso. Se non ci fossero uomini in divisa rischieremmo grosso. “Negli anni passati alcuni volontari sono tornati a casa passando per l'ospedale, per le aggressioni dei vigliacchi”, spiega Catia Acquaviva, motore e anima della LAC: “A una volontaria hanno anche puntato il fucile contro la faccia”. Oggi però siamo al sicuro, i vigliacchi sono sotto il crinale, in movimento o nei capanni. La nebbia, anzi le nubi, avvolgono il paesaggio. Si sentono spari dappertutto. “Come fanno a capire a cosa stanno sparando?”. Mica un problema. I pallini partono all'indirizzo di ogni cosa voli. Un volontario trova frammenti di lucherino (specie protetta). Non siamo in tanti, ma ci sono presenze anche da lontano. Una ragazza viene da Firenze, una coppia dalla Germania. Con me e Marco c'è invece Pavlina, una signora bulgara, viene da Sofia. È anche giornalista, scrive per un quotidiano on-line, e farà un articolo su questa schifezza. Nel suo paese queste cose mica si vedono. Pavlina e gli altri di provenienza extralombarda staranno qui tutta le settimana: aiuteranno Catia a togliere archetti e vischio, altra piaga, cui, grazie ai vigliacchi, dobbiamo una pessima fama in tutta Europa. Gli spari proseguono, con loro anche i canti degli uccelli usati, con torture indicibili, come richiami e tenuti in gabbiette. Penso a quella parte dei nostri governanti che permette tutto questo: i vigliacchi hanno amici, purtroppo, in quasi tutto l'arco parlamentare. Penso alla Regione Lombardia, anzi al consiglio regionale lombardo che dedica decine di sedute annue per discutere di caccia e cercare di concedere favori ai vigliacchi. Tante energie meriterebbero altri indirizzi, leggasi i problemi dei cittadini.Scendiamo a valle, guardati male da un gruppetto: con loro anche un bambino, per ora disarmato. Un volontario trova uno spioncello morto, altro uccello protetto. Ma cosa fa la Forestale? Loro sono rimasti al parcheggio: grazie, hanno difeso gli automezzi dei volontari, ma forse un'occhiata sul crinale e ai suoi lati non avrebbe guastato. Ci salutiamo, il commiato non manca di rabbia e amarezza.La LAC proseguirà nella sua battaglia “per far rispettare la normativa nazionale e comunitaria, e per la messa al bando dell'attività venatoria nelle zone particolarmente interessate ai flussi migratori dell'avifauna.”


venerdì 7 ottobre 2011

Reggio Emilia. Cacciatore inciampa e partono diversi colpi. Ferito l'amico

E’ da ricondurre ad un incidente di caccia l’episodio verificatosi poco prima di mezzogiorno di mercoledì 2011 in località Cà Ferrari del comune di Busana, in provincia di Reggio Emilia, in conseguenza del quale un cacciatore 50enne di Castelnovo Monti e’ rimasto lievemente ferito dai pallini esplosi accidentalmente da altro cacciatore 48enne castelnovese suo amico, che poi ha soccorso il ferito conducendolo al Sant’Anna di Castelnovo Monti dove e’ stato dimessa con una decina di giorni di prognosi per ferite da pallini in varie parti del corpo. Questa in sintesi la premessa dei fatti che ha visto nella tarda mattinata odierna i Carabinieri del Nucleo Radiomobile della Compagnia di Castelnovo Monti intervenire in località Cà Ferrari del comune di Busana dove era stato segnalato il ferimento di un cacciatore. Sul posto in effetti i militari accertavano i fatti riconducendo l’evento ad una caduta accidentale del 48enne in conseguenza della quale partiva il colpo che attingeva l’amico.


Pescara: cacciatori picchiano un avvocato, 9 denunce

La lite nei pressi di Carpineto, il professionista passeggiava sul suo asinello e ha fatto notare che si sparava troppo vicino alla strada


Il legale aggredito e lasciato a terra ferito nelle campagne, la sorella ha avvertito il 112
Sette persone coinvolte sono di Civitella Casanova una di Collecorvino e un’altra di Pescara Indagano i carabinieri
CLAUDIA FICCAGLIA


CARPINETO DELLA NORA. Una battuta di caccia finisce in rissa e 9 persone vengono denunciate. Il fatto è accaduto nelle campagne di Carpineto della Nora, a confine con Civitella Casanova. Coinvolti otto cacciatori e un avvocato del luogo, che stava passeggiando a cavallo del suo asinello.
Quando il gruppo di cacciatori ha incrociato l’avvocato, si è acceso un diverbio sembra per motivi banali, per una battuta di troppo, che si è trasformato in una violenta lite.
Dalla ricostruzione dei carabinieri di Civitella Casanova, sembra che i fatti si siano svolti in questo modo. La squadra di cacciatori si trovava in contrada Colle, nel territorio di Carpineto della Nora, sulle tracce di cinghiali. Uno dei cacciatori, R.F., mentre era nei pressi della propria auto, parcheggiata su una strada che dalla provinciale si interna nelle campagne, è stato raggiunto dall’avvocato, L.C., che stava facendo una passeggiata a dorso del suo asinello. Tra i due sarebbe nata subito un’accesa discussione, innescata dalla domanda dell’avvocato, il quale chiedeva spiegazioni sul perché i cacciatori stessero sparando così vicino alla strada. Sembra che dall’alterco verbale si sia passati subito alle mani e che le urla abbiano richiamato gli altri compagni di squadra del cacciatore. L’intenzione era quella di separare i due contendenti, ma l’intervento non ha ottenuto il risultato sperato, contribuendo, invece, a surriscaldare ancora di più gli animi. In pochi istanti tutti i presenti sono stati coinvolti direttamente o indirettamente in una zuffa furibonda, quasi un pestaggio nei confronti dell’avvocato che alla fine è stato lasciato a terra, ferito, con il setto nasale rotto e sanguinante.
L’allarme ai carabinieri è scattato solo alcune ore dopo, quando qualcuno ha avvertito la sorella del professionista di quanto accaduto e la donna ha avvisato il 112. Sul posto si è portata la pattuglia radiomobile dei carabinieri della compagnia di Penne, coordinati dal capitano Massimiliano Di Pietro, e successivamente sono sopraggiunti anche quelli della stazione di Civitella Casanova. L’avvocato è stato subito condotto in ospedale, dove sono state riscontrate lesioni di una certa importanza e contusioni su varie parti del corpo, giudicate guaribili in 25 giorni. Gli otto cacciatori protagonisti della rissa, R.F, R.A., R.L., I,V., M.P., M.A., I.R.A. e F.G., sei di Civitella Casanova, uno residente a Collecorvino e un altro di Pescara, non hanno subìto conseguenze fisiche, tranne il primo, che ha 10 giorni di prognosi. Tutte le persone coinvolte nella rissa sono state denunciate in stato di libertà. Sono in corso ulteriori indagini per stabilire le singole responsabilità.



Fonte: Il Centro del 07 ottobre 2011

giovedì 6 ottobre 2011

Caccia: Calderoli, evviva, in Lombardia è salva!

(ASCA) - Roma, 6 ott - ''Evviva! La caccia in Lombardia e' salva. Grazie all'intervento della Lega Nord in Consiglio dei Ministri non e' stata ratificata l'impugnativa della legge della Regione Lombardia in materia di caccia in deroga.

Sono lieto del risultato ottenuto. A questo punto, pero', appare evidente che la normativa nazionale non e' assolutamente adeguata in materia di caccia e che la materia debba essere di competenza regionale''. Lo afferma il ministro per la Semplificazione normativa e Coordinatore delle segreterie nazionali della Lega Nord, Roberto Calderoli.

Legambiente: Lega Nord autorizza furto patrimonio dello Stato

(ASCA) - Roma, 6 ott - ''Il ministro Calderoli si vanta di aver impedito al Consiglio dei ministri di impugnare la legge della Regione Lombardia sulla caccia in deroga agli uccelli migratori, un provvedimento identico a quello gia' bocciato dalla Corte di Giustizia europea perche' autorizzava a uccidere specie protette. E, poiche' secondo la legge italiana, la fauna e' patrimonio indisponibile dello Stato, il ministro di fatto legittima un'appropriazione indebita ai danni dei cittadini''. Cosi' Antonino Morabito, responsabile fauna di Legambiente, in merito alle dichiarazione del ministro per la Semplificazione normativa Roberto Calderoli sulla caccia in deroga in Lombardia.

La Lega impone le deroghe al governo in Lombardia

MILANO - "Evviva! La caccia in Lombardia è salva! Grazie all'intervento della Lega Nord in Consiglio dei Ministri non è stata ratificata l'impugnativa della legge della Regione Lombardia in materia di caccia in deroga. Sono lieto del risultato ottenuto. A questo punto, però, appare evidente che la normativa nazionale non è assolutamente adeguata in materia di caccia e che la materia debba essere di competenza regionale". Diceva esattamente questo il comunicato stampa con cui il ministro per la Semplificazione normativa, Roberto Carderoli, spiegava (presumibilmente ai leghisti amanti della carabina) come mai il Cdm non avesse impugnato, come del resto aveva fatto per le altre regioni, la legge sulle deroghe alla caccia approvata dalla Lombardia, che prevede la possibilità di cacciare cinque specie migratorie protette: storno, fringuello, peppola, pispola e frosone.

ANOMALIA - Eppure è molto strano che il Consiglio dei Ministri abbia deciso di lasciar passare la proposta della Lega di non intervenire. Appena ieri, infatti, un documento del Cdm definiva così la proposta di cacciare in deroga: "Si tratta di una proposta che presenta profili di illegittimità, contrastando con la vigente normativa nazionale in materia di tutela dell'ambiente e dell'ecosistema, per la quale lo Stato ha competenza esclusiva". Cosa può essere cambiato in una nottata da convincere il governo a cambiare così repentinamente idea? Di sicuro la caccia in deroga rimane illegittima, perciò c'è da credere che si sia trattato semplicemente di una gentile concessione di Berlusconi al Carroccio. Evidentemente la garanzia di non staccare la spina al governo val bene il sacrificio di qualche povero uccello di passaggio sui monti e sulle pianure della Lombardia. Saremmo proprio curiosi anche di capire quanti voti vale ogni uccellino morto, ma è un calcolo che nessun istituto di statistica sarebbe in grado di fare.

PROTESTE - L'esultanza a dir poco fuori luogo di Calderoli (nemmeno avesse trovato la formula per portare l'Italia fuori dalla crisi in cui versa) e l'incredibile decisione del governo non sono piaciute per niente alle varie associazioni che si battono per la difesa del territorio e della fauna. In un comunicato congiunto Enpa, Lav, Lipu, Legmbiente e WWF Lombardia non hanno usato mezzi termini per condannare il gesto: "Riteniamo gravissima ed ingiustificabile la decisione assunta dal Consiglio dei ministri di rinunciare in extremis a impugnare la legge palesemente illegittima della Regione Lombardia sulle deroghe di caccia, nonostante l'Unione Europea abbia già di recente annullato con un provvedimento eccezionale un analogo atto legislativo della Regione stessa. Le trionfalistiche dichiarazioni del ministro Calderoli, che rivendica e si compiace dell'uccisione di piccoli uccelli - peppole, fringuelli, pispole, frosoni e storni - sono il segno di un'estrema debolezza: la preparazione della campagna elettorale a danno degli animali selvatici tutelati nel continente, contro l'Europa e le sue regole, contro la Costituzione. Infatti, Calderoli, nell'affermare che la competenza sull'attività venatoria deve spettare alle Regioni e non più allo Stato, ignora volutamente l'articolo 117 della Costituzione, che - come ribadito ripetutamente dalle sentenze della Corte Costituzionale - attribuisce allo Stato la competenza legislativa esclusiva sull'ambiente e sull'ecosistema e, dunque, sulla fauna. Chi pagherà in futuro, quando l'Unione Europea aprirà una nuova procedura d'infrazione contro l'Italia, dopo aver pronunciato solo un anno fa una condanna durissima nei nostri confronti? Gli italiani e soprattutto i cittadini lombardi sappiano che ogni sanzione pecuniaria peserà su di loro".

Fonte: net1.news.org del 06 ottobre 2011

mercoledì 5 ottobre 2011

Il Tar blocca la caccia in deroga in Veneto

Il Presidente del Tar Veneto blocca fino al 19 ottobre la delibera regionale sulla caccia in deroga approvata a settembre dalla Giunta Zaia. Accolto il ricorso della LAC. Andrea Zanoni: “Preludio alla bocciatura della delibera Zaia. Finalmente viene fatta giustizia. Adesso paghino Zaia e Stival ”
Il Presidente del Tar Veneto, con decreto n° 810/2011, ha sospeso la delibera regionale n° 1506 sulla caccia in deroga a specie protette accogliendo il ricorso della Lega per l'abolizione della caccia (LAC).

La delibera approvata il 20 settembre scorso dalla Giunta Zaia viene quindi sospesa fino al 19 ottobre, quando il collegio del Tar si riunirà per prendere una decisione finale.

“La domanda cautelare proposta deve essere più approfonditamente esaminata […] tenuto anche conto che sulla questione dei limiti della caccia in deroga in Veneto si sta pronunciando la Corte Costituzionale”, si legge nel decreto del TAR del Veneto.

In questo modo il Presidente del TAR, Vincenzo Borea, accoglie pienamente l'istanza presentata dall'Avv. della LAC Claudio Linzola.

“Si tratta del preludio all'ennesima bocciatura legale della caccia in deroga in Veneto approvata in modo miope dalla Giunta Zaia che, solo per obbedire alla lobby ingorda ed estremista dei cacciatori, approva delibere palesemente contrarie alla legislazione europea”, commenta Andrea Zanoni, Eurodeputato e Presidente Lac Veneto.

“Ancora una volta per bloccare l'illegittimità della Giunta Zaia bisogna andare in Tribunale. Ancora una volta chi fa le leggi, rischia di diventare fuorilegge”.

Zanoni punta il dito anche contro l'Assessore Daniele Stival, “responsabile insieme a Zaia di questa delibera illegittima”.

“A pagare le multe che l'Ue rischia di infliggere all'Italia siano loro due”, attacca Zanoni, “ovvero i responsabili della caccia in deroga in Veneto. Non è giusto che a pagare le loro colpe siano i cittadini”.

Zanoni ha da poco presentato anche un'interrogazione alla Commissione europea per bloccare la caccia in deroga in Veneto e far rispettare le sentenze della Corte di Giustizia Ue.

“La caccia in deroga non solamente provoca lo sterminio di migliaia di uccelli protetti, comprese alcune specie particolarmente protette, ma viola apertamente la normativa comunitaria”.

La Regione Veneto è stata già riconosciuta responsabile dell'infrazione ai danni dell'Italia dalla Corte di Giustizia l'11 novembre 2010 per la violazione della Direttiva 2009/147/CE.

Fonte comunicato stampa LAC del 05 ottobre 2011

La Spezia. Cacciatori sparano vicino alle case: è rivolta

La Spezia - Apre la stagione di caccia e scattano le polemiche in val di Magra. In particolare sono i centri abitati di Cà del Sale e via Forano al confine tra Ameglia e Sarzana a puntare il dito contro le doppiette. Cinquanta famiglie che risiedono nella piana tra viale 25 aprile e la strada litoranea che collega Bocca di Magra a Fiumaretta con due bed and breakfast una scuderia e un parco giochi sono pronte a scendere in piazza. A scatenare le proteste degli abitanti il timore di avere troppo vicine alle case le squadre di cacciatori, insomma si sentono in zone a rischio oltre al fastidio per i clienti dei b and b di essere svegliati dal rumore dei fucili e per questo nei prossimi giorni dovrebbe essere organizzata una manifestazione di protesta

Proibito qualsiasi abbattimento e prelievo di stambecchi

L’Ufficio provinciale caccia e pesca comunica, che il Presidente del Tribunale Regionale di Giustizia Amministrativa, Sezione autonoma per la Provincia di Bolzano, con decreto 3 ottobre 2011, (n. 131/11 REG.PROV.CAV), ha sospeso in via provvisoria, fino alla pronuncia definitiva del collegio fissato per il 25 ottobre 2011, i due decreti assessorili del 16 settembre con i piani di controllo e di prelievo 2011 dello stambecco approvati con gli stessi. Pertanto con decorrenza immediata è proibito qualsiasi abbattimento e prelievo di stambecchi.

Il direttore dell’Ufficio caccia e pesca, Heinrich Erhard, ha dato immediata comunicazione della sospensiva ai rettori delle riserve di diritto invitandoli a provvedere alla immediata informazione degli agenti venatori nonché di tutti i titolari di un permesso annuale o d’ospite ai quali per sorteggio è stato assegnato l’abbattimento di un capo di stambecco. L’eventuale comunicazione non tempestiva potrebbe, ionfatti, configurare il reato di ommissione di atti d’ufficio. Analoga comunicazione è stata inviata dl rettore di una riserva privata onde garantire l’esecuzione del decreto di sospensiva.

Entro il 24 ottobre 2011, ore 13.00, i rettori delle riserve sono tenuti a comunicare per iscritto e possibilmente in via fax o per posta elettronica gli stambecchi abbattuti, ciò ai fini della difesa del provvedimento sospeso in occasione della sua trattazione collegiale prevista il 25 ottobre.