domenica 27 settembre 2015

Osimo (AN): un cacciatore spara vicino la casa di una famiglia: il cane ferito non è operabile

Ora Queena, questo il nome del cane ferito, si trova sotto le cure del veterinario senza riuscire a deambulare con le zampe posteriori. Nel suo corpo, dalla coda fino al collo, ci sono centinaia di piccolissimi pallini di piombo che hanno lacerato muscoli e organi

Accompagnano il figlio a prendere l’autobus per andare a scuola e quando rientrano trovano il loro cane davanti al cancello di casa, a terra, sofferente, ferito nella parte posteriore da uno, forse due colpi di fucile a piombini. A pochi metri da lì c'è un cacciatore che, in un attimo, richiama il suo segugio e se ne va. Ci sarebbero pochi dubbi su quanto accaduto sabato mattina intorno alle 7:00 al cane di Alessandro Maria Fucili, mediatore familiare di 50 anni, residente insieme allamoglie Gemma e al figlio nelle campagne di San Biagio d’Osimo. Queena, il loro pastore tedesco femmina di 9 anni, é stata colpita e a sparare sarebbe stato un cacciatore, notato proprio da Gemma a nemmeno 10 metri di distanza dall’ingresso della loro proprietà, mentre scopriva il suo animale ferito.

Ora Queena si trova sotto le cure del veterinario senza riuscire a deambulare con le zampe posteriori. Nel suo corpo, dalla coda fino al collo, ci sono centinaia di piccolissimi pallini di piombo che hanno lacerato muscoli e organi. Non è operabile e il veterinario sta adottando una terapia contenitiva. Ma nel frattempo il 50enne di Osimo ha denunciato tutto al Corpo Forestale dello Stato con la speranza che venga identificato il responsabile: «Che Queena sia volta alla morte è ormai sicuro - spiega sconsolato Fucili - Ma la cosa più inquietante è che sia successo a due passi dalla mia proprietà perché noi abbiamo una produzione di Goji che è simile ad una vigna, per cui è evidente che il cacciatore non solo ha sparato a ridosso di casa, ma anche nella stessa direzione. Voglio sapere chi è stato perché una persona così, che spara ad un animale nei pressi di una casa e se ne va come se nulla fosse, magari facendo anche l’insofferente, è pericolosa. Voglio dire che ci sono cacciatori responsabili, ma anche cacciatori palesemente pericolosi e visto che non è la prima volta che succede una cosa del genere, questa volta vado fino in fondo». 

Sì, perché alcuni anni fa era successa una cosa simile ad un altro pastore tedesco della famiglia osimana. Erano in giardino quando videro un cane da caccia correre in contro al loro, poi lo sparo e anche in quell’occasione c’era un anziano cacciatore che imbraciava il fucile, ma quella volta il cane fu più fortunato perché i piombini gli forarono le orecchie.


giovedì 24 settembre 2015

Imperia. Primo giorno di caccia al cinghiale: un lettore "Ci siamo trovati i cacciatori sulla pista di Mtb!"

Un nostro lettore di Imperia, Giovanni, ci ha scritto per segnalare la presenza di cacciatori, ieri in una zona dedicata alla mountain bike:

“E’ stata inaugurata ieri la nuova stagione della caccia al cinghiale e devo dire che siamo già messi bene. Splendida giornata di sole, partiamo con amici con destinazione circuito mtb ‘Oasi Park’ di Diano Marina. E' un percorso che resta sempre tracciato, pulito e segnalato con le apposite paline indicatrici per cui non possono esistere dubbi sul suo utilizzo. Incontriamo un gruppo di ragazzi all'inizio del giro che sta probabilmente frequentando un corso di questa disciplina, persone che dal camping ancora molto affollato portano i cani a passeggio o, a loro volta, fanno trekking o passeggiate nella zona. Imbocchiamo il sentiero destinato a noi e con nostra sorpresa cosa incontriamo? Sparsa lungo il sentiero una ‘squadra’ di cinghialisti con le carabine chi a spalla e chi impugnate che è impegnata in una battuta. Le giuro che non credevamo ai nostri occhi. Ma come è possibile? Quella zona è nel centro del circuito, a non più di 300 metri in linea d'aria da un campeggio e più o meno altrettanti se non meno dall'autostrada dei fiori. Ma possibile che vengano concesse le autorizzazioni a cacciare i cinghiali praticamente nel centro di una zona completamente a sfruttamento turistico? Uno dei cacciatori vedendoci arrivare ci ha pure ‘consigliato’ di tornare indietro perché era in corso una battuta. Ma ci rendiamo conto? Noi abbiamo proseguito per la nostra strada e nel corso del giro abbiamo sentito chiaramente almeno 6 o 7 spari. Personalmente ritengo utile il ‘lavoro’ dei cacciatori anche perché senza di loro ci ritroveremmo in poco tempo a vederci razzolare i cinghiali davanti alle porte di casa, ma una volta i cacciatori percorrevano decine di km. nell'entroterra per andare a caccia e ora ci ritroviamo loro sulle porte di casa. Oggi, primo giorno di caccia, si conta già la prima vittima nel cremonese. Vogliamo regolamentare come si deve questa attività o preferiamo aspettare la tragedia (e non sarebbe nemmeno la prima) anche dalle nostre parti?”

mercoledì 23 settembre 2015

San Vito Chietino (Ch), ciclista rischia di essere impallinato

Quarantenne racconta: «Ero in bici nei campi quando due proiettili mi hanno sfiorato la testa. Sono vivo per miracolo» 

 


LANCIANO. «Avevo la testa e il corpo chinati sull’avantreno della mountain bike perché stavo procedendo in salita, ed è stata la mia salvezza. Se fossi stato semplicemente seduto, sarei stato colpito dal proiettile che mi ha sfiorato la testa o da quello che ha colpito un albero poco distante da me. Non ho mai provato tanto terrore e tanta rabbia». Ha rischiato di essere ucciso dai colpi sparati da dei fucili di alcuni cacciatori, C.G., 40enne di Lanciano mentre con la mountain bike percorreva la salita che da contrada Cesa porta a Rapanice, nel territorio di San Vito. Una passeggiata in bici che ha rischiato di trasformarsi in tragedia.

«Ero quasi alla fine della salita in una zona che è coperta da vigneti, alberi, e appena ho sentito il proiettile sfiorarmi la testa mi sono buttato a terra», ricorda l’uomo, «riconoscono bene proiettili, pallini, fucili e armi in genere perché da anni vado al poligono e quelli erano proiettili, sparati da dei cacciatori, a dir poco imprudenti. A conferma che si trattava di cacciatori c’è il piccolo capriolo che mi è passato accanto zigzagando e il beagle che lo inseguiva. Ho gridato più volte di non sparare, per richiamare la loro attenzione e nello stesso tempo ho avvertito il 112».

I carabinieri di Lanciano hanno deviato la chiamata verso Ortona e sono intervenuti sul posto i militari di San Vito. Gli uomini dell’Arma hanno fatto dei controlli nella zona e fermato anche tre cacciatori che avevano fucili e brevetti in regola. «A parte che è proibito cacciare caprioli e i cacciatori che mi hanno sparato addosso lo stavano facendo», aggiunge C.G., «quello che mi preme sottolineare è che quella zona, quei sentieri sotto il viadotto Cesa, sono frequentati. Ci passano persone in mountain bike come me, o altri che vanno a cavallo, a piedi. Non possiamo rischiare la vita per fare una passeggiata. Certo, è zona di caccia, ma non si può sparare senza rendersi conto di poter ferire qualcuno. E di incidenti di caccia di questo genere ce ne sono a iosa». L’ultimo proprio domenica nella campagna di Casalincontrada. Un cacciatore nello sparare a un fagiano ha preso di striscio l’occhio di un uomo di 50 anni che stava passeggiando tranquillamente sul suo terreno.

Poco più su del viadotto Cesa, dove il 40eenne ha rischiato di essere colpito dai proiettili, un anno mezzo fa morì un ex assessore del Comune di Treglio, durante una battuta di caccia al cinghiale. «Non voglio aprire polemiche contro o pro la caccia», chiude C.G., «invito solo le persone che frequentano la zona a fare attenzione: io ho rischiato la morte».

Fonte: ilcentro.it del 23 settembre 2015

Casalincontrada (Ch), spara al fagiano, ferisce un agricoltore

Il pallino ha preso di striscio l’occhio di un 50enne che passeggiava nel suo terreno. L’uomo è in ospedale 
 


CASALINCONTRADA. Il cacciatore spara a un fagiano, ma un pallino prende di striscio l’occhio di un uomo di 50 anni che stava passeggiando tranquillamente sul suo terreno. L’incidente di caccia è avvenuto domenica mattina nella campagna di Casalincontrada e avrebbe potuto avere conseguenze ben più gravi. Se il raggio di azione del proiettile si fosse spostato qualche centimetro più in là avrebbe preso in pieno l’occhio di F.P., agricoltore cinquantenne originario del paese. Attualmente il ferito è ricoverato nel reparto di Oculistica del policlinico teatino. È sotto osservazione anche se i medici hanno escluso la possibilità che il pallino possa aver leso in modo grave il bulbo oculare. La prognosi è di 10 giorni,

Domenica mattina F.P. si è recato come fa di solito nel suo appezzamento di terra nella periferia di Casalincontrada. Una passeggiata salutare intrapresa anche per programmare alcuni lavori stagionali.

Mentre l’uomo stava osservando le sue colture è stato raggiunto dal pallino vagante che lo ha colpito di striscio al di sopra dello zigomo, a pochi centimetri dall’occhio. Un dolore improvviso e poi il sangue che cola sulla guancia. Il grido di F.P. ha richiamato subito l’attenzione del cacciatore che si è precipitato a soccorrere il ferito. In un primo momento l’agricoltore non si è reso conto di essere stato colpito da un fucile, una volta realizzata la natura dell’incidente la paura di quanto accaduto è stata ancora più grande. Sul posto è arrivata l’ambulanza del 118 che ha trasportato il cinquantenne al pronto soccorso dell’ospedale di Colle dell’Ara. Il ferito è stato subito trasferito nel reparto di urgenza oculistica dove è stato sottoposto alle necessarie indagini diagnostiche. Il colpo, fortunatamente, ha preso solo di striscio l’occhio, ma trattandosi di un organo delicato i medici hanno ritenuto necessario il ricovero per monitorare l’evoluzione delle lesioni riportate. Sul luogo dell’incidente anche i carabinieri della locale stazione che hanno aperto un fascicolo sull’accaduto. Il cacciatore distratto dovrà rispondere di lesioni gravi. (y.f.)

Fonte: ilcentro.it del 22 settembre 2015

lunedì 21 settembre 2015

Caccia, apertura tragica a Cremona: spara a un fagiano, ma uccide il fratello

L'incidente ad Agnadello, l'uomo, 74 anni, è stato colpito in pieno petto. Ferito a un occhio da un pallino anche un giovane che faceva parte del gruppo. Vicino Lodi, un 80enne spara all'amico che rischia la vista

La stagione venatoria si è aperta in Lombardia con una tragedia. Nel Cremonese un cacciatore ha sparato per colpire un fagiano ma ha ucciso il fratello. Luigi Agosti, 74 anni, è morto, secondo una prima ricostruzione, a causa di un incidente avvenuto nelle prime ore del mattino in aperta campagna, ad Agnadello, in provincia di Cremona, vicino alla strada bassa per Rivolta d'Adda.

Agosti si trovava a caccia con il fratello Fiorenzo (65 anni). Quando un fagiano si è alzato in volo Fiorenzo ha sparato centrando in pieno petto il fratello. Quest'ultimo stava camminando lungo una strada sterrata (vicino a un'azienda agricola non lontano dalla zona industriale) mentre Luigi era in mezzo a un campo. Improvvisamente un fagiano si è alzato in volo e Fiorenzo ha sparato centrando in pieno petto il fratello. Il 74enne è morto sul colpo.

E' rimasto ferito a un occhio da un pallino anche un giovane che si trovava a caccia con i due fratelli. Le sue condizioni non sarebbero gravi. Sul posto sono intervenuti, per i rilievi e per ricostruire la dinamica dell'accaduto, i carabinieri di Rivolta d'Adda e la polizia provinciale.

Ma non è stato l'unico incidente della giornata, perché un uomo di 73 anni di San Colombano al Lambro, in provincia di Milano, è stato colpito da una rosa di pallini esplosa da un cacciatore suo conoscente di 80 che ancora aveva il porto d'armi. E' accaduto al confine con il lodigiano. I due avevano pranzato insieme in un capanno in collina e, finito il pranzo, si sono spostati nei vigneti adiacenti dove il 80enne ha avvistato un fagiano. L'uomo ha sparato ma ha colpito l'altro alla spalla destra e al volto, vicino all'occhio destro, e i medici lo hanno operato per cercare di salvargli la vista

domenica 13 settembre 2015

Cologna (Te), 44enne lavora nei campi e viene colpito da un cacciatore

ph cityrumors.it
Cologna. Colpito da un pallino da caccia mentre lavora alla vigna. E’ accaduto qualche giorno fa ad un 44enne, G.R., che è dovuto correre al pronto soccorso dell’ospedale di Giulianova con una ferita all’addome.

L’uomo stava lavorando nel suo campo, in contrada San Salvatore a Cologna, quando è stato raggiunto da un pallino da caccia che è riuscito poco dopo ad estrarre da solo.

In un primo momento, il 44enne aveva creduto di essere stata punto da una vespa. Poi ha visto il fianco sinistro sanguinare, ha estratto il pallino e si è recato in pronto soccorso. I medici gli hanno dato una prognosi di 5 giorni.

Sull’episodio stanno indagando i carabinieri di Giulianova, anche considerato che, nella zona dove è avvenuto il fatto, vige il divieto di caccia, anche per la presenza di diverse abitazioni.

Verona – Gatto impallinato e finito a calci. Maxi sequestro di fucili da caccia

Le indagini del Corpo Forestale dello Stato. Un uomo denunciato

GEAPRESS – E’ stato il personale del Comando Provinciale di Verona a rintracciare il presunto uccisore del gatto, trovato di recente esanime in una località della provincia.

L’uomo, secondo la Forestale, avrebbe sparato all’animale con un fucile ad aria compressa. Una volta ferito lo avrebbe poi finito a calci. Una storia squallida, ricorda sempre la Forestale, che aveva colpito molto l’opinione pubblica.

Le indagini del Corpo Forestale dello Stato avevano comportato il sequestro del cadavere. Attraverso ulteriori accertamenti si era così risaliti all’identità di un anziano. Al soggetto sono stati sequestrati il fucile col quale si presume aveva sparato, 6 fucili da caccia calibro 12, 3 canne di riserva, 72 cartucce e 6 a palla non denunciate.

L’indagato pare fosse stato infastidito dal gatto che disturbava le gabbie con i suoi canarini.

L’uomo è stato denunciato a piede libero per i reati di maltrattamento e uccisione di animali oltre a violazioni delle norme inerenti il possesso e la detenzione delle armi.

Latina. Caccia specie vietate, due denunce

Caccia specie vietate, due denunce
Caccia specie vietate, due denunce
E' accaduto a Latina lungo la Migliara 51. La polizia stradale intervenuta dopo aver notato un gruppo di cacciatori discutere con Guardie Giurate Venatorie volontarie


Avevano cacciato specie vietate, scoperti sono stati denunciati. E’ quanto accaduto nei giorni scorsi a Latina lungo la Migliara 51 dove è intervenuta la polizia stradale dopo aver notato un gruppo di uomini vestiti da caccia che discutevano con due Guardie Giurate Venatorie volontarie in divisa. Effettuando un controllo è stato accertato che i “cacciatori” avevano nel loro carniere 10 v tortore, non inserite nelle specie cacciabili del calendario venatorio. Recuperati i poveri animali i fucili da caccia utilizzati sono stati sequestrate mentre sono stati denunciati due cacciatori peraltro provvisti di regolare licenza



Conza (Avellino), cacciatore nascondeva pallettoni per cinghiali

I Carabinieri della Stazione di Sant’Andrea di Conza hanno denunciato in stato di libertà un uomo originario del napoletano con l'accusa di bracconaggio. I fatti sono stati accertati a seguito di un servizio svolto nelle contrade del comune di Conza della Campania mirato principalmente all’accertamento di attività di bracconaggio nonché a tutela degli stessi cacciatori e del patrimonio faunistico della zona.
I militari hanno controllato un fuoristrada guidato da un 40enne in tenuta da caccia. A seguito di perquisizione sono state rinvenute nella disponibilità dell’uomo, diverse cartucce del tipo “palla unica” , non denunciate. Tale munizionamento viene utilizzato soprattutto per la caccia al cinghiale, vietata in questo periodo dell’anno.
Alla luce di quanto accertato, il 40enne è stato deferito in stato di libertà alla Procura della Repubblica di Avellino, ritenuto responsabile del reato di detenzione abusiva di munizioni. Le cartucce, illegalmente detenute, sono state sottoposte a sequestro.

Castelvetrano (Trapani), incidente di caccia: un giovane rischia di perdere un occhio

Castelvetrano. Un giovane rischia di perdere l'occhio sinistro.Nicola Signorello 26 anni, figlio dell'ex giocatore della Folgore Vito Signorello, era andato con un suo amico ad una battuta di caccia a conigli come accompagnatore in contrada Favata.

Nicola ad un certo punto si è allontanato una ottantina di metri dall'amico, vedendo muoversi qualcosa tra i cespugli ha sparato con il suo fucile, pensando ad un coniglio. Purtroppo per sfortuna, un pallino esploso dal fucile, è rimbalzato su una pietra andandosi a conficcare nell'occhio sinistro di Nicola Signorello danneggiando la retina. Immediati i soccorsi e la corsa verso l’ospedale di Trapani dove l'equipe diretta dal dottore Federico Cucco, dice il genitore: «ha fatto veramente un lavoro egregio che deve farci sperare». Adesso c'è da attendere l’evoluzione della guarigione.

Massa. Imprenditrice agricola denuncia: "Io, assediata dai cacciatori"

MASSA. Lei è bio per vocazione e professione; vegana, di sinistra, amante degli animali. Loro sono armati, a volte irrispettosi dei terreni altrui, non necessariamente di destra (anzi), anch’essi amanti degli animali. Impallinati, però. Tra loro, la guerra è inevitabile.
Daniela Fini, titolare con il marito della azienda agricola “I frutti di Filippo” con serre e coltivazioni a Canevara e a Tendola di Fosdinovo la guerra ai cacciatori l’ha dichiarata da tempo. Si sente assediata e reagisce. Una guerra (metaforica) di trincea e anche preventiva. «Ogni anno è la stessa storia: i cacciatori entrano nei miei terreni, scavalcano le recinzioni, una volta ho trovato anche uno squarcio, e sparano. Qualcuno si mangia anche i frutti, calpesta senza badare alle sementi e le piante messe sul terreno, fa come fosse a casa sua. Una violazione sistematica della proprietà privata, che resta impunita», accusa la signora Fini.
Gli obiettiamo che i cacciatori hanno diritto a entrare nei campi di proprietà, glielo consente la legge: l’articolo 842 del codice civile riconosce alle doppiette il libero ingresso nei terreni privati senza dover chiedere il consenso ai legittimi proprietari o ai conduttori. «Sì, ma non nei fondi chiusi come il nostro – ribatte ferratissima la Fini –: la legge 157 del 1992 che regolamenta la caccia dice che un fondo chiuso all’attività venatoria debba essere recintato con una rete o un muro di altezza minima di un metro e venti centimetri, oppure debba essere delimitato da un corso d’acqua largo almeno tre metri e profondo non meno di un metro e cinquanta. Prevede inoltre che siano apposte tabelle in cui si evinca la presenza di un fondo chiuso ed il relativo divieto di caccia. Ebbene, io ho recinzioni alte 1,5 metri e cartelli in quantità. Però i cacciatori entrano lo stesso».
L’abolizione dell’articolo 842 del codice civile è uno dei primi obiettivi per cui si battono tutte le associazioni anti caccia, dalla Lipu alla Lav alla Lac. «Sono d’accordo, quella legge è ingiusta. Per una semplice ragione: non è uguale per tutti. Cioè, se io entro in un terreno privato per raccogliere funghi, commetto un reato di violazione di proprietà privata e il titolare mi può denunciare. Se entra un cacciatore, non gli si può dire nulla», dice infervorata la signora Fini.
Nel caso dei suoi terreni, comunque, la legge del libero accesso non vale. «Ma i cacciatori entrano lo stesso. L’ho segnalato più volte alla Polizia provinciale ma il problema resta». Per non dire delle battute al cinghiale. «Quando si apre la caccia agli ungulati, i monti si riempiono di Suv, fuoristrada e jeep che entrano nei sentieri, invadono i campi lasciando solchi profondi. Gira gente armata di fucili e mitragliette che mettono paura. Vi sembra giusto che uno vada nel bosco a cercare funghi o a fare fotografie e rischi di essere persa a pallettoni da questi cacciatori? Di fatto, in quei periodi è vietato entrare nei boschi, diventa una cosa pericolosissima, mentre i cacciatori spadroneggiano».
Nella passione con cui l’imprenditrice agricola denuncia i danni e le presunte illegittimità delle doppiette si coglie una sfumatura diciamo ideologica. Ma ci sono anche ragioni di tipo economico a sostenere il suo j’accuse. «Ci sono cacciatori che calpestano le nostre coltivazioni, dove crescono zucche, fagioli, la cipolla massese, oppure staccano dagli alberi le mele rotelle che abbiamo fatto rinascere in questa zona. Non danni gravissimi, però sempre di un danno alla mia attività si tratta. Oltretutto violando una proprietà privata».
In questi giorni, a cura della Cct, Confederazione cacciatori toscani, sono apparsi in città grandi cartelloni che dicono: “Caccia impegno e passione; dai cacciatori toscani 400.000 ore di volontariato per fauna e ambiente”, per ricordare l’impegno del mondo venatorio in difesa del territorio. «Una bugia, non sono certo le doppiette a difendere l’ambiente», replica secca la Daniela Fini. Qualcun’altro, invece – qualcuno a cui quel cartello non piace, è evidente, ha pensato bene invece di appiccicare al manifesto una foglio con su sctitto: censurato per crudeltà. La guerra attorno alla caccia si combatte anche così.. Intanto, i primi colpi di fucile già risuonano nelle campagne con la pre-apertura della caccia. Si spara allo storno, ritenuto una specie dannosa alle coltivazioni agricole. Poi si entrerà nella “vera” stagione venatoria.

giovedì 10 settembre 2015

Mestre: "I cacciatori sparano a ridosso delle nostre case"

La protesta in via Gobbi, municipalità di Mestre Centro: "Non ne possiamo più"

MESTRE. «È ora di farla finita con la caccia in determinate zone, non se ne può più», sbotta il presidente della Municipalità Mestre Centro, Vincenzo Conte, arrabbiato come i suoi cittadini con i cacciatori che hanno scorrazzato nella zona a ridosso del Taliercio, tra il palazzetto dello sport e via Gobbi, dove ci sono i campi ma ci sono tre zone urbanizzate di recente, compresa l’area delle nuove abitazioni di via Mandricardo.

«I cacciatori vengono e sparano a ridosso delle case, anche l’anno scorso ho dovuto chiamare vigili e polizia provinciale, ma i cacciatori sono recidivi», prosegue Conte. «Con la scusa che ci sono appezzamenti di verde è oramai pieno di lepri, fagiani, lungo il canale che serve per smaltire le acque ci sono le ochette e grazie ad un’area di 35mila metri quadri che verrà attrezzata, la fauna si è moltiplicata e la gente ci tiene. Ho chiesto all’amministrazione comunale che mettesse dei cartelli con il divieto di caccia, ma mi è stato risposto come al solito che non si può, che la competenza non è del Comune, che è della Provincia, della Regione e così via, la solita storia dalla quale non si esce. Tra l’altro oramai qui la gente ha i fischietti e non appena vede cani da caccia, inizia a fischiare per far fuggire la selvaggine e salvare gli animali. Possibile?».

Insomma, Mestre si sta ripopolando di uccelli, selvaggina, ma non solo: perché non preservarla? C’è poi chi ha segnalato il pericolo lungo le strade. «Le bestie fuggono per salvarsi dai cacciatori e dai cani caccia e finiscono in mezzo alla strada attraversando campi e boschi, venendo investite dalle auto con il rischio di provocare incidenti stradali», dice un residente. «Tutto questo perché? Per la soddisfazione di uccidere un pavone, una lepre, un fagiano o un’ochetta o un’anatra?».

domenica 6 settembre 2015

Lucca. Un istrice e una testa di capriolo nel frigorifero: denunciato un cacciatore

I carabinieri di Camporgiano hanno effettuato dei controlli nella casa di un 60enne del posto: numerose le irregolarità rilevate

CAMPORGIANO. Armi non denunciate e una testa di capriolo (animale protetto) nel frigorifero. I carabinieri di Camporgiano, nell’ambito dei controlli ai detentori di armi, hanno denunciato un 60enne del luogo per numerose violazioni alle leggi sulla detenzione delle armi e sulla caccia.

Nel corso di un controllo alla sua abitazione è emerso che l’uomo non era più in possesso di una canna da fucile denunciata presso la stazione e che aveva acquistato dal fratello una doppietta senza farne alcuna comunicazione all’autorità di pubblica sicurezza. Dai controlli, inoltre, i militari hanno rinvenuto nell’abitazione cartucce di calibro diverso da quello delle armi denunciate e, quindi, illecitamente detenute.
Palesi, poi, altre violazioni circa la custodia delle armi: due fucili sono stati trovati all’interno dell’autovettura parcheggiata all’esterno dell’abitazione mentre altre armi erano custodite in un armadio privo di serratura.

All’uomo sono state anche contestate violazioni delle leggi sull’attività venatoria: nel congelatore conservava una carcassa di istrice decapitata e scuoiata ed una testa di capriolo. Entrambe le specieconsiderate fauna selvatica protetta e delle quali è vietata la caccia.
La doppietta è stata posta sotto sequestro e le altre armi sono state ritirate. L’uomo, poi, è stato proposto per un provvedimento di divieto di detenzione di armi e munizioni.

venerdì 4 settembre 2015

Reggio Emilia. Caccia tortore dal collare orientale: denunciato

Sorpreso dalla Forestale vicino a Cadelbosco Sopra, la specie non è cacciabile

REGGIO EMILIA-CADELBOSCO SOPRA. In tutta l’Emilia-Romagna, è giornata di preapertura della caccia, una anticipazione limitata ad alcune forme di attività venatoria relative a poche specie di uccelli, rispetto alla apertura generale vera e propria prevista per domenica 20 settembre.

Il personale della Polizia provinciale è stato comunque impegnato nel controllo dei pochi cacciatori presenti sul territorio, concentrati specialmente in prossimità di campi coltivati a girasole che attirano le tortore selvatiche, specie regina tra quelle bersaglio di questo appuntamento venatorio. Al personale provinciale si sono affiancate anche varie guardie ecologiche e venatorie volontarie.

Ed è proprio grazie alla segnalazione di una pattuglia di Guardie ecologiche volontarie del raggruppamento di Reggio Emilia che è stato individuato un cacciatore irrispettoso delle regole in località Argine di Cadelbosco Sopra. L’uomo, un modenese di 42 anni, stava infatti cacciando col fucile in un capanno mimetico, utilizzando richiami per le tortore.

Nei dintorni del capanno, però, oltre ad alcune tortore selvatiche di cui è appunto lecito l'abbattimento, gli agenti, dopo minuziose ricerche, hanno però scoperto tra la vegetazione anche le carcasse di tortore dal collare orientale, specie non cacciabile, e di colombacci, specie per la quale la caccia aprirà solo dalla terza domenica di settembre. Gli agenti della Polizia provinciale hanno quindi proceduto al sequestro degli uccelli, del fucile e delle munizioni e provvederanno a segnalare all'autorità giudiziaria il cacciatore modenese.

Fonte: gazzettadireggio.it del 03 settembre 2015

giovedì 3 settembre 2015

Rieti: pre-apertura stagione venatoria, sequestrati fucili ed avifauna protetta

Gli Agenti del Corpo Forestale dello Stato, come preannunciato hanno posto in essere i controlli di rito legati alla pre apertura della caccia dislocando su tutto il territorio provinciale pattuglie composte dai Comandi Stazione che orbitano sul territorio.


L’attività è stata particolarmente intensa in agro del Comune di Rieti ed ha riguardato la” Piana Reatina” e i” Piani di Poggio Fidoni”, dove la presenza dei “Seguaci di Diana” era particolarmente alta, stante la presenza di campi coltivati girasole e vaste aree a “stoppie”, laddove era stato raccolto il grano. Durante l’attività di controllo le pattuglie coordinate dagli Ispettori Roberto Fofi e Maurizio Alisciani, hanno posto sotto sequestrato cinque fucili (4 semiautomatici e una doppiette) ad altrettanti cacciatori, oltre alle relative munizioni. I sequestri sono scattati a seguito di abbattimento di fauna protetta (Tortora dal collare) e non consentita (Colombaccio). Infatti è da precisare che mentre il Colombaccio sarà cacciabile dal primo ottobre, come previsto dal calendario venatorio 2015/2016, la Tortora dal collare è specie protetta e quindi mai cacciabile. Ovviamente anche l’avifauna illecitamente abbattuta, costituita da cinque Colombacci e due Tortore dal collare, è stata posta sotto sequestro.

Gli incauiti cacciatori, provenienti dalla provincia di Rieti, sono stati deferiti alla Procura della repubblica per violazione alla Legge sulla caccia (n.157/1992)avendo abbattuto specie protette e specie al momento non cacciabili.

I controlli hanno avuto luogo durante tutta la giornata e hanno riguardato centinai di cacciatori, risultati in regola sia con le licenze di caccia che con gli abbattimenti di specie consentite.

Il servizio di prevenzione e repressione in applicazione delle normative sulla caccia verrà replicato anche domenica 6 settembre in occasione del secondo giorno di pre apertura.

Perugia. Cacciatori senza rispetto, sanzionati in dieci: sparavano troppo vicino alle case

Cacciatori senza rispetto, sanzionati in dieci: sparavano troppo vicino alle case

Nonostante la prima giornata di caccia in Umbria si è aperta con la tragedia della morte di un uomo di 67 anni a causa di un malore, non si sono fortunatamente registrati incidenti, grazie anche ai controlli serrati degli agenti della polizia provinciale.

Si registra un sensibile calo delle doppiette in azione negli otto comprensori della Provincia tranne che nello Spoletino dove l'afflusso è stato in linea con quello degli gli anni scorsi. Sono state 14 le pattuglie che ieri mattina hanno effettuato 219 controlli ed elevato 14 sanzioni amministrative legate prevalentemente alla mancata osservanza delle distanze di sicurezza tra un cacciatore e l'altro o dai luoghi abitati.

giovedì 25 giugno 2015

Ibis abbattuti: cacciatore a processo e l'Europa chiede giustizia

La Commissione europea chiede giustizia per i due Ibis eremita uccisi da un cacciatore nel 2012 mentre volavano nei cieli di San Vincenzo in provincia di Livorno.

Lo fa con una lettera inviata da Anne Burrill, vice responsabile dell' Unità LIFE+ alla Direzione Generale ambiente della Commissione europea al gruppo di ricercatori Waldrappteam che, grazie al progetto LIFE+ “Reason for Hope” cofinanziato dall’Ue e sostenuto in Italia dal Parco Natura Viva di Bussolengo, sta tentando di reintrodurre in natura (con unaparticolare migrazione guidata di cui abbiamo più volte parlato su questo blog) questo uccello leggendario estinto in Europa da quattrocento anni.

“La nostra Unità – scrive Anne Burrill - è stata informata che un tribunale Italiano ha iniziato un processo a carico di un cacciatore italiano che ha ucciso due Ibis eremita. La Commissione è profondamente preoccupata che il bracconaggio in Italia possa inficiare gli obiettivied i risultati del vostro progetto LIFE+”.

Si terrà infatti domattina, 19 giugno, la seconda udienza del processo contro il cacciatore accusato di aver abbattuto i due esemplari di Ibis eremita. A.M, classe 1972, è l’unico imputato per aver commesso il fatto.

L'Europa chiede dunque di conoscere le ripercussioni di questi casi di bracconaggio sulla specie protetta e come l’Italia intenda garantire che non ci saranno più uccisioni nel corso delle prossime migrazioni dalla Germania e Austria all' oasi WWF di Orbetello scelta come luogo di svernamento.

Johannes Fritz, capo-progetto del Waldrappteam, si aspetta "una condanna esemplareper il responsabile delle uccisioni, contro il quale intenteremo anche un processo civile di risarcimento danni considerando il valore degli esemplari uccisi per il progetto. Gli Ibis sono animali molto particolari, assolutamente inconfondibili per il loro aspetto e non è credibile che vengano confusi da un cacciatore con qualsiasi altra specie cacciabile in Italia, meno che mai con i colombacci”.

“Chiediamo alle associazioni venatorie italiane, con le quali abbiamo un ottimo rapporto di cooperazione, di impegnarsi al massimo perché non si registrino altri abbattimenti illegali in futuro. Anche considerando che proprio nella provincia di Livorno si è registrato il maggior numero di casi di bracconaggio: quattro dal 2012”.

Il Waldrappteam, sostenuto in questa causa dalla Lac, Lega per l‘abolizione della caccia e dalla Lav, la Lega anti vivisezione che si sono costituite parte civile, aveva già riportato un successo nella prima udienza del 13 febbraio scorso.

In quel caso la giudice Marina Cirese aveva negato la richiesta della difesa di risolvere il caso con un’oblazione, ritenendo “la particolare gravità del fatto, atteso che i due esemplari abbattuti costituiscono specie particolarmente protette da convenzioni internazionali”.

giovedì 21 maggio 2015

Sant’ Angelo dei Lombardi (AV) – Con il fucile da caccia vuole uccidere i rettili, ma ferisce la moglie

GEAPRESS – Insolito incidente occorso nella serata di ieri a Sant’Angelo dei Lombardi, in provincia di Avellino. Stante quanto riportato dalla Polizia di Stato, un uomo, notati alcuni rettili sotto una catasta di legna, avrebbe imbracciato il fucile da caccia con l’intento di ucciderli.

Il rimbalzo dei pallini, però, finiva per causare ferite alla moglie, colpita ad un braccio, al fianco ed alla mano sinistra.

I fatti, occorsi nei pressi di una casa di campagna, si sono conclusi con il sequestro dell’Arma e la denuncia in stato di libertà alla Procura della Repubblica di Avellino. La Polizia di Stato ha accertato la causa accidentale di quanto successo alla donna.

Quest’ultima, soccorsa dal marito e dal figlio, è stata condotta in ospedale dove, per fortuna, sono state accertate ferite di lieve entità.

Sempre secondo quanto riferito dalla Polizia di Stato, l’uomo avrebbe esploso nei confronti dei rettili, alcuni colpi di arma da fuoco.

domenica 17 maggio 2015

PADOVA – Il cacciatore con le gabbie fai da te. Animali vivi e morti dell’ex selecontrollore

GEAPRESS – I fatti sono avvenuti nella provincia padovana e ad intervenire, dietro segnalazione, è stato il Corpo Forestale dello Stato. Corvidi, come Gazze e Cornacchie, imprigionati nelle gabbie metalliche con appena pochi centimetri quadrati di spazio. I malcapitati volatili dovevano poi servire da esca per catturare altri uccelli appartenenti alla stessa specie.

A finire nei guai è stato un cacciatore che fino al 2014 era autorizzato alla cattura di cosiddetta “selezione”. L’autorizzazione della Provincia era ormai scaduta, ma lui, evidentemente, continuava nel suo proposito.

A seguito della denuncia del Corpo Forestale, dovrà ora rispondere del reato di uccellagione e detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura e produttive di gravi sofferenze. Gli inquirenti, infatti, riferiscono di avere rilevato, negli uccelli utilizzati a fini di richiamo, evidenti alterazioni del piumaggio verosimilmentecausate dei ripetuti urti contro le pareti della gabbia.

Le sorprese, però, non erano ancora finite. Una decina di cornacchie e gazze morte erano state, infatti, disposte in un terreno agricolo recintato destinato presumibilmente ad allevamento di animali da cortile. Tutto quanto rinvenuto, animali morti e vivi, oltre che all’attrezzatura, è stato posto sotto sequestro. I corvidi ancora in vita, al fine di un accertamento delle condizioni di salute e successiva reimmissione in libertà, sono stati affidati alle cure dell’associazione “Il Gheppio”.


Follia a Napoli. Infermiere spara dal balcone: 4 morti e 6 feriti. L'omicida ha l'hobby della caccia e ha sparato dal balcone usando uno dei suoi fucili. Non risultano problemi psichici

di Giuseppe Crimaldi - Melina Chiapparino

Pomeriggio di follia e terrore a Napoli, nel quartiere Secondigliano. Un uomo, Giulio Murolo, 48enne, infermiere dell'ospedale Cardarelli, incensurato,
si è messo a sparare dal balcone di un appartamento in via Napoli dopo aver compiuto una prima strage all'interno del palazzo. Il bilancio drammatico è di 4 morti e 5 feriti.

LE VITTIME - L'uomo ha ucciso in casa con un fucile a pompa il fratello Luigi, 52 anni, e la moglie di lui, Concetta, 51 anni, sul pianerottolo del condominio. Ha freddato anche un vicino intervenuto, un capitano dei vigili urbani di 65 anni, Francesco Bruner. Poi l'infermiere con l'hobby della caccia si è barricato in casa e ha iniziato a sparare dal balcone, contro la gente che passava. Qui purtroppo ha ucciso un uomo di 57 anni che passava con lo scooter, Luigi Cantone. Sono stati colpiti due amici che camminavano insieme in strada, per fortuna in maniera lieve. Poi, anche qui lievemente, un carabiniere e un poliziotto che sono accorsi sul posto sentendo gli spari. Una serie di colpi con un fucile calibro 12 che l'uomo usava per la caccia, sua grande passione, tanto che sembra che avesse in casa un vero e proprio arsenale.

IL RAPTUS - Il raptus sarebbe stato determinato da futili motivi. Secondo alcune testimonianze, lo sparatore avrebbe reagito violentemente per un filo destinato al bucato. 

IL PROFILO - L'uomo ha l'hobby della caccia, e avrebbe sparato usando appunto uno dei suoi fucili, un calibro 12. Sul muro del balcone della palazzina al civico 41 di via Napoli si vedono i fori di uno, forse due proiettili.

L'ASSEDIO - Sul posto squadre di tiratori scelti. La polizia ha tentato di fare irruzione ma l'uomo si era barricato aprendo le bombole del gas. La strada è stata chiusa al traffico. Infine Murolo si è arreso. «Sono disarmato, non sparate, mi arrendo» le sue parole prima di uscire dalla porta di casa. E poi ha mormorato: «Ho fatto una cazzata, ho fatto una cazzata».

LA TELEFONATA DEL 113 - Si è consegnato alla Polizia dopo una lunga conversazione con l'operatore del 113, al quale ha telefonato. «Sono quello che sta facendo il macello a Miano», ha detto Murolo al poliziotto. L' agente ha cercato di trattenerlo al telefono. Sono seguite altre due telefonate di Murolo al 113. In totale, 40' di conversazione con il poliziotto che lo ha convinto a deporre il fucile di caccia ed a consegnarsi dopo essersi sfilato la maglietta per mostrare che non era più armato. A tratti il colloquio è stato concitato: l'uomo ha minacciato anche di fare saltare alcune bombole di gas che aveva in casa. Alla fine Murolo ha aperto la porta e si è consegnato ai poliziotti. Poliziotti e carabinieri lo hanno protetto da alcune decine di persone che volevano linciarlo. «Non ha detto una parola - racconta il questore di Napoli Guido Marino ai giornalisti - e si è chiuso in un mutismo totale. Solo ora sta cominciando a comprendere che cosa ha fatto». Apparentemente Murolo non era sotto effetto di droghe né di alcool, e non risulta che ne facesse uso. «Era freddo, tranquillo quando è uscito - raccontano alcuni testimoni della sparatoria - come se tutto quello che ha fatto fosse stato premeditato da tempo».

NESSUN PROBLEMA PSICHICO - Non ha problemi psichici o malattie pregresse e non è sposato. Giulio Murolo è stato portato in Questura ed è sotto interrogatorio. «Stiamo cercando con grande difficoltà a dare una spiegazione razionale a una vicenda che di razionale non ha niente», ha detto il questore di Napoli Guido Marino in conferenza stampa. Il questore ha tributato gli onori dovuti alle forze dell'ordine, poliziotti e carabinieri «che hanno dato una risposta corale»; fondamentale, ha spiegato, il ruolo dell'operatore del 113 che ha ricevuto la chiamata dell'uomo e il Reparto Volo della polizia che ha individuato l'obiettivo.

IL DOLORE DEL PRESIDENTE DI MUNICIPALITA' - Ha espresso il suo dolore il presidente della Municipalità Angelo Pisani: «Follia e disperazione travolgono le menti umane. Dolore e cordoglio per le vittime innocenti, ma occorre più impegno ed assistenza delle istituzioni per migliorare le condizioni di vita dei cittadini. Abbiamo il dovere morale di riflettere e agire tutti in prima persona, perché queste tragedie dell'emarginazione non si ripetano. Abbraccio ognuno di voi, questo lutto coinvolge tutta la nostra comunità perché è frutto del disagio e della disperazione che ci attanaglia».

L'OMAGGIO DI DE MAGISTRIS ALLE VITTIME - Il sindaco di Napoli Luigi de Magistris si è recato all'ospedale Cardarelli dove è stata allestita la camera mortuaria per Francesco Bruner, l'ufficiale della polizia municipale di Napoli ucciso nella sparatoria a Secondigliano. Il sindaco ha portato il suo cordoglio e la sua vicinanza alla moglie e ai figli del capitano della polizia municipale. Affollata la camera mortuaria per la presenza di familiari e di tanti colleghi vigili urbani di Bruner. De Magistris, lasciato il Cardarelli, si recherà al San Giovanni Bosco dove sono stati portati i feriti.

CALDORO: DRAMMA TERRIBILE - «Quello che è accaduto oggi è un dramma incredibile per le famiglie, per la città di Napoli. Una tragedia che ha scosso tutta la comunità». Lo ha dichiarato il presidente della Regione Campania Stefano Caldoro, che esprime «sincero cordoglio ai familiari delle vittime innocenti e vicinanza a coloro che, in questa tristissima vicenda, sono rimasti feriti e al sindaco della città, Luigi de Magistris».

giovedì 7 maggio 2015

Pessima la reputazione dei cacciatori italiani in Europa. Romania: "Difendiamo l'allodola dai fucili italiani"

Insorgono animalisti, ambientalisti e cittadini romeni contro la possibile approvazione di una nuova legge venatoria all’insegna della deregulation, che consegnerebbe animali e territorio a cacciatori e bracconieri, provenienti in gran parte dall’Italia. “Ma anche dal Libano” spiegano Ovidiu Bufnila, responsabile per la comunicazione della Romanian Ornithological Society/Birdlife, e la biologa Marina Druga: “e’ pieno di agenzie turistiche che organizzano pacchetti di caccia in Romania, non solo agli uccelli ma pure a orsi, linci, gatti selvatici e tante altre specie. Molti dei nostri politici sono cacciatori e al tempo stesso uomini d’affari, è dunque difficile non pensare che lungo questa corsia preferenziale non si prevedano flussi di denaro che dall’Italia o altri paesi finiscano nelle loro tasche”.

Secondo il nuovo disegno normativo romeno “i cacciatori stranieri potranno esercitare il loro passatempo nelle proprietà private anche senza il consenso del proprietario, il periodo di caccia per alcune specie aumenterà di tre mesi, incluso il periodo di accoppiamento e allevamento della prole” spiega Filippo Bamberghi,, coordinatore delle guardie giurate venatorie WWF di Milano e membro del CABS-Committee against birds slaughter. “Porterebbe insomma a una vera carneficina, quando già negli ultimi anni, in Romania, abbiamo assistito a una pressione venatoria intollerabile, soprattutto a danno dell’allodola, con successive modifiche legislative che sembrano concepite a beneficio dei cacciatori italiani. Esiste certo una regia mirata a trasformare il Paese in una grande riserva dedicata a cacciatori e bracconieri delle nostre parti. La caccia all’allodola e ai piccoli uccelli è tra l’altro una pratica sostanzialmente sconosciuta ai romeni, e ancora una volta, purtroppo, esportiamo una pessima abitudine”.

Rispettata e molto amata in Romania, l’allodola è ispiratrice di una celebre aria, Lie, ciocarlie, di George Enescu. Perciò, realizzato un video in cui la bella mezzosoprano Andreea Ilie viene uccisa a colpi di fucile proprio mentre interpreta il brano, la Societatea Ornitologica Romana -Birdlife e l’associazione Natura 2000 Romania hanno lanciato il sito Salveaza ciocarlia, nonché una petizione indirizzata al Parlamento per chiedere che l’indegna legge non sia approvata.

“Abbiamo dinnanzi agli occhi la rapida rarefazione di alcune specie un tempo comuni: allodola, tortora selvatica, quaglia” dice ancora Bamberghi “ mentre la Direttiva Europea sulla conservazione degli uccelli impone di stabilire rigidi criteri di tutela, al fine di garantirne la sopravvivenza. L’attività venatoria deve perciò svolgersi in maniera controllata ed è intollerabile che i cacciatori italiani si rechino all’estero per compiere stragi. In particolare riguardo l’allodola da noi, negli ultimi anni, le Regioni stabiliscono limiti ristretti di carniere giornaliero e stagionale: andare in Romania per ucciderne centinaia al giorno, con utilizzo di mezzi vietati (anche lì) come i richiami elettroacustici, è criminale”.
Osserva Ovidiu Bufnila: “Non si tratta di un problema strettamente romeno, ma di una questione internazionale. Se questi viaggi venatori dovessero continuare, l’Europa rischia di perdere tutti i suoi songbird, uccellini canori. Noi ci battiamo su un fronte, ma anche su quello opposto, in Italia, è necessario un forte impegno. Se dovesse passare la nuova legge, oltre all’allodola soffrirebbe l’intera popolazione dei passeriformi. Già adesso” prosegue “i politici vogliono estendere la durata dei piani faunistici da dieci a sedici anni. Gli aggiornamenti sono invece indispensabili alla conservazione: da noi, per esempio, sopravvivono solo cento esemplari di oca granaiola, ma la quota cacciabile è rimasta a fronte di una popolazione di 27mila individui, trattandosi fra l’altro di una specie ombrello”. Vale a dire che, per perseguitarla, si finisce col colpirne altre, vedi la rarissima oca collorosso, o la lombardella minore.

Nel 2001 il Corpo Forestale dello Stato italiano sequestrò 12 tonnellate di uccelli canori provenienti dalla Romania, e nel 2009 a Balta Mare un bracconiere italiano fu arrestato: aveva con sé più di duemila allodole uccise. Erano diverse migliaia le allodole, cappellacce e quaglie nelle mani di quindici bracconieri del nostro Paese arrestati 2010 a Braila. E ancora, nel 2011, funzionari doganali ungheresi intercettarono un carico di 11mila allodole uccise in Romania, contro le 5.400 detenute da un italiano arrestato a Ialomita nel 2013.

martedì 7 aprile 2015

Grosseto. Cacciatore gambizza quattro giovani con un fucile a pallini: denunciato quarantenne

Gambizza quattro giovani con un fucile a pallini: denunciato quarantenne

Notte da far west a Castiglione: prima la rissa in mezzo al corso poi gli spari. I carabinieri hanno individuato il responsabile


CASTIGLIONE DELLA PESCAIA. Scene da far west nella notte di Pasqua a Castiglione. Prima botte da orbi in pieno centro, poi è spuntato fuori anche un fucile da caccia e in tre sono finiti all’ospedale con le gambe pieni di pallini.

È successo tutto nel giro di un’ora, fra le tre e le quattro della notte, quando più persone, alla fine di una serata di bagordi, prima se lo sono date di santa ragione e poi uno si è vendicato imbracciando il fucile, e facendosi giustizia da solo.

Come nel film “Ok corral”, la resa dei conti è avvenuta sulla strada del ponte Giorgini. Prima delle fucilate però, erano volati cazzotti e pugni nei pressi del corso cittadino. Difficile stabilire il perché di tanta violenza, ma quasi sicuramente tutto potrebbe essersi scatenato per i soliti futili motivi, magari con l’aiuto di qualche birra di troppo che ha esacerbato gli animi fra i contendenti, che non si sono fermati alle parole, ma sono subito passati alle vie di fatto.
Secondo alcune testimonianze, sembra che un gruppetto di giovanissimi di Abbadia San Salvatore, nel mezzo anche alcune ragazze, in un primo momento abbia avuto a che ridire con alcuni ragazzi di Castiglione: da qui potrebbe essere scoppiata la prima rissa, proseguita nelle stradine interne del paese. A rimetterci in questo primo scontro proprio i ragazzi venuti dall’Amiata, ma anche un residente. Occhi tumefatti e contusioni varie agli arti, nella più classica scena da saloon, la prima conta dello scontro.

Poi però, un quarantenne sempre di Castiglione, ha deciso che non poteva finire in quel modo, e ha voluto vendicarsi subito. È tornato a casa, ha imbracciato il fucile da caccia e si è messo alla ricerca con la sua auto del gruppetto dei ragazzi venuti in “trasferta” dalla montagna. È bastato poco, e la sfida è proseguita e finita sul ponte Giorgini. Ad una ricostruzione ancora al vaglio dei carabinieri della locale stazione che sono intervenuti sul posto, l’uomo a bordo della sua auto ha riconosciuto quei ragazzi, e direttamente aprendo il finestrino dell’auto ha esploso dei colpi, gambizzandone almeno tre, tutti tra i 23 e 25 anni. Immediata la chiamata alla Croce Rossa e l’arrivo dell’ambulanza, che ha soccorso i feriti.

Uno in particolare aveva gli arti inferiori pieni di sangue, e all’ospedale i medici hanno rilevato che erano stati i pallini di una cartuccia a provocare le ferite: il ragazzo è stato così ricoverato in chirurgia. Almeno altri due potrebbero essere stati feriti dai colpi, mentre altri tre hanno comunque avuto bisogno delle cure dei medici. Uno per una forte tumefazione ad un occhio, uno per una sospetta frattura alla mano e l’ultimo per escoriazioni e dolori vari. Già nelle prime ore della mattina, proprio con le testimonianze abbastanza precise dei ragazzi di Abbadia San Salvatore, le indagini si sono indirizzate alla ricerca del quarantenne.

L’indizio principale è stata l’auto, praticamente riconosciuta la marca, il colore e il modello, e che ha portato quasi direttamente a rintracciare l’uomo, che è stato portato in caserma e denunciato a piede libero.

Una situazione da allarme, che ha visto comunque le forze dell’ordine darsi da fare, anche se la preoccupazione fra i cittadini è in costante aumento, in vista dell’inizio della stagione estiva.

domenica 5 aprile 2015

Il gatto fa scattare l’allarme in azienda: e lui lo ammazza col fucile. Cacciatore denunciato per uccisione di animale e spari

Ravenna, 5 aprile 2015 - Il suono stridente e prolungato della sirena, per l’ennesima volta nella stessa giornata, gli ha fatto perdere le staffe. Così ha imbracciato la doppietta e ha fatto fuoco contro quello che riteneva la causa di quei continui falsi allarme: un gatto. L’animale, centrato dalla rosa dei pallini da caccia, è morto. L’episodio è avvenuto davanti agli occhi di testimoni, ma non solo: sono stati gli stessi carabinieri di Sant’Alberto, che erano intervenuti sul posto poco prima, quando l’allarme era già scattato una prima volta, ad avvertire a breve distanza il rumore dello sparo e a sorprendere il ‘giustiziere’, appena dopo, con la canna ancora fumante.

I MILITARI hanno così denunciato a piede libero per lo sparo e per uccisione di animali un 68enne finora incensurato, dirigente di un’azienda agricola del posto. E gli è stata inoltre sequestrata la doppietta con cui ha fatto fuoco, che deteneva regolarmente. A causa del procedimento aperto a suo carico, gli è stata per ora inibita la detenzione di altre armi.

Secondo quanto ricostruito, un primo intervento dei militari nella cooperativa agricola era avvenuto poco dopo le 20 quando l’allarme della struttura, collegato anche alla caserma, si è attivato. La pattuglia ha accertato sul posto che era tutto sotto controllo ed è tornata indietro. Ma verso le 21 l’allarme è scattato di nuovo. I carabinieri sono ripartiti per l’azienda agricola e, quando erano ormai arrivati, hanno sentito uno sparo: era presumibilmente quello appena esploso dalla doppietta del dirigente, proprio davanti ad alcuni dipendenti e alla guardia giurata dello stabilimento.

Il gatto, morto sul colpo, è stato recuperato dai carabinieri. Il 68enne, che abitualmente dorme nella struttura, avrebbe poi ammesso di avere in effetti fatto fuoco perché la bestiola faceva continuamente scattare l’allarme dell’azienda. Secondo voci di paese, il giorno dopo avrebbe pure raccontato di quel gesto al bar. Resta da chiarire a chi appartenesse il felino ammazzato.

lunedì 23 marzo 2015

PARMA – Due gocce di veleno per lo sterminio di lupi e volpi. Un cacciatore arrestato dal Corpo Forestale dello Stato

GEAPRESS – Le indagini del Corpo Forestale dello Stato di Parma erano iniziate lo scorso mese di novembre, a seguito di una denuncia conseguente all’avvelenamento di un cane. I sospetti degli inquirenti si erano subito concentrati nei confronti di un vicino di casa. A quanto sembra vi erano stati recenti screzi e forti motivi di tensione.

Su delega dell’Autorità Giudiziaria la Forestale ha così eseguito la perquisizione domiciliare che ha portato alla scoperta dell’antiparassitario contenente il principio attivo che poteva essere stato utilizzato per la preparazione dei bocconi avvelenati. Si trattava di una sostanza revocata dal mercato fin dal 2007, essendo molto pericolosa per l’ambiente. Nel corso della stessa perquisizione sono state inoltre rinvenute altre sostanze e prodotti antiparassitari non più consentiti dalla legge poiché anch’essi tossici.

Il soggetto indagato, riferisce il Corpo Forestale dello Stato, non è un coltivatore diretto e quindi la detenzione dei fitofarmaci, tra l’altro non più impiegabili perché fuorilegge, non poteva essere in alcun modo giustificata.

Gli inquirenti, oltre al materiale per il quale è stato subito disposto il sequestro, rinvenivano inoltre due pericolosissime confezioni di fiale di un un prodotto da tempo illegale a base di cianuro. Il depliant originale ancora allegato alle confezioni ben descrive la pericolosità e gli effetti ottenibili: “ è la più sicura ed efficace esca per lo sterminio di volpi, lupi e nocivi in genere … è un veleno ad effetto immediato e mortale, due gocce a contatto delle mucose provocano la morte immediata per paralisi del centro respiratorio… il contenuto di una fiala è sufficiente ad uccidere un animale anche di 150 chili“.

Il soggetto risultava essere un cacciatore iscritto regolarmente ad un ATC. Per questo motivo è stato sottoposto ad un controllo sulle armi che ha portato alla verifica di quelle legittimamente detenute e denunciate. Occultati nel garage di casa, sono però stati trovati cinque fucili abusivamente detenuti, armi clandestine ed alterate, migliaia di munizioni di svariati calibri tra le quali munizioni da guerra e quasi dieci chilogrammi di polvere da sparo. Il tutto non era denunciato.

Tra le armi sequestrate e illegalmente detenute figuravano diverse carabine calibro 22 assolutamente vietate per l’esercizio venatorio, ma anche puntatori laser, silenziatori ed un fucile pesantemente alterato con canna mozzata e puntatore laser. Il sospetto è pertanto che il cacciatore potesse essere non solo avvelenatore e sterminatore di fauna selvatica considerata “nociva” e di animali da compagnia, ma anche un temibile bracconiere in esercizio probabilmente da molti anni.

Al soggetto è stato successivamente revocato il porto d’armi con provvedimento della Prefettura U.T.G. di Parma.

Per le armi e le munizioni abusivamente detenute l’uomo è stato tratto immediatamente in arresto dai Forestali e successivamente, vista l’età e l’incensuratezza, la Procura ha disposto la riconduzione presso la propria abitazione.

sabato 21 marzo 2015

Capolona (Ar), condizioni drammatiche per sette cani. Sequestrati ad un cacciatore

A seguito di una segnalazione circa le cattive condizioni di salute di un cane, nel pomeriggio di domenica 15 marzo le guardie zoofile OIPA Arezzo hanno effettuato un sopralluogo presso un’abitazione privata a Capolona (AR). 
Una volta giunti sul posto gli agenti hanno appurato che i cani detenuti nella proprietà erano in totale 7 e tutti erano detenuti in condizioni drammatiche. 
Gli unici due cani microchippati e intestati a M.F., cacciatore, erano rinchiusi singolarmente al buio all'interno di due garage completamente serrati, ricolmi di feci. 
Entrambi gli animali, un maschio e una femmina giovani, erano gravemente denutriti e molto spaventati. Il maschio presentava anche una ferita aperta sulla schiena, mentre la femmina era curva su sé stessa.

All'interno della medesima proprietà erano detenuti altri cinque cani, tutti sprovvisti di microchip, di cui tre, due maschi giovani e una cucciola, in due piccoli recinti, sprovvisti di riparo e acqua pulita, con pavimentazione composta da fango e feci. Altri due, maschi giovani, erano rinchiusi in un container di lamiera completamente al buio e in condizioni igieniche disastrose.

Vista la gravità della situazione le guardie zoofile hanno chiesto il supporto di carabinieri di Subbiano (AR) che, intervenuti sul posto, hanno posto i cani sotto sequestro penale e denunciato M.F. per maltrattamento di animali. 
I veterinari Asl stanno sottoponendo i cani a tutti gli accertamenti per verificare la presenza di patologie, oltre al grave stato di denutrizione. Vista l’impossibilità di trovare un ricovero immediato nei canili della zona, i cani sono rimasti momentaneamente nella proprietà del trasgressore, al quale è stato consegnato cibo per sfamare gli animali ed è stato imposto un immediato miglioramento delle condizioni di detenzione.

Le guardie zoofile OIPA, in collaborazione con la sezione OIPA di Arezzo, stanno monitorando da vicino la situazione e nel pomeriggio di lunedì 16 settembre hanno effettuato un ulteriore sopralluogo per verificare l’attuazione delle prescrizioni e le condizioni dei cani. In parallelo si lavora alacremente per trovare con estrema urgenza un ricovero alternativo per i 7 cani, sia nelle struttura di zona sia presso stalli privati. 

Fonte: arezzotv.net

venerdì 13 febbraio 2015

Trieste. Cacciatore uccide un gatto senza motivo Viene denunciato e ora rischia il carcere

A Gallesano un altro episodio di ferocia contro gli animali, dopo il barbaro massacro del cane Misko ucciso dilaniato da un petardo che un idiota ancora senza nome gli aveva lanciato in bocca la notte di Capodanno del 2013. Questa volta la vittima della crudeltà umana è un povero gatto che un cacciatore di 37 anni ha impallinato in pieno giorno senza una ragione precisa, forse soltanto perché era tornato dalla battuta di caccia con il carniere vuoto e quindi aveva bisogno di sfogare la sua rabbia prendendosela con un animale innocente. Qualcuno però ha telefonato alla polizia accorsa subito sul posto. Per il cacciatore si prospettano guai giudiziari piuttosto seri: nei suoi confronti è partita la denuncia per tortura e uccisione di animali. Se riconosciuto colpevole rischia fino a un anno di carcere. Non basta. Gli agenti hanno sequestrato i tre fucili da caccia in suo possesso con tutte le munizioni e ritirato il porto d’armi. Tornando al povero Misko che ha toccato il cuore del popolo di Facebook di tutta la Croazia e dell’Italia settentrionale la polizia sta indagando, almeno così rispondono ai giornalisti i vertici della Questura.(p.r.)


domenica 8 febbraio 2015

Cosenza. Altri due cacciatori denunciati. Uccidevano uccelli di specie protetta

Altro colpo messo a segno negli ultimi giorni della stagione venatoria, dal Nucleo Ittico venatorio della Polizia Provinciale di Cosenza.
Questa volta a finire nella rete dell’unità specialistica in reati ittico venatorio, sono stati due cacciatori residenti a Corigliano Calabro, C. S. di anni 48 e A.G. di anni 53.
Gli stessi si sono resi responsabili dell’abbattimento di diversi uccelli appartenenti a specie protetta. 
Nello specifico i due cacciatori venivano osservati mentre esercitavano l’attività venatoria in territorio ricadente nel comune di Terranova da Sibari, e successivamente dalla perquisizione effettuata dagli Agenti, sull’autoveicolo di proprietà di uno di loro, fermato mentre si apprestava ad allontanarsi dalla zona di caccia, veniva rinvenuta fauna abbattuta protetta appartenente alla specie fringuello, verdone e frosone ed alcuni esemplari di tordo bottoccio, di cui ne è stata sospesa la caccia a decorrere dal 20 di gennaio c.a., con provvedimento del Presidente della Regione Calabria.
Per cui il personale operante dopo aver contestato loro l’abbattimento di fauna protetta procedevano al sequestro di due fucili da caccia di diverse munizioni e della fauna abbattuta suddetta.
Anche questa stagione venatoria, appena conclusa, ha visto la Polizia Provinciale, impegnata con uomini e mezzi al costante controllo del territorio al fine di prevenire e reprimere i reati contro il patrimonio faunistico. Denunciando all’ A.G. oltre 20 persone per illeciti commessi durante l’attività venatoria, sequestrando 16 fucili da caccia nonché mezzi di caccia vietati, numerose munizioni e fauna selvatica. Inoltre diverse sono state le sanzioni elevate, per illecito amministrativo per violazioni alla normativa sulla caccia.

Newsweek denuncia il massacro di uccelli da parte dei cacciatori italiani nell'Est europa


Resting on one knee, the hunter poses for the camera, his kill laid out in rows of 20 before him – birds ordered neatly into their respective species. The rarest are placed at the sides; red breasted geese, shelducks and a single sandpiper flanking dozens of coots, teals and white fronted geese.After the camera shutter snaps, the birds are quickly packed into plastic sacks. Before the end of the day, they will be skinned, drawn, packed and frozen in preparation to be smuggled overland to Italy. Within 48 hours, many will have been sold on the black market to Italian restaurants who will offer them up as traditional Italian fare.
uccelli nei sacchi provenienti dall'estero
Later in the day, I am sitting in a café in a small north Serbian village a few miles south of the slaughter, waiting for Milan Ruzic to get off the phone to the local police. He’s a conservationist with the Bird Protection and Study Society of Serbia (BirdLife Serbia) and he’s furious because the hunter has posted the photo of the dead birds on Facebook. “You can go to jail for shooting these birds, and this man is advertising his own crime on Facebook. Yet the police don’t want to know.”

Before dawn that morning at a small fish farm in north-east Serbia, Ruzic and I had watched as more than 20 Italian hunters encircled the lake and waited for daybreak. As the sun came up, thousands of birds rose with it, ascending from the water like mist and then breaking into the formations particular to each species before heading to the fields for breakfast. But once the shots started, all order was lost. The birds fell into a frenzy, doubling back on themselves again and again, swerving violently from the noise and falling with increasing regularity as the hunters perfected their aims. By 10am, the game keeper began the long trawl for the dead.

Of the five billion birds that fly through Europe each autumn to spend winter in Africa and the warmer countries north of the Mediterranean, up to one billion are killed by humans. Along the Mediterranean coast, recorded birdsong blasts out of speakers, drawing swarms of songbirds into the lines of near invisible nets that hang between trees. Sticks smeared with glue are positioned among the lower branches of trees to provide attractive perches. Poisoned prey is laid out for raptors. Spring loaded nets for water birds. Then there is the army of hunters, tens of thousands of whom descend on the Balkan countries each autumn, positioning themselves along the migratory corridors and setting up camp in the spots where birds come to rest.

With the use of highly effective electronic decoys that mimic the sound of the birds, a single, efficient hunter can kill up to a hundred water birds by lunchtime. In Romania, a hunt manager boasts that the record for songbirds shot by one of his clients is 400 in a day, all felled from the comfort of a fold-out chair in a wheat field shortly after harvest. They kill for fun, a ramped-up version of centuries-old traditions, but also for money: every bird shot or trapped can be sold. Water birds and songbirds go to restaurants; raptors are stuffed and sold over the internet as ornaments.

Within the borders of the EU, birds have had special conservation status since the creation of the landmark Birds Directive in 1979, a policy designed to protect the populations of all bird species from hunting and habitat loss. For hunting, the directive is strict on paper but far looser in reality: all but a handful of bird species are illegal to hunt until exemptions are requested by individual member states, when they are invariably granted. As a result, a bird can be served up legally in a restaurant in France, while its killer would be jailed in the UK. This makes life particularly tricky for bird traders – a mistle thrush, for example, can legally be shot in Romania to be sold in Italy, but cannot be transported through any of the countries that lie in-between. 

After a few mornings in Serbia, the crackle of gunshot becomes as much a part of the wetland soundscape as the call of birds. But not once do I see a Serbian with a gun. Ruzic has spent the last decade tracking hunters in Serbia and collecting information to try and lure the government into action. “It’s Italians who run the show here,” he explains. “Serbians hunt when hungry. It was a bad time for birds following the war in the 1990s. But only Italians hunt here when things are going well.”

All across south-east Europe but particularly in Romania, Serbia, Albania and Bulgaria, Italian hunters have become public enemy number one for bird lovers and conservationists. Since the collapse of communism 25 years ago, each year sees more and more Italians heading east to shoot birds. Their sport is organised by Italian-owned companies, hundreds of which have sprung up in recent years, often registered in the tax havens of Malta or Cyprus. Hunters often stay in Italian-owned, or Italian-staffed hunting lodges. And almost every bird shot is thought to be illegally smuggled back home where it is sold at a mark-up of up to 3,000% on the black market to supply the unquenchable demand for wild bird recipes such as polenta e osei – polenta with grilled songbirds – sold in restaurants throughout the Italian countryside.

“Many Italians, particularly people from the countryside, think of bird hunting as an unalienable tradition,” says Marco Avanzo, chief of the Italian forestry police. “They argue that it is their way of connecting with nature, the rural way. It has already caused chaos to Italian wildlife, but now with the mix of new hunting technology, economic incentives and open borders through Europe, the problem is growing and spreading. The demand for hunting and wild bird dishes is huge in Italy, and so hunters are following the market to where laws are lax and birds come cheap and plentiful.”

According to a 2008 report published by TRAFFIC, a wildlife trade monitoring network, the hunting and smuggling of wild birds to Italy “involves highly organised criminal activity in south-east and Central Europe. Hundreds of thousands of songbirds are illegally shot and exported every year. The industry as a whole is estimated to be worth around €10m a year”. But many believe TRAFFIC underestimates the scale of the trade. A few years before the report was released, a single sting by Italian border police found 120,000 songbirds crammed into a single truck coming from Serbia. The trade was organised by two companies which offered hunting tourism to Italians.

In the trial that followed in the Italian Courts, these companies were found to have smuggled over two million birds into Italy from Serbia over a six-year period. Each of these birds would fetch anywhere between €5 and €150 on the black market. The Serbian government was sent a note by CITES, the international body for monitoring the trade of wildlife, pointing out that many animal products were worth more on the black market than cocaine or heroin.

In the years since, little has changed. If anything, the poaching and smuggling problem has increased. A local hunter complains over coffee that the Italians have the police and authorities in their pockets. Under condition of anonymity, he says: “They work outside the law. They get access to the best spots where they shoot as much as they want of anything they want. All payments are in cash, so they are off the record. When the police occasionally turn up because someone has complained of poaching, resolution (for the poachers) is never more than a phone call away. Simply, it is a mafia.”


Mafia Lobbyists

Everyone working in conservation seems to have settled on the term mafia as the best description of the network which runs the trade.Katalin Kecse-Nagy, an officer at TRAFFIC, points to the way birds are transported to Italy. “Mules or couriers store birds, often skinned and beheaded to avoid identification, in special compartments that are built into cars and trucks. Then they make a dash for Italy. These are the tactics of criminal gangs,” he says.

Then there are those running the show, a shifting network of Italian businessmen who own the hunting agencies, organise the transfer of the animals and arrange their drop off in Italy. A source from the environmental arm of the Serbian government explains: “It’s mostly individual Italians with strong contacts in local administrations. They employ local Serbians who know the right spots and the right people, and who know when to look the other way.”

Ruzic has tried fighting the hunters through official channels. “The hunting lobby is closely intertwined with the industrial lobby,” he says. “Many of the hunters here are also investors, and even where they’re not, the Serbian government is keen to keep the Italian community on side. This is the government’s idea of making new friends.” But Ruzic has another plan. Over the last year, he and a team of two volunteers have spent more than 900 hours scanning the Facebook pages of Italians who come to Serbia to hunt. At the end of a day’s shooting, tradition demands that each hunter has his photo taken with his kill laid out in front of him, often regardless of the legality of the quarry.

“They just can’t resist posting what they’re up to on Facebook,” says Ruzic. “It makes it very easy for us to get a good idea of what is being killed, and what is being smuggled out of the country. Last year for example, 45,000 quails were shot officially. Through Facebook, we found another 70,000 or so had been poached. The records show that only a few thousand stayed in the country, so the chances are everything else is going back to Italy. The problem though is what to do with the data when the police and customs aren’t interested.”

The Perfect Ambush

ph. Newsweek.com
Meanwhile, in a small Croatian town near the Serbian border lives an environmental inspector called Zeljko Vukovic who has shown how quickly the poaching and wildlife smuggling industry can crumble when the authorities give the reigns to the right people. In just over a decade, he has caught so many poachers that Italians now avoid the country almost altogether. On the borders, he launched a training programme for customs inspectors, teaching them to spot and search potential wildlife traffickers and identify the birds they find, even when they are skinless, headless and frozen in cubes of water. As a result, the number of seizures of birds on the Croatian borders has dropped from being almost weekly occurrences at the turn of the century to almost none today.

Before we meet at his bungalow in a quiet cul-de-sac in Djakovo, Croatia, I am warned to tread carefully around him. He is a war veteran who fought with the Special Forces in the Yugoslavian war. His whole family are black belts in various martial arts. After a few years as a police officer, he started working as an environmental guard, tracking and arresting poachers: “I invented the job. Poachers were everywhere. No one was doing anything about it. At first I had to work between 9am and 4pm, like I was an accountant. No one hunts at this time. So I fought with my superiors until I had complete control, the highest ranking you can get in the police force.”


He began to assemble a network of informers around him. “I got birders, environmentalists from NGOs and even hunters on my side. They are my eyes. They tell me when something is going on. When I get the call, I am brutal. I show no mercy. I wait until night time and then, with a team of policemen, we go to the spot where the poachers have been, find a somewhere to hide and wait to ambush. We wear Kevlar vests and carry AK-47s. You know when the poachers are coming because you hear their dogs, but they don’t know you are there until you are on them.”

In 13 years on the case, Vukovic has caught more poachers than he can remember, but says he has only twice come across Croatians shooting birds. “They are normally important, successful people, and almost always they are Italian. I have caught policemen, military personnel, diplomats, businessmen, doctors – I caught Henry Kissinger’s surgeon poaching with a gun worth €25 000.”

The smuggling problem is harder to solve. Vukovic believes that at least 80% of all birds shot in Romania and Serbia find their way back to Italy even if they can not pass through Croatia. “There are other ways to get there. If they can get to the Mediterranean they are just a two hour boat ride away from Italy. And it is easy through countries like Bosnia and Montenegro, which have barely any customs control.”


'A Massacre for Perverts'

When Italian hunters fly to Romania, they pack light. Typically, a single suitcase will hold a pair of binoculars, an outfit of army surplus clothing, a wad of cash in euros, and two or three empty holdalls. On the return flight, the holdalls are checked in through customs, each heavy with hundreds of songbirds. Anomalous to the rest of Europe, in Romania and Italy the law stipulates that for each day a hunter shoots while in Romania, he is entitled to take 100 skylarks back with him to Italy by plane. If someone shoots straight for a full week, he can take home 700 birds.

But when I ask Daniel Raffaelli, co-owner of the hunting company Raffaelli Caccia Romania, how many birds I could take to Italy with me after a proposed three-day hunting trip, he says: “If you are flying, you can take 500, 1000, however many you want. All you have to do is pay the price of the luggage, we do the rest.” What about protected songbirds such as goldfinches or wagtails? “Don’t worry about that. We will arrange the birds for you,” he says.

Over 30 days in September and October each year, 10,000 Italians fly into Romania to shoot skylarks as the birds gather for migration over the newly-harvested crop fields that stretch, unbroken by woodland, from the edge of the Carpathian mountains to the coast of the Black Sea. Hunting companies rent out picnic chairs, automatic shotguns and electronic devices that mimic the hyperactive call of the skylark, drawing in huge flocks to within metres of where the hunters sit, blasting indiscriminately at the sky.And yet when I ask the manager of one hunting company if he hosts skylark hunts, he barks at me, outraged: “It is not a sport! It is a massacre for perverts!”

Romania is the only country in Eastern Europe where skylarks can be shot legally, and the Romanian government has been exploiting this niche in the market. This year, the hunting quota for skylarks has been set at nearly 700,000, which, according to EU statistics, is well over a third of the country’s entire skylark population.Tamas Papp at Milvus Group, a Romanian wildlife protection organisation, is part of the team that monitors the skylark population. “I don’t think the government has even looked at the population statistics. The hunters just give the number that they would like to shoot, and the government signs the page. The quota acts like an umbrella to permit the shooting of other protected species as well; if you can kill skylarks, you can get away with killing anything of songbird size. Goldfinches, pipits, linnets, wagtails and others all come under fire.”

Rambo with Birds

At a court in Constanta, a crumbling port town on the Black Sea coast, three Italian hunters and a Romanian currently are standing trial for organising the massacre of thousands of songbirds. The prosecutor working on the case, a burly, hardened man with smiling eyes called Teodor Nita, describes the hunt to me over Skype: “There were 20 hunters involved, each one shooting many hundreds of birds, any and every type of bird they could. They just sat there shooting, piles of empty cartridges around their chairs. Have you seen Rambo? Swap the Vietnamese for little birds and you’ve got the picture.” The Italians, Nita says, will likely get three to five years each in a Romanian jail. The Romanian – a man called Miron Danut – will go down for 12 years for tax evasion and abuse of power. “It’s the Romanians who run the show,” says Nita. “Without corrupt Romanian administrators, the Italians can’t do anything.”

All across the Romanian lowlands, court cases like this are running through the Romanian courts, and it is always the Romanian administrators who fall the hardest. But while the police are closing in on poachers, the Romanian government is making their life easier by loosening hunting laws. This year, quotas for almost all legally huntable birds have gone up, even where populations have been shown to be falling. In the senate, a law is being pushed through to expand the hunting range into protected areas, including the Danube Delta, home to Europe’s most diverse waterbird population. Speaking out against hunting in Romania has become a form of political suicide. Even NGOs watch their step. When I meet a government employee in Bucharest, he makes me promise to grant him complete anonymity then proceeds to speak in a near whisper, shifting edgily in his seat. “Hunters are everywhere in Romanian politics and they are all looking out for their friends in the hunting business. Even though Romanians don’t shoot songbirds, they know there is a lot of money to be made from Italians looking to shoot songbirds so they arrange the laws in their favour. Even the politicians who don’t hunt are keen to keep Italian hunters happy. Italy has invested heavily in Romania over the last few years and government will do everything it can to keep them happy.”

The Emptiness 

On either side of the Carpathian mountains, you can travel hundreds of kilometres and count the trees you pass on your fingers. Vast strips of crops grow in monocultures, patterning the land like a Mondrian canvas, painted in pastels. The Hungarians call these plains the puzta – which translates directly as “the emptiness”. It was across these plains that Milan Ruzic leads me on my last evening in Serbia, zig-zagging along the edge of fields towards a lone strip of poplar trees, through which the blackened surface of a lake can just be seen. The coarse hum of calling waterbirds grows louder and Ruzic is speaking quickly. “This is the only lake around here where no one hunts, and at night it gets so full with birds that you can hardly hear each other speak over the racket.”

By the time we arrive, the light has almost left the sky but the birds are still coming. The surface of the lake is occupied by common cranes, standing stock-still in the shallows, heavy bodies delicately perched. Thousands more are descending from above, screeching as if under attack. Herons and cormorants hug the edges. Lapwings fly clumsily above. There must be over 30,000 birds in all, crammed into a space of no more than five hectares, the only available refuge from the fire of hunters. After we leave, I tell Ruzic that the lake reminds me of Hitchcock’s horror film The Birds, that there were somehow too many birds, like they were about to turn against us.

“That’s actually pretty normal,” he says. “We often make nature the enemy. We invent excuses to believe that it is somehow unnatural. But what you’ve just seen is what can happens when we let things be.”