martedì 30 dicembre 2014

Salerno. Uccidono un cinghiale in un'area protetta: nei guai un gruppo di cacciatori

Cicerali, fermati alcuni bracconieri

Alla fine li hanno beccati. Dopo ore passate ad ascoltare gli spostamenti dei bracconieri, le guardie dell’ Enpa di Salerno hanno sorpreso alcuni cacciatori all’interno di un fiume, nei pressi della diga dell’Alento che delimita il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, nel comune di Cicerale. Il primo gruppo aveva da poco abbattuto un cinghiale al di fuori del periodo consentito. Infatti è noto che per legge è consentita la caccia agli ungulati nei soli giorni di giovedì e domenica. L’operazione ha avuto inizio alle prime luci dell’alba e si è conclusa nel primo pomeriggio ed ha visto impegnate due squadre dirette dal vice capo nucleo Alfonso Albero e dall’agente Rocco Caiazza. Ed è proprio la squadra di quest’ultimo che, dopo aver udito gli spari a breve distanza si sono serviti della vegetazione per avvicinarsi di nascosto e cogliere in flagrante il gruppo di bracconieri mentre trascinavano la preda abbattuta in area protetta.

All’arrivo degli uomini dell’Enpa, alcuni cacciatori hanno tentato la fuga, ma sono stati raggiunti dalle guardie. “Purtroppo al nostro arrivo il cinghiale era stato già abbattuto, ma almeno siamo riusciti a colpirli duramente” afferma l’agente Caiazza, che ammette: “Il bracconaggio è una dura realtà ed è anche duro a morire". Alla caccia di frodo si aggiunge l’uso di munizionamento non consentito e l’alterazione di alcune delle armi possedute dai soggetti. Durante i controlli, infatti, due fucili sono risultati modificati in quanto erano stati rimossi i riduttori, consentendo al serbatoio di incamerare più cartucce delle due permesse. Solo una persona è risultaya non appartenere al gruppo dei cinghialisti. Quest’ultimo aveva parcheggiato e stava cacciando nei pressi del Parco del Cilento con l’ausilio di due richiami acustici elettromagnetici, vietati dalla legge.

Sul posto è intervenuta l’Asl competente per gli accertamenti e le analisi da effettuare sul cinghiale. Tutta l’operazione si è svolta negli uffici del Corpo Forestale di Vallo della Lucania, dove le persone fermate sono state verbalizzate per esercizio di caccia in area protetta, caccia al cinghiale fuori periodo e uso di munizionamento ed armi non consentiti. Infine sono stati sequestrati sette fucili, circa trecentocinquanta cartucce tra cui munizioni a palla singola, pallettoni e pallini, radio, due richiami elettromagnetici ed il cinghiale abbattuto.

giovedì 25 dicembre 2014

Ivrea, proteste per le fucilate dei cacciatori vicino alle case

Durante la vigilia di Natale una folta pattuglia di uomini impegnati in una battuta al cinghiale si sarebbe avvicinato troppo a case e strade 

Si saprà solo nei prossimi gioni se ci sarà uno strascico giudiziario per la battuta di caccia al cinghiale portata in scena da un nutrito gruppo di appassionati nella mattinata della vigila di Natale nell’area che costeggia la Pedemontana, all’altezza del distributore della Petroltermica. Qui un’automobilista è stato costretto a fare una brusca frenata per evitare un cane sfuggito al suo proprietario impegnato ad accerchiare un gruppo di ungulati. L’automobilista sarebbe poi venuto a parole con uno dei cacciatori, che tra l’altro, secondo alcuni testimoni, avevano armi pronte a fare fuoco nonostante fossero sul ciglio della strada. Prassi questa vietata dalla legge. Proteste anche da alcuni residenti in zone in cui la caccia al cinghiale è aperta per gli spari a pocge decine di metri dalle abitazioni. Dell’accaduto sarebbero stati informati anche i carabinieri. 

domenica 21 dicembre 2014

Ivrea. A caccia di cinghiali uccide un pony

Mercoledì sulle colline, coperte dalla nebbia. L’ex assessore Ronchetto: «Vicini alle case, potevano colpire mia madre»

BORGIALLO. Dylan aveva dieci anni. Uno splendido pony regalato da un nonno al nipotino. Qualcuno lo ha ucciso all’interno del recinto dove viveva felice, sicuramente per errore, ma lo ha fatto. Lo ha ammazzato con un’arma da fuoco. Poi ha recuperato il bossolo esploso, probabilmente per non lasciare tracce, e si è dileguato. L’animale è stato trovato dalla proprietaria della casa situata ad una cinquantina di metri dall’appezzamento. È scattata la denuncia, è stata aperta un’inchiesta, e i carabinieri della stazione di Cuorgnè che si stanno occupando del caso, hanno chiesto collaborazione. Chiunque fosse a conoscenza di qualche particolare, anche apparentemente insignificante, è esortato a riferirlo. Sarà difficile, ma la speranza è che l’autore del gesto venga individuato e perseguito. perchè in questa storia assurda c’è un cavallo morto, due bambini che non sanno darsi pace, e una piccola comunità che si interroga sulla presenza, in aree abitate, di gente armata che spara.

Borgiallo è uno dei Comuni della Valle Sacra, un minuscolo paese collinare. Qui, tra le località Roncetta e Tetti di Bertolero, vi sono case e cascinali. Giovedì scorso, di mattina, la mamma dell’ex assessore Enrico Ronchetto si è recata, come consuetudine, a dar da mangiare ad alcuni animali che ha in un terreno poco distante dall’abitazione. Ed è lì che ha fatto la terribile scoperta. Dylan era a terra, morto. Ha avvisato i figli e sul posto sono giunti il veterinario e i carabinieri. Il pony era stato colpito al collo, ma del proiettile nessuna traccia. La zona, per alcuni giorni, un fatto straordinario, considerato che si è in altura, era coperta da una coltre di nebbia. La donna ha raccontato che sia la sera precedente, ma anche giorni prima, l’eco dei colpi sparati dai cacciatori era vicinissimo, troppo, quasi a ridosso delle case. Ed allora si è provato a ricostruire quanto avvenuto. Un cacciatore, o un gruppetto, mercoledì pomeriggio ha battuto la zona. Poi, è scesa la nebbia, e nella nebbia chiunque si muova, soprattutto quando è a distanza, può essere scambiato per una potenziale preda. Cercavano dei cinghiali, i cacciatori? Dylan, di stazza piccola, può averli indotti in errore. Certo, chi ha esploso il colpo, pur non vedendo che cosa aveva mirato, in quanti a mira, eccelle, avendolo colpito in pieno. Ma è a questo punto che la vicenda prende una piega dai risvolti giudiziari.

Per recuperare il corpo dell’animale, andando avanti, ci si è imbattuti prima nel recinto e, una volta introdotti, nel pony. Che fare? L’imperativo era recuperare il bossolo, un’operazione compiuta probabilmente con l’ausilio di un coltello. Poi, di soppiatto, nella nebbia, la fuga.

«Noi abitiamo a Favria - racconta Ronchetto - . I miei bambini, 14 e 9, anni, a Borgiallo, dalla nonna, in genere li porto il fine settimana. Qui stanno a contatto con gli animali, nel verde. Dylan è cresciuto con il maggiore dei miei figli che lo ha cavalcato. Abbiamo dovuto mentire sulla sua fine. Abbiamo detto ad entrambi che i cavalli, come le persone, ad un certo punto della vita ci lasciano, e possono farlo improvvisamente. Non trovare il pony, per loro, è stata ed è tuttora una tragedia. Non avremmo mai voluto che venissero a conoscenza di ciò che è accaduto veramente ed ora sarà anche più difficile riuscire a dar loro le spiegazioni che cercheranno. Il minore dei miei figli è ancora piccolo, ma con l’altro, a cui Dylan era stato regalato, sarà complicato far accettare una verità che è dolorosa ed assurda al tempo stesso».

Assurda, già. E le domande che si pone Enrico Ronchetto sono quelle che si fanno tutti. «Dylan è stato ammazzato intorno alle 17.30 di mercoledì - spiega - . Ma a quell’ora, in quel terreno, poteva esserci benissimo mia madre a recuperare un po’ di legna per la stufa. Come si può, in condizioni simili, quando non si vede ad un palmo, premere un grilletto? L’abbiamo detto e ripetuto più volte che i cacciatori si spingono troppo vicino alle case. È vero che i cinghiali sono animali che ormai rischiamo di trovarci davanti all’uscio, ma questo non legittima delle battute così a ridosso delle abitazioni. Siamo sconcertati, avviliti. Chi ama gli animali sa che cosa significa perderli. E poi in questo modo». Dylan merita giustizia. Per sè, per chi l’ha amato. Qualcuno dovrà pur pagare.

Valle Millecampi (Pd), munizioni vietate. Cacciatori provano a nasconderle

Munizioni vietate dei cacciatori in valle Millecampi a Codevigo
Munizioni vietate dei cacciatori in valle Millecampi a Codevigo

Munizioni vietate dei cacciatori in valle Millecampi a Codevigo
Controlli a Codevigo, da parte della polizia provinciale. Oltre 20 le persone identificate. Gli agenti hanno verificato che le norme che regolano il prelievo venatorio venissero rispettate: sanzioni e sequestri


Potrebbe interessarti:http://www.padovaoggi.it/cronaca/munizioni-vietate-cacciatori-valle-millecampi-codevigo.html
Seguici su Facebook:http://www.facebook.com/pages/PadovaOggi/199447200092925

Munizioni vietate usate da alcuni cacciatori durante l’esercizio venatorio. È quanto hanno permesso di scoprire i controlli eseguiti dalle pattuglie della polizia provinciale nel territorio lagunare e vallivo. Sono stati più di venti i cacciatori identificati nella sola mattinata di domenica e qualcuno ha anche cercato di nascondere le munizioni vietate.

MUNIZIONI VIETATE. Gli agenti della polizia provinciale sono intervenuti in valle Millecampi a Codevigo, nonostante la fitta nebbia di domenica scorsa. Le pattuglie erano presenti già prima dell’alba per vigilare sul rispetto delle norme che regolano il prelievo venatorio. “Qualcuno – ha detto il consigliere provinciale delegato alla polizia provinciale Vincenzo Gottardo – ha cercato di sfuggire ai controlli nascondendo, tra la fitta vegetazione, le munizioni vietate che stava utilizzando per cacciare. Il nostro personale, però, ha trovato le munizioni e le ha poste sotto sequestro”.

SORANZO. “Voglio ricordare che Valle Millecampi, dal 2012, è stata riconosciuta tra i patrimoni dell’Unesco – ha spiegato il presidente della Provincia di Padova Enoch Soranzo - il nostro continuo presidio in quest’area così delicata, a tutela dell’ambiente e della fauna che lo popolano, è davvero molto importante. La polizia provinciale ha eseguito un ottimo lavoro procedendo al sequestro delle munizioni vietate ed elevando alcune sanzioni nei confronti di quanti hanno violato le normative con dispregio per la natura”.

CONTROLLI INTENSIFICATI. Lo stesso responsabile della polizia provinciale Luciano Fior ha evidenziato come da alcune settimane i controlli in Valle Millecampi si siano intensificati di giorno e anche di notte. “La lotta contro il bracconaggio – ha detto – ci vede in prima linea su tutto il territorio provinciale. Nell’area lagunare e valliva sono stati eseguite alcune importanti verifiche sugli automezzi e sulle armi in disponibilità dei cacciatori”.

Grosseto. Richiamo proibito, denunciato un cacciatore

Grosseto, 10 dicembre - È stato denunciato nella zona di Orbetello un lucchese che cacciava in appostamento con l'ausilio di richiamo elettroacustico riproducente vari canti della piccola selvaggina migratoria. All'uomo sono stati anche sequestrati 2 fucili con i quali esercitava la caccia, il richiamo elettroacustico e la selvaggina abbattuta.

Sempre nel grossetano sanzionato un cittadino residente nel Comune di Manciano per aver abbattuto un esemplare di beccaccia prima dell'orario consentito. All'uomo sono state elevate, oltre alla sanzione per l'abbattimento della beccaccia e il sequestro, anche le sanzioni per aver esercitato l'attività venatoria senza i necessari versamenti regionali e concessione governativa.

Massa Comune (Fe) in sciopero contro i cacciatori violenti

Presenza muta in Consiglio per denunciare gravi minacce, aggressioni e intimidazioni subite

Sant’Agostino. Lo avevano annunciato e sono stati di parola. Il gruppo di minoranza Massa Comune è entrato in “sciopero” per denunciare la mancanza di sicurezza sul territorio per la presenza di cacciatori particolarmente molesti e violenti. Uno “sciopero” messo in atto nell’ultimo Consiglio comunale a Sant’Agostino, con l’intero gruppo che non ha dato il proprio contributo alla discussione e non ha partecipato alla votazione, per sollecitare e mettere a conoscenza tutto il Consiglio “della grave situazione di insicurezza relativa alla caccia e non solo”. I consiglieri sono quindi rimasti muti, mostrando due cartelli, “Manca la tutela dei cittadini” e “Massa Comune in sciopero”.

Un volantino spiegava poi il senso dell’iniziativa e le motivazioni, già riportate da Estense.com, dopo i gravi avvenimenti degli ultimi giorni. “Come ogni anno, anche quest’anno – spiegano i consiglieri – le nostre persone sono state oggetto di gravi minacce e aggressioni, nonché insulti, intimidazioni e spari a distanza troppo ravvicinata da parte di innumerevoli cacciatori. Non solo le persone dei cittadini, nonché consiglieri, Vaccari Cinzia e Baruffaldi Lorenzo sono state vittime di tali violenze, ma anche altri residenti della zona. Finora non abbiamo voluto portare la grave problematica in Consiglio comunale, ma alla luce dell’insistere di tali accadimenti abbiamo creduto opportuno mettere a conoscenza, di quanto ci sta impedendo di vivere una vita normale, tutti i Consiglieri di maggioranza e di minoranza. Innumerevoli sono state le richieste di aiuto rimaste inevase sulla scrivania del sindaco Fabrizio Toselli nel corso degli anni. L’ultimo episodio verificatosi è stato proprio il 6 dicembre quando siamo stati minacciati da due cacciatori di una bomba sotto casa e aggrediti dagli stessi”.

“Ora – conclude il messaggio del volantino che ha “parlato” per i consiglieri – ci chiediamo che cosa ne pensino i Signori Consiglieri… E cosa farebbero se vivessero una simile situazione. Per terminare vorremmo mettere in evidenza come queste sono solo alcune delle violenze “legalizzate” che cittadini onesti si trovano a fronteggiare quando cercano di far rispettare le leggi e, nella fattispecie, le distanze, a gente armata che pretende, per giunta, di aver ragione. E la criminalità, quella meno legalizzata, ma non per questo meno diffusa, dove la mettiamo? Le persone non riescono più a godere di sonni tranquilli. Non crediamo sia il caso di affrontare il tema sicurezza in maniera seria e di iniziare a svolgere Consigli comunali con un po’ meno esercizi di retorica e un po’ più di sana pragmatica? Le discussioni filologiche e la retorica e le lunghe arringhe lasciamole nelle aule dell’università e dei tribunali”.

Ferrara. Minacciati dai cacciatori: “Ora basta”

La situazione dei residenti di via Frutteti a San Carlo denunciata da Cinzia Vaccari di Massa Comune

San Carlo. Minacce dai cacciatori con tanto di fucile spianato, insulti e vere e proprie aggressioni con lesioni personali. E’ la situazione con la quale da tempo i residenti di via Frutteti a San Carlo, a ridosso del Cavo Napoleonico, sono costretti a convivere nella stagione della caccia. Una situazione che negli ultimi giorni si è fatta insostenibile, come denuncia Cinzia Vaccari, capogruppo di Massa Comune, che abita proprio in quella strada e racconta della difficile, se non impossibile, convivenza con l’attività venatoria, che la sta portando a valutare le misure da assumere in futuro.

La Vaccari racconta delle violenze subìte da parte di cacciatori spregiudicati, arrivando a dire che “si dà il caso che la media dei cacciatori che rispetta le leggi sia irrisoria”. “Dunque dico solo – continua la Vaccari – che un sindaco previdente e responsabile, dopo tutte le richieste di aiuto che si è trovato sulla scrivania, avrebbe dovuto e dovrebbe prendere in considerazione una situazione così grave. In una riunione del 2013 a cui io ero presente assieme al sindaco, il prefetto in persona ha sottolineato come l’unica soluzione contingente, per il problema sopracitato, fosse un’ordinanza sindacale e ha invitato il sindaco Toselli a muoversi in tale direzione. Nulla da allora è stato fatto. E’ giusto che questo si sappia. È dunque evidente che si aspettano le tragedie, prima di muoversi (forse)”.

“È inoltre evidente – continua la capogruppo – che la vigilanza è molto “a macchia di leopardo” ma, d’altro canto, sono io la prima a capire che, per far rispettare le leggi ai signori cacciatori ci dovrebbe essere una vigilanza talmente capillare che comporterebbe costi assurdi e proibitivi per la collettività. La qual cosa fa emergere due problematiche: necessità che il sindaco prenda provvedimenti urgenti e contingibili e, soprattutto, rivedere totalmente le leggi che regolamentano l’attività venatoria (anche in campo nazionale). Come è possibile che sia legale andarsene in giro a sparare fra le abitazioni, spesso facendo lo slalom fra le stesse, nascondendosi in mezzo ai frutteti, per poi sbucare fuori da questi e, nelle nostre zone, per sbucare spesso fuori dalla nebbia, sparando a qualsiasi cosa si muova? I cacciatori abitualmente prima sparano e poi si accertano a che cosa hanno sparato, ecco perché di tanti incidenti di caccia. È ora di finire di accettare come inevitabili gli incidenti che ogni anno si verificano durante la stagione venatoria, bisogna svegliarsi e capire che possono e devono essere evitati, dicendo basta alla caccia vagante fra le abitazioni”.

“E i cani? Ci si è mai pensato? – chiede ancora Cnzia Vaccari -. Sono essi stessi un’arma che i cacciatori possono usare anche contro le persone e gli animali da affezione e da cortile. Si pretende lo yorkshire della vecchietta al guinzaglio ed eventualmente pure con la museruola al parco pubblico e poi si accetta una legge che permette a uomini armati di sguinzagliare mute di cani di cui, di prassi, perdono il controllo. È ora di finirla pure con la storia delle assicurazioni, a me sia cacciatori che guardie hanno detto di stare tranquilla visto che i cacciatori sono assicurati; personalmente rispondo che i soldi non comprano vita e salute e che, se mi sparano o sparano ad un amico o ad un mio animale, o un loro cane ci fa del male, non so che farmene dei loro soldi. Ci sono tante altre problematiche come quella, ad esempio, che se si vuole stare completamente tranquilli e sottrarre il proprio fondo alla caccia l’unica maniera è quella di recintare il fondo con rete e palizzata (c.c. art.841), ma, mi si concederà la pignoleria di sottolineare che, solamente chi è benestante può concedersi un lusso del genere. Provate a farvi fare un preventivo per recintare qualche ettaro di terra, e capirete cosa intendo. Se vogliamo essere tutti uguali davanti alla Legge sono le Leggi stesse che devono cambiare. Riguardo la caccia stiamo ancora seguendo normative del secolo scorso, è ora di metterci mano, il problema della caccia è un problema serio, un problema sociale di sicurezza ed incolumità”.

Biella. Rosa di pallini ferisce un ciclista, identificati 36 cacciatori

L'incidente nel Biellese: l'atleta ferito a un braccio. Un proiettile gli ha bucato una gomma

Un ciclista è stato ferito da un proiettile esploso da alcuni cacciatori impegnati in una battuta di caccia.
L'incidente oggi a Roppolo, in provincia di Biella. Il ciclista stava percorrendo la salita che porta al lago di Bertignano quando il proiettile lo ha raggiunto a un braccio e un secondo ha bucato una gomma della bicicletta. L'uomo ha chiesto inutilmente soccorso, poi ha raggiunto alcune case vicine dove è stato soccorso. I carabinieri hanno identificato 36 cacciatori presenti in quel momento nella zona. Tutti hanno negato di avere sentito la richiesta di aiuto del ciclista ferito. 

sabato 13 dicembre 2014

Asti. “Cacciatori invadenti sparano vicino l’abbazia”

Proteste per la battuta al cinghiale a Vezzolano

Attenzione battuta di caccia al cinghiale in corso». Una comunicazione di «servizio» che non dimenticheranno facilmente i turisti che il giorno dell’Immacolata si trovavano all’Abbazia di Santa Maria di Vezzolano ad Albugnano, per il mercatino di Natale. Molti hanno sentito spari tra i boschi che circondano l’antica Canonica. 

La testimonianza 
Presente al fatto Dario Rei, presidente del Frutteto del Vezzolano. «Intorno alle 11,30 – spiega Rei – abbiamo udito diversi spari dalla valletta, a due passi dal gioiello del Romanico, meta di turisti tutto l’anno. Per fortuna non è successo nulla, ma gli attimi di paura ci sono stati». La battuta di caccia dell’8 dicembre era stata regolarmente autorizzata dalla Provincia, che ha competenza nello stabilire le varie attività selettive per abbattere i cinghiali sul territorio, da parte delle 12 squadre autorizzate. Da poco responsabile in Provincia per la caccia è Francesco Marengo, ex sindaco di Castagnole Monferrato, ora assessore comunale. Marengo ha autorizzato i cacciatori alla battuta, ma se avesse saputo dell’evento all’Abbazia, probabilmente avrebbe bloccato tutto. 

«Spari di sottofondo» 
L’accaduto è balzato sui social network con alcuni commenti. Su facebook si legge soprattutto la paura di trovarsi in mezzo a una battuta del genere, oltre al non interessamento delle autorità locali. «Le nostre amministrazioni – il commento lasciato in un gruppo creato da persone di Castelnuovo Don Bosco e dintorni – sono distanti dal territorio e per niente interessate a valorizzarlo. Come è possibile organizzare una battuta durante una manifestazione con turisti e famiglie? In sottofondo non hanno sentito la musica natalizia ma gli spari». 

«Paura ad uscire di casa» 
Pensieri molto simili che da qualche tempo circolano anche a Montafia. Località Vignole sembra ormai un far west dai racconti dei residenti che hanno paura a uscire di casa nei giorni di caccia (mercoledì, sabato e domenica). 

Timori anche per gli animali domestici. La veterinaria Gabriella Facciolo che abita in un cascinale ristrutturato di Vignole racconta: «E’ da tempo che le doppiette si permettono di arrivare anche nella mia proprietà privata e attaccare quel cartello sulla mia recinzione. Non è possibile vivere con la paura addosso». E prosegue: «Non sono più padrona neanche tra i miei 5 ettari di terreno. I miei cani e cavalli sono spaventati». 

Che succede nell’ex scuola? 
Il quartier generale dei cacciatori è l’ex scuola elementare di Vignole, accanto alla chiesetta, data in affitto dal Comune. «Cosa fanno lì dentro – aggiunge la veterinaria - e come vengono macellati i cinghiali? Esistono gli esami della tricnina e le etichette inamovibili?». Dal Comune arriva la risposta del sindaco. «Dobbiamo tutelare sia i contadini – commenta Marina Conti – sia i cittadini. I cinghiali distruggono i raccolti e quindi le battute di caccia sono necessarie. Ora bisognerà verificare bene tutto». Per il responsabile d’ambito Atc del Nord Astigiano la questione è delicata. «La Provincia – chiude Antonello Murgia, sindaco di Piovà Massaia – delibera le battute selettive dei cinghiali. Poi però non controlla gli episodi singoli lasciando ampia libertà ai cacciatori sulle modalità di svolgimento delle stesse». 

lunedì 8 dicembre 2014

Manciano (Gr). Ucciso durante una battuta di caccia al cinghiale. Il proiettile ha trapassato l’animale

MANCIANO – Un uomo di 75 anni, Isoliero Giuliani, è morto stamani nei boschi di San Martino sul Fiora nel comune di Manciano, ucciso da un colpo d’arma da fuoco sparato accidentalmente durante una battuta al cinghiale.

Dai primi accertamenti sembra che chi ha sparato abbia colpito due volte il cinghiale, ma che uno dei colpi abbia trapassato l’animale e deviato, forse da un osso o da un sasso, abbia ucciso Giuliani che stava svolgendo servizio proprio per evitare che qualcuno finisse nella cacciata e per questo si trovava più in alto rispetto ai cacciatori.

L’uomo, residente a Pitigliano, era una guardia venatoria volontaria ed è morto sul colpo. Gli operatori del 118 hanno tentato invano di rianimarlo. Sul posto i carabinieri di Pitigliano che hanno aperto una indagine. Il corpo si trova presso l’obitorio di Orbetello a disposizione del magistrato che potrebbe disporre l’autopsia.

Palermo. Incidente di caccia, morto un trentenne a Petralia

Incidente di caccia nelle campagne delle Petralie, in provincia di Palermo. A perdere la vita è stato Roberto Di Carlo, 30 anni originario di Monreale. Il giovane è stato colpito da una rosa di pallini che lo ha raggiunto al polmone. A sparare sarebbe stato un altro cacciatore. Di Carlo è stato soccorso dai compagni di caccia che lo hanno portato in auto fino a Geraci Siculo. Qui è stato poi trasportato con un'ambulanza del 118 in ospedale dove però è giunto morto. Indagano i carabinieri.


Incidente di bracconaggio: Irpinia, ferito dal suo stesso fucile, denunciati anche i complici

Incidente di bracconaggio: Irpinia, un bracconiere resta ferito dal suo stesso fucile ma inventa una storiella che non convince i Carabinieri; denunciati anche altri tre bracconieri.

Risolto in poche ore il giallo del ferimento di un uomo sulle montagne di Volturara Irpina. Nell pomeriggio di ieri, i Carabinieri della Compagnia di Montella, intervenivano poiché un trentenne di Volturara, “mentre passeggiava nei boschi” (cosi aveva riferito), era stato attinto da “pallettoni vaganti” sparati probabilmente da bracconieri che stavano effettuando una battuta di caccia di frodo all’interno dell’area Parco dei Monti Picentini. Per le lesioni riportate l’uomo era stato immediatamente trasportato al Pronto Soccorso di Avellino e, successivamente, trasferito a Napoli presso l’Ospedale Vecchio Pellegrini ove era stato sottoposto ad un delicato intervento chirurgico al braccio sinistro. Le immediate ed ininterrotte le indagini della Stazione di Volturara e dei Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Montella non avevano tralasciato alcuna pista ed erano state sviluppate a 360 gradi, prendendo in considerazione anche l’ipotesi di un tentativo di omicidio. La più accreditata, tuttavia, sin dal primo momento, era sembrata quella di un incidente durante l’attività di bracconaggio a cui avrebbe partecipato anche la persona ferita.

Confortati anche da alcuni spunti informativi derivanti dall’approfondita conoscenza del territorio e delle realtà locali, i Carabinieri avevano individuato il luogo dell’incidente ove, a durante un primo sopralluogo, avevano rinvenuto le tracce di sangue del ferito ed in corrispondenza di esse alcune cartucce inesplose e del nastro isolante, probabilmente utilizzato per predisporre trappole da bracconaggio. Tutto il materiale era stato sequestrato dai militari.

Inoltre, nel corso della notte, i Carabinieri erano stati in grado di identificare le quattro persone che avevano partecipato alla battuta di caccia di frodo, tra cui quella ferita ed acclaravano la dinamica dell’incidente secondo la quale il trentenne, mentre tentava insieme ai complici di abbattere illecitamente qualche cinghiale in zona protetta, era scivolato e dal suo fucile era partito un colpo che lo aveva ferito al braccio sinistro.

Accertata, dunque, l’attività di bracconaggio, tutti i personaggi indentificati sono stati denunciati in stato di libertà per l’esercizio dell’attività venatoria in area protetta, fuori dagli orari consentiti e fuori dai giorni prestabiliti nonché privi di qualsivoglia titolo per l’autorizzazione alla detenzione delle armi e del relativo munizionamento che quindi venivano sequestrati. A finire nei guai, inoltre, la moglie di uno dei bracconieri che, unitamente al coniuge, dichiarava il falso per evitare l’accertamento dei fatti. Per questo motivo entrambi sono stati denunciati per “favoreggiamento”.

Fonte: cacciapassione.com del 04 dicembre 2014

Cagliari. Cinghiale ucciso nell'oasi protetta, nei guai compagnia di caccia

Un componente, di 45 anni, di Gonnosfanadiga, sorpreso mentre caricava il cinghiale appena abbattuto nella zona protetta, è risultato con numerosi precedenti per reati venatori e per tali fatti sottoposto a diffida di pubblica sicurezza

Facile cacciare nell'oasi protetta ma per una compagnia di Gonnosfanadiga sono arrivati anche i guai per essere stata sorpresa dal Nucleo investigativo e dal personale della Stazione Forestale di Villacidro mentre i suoi componenti sparavano in una zona protetta dove è stato abbattuto anche un cinghiale con munizioni caricate a pallettoni, vietate dalla norma.
Il fatto, avvenuto nell'Oasi permanente di rotazione faunistica di Monte Linas, in territorio di Gonnosfanadiga, ha portato alla denuncia dell'intera compagnia, otto cacciatori. Un componente, di 45 anni, di Gonnosfanadiga, sorpreso mentre caricava il cinghiale appena abbattuto nella zona protetta, è risultato con numerosi precedenti per reati venatori e per tali fatti sottoposto a diffida di pubblica sicurezza. Per questo è scattata anche la segnalazione al questore per sottoporre l'uomo al provvedimento di divieto di recarsi in zone di caccia.
L'operazione antibracconaggio, coordinata dal Servizio Ispettorato di Cagliari e che ha visto coinvolto il Nucleo investigativo e la stazione Forestale di Villacidro, si inquadra nell'attività di controllo a tutela della fauna e delle zone protette dell'oasi faunistica.