martedì 16 novembre 2010

Grosseto. Una “doppietta pentita” accusa: si spara a caso

A caccia solo con amici fidati Troppi morti, una “doppietta pentita” accusa: si spara a caso.
Quattro vittime in un anno: non si tratta solo di fatalità


CARLO BARTOLI
Quattro morti e una lunga scia di incidenti, anche perché troppo spesso si spara in maniera avventata. Nonostante la progressiva riduzione del numero degli appassionati, l’attività venatoria continua a provocare ferimenti e morti. Anche se la passione per la caccia, come riconosce Giorgio Barsanti della Federcaccia livornese, va esaurendosi nelle giovani generazioni, l’impatto degli incidenti è comunque forte. «Hanno preso sempre più piede le battute al cinghiale che rappresentano il tipo di caccia più pericoloso, sia per il tipo di armi usate, sia per il fatto che alle battute partecipano squadre molto più numerose. E l’affollamento, insieme all’inesperienza, può essere una miscela temibile».
Ne è testimone Massimo Lawley, un cacciatore di lungo corso che ha vissuto da vicino la tragedia che è costata la vita a Giuseppe Orlando, abbattuto da una fucilata nella tenuta dei conti della Gherardesca. Dopo 53 anni di attività venatoria, Lawley ha detto basta alle battute con compagnie occasionali, sia pure blasonate o altolocate.
Cos’è accaduto?
«Dopo una tragedia del genere qualcosa ti scatta dentro. Anche se si è consapevoli che la fatalità può accadere in qualsiasi momento della tua vita, capisci che è assurdo morire così».
E cos’è cambiato in lei?
«Ho smesso di andare a caccia con certe persone: adesso vado esclusivamente con gli amici fidati. Di loro sono certo, so esattamente come si comportano. La fatalità è sempre in agguato, ma diventa più probabile quando non si capisce cos’è la caccia e si imbraccia un fucile con leggerezza. Non si spara così, solo sentendo o vedendo qualcosa che si muove, si preme il grilletto solo se si sa a cosa si spara».
No al grilletto facile, insomma?
«E’ importante divertirsi, ma bisogna essere coscienti di quanto si sta facendo. Io non ho mai rischiato, anche perché preferisco lasciar passare due cinghiali o due fagiani se non sono certo di cosa sto facendo».
Cos’è per lei la caccia?
«E’ stare insieme agli amici, passare una giornata nella natura, non sparare a caso».

Fonte: iltirreno.it del 16 novembre 2010

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