lunedì 27 maggio 2013

La Corte Costituzionale boccia il calendario venatorio della Toscana

Comunicato stampa del 27 maggio 2013

La Corte Costituzionale boccia il calendario venatorio della Toscana. Zanoni: «Ora anche la Lombardia deve fare un passo indietro»

Il 20 maggio 2013, la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo il Calendario Venatorio della Toscana, perché approvato con Legge regionale e non con delibera amministrativa. L’eurodeputato Andrea Zanoni ha affermato: «Alla luce di quanto stabilito dalla Corte, il Presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, provveda immediatamente a predisporre il calendario venatorio della prossima stagione di caccia con atto amministrativo e ritiri quello in vigore».

Il 20 maggio 2013, la Corte Costituzionale, presieduta dal giudice Franco Gallo, con sentenza numero 90/2013, ha decretato l’illegittimità della Legge Regionale della Toscana numero 20 del 2002, laddove prevede che il calendario venatorio sia approvato con legge di durata pluriennale piuttosto che con atto deliberativo annuale.

In particolare, la Corte ha dichiarato illegittimo l’articolo 7 della Legge Regionale del 10 giugno 2002 numero 20 recante “Calendario venatorio e modifiche alla legge regionale 12 gennaio 1994, numero 3” (Recepimento della legge 11 febbraio 1992, n. 157 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”).

Il calendario venatorio, infatti, è stato approvato non con un provvedimento amministrativo, ma attraverso un atto avente forza di legge, sganciato dal riferimento ad un arco temporale proprio del provvedimento amministrativo annuale.

Nel 2010, WWF, LIPU, ENPA, LAC, LAV, Legambiente e Animalisti Italiani presentarono un ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) della Toscana contro il calendario venatorio della Provincia di Firenze. Il TAR, con ordinanza del 20 ottobre 2011 numero 267, ha sollevato la questione di illegittimità costituzionale, ritenendo fondata la richiesta delle Associazioni e ha sottoposto la norma regionale toscana a valutazione da parte della Corte Costituzionale.

La Corte ha confermato che le Associazioni hanno ragione, sia su questo punto, sia su altri due punti: caccia agli ungulati su terreno innevato e per periodi diversi rispetto a quelli indicati dalla legge quadro e non necessità di utilizzo del tesserino venatorio nelle aziende agrituristico venatorie. Su questi due punti, la Regione Toscana ha già modificato le norme impugnate e dichiarate illegittime dalla Corte.

Adesso, però, la Regione dovrà procedere anche alla modifica del Calendario venatorio da Legge in delibera annuale.

L’eurodeputato Andrea Zanoni, vice Presidente dell’Intergruppo per il Benessere degli Animali al Parlamento europeo ha affermato: «Approvare un calendario venatorio con una legge anziché con un atto amministrativo agli occhi dei profani può sembrare differenza di poco conto. In realtà, è un aspetto importantissimo per la tutela della fauna selvatica. Il calendario con validità annuale permette di poter adeguare le scelte di gestione faunistica alle situazioni e, quindi, di poterle tempestivamente modificare per problemi che singole specie possono incontrare per vari motivi o per difficoltà della fauna dovute a situazioni climatiche. Ora, la Regione Toscana deve fare marcia indietro e correggere il madornale errore. Alla luce della sentenza della Corte Costituzionale, chiedo alla Lombardia e al Presidente Roberto Maroni di ritirare immediatamente il calendario venatorio approvato il 2 agosto 2004 con Legge regionale numero 17, quindi illegittimo. Va inoltre ricordato che, mentre un calendario venatorio approvato per legge risulta blindato, ovvero non può essere impugnato al TAR, se approvato con delibera può essere facilmente impugnato davanti ad un Tribunale amministrativo da una o più associazioni animaliste e/o ambientaliste».

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lunedì 20 maggio 2013

Perugia: doppiette pericolose ritirate 500 licenze di caccia

PERUGIA - Armi e controlli. Armi e crisi economica. Armi ed eccessi. Il rapporto è strettissimo, deve esserlo, perché il possedere e maneggiare un’arma non può che avere come primaria condizione la completa affidabilità fisica, mentale ed economica

I dati diffusi dalla questura durante la festa per il centosessantunesimo anno di fondazione della polizia, mettono in evidenza un dato che può essere interpretato in un senso duplice e al tempo stesso univoco. Il numero intanto: in un anno, sono centinaia le licenze da caccia su cui la divisione di Polizia amministrativa, sociale e dell'immigrazione diretta da Maria Letizia Tomaselli ha posto il veto. Quante? Almeno cinquecento.


A fronte di 2610 rilasci-rinnovi di licenze per il porto di fucili da caccia nel periodo primo maggio 2011-30 aprile 2012, per quanto riguarda lo stesso periodo di riferimento 2012-2013 i rilasci sono stati 2230. Dunque, 380 in meno. A questi bisogna aggiungere le 125 licenze da caccia rifiutate (nel periodo precedente erano state 97), senza dimenticare i 9 ricorsi trattati dalla Prefettura e altri cinque dal Tar.

I numeri sono importanti, ma le motivazioni forse anche di più. E se una è rappresentata dal binomio crisi economica - età avanzata della maggioranza di appassionati della caccia, dall’altro lato vengono alla luce situazioni che testimoniano tanto l’attenzione delle forze dell’ordine in materia di armi quanto una realtà allarmante sotto il profilo dei comportamenti sociali. Alla base di buona parte del mancato rinnovo o rilascio delle licenze di caccia, dicono dalla questura, ci sono motivazioni relative agli abusi con l’alcol e alle violenza domestiche da parte di chi al tempo stesso possiede uno o più fucili. Guide in stato d’ebbrezza e segnalazioni o denunce per atti di violenza in famiglia, dunque, diventano inevitabilmente l’allarme che porta la questura a bloccare l’autorizzazione a usare armi.

Pianeta truffe. Spulciando i numeri di un anno di attività di polizia, un’altro dato che balza agli occhi è il +433,33% su Perugia città in fatto di lotta alla contraffazione. Trentadue sequestri in un anno rispetto ai sei del periodo precedente. Anche in questo caso da un lato va rilevato il sempre più preoccupante, e scorretto a livello di concorrenza, assalto di prodotti d’abbigliamento falsificati; dall’altro però una risposta sicuramente importante. 
Una risposta oltretutto interforze, che prende il via da uno specifico tavolo in Prefettura con il Comune e che vede impegnati guardia di finanza, municipale, carabinieri e polizia in un controllo continuo ai mercati cittadini (soprattutto quello del sabato a Pian di Massiano) la Fiera dei Morti ma anche nei negozi. Sempre in tema, non può sfuggire il 75% di denunce per truffe telematiche (14 rispetto a 6) derivante dall’aumento continuo di affari su internet e transazioni con carte di credito.




mercoledì 15 maggio 2013

Grosseto: recuperati 15 mila bossoli abbandonati


GAVORRANO – 15 mila cartucce sparate e abbandonate in campagna sono stata recuperate dai volontari della Lega Abolizione della Caccia nel comune di Gavorrano. A darne notizia sono gli stessi attivisti della Lac.

Circa quaranta persone, spiegano, hanno partecipato all’iniziativa e in meno di due ore hanno raccolto migliaia di bossoli sparati in un raggio di 150 metri in una zona considerata di passo per gli uccelli migratori.

«È una vergogna – dice Raimondo Silveri, responsabile regionale della Lac Toscana – vedere così tante cartucce sparate, rifiuti speciali pericolosi, lasciate abbandonate dai cacciatori, coloro che si definiscono amanti della natura, considerando anche il danno dalle tonnellate di piombo sparso per boschi e nelle falde acquifere».

«Adesso – spiega Silveri – spetterà al Comune di Gavorrano smaltire tutti quei bossoli abbandonati e recuperati dai volontari, con un costo non indifferente: il servizio di smaltimento ha un valore stimabile intorno ai 5,40 eruo per ogni chilogrammo oltre il trasporto che è intorno ai 350 euro».