lunedì 29 novembre 2010

Striscia la notizia: gli esami di caccia

La trasmissione TV Striscia la notizia nella puntata di sabato scorso ha trasmesso un memorabile servizio in cui due attori, fingendosi aspiranti cacciatori, si sono rivolti in un’armeria dove un medico compiacente li ha visitati…

GUARDA IL VIDEO

Treviso. Colpo a una gamba, cacciatore muore dissanguato

Treviso. Colpo a una gamba, cacciatore muore dissanguato a Vittorio Veneto

Trovato vicino alla sorgente del Meschio, i familiari avevano
dato l'allarme ieri. Il colpo fatale sarebbe partito dal suo fucile


TREVISO (28 novembre) - Un anziano cacciatore, R.C., di Vittorio Veneto (Treviso), è stato trovato morto dissanguato nei boschi sopra la sorgente del Meschio dalle squadre del soccorso alpino e dei vigili del fuoco che lo stavano cercando da ieri pomeriggio, dopo che la famiglia ne aveva denunciato la scomparsa. L'uomo aveva una ferita ad una gamba provocata pare dal suo stesso fucile da caccia. Sul posto anche i carabinieri che ritengono, sulla base di un primo esame, l'uomo sia morto a causa di un colpo fortuito partito dal suo fucile.
Il cacciatore si era allontanato ieri assieme al suo cane per una battuta nella zona delle sorgenti del Meschio, che abitualmente frequentava. Lì, infatti, i soccorritori hanno trovato la sua auto. In tarda serata poi la scoperta del corpo senza vita del cacciatore in località Forcal.

Fonte: ilgazzettino.it del 28 novembre 2010

Cacciatore spappola muso gatta, veterinario lo salva

Micia riesce a tornare da padroni nonostante le ferite

(ANSA) - TREVISO, 29 NOV - Un cacciatore spara a una gattina e questa, nonostante la mandibola e il palato spappolati da un proiettile, riesce a tornare dai padroni e a salvarsi. Il tutto grazie all'intervento miracoloso di un veteritario. E' la storia di Betty, una piccola micia soriana che vive a Collalto di Susegana (Treviso). I proprietari dell'animale, insieme alla Lac, hanno presentato una denuncia ai Carabinieri contro ignoti.
(ANSA)

In carcere chi disturba i cacciatori!

PARLAMENTO - DISEGNO DI LEGGE CONTRO IL DISTURBO DELLA CACCIA

Disturbare cacciatori e pescatori potrebbe costare la galera. PDL, FLI, UDC e Lega hanno presentato in Senato un disegno di legge, primo firmatario Valerio Carrara, che inserisce nel codice penale l’articolo 660-bis che introduce il reato di «turbativa, di ostacolo ed impedimento agli atti di caccia e pesca» e all’attività degli impienti di cattura della fauna selvatica. Un nuovo reato che verrebbe punito con l’arresto fino a 6 mesi o, in alternativa, con un’ammenda fino a 1.200 euro se a commetterlo è una singola persona; se invece l’ostruzionismo è opera di più persone, allora la pena aumenta e si rischia di finire in galera per un anno, pagando, questa volta obbligatoriamente, una multa che può arrivare fino a 2mila 400 euro (ADN Kronos).

Fonte: Lac newsletter del 29 novembre 2010

domenica 28 novembre 2010

Vicenza. Spara a un cane, cacciatore denunciato

Montebello. Gli ha ammazzato il cane con un colpo di fucile al cuore: «Aveva attaccato il mio, non sapevo cosa fare» si è giustificato. Cosa fare lo sanno invece l'Enpa di Arzignano e i proprietari del povero Pupo, un pastore del Caucaso di 3 anni ucciso da un cacciatore mercoledì pomeriggio in zona Omomorto di Montebello. Visto che contro l'uomo, R.M., residente nella zona, è stata presentata denuncia oltre alla querela dei proprietari dell'animale. L'Enpa si costituirà parte civile.

Tutto inizia quando Marisa Casarotto, che vive nella zona, decide di andare a raccogliere della valeriana in una valletta che dista circa due trecento metri dalla sua abitazione, in direzione Selva. Con sè porta il suo cane Pupo. Mentre la donna raccoglie l'insalata sente una fucilata vicina. Va a vedere e trova l'animale agonizzante con un cacciatore accanto. Colpito al cuore, sotto la zampa anteriore, Pupo muore.

L'uomo ammette di aver sparato ma si giustifica: quel cane aveva attaccato il suo e lui non sapeva cos’altro fare se non sparargli. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della stazione locale e le guardie zoofile dell'Enpa di Arzignano che hanno raccolto i dati, compreso il referto post morten sul cane.

R.M., residente a Gambellara, è stato denunciato in riferimento a quanto prevede la legge 189/2004 che all’articolo 544 BIS: «Chiunque per crudeltà o senza necessità cagiona la morte di un animale e punito con la reclusione da tre mesi a diciotto mesi».

L’Enpa, che si costituirà parte civile al processo, ha assicurato assistenza legale gratuita ai proprietari del cane che presenteranno a breve querela contro il reponsabile.

Renzo Rizzi del Cpv, Coordinamento protezionista veneto, intende anche chiedere alla questura il ritiro del porto d'armi per R.M.: l'uomo, in possesso del tesserino per la caccia a nutrie e cinghiali, avrebbe dimostrato di non essere in grado di gestire situazioni critiche con un'arma in mano.

Fonte: ilgiornaledivicenza.it del 27 novembre 2010

venerdì 26 novembre 2010

Galan: la caccia è una passione amata in tutto il mondo

(AGI) - Roma, 26 nov. - Durante la sua visita alla Regione Umbria a Perugia, il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Giancarlo Galan, e' stato invitato a intervenire alla presentazione della ricerca "Gli italiani e la caccia" organizzata dal Cncn (Comitato nazionale caccia e natura) e dall'Associazione Face Italia. "Quello della caccia e' un settore condizionato da ipocrisie e falsita' - ha detto il ministro -. E' sbagliato dire, ad esempio, che la caccia e' in contrasto con l'agricoltura: si puo' cacciare solo quando non ci sono colture a rischio o quando esse non sono in atto.
Abolire la caccia significherebbe semplicemente vietarla a chi non ha i mezzi per andare all'estero. Certo, e' indispensabile rispettare le regole, e anzi, a mio avviso, servirebbe una nuova revisione europea delle norme che la regolano". "Vorrei inoltre ricordare che - continua Galan - l'industria italiana dei fucili da caccia rappresenta un orgoglio nazionale, un'eccellenza senza paragoni della nostra produzione, perche' chiunque desidera possedere un fucile italiano. Chiedo che ci sia rispetto per una passione che provoca in tantissime persone emozioni fortissime. Chiedo rispetto reciproco, soprattutto chiedo che si smetta di definire delinquenti i nostri cacciatori. La caccia si pratica in tutti i Paesi dell'Europa, in tutto il mondo". (AGI) Red/Eli

mercoledì 24 novembre 2010

Messina: tragico incidente di caccia

Casalvecchio. Tragico incidente di caccia: muore l'imprenditore Salvatore Finocchio

CASALVECCHIO (MESSINA) - Incidente di caccia mortale nelle campagne di Casalvecchio Siculo. L’imprenditore edile Salvatore Finocchio, 58 anni, originario della frazione S. Carlo, ha perso la vita durante una battuta di caccia. La tragedia si è consumata intorno alle 13 in contrada Scarpignato. Secondo una prima ricostruzione, sarebbe stato un colpo di fucile partito accidentalmente dal fucile dello stesso imprenditore a ferirlo mortalmente. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della stazione di S. Alessio Siculo e della Compagnia di Taormina. Finocchio era impegnato in una battuta di caccia al cinghiale assieme ai suoi due fratelli. I militari dell’Arma, sotto la direzione del magistrato di turno, Adriana Sciglio, stanno cercando di ricostruire l’esatta dinamica dei fatti.

Fonte: tele90.it del 24 novembre 2010

Treviso. Contadino nega l'accesso al campo a tre cacciatori: preso a botte

In una battuta a Pero di Breda di Piave fagiano cade nel terreno coltivato di un 70enne che protesta e viene aggredito

di Andrea Zambenedetti
TREVISO (24 novembre) - Abbattono un fagiano e per recuperarlo spaccano una gamba al padrone di casa. È successo alle 8 di domenica mattina in via Marche a Pero di Breda di Piave. Le doppiette fanno fuoco e il fagiano cade impallinato in un campo coltivato a radicchio di proprietà del settantenne Mario Zabotto.

Alla battuta partecipavano in tre: quando gli uomini con il fucile in spalla arrivano nel fondo di proprietà di Zabotto, il pensionato fa presente che quel fagiano è caduto in un campo coltivato, e nei campi coltivati la caccia non è consentita. I tre non vogliono sentir ragioni e pretendono di entrare comunque nella proprietà per recuperare l’uccello. Il diverbio si inasprisce perchè la loro maleducazione è così lampante che Zabotto non intende cedere di un millimetro. Così dalle parole grosse il tono dello scontro si sposta sul piano personale. Gli animi si surriscaldano a tal punto che il gruppetto viene alle mani col proprietario: calci, spintoni, pugni. Tutto per far valere le proprie ragioni.

Alla fine della zuffa Zabotto finisce a terra e cade male. L’età non aiuta. Al Pronto soccorso, dopo le cure del caso, gli viene consegnato un certificato medico con prognosi di 40 giorni per frattura a una gamba, oltre a contusioni ed ecchimosi. L’episodio riapre il dibattito tra favorevoli e contrari alla caccia, che mai come in questa stagione è partita con così tanto clamore. La scorsa settimana a Tezze di Vazzola un cacciatore era stato denunciato per aver premuto il grilletto vicino alle abitazioni. A Zerman di Mogliano, nella prima domenica venatoria, un cacciatore aveva centrato l'amico con i pallini del suo fucile, incidente che aveva costretto la questura ad avviare una seria revisione delle licenze di porto d'arma emesse in provincia di Treviso.

Ora il fattaccio di Breda di Piave. «Dovrebbero permettere agli Ambiti di valutare le persone che possono e quelle che non possono cacciare -spiega Sandro Cenedese, presidente dell'Atc (Ambito territoriale caccia) di San Biagio che comprende Breda di Piave - Non è possibile che avvengano simili episodi. Dipendesse da me non permetterei più a queste persone di entrare nella zona di mia competenza. Purtroppo è un potere che noi non abbiamo». Il problema, per quanto riguarda i tre energumeni di Pero, verrà presto superato: appena la vittima della loro aggressione formalizzerà la denuncia, i carabinieri di Maserada entreranno in azione. Le ipotesi di reato sono lesioni personali e violazione di proprietà privata. Guai con la giustizia assolutamente garantiti, dunque. Come il ritiro della licenza e il sequestro di fucili e munizioni. D’ora in poi, se vogliono, andranno solo a funghi.

Fonte: ilgazzettino.it del 24 novembre 2010

Multe e sequestri della Polizia Provinciale di Terni

Gli agenti del Capitano Gervasio Gialletti hanno comminato sanzioni per 1600 euro circa, sequestrati 2 fucili e 3 capi di selvaggina

TERNI - La Polizia provinciale ha eseguito da ottobre ad oggi numerosi controlli sul rispetto delle norme che regolano l'attività venatoria, verificando, fra questi, anche 80 appostamenti fissi di caccia alla migratoria e al colombaccio. Gli agenti di Palazzo Bazzani, comandati dal capitano Gervasio Gialletti, hanno elevato complessivamente 6 multe fra Narni, Otricoli e Baschi. Tre sanzioni sono state comminate per irregolarità degli appostamenti, mentre le restanti per altre tipologie di violazioni delle norme, in particolare per il mancato rispetto delle distanze dalle strade, per non aver annotato la selvaggina abbattuta e per caccia al cinghiale fuori dal settore assegnato. L'importo complessivo delle sanzioni ammonta 1.650 euro con l'aggiunta del sequestro di 2 fucili e 3 capi di selvaggina illecitamente abbattuta. "I controlli dalla Polizia provinciale - dichiara l'assessore alle Politiche venatorie Filippo Beco - rientrano nelle attività volte a garantire sicurezza e rispetto delle regole. La finalità principale non è comunque quella di reprimere, bensì di assicurare il corretto svolgimento dell'attiità venatoria nell'interesse di tutti. A tale proposito l'amministrazione, in collaborazione con le associazioni venatorie, ha deciso di incrementare il numero delle guardie volontarie. Tale misura è stata presa in stretto coordinamento con le realtà associative che operano nel settore e con le quali si procederà nei prossimi giorni ad un incontro per stabilire insieme le modalità operative e verificare, ove se ne riscontrasse la necessità, l'opportunità di procedere a corsi di formazione per i volontari.

Fonte: tuttoggi.info del 24 novembre 2010

lunedì 22 novembre 2010

Ekoclub = Federcaccia? Ma và???

Interrogazione Papa (pdl) su Ekoclub
C.4/09542 Camera, interrogazione a risposta scritta di Alfonso PAPA (PdL) presentato il: 18/11/2010


PAPA. – Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell’economia e delle finanze, al ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare. – Per sapere – premesso che:
il 26 giugno 1992 con decreto ministeriale registrato alla Corte dei conti il 15 luglio 1992, registro n. 2 ambiente, foglio n. 299, l’organizzazione denominata «Ekoclub» fu individuata tra le associazioni di protezione ambientale e, come tale, ammessa a beneficiare di interventi dello Stato e della possibilità di usufruire del 5 per mille Irpef e chiedere contributi a regioni, province, comuni, consorzi ed enti vari;
tale riconoscimento avvenne dopo oltre quattro anni, quando il 23 febbraio 1988 fu respinta analoga domanda perché «Ekoclub» non aveva caratteri di associazione ambientale;
«Ekoclub» dovrebbe caratterizzarsi esclusivamente come associazione con dirigenti e sedi distinte e separate da altre organizzazioni similari o che appaiono all’opinione pubblica addirittura in contrasto con i suoi fini statutari qual’è, per la maggior parte dei cittadini, la federazione italiana della caccia, FIDC;
risulta dal sito ufficiale dell’Associazione che la sede nazionale di «Ekoclub»
è negli stessi locali della sede nazionale della Federazione italiana della caccia a Roma in via Salaria n. 298/a, a quanto consta all’interrogante, l’affitto è interamente a bilancio della FIDC e la quasi totalità delle sedi periferiche si identificano con quelle della FIDC che si assume tutti gli oneri;
la maggior parte dei dirigenti FIDC o suoi tesserati sono anche dirigenti «Ekoclub». Il presidente nazionale «Ekoclub» Fabio Massimo Cantarelli di Parma è anche componente del collegio del consiglio dei sindaci Federcaccia, Stefano Merighi del collegio di Probiviri è al medesimo tempo Presidente regionale FIDC dell’Emilia Romagna dove ha sostituito Paolo Pini divenuto membro del Consiglio di presidenza nazionale della FIDC, Ottorino Zanellati consigliere «Ekoclub» sarebbe, a quanto risulta all’interrogante, dirigente della FIDC di Ferrara, il revisore contabile Neri avrebbe un incarico, sempre a quanto consta all’interrogante, presso la FIDC di Cesena. Inoltre come risulta dal sito internet «Ekoclub», molti presidenti avrebbero l’indirizzo di posta elettronica della FIDC ed il tesseramento avverrebbe a quanto risulta all’interrogante, nelle sezioni FIDC;
lo scorso anno la FIDC sembrerebbe che abbia erogato contributi all’«Ekoclub» per somme significative;
sui periodici il Cacciatore Italiano e Caccia e Tiro, editi da Greentime, società editoriale della FIDC con sede a Bologna, ogni anno, in prossimità della dichiarazione dei redditi, compaiono inviti a versare il 5 per mille a favore di «Ekoclub»;
«Ekoclub» nomina i propri membri negli organismi di gestione e controllo della caccia e di fatto sussiste, a giudizio dell’interrogante, un ingiustificabile privilegio della FIDC sia rispetto alle altre organizzazioni di cacciatori, che alle organizzazioni naturalistiche -:
se siano a conoscenza dei fatti riportati in premessa;
se sia fatta luce su finanziamenti e contributi concessi all’«Ekoclub» dallo Stato e dall’Unione europea;
se non intendano adottare misure urgenti al fine di escludere «Ekoclub» dal diritto di usufruire del 5 per mille.
(4-09542)
http://parlamento.openpolis.it/singolo_atto/61400

Belluno. Uccise per errore l’amico di caccia. Un mese dopo gli sparano: è grave

Nuovo incidente: in battuta c’erano anche i parenti della prima vittima
COMELICO SUPERIORE (Belluno) — Stesso luogo, stesso incidente. Solo che questa volta la vittima è lui, Fabio De Lorenzo, il 44enne che lo scorso mese in alto Comelico uccise il suo migliore amico, Renzo Alfarè Lovo, centrandolo durante una battuta di caccia al camoscio con un colpo di carabina partito accidentalmente. Ieri pomeriggio l’incidente si è ripetuto, esattamente un mese dopo il precedente, non più sul gruppo del Propera ma in località Pian de la Mola. Molte, forse troppe, le coincidenze con quel fatto. Questa volta sarebbero stati quattro i cacciatori che hanno preso parte alla battuta, tra cui, oltre a De Lorenzo, anche il figlio di Alfarè Lovo, Claudio, di appena vent’anni, e suo cugino, anch’egli poco più che vent’enne. Il quarto sarebbe un’amico dei due giovani, a quanto pare l’unico dei quattro che aveva il fucile (a De Lorenzo era stata sospesa la licenza). Il fatto è avvenuto ieri pomeriggio, in alto Comelico, poco dopo le 16. I tre erano usciti per una battuta di caccia, questa volta al cervo. Stando alle prime ricostruzioni effettuate dai carabinieri di Auronzo, Fabio De Lorenzo sarebbe stato colpito da un colpo di fucile partito da una distanza di poco superiore ai cento metri. L’uomo si sarebbe allontanato dal compagno incaricato di sparare per avvicinarsi a un animale nascosto nella vegetazione e impaurirlo, facendolo uscire allo scoperto per poter essere colpito dagli amici. Sempre secondo le prime ricostruzioni De Lorenzo si sarebbe nascosto dietro un cespuglio e, una volta scelto il momento, sarebbe uscito allo scoperto scuotendo alcuni rami per far fuggire l’animale. E’ qui che il cacciatore, non è dato sapere chi abbia sparato degli altri tre, ha fatto partire il colpo che ha centrato alla schiena De Lorenzo, stramazzato subito a terra trapassato da parte a parte all’altezza dell’addome.

La chiamata effettuata da uno dei due compagni della battuta è arrivata al Suem di Pieve di Cadore poco dopo le 16. Sul posto sono stati subito inviati l'elicottero e una squadra del soccorso alpino della Val Comelico, in caso l'elicottero non fosse riuscito a portare a termine l'intervento a causa delle condizioni instabili del tempo. Il cacciatore, cosciente, è stato imbarellato e recuperato dal tecnico del soccorso alpino di turno con l'equipaggio utilizzando un verricello. Subito dopo è stato trasportato all'ospedale di Pieve, dove è stato soltanto stabilizzato per poi essere subito trasferito all’ospedale di Belluno. Qui l’uomo è stato sottoposto a un’operazione durata oltre quattro ore e a tarda sera lottava ancora tra la vita e la morte. La voce di un nuovo incidente di caccia con ancora protagonista De Lorenzo si è sparsa in poco tempo in tutto il paese: «Sono senza parole - spiega incredulo il sindaco di Comelico superiore, Mario Zandonella Necca -. Un conto è parlare di coincidenza, ma che uno dopo un mese da quello che è successo torni a caccia per giunta con il figlio di Alfarè Lovo e succede questo… Dire che è un fatto increscioso è poco». Ieri sera, all’ospedale di Belluno, tra i parenti di De Lorenzo c’era chi ricordava che il figlio di Alfarè Lovo, nonostante l’incidente, gli chiedesse spesso di andare a caccia insieme. De Lorenzo avrebbe tentato di declinare gli inviti e poi, mosso dai sensi di colpa, avrebbe accettato. Il giallo è ben lontano dall’essere risolto, i dubbi e le voci si moltiplicano in tutto il Bellunese ma per il momento le forze dell’ordine e la magistratura mantengono il più stretto riserbo sulla vicenda. Per ora è solo un tragico incidente, una sfortunata coincidenza.

Bruno Colombo
22 novembre 2010

Fonte: corrieredelveneto.it del 22 novembre 2010

Grosseto. Spara al cinghiale e ferisce due cacciatori

SCANSANO. Ha esploso due colpi di fucile pensando di colpire un cinghiale, e invece le palle asciutte hanno colpito, fortunatamente soltanto di striscio, due compagni di squadra. È successo ieri a Poggio Ferro. Un uomo di 79 anni e un altro di 65, entrambi di Scansano, sono stati ricoverati al Misericordia, ma le loro condizioni non sono gravi. Erano nella macchia durante una battuta di caccia al cinghiale, quando un loro compagno di squadra di 59 anni della provincia di Verona, ha esploso i due colpi. Sul posto sono intervenuti i carabinieri di Scansano. Il cacciatore rischia la denuncia per lesioni colpose.

Fonte: il tirreno del 21 novembre 2010

domenica 21 novembre 2010

Pavia: spari vicino alle case

MONTECALVO. Spari in mezzo alle case, cartelli stradali vandalizzati a colpi di pallini. L’invadenza di alcuni tipi di cacciatori nelle zone di collina sta diventando difficile da sopportare. «Se non verranno trovate soluzioni, con nuovi regolamenti da parte delle istituzioni regionali e provinciali, siamo pronti a emettere ordinanze come sindaci»: a parlare sono i sindaci di Golferenzo, Montecalvo Versiggia, Santa Maria della Versa e Rocca de’ Giorgi. In genere le doppiette vengono da fuori: Alessandria, Bergamo e Brescia, ma anche dalla Liguria. Come i due genovesi recentemente multati dalle guardie venatorie volontarie perché sorpresi a sparare nel cortile di un’abitazione privata. «Intollerabile che accadano fatti del genere - commenta il sindaco di Montecalvo Versiggia, Roberto Delmonte - non è ammissibile che non ci sia rispetto per i residenti e che non vengano osservate elementari regole di senso civico». Più o meno un mese fa, nella zona di Santa Maria della Versa i vetri di una seconda casa (appartenente a due famiglie della zona ora residenti a Milano) erano stati infranti da pallini sparati con un fucile da caccia. A Stradella la protesta era arrivata da alcune famiglie residenti nelle frazioni di Torrino di Sotto e Torrino di Sopra. Intemperanze da parte di cacciatori oppure una sorta di psicosi anti-caccia da parte dei residenti? «Quando ci sono cacciatori che sparano dai finestrini delle auto - fa sapere Marino Scabini, sindaco di Golferenzo - significa che è stato perso il senso della misura. La gente ha paura e bisogna intervenire». Nella fascia di territorio di media collina, denominata ATC5 (ambito territoriale di caccia n.5), arrivano cacciatori anche da Bergamo, Brescia e da Genova. Si tratta di una zona ampia, ma per diversi motivi i cacciatori si concentrano tutti in una fetta di territorio troppo piccola per poter ospitare così tanti appassionati. «Ci sono stati anche episodi di vandalismo, con segnaletiche stradali crivellate dai pallini - evidenzia Angelo Villani, il sindaco di Rocca dè Giorgi - anche se nel mio comune il fenomeno è un po’ meno accentuato grazie alla riserva del conte Vistarino. In ogni caso, il problema c’è e va affrontato insieme, per sensibilizzare l’opinione pubblica e soprattutto per salvaguardare la sicurezza dei cittadini». L’invasione di cacciatori provenienti da fuori provincia o anche da altre regioni non è un fenomeno nuovo. «Vengono da fuori - commenta un agricoltore del luogo - non rispettano l’ambiente nè i residenti».
Pierangela Ravizza

Fonte: laprovinciapavese.it del 19 novembre 2010

Parco Sirente-Velino. Sorpresi a stanare gli animali con radio e cani, si sospetta la complicità coi cacciatori

Massa d’Albe. Operazione della Forestale nel Parco Sirente-Velino. Il direttore Di Nino: «Comportamenti da reprimere»

Disturbano la fauna selvatica, denunciati

Sorpresi a stanare gli animali con radio e cani, si sospetta la complicità coi cacciatori


FEDERICO CIFANI
MASSA D’ALBE (L'AQUILA). Tre persone sono state denunciate per atteggiamento di caccia e disturbo della fauna selvatica. I fatti si sono svolti in località Punta Canale, nel comune di Massa d’Albe, all’interno del Parco Sirente Velino. Dotati di radio erano intenti a far uscire dal perimetro dell’area protetta gli animali selvatici. Mentre uno di loro sorvegliava la strada, stando al resoconto della Forestale, gli altri spaventavano gli animali spingendoli a valle. Poi una volta fuori dal territorio del Parco i complici cacciatori avrebbero potuto abbattere la selvaggina. Questo sempre stando alle supposizioni degli agenti. Una pratica diffusa nel territorio, questa volta fermata dagli uomini del comando Forestale di Magliano dei Marsi bis. Gli agenti li hanno osservati per diverso tempo e al momento opportuno sono scattate le denunce. A nulla sono quindi valse le scuse dei tre, residenti del posto, che hanno cercato di difendersi: «Stavamo facendo una passeggiata». Il Parco si costituirà parte civile all’eventuale processo. «Il nostro intento è sempre stato quello di veicolare cultura e attenzione all’ambiente ma questi comportamenti devono essere fermati in modo repressivo. Un’azione» ha detto Oremo Di Nino, direttore del Parco Sirente Velino «che sarà rafforzata su tutto il territorio anche grazie alla collaborazione con i centri territoriali ambientali, mentre un sentito ringraziamento va a gli uomini che hanno operato in questo caso». Il comando Forestale di Magliano dei Marsi bis lavora a stretto contatto con i vertici del Parco ed è uno dei cinque Cta del Parco Sirente Velino.

Fonte: Il Centro del 20 novembre 2010

venerdì 19 novembre 2010

Treviso. Cacciatore ammazza il suo cane, non rispondeva al richiamo

Col colpo il 70enne di Vazzola ha rischiato di centrare anche un agricoltore

VAZZOLA – Il cane non ritornava al suo richiamo mentre stavano a caccia e lui spazientito gli ha sparato uccidendolo all’istante. I pallini sparati dal cacciatore per colpire l’animale hanno sfiorato un agricoltore 35enne che stava nel suo vigneto per potare le piante a poca distanza.

È accaduto questa mattina nella campagna di via Prati a Tezze di Vazzola. Il cacciatore è un 70enne del luogo. Tra i due è scoppiato un litigio, a quanto pare l’anziano cacciatore pretendeva di aver ragione.

L’agricoltore ha avvertito immediatamente i carabinieri che sono arrivati poco dopo sul posto. Il 70enne è stato denunciato per uccisione e maltrattamento di animali, oltre che per esplosioni pericolose ed ingiurie.

Il fucile utilizzato è stato posto sotto sequestro. A casa il cacciatore aveva altri 14 fucili ed una pistola, tutte armi legalmente detenute. Potrebbe essergli revocata la licenza di caccia.

Matteo Ceron

Fonte: oggitreviso.it del 18 novembre 2010

giovedì 18 novembre 2010

Caramanico Terme, faina uccisa e appesa al cartello del Parco della Majella


Pescara. Una scena agghiacciante è quella che si è rivelata agli occhi degli abitanti di S.Tommaso, piccola frazione del Comune di Caramanico Terme, quando nella notte fra martedì e mercoledì hanno visto il cadavere di una faina pendere per la coda da una corda legata ad un'insegna del Parco Nazionale della Majella.

Prime ipotesi lasciano pensare che il gesto sia una macabra manifestazione di protesta da parte di cacciatori o agricoltori nei confronti dello stesso Ente Parco.
Alcuni abitanti del luogo riferiscono della presenza di bracconieri che da anni piazzano trappole non consentite, i cosiddetti ‘lacci’, per catturare esemplari di cinghiali e di altre specie. Ma oltre a questi individui criminali, anche i cacciatori e gli agricoltori della zona si sarebbero spesso lamentati presso la direzione del Parco per regolamenti restrittivi o per le incursioni degli animali protetti presso orti e coltivazioni. Non sono mancati, in passato, ritrovamenti di cervi feriti e presso i residenti è diffusa la convinzione che i gravi incendi degli ultimi anni siano da ricondurre alle stesse motivazioni.
La notizia è circolata rapidamente anche su Facebook, dove alcuni denunciano: “Questo è una delle tante crudeltà che commettono i bracconieri di S. Tommaso, Caramanico e paesi limitrofi: uccidere un animale indifeso e mostrarlo come trofeo come rivalsa nei confronti del Parco della Majella”.

Daniele Galli

Fonte: cityrumors.it del 18 novembre 2010

mercoledì 17 novembre 2010

Beppe Grillo e i morti di caccia

Ai morti sul lavoro o "assassinati sul lavoro" e ai morti in carcere o "assassinati in carcere" va aggiunta la categoria, ormai folta, dei morti di caccia o "assassinati in campagna". L'ultimo è un cercatore di funghi di 47 anni, che lascia una moglie e due figli di 8 e di 10 anni. Era un infermiere, si chiamava Giampaolo Piomboni. Si trovava dietro a un cespuglio. Il cacciatore lo ha scambiato per una lepre: "Ero convinto che lì ci fosse l'animale e ho sparato. Poi ho sentito un grido". Giampaolo è stato colpito al petto nella sua ultima domenica in una passeggiata nei boschi intorno ad Arezzo. In una stagione di caccia, oltre al massacro di centinaia di migliaia di animali, vengono abbattuti 50 esseri umani e feriti un'ottantina. La guerra è qui, non in Afghanistan o in Iraq. Un artigliere a Kabul è più al sicuro di chi fa una passeggiata in campagna. Questa strage deve finire.

Fonte: beppegrillo.it del 17 novembre 2010

martedì 16 novembre 2010

Grosseto. Ferisce lo zio a caccia

Ferisce lo zio a caccia L’uomo, 62 anni, preso con un colpo di rimbalzo #Il dramma nel bosco di Batignano, poi la corsa in ospedale. Indaga la procura



FEDERICO LAZZOTTI
GROSSETO. Un colpo di rimbalzo, una traiettoria beffarda nel bosco di Batignano. Finisce in dramma una battuta di caccia al cinghiale in famiglia, con lo zio ferito e il nipote in piedi con il fucile in mano. Fausto C., 62 anni grossetano, è ricoverato da sabato mattina nel raparto di Ortopedia dell’ospedale Misericordia con una profonda ferita alla coscia sinistra.
Adesso toccherà alla Procura di Grosseto, che ieri ha ricevuto il fascicolo, aprire un’inchiesta per verificare quello che è successo intorno alle 9.30 quando lo zio e il nipote erano insieme nel bosco.
Per il momento, l’unica certezza è che il ferito si è presentato al pronto soccorso del Misericordia intorno alle 11 con una ferita da arma da fuoco. «Eravamo a caccia - ha raccontato ai medici che lo hanno soccorso - quando un colpo è rimbalzato e mi ha ferito». Sarebbe stato lo stesso sessantaduenne a indicare il nipote come lo sfortunato protagonista dello sparo che lo ha colpito.
Dopo l’incidende, insieme, sarebbero usciti dal bosco e e raggiunto la macchina a bordo della quale sono arrivati al pronto soccorso. L’uomo è stato operato lo stesso giorno e poi trasferito nel reparto di Ortopedia. «Ha una prognosi di venticinque giorni», spiegano i medici.
L’ipotesi di reato con cui verosimilmente sarà aperto il fascicolo è quella di lesioni colpose. Gli inquirenti probabilmente ascolteranno sia il ferito che colui che avrebbe premuto il grilletto del fucile. E non è escluso che nei prossimi giorni effettuino un sopralluogo nella zona dell’incidente e dispongano anche una perizia sul fucile del giovane.
Solo così, gli investigatori potranno ricostruire con una certa sicurezza quello che è successo sabato mattina nel bosco di Batignano quando una battuta di caccia si è trasformata in un dramma familiare.
Solo tre giorni prima, pochi chilometri più a nord, si era consumata la tragedia di Mirko Bartolini morto a caccia per un problema al cuore davanti agli occhi del padre lungo la strada che costeggia il bosco di Piantavarne. «Mi sento male, aiutatemi», sono state le sue ultime parole prima di accasciarsi al suolo.
Cinquanta minuti non sono bastati ai sanitari per far ripartire il suo cuore ferito. Bartolini, conosciutissimo a Campagnatico dove faceva il macellaio, è stato tumulato nel cimitero dell’Arcille dopo il funerale che si è tenuto sabato, solo poche ore dopo il dramma nel bosco di Batignano che adesso gli inquirenti dovranno cercare di ricostruire.

Fonte: iltirreno.it del 16 novembre 2010

Grosseto. Una “doppietta pentita” accusa: si spara a caso

A caccia solo con amici fidati Troppi morti, una “doppietta pentita” accusa: si spara a caso.
Quattro vittime in un anno: non si tratta solo di fatalità


CARLO BARTOLI
Quattro morti e una lunga scia di incidenti, anche perché troppo spesso si spara in maniera avventata. Nonostante la progressiva riduzione del numero degli appassionati, l’attività venatoria continua a provocare ferimenti e morti. Anche se la passione per la caccia, come riconosce Giorgio Barsanti della Federcaccia livornese, va esaurendosi nelle giovani generazioni, l’impatto degli incidenti è comunque forte. «Hanno preso sempre più piede le battute al cinghiale che rappresentano il tipo di caccia più pericoloso, sia per il tipo di armi usate, sia per il fatto che alle battute partecipano squadre molto più numerose. E l’affollamento, insieme all’inesperienza, può essere una miscela temibile».
Ne è testimone Massimo Lawley, un cacciatore di lungo corso che ha vissuto da vicino la tragedia che è costata la vita a Giuseppe Orlando, abbattuto da una fucilata nella tenuta dei conti della Gherardesca. Dopo 53 anni di attività venatoria, Lawley ha detto basta alle battute con compagnie occasionali, sia pure blasonate o altolocate.
Cos’è accaduto?
«Dopo una tragedia del genere qualcosa ti scatta dentro. Anche se si è consapevoli che la fatalità può accadere in qualsiasi momento della tua vita, capisci che è assurdo morire così».
E cos’è cambiato in lei?
«Ho smesso di andare a caccia con certe persone: adesso vado esclusivamente con gli amici fidati. Di loro sono certo, so esattamente come si comportano. La fatalità è sempre in agguato, ma diventa più probabile quando non si capisce cos’è la caccia e si imbraccia un fucile con leggerezza. Non si spara così, solo sentendo o vedendo qualcosa che si muove, si preme il grilletto solo se si sa a cosa si spara».
No al grilletto facile, insomma?
«E’ importante divertirsi, ma bisogna essere coscienti di quanto si sta facendo. Io non ho mai rischiato, anche perché preferisco lasciar passare due cinghiali o due fagiani se non sono certo di cosa sto facendo».
Cos’è per lei la caccia?
«E’ stare insieme agli amici, passare una giornata nella natura, non sparare a caso».

Fonte: iltirreno.it del 16 novembre 2010

lunedì 15 novembre 2010

Arezzo. Cacciatore uccide cercatore funghi

Incidente avvenuto nell'aretino durante una battuta di caccia

(ANSA) - AREZZO, 14 NOV - E' stato ucciso da un colpo sparato con un fucile a pallini da un cacciatore un uomo di 47 anni, aretino, sposato e con due figli. L'uomo era andato a cercare funghi tra i boschi di San Fabiano e San Polo, nel comune di Arezzo, dove, intorno alle 8.10, e' avvenuto l'incidente di caccia. A chiamare i soccorsi e' stato lo stesso cacciatore che era andato a caccia insieme ad alcuni amici. L'uomo e' stato poi denunciato dalla polizia per omicidio colposo.

domenica 14 novembre 2010

Fermo. Ucciso cacciatore scambiato per cinghiale

Tragedia nel Fermano, ucciso durante una battuta di caccia al cinghiale

FERMO (14 novembre) - Tragedia nel primo pomeriggio di ieri nelle campagne del Fermano, al confine fra i Comuni di Fermo e Monterubbiano. Un cacciatore al cinghiale di 45 anni, Gabriele Scartozzi, residente a Monterubbiano, è stato ucciso da un altro partecipante alla battuta di caccia.
Secondo una prima ricostruzione dell'incidente, l'uomo era addetto a tenere i contatti radio con gli altri cacciatori e, accortosi della presenza di un animale, avrebbe lanciato l'allarme via radio. Un collega, sentendo i suoi richiami e vedendo muoversi alcune fronde di un cespuglio, ha sparato un colpo uccidendo Scartozzi. La vittima è un imprenditore agricolo. Sul caso un'inchiesta della procura di Fermo.

Fonte: corriereadriatico.it del 14 novembre 2010

sabato 13 novembre 2010

Lazio: sospeso il calendario venatorio!

Il TAR del Lazio, sezione I ter, visto il ricorso di WWF, LAV, LAC, ENPA e LIPU, con ordinanza dell'11 novembre 2010, depositata il 12 novembre 2010, ha sospeso il calendario venatorio della Regione Lazio per la stagione venatoria 2010-2011. Il TAR ha ribadito che la tutela della fauna è competenza esclusiva dello Stato; le Regioni possono solo incrementare e non diminuire il grado di tutela; i pareri resi dall'ISPRA possono essere disattesi solo con osservazioni motivate, che mancano nel caso specifico. Ha inoltre osservato che le dissonanze tra il calendario venatorio ed il parere dell'ISPRA non sono rilevanti al fine della sospensione cautelare per quanto riguarda le date di apertura, essendo le date ormai trascorse, mentre sono rilevanti le dissonanze relative alle date di chiusura, per cui si impone il riesame del calendario venatorio per le date di chiusura con adeguato supporto motivazionale, in difetto di che l'attività venatoria si dovrà ritenere non consentita nei periodi compresi tra le date di chiusura indicate dall'ISPRA e quelle previste nel calendario.

Fonte: Lac newsletter del 12 novembre 2010

venerdì 12 novembre 2010

92 senatori del Popolo della Libertà contro Brambilla e per la caccia

CACCIA. ORSI A BRAMBILLA: SUE PROPOSTE NON SONO CONDIVISE

"Abbiamo raccolto in poche ore 92 firme di colleghi non richiedendo
sottoscrizioni ai membri del governo ed alla presidenza del gruppo, per
ovvie ragioni di opportunita' politica. Credo che il ministro del
Turismo Michela Vittoria Brambilla debba prendere atto che le sue
proposte sulla caccia non sono condivise dalla stragrande parte dei
parlamentari del nostro partito". Cosi' il senatore del gruppo Pdl,
Franco Orsi. "Abbiamo iniziato questa mattina la raccolta di firme sul
medesimo documento alla Camera dei Deputati, dove ci attendiamo la
medesima larga adesione- dice Orsi- in questi difficili momenti credo
non sia opportuno lanciare guerre di religione che lacerano il nostro
partito e mettono in discussione quella larga parte del consenso del
mondo venatorio, che ci ha sempre sostenuto".

Fonte: PDL Senato dell'11 novembre 2010

Unione Europea - Italia nuovamente condannata

UNIONE EUROPEA - ITALIA NUOVAMENTE CONDANNATA

Nella causa avanti alla Corte di Giustizia (quarta sezione) n. C-164/09 tra la Commissione europea e la Repubblica italiana, è stata pronunciata l'11 novembre 2010 la seguente condanna:

1) Poiché la Regione Veneto ha adottato e applicato una normativa che autorizza deroghe al regime di protezione degli uccelli selvatici senza rispettare le condizioni stabilite all’art. 9 della direttiva del Consiglio 2 aprile 1979, 79/409/CEE, concernente la conservazione degli uccelli selvatici, la Repubblica italiana è venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in forza dell’art. 9 di tale direttiva.

2)La Repubblica italiana è condannata alle spese.

Fonte: newsletter LAC dell'11 novembre 2010

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

CACCIA: CORTE UE CONDANNA ITALIA, LEGGE REGIONALE VENETO VIOLA DIRETTIVE

Bruxelles, 11 nov. - Italia condannata dalla Corte di giustizia dell'Unione Europea sulla caccia: secondo quanto stabilito dai giudici riuniti a Lussemburgo, la regione Veneto ha adottato e applicato una normativa che autorizza deroghe al regime di protezione degli uccelli selvatici senza rispettare le condizioni stabilite dalla direttiva 79/409/Cee, concernente la conservazione degli uccelli selvatici.

La direttiva vieta in maniera generale di uccidere o di catturare tutte le specie di uccelli viventi allo stato selvatico nel territorio europeo, ma autorizza deroghe nell'interesse della salute e della sicurezza pubblica, della sicurezza aerea, per prevenire gravi danni alle colture, al bestiame, ai boschi, alla pesca e alle acque, per la protezione della flora e della fauna, ai fini della ricerca, per consentire la cattura, la detenzione o altri impieghi di determinati uccelli in piccole quantità. Le deroghe devono menzionare le specie che ne sono oggetto, i mezzi, gli impianti e i metodi di cattura o di uccisione autorizzati, le condizioni di rischio e le circostanze, l'autorità competente per i controlli.

«Tutto questo non è avvenuto con la legge regionale del Veneto 13/2005, che ha autorizza deroghe al regime di protezione degli uccelli selvatici senza rispettare le condizioni stabilite dalla direttiva, dal momento che le specie di cui è autorizzata la caccia sarebbero identificate in via generale ed astratta e senza limiti temporali. »Il limite massimo di soggetti abbattibili nella regione Veneto poi, non sarebbe conforme alla nozione di «piccole quantità». Infine, la Corte ha constatato che la legge n. 13/2005 autorizza la caccia di specie che non rientrano nella direttiva.

Fonte: Nap/Opr/Adnkronos dell'11 novembre 2010

Caccia in deroga. La Corte Europea condanna il Veneto

"Il prossimo passo, se le deroghe non hanno fine, sono le sanzioni economiche".
"Disastrosa la situazione della caccia italiana: Prestigiacomo, Galan e il Presidente Zaia non possono più esimersi dall'intervenire".

"Era una sentenza attesa ed oggi è arrivata, e come prevedibile è stata di dura condanna per gli abusi commessi dal Veneto in fatto di caccia".
Lo dichiarano in una prima nota a caldo le associazioni Animalisti Italiani,Enpa, Lav, Legambiente, Lipu e WWF Italia a proposito della condanna della Corte europea di giustizia inflitta alla regione Veneto in tema di caccia in deroga agli uccelli protetti.

"Si tratta di un nuovo pesante smacco per la cattiva caccia italiana e in particolare per la Regione Veneto, che in questi anni ha ripetutamente violato la
direttiva, come dimostrato da procedure di infrazione e sentenze della Corte, e che continua a violarla, visto che anche quest'anno, per l'ennesimo consecutivo, la regione ha autorizzato l'abbattimento di
uccelli protetti non cacciabili, ignorando il rischio della condanna."

"La sentenza della Corte europea, unitamente a quella dello scorso luglio contro la Repubblica italiana, apre ora una nuova fase nell'annosa vicenda della caccia in deroga, ponendo la regione Veneto e in generale l'Italia ad un passo dalle sanzioni economiche, che, in assenza di correzioni radicali, saranno la prossima decisione della Corte.

"A questo punto appare inevitiabile che Zaia fermi le deroghe attualmente in
atto in Veneto e che i ministri Prestigiacomo e Galan e in generale il Governo italiano intervengano con rapidità e fermezza, per porre fine all'anarchia pura che governa gran parte della caccia italiana, tra deroghe,inapplicazioni, infrazioni e illegittimità costituzionali".

Comunicato stampa dell'11 novembre 2010
Animalisti italiani, Enpa, Lav, Legambiente, Lipu, WWF Italia

Piacenza. 170 verbali per caccia illegale

Sparava ai caprioli con munizioni “spezzate”, cartucce cariche di pallini di piombo che inducono terribili sofferenze pre-morte agli ungulati. Un colpo ha centrato a morte un animale, fatto che ha innescato la sanzione penale e la segnalazione in procura di un 25enne, da parte del nucleo di tutela faunistica della polizia provinciale. Al cacciatore, sprovvisto di regolare permesso per la caccia di selezione agli ungulati, è stata comminata anche una sanzione pecuniaria e gli sono stati sequestrati: armi, munizioni e il cadavere dell'animale, ora a disposizione dell'autorità giudiziaria. L'episodio è accaduto domenica scorsa a Colle San Giuseppe (Alseno) ed è l'ultimo aggiornamento di una lunga sequenza di operazioni messe a segno dal corpo di via Garibaldi con la collaborazione delle forze dell'ordine e delle guardie giurate venatorie volontarie, 250 occhi puntati sul territorio coordinati dalla polizia provinciale.

E proprio il team composto da polizia provinciale, carabinieri, e Guardie venatorie, ha consentito giovedì scorso anche di bloccare e sanzionare l'attività – in corso – di una squadra di cacciatori di cinghiali non autorizzati in alta Valchero. Dotati di attrezzature (radio ricetrasmittenti e armi specifiche) e provvisti di regolare abilitazione, non rispettavano gli obblighi di alta visibilità (la legge prescrive l'utilizzo di giubbini rifrangenti del tutto identici a quelli previsti dal codice stradale), non avevano provveduto a comunicare alla popolazione la loro presenza in valle e praticavano l'attività venatoria in un giorno non consentito. La pratica è infatti prevista unicamente il mercoledì, il sabato e la domenica, fatta eccezione per gli abbattimenti autorizzati. Il caposquadra, individuato e fermato dall'ispettore Roberto Cravedi, dovrà pagare una salata sanzione pecuniaria.

Aumentano inoltre gli episodi di utilizzo illegale delle carabine ad aria compressa. “Si tratta – spiega Cravedi – di armi che fino al 2001 erano equiparate a quelle comuni da sparo.

Da quell'anno la normativa è cambiata, ne prevede la libera vendita (per potenze uguali o inferiori ai 7,5 Joule) ma non il libero utilizzo. E' infatti concesso il trasporto (se riposte nella custodia e scariche) ma non il porto (che ne identifica “l'immediata disponibilità”). Queste armi vanno utilizzate in ambienti chiusi o nei poligoni di tiro”. Domenica 26 settembre – segnala l'ispettore – un 50enne è stato bloccato alla Farnesiana, tra la tangenziale e il distributore Agip, mentre, dalla sua auto, sparava ai fagiani presenti nella zona. L'uomo, accesi quattro lampeggianti, sostava in corsia schivato dalle vetture che sopraggiungevano e – col finestrino abbassato – in piena mattinata cercava di abbattere gli animali che popolano i campi che costeggiano la strada. Episodio analogo è successo qualche settimana fa. Nel mirino delle sanzioni due ecuadoriani e un italiano segnalati grazie al prezioso ausilio delle Guardie volontarie.

Il bilancio dell'attività della polizia provinciale, dall'inizio dell'anno al 31 ottobre, parla di oltre 170 verbali per esercizio irregolare della caccia, per un totale di sanzioni che ammonta a circa 19mila euro. Tra le infrazioni più frequenti: mancanza di idonea documentazione, vicinanza dell'esercizio della caccia ai centri abitati o a vie di comunicazione, violazione degli orari e delle giornate consentite, addestramento irregolare dei cani. Tra gli episodi di rilevanza penale da segnalare: a inizio dell'anno è stato individuato nella zona di Grazzano Visconti un cittadino albanese che catturava uccelli con trappole, il cui utilizzo non è consentito dalla legge. L'uomo è stato denunciato alla procura per uccellagione.

“Polizia provinciale e forze dell'ordine – commenta l'assessore provinciale alla sicurezza Maurizio Parma – sono un presidio fondamentale per prevenire e contrastare i fenomeni di caccia abusiva nelle sue varie declinazioni, fino ad arrivare agli spiacevoli e odiosi episodi di caccia di frodo e bracconaggio. Un ringraziamento va anche alle Guardie giurate venatorie ed ecologiche volontarie, importanti sentinelle del territorio e occhi vigili nella salvaguardia della legalità. Il grande lavoro messo in campo non è solo ai fini della salvaguardia faunistica, ma anche a tutela dei cittadini che frequentano le zone rurali e che hanno diritto di fruire del territorio in totale sicurezza”.

“La capacità di fare squadra – commenta la comandante della polizia provinciale Anna Olati –, soprattutto quando si tratta di monitorare capillarmente il territorio con organici limitati, è fondamentale. I risultati ottenuti dimostrano l'efficacia delle sinergie, di un buon coordinamento e delle positive collaborazioni attuate tra tutti i soggetti che, a vario titolo, garantiscono presidio e sorveglianza, quindi sicurezza e possibilità di interventi tempestivi e puntuali”.

Fonte: piacenzasera.it del 11 novembre 2010

giovedì 11 novembre 2010

Ministro Galan: porre fine alla campagna anticaccia

(AGI) – Roma, 11 nov. – “E’ venuto il momento per me, in qualita’ di ministro delle politiche agricole e quindi competente in materia venatoria, di intervenire sulla campagna anticaccia cui va posto termine”. Cosi’ in una nota il ministro delle Politiche Agricole, Giancarlo Galan.
“Premetto che non e’ possibile subire l’egemonia culturale, per esempio, di chi si schiera su posizioni estreme anche a difesa di specie animali che creano seri problemi ambientali, e questo – aggiunge – senza alcun rispetto delle specie autoctone e della biodiversita’, da difendere soprattutto conservando gli ambienti.
E’ ben noto che la caccia e’ un’attivita’ praticata ovunque nel mondo, e se c’e’ chi vuole vietarla nel nostro Paese, cio’ significa che c’e’ chi sta dalla parte dei cacciatori, ma solo di quelli che possono permettersi costosi viaggi all’estero alla ricerca di riserve e di privilegi venatori che il cacciatore normale non puo’ concedersi. Ma le ripetute campagne anticaccia contribuiscono a danneggiare uno storico settore della nostra economia, dato che in Italia esiste da secoli una qualificatissima industria per la caccia, intorno a cui ruota da sempre un sistema produttivo tutt’altro che secondario, e dove ci sono molte eccellenze del made in Italy.
Insomma, avverto come terribilmente noioso il cercare di spiegare che il vero cacciatore e’ persona che ama e difende la natura, il territorio, l’ambiente, nel senso piu’ corretto del termine. Purtroppo e’ vero invece che tra amnesie, infrazioni, ricorsi, sentenze, deroghe e quant’altro, il mondo della caccia e’ assediato da un clima irrespirabile, fatto di assurdita’ e prepotenze di vario genere. In sintesi, e’ indispensabile definire al piu’ presto nuove regole, mediante una revisione della legge 167, regole che siano condivise dalle Regioni e dall’Unione Europea, dato che e’ proprio in sede comunitaria che andrebbe aperto un tavolo per ridiscutere l’intero sistema della caccia”.
Mi conforta infine sapere che ben 92 senatori del Pdl, in pratica quasi la totalita’ dei senatori del mio partito, hanno redatto un documento con cui dichiarano che non voteranno le proposte del Ministro Brambilla, in quanto non facenti parte del programma di governo, ma soprattutto perche’ da loro non condivise”.

Fonte: Agenzia AGI 11 novembre 2010

lunedì 8 novembre 2010

Calabria: ora la Regione rispetti le regole

CACCIA CHIUSA IN CALABRIA, LE ASSOCIAZIONI: ORA LA REGIONE RISPETTI LE
REGOLE


"Nei prossimi calendari cancellare varie specie dalle liste e contenere la
stagione venatoria tra ottobre e dicembre".

"L'ordinanza con cui il TAR Calabria ha sospeso il calendario venatorio
regionale è l'inevitabile conseguenza della non applicazione di norme e
pareri scientifici ufficiali di cui si è resa protagonista la Regione. Ora
stop alla caccia fino al completo adeguamento delle regole".

Lo scrivono le associazioni Animalisti Italiani, Enpa, Lav, Lipu e WWF
Italia dopo la decisione della Seconda Sezione del Tribunale regionale della
Calabria che ne ha accolto il ricorso con richiesta di sospensiva immediata.

"Alla Calabria, come a tutte le regioni italiane, lo scorso giugno avevamo
trasmesso un dettagliato documento in cui erano indicati i passi da mettere
in atto per emanare un calendario venatorio corretto. Ciò, all'indomani
dell'approvazione delle modifiche alla legge 157/92 richieste dall'Europa
che, tra le altre cose, prevedono per Stato e Regioni la rigorosa tutela
delle specie in stato di conservazione sfavorevole e il divieto assoluto di
caccia nei periodi di riproduzione e migrazione degli uccelli.

"Avevamo anche avvertito, come si legge nei nostri comunicati stampa di quei
giorni, del rischio che la stagione venatoria potesse saltare qualora le
regioni ignorassero i nuovi obblighi in fatto di tutela della fauna e dunque
si rendessero in parte o del tutto inadempienti.

"Al documento delle associazioni ha fatto inoltre seguito la Guida ufficiale
trasmessa dall'ISPRA, l'autorità scientifica nazionale in materia, con le
indicazioni dettagliate, specie per specie, sulla corretta redazione, da
oggi in avanti, dei calendari di caccia.

"La regione Calabria ha purtroppo ignorato tutto, la nuova legge nazionale,
i sopraggiunti obblighi normativi, le argomentate richieste delle
associazioni e soprattutto le indicazioni scientifiche ufficiali. Una grave
imprudenza, fondata su una plurima infrazione della legge, pagata cara con
l'ineccepibile e logica decisione del TAR di sospendere la caccia fino al
prossimo mese di aprile e dunque di considerare di fatto conclusa la
stagione 2010-2011.

"A questo punto la regione Calabria non può che adeguarsi alle decisioni
della magistratura, informando dettagliatamente tutti i cacciatori che la
stagione di caccia è sospesa, e predisponendosi a redigere calendari futuri
che tengano conto della necessità di cancellare varie specie dalle liste e
contenere la stagione venatoria tra i mesi di ottobre e dicembre".

Comunicato stampa 8 novembre 2010

Animalisti Italiani - Enpa - Lav - Lipu - Wwf Italia

Isernia: la caccia prima della tutela dell'ambiente

L'assessore Taccone: si rispetti l'attività venatoria

Venerdì 05 Novembre 2010 10:32

ISERNIA - "Alcune argomentazioni relative l'inclusione nell'Area contigua al PNALM ( Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise) del territorio comunale di Cerro al Volturno, riportate sulla carta stampata negli ultimi giorni mi portano a precisare quanto segue. È mia intenzione, oltre che doveroso compito per il ruolo istituzionale ricoperto in seno all'Amministrazione Provinciale di Isernia, lavorare assiduamente e indistintamente affinché vengano riconosciute le giuste ragioni della totalità dei cacciatori della Provincia di Isernia. Questi ultimi, possiedono tutti il medesimo diritto di praticare lo sport della caccia. Per quanto sopra ritengo che nell'attuare una valida ed imparziale gestione dell'attività venatoria sia anomalo, sia irrazionale, porre in essere repentine azioni volte a creare realtà che possano arrecare vantaggio ad una esigua minoranza, a discapito della stragrande maggioranza dei cacciatori. Sono colto da sgomento nel sentir parlare di far west o di bracconieri.
Senza alcun timore di smentita, posso liberamente affermare che i cacciatori della Provincia di Isernia esercitano l'attività venatoria, per educazione e cultura personale, nel rispetto dei regolamenti e della legislazione vingente. Come già affermato condivido pienamente una politica di tutela ambientale e di sviluppo della fauna e della flora all'interno del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise. Condivido pienamente istituire un'area contigua al fine di tutelare quelle componenti ambientali, naturalistiche o paesaggistiche che, sebbene poste esternamente all'Area protetta, risultino funzionali alla conservazione dei valori dello stesso parco. Non posso non ribadire, però, la mia assoluta contrarietà ad includere nell'Area contigua al PNALM, l'intero territorio del Comune di Cerro al Volturno come da atto deliberativo del commissario del Comitato di Gestione dell'Area contigua sig. Enzo Pontarelli. Ritengo molto discutibile ampliare un Area contigua già notevolmente estesa, senza, tra l'altro, un accordo preventivo di tutti gli attori istituzionali del territorio in questione. Perché non è stato chiesto, semplicemente, un formale parere alla competente Amministrazione Provinciale di Isernia? Tutto ciò appare notevolmente stupefacente se si considera che con Delibera di Giunta Regionale n. 802 del 29/07/2008, inerente, " Istituzione dell'Area contigua e regolamentazione dell'attività venatoria nel versante molisano del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise " si deliberava tra l'altro, di affidare all'Amministrazione Provinciale di Isernia – Assessorato alle Aree Naturali le funzioni amministrative concernenti la gestione venatoria dell'Area contigua al PNALM, fino all'istituzione del Comitato di Gestione dell'Area contigua. Questa Amministrazione non permetterà che le eccezioni sollevate dalle Associazioni Venatorie provinciali e dalla maggioranza dei cacciatori dell'A.T.C. n. 3 di Isernia, cadano inascoltate".
L'Assessore Provinciale alla Caccia
Gino Taccone

Fonte: Provincia di Isernia

Vicenza: massacro incontrollato di uccelli protetti

Comunicato stampa del 4 novembre 2010.

LE GUARDIE VOLONTARIE DELLE ASSOCIAZIONI PROTEZIONISTICHE,

DENUNCIANO UN MASSACRO INCONTROLLATO DI UCCELLI PROTETTI, PISPOLE, PRISPOLONI, FROSONI, STORNI, MA SOPRATTUTTO FRINGUELLI E PEPPOLE, ABBATTUTI A CENTINAIA DI MIGLIAIA IN POCHE SETTIMANE SOLO NELLA VALLATA DELL’AGNO.


Il coordinamento protezionista Vicentino segnala il disastro in atto, la famigerata caccia in deroga contro gli uccelli protetti, voluta dalla giunta Zaia, stà producendo disastri senza precedenti.

Il massacro ha come teatro l’alto Agno, la vallata e tutta la pedemontana, queste zone sono interessate dalla grande migrazione dei
passeriformi, che dal nord Europa scendono verso il nord’Africa per svernare, un corridoio, segnalato dall’INFS, nel 1982, nella “carta delle vocazioni faunistiche” una rotta migratoria, per la quale l’Istituto chiedeva immediata protezione,
richiesta naturalmente non accettata dalle autorità provinciali.

Era il 24 ottobre scorso quando le guardie zoofile di ENPA e LAC, hanno effettuato dei controlli proprio lungo questa rotta, zona di Castelvecchio e Altissimo.

All’alba nella zona antistante il roccolo Miseria si erano radunati parecchi cacciatori quando ancora non c’era visibilità, hanno cominciato a sparare, gli agenti sono usciti allo scoperto.

C’è stato un fuggi-fuggi generale, nove cacciatori sono stati fermati e sanzionati per distanze non rispettate da immobili e da attività in atto, sono state sequestrate munizioni calibro 12 abbandonate dai fuggiaschi e un capanno.

Gli agenti nel loro rapporto di servizio, hanno segnalato il controllo a ventisei cacciatori, venticinque di questi avevano abbattuto uccelli protetti, fringuelli peppole e frosoni, mediamente undici a testa, sconcertante quello che hanno riscontrato nei tesserini venatori, solo due di questi avevano segnato abbattimenti di uccelli protetti, nelle precedenti circa quindici giornate di caccia.
Uno dei controllati, è stato sanzionato perché non aveva segnalato nemmeno gli abbattimenti del dieci di ottobre, giorno in cui aveva subito un controllo dagli agenti ENPA in altra zona.

Nell’argomento è intervenuto il portavoce del CPV, Renzo Rizzi dichiarando: in tutto il Vicentino, ma soprattutto in quelle zone, è in atto una autentica guerra contro “le specie protette” si spara a tutto, oramai sono saltati tutti gli equilibri.
In quelle zone il “bracconaggio” è endemico, ora però è dilagante, i cacciatori arrivano sulle postazioni all’alba , a volte con un arsenale di munizioni (un cacciatore controllato nella zona dei
sette roccoli ne aveva oltre trecentocinquanta), per nascondere le prede, si inventano qualsiasi stratagemma, ma non è raro che utilizzino come “corrieri” gli stessi famigliari.

Inoltre, i cacciatori, conoscono bene la situazione e cercano di sfruttarla al massimo, sanno che non devono segnare i capi abbattuti altrimenti le deroghe si chiudono in fretta, tra l’altro, come
dichiarato da alcuni di loro vi è un ordine silente in questo senso.

Fa tristemente sorridere, l’enfasi con cui l’assessore alla caccia Spigolon, “da i numeri” degli abbattimenti delle specie protette, quarantamila ovvero meno di tre fringuelli per cacciatore, in 15 giorni di caccia!

È una buffonata, un inutile spreco di lavoro e di carta, un vero insulto all’intelligenza delle persone oneste, che pensano che la fauna selvatica, patrimonio della comunità, sia tutelata come prevede la legge.

Gli abbattimenti stimati da agenti delle associazioni, della provincia e della forestale sono purtroppo almeno quattrocentomila!

Ora, tenendo presente che con questo ritmo i “protetti” abbattuti a fine stagione saranno milioni, alla faccia delle piccole quantità professate, pochi anni per queste specie potrà riapparire lo spettro del cattivo stato di conservazione.

Mi stupisce, notare che interi partiti si compiacciono di avere approvato una delibera che permette questi scempi incontrollati, viene da chiedersi come gli elettori non si ribellino a un modo di fare politica di vecchio stampo, legato ai poteri delle più potenti lobby, in spregio a qualsiasi equilibrio naturale e di convivenza.

Fonte: Coordinamento Protezionista Vicentino

domenica 7 novembre 2010

Caccia Calabria: sconcerto delle Associazioni Venatorie

Prontamente riuniti i vertici Territoriali di Caccia Calabria dopo l’ordinanza emessa dal Tribunale Amministrativo Calabria

L’ordinanza del Tar Calabria, emessa in data 5 Novembre, con la quale viene disposta la sospensione immediata del Calendario Venatorio, ha fatto infuriare e non poco le associazioni Venatorie presenti sul territorio calabrese. Infatti i vertici Territoriali di Caccia Calabria si sono immediatamente riuniti per discutere dell’ordinanza e per dimostrare il loro sconcerto di fronte a tale sentenza.
L'Associazione Giovani Cacciatori, fa sapere, come spesso le associazioni animaliste ed ambientaliste, sostenute da una parte di opinione pubblica poco informata, sono la causa di sussulti all'interno del mondo venatorio”. Tuttavia le associazioni venatorie ed i Presidenti degli ATC stanno invitando, anche attraverso i propri siti web, gli associati a sospendere l’attività nel rispetto di quanto disposto dalla sentenza emanata dal Tribunale Amministrativo Regionale Calabria.
Si legge sulla nota stampa dell’associazione Giovani Cacciatori – “Mentre il mondo della caccia si sta adeguando, contribuendo sensibilmente ad aumentare le conoscenze delle specie, e mentre la caccia si pone come uno strumento di gestione utile per il monitoraggio degli habitat e per il mantenimento dell'equilibrio in ecosistemi fortemente antropizzati come il nostro il mondo ambientalista irrompe creando slogan e manipolando le notizie”.
Si attende, quindi, la pubblicazione del nuovo calendario venatorio, in verità, già da tempo sollecitato dalle stesse Associazioni Venatorie della Calabria.
I Presidenti degli ambiti territoriali di Caccia fanno sapere che rispetteranno le leggi emanate, ma rimangono fiduciosi e rinnovano il proprio diritto per la loro passione per la Caccia e per la Natura. “Come sempre – conclude l’associazioni Giovani Cacciatori – cercheremo di informare e sensibilizzare correttamente l'opinione pubblica che, troppo spesso, viene strumentalizzata e presa in giro per raggiungere scopi ed obiettivi che hanno poco a che fare con il bene collettivo”.

Fonte: Tirrenonews.it del 07 novembre 2010

Massa Carrara: il cugino gli spara per errore

Caccia, il cugino gli spara per errore
carabiniere rischia di perdere un occhio


E' successo stamattina in un bosco di Bigliolo, frazione di Aulla (Massa Carrara) durante una battuta. L'uomo è ricoverato all'ospedale Santa Chiara di PisaUn carabiniere di 42 anni è stato ferito al volto da una fucilata sparata accidentalmente dal cugino durante una battuta di caccia ed è stato trasportato in elicottero all'ospedale Santa Chiara di Pisa: rischia di perdere un occhio.

L'incidente di caccia è accaduto stamani nei boschi di Bigliolo, una frazione del comune di Aulla (Massa Carrara) in Lunigiana. Il carabiniere, C.O., in servizio alla stazione di Fivizzano, ieri mattina aveva deciso di andare a caccia di fagiani. In sua compagnia c'era il cugino: ad un certo punto i due si sono divisi e il cugino poco dopo vedendo spostarsi un cespuglio e credendo che vi fosse la preda, ha sparato col fucile e la rosa dei pallini si è allargata e qualcuno di essi ha colpito il carabiniere al volto.

Sul posto sono accorsi i vigili del fuoco di Aulla e l'ambulanza della Croce Bianca, poi si è deciso di richiedere l'intervento dell'eliambulanza del 118 che ha trasportato il ferito all'ospedale di Pisa. Il carabiniere è riuscito anche a scambiare qualche parole con i suoi superiori accorsi sul luogo dell'incidente.


Fonte: La Repubblica.it del 07 novembre 2010

sabato 6 novembre 2010

Calabria: annullato il calendario venatorio

Caccia: Wwf, annullata da Tar delibera calendario venatorio
Accolto ricorso presentato da associazioni ambientaliste


(ANSA) - CATANZARO, 5 NOV - Annullata dal Tar della Calabria la delibera della Giunta regionale con cui e' stato approvato il calendario venatorio.

A riferirlo, in una nota, e' il Wwf, secondo cui l'organo di giustizia amministrativa ''ha accolto in pieno il ricorso delle associazioni ambientaliste riconoscendo che l'interesse diffuso alla tutela della fauna sarebbe stato irreparabilmente pregiudicato dall'applicazione del calendario venatorio. E' la giusta risposta alla tracotanza delle associazioni venatorie e al dilettantesco pressappochismo della Regione''.

Fonte: ANSA del 05 novembre 2010

giovedì 4 novembre 2010

Perugia: morte a caccia, uomo raggiunto da una fucilata

L'uomo era impegnato in una battuta di caccia quando è stato raggiunto accidentalmente da una colpo di fucileSpoleto (Perugia), 4 novembre 2010 - Nella tarda mattinata un cacciatore di 60 anni, di San Giacomo di Spoleto, è morto in seguito ad un incidente di caccia avvenuto nei pressi di Spoleto, in località Pompagnano.

L'uomo - secondo le prime informazioni - era impegnato in una battuta di caccia quando è stato raggiunto accidentalmente da una fucilata. Le modalità dell'accaduto sono ancora in corso di accertamento.

Sul posto, per il recupero del corpo, si trovano i vigili del fuoco di Spoleto con l'ausilio del personale Saf. È anche in arrivo un elicottero proveniente da Roma.

Fonte: la Nazione del 4 novembre 2010

martedì 2 novembre 2010

Brescia: richiami vietati a go-go!

E’ uno stillicidio quasi quotidiano quello che si consuma nella provincia bresciana e che ha come oggetto la lotta al bracconaggio.
Il nucleo delle guardie venatorie Wwf di Brescia, pochi giorni fa, ha sorpreso un gruppo di capannisti di Ghedi di età compresa fra i 55 e 62 anni, tutti con regolare licenza, mentre attiravano le prede con una serie di richiami vietati: sei i congegni elettromagnetici in grado di riprodurre il canto degli uccelli, messi accanto al loro appostamento.
Nel carniere i tre avevano già abbattuto 31 migliarini di palude, tre ballerine, quattro fringuelli, una peppola, sei pispole, un passero, tutte specie protette.
I cacciatori utilizzavano un fucile semiautomatico a cinque colpi, vietato per legge.
I carabinieri di Ghedi hanno quindi successivamente sequestrato i tre fucili, i sei richiami e i volatili abbattuti.
A Porzano di Leno, nella rete dei controlli è finita invece una coppia di cacciatori che aveva abbattuto sei pispole utilizzando un richiamo elettronico Mp3, anch’esso vietato. Nelle vicinanze di un appostamento fisso di Passirano, invece, le guardie venatorie hanno scoperto due richiami elettromagnetici mimetizzati nella cavità del tronco di un albero. Il materiale è stato sequestrato, insieme ai due fucili di due persone residenti a Paderno e Corte Franca.
In un capanno di Provaglio un 57enne di Iseo sparava insieme ad un’altra persona, ma era privo della licenza di caccia. L’uomo è stato denunciato a piede libero per porto abusivo d'arma.
A Bione, un altro cacciatore con un richiamo vietato è stata sorpreso mentre abbatteva una peppola.

Brescia: richiami vietati a go-go!

lunedì 1 novembre 2010

Caccia, Sondaggio: aumenta fronte no, per 80% italiani va vietata

Roma, 30 ott. (Apcom) - La stragrande maggioranza degli italiani, l'80%, ritiene la caccia un inutile crudeltà che andrebbe vietata o maggiormente regolamentata. E' quanto emerge dal sondaggio Ipsos, commissionato dal ministero del Turismo per rilevare l'impatto dell'attività venatoria sull'immagine nazionale e sul conseguente appeal turistico, condotto su un campione rappresentativo dell'intera popolazione. Secondo il sondaggio, il fronte contrario alla caccia è cresciuto di ben 3 punti in percentuale negli ultimi 18 mesi. Rispetto all'ipotesi della totale abolizione della pratica venatoria, il 60% si dichiara favorevole mentre il 36% è contrario. Inoltre, la maggioranza degli intervistati è convinto che abolendo la caccia l'Italia migliorerebbe la sua immagine all'estero (63%) e che i cacciatori rappresentino una piccola parte della popolazione che, per il proprio divertimento, sta sterminando il patrimonio faunistico che appartiene a tutti gli italiani (61%).

Font: Apcom del 30 ottobre 2010