domenica 25 novembre 2012

Incidenti di caccia, un morto nel Pescarese un ferito grave in Sardegna

L'ennesima tragedia è avvenuta sulle colline di Pescosansonesco: un uomo di 56 anni colpito dalla fucilata di un compagno di battuta. A Serdiana (Cagliari) un giovane ferito dal colpo partito dalla sua arma

ANCORA un incidente di caccia mortale. Un uomo di 56 anni, Giovanni Silvestri, di Cugnoli (Pescara), è morto nei pressi di Pescosansonesco, in provincia di Pescara. L'incidente è avvenuto durante una battuta di caccia in contrada Le Lame di Pescosansonesco. L'uomo è stato raggiunto da un colpo esploso dall'arma di un altro cacciatore ed è morto per shock emorragico sull'elicottero del 118 che lo stava trasportando in ospedale a Pescara. 

Sempre oggi durante un'altra battuta di caccia, in Sardegna, un uomo è rimasto ferito da un colpoo partito dal suo fucile. E' successo in mattinata nelle campagne di Serdiana (Ca). Il cacciatore, un 28enne di Dolianova, è scivolato a terra durante una battuta e dalla sua arma è partito un colpo che lo ha ferito al ginocchio destro. I compagni di caccia hanno immediatamente avvisato il 112 e il 118. Il giovane è stato trasportato in codice rosso al pronto soccorso dell'ospedale Brotzu di Cagliari e non è in pericolo di vita. 

Nel pomeriggio, intanto, è programmata l'autopsia sul corpo di Manuel Belvisi, il bambino di 5 anni ucciso ieri da un colpo di fucile partito accidentalmente da un'arma che il padre custodiva in un armadio, a Pantelleria. La salma è stata trasportata stamattina a Trapani con il traghetto Cossyra, su disposizione dell'autorità giudiziaria presso la procura di Marsala. Con la stessa 
nave sono partiti anche i genitori. Il padre è indagato per omicidio colposo.

Bolzano. Spari sull’anatra nel fossato a pochi passi dalle case

Un cacciatore in transito vede l’animale nell’acqua, scende dall’auto e fa fuoco Esterrefatti gli abitanti che vivono a ridosso del «fosso Landgraben»

LAIVES. Domenica mattina verso le 8.30: alcuni cittadini di Laives portano il cane lungo la passeggiata comunale che fiancheggia il fosso "Landgraben", quando il colpo secco di una fucilata vicina li fa sobbalzare. Poco distante da dove si trovano, un cacciatore, sceso dalla macchina, ha impallinato un'anatra che stava tranquillamente nuotando nel fossato. "Come niente fosse - spiegano adesso queste persone - l'uomo è sceso verso l'acqua, ha raccolto l'anatra, l'ha caricata in macchina e se ne è andato. Siamo rimasti esterefatti e comunque abbiamo avuto il tempo perlomeno di segnarci la targa dell'auto, targa che abbiamo comunicato ai carabinieri della stazione locale, spiegando loro cosa era successo". Esterefatto è rimasto anche il comandante della polizia municipale di Laives appena avuto notizia dell'episodio: "Come sia andata esattamente non lo so perchè a noi i cittadini non hanno telefonato - spiega il comandante Sergio Codato - però alcune cose sicuramente si possono stigmatizzare: la prima è che lì c'è una passeggiata pubblica e quindi non si possono sparare colpi di arma da fuoco per alcun motivo. Secondo, essendo una passeggiata pedonale, è fatto divieto di transito per le automobili. Infine,ci sono prescrizioni rigorose che regolamentano la pratica della caccia vicino a centri abitati e ad altre strutture sensibili. La caccia ad esempio è vietata entro una distanza di 100 metri da case, fabbriche, edifici adibiti a posto di lavori. Inoltre è fatto divieto di sparare in direzione di questi edifici ad una distanza inferiore ai 150 metri. Altre prescrizioni riguardano distanze da ferrovie, mezzi agricoli e animali domestici e si parla sempre, come minimo, di 100 metri". I condomini di via Marconi non sono molto distanti in linea d'aria dalla passeggiata lungo il Landgraben e comunque saranno i carabinieri, avvisati dell'episodio dai cittadini che vi hanno assistito, a stabilire se il cacciatore abbia rispettato o meno tutte le prescrizioni imposte dalla legge per coloro che maneggiano armi da caccia. Appare comunque come una "leggerezza", quella di avere sparato ad un'anatra da una passeggiata pubblica dove in quel momento si trovavano anche altre persone.

sabato 24 novembre 2012

Parte un colpo dal fucile cacciatore uccide figlio di 5 anni

Tragedia a Pantelleria. Un bambino di 5 anni è morto ucciso da un colpo d'arma da fuoco, che sarebbe stato esploso, accidentalmente, dal padre con il fucile da caccia. L'incidente si è verificato nell'abitazione della famiglia. Il piccolo è stato raggiunto al capo ed è morto sul colpo.

Il piccolo si trovava in casa perché la scuola materna, che frequentava, di sabato è chiusa. Sul posto, scattato l'allarme, sono intervenuti i carabinieri. Indagini sono in corso per ricostruire l'esatta dinamica dell'incidente.
Fonte: repubblica.it del 24 novembre 2012

Ischia. Cacciatore spara a palo della luce, lo infastidiva

Un cacciatore di Lacco Ameno di 53 anni è stato denunciato dalla Polizia per sparo in luogo pubblico e danneggiamento di utenze elettriche: l'uomo ha esploso alcuni colpi di fucile all'indirizzo di un palo della luce adiacente ad un casolare di campagna perché lo infastidiva. 
Il fatto è accaduto stamattina, intorno alle 5, in località Fango nel Comune di Lacco Ameno (Ischia). Un contadino uscendo dal casolare di campagna, per dare da mangiare agli animali, ha illuminato la zona esterna del casolare con le luci esterne collegate alla rete ENEL. Fatto questo che avrebbe dato fastidio al cacciatore il quale, infastidito dall'accaduto, dopo aver urlato all'indirizzo del contadino, ha esploso alcuni colpi di fucile danneggiando una cassetta sul palo Enel ed interrompendo quindi la fornitura di energia elettrica al casolare. Il contadino ha chiamato il 113 e i poliziotti hanno localizzato e perquisito l'abitazione del cacciatore. In casa hanno trovato 5 fucili detenuti legalmente. Quello utilizzato per sparare contro il casolare, però, gli è stato sequestrato.

venerdì 23 novembre 2012

Caccia – un mare di piombo per tutti noi – gli allarmanti dati per la salute umana diffusi dall’ISPRA

A rischio soprattutto zone umide e aree attorno agli appostamenti dei cacciatori - piombo nel sangue e bambini con deficit intellettivi.

GEAPRESS – Sarebbero non meno di 10.000 le tonnellate di piombo ogni anno disperse dagli italici cacciatori, sull’intero territorio nazionale. Questo secondo un recentissimo rapporto pubblicato dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e dal Ministero dell’Ambiente. Quantitativi allarmanti e comunque calcolati per difetto. La preoccupazione non diminuirebbe neanche se venisse presa in considerazione la più ottimista delle stime, ovvero 4600 tonnellate di piombo. Un dato tutt’altro che trascurabile, riferisce l’ISPRA la quale, ricordiamo, è un organo tecnico statale. Tra i suoi compiti anche le problematiche afferenti la gestione della fauna selvatica. Si tratta della stessa struttura tanto snobbata da talune regioni (ad esempio quelle della caccia in deroga agli uccellini protetti) che sono arrivate a proporre, pur di togliersela di mezzo, surrogati tutti stretti in chiave regionale.

Un dato, quello del piombo disperso nell’ambiente, rilevante da tutti i punti di vista. Ad esempio il raffronto con altri paesi europei. A determinare la differenza sarebbe, sempre ad avviso dell’ISPRA, il più alto numero dei cacciatori italiani e le particolari forme di caccia, quali quelle ai piccoli uccelli migratori tipiche delle aree mediterranee.

Dati che, grazie agli studi specifici, iniziano ad allarmare evidenziando concentrazioni più elevate, specie nelle zone umide e dove si pratica la caccia da appostamento. Ecco alcuni esempi. Saline Margherita di Savoia (FG), Cervia (RV) e Padule di Fucecchio (FI – PT). La concentrazione dei pallini per ettaro è impressionante. Da un minimo di 630.000 ad un massimo di 1.270.000 (82-165 chilogrammi), nel primo caso. 470.000 – 710.000 per le saline di Cervia (61-92 chilogrammi) e fino a 3.111.110 pallini per ettaro, pari a 404 chili, per alcune zone del Padule di Fucecchio.

E che dire delle aree dove si pratica la caccia da appostamento?
Non poteva a questo proposito mancare la provincia di Brescia, regina dei cacciatori italiani nonché di talune forme di bracconaggio, tanto estese da impegnare per un interno mese le squadre speciali del NOA (Nucleo Operativo Antibracconaggio) del Corpo Forestale dello Stato. Secondo l’ISPRA per ognuno dei 5139 appostamenti autorizzati nel 2005 è calcolabile una dispersione pari a non meno di 5-6 kg di piombo. Calcolo eseguito sul numero di uccellini comunicati dai cacciatori. L’ISPRA, ovviamente, non lo dice, ma qualcuno potrebbe pensare alla correttezza di tali compilazioni. Ad ogni modo, trattandosi di salute umana, meglio rimanere fermi sui dati ufficiali che però sono quelli derivati dagli stessi cacciatori. L’ISPRA, sottopone altre valutazioni. Buona parte di questi appostamenti, ad esempio, sono vecchi di 50 anni. Provando a moltiplicare si arriva, sempre per singolo appostamento, ad alcuni quintali di piombo. Fermo restando che di appostamenti ce ne sono vecchi di un secolo e nel passato si sparava per un periodo più ampio. In definitiva, secondo l’ISPRA, in prossimità degli appostamenti si deve ritenere essere presente un’alta contaminazione, tale da consigliare controlli specifici e prevedere interventi utili a prevenire l’insorgenza di problematiche ambientali. Piombo, ed altro ancora, visto che nelle leghe delle cartucce, sebbene in misura minore, sono presenti anche l’Arsenico e l’Antimonio, anch’essi notoriamente velenosi.

Come arriva il velenoso piombo nell’organismo umano?
Se di caccia, mangiandolo. In linea teorica, una volta che ha contaminato il terreno, anche in altre maniere ma in questi casi l’estrapolazione dei dati è più complessa. Conviene, pertanto, soffermarsi solo su quello mangiato assieme a fagiani, caprioli, conigli ed altre vittime dei cacciatori. Tanto piccolo, il piombo frantumato, da non poterlo notare neanche al consumo. Figuriamoci al momento della pulitura della carcassa. Tanto piccolo da far consigliare all’ISPRA di eliminare la carne attorno ai fori di penetrazione dei proiettili, tagliandola ampiamente ed in profondità. Questo per i grandi ungulati. Ma per gli uccelli? E’ il caso dei piccoli storni al piombo delle province di Piacenza e Bologna. Inquinamento industriale? No, ciliegie, quelle che i cacciatori dovevano proteggere sparando contro gli storni.

Di mezzo, però, c’è anche il latte materno ed il quoziente intellettivo. In uno studio condotto in Groenlandia è risultata, infatti, la correlazione tra i tassi di piombo nel sangue degli abitanti e le abitudini alimentari. Ove mangiavano selvaggina i tassi erano più elevati di quelli dell’industrializzata Danimarca. Ove, invece, i groenlandesi non mangiavano selvaggina, le cose andavano in maniera molto diversa. In Ontario, poi, è stata trovata una correlazione tra il tasso di piombo rinvenuto nel cordone ombelicale alla nascita dei bambini e le abitudine alimentari delle madri (ovvero consumatrici di selvaggina). Idem per il latte dei bambini allattati al seno. Assunzioni che possono variare in funzione delle semplici tecniche di cottura. In definitiva per cercare di assumere meno piombo, la carne dovrebbe essere poco cotta e senza l’ingrediente principe delle preparazioni culinaria a base di selvaggina, ovvero l’aceto. Meno acidi ci sono e meglio è.

Ad ogni modo, dice sempre l’ISPRA, per garantire la salute dei bambini non può valere alcuna soglia di rischio, per quanto bassa possa essere stata stabilita. Danni, sempre nel caso dei bambini, che si possono riflettere sullo sviluppo intellettivo. Deficienze considerevoli e che perdurano nel tempo così come per gli effetti del saturnismo, ovvero l’intossicazione “classica” da piombo, quella cioè che può provocare gravissimi rischi al nostro metabolismo, fino ad arrivare, nei casi più gravi, alla morte. Il saturnismo (a proposito di caccia) è stato rilevato negli uccelli acquatici, specie negli anatidi cosiddetti di fondo e nei fenicotteri, abituati a cercare e filtrare il cibo nella fanghiglia. Rischi che non esentano neanche i granivori, dove i pallini raccolti da terra e scambiati per sassolini, vengono ingeriti per macerare le granaglie che arrivano allo stomaco. E che dire dei rapaci? Si sospetta che alcune aquile reali e probabilmente anche avvoltoi, sono rimasti intossicati fino alla morte a seguito dell’abitudine di nutrirsi delle viscere degli ungulati abbandonate nel corso della primissima macellazione praticata dal cacciatore. Questo nelle Alpi, non in Groenlandia. Pallini, dicevamo, che possono anche diventare frammenti piccolissimi, tanto da far dire all’ISPRA di poter essere pericolosi anche per l’uomo in quanto non avvertibili neanche al consumo. Non in Ontario, ma in provincia di Sondrio, dove è stato condotto uno studio specifico. Frammenti che, nel caso precedente delle viscere, arrivano a contaminare il 65% degli ungulati con punte del 77,77% nel capriolo. Poveri rapaci ma anche altri animali che di queste viscere si vanno subito a nutrire.

Cosa dice a proposito di piombo la nostra legislazione? Niente o quasi. Esiste il divieto di utilizzare munizioni di piombo solo per le aree umide di ZPS (Zona di Protezione Speciale) e ZSC (Zona Speciale di Conservazione), solo che queste ultime devono ancora essere definite. L’alternativa ci sarebbe ma costa fino a sei-sette volte di più per i pallini senza piombo dei fucili a canna liscia. Meno rilevante, invece, il divario per quelli a canna rigata (carabine) utilizzate per gli ungulati. Anche qui, chissà perché, le opposizioni delle Province (alle quali è affidata la gestione sulla caccia) è spesso netta, almeno a giudicare dai ricorsi al TAR promossi dalle associazioni protezioniste.

In estrema sintesi, per il problema piombo, il consumo di selvaggina comporta un rischio per la salute umana, soprattutto per la donna in stato di gravidanza e di allattamento, per i bambini e gli adolescenti. Dice sempre l’ISPRA.

lunedì 19 novembre 2012

Torino. Cacciatore di 29 anni ferito dal fucile dell’amico

L’incidente a San Giusto, un proiettile gli entra nello stomaco
ALESSANDRO PREVIATI

TORINO
Una battuta di caccia al cinghiale che si trasforma in un dramma. E’ successo ieri mattina nei boschi tra San Giusto Canavese e Foglizzo, dove un giovane cacciatore di 29 anni, Alberto Mareina, residente a Bosconero, è rimasto gravemente ferito da un colpo di fucile esploso da un compagno. Il ragazzo è stato trasportato con l’elicottero del soccorso alpino alle Molinette. Nel pomeriggio ha subito un delicato intervento chirurgico allo stomaco per l’estrazione del proiettile. La prognosi, per ora, è riservata anche se il giovane non sarebbe in pericolo di vita. 

L’incidente è avvenuto poco dopo le 11 tra i boschi che costeggiano l’autostrada Torino-Aosta, nei pressi della chiesa di San Giacomo di Ruspaglia. Il ragazzo è stato raggiunto al ventre da due schegge di un proiettile calibro 12. Un colpo sparato, alla vista di un cinghiale in fuga, da un amico e collega, A. E., 24 anni di Montanaro, che lo seguiva a qualche decina di metri di distanza. 

I testimoni 

«Un colpo di rimbalzo – hanno raccontato i testimoni oculari ai carabinieri di San Giorgio – il proiettile deve aver sbattuto a terra o contro un albero. Poi si è frantumato in diversi pezzi». Due hanno centrato in pieno Alberto. Una scheggia gli ha anche lesionato lo stomaco. 

«Ci siamo subito resi conto della gravità delle ferite – spiega un cacciatore – per fortuna l’intervento dell’elicottero del 118 è stato immediato». 


Lesioni colpose 

I carabinieri di San Giorgio, coordinati dal maresciallo Giancarlo Laurenti, stanno valutando la posizione del ragazzo che ha sparato. Rischia una denuncia per lesioni colpose. Il fucile è stato sequestrato. 

Un gruppo affiatato 

Erano ventitré gli uomini impegnati a San Giusto, ieri mattina, nella battuta di caccia al cinghiale. Un gruppo affiatato, composto solo da cacciatori residenti in Canavese. Tutti con grande esperienza. Compresi Alberto e il compagno che lo ha accidentalmente colpito. Entrambi, nonostante la giovane età, partecipano alle battute di caccia già da diversi anni. Alberto Mareina lavora per la ditta di mangimi del papà, a Bosconero. Ieri mattina era uscito di casa di buon’ora per aggregarsi al gruppo di amici impegnati nella caccia al cinghiale. Contava di tornare per pranzo ma la giornata ha preso una brutta piega. 

Non è il primo incidente di caccia che si verifica in zona. Meno di un mese fa, a ridosso dell’autostrada Torino-Aosta, tra San Giorgio e San Giusto, un proiettile vagante, esploso da un fucile, ha centrato in pieno un’auto di passaggio. Il conducente, un uomo di 33 anni residente a Mercenasco, ferito di striscio, se l’è cavata con qualche giorno di prognosi. Con lui, sul sedile posteriore, viaggiava anche il figlio di sei anni, miracolosamente illeso. 

Olbia: nuovo incidente di caccia, morto un uomo di 66 anni

Nuovo incidente mortale in Sardegna dopo quello di domenica scorsa nel quale era deceduto un ragazzo di 12 anni nelle campagne di Irgoli. Questa mattina un capo battuta, Paolo Serra, di 66 anni, residente a Arzachena, mentre si trovava in posta, col fucile pronto a sparare, forse è scivolato, l'arma gli è caduta di mano e due colpi son partiti ferendolo dal basso verso l'alto, all'altezza del femore, portandolo in breve tempo alla morte nelle campagne di San Pantaleo.

La vittima è il capo squadra di Monticanaglia. Questa mattina Paolo Serra, di 66 anni, residente nella frazione di Arzachena, era impegnato in una battuta di caccia ma mentre era in posta si è ferito mortalmente col suo fucile che forse è scivolato. Sono stati inutili i tentativi di salvargli la vita da parte dei suoi compagni prima e poco dopo degli operatori del 118 arrivati nelle campagne di San Pantaleo, in località Monti di Li Scopi quando mancavano pochi minuti alle 9. Ai medici non è rimasto altro che constatare il decesso. E' il secondo morto in una settimana di caccia grossa, il quarto ferito in appena sette giorni.

L'altro ieri un uomo di Monserrato era rimasto ferito ad un piede; domenica scorsa un ragazzino di 12 anni, colpito per errore da un cacciatore nelle campagne di Irgoli, era morto dopo alcuni giorni di agonia; mentre giovedì un cacciatore di 62, era stato ferito al volto da un proiettile partito dall'arma di un compagno di battuta nelle campagne di Esporlatu. Sul luogo dell'incidente di oggi sono intervenuti i carabinieri del Reparto territoriale di Olbia, i Vigili del fuoco e agenti della Corpo Forestale. 

Solo i cacciatori dell'autogestita Norghio di Irgoli, il paese dove la settimana scorsa un ragazzo di 12 anni è morto in un incidente di caccia, hanno accolto oggi l'invito a non sparare dei capo caccia locali, che intendevano così ricordare la giovane vittima. Nei paesi vicini, nelle compagnie della Baronia, l'invito dei capo caccia irgolesi non è stato accolto. "Quante vittime ci sono già state in questi anni - è stato il commento dei cacciatori - se dovessimo rinunciare a sparare ogni volta che c'é un incidente, ogni domenica dovremmo restare a casa". Ad Irgoli domenica scorsa è stato ferito accidentalmente alla testa Andrea Cadinu, di 12 anni, morto dopo 36 ore di agonia in ospedale. 

Con l'invito a non sparare questa domenica, i cacciatori di Irgoli hanno tentato di risvegliare la sensibilità davanti ad una tragedia che ha colpito l'intera comunità, e che ha posto molti interrogativi. Oggi, tuttavia, nelle campagne baroniesi e sarde hanno sibilato i colpi di fucile, e l'invito a lasciare per un giorno le doppiette appese é rimasto pressoché inascoltato. E questa mattina un nuovo cacciatore è morto a San Pantaleo.

domenica 18 novembre 2012

Incidente ad Atzara (Nuoro), uomo ferito a un piede

Ennesimo incidente di caccia in Sardegna. Questa volta il fatto è accaduto nelle campagne di Atzara. Ieri durante una battuta di caccia un 50enne di Monserrato è rimasto ferito a un piede a seguito dell'esplosione di un colpo partito dal proprio fucile.

NUORO - Terzo incidente di caccia in Sardegna nel giro di una settimana. Dopo la morte del ragazzino di 12 anni avvenuta a seguito di una battuta di caccia grossa a Irgoli alcuni giorni fa, e dopo il ferimento a un occhio ai danni di un uomo di 62 anni avvenuto nelle campagne di Esporlatu, ieri tragedia sfiorata ad Atzara in provincia di Nuoro: un uomo è stato ferito a un piede. 

Il fatto, come riferisce il comando provinciale dei carabinieri di Nuoro, è avvenuto in località Su Brundu, dove Y. B, autista 50enne di Monserrato, è rimasto vittima di un incidente di caccia in seguito all’esplosione accidentale partita dal proprio fucile. Secondo quanto comunicano i carabinieri il proiettile, calibro 12 avrebbe colpito il piede destro dell'uomo. Il cacciatore è stato trasportato presso l’ospedale San Camillo di Sorgono, per le cure del caso. 

sabato 17 novembre 2012

Brescia. Cacciatore scivola, parte un colpo dal fucile e ferisce l'amico

Un 47enne ricoverato in serie condizioni all'ospedale civile

Poteva avere conseguenze drammatiche l’incidente di caccia di mercoledì pomeriggio nei boschi di Zone. Tre amici del paese stavano rientrando dopo una battuta di caccia, quando a uno dei tre è partito un colpo che ha ferito l’amico, fortunatamente non in modo gravissimo. I tre stavano camminando in fila indiana nella boscaglia quando D. P., 20 anni, è scivolato su una pietra bagnata. Aveva il fucile a tracolla, cadendo dall’arma è partito un colpo che ha colpito l’amico che lo seguiva. P. A., 47 anni è stato colpito in pieno dalla rosa di pallini. Gli amici hanno subito dato l’allarme e nei boschi di Zone, in pochi istanti, è arrivato l’elisoccorso. Al 47enne sono state prestate le prime cure, poi il ferito è stato trasportato all’ospedale Civile di Brescia, dove è stato ricoverato in condizioni serie, ma non gravi. Sul posto per gli accertamenti anche i carabinieri di Marone, dipendenti dalla compagnia di Chiari.

venerdì 16 novembre 2012

Reggio Emilia. Scivola e parte un colpo, cacciatore ferito alla testa

L'ennesino incidente in Appennino 
Voleva sparare alla lepre ma colpisce l'amico

Non destano gravi preoccupazioni le ferite riportate dal 66enne a Roncaglio. Solo pochi giorni fa, un altro cacciatore ferito a Carpineti

Reggio, 14 novembre 2012 - A poche ore dalla morte del ragazzo di 12 anni rimasto ferito domenica scorsa in un incidente di caccia nel Nuorese, non si arrestano gli incidenti che coinvolgono per lo più cacciatori in tutta Italia. Oggi, sull'Appennino reggiano, un cacciatore di 66 anni è stato lievemente ferito alla spalla ed alla testa, dai pallini partiti accidentalmente dal fucile di un compagno di battuta. 

Solo 4 giorni fa un incidente analogo si era verificato a Castello di Carpineti dove un pensionato 75enne era stato ferito durante una battuta. Un suo compagno voleva sparare a una lepre ma i pallini hanno investito l'uomo alle gambe.L’incidente è avvenuto attorno alle 10.30 a Roncaglio, nel comune di Canossa. Secondo le prime ricostruzioni dei carabinieri, l'amico sarebbe scivolato facendo partire un colpo che ha centrato il cacciatore. Il ferito è stato soccorso dai compagni che lo hanno accompagnato alla Croce Rossa da dove, con l’elicottero del soccorso regionale, è stato trasportato all’ospedale Maggiore di Parma. Le sue condizioni non sono gravi.

giovedì 15 novembre 2012

Latina - Incidente durante battuta di caccia: muore 49enne

Maenza - Tragica battuta di caccia questa mattina sulle montagne di Maenza dove un uomo di 49 anni ha perso la vita, raggiunto da un colpo di arma da fuoco. Secondo una prima ricostruzione dei fatti la vittima, un cacciatore di Priverno, è stato mortalmente ferito da un altro cacciatore che lo aveva scambiato per un animale. A chiamare i soccorsi è stato lo stesso uomo che ha aperto il fuoco dopo aver sentito dei rumori in un cespuglio. Per il 49enne però non c'è stato nulla da fare ed è morto sul colpo: il proiettile che lo ha colpito alle spalle lo ha raggiunto dritto al cuore. 
Sul posto sono intervenuti i Vigili del fuoco, trattandosi di una zona molto impervia, anche con un loro elicottero con a bordo i sanitari del 118 che però non sono potuti scendere. Per recuperare il corpo è necessario un verricello.

Pavia. Colpo di fucile al ristorante

Paura a Valverde durante il pranzo domenicale, il proiettile sfonda il bancone e si conficca nella macchina del caffè

VALVERDE. Nel bel mezzo del pranzo domenicale, tra un risotto ai funghi e una cotoletta alla milanese, dal fucile per la caccia al cinghiale è partito un colpo che ha terrorizzato i numerosi avventori, rischiando di provocare una tragedia: il proiettile, dopo aver sfondato il bancone bar, trapassandolo come se fosse di burro, si è conficcato nella macchina del caffè.

Sassari: aquila impallinata. Denunciato cacciatore di selezione

GEAPRESS – Ha riportato la frattura scomposta al radio-ulna dell’ala destra. Si tratta di un’Aquila minore, centrata da una rosa di pallini di piombo in località “La Corte” nel Comune di Sassari. La povera Aquila è ora ricoverata presso il Centro recupero fauna selvatica di Bonassai, dove si è provveduto a sedare l’animale al fine di bloccare l’arto (nella foto del Centro di Bonassai). Il grosso uccello è stato rinvenuto in terra in uno stato di confusione e stordimento. Il recupero è avvenuto il 24 ottobre scorso sebbene ne sia stata data comunicazione ora.


Nuovi episodi di caccia illegale che in questi giorni hanno per altro portato alla denuncia di altre persone. A Vicenza la Polizia Provinciale ha provveduto a denunciare a Valdagno e Cornedo, due persone per i reati di uccellagione. Alcuni richiami acustici, più gli uccelli catturati e spellati nel congelatore a Cornedo, mentre per Valdagno si trattava di una donna sorpresa a srotolare una rete per la cattura dei volatili. Anche lei aveva uccelli protetti già sistemati nel congelatore di casa. Ad Udine, invece, la Polizia Provinciale ha provveduto a denunciare un bracconiere, sempre per reati di uccellagione, nel Comune di Ovaro. Utilizzava richiami acustici e vischio, entrambi strumenti di caccia vietati dalla legge. Nel congelatore 167 uccelli morti, mentre 12 erano utilizzati come richiami vivi.

Nel Parco Nazionale del Pollino, invece, ad essere fermato in località “Acqua del Bagno”, è stato un cacciatore di selezione. Faceva parte dei cacciatori autorizzati nell’area protetta ma non godeva al momento, di alcuna autorizzazione. Per tale motivo il Corpo forestale dello Stato, oltre che a denunciarlo per gli specifici reati ha anche comunicato il nominativo all’Ente Parco per gli opportuni provvedimenti del caso.

Caccia e vittime – sei minori coinvolti in due mesi e mezzo di stagione venatoria

L'Associazione Vittime della Caccia: ecco perché è illegale portare minori a caccia.

GEAPRESS – Colpito alla testa durante una battuta al cinghiale. Indignazione, sconcerto e vergogna. Solo questa può essere la reazione, ad avviso dell’Associazione Vittime della Caccia, per la morte, avvenuta alle prime ore di oggi, del dodicenne che domenica scorsa era rimasto gravemente ferito nel corso di una battuta di caccia al cinghiale in provincia di Nuoro. Per l’Associazione non ci sarebbero peraltro dubbi sul fatto che quel minore, nel corso della battuta, non avrebbe dovuto esserci.

Duro l’elenco delle giovani vittime che ad oggi, a partire dal primo settembre 2012, riporta tre casi di ferimenti ed addirittura tre morti. Incidenti di caccia o comunque conseguenti alla mancata custodia dell’arma. L’Associazione Vittime della Caccia li elenca tutti.

17 ottobre – LUCCA: bimbo impallinato al viso nel cortile di casa
17 ottobre – PERUGIA: 2 bimbe ferite a casa dal fucile dello zio lasciato carico
20 ottobre – PAVIA: 16enne ucciso da amico 17enne durante una battuta di caccia
20 ottobre – BRESCIA: 13enne suicida con il fucile da caccia del padre
11 novembre – NUORO – 12enne morto, dopo il ferimento durante una battuta di caccia.

Dati che dovrebbero fare riflettere anche sulla pericolosità insita nell’uso delle armi e responsabilità di chi li usa.

“Va ricordato a tal proposito – dichiara Daniela Casprini, presidente dell’Associazione Vittime della Caccia – che le associazioni venatorie nel 2009 hanno avuto la sfacciataggine di proporre addirittura la caccia a 16 anni“.

L’Associazione spiega inoltre il perché portare minori a caccia sarebbe illegale. Per attività venatoria, infatti, non si intende solo lo sparare ma anche l’aggirarsi in atteggiamento venatorio alla ricerca della preda (comma 3 art.12 legge 157/92). La stessa legge, medesimo articolo, al comma 8 dispone che l’atteggiamento venatorio sia vietato ai minori di 18 anni di età.

“Quanto accaduto non può non avere rilievo penale, non può non imporre un totale ripensamento sul piano legislativo e giuridico nei confronti della caccia – aggiunge Daniela Casprini – Fare la conta degli incidenti di caccia siamo stanchi e preoccupati del numero sempre crescente di vittime: quando poi a cadere sono dei bambini, allora l’indignazione si fa rabbia!“.

Per l’Associazione Vittime della Caccia è tempo di fermare quello che definisce il massacro di umani e di fauna selvatica. Insomma “basta alla caccia”, riferisce la Casprini.

mercoledì 14 novembre 2012

Incidenti mortali di caccia: servono regole più severe

Ennesimo incidente durante una battuta di caccia a Ospitaletto di Marano sul Panaro (MO). Gli ultimi dati diffusi dall’Associazione “Vittime della Caccia” parlano di 16 morti e 48 feriti dall’inizio della stagione alla fine di ottobre.

L’Eurodeputato IdV Andrea Zanoni ha affermato: «Bisogna fermare la carneficina umana, oltre che animale, che si verifica ogni anno nel Paese. Servono esami più severi e test psicoattitudinali annuali»

L’altro giorno, a Ospitaletto di Marano sul Panaro (MO), durante una battuta di caccia al cinghiale, Anacleto Tonioni, sessantacinquenne, è morto dopo essere stato centrato alla testa dal colpo di fucile del compagno di squadra. I due facevano parte di un gruppo di dieci cacciatori e stavano anticipando il resto della compagnia, cercando di scovare gli animali con l’aiuto dei cani.

Il cacciatore modenese è l’ultimo solo in ordine di tempo di una lunga serie di vittime dell’attività venatoria, che si è aperta il primo di settembre. Dai dati diffusi dall’Associazione “Vittime della caccia”, fino al 29 ottobre si contano 16 morti e 48 feriti. Su un totale di 64 vittime, ben 18 sono cittadini che nulla hanno a che spartire con la caccia: quattro morti (due bambini) e quattordici feriti (tre bambini).

Andrea Zanoni, Eurodeputato IdV e membro della Commissione ENVI Ambiente, Salute Pubblica e Sicurezza alimentare ha affermato: «È necessario che gli esami per ottenere la licenza di caccia siano molto più severi e puntino sulla sicurezza e sulla capacità di maneggiare le armi. A una certa età, inoltre, la vista e le abilità fisiche calano ed è quindi necessario che i cacciatori si sottopongano a esami psicoattitudinali almeno una volta ogni anno, anziché ogni sei anni come accade ora».


Prima del 1977, la legge non prevedeva la necessità di superare esami per ottenere la licenza di caccia. «Ci troviamo di fronte ad una schiera di dilettanti che non hanno avuto un addestramento professionale all’uso delle armi e la maggior parte di loro non ha nemmeno superato un esame - ha aggiunto Zanoni - Sono troppi i morti e i feriti per incidenti di caccia, anche tra chi non ha nulla a che vedere con l’attività venatoria. Non c’è da stupirsene, visto che la caccia è regolata da norme vecchie e non più adeguate all’alta densità abitativa delle nostre campagne. Bisogna estendere ad almeno un chilometro da case e strade e dagli agricoltori al lavoro il limite minimo di dove è permesso sparare e stabilire un numero chiuso per i cacciatori, perché oggi sono troppi».

Indispensabile anche un inasprimento delle sanzioni, attualmente inadeguate. «Ora vengono comminate delle sanzioni ridicole – ha concluso Zanoni – Occorre rivedere la normativa e, nel caso di incidenti come quello appena accaduto nel modenese, procedere all’immediato ritiro della licenza venatoria incentivando anche la vigilanza sul territorio. Nel caso specifico auspico che vengano svolte indagini approfondite dalle Forze dell’Ordine per capire le dinamiche della vicenda e mi auguro che venga revocata definitivamente la licenza a chi ha sparato».


Ufficio Stampa On. Andrea Zanoni
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Sparare alla cieca: la realtà della caccia

Iniziano a emergere alcuni particolari, anche contraddittori, sulla drammaticatragedia che ha visto domenica scorsa un bambino di 12 anni colpito da pallettonidurante una battuta di caccia al cinghialenelle campagne di Irgoli (NU).

Sono piovuti diluvi di dichiarazioni, commenti, richiami a culture ancestrali e chi più ne ha più ne pontifica.

I fatti certi sono pochi, ma chiari: un bambino di 12 anni partecipava a una battuta di caccia al cinghiale, dove le posteerano quantomeno mal messe per scarsa visuale e possibilità di fuoco incrociato (come sembra accaduto), dove sono stati usati i vietati pallettoni, dove non sono stati usati indumenti ad alta visibilità, perchè un cappellino giallo significa davvero poco.

E ora un bambino di 12 anni è in coma in un letto di ospedale fra la disperazione dei familiari e il dramma di un padre che non sa più a che santo votarsi.

Che ci faceva un bambino di 12 anni nel posto sbagliato e nel momento sbagliato?

E che ci fanno i tanti bambini – figli e nipoti di cacciatori – che a detta dei cacciatori stessi vengono portati a caccia?

Come ha ammesso lo stesso Direttore del Corpo forestale e di vigilanza ambientale di Nuoro Gavino Diana, i controlli durante le battute di caccia sono attualmente inesistenti.

A parte l’assoluta privatizzazione di boschi e campagne durante i giorni di fuoco venatorio, i cacciatori che sparano alla cieca non sono pochi.

I risultati sono la contabilità dei morti e dei feriti: attualmente, in tutta Italia, siamo a ben31 morti (27 cacciatori, 4 persone comuni) e 43 feriti (33 cacciatori, 10 persone comuni)umani durante la stagione di caccia 2012-2013, con un trend in aumento nel corso degli ultimi anni.

E non siamo nemmeno a metà stagione venatoria.

I morti e i feriti fra gli altri animali in una stagione venatoria si stimano in centinaia di milioni.

Una vera strage, di umani e altri animali, così, per un divertimento. E nessuno che voglia decidere una cosa semplicissima: una moratoria della caccia, tanto per iniziare.

Lega per l’Abolizione della Caccia, Gruppo d’Intervento Giuridico, Amici della Terra


La resa del piccolo cacciatore. Andrea è morto dopo il coma

Andrea Cadinu, 12 anni, rimasto ferito domenica durante una battuta di caccia al cinghiale, è morto durante la notte all'ospedale di Nuoro.

Ci si era aggrappati al fievole filo di speranza ma Andrea non ce l'ha fatta. L'intervento chirurgico cui è stato sottoposto domenica, subito dopo il tragico incidente nelle campagne di Irgoli, non è servito a salvargli la vita. Alle 20 e 30 di ieri i medici hanno dichiarato la morte cerebrale. Sei ore dopo, alle 3 e 30, si sono concluse le procedure di verifica ma lo strazio della famiglia non ha atteso la sentenza senza appello. La madre ha raccolto il verdetto clinico con un urlo lacerante. In ginocchio di fronte alla tragedia anche quanti non conoscevano il ragazzino. Il web si è mobilitato per lui e ha sperato sino all'ultimo che la vita trionfasse sulla morte e che l'errore degli adulti, che volevano un bimbo grande troppo in fretta, potesse essere risarcito dalla clemenza della Provvidenza. Il peso della tragedia si abbatte invece con violenza sui protagonisti dell'incidente fatale. L'ex carabiniere in pensione, Franco Paletta, 64 anni, che ha accidentalmente esploso la fucilata che ha raggiunto il piccolo cacciatore, già indagato per lesioni gravissime, deve ora rispondere di omicidio colposo.
Fonte: unionesarda.it del 14 novembre 2012

lunedì 12 novembre 2012

Nuoro, incidente di caccia dodicenne in fin di vita

Il ragazzo stava partecipando a una battuta al cinghiale nelle campagne di Irgoli. Colpito da un proiettile, è stato portato in elicottero all'ospedale San Francesco di Nuoro. Le sue condizioni sono disperate

NUORO - Tragica battuta di caccia stamane nelle campagne di Irgoli, in Baronìa. Un ragazzino di 12 anni di Nuoro, impegnato in una battuta di caccia al cinghiale con il padre e un gruppo di amici, è stato colpito alla testa da un colpo di fucile esploso da un uomo di 64 anni, carabiniere in pensione. Uno dei pallettoni della rosa ha colpito il ragazzino nella parte sinistra della testa. L'allarme è stato immediato. Trasportato in elicottero all'ospedale San Francesco di Nuoro, il ragazzo è gravissimo. Nella tarda mattinata era stata diffusa la notizia che il ragazzino fosse morto, poi smentita da fonti ufficiali. Il ragazzino è stato operato e nel primo pomeriggio è stato trasferito nel reparto di terapia intensiva. Le sue condizioni restano critiche.

L'incidente si è verificato intorno alle 10 nella frazione di San Michele. Ancora da ricostruire nei dettagli la dinamica del fatto: se ne stanno occupando i carabinieri della compagnia di Siniscola, che dovranno anche decidere eventuali provvedimenti nei confronti del cacciatore che ha esploso la fucilata.

Continua a salire il numero di morti e feriti umani nel corso della stagione venatoria 2012-2013 in Sardegna

Continua a salire il numero di morti e feriti umani nel corso della stagione venatoria 2012-2013 in Sardegna.

E’ in fin di vita (in un primo tempo era stata accreditata dai mezzi d’informazione la notizia della morte) un bambino, per giunta.

E ancora non si comprende come la caccia sia l’unico divertimento che procura morte.

Andrea Cadinu (12 anni, originario di Onifai, ma residente a Nuoro, qui in una foto emblematica) è stato colpito durante unabattuta di caccia al cinghiale in svolgimento nei boschi di San Michele (Irgoli, NU) da un colpo alla testa sparato da Francesco Paletta, un carabiniere in pensione di 64 anni. Il bambino partecipava alla battuta di caccia al cinghiale con il padre. Trasportato d’urgenza all’Ospedale civile “S. Francesco” di Nuoro, è in fin di vita.

Indagano i Carabinieri della Compagnia di Siniscola, anche sulla presenza di un bambino in una compagnia di caccia al cinghiale.

Attualmente, in tutta Italia, siamo a ben 31 morti (27 cacciatori, 4 persone comuni) e 43feriti (33 cacciatori, 10 persone comuni) umani durante la stagione di caccia 2012-2013. 

Nella stagione venatoria 2011-2012 in Sardegna vi sono stati quattro morti e quattordici feriti, tutti cacciatori (ad eccezione di un pescatore di origine romena), dei quali uno(Domenico Molino, nelle campagne di Ovilò, Loiri Porto S. Paolo) ucciso in circostanze inquietanti per cause legate al mondo venatorio e un altro deceduto per infarto durante una battuta di caccia. In tutta Italia 25 morti (24 cacciatori, 1 persona comune) e 70 feriti (59 cacciatori, 11 persone comuni).

Nella stagione venatoria 2010-2011 in Sardegna ci sono stati 4 morti, tutti cacciatori, e 11 feriti, dei quali 10 cacciatori e 1 persona comune, una ragazza che cercava funghi. In tuttaItalia ben 35 morti, dei quali 34 cacciatori e 1 persona comune, ben 74 feriti, dei quali 61 cacciatori e 13 persone comuni.

Il trend rispetto agli anni precedenti è in deciso aumento.

I morti e i feriti fra gli altri animali in una stagione venatoria si stimano in centinaia di milioni.

Una vera strage, di umani e altri animali, così, per un divertimento.

Lega per l’Abolizione della Caccia, Gruppo d’Intervento Giuridico, Amici della Terra

domenica 11 novembre 2012

Bergamo. Spara per sbaglio a un escursionista. Denunciato 71enne di Ponte Nossa

Un cacciatore di 71 anni, di Ponte Nossa, ha ferito alle gambe con il proprio fucile un escursionista di 69 anni, di Nembro. L'episodio mercoledì mattina 7 novembre in località Belloro a Ponte Nossa. Il settantunenne ha esploso un colpo di fucile pensando di colpire un animale, mentre ha ferito un 69enne che stava compiendo una passeggiata e che non era a caccia con lui. 


Il ferito è stato soccorso dal personale del 118 e portato in ospedale. Inizialmente si era parlato di una prognosi breve di soli 8 giorni.

«In realtà non è andata così - ha detto un figlio del ferito - Ieri sera (mercoledì 7 Ndr), in seguito a nuovi accertamenti da parte dei medici del nosocomio di Piario, è stato appurato che nell'intestino mio padre aveva ancora un pallino ed è stato pertanto sottoposto ad intervento chirurgico per poi essere suturato. Ora è intubato, ma le sue condizioni non sono gravi»

E' stato invece denunciato dai carabinieri il cacciatore settantunenne: è accusato di lesioni colpose.
Fonte: ecodibergamo.it del 08 novembre 2012

mercoledì 7 novembre 2012

Lecce. Fermati quattro cacciatori: attiravano tordi con richiami illeciti

Fermati quattro cacciatori: attiravano tordi con richiami illeciti
Gli agenti di polizia provinciale hanno sequestrato il materiale utilizzato per la caccia, compresi i fucili e le munizioni, perlustrando tutto il territorio, al fine di vigilare sul corretto svolgimento dell'attività venatoria

CANNOLE - Quattro richiami acustici, rigorosamente illegali, sono stati sequestrati dagli uomini della polizia provinciale di Lecce, coordinati dal comandante Antonio Arnò. I congegni, utilizzati per la cattura dei tordi, sono stati rinvenuti al termine di appostamenti e controlli, eseguiti nel fine settimana appena concluso.

Gli agenti di polizia hanno sorpreso, in flagranza di reato, quattro cacciatori, mentre esercitavano in maniera abusiva l'attività. Il primo, G.A., è stato fermato in località Torcito, a Cannole. Si tratta di un uomo proveniente da Napoli. Al cacciatore "scorretto", munito dell'apparecchio per riprodurre il canto dei tori, è stato sequestrato il fucile semiautomatico e le munizioni.

La seconda verifica, invece, è stata effettuata a Borgagne, nei pressi dell'ex bosco "Coppola" e ha portato il personale a deferire G.A., colto con i richiami acustici vietati dalla normativa vigente.

Fermati quattro cacciatori: attiravano tordi con richiami illeciti
„Sorte analoga è toccata ad altri due cacciatori, rispettivamente a Leverano e Morciano di Leuca: anche in queste occasioni, gli agenti di polizia provinciale si sono impossessati dei simulatori dei versi e di tutto il materiale. I cacciatori sottoposti ad ispezione, sono stati in tutto 250.

Fonte: lecceprima.it del 06 novembre 2012




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lunedì 5 novembre 2012

Perugia. Cacciatore ferito al volto da un colpo, 40 camici bianchi intervenuti: «Mai niente di simile»

di Maurizio Troccoli e Francesca Marruco

E’ stata una dura prova per il personale sanitario del Santa Maria della Misericordia di Perugia, circa 40 camici bianchi infatti hanno agito per soccorrere F.C. l’uomo raggiunto da un colpo d’arma da fuoco al volto, mentre stava partecipando ad una battuta di caccia al cinghiale a San Venanzo.

E’ giunto alle 19 al pronto soccorso e subito si è dovuto procedere ad intubarlo, con enormi difficoltà «a causa della massiva emorragia». Poi subito in sala operatoria. E’ durato cinque ore l’intervento chirurgico al volto del 55enne rimasto ferito durante una battuta di caccia al cinghiale a San Venanzo. L’operazione compiuta all’ospedale perugino Santa Maria della Misericordia da Luigi Gallucci, Marco Rossetti, Diletta Marinetti e dal professore Gianpiero Ricci, insieme all’anestesista Giulio Minelli, si è conclusa intorno all’una di notte. L’uomo è stato poi trasferito al reparto di Rianimazione, affidato alle cure degli infermieri specialistici Rita Verdoliva, Donika Naqellari e Sabrina Martellotti.

La prognosi rimane ancora riservata. Quello che si è riuscito ad apprendere è la delicatezza del quadro clinico del paziente giunto in ospedale. «Il volto devastato dal colpo», che sarebbe partito «accidentalmente, a causa di una caduta» del cacciatore che insieme al 55enne era andato a compiere una battuta di caccia al cinghiale e dal cui fucile è partito il colpo, almeno stando al suo racconto.

Mai niente di simile «In tanti anni di mia attività professionale non ho mai visto una ferita da arma da fuoco così devastante, profonda ed estesa» avrebbe confidato il dottor Gallucci, all’uscita dalla sala operatoria a fonti ospedaliere. Si è proceduto quindi ad una «tracheotomia d’urgenza e ricostruzione dei tessuti facciali determinati da fracasso facciale causato da colpo d’arma da fuoco. Lesioni locali gravissime ed è stata domata una massiccia emoraggia»

Sinergia «Se questo caso andrà a buon fine, e ce lo auguriamo con tutto noi stessi, – ha commentato Il professore Ricci – sarebbe una ulteriore dimostrazione della sinergia che questa struttura ospedaliera riesce ad esprimere tra i vari reparti, da quelli dell’emergenza, alla Rianimazione, all’Otorino Laringoiatra, fino alle sale operatorie, compreso tutto il personale» che in questo caso è quantificabile in 40 camici bianchi intervenuti.




Fonte: umbria24.it del 05 novembre 2012

Pisa. Cacciatore spara agli uccellini e abbatte palo della luce

PISA. Spara agli uccellini - non si sa posizionati proprio lungo i cavi della linea elettrica, nell’immagine stereotipata, ma probabilmente è proprio così - abbatte un palo della luce mettendo al buio - fortunatamente era mattina - Campione di questa impresa è un cacciatore che subito dopo deve essersela data a gambe e che, nonostante le ricerche scattate subito, non è stato ancora individuato. È successo ieri mattina e poteva succedere anche di peggio.

Un conduttore sulla linea elettrica aerea di media tensione nell'area di Migliarino - ha spiegato l’Enel in una sua nota - è stato abbattuto, probabilmente da un cacciatore, ed è caduto a terra. I tecnici Enel, saputo del disservizio in tempo reale nel Centro Operativo di Livorno, hanno provato a restituire elettricità alla clientela tramite operazioni in telecomando eseguite dal Centro stesso ed hanno immediatamente avviato un'ispezione per verificare le cause del disservizio.

Durante i controlli sono stati individuati il conduttore colpito, chiaramente da un colpo di fucile, e la linea di media tensione a terra la quale, grazie ai dispositivi di sicurezza che hanno funzionato perfettamente, era priva di elettricità. I tecnici Enel hanno isolato l'intero tratto di linea di media tensione dalla cabina di trasformazione e hanno lavorato per tutta la mattina per riposizionare il cavo e ripristinare il servizio elettrico.

Il problema è stato risolto nel pomeriggio, quando il guasto è stato riparato e il servizio elettrico ripristinato. Per questo tipo di guasto - provocato da terzi con danni di rilievo anche per gli impianti Enel - i tempi di riparazione sono stati molto rapidi. Se i vegani contestano hanno proprio ragione.

domenica 4 novembre 2012

La caccia uccide anche gli uomini. Vittime innocenti di troppi fucili

Pochi ne parlano ma di pratica venatoria non muoiono soltanto gli animali. Negli ultimi quattro anni, 114 morti e 303 feriti provocati dai pallini dei cacciatori. Non più una faccenda legata alla difesa della fauna e del territorio bensì qualcosa che tocca le persone e la loro incolumità. L'Italia è il primo produttore europeo di armi sportivo-venatorie

ROMA - E' la mattina del 13 ottobre e Vincenzo Pulicicchio, settant'anni, è stato a raccogliere funghi. Torna all'auto con il paniere pieno; cammina lungo la strada sterrata, frequentata da pedoni e veicoli, che divide la provincia di Catanzaro da quella di Cosenza, quando scorge un paio di esemplari irrinunciabili. Si sporge appena verso il cespuglio e dall'alto un colpo di carabina gli trapassa la spalla, spezzandogli l'aorta. Dissanguato, secondo l'Associazione Vittime della Caccia, è il nono dei 16 morti e 48 feriti provocati dalle armi venatorie dalla pre-apertura di questa stagione - 1 settembre - a oggi. Seguono di pochi giorni un ragazzo di sedici anni, ucciso per errore vicino Pavia dall'amico di diciassette, e Onorio Dentella, raggiunto nel Bergamasco dal proiettile del nipote inciampato durante una battuta. I cacciatori hanno fatto strage fra i loro colleghi (12 morti e 34 feriti), ma anche tra persone che avevano il solo torto di passare davanti alla canna dei loro fucili: 4 morti (2 bambini) e 14 feriti (3 bambini).

Di caccia allora non muoiono solo gli animali, ma non se ne parla mai: perché? A sentire i parenti di molte vittime, gli scampati, diverse associazioni che si occupano di diritti umani, un fitto velo di omertà copre questi fatti, che spostano l'asse rispetto alla questione venatoria. Non più una faccenda legata alla difesa della fauna e del territorio, roba da animalisti e ambientalisti, bensì qualcosa che tocca le persone e la loro incolumità, e ha al centro gli strumenti con cui il pericoloso hobby è praticato: le armi.

Quanti cittadini italiani finiscono dunque nei bersagli destinati agli animali? Quante armi, in virtù della caccia, circolano fra la popolazione civile? In mancanza di dati ufficiali, richiesti con insistenza alle istituzioni, ogni anno l'Associazione Vittime della Caccia mette insieme una parziale lista dei caduti, dedotta da notizie di stampa locale poi verificate. Se la stagione 2010-2011 risulta particolarmente tranquilla, 25 morti di cui uno solo non cacciatore e 75 feriti (subito prima del periodo venatorio peraltro, vicino Altamura in provincia di Bari viene abbattuto da un bracconiere don Francesco Cassol, addormentato nel sacco a pelo durante un ritiro spirituale), il 2009/2010 registra 31 decessi e 86 feriti, e nel 2008/2009 i morti sono 42, di cui 27 estranei alla caccia, e i feriti globali 94. Negli ultimi quattro anni, (pur con una tendenza in calo) è una strage: 114 morti e 303 feriti. "Il nostro elenco si limita alle vittime dei fucili da caccia, sia in ambito venatorio che, quando riusciamo a saperlo, extra venatorio," spiega Daniela Casprini, presidente dell'associazione. "Escludiamo incidenti come cadute, infarti, e pure i suicidi ameno che questi ultimi non siano stati commessi da minorenni" Ciò nonostante la nota che si scorre sul sito dedicato alle vittime della caccia è assai nutrita: il bambino di Lucca impallinato al volto mentre gioca nel cortile di casa, le sorelline colpite dalle schegge del fucile dello zio, l'automobilista incolonnato e raggiunto da proiettile vagante, la segretaria comunale di Venosa colpita in giardino, il giovane che a Siena stramazza in campo mentre gioca a pallone, quando a Palermo, sempre con un fucile da caccia, un uomo spara dal balcone e uccide l'ex genero. 

Oltre a essere, infatti, grazie all'articolo 842 del codice civile, gli unici depositari del diritto a entrare nelle proprietà altrui a meno che non siano recintate a norma (chiudere quattro ettari costa 15-20mila euro) potendo sparare fino a 150 metri dalle abitazioni e a 50 dalle strade, i cacciatori sono anche autorizzati a possedere un numero illimitato di fucili e carabine, con cui, al contrario di chi ha un revolver per la difesa personale, possono esplodere colpi anche in luoghi pubblici. In base alla direttiva 91/477/CEE e ss. mm. ii. a loro è inoltre consentito di viaggiare con i fucili al seguito per tutti gli stati membri con la carta europea armi da fuoco, e anche fuori dalla UE, grazie a permessi rilasciati senza grandi difficoltà dalle questure.

Come mai tanti favori a una minoranza - si stima che i cacciatori siano poco più di 700mila - non così amata dall'opinione pubblica, che oggi sembra più a favore di animali, ambiente e vita pacifica? L'Italia è il primo produttore europeo di armi sportivo-venatorie, copre circa il 60% dell'intera offerta comunitaria, arrivando al 70% se si considerano solo le armi lunghe da caccia e tiro, ed è il più importante paese esportatore nel mondo di armi sportive, commerciali e munizioni, con aziende leader nel settore come Beretta e Fiocchi. "Secondo dati Eurispes 2008 il comparto ha un giro d'affari valutato poco meno di 2 miliardi di euro, invece per il Consorzio Armaioli Italiani nel 2010 l'indotto delle armi civili realizzava più di 3 miliardi" dice Maurizio Simoncelli, vicepresidente dell'Archivio Disarmo. "La Rete Italiana Disarmo indica oggi in Italia 10 milioni di armi detenute ufficialmente, di cui la metà presso civili. Tra le categorie in possesso di licenza ci sono 50.000 guardie giurate, 178.000 sportivi del tiro a segno e circa 720.000 cacciatori."

Spiegano dall'ANPAM, Associazione Nazionale Produttori Armi e Munizioni Sportive e Civili: "Non sappiamo il numero esatto di armi da caccia vendute in Italia. Ma tutte le armi sportive e civili prodotte qui o importate devono essere testate, approvate, immatricolate e punzonate presso il Banco Nazionale di Prova. Conoscendo quindi la nostra produzione totale, esportata per il 90%, e quante armi lunghe vengono importate, stimiamo che ogni anno da noi ne vengano vendute intorno alle 50 mila, fra caccia e tiro sportivo."

Ma quante e quali armi può avere un cacciatore? Quali esami psicofisici occorre superare per utilizzarle? "Un cacciatore possiede tutte le armi che vuole, ma fuori può portarne una sola, e se la lascia incustodita è reato penale" dice Gianluca Dall'Olio presidente di Federcaccia. "A parte le carabine a canna rigata impiegate nella caccia agli ungulati, cervidi, mufloni e cinghiali, potenti quanto armi da guerra e capaci di raggiungere gittate di migliaia di metri di regola si usano fucili ad anima liscia, principalmente calibro 20 e calibro 16, e ai nostri 450mila tesserati distribuiamo precisi vademecum."

C'è chi dubita però che sia opportuno favorire ancora la massiccia presenza di questi utensili fra la gente.
Nel 2005 Christian Maggi ha 19 anni, vive a Sori in provincia di Genova e una sera, rientrando in motorino, si sente apostrofare dal terrazzo sopra il garage. "Vi siete divertiti?" chiede il vicino, 81 anni. Christian alza gli occhi e l'ex cacciatore gli scarica addosso 150 pallini. "Era in cura alla Asl, prendeva farmaci antimaniacali, ma gli lasciavano in casa due fucili" racconta il fratello Daniele. "Il processo penale si è chiuso subito, il gip non lo imputò di tentato omicidio ma di lesioni personali aggravate. Ha sparato nella schiena di Christian, inoperabile e costretto a convivere con tutto quel piombo in corpo, e non si è fatto un giorno di fermo." Ed è ancora in una frazione di Sori, a Sussisa, che nel 2010 incontrano la morte le guardie zoofile Elvio Fichera e Paola Quartini, lei della LIPU, per mano di un cacciatore a cui stanno notificando una sanzione per le pessime condizioni di detenzione dei suoi cani. Renzo Castagnola uccide entrambi, quindi si toglie la vita.

"Parliamo di tragedie, ma non sottovalutiamo il disagio di dover tollerare estranei armati in casa propria" commenta Danilo Selvaggi, responsabile dei rapporti istituzionali della LIPU-Birdlife Italia. "Esiste inoltre una zona grigia fra caccia legale e bracconaggio, popolata di cacciatori che commettono piccole ma continue infrazioni."

Tanti sicuramente sono ligi, ma c'è pure chi s'impone tagliando reti, uccidendo per rappresaglia animali d'affezione; conversazioni sui blog rivelano disinvoltura nell'ammettere frodi e abusi. Il clima è teso anche altrove, lo raccontano gli otto volontari italiani e tedeschi del CABS-Committee Against Bird Slaughter che nei Pirenei sono stati inseguiti dalle pallottole dei bracconieri a cui avevano disattivato quasi 700 trappole illecite. Per le guardie zoofile delle nostre associazioni più impegnate, fra cui Lipu, Lac, WWF, non è mai una passeggiata. Il 18 ottobre a Lumezzane, Brescia, finito un sequestro tre guardie del WWF tornano all'automobile, incustodita. Ripartiti, scoprono che qualcuno ha provveduto a tagliare i tubi del liquido dei freni, e solo un testacoda li salva da un burrone.

Possibile che le istituzioni al servizio del cittadino siano così evasive? 
A quanto pare il Ministero degli Interni non è disponibile a trattare il tema, né sui guai combinati dalle armi da caccia la Polizia di Stato sa fornire alcun dato, informazione, commento. E dire che varie cronache riferiscono persino fenomeni di ricettazione di questi strumenti.
"Papà è morto alle 10.40, noi però siamo stati avvisati dai carabinieri alle 14.10, quando la notizia già circolava su internet; non abbiamo visto nemmeno un verbale" racconta Antonio Pulicicchio, figlio del cercatore di funghi ucciso a Soveria Mannelli. "A chi ha sparato pare fosse stato sospeso il patentino, si era unito lo stesso a una battuta al cinghiale e un amico medico gli ha prestato la carabina. Ha centrato mio padre da dieci metri. A causa dei cinghialai, squadre di rambo che si muovono anche in cinquanta, da queste parti la gente ha paura a uscire di casa."

Luciano Cerutti invece viene stroncato a 56 anni in Val di Cadore, novembre 2005, da un selecacciatore, autorizzato ai cosiddetti abbattimenti di selezione fuori stagione. Femmine sterili, esemplari malati che verrebbero individuati a colpo sicuro, anche se per i requisiti minimi stabiliti dal Ministero della Salute con decreto 28/IV/1998 può rinnovare il porto d'armi chi veda con un solo occhio e abbia 8/10 di acutezza corretti da lenti e occhiali, chi decifri fonemi a non meno di sei metri di distanza pure per mezzo di impianti acustici (sotto questa soglia, ci si può consolare con la caccia in appostamento); nessuna prescrizione contro l'impossibilità di deambulare, mentre in caso di minorazioni agli arti superiori si può ricorrere alle protesi.

"Mio marito era salito alla sua piccola baita, bruciava ramaglie, l'uomo gli ha sparato da 55 metri. Non c'era nebbia, il fucile era dotato di binocolo; cercava un cervo e ha centrato Luciano al cuore" racconta la vedova Marcella Del Longo. "Non ha mai detto nemmeno 'mi dispiace'. Ho due figli, il più piccolo ha perso il padre che adorava a tredici anni. Oggi a quell'uomo vorrei chiedere: cos'ha visto, quella mattina? Non mi risulta che mio marito avesse orecchie a punta, lunghe corna . Alcuni cacciatori hanno avuto il coraggio di chiedermi com'era vestito, come se bisognasse andare in giro a palle e strisce per non finire ammazzati."

venerdì 2 novembre 2012

Pisa: cacciatore trascina il suo cane legato all'auto per tre km

Ha trascinato il cane per chilometri, legato al gancio posteriore della sua vecchia Panda fin dentro il paese. La povera bestiola lasciava per strada una scia di sangue e ora è in gravissime condizioni. Ecco la scena orribile vista da diversi testimoni, ieri mattina, a San Miniato, in provincia di Pisa, fino in via Dalmazia, dove abita l'anziano cacciatore, impiegato in pensione, proprietario di quel cane e di altri della stessa razza che usa per la caccia al cinghiale. Gli agenti della polizia municipale, avvertiti dai cittadini sotto choc, lo hanno rintracciato seguendo a ritroso quella scia di sangue. 
Leonardo Rimicci, titolare di una concessionaria, ha raccontato a La Nazione: "Una scena tremenda. Nemmeno nei film dell'orrore ho mai visto una cosa del genere. Stavo parlando con un cliente quando è passata quest'auto, con la bauliera aperta e il cane legato per il collo, trascinato dietro. Ho gridato al conducente di fermarsi ma quello sembrava non accorgersi di niente, così sono salito in auto e l'ho seguito fin sotto casa. È un settantenne che porta l'apparecchio acustico. Ha detto che si era dimenticato del cane legato dietro e si è reso conto di quel che aveva fatto soltanto quando si è fermato davanti a casa. Ha chiamato il veterinario, il povero cane era ancora vivo, ma chissà se riuscirà a cavarsela dopo quel che ha dovuto patire".
I vigili di San Miniato si stanno occupando della vicenda. L'anziano cacciatore rischia il carcere da tre mesi a un anno o la multa da tremila a 15mila euro. E, dopo quest'episodio, ora in paese la gente chiede di controllare come l'uomo tiene anche gli altri cani e se sia ancora idoneo a tenere il porto d'armi.

Lumarzo (GE) - cacciatore abbatte sparviere e viene colto in flagrante dalle guardie venatorie volontarie WWF

Comunicato stampa 1/11/2012 COORDINAMENTO guardie volontarie WWF Liguria

Lumarzo (GE) - cacciatore abbatte sparviere e viene colto in flagrante dalle guardie venatorie volontarie WWF

Un cacciatore genovese di 59 anni è stato colto stamane in flagrante a Lumarzo, dopo che aveva abbattuto un esemplare maschio di Sparviere (specie particolarmente protetta come tutti gli uccelli rapaci), e mentre stava cacciando tordi utilizzando un mezzo di caccia proibito,
costituito da un apparato elettromagnetico che riproduce i canti di alcune specie di volatili.

Due guardie venatorie volontarie del WWF alle ore 8.00 di stamane hanno raggiunto un'area boschiva in loc. Scagge, a Lumarzo.
Nei pressi di un appostamento fisso di caccia (non registrato alla Provincia) hanno controllato un cacciatore che ha maldestramente quanto inutilmente cercato di disfarsi del richiamo elettroacustico proibito che riproduceva il canto dei tordi, lanciandolo tra i rovi.
Ad un più attento controllo è risultato anche che il cacciatore deteneva un esemplare di Sparviere appena abbattuto e ancora caldo.

La persona interessata è stata denunciata alla Procura della Repubblica di Chiavari per i reati di:
- abbattimento di specie particolarmente protetta
- caccia con uso di mezzi non consentiti
In caso di condanna rischia la sospensione della licenza di porto di fucile da uno a tre anni oltre ad una pena dell'arresto di alcuni mesi, però convertibile un un'ammenda penale (sempre di competenza del Tribunale) di circa 1500 euro.

La Polizia Provinciale di Genova, di cui è stata richiesta la collaborazione, ha provveduto con un proprio ufficiale al sequestro del fucile sovrapposto utilizzato per gli atti di bracconaggio e del registratore.

Un ferimento di sparviere è avvenuto la scorsa settimana a Pieve Ligure, ma l'autore risulta ancora ignoto.