martedì 31 maggio 2011

Brescia. Grido d'allarme dei cacciatori

L'ASSEMBLEA. Il presidente dell'associazione venatoria ha tracciato un quadro nero nel tradizionale incontro

E sui 15.500 tesserati Federcaccia ben 2.500 sono sopra i 70 anni Bruni: «Nessun parlamentare bresciano si è mai speso per noi»


È proprio un momentaccio per i cacciatori bresciani. Il bilancio presentato ieri nell'assemblea di Federcaccia parla di un calo costante nel numero di tesserati, scesi di mille unità in un anno, e di un trend nazionale inesorabile che, secondo il presidente Marco Bruni, «annuncia un ulteriore tracollo per l'anno prossimo». Le cause? Secondo Bruni sono da ricondurre all'incerto clima legislativo regionale e nazionale, così come al calo dei giovani interessati, basti pensare che sui 15.500 soci della provincia, 2.500 sono over 70. Un situazione che ha ridotto le entrate, tanto che la federazione medita di accedere al 5 per mille per fare cassetto.
MA I BOCCONI AMARI vanno oltre e le recriminazioni della federazione non risparmiano la politica, a tutti i livelli: «Abbiamo subito un voltafaccia e assistito a un imbarazzante silenzio a Palazzo Madama come al Pirellone - ha denunciato Bruni -; non c'è stato nemmeno un parlamentare bresciano che abbia levato una voce per far valere i nostri diritti». Le accuse più pesanti, in generale, sono rivolte al ministro Brambilla che, secondo Bruni, è convinta che «per salvare il turismo in Italia basti chiudere la caccia».
La scocciatura più grossa per i cacciatori è una proposta di modifica di legge che prevede che i proprietari di un fondo possano impedire l'esercizio della caccia al suo interno, cosa fin'ora impossibile. Oltre a ciò, il progetto sollecita un'ulteriore variazione che aumenterebbe il raddoppio delle distanze che il cacciatore deve rispettare per sparare nella vicinanza di immobili o vie di comunicazione.
Modifica auspicata, ma che ancora pare una chimera, sarebbe invece quella relativa alle aree protette oggetto di una norma del '91 e frutto, secondo Bruni, di «una sciocca convinzione che ritiene che l'ambiente si tuteli solo a suon di divieti». Altro grattacapo sembra essere il decreto legislativo in vigore dal prossimo primo luglio che, nonostante non introduca particolari veti per i titolari di porto d'armi da caccia o sportive, potrebbe essere complicato dalla profilata decisione del ministro dell'Interno di adottare nuovi requisiti di idoneità psico-fisica con, ciliegina sulla torta, una possibile revisione straordinaria delle licenze già rilasciate.
GRANDE DELUSIONE, per le doppiette bresciane, soprattutto per la mancata approvazione del decreto sulla caccia in deroga. «Credo che sia stato già detto tutto - ribadiscono i federati -: era troppo pensare che i nostri parlamentari europei facessero valere le proprie voci?». A nulla sembra essere servito il sollecito al parlamento del consiglio regionale del 15 marzo scorso per facilitare le Regioni ad adottare i provvedimenti attuativi. «Il progetto - ha rimarcato Bruni - è un modo pilatesco di affrontare il problema per scaricare la patata bollente su altri».
«Intanto - affonda Bruni - nel vicino Veneto i gruppi di Pdl e Lega hanno presentato due progetti di legge per il prelievo in deroga. Probabilmente vi è qualche dissapore fra i due perché i progetti sono identici, ma quel che conta è che là si muove qualcosa». Bruni sa che attendersi una presa di posizione è utopia: «Giugno è alle porte e urgono soluzioni. Sarà una legge, sarà una delibera della giunta? Oppure non se ne farà nulla come l'anno scorso per paura delle procedure di infrazione comunitarie?».
L'elenco delle recriminazioni è lungo: la legge da rivedere sui roccoli, la mancata revisione della legge regionale sulla caccia, una diversa classificazione delle cosiddette Zps ( zone a protezione speciale). «Quest'ultima appare paradossale - ha ribadito Bruni - e ha finito per creare problemi anche alle popolazioni che abitano in quelle aree, impedendone lo sviluppo». Per Brescia la questione è limitata alla Zps dell'Alto Garda, identificata come valico alpino, quindi oggetto di divieti venatori.
Michela Bono


Fonte: bresciaoggi.it del 29 maggio 2011

giovedì 12 maggio 2011

Isola di Ponza. A caccia tutto l'anno.

Isola di Ponza. Tra l'indifferenza degli organi di Polizia, della Pubblica Ammninistrazione e delle Associazioni Venatorie. A caccia tutto l'anno!


Comunicato stampa LAC del 11 maggio 2011

Bracconaggio nell'isola di Ponza - La Lega Abolizione Caccia plaude al ruoto antibracconaggio dei volontari e divulga le immagini di due atti di bracconaggio, coi responsabili già identificati e denunciati alla competente Procura della Repubblica.

Un bracconiere che gironzola per la macchia con tanto di fucile in mano e cartuccera in vita, come se nulla fosse e in pieno periodo di divieto venatorio generale (che intercorre dal 1 febbraio al terzo sabato di settembre).
Un altro uccellatore intento a riposizionare e innescare in serie un mucchietto di trappoline metalliche a scatto , per catturare i piccoli uccelli migratori che sostano stremati dopo l'attraversamento di ampi tratti del Mediterraneo.
Due reati espressamente previsti e puniti dalla legge 157/92 sulla caccia (caccia in periodo di divieto venatorio generale, caccia con mezzi non consentiti,ed ulteriore ipotesi giurisprudenziale di furto ai danni dello Stato se in assenza di licenza di caccia)
Sono due scatti del 21 aprile scorso, effettuati dai volontari di LAC, CABS e Vallevegan, i cui attivisti sono presenti da alcune settimane sull'isola di Ponza (ove resteranno almeno sino al 22 maggio, in attesa della fine del passaggio migratorio dell'avifauna) per segnalare agli organi di polizia preposti gli atti di bracconaggio primaverile, e svolgere un ruolo di deterrenza verso i soliti "morti di fame" che pensano di cacciare in sfregio a tutte le leggi statali e regionali in materia.
I soggetti immortalati nelle foto sono già stati identificati e denunciati alla Procura della Repubblica competente, con segnalazioni scritte a Corpo Forestale e Carabinieri.
Ci pare la miglior risposta ad ogni sedicente "scettico" locale (che forse gradisce i voti anche di quale impresentabile elettore) che , nonostante gli echi delle fucilate, ha ancora la sfrontatezza di mettere in dubbio il fenomeno del bracconaggio primaverile a Ponza.

Ponza è bellissima, senza bracconieri sarà stupenda.

In tribunale la Brambilla sconfigge i cacciatori

Un atto «stupido e crudele». Così il ministro del Turismo Brambilla aveva definito la caccia, suscitando la reazione degli appassionati del settore, che l’avevano denunciata per danno di immagine. Ora però il giudice dà ragione al Ministro. È stata infatti sconfitta in tribunale «Caccia, ambiente-Partito dei Cacciatori», l’associazione che, qualche mese fa, aveva fatto causa al Ministro. In particolare, erano state contestate alcune affermazioni in cui il ministro definiva la caccia come una «pratica barbara», che «non solo fa male agli animali ma causa anche grave danno all’ambiente». Ma il tribunale di Salerno ha deciso l’improponibilità della causa nei confronti del Ministro, di cui è ricordato il costante impegno a tutela degli animali. La «manifesta infondatezza» della richiesta di risarcimento avanzata dall’associazione ha indotto il tribunale a condannare i querelanti al rimborso delle spese legali (2.500 euro) al ministro Brambilla.


venerdì 6 maggio 2011

Perugia: randagi avvelenati, denunciato un cacciatore

Video della Forestale inchioda un cacciatore. Da alcuni mesi diverse associazioni animaliste locali avevano denunciato episodi di avvelenamento di cani randagi, gli stessi accuditi dai volontari sul territorio boschivo di Tuoro sul Trasimeno. A seguito delle numerose segnalazioni, è scattata l'indagine del Corpo Forestale dello Stato. Alcune telecamere al posto giusto hanno permesso di filmare l'avvelenatore. Si tratta, secondo le autorità, di un uomo di 67 anni con regolare licenza di caccia. Una delle ipotesi fatte è stata quella che il cacciatore volesse liberare la zona dai cani randagi, potenzialmente disturbatori della selvaggina locale. Insomma, ammazzare animali in un modo per essere libero di ammazzarne altri, in un altro. La notizia è stata diffusa dall'associazione Chiliamacisegua, attraverso un duro e circostanziato articolo della giornalista Stefania Piazzo, nemica numero uno del canile di Cicerale, quest'ultimo svuotato in sua presenza da una task force del sottosegretario Martini non più tardi di settimana scorsa, notizia ripresa in seguito dall'agenzia di stampa specializzata Geapress.

Metaldeide nella carne. Un potente lumachicida il veleno utilizzato dal cacciatore, inserito nelle strisce di carne, le stesse che nel video vengono addentate da alcuni cani randagi; quello nero, morirà poco dopo, probabilmente in un modo atroce. Un veleno questo, che agisce anche per contatto, e quindi potenzialmente pericoloso anche per i bambini, anche se, fortunatamente, per questi ultimi non dovrebbe essere mortale. Una significativa quantità della stessa sostanza sarebbe poi stata ritrovata nell'abitazione del 67enne, a seguito di una perquisizione effettuata dal N.I.P.A.F. dopo l'acquisizione delle immagini, ottenute attraverso giorni di appostamenti. L'uomo, secondo quanto riportato, è stato denunciato per "utilizzo di mezzi non consentiti per la caccia". Sotto, il video della Forestale che riprende il cacciatore spargere le strisce di carne mortali.