mercoledì 29 ottobre 2014

Umbertide (Pg). Spara un colpo in aria col fucile infastidito dagli amanti delle stelle

Un uomo di 48 anni di Umbertide è stato denunciato in stato di libertà per minaccia aggravata. La presenza di quel gruppetto di persone a poca distanza dalla sua abitazione lo ha talmente infastidito che ha ritenuto giusto imbracciare un fucile pur di allontanarlo. Protagonista di questa vicenda è stato questo cittadino di 48 anni residente sulle colline umbertidesi. 
Verso le 23.30 di sabato un gruppetto di giovani appassionati di astronomia, si sono dati appuntamento, armati di telescopio, in una zona collinare alla periferia di Umbertide. Considerata l’assenza di nuvole e le favorevoli condizioni di luce gli astrofili, tra cui anche una ragazza, hanno posizionato i loro strumenti iniziando ad esplorare il cielo. Il 48enne, la cui abitazione era poco distante dal luogo scelto dal gruppetto, forse insospettito dai rumori e dalle voci, è uscito armato di fucile e li ha affrontati. Nonostante fosse palese che i ragazzi non avevano cattive intenzioni, il 48enne li ha pesantemente minacciati con l’arma giungendo anche ad esplodere un colpo in aria. Il gruppetto di amici non ha avuto scelta e si è allontanato, chiamando però i Carabinieri ai quali hanno raccontato la disavventura.
Sul posto si sono portati i militari della Stazione di Umbertide che, dopo aver ascoltato dai diretti interessati quanto era accaduto, hanno bussato alla porta del 48enne. L’uomo è stato accompagnato in caserma dove si è proceduto al sequestro di due fucili da caccia, legalmente detenuti. E' scattata la denuncia.

Minerbio (Bo). Cacciatore negligente impallina la finestra di un’abitazione

il fagiano nel cortile
Minerbio (Bologna), 28 ottobre 2014 – I Carabinieri della Stazione di Minerbio stanno indagando in seguito alla denuncia per danneggiamento che una 52enne del luogo ha sporto contro ignoti dopo che intorno alle 7 di domenica ha trovato un fagiano morto nel cortile di casa e una finestra rovinata probabilmente dalla schioppettata di qualche cacciatore negligente che si sarebbe avvicinato troppo all’abitazione senza rispettare il limite previsto dalla legge.


Stando a quanto riferito dalla vittima, non sarebbe la prima volta che si trova “costretta” a cucinare fagiani abbattuti dai cacciatori che transitano da quelle parti.

domenica 26 ottobre 2014

Pisa. Ucciso durante una battuta di caccia, il colpo sarebbe partito dal fucile di un compagno di battuta

Un uomo di circa 60 anni è rimasto ucciso nel corso di una battuta di caccia. L’incidente nei boschi di Riparbella, al confine tra le province di Pisa e Livorno. L’uomo, secondo una prima ricostruzione, sarebbe stato raggiunto da un colpo di fucile esploso da un compagno di battuta: per lui non c’è stato niente da fare. Sul posto sono intervenuti i sanitari del 118 ed i carabinieri di Riparbella.

Fonte: gonews.it del 25 ottobre 2014

Il Presidente dell'Associazione Nazionale Libera Caccia, Paolo Sparvoli, denunciato dal CFS per utilizzo di richiami vietati

Sorpreso presso alcuni appostamenti fissi, situati peraltro vicino al confine di una riserva naturale, di cui si era già occupata alcune settimana fa la LAC Marche, chiedendo che vi fossero effettuati dei controlli da parte delle autorità preposte alla vigilanza.

LA LAC CHIEDE LE SUE IMMEDIATE DIMISSIONI.

Abbiamo appreso che nei giorni scorsi, durante un’operazione di controllo del Corpo Forestale dello Stato, il presidente nazionale dell’Associazione “Libera Caccia”, Paolo Sparvoli, è stato denunciato per possesso ed utilizzo di richiami per gli uccelli, vietati dalla legge sulla caccia. Insieme a Sparvoli è stato denunciato anche il facoltoso imprenditore Mauro Canil, titolare della Fidea, nonché noto presidente della Società Sportiva di calcio di Matelica. I due, fino a pochi mesi fa, ricoprivano anche il ruolo, rispettivamente, di sindaco e vicesindaco del Comune di Matelica.
Sparvoli e Canil, insieme ad un altro cacciatore, sono stati sorpresi dagli agenti forestali presso alcuni appostamenti di caccia da loro abitualmente utilizzati e situati in prossimità del valico di Valdiola, un passo situato tra i Comuni di Matelica, Gagliole e San Severino, importante perché molto transitato dagli uccelli nel corso delle loro migrazioni da e verso l’Europa dell’Est. Sulla regolarità o meno di questi appostamenti, situati peraltro vicino al confine di una riserva naturale, si era già occupata alcune settimana fa la LAC Marche, chiedendo che vi fossero effettuati dei controlli da parte delle autorità preposte alla vigilanza. Ricordiamo che il possesso e l’utilizzo di richiami per la caccia non legali è un reato penale, si tratta quindi di una violazione gravissima e per questo la posizione di Sparvoli è quella più scomoda e sconcertante, in quanto commessa dal presidente nazionale di un’associazione venatoria, che rappresenta decine e decine di migliaia di cacciatori italiani. Ci chiediamo, quindi, che esempio possa dare, agli iscritti della propria associazione, un presidente che per primo non rispetta le leggi, ed infrange anche le regole più elementari della caccia?
Per questo semplice motivo, la LAC - Lega per l’Abolizione della Caccia chiede le sue immediate dimissioni da presidente, anche perché la sua permanenza alla guida della A.N.L.C. equivarrebbe ad una istigazione a delinquere per tutti i cacciatori iscritti, ed un insulto per i cittdaini che le regole e le leggi invece le rispettano.
25 ottobre 2014

Trabia (Pa), avevano cacciato lepri ed un cinghiale: denunciati 4 cacciatori

Alle ore 5 di ieri, i militari della Compagnia di Termini Imerese hanno denunciato quattro persone per aver violato le norme volte alla protezione della fauna selvatica e per il prelievo venatorio.

Durante un servizio perlustrativo svolto nelle strada intercomunale del Comune di Trabia, un equipaggio dell’aliquota radiomobilie procedeva al controllo di un’autovettura sospetta all’interno della quale venivano generalizzati i quattro occupanti. Tra i sedili anteriori e posteriori dell’auto veniva rinvenuto un fucile da caccia, legalmente detenuto con relativo munizionamento ed all’interno di un sacco di plastica si trovavano conservate 5 lepri e nel vano bagagli un ulteriore sacco contenente un cinghiale.

Nella considerazione che, per l’anno corrente la lepre è annoverata dalle norme regionali come animale protetto vietandone la caccia mentre la caccia al cinghiale è consentita soltanto a partire dal mese di novembre sino a gennaio, i quattro cacciatori venivano condotti in caserma.

In relazione alle norme vigenti, i militari procedevano al sequestro della selvaggina, dell’arma, del relativo munizionamento nonché dei documenti di caccia.

mercoledì 22 ottobre 2014

Milano. Diciassette cacciatori denunciati dalle Guardie WWF Lombardia in soli tre giorni

«Ben 34 cacciatori denunciati in due settimane ben rappresenta la situazione lombarda - afferma Antonio Delle Monache, Coordinatore delle Guardie Volontarie del WWF Lombardia . La Legge dello Stato e le Direttive Europee in difesa della Fauna Selvatica sono sistematicamente infrante.I richiami acustici elettromagnetici vietati vengono usati quasi ovunque,nonostante il rischio di essere denunciati»

Milano, 21 ottobre 2014 - Diciassette cacciatori denunciati dalle Guardie WWF Lombardia in soli tre giorni di attività nelle province di Brescia, Milano e Pavia, per i reati dia bbattimento di specie protette,utilizzo di richiami custici elettromagnetici vietati e maltrattamento di animali.

Nell’ambito degli interventi le Polizie Provinciali hanno effettuato il sequestro di 17 fucili,11 richiami acustici elettromagneticivietati,1 telefonino usato come richiamo acustico,113 uccelli morti (pettirossi, cinciarelle,cinciallegre,fringuelli,frosoni,pispole,allodole e una tortora dal collare) e 5 uccelli vivi. 

«Ben 34 cacciatori denunciati in due settimane ben rappresenta la situazione lombarda - afferma Antonio Delle Monache, Coordinatore delle Guardie Volontarie del WWF Lombardia . La Legge dello Stato e le Direttive Europee in difesa della Fauna Selvatica sono sistematicamente infrante.I richiami acustici elettromagnetici vietati vengono usati quasi ovunque,nonostante il rischio di essere denunciati».

Romania – Cacciatori italiani nei guai. Avrebbero ucciso centinaia di allodole

GEAPRESS – Nuovo “incidente” per i cacciatori italiani in Romania. Stante quanto riportato dai giornali rumeni, sarebbero sette i nostri armati connazionali coinvolti nei giorni scorsi in un’inchiesta della polizia rumena su presunta caccia illegale.

Le località riferite per i sequestri di armi, munizioni ed in un caso le allodole abbattute (la stampa rumena riporta di fonti inquirenti) si troverebbero nei pressi di Mangalia e Cernavoda, rispettivamente a sud e ad ovest di Costanza.

Un primo cittadino italiano sarebbe stato trovato in possesso di pistole e oltre 500 cartucce calibro dodici. Almeno altri due italiani, nella secondo località,sarebbero invece coinvolti nel sequestro di 15 fucili da caccia calibro 12, 20 2 28, oltre che 11.000 cartucce e 610 allodole. Non è chiaro se tra i cacciatori italiani vi siano anche alcuni residente in Romania.

La vicenda non è sfuggita al CABS, lo speciale Nucleo di volontari antibracconaggio che ricorda come non pochi sarebbero i cacciatori italiani finiti sotto inchiesta nell’area di Costanza, proprio a seguito di battute di caccia.

Caccia: 4 morti e 23 feriti in un mese

Dopo soli 24 giorni effettivi di attività venatoria sono 27 le persone rimaste uccise o ferite da armi da caccia: quattro cacciatori sono morti e 15 sono rimasti feriti, mentre altre otto persone, tra cui un bambino, sono state colpite accidentalmente. A fare il bilancio di questo inizio di stagione è l’Associazione vittime della caccia: “I dati, aggiornati al 16 ottobre, danno il quadro della situazione – spiega Maurizio Giulianelli, vice presidente della associazione – Noi chiediamo da anni l’apertura di un tavolo con il ministero dell’Interno, ma non abbiamo ancora ottenuto risposta”. “L’alto numero di incidenti – spiega Fulvio Mamone Capria, presidente della Lipu, Lega italiana protezione uccelli – deve fare riflettere: solo nel 2013 abbiamo registrato 20 persone uccise da cacciatori e 80 feriti. Proponiamo che il Parlamento abroghi l’articolo 842 del codice civile che consente ai cacciatori di entrare nelle proprietà private.Tra l’altro, alcune regioni hanno stabilito una pre-apertura della caccia, dieci giorni prima della terza settimana di settembre, che è la data di avvio della stagione venatoria: in questi casi abbiamo registrato un forte aumento dei casi di bracconaggio”.
“Chiediamo anche – prosegue il presidente della Lipu – che sia aumentata la distanza di sicurezza dai centri abitati e dai luoghi di lavoro: visto che i cacciatori non rispettano quella attuale, di 150 metri, deve essere raddoppiata, nella speranza che serva a diminuire gli incidenti”. La forte urbanizzazione del nostro Paese “mette in discussione l’esistenza stessa della caccia che è diventata impraticabile in un territorio largamente antropizzato come il nostro. A tutto questo si aggiungono l’inciviltà e la maleducazione dei cacciatori che non esitano a sparare a qualsiasi cosa si muova: solo nelle ultime settimane sono state uccise da cacciatori una cicogna e un’aquila”.

Abruzzo. Agricoltori contro la caccia senza regole

Caccia al cinghiale: la necessità di contenere la popolazione e di tamponare le incursioni sui campi coltivati ha il rovescio della medaglia. Che ad alcuni residenti nel territorio tra Penne e Montebello Di Bertona, nel Pescarese, sarebbe addirittura superiore ai benefici. E raccontano che tranne il martedì e il venerdì, giorni di proibizione dell’attività venatoria, nell’agro di Montebello si va a caccia « dalle prime luci dell’alba a sera inoltrata. La proibizione di sparare vicino e tra le case, di non poter esercitare l’attività venatoria sui terreni coltivati ad ulivi fino alla fine del raccolto, di non lasciare sul terreno i bossoli, di non imbracciare il fucile stando vicino o sulla strada, viene totalmente elusa». Quindi si pone l’accento sulle problematiche inerenti «la sicurezza sul lavoro degli agricoltori che rischiano la pelle mentre lavorano i loro terreni». In particolare a contrada Mirabello «per via della facilità di accesso che consente ai cacciatori, muniti di radio portatili, di rimanere nei pressi delle auto e di chiudere, con tecniche da operazione militar, l’intera zona». Al di là dei toni e delle segnalazioni, ci sarebbe il fatto che «la Guardia forestale, a corto di uomini e mezzi, non riesce a fare fronte alle segnalazioni provenienti da otto comuni. Ma è la sicurezza sul lavoro degli agricoltori il capitolo più inquietante: i cacciatori per salvaguardarsi e evitare di spararsi tra di loro, come accaduto in diverse parti d’Italia, indossano pettorine arancioni. Chi lavora o passeggia per i propri terreni cosa dovrebbero indossare? E perché dovrebbero farlo essendo sulla loro proprietà privata?».

lunedì 20 ottobre 2014

Genova. Passeggiata al Lago della Tina con “sparatoria”, famiglia in mezzo a una battuta di caccia: “Assurdo

Arenzano. Una tranquilla passeggiata sul Beigua, precisamente sul sentiero del Lago della Tina, si è trasformata in una giornata di paura per una famiglia, che si è trovata in mezzo a una battuta di caccia.

“Abbiamo deciso di percorrere il sentiero del lago della Tina e abbiamo avvistato lungo il percorso dei cacciatori con i loro fucili e letto il cartello che segnalava la battuta di caccia in corso – spiega una lettrice – Prima di tutto mi chiedo come sia possibile tutto questo in un ‘oasi faunistica, poi mi chiedo quanto di regolare ci sia nel loro piano di caccia poiché rappresenta un vero pericolo per le tante famiglie che si accingevano a percorrere il sentiero”.

Verso le ore 11.30 la famiglia si è trovata insieme ad altre due signore con le loro bimbe nel bel mezzo di una sparatoria. “Lungo il sentiero, inammissibile! Il cacciatore dall’alto spingeva il cinghiale verso il basso dove i colleghi aspettavano e il malcapitato animale, spaventato, si è lanciato sul sentiero tagliando la strada ad una bimba che terrorizzata ha cominciato a piangere e urlare. Poco dopo, vicino a noi, lo sparo – prosegue la lettrice – Mi chiedo cosa sarebbe successo se avesse investito la bimba o se lo sparo avesse colpito uno di noi”.

Una grande paura, quindi. “Mi chiedo se questa è civiltà e vorrei delle risposte, vorrei che i signori cacciatori praticassero il loro ‘sport’ lontano dai sentieri che le famiglie hanno diritto di vivere in serenità. Per non parlare del fatto che non è molto educativo far assistere i bimbi a certi spettacoli”, conclude.

domenica 19 ottobre 2014

Brescia – Continui reati venatori. Cinque su sei denunciati sono cacciatori

GEAPRESS – Continua instancabile il lavoro delle Guardie Ecozoofile ANPANA di Brescia, impegnate nella lotta contro il bracconaggio e la caccia illegale agli uccelli protetti.

Negli ultimi quattro giorni, le Guardie hanno infatti denunciato sei persone per reati di tipo venatorio.

Domenica nel comune di Montichiari alle prime luci dell’alba è stato sorpreso un cacciatore che utilizzava due richiami elettroacustici che riproducevano il canto del tordo. Si tratta, come è noto, di mezzi di caccia vietati dalla legge. Il cacciatore è stato così denunciato per utilizzo di mezzi vietati.

Sempre nella giornata di Domenica, a distanza di soli pochi chilometri, nel comune di Calvisano, altri due bracconieri. In questo caso, alla vista delle Guardie dell’ANPANA, vi è stata una fuga roccambolesca durata oltre un’ora. I due sono stati infine identificati dalla Polizia Provinciale. Quando sono sono stati sorpresi delle Guardie ANPANA, stavano abbattendo dei fringuelli (specie protetta) con l’ausilio di un richiamo elettroacustico. Nella fuga hanno però lasciato sul posto la propria autovettura e non è stato così difficile poterli rintracciare.

Per entrambi è scattata la denuncia per utilizzo di mezzi vietati ed abbattimento di specie protetta oltre che abbandono di munizioni lasciate incustodite sull’auto.

Nella giornata di ieri è stata invece la volta di padre e figlio nel comune di Pozzolengo. Nell’ appostamento fisso di caccia, è stato trovato un richiamo elettroacustico e un uccello frosone appena abbattuto. L’intervento della Polizia Locale del comune di Pozzolengo consentiva di effettuare il sequestro. Anche in questa occasione i cacciatori sono stati denunciati per uso di mezzi vietati e abbattimento di fauna particolarmente protetta.

L’ ultimo intervento, sempre nella giornata di ieri, è avvenuto nel comune di Manerba del Garda. Le guardie ANPANA, nel corso del servizio venatorio, notavano lungo una strada con sbocco sul lago, una serie di quattordici trappole per avifauna dette “sep” con all’interno un uccello strozzato di specie particolarmente protetta, un occhiocotto.

Immediatamente si sono appostate all’interno del bosco per non essere notati e dopo circa un ora di attesa si è presentato un uomo il quale è stato colto in flagranza di reato con ancora le trappole e l’occhiocotto in mano.

Veniva avvertita la Polizia Provinciale per eseguire il sequestro penale e di conseguenza la persona consegnava agli agenti altri 13 pettirossi morti.

Il bracconiere è stato denunciato per furto ai danno dello stato in quanto privo di licenza di caccia e per uso di mezzi vietati ed abbattimento di specie particolarmente protetta. La Legge in materia venatoria, come è noto, rende inapplicabile a chi in possesso di licenza, i reati di furto e ricettazione.

I controlli. comunica l’ANPANA, proseguiranno ad oltranza visti i continui reati a danno di uccelli protetti. Un ringraziamento particolare va agli Agenti della Polizia Provinciale e della Polizia Locale del comune di Pozzolengo per la collaborazione dimostrata.

Cacciatori italiani uccidono un falco pescatore e una volpoca nel Delta dell'Ebro (Spagna)

Matan a tiros un águila pescadora y un tarro blanco en el Delta del Ebro



El primer día de la temporada de caza en el Delta del Ebro (Tarragona) se ha saldado con una nota lúgubre. Cazadores italianos han matado a las 9.15 de la mañana del domingo 12 de octubre un águila pescadora (Pandion haliaeatus) y untarro blanco (Tadorna tadorna) en el enclave de la La Alfacada, junto al observatorio de Migjorn. 

Los hechos han sido denunciados por los agentes rurales, que han acudido a la llamada de un observador. Ambas especies están catalogadas con el máximo nivel de protección. No son, desde luego, especies cinegéticas. Y abatirlas, como ha ocurrido en el Delta del Ebro, es un delito. 

La finca de la Alfacada mantiene un pequeño coto privado de caza, donde se permite la actividad cinegética, a pesar de encontrarse en zona protegida por diversas figuras legales y estar situada en el lugar de paso e invernada de cientos de miles de aves de decenas de especies de todo el continente europeo. Con esas circunstancias, “la posibilidad de que ocurra lo que ha sucedido hoy y se dispare sobre especies protegidas es alta” afirma Ignasi Ripoll, responsable de la reserva ornitológica de Riet Vell, que gestiona SEO/BirdLife en el Delta del Ebro. “Tras un delito flagrante como el de hoy, la Administración debería cerrar definitivamente ese coto”, denuncia Ripoll.

El responsable de SEO/BirdLife en el Delta del Ebro considera que debe replantearse la continuidad de áreas destinadas al turismo cinegético dentro de los espacios naturales protegidos. Permitirlo pone en riesgo el patrimonio natural de todos los ciudadanos y además supone una constante perturbación para el disfrute de esos espacios, que están protegidos por su gran valor natural y al servicio del ocio y disfrute de toda la sociedad. “Hay que recordar que el Delta del Ebro atrae miles de visitantes de toda Europa”, concluye Ripoll.

Importancia del águila pescadora y el tarro blanco 

El tarro blanco se incluye en el Libro Rojo de las aves de España (2004) en 4 la categoría de “Casi amenazado” y aparece como “De interés especial” en el Catálogo Nacional de Especies Amenazadas. El tarro blanco es mucho más abundante en Europa que en la Península Ibérica, y el Delta del Ebro es el principal lugar de invernada en nuestro país para los ejemplares del continente. 

El águila pescadora es todavía más escasa que el tarro blanco. Se incluye en el Libro Rojo de las aves de España (2004) como “En peligro crítico” y aparece como “De interés especial” en el Catálogo Nacional de Especies Amenazadas. En la Península el águila pescadora dejó de criar en la segunda mitad del siglo XX y sólo recientemente se han empezado a establecer unos pocos ejemplares en lugares muy concretos. 

Villa Carcina (Bs). Il sindaco-cacciatore si spara ad una gamba, ricoverato in ospedale

Villa Carcina: incidente per il sindaco Giraudini, si spara ad una gamba mentre va a caccia
La disavventura di Gianmaria Giraudini, sindaco di Villa Carcina: a caccia con un amico, si spara (da solo) ad una gamba a causa di un brusco movimento del suo cane. Ricoverato in ospedale a Gardone Valtrompia

Villa Carcina: incidente per il sindaco Giraudini, si spara ad una gamba mentre va a caccia è chi la chiamerebbe sfortuna, e chi userebbe invece una parola meno elegante. Una salto improvviso del cane da caccia, il fucile che sfugge di mano al padrone e cade per terra, un colpo già in canna che viene sparato, con una gamba centrata in pieno e poi sottoposta a un'urgente operazione chirurgica.

E’ successo a Gianmaria Giraudini, il sindaco di Villa Carcina, nel mentre di un lunedì di caccia che sembrava uguale agli altri: insieme ad un amico, che lo ha immediatamente soccorso, prima di essere accompagnato in ospedale a Gardone Valtrompia.

Dove è stato ricoverato, e immediatamente operato, nel reparto di ortopedia. Il colpo ha causato una grave frattura al perone, con tanto di ingessatura obbligata a seguito dell'intervento. Il sindaco è ancora in ospedale per tutti gli accertamenti del caso.




Fonte: bresciatoday.it del 16 ottobre 2014


Piombino (Li). Indagine sui capanni usati dai cacciatori

Ce ne sarebbero alcuni realizzati con autorizzazioni illegittime

PIOMBINO. Reperti storici tirati via con gli aratri e poi saccheggiati senza sosta e con pochi problemi.Circa 80 ettari di terreno di proprietà comunale comunque confinante, ma non compreso nel parco archelogico di Baratti Populonia.

Adesso Poggio Malassarto finisce sotto i riflettori per un altro motivo: in una decina di appostamenti di caccia sarebbero state trovate autorizzazioni illegittime. Tutto perché i documenti che ne autorizzano l’utilizzo presenterebbero delle lacune.

Una situazione su cui è aperta un’indagine e che, secondo quanto prevede la legge, potrebbe portare a delle denunce secondo l’articolo 483 del codice penale (falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico, autocertificazioni fatte dai cacciatori in realtà prive di documento reale alla base).

La caccia è ricominciata dalla terza domenica di settembre, incidenti gravissimi ovunque in Italia. Tragedia anche qui: il tre ottobre Roberto Larini, 59 anni, pensionato delle acciaierie di Piombino è stato ucciso con una fucilata sopra Buca delle Fate.

Costanti, negli anni le pressioni delle associazioni ambientaliste e animaliste per quelle che loro definiscono “storiche irregolarità”, dopo la morte di Larinisono stati intensificati i controlli da parte delle forze dell’ordine.

Restano i racconti - anonimi, certo - di tanti cacciatori che non si sopportano più “i colleghi” che ovunque si avventurano sul Promontorio “con qualche asse e cinque chiodi per realizzare appostamenti di fortuna, di cui nessuno conosce l’esistenza...più 400 euro in tasca per pagare l’eventuale multa”.

Non va giù a nessuno in fatto che poi è la sicurezza quella che viene a mancare. Dunque, intanto, a Poggio Malassarto dove le “carte” per i capanni in qualche caso sarebbero state trovate tutt’altro che in regola: ci sarebbero infatti solo autocertificazioni di autorizzazioni concesse dal Comune di Piombino che invece, dopo le verifiche, non risultano.

Anomalie storiche. Poggio Malassarto, del resto, di anomalia già storiche ne vanta. Una cinquantina d’anni fa la Sovrintendenza, autorizzando il riuso dei campi, in pratica finì per permettere alle macchine di tirar via un cimitero ellenistico “facilitando” l’attività dei tombaroli.

«La parte settentrionale di Poggio Malassarto era caratterizzata da una necropoli ellenistica con tombe ipogee, distribuite sul lato sinistro della strada vicinale Campo alle fave San Cerbone» ricorda Luciano Giannoni, ex responsabile dell’ufficio beni culturali del Comune, citando un testo dei primi anni Ottanta di Fabio Fedeli, ispettore onorario della Soprintendenza (tutti e due impegnati ancor oggi con l’Associazione archeologica piombinese).

«La necropoli – spiega Giannoni – fu localizzata casualmente in occasione di lavori agricoli a partire dagli anni Sessanta. Le tombe vennero aperte dall’aratro e cominciò un’ininterrotta opera di saccheggio facilitata anche dalla limitata profondità dove si trovavano le sepolture. Ce n’erano una settantina, nel galestro, scavate abusivamente».

Area venatoria. Negli anni tante lamentele di turisti stranieri raggiunti da pallini durante le visite alla necropoli di Baratti in autunno. Resta una convenzione che, da metà anni Novanta, lega il Comune di Piombino e le Associazioni venatorie (Arci Caccia e Federcaccia) per “la gestione e la tutela” di Poggio Malassarto.

Le autorizzazioni per appostamenti fissi di caccia (Afc) invece vengono rilasciate dalla Provincia (ente competente) ai singoli richiedenti (dunque non più a enti come nel caso precedente) che devono esibire l’autorizzazione del proprietario e/o conduttore del fondo (nello specifico del Comune o dell’Associazione venatoria).

In assenza di questa autorizzazione, l’autocertificazione non ha alcun valore legale presupponendo il falso in atto pubblico.

L’autorizzazione dell’Afc, dunque, è nominativa (non cumulativa per ente o associazione) e rinnovata di anno in anno con versamento da effettuare alla Regione. Quanto è successo potrebbe configurare pure in qualche caso un’evasione evasione erariale a danno della Regione, titolare del rilascio della concessione. Secondo fonti qualificate, non mancheranno altri e approfonditi accertamenti.

Incidente di caccia a Cortona (Ar), 64enne di Trevi perde la vita di fronte al figlio

Colpo esploso dal magistrato in pensione Mario Federici, i tre erano appostati in una torretta capanno nei boschi di Portole e Teverina

Incidente di caccia nel Cortonese, perde la vita un uomo di 64 anni di Trevi. Si è consumata all’interno di un capanno nei boschi tra Portole e Teverina, il dramma costato la vita all’ingegnere umbro Rolando Piermarini, che si era recato in Toscana con il figlio per una battuta di caccia a cui ha partecipato anche il magistrato in pensione Mario Federici, di 79 anni, originario di Trevi.

Rolando Piermarini perde la vita Sarebbe stato proprio Federici a far fuoco accidentalmente all’interno della torretta sopraelevata dove si trovavano tutti insieme, centrando a distanza ravvicinata Piermarini di fronte al figlio trentenne della vittima, che ha assistito alla scena. I tre erano a caccia di colombi nel Cortonese, appostati nel capanno che si alza in una zona piuttosto impervia e distante alcuni chilometri dalla strada.

Magistrato in pensione accusato di omicidio colposoLe operazioni di recupero della salma e i rilievi del caso sono stati affidati, rispettivamente, a vigili del fuoco e carabinieri, coordinati dal pm Julia Maggiore, si sono rivelate piuttosto complesse. Sul posto sono intervenuti anche i sanitari del 118 che, purtroppo, non hanno potuto far altro che costatare il decesso del sessantaquattrenne. Il magistrato in pensione dovrà ora rispondere dell’accusa di omicidio colposo, nelle prossime ore sarà eseguita l’autopsia. Sotto choc la comunità di Santa Maria in Valle dove Piermarini viveva.

Ferito un cercatore di funghi da un cacciatore a Giaveno (To)

Ferito un cercatore di funghi da un cacciatore a Giaveno


L'uomo si è diretto all'ospedale Mauriziano con le sue sole forze. I carabinieri stanno cercando di rintracciare il cacciatore che è sparito nel nulla

Ferito un cercatore di funghi da un cacciatore a Giaveno

E' stato scambiato per un cinghiale e si è beccato ben 9 proiettili da caccia. La vittima, un cercatore di funghi di 52 anni di Venaria, si è diretto da solo all'ospedale Mauriziano di Torino, senza avvisare i soccorsi.

L'episodio si è verificato nel pomeriggio di ieri nei boschi di Giaveno. La vittima era uscita di casa e si era diretta nelle campagne alla ricerca di funghi quando, improvvisamente è stata ferita da un cacciatore che, con molta probabilità, l'ha scambiata per un cinghiale.

L'uomo è stato colpito da 9 pallini da caccia. Senza chiamare i soccorsi, si è diretto, da solo, all'ospedale Mauriziano, dove è stato medicato e dimesso.

Ora è caccia al cacciatore: ad occuparsene i carabinieri di Rivoli che stanno cercando di identificare il responsabile dell'accaduto. Questo, sparito nel nulla, potrebbe anche non essersi accorto dell'incidente.




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Civitaluparella (Ch): 6 cacciatori denunciati e 25 allodole sequestrate

Controlli della Forestale tra Chieti e L’Aquila nell’area protetta del parco nazionale della Majella. I cacciatori utilizzavano richiami acustici vietati


GUARDIAGRELE. Il Coordinamento Territoriale per l'Ambiente (Cta) di Guardiagrele e il Comando Provinciale di Chieti del Corpo Forestale dello Stato hanno effettuato una serie di controlli sull' attività venatoria in atto in diverse zone del parco nazionale della Majella perché erano forti i sospetti di azioni illecite all'interno della area protetta ed a ridosso della stessa.

All'alba una delle pattuglie coinvolte, nel comune di Roccapia (L’Aquila), in località Sant’Egidio, in zona B del Parco Nazionale della Majella, ha individuato e sequestrato un richiamo acustico elettromagnetico utilizzato in ambito venatorio per attirare la selvaggina, in un campo cespugliato completo di batteria e perfettamente funzionante.

Sul versante chietino, le pattuglie composte dai Comandi stazione di Cansano, Popoli bis, Lettomanoppello, Palena e del Cta, in collaborazione con i Comandi stazione di Torricella Peligna e di Villa Santa Maria, dipendenti dal Comando Provinciale di Chieti, hanno sequestrato a Civitaluparella (CH) altri richiami ed hanno colto in flagranza sei cacciatori, che a breve distanza dai dispositivi illeciti attendevano pronti per colpire la selvaggina attirata in maniera fraudolenta. Quando sono stati identificati, i cacciatori avevano già abbattuto 25 allodole.

I cacciatori: S.D.C. di anni 30, D.D.A. di anni 24, A.D.C. di anni 28, F.T. di anni 27, A.D.U. di anni 24, A.D.B.B. di anni 24 sono stati denunciati all'autorità giudiziaria. Sequestrati i richiami acustici elettromagnetici ed i venticinque capi di allodole. Durante le perlustrazioni, è stata elevata una sanzione amministrativa ad un tartufaio che contrariamente alle disposizioni dettate dalla normativa sulla raccolta dei tartufi, utilizzava un numero di cani oltre il consentito, nel comune di Palena.

sabato 18 ottobre 2014

Brescia. Strage di volatili proibiti: denunciati 15 cacciatori

Richiami acustici vietati caricati sull’iPhone. In Franciacorta scoperto l’uso di archetti

Le guardie venatorie del Wwf hanno denunciato 15 cacciatori bresciani per abbattimento di volatili protetti (pettirossi, fringuelli, frosoni, pispole, tordi bottaccio) in un periodo molto delicato per la migrazione di diverse specie. Usavano richiami acustici vietati per attirare le prede e abbattevano più prede del consentito (il limite giornaliero è di 30). Anche un iPhone sul quale erano registrati i canti degli uccelli. I cacciatori bresciani sono stati pizzicati anche in trasferta a Landriano (Pavia). Sequestrati in tutto 16 fucili e 98 volatili.

«Purtroppo questa è la normale routine - racconta Antonio Delle Monache, Coordinatore Guardie Giurate del Wwf Lombardia - nella giornata di giovedì 9 ottobre, nella pianura bresciana, a sei controlli effettuati dalle nostre guardie, sono corrisposte sei sequestri penali operati dalla Polizia Provinciale di Brescia. In un caso, nel Comune di Ghedi, il richiamo acustico utilizzato dai capannisti era ad un volume talmente forte che si sentiva a mezzo chilometro di distanza. I cacciatori non si sono nemmeno accorti del nostro arrivo». Nel Comune di Cazzago San Martino (Brescia) un cacciatore utilizzava un iPhone per attirare uccelli protetti. Non è mancato infine il rinvenimento, in Franciacorta, di archetti posti a terra che avevano già catturato uno scricciolo, l’uccello più piccolo d’Europa. Il Wwf invita i cittadini a segnalare eventuali casi di caccia illegale al numero antibracconaggio 3287308288 o su www.facebook.com/guardiewwflombardia

Padova. Cacciatore non centra il bersaglio e spara in faccia ad un passante

Cacciatore spara ad un uomo a Casale di Scodosia, 12 ottobre 2014
Domenica, nelle campagne di Casale di Scodosia, un 55enne del posto è stato colpito di striscio da un colpo di fucile. Nulla di grave, ma Jürgen Gowik, originario di Stoccarda, ha segnalato l'episodio ai carabinieri“


Una disavventura che poteva avere conseguenze molto più gravi, quella capitata a Jürgen Gowik, 55enne originario di Stoccarda ma da tempo residente a Casale di Scodosia. Domenica scorsa, durante una tranquilla passeggiata in campagna col cane, l'uomo è infatti rimasto vittima di un incidente, per fortuna non grave, colpito di striscio al volto dallo sparo di uno sbadato cacciatore.

L'EPISODIO. "Ero ancoro vicino alle case - sbotta il cittadino - non mi è successo niente di grave, la pallina mi ha colpito sotto la bocca in fase di caduta (immagino) ma se mi colpiva in un occhio erano cavoli amari, poteva finire molto peggio. Non è possibile che uno non può uscire a fare una passeggiata senza rischiare di essere colpito da qualche idiota - continua inferocito - senz'altro ci sono anche cacciatori che hanno il senso di responsabilità e fanno attenzione prima di sparare, ma purtroppo ci sono anche tanti che non lo fanno. Il mio non è un attacco indiscriminato contro tutti cacciatori (resta il fatto che sono contro la caccia) - precisa - ma solo un avvertimento a stare attenti in questo periodo. Ieri (domenica, ndr) ho sentito che è stata colpita anche un ragazza durante una corsa di bicicletta".

DENUNCIATO IL CACCIATORE. Pericolo scampato, ma un grosso spavento, e senz'altro tanta rabbia: "Ribadisco che a parte un dolore per un paio di ore in faccia non mi è successo niente di grave per fortuna, ma poteva essere diverso". Il 55enne ha sporto denuncia ai carabinieri, segnalando il numero di targa della macchina dell'imprudente cacciatore, che si sarebbe comunque scusato per l'accaduto.




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martedì 14 ottobre 2014

Gubbio. Denunciato cacciatore per maltrattamento di animali, utilizzava collari elettrici per addestrare i suoi cani

Gli agenti del Corpo forestale dello Stato hanno denunciato alla competente Autorità Giudiziaria un cacciatore settantenne della zona per maltrattamento perpetrato in danno di due cani di razza segugio di sua proprietà.
L’uomo aveva lasciato vagare i due animali a ridosso della strada comunale nei pressi dell’abitato di San Marco nella frazione di Padule di Gubbio, con grave rischio per la loro incolumità e per quella degli automobilisti di passaggio.

Gli animali, in evidente stato di sofferenza, sono stati catturati dal personale del canile comunale di Gubbio e successivamente sono stati sottoposti a visita dal parte del medico veterinario competente.
I due segugi al momento della cattura indossavano collari elettrici, dispositivi tecnicamente indicati come “dissuasori da addestramento”, contengono elettrodi in grado di produrre scosse o altri impulsi elettrici che, tramite un comando a distanza, si trasmettono all’animale provocando reazioni varie.


Una recente sentenza della Cassazione ha ritenuto l’uso dei collari elettrici uno strumento invasivo e doloroso e certamente incompatibile con la natura del cane. La tecnica di addestramento dei cani con collari elettrici si basa esclusivamente sul dolore , lieve o forte che sia, e che incide sull’integrità psicofisica del cane, poiché la somministrazione di scariche elettriche per condizionare i riflessi ed indurlo tramite stimoli dolorosi ai comportamenti desiderati produce effetti collaterali quali paura, ansia, depressione ed anche aggressività.

A seguito della visita effettuata ai cani segugi catturati il medico veterinario dell’ASL di Gubbio ha certificato uno stato comportamentale alterato, con atteggiamenti di iperattività, evitamento dell’uomo, cioè di reazioni comportamentali di allontanamento, fuga o rifiuto, emesse in previsione di stimoli dolorosi. Il personale operante ha pertanto provveduto a denunciare all’A.G. il proprietario dei cani per il reato di abbandono e maltrattamento di animali.
I due segugi sono stati sequestrati, tolti dalla disponibilità del cacciatore, affidati in custodia al personale Asl che gestisce il canile, e posti nella disponibilità dell’Autorità Giudiziaria; sequestrati anche i due collari elettrici.

Ragusa. Bracconaggio: denunciati 23 pseudo cacciatori. Tra i cacciatori controllati e denunciati ve ne sono anche di fuori provincia e addirittura pure da altre regioni

Bracconaggio: denunciati 23 pseudo cacciatori

Tra i cacciatori controllati e denunciati ve ne sono anche di fuori provincia e addirittura pure da altre regioni

Continua la lotta al bracconaggio da parre della Polizia Provinciale che ha denunciato altri 23 pseudo cacciatori sorpresi a cacciare anche con mezzi vietati, per la maggior parte con il furetto privo di idonea ed efficiente museruola. La rete di vigilanza dell’area iblea predisposto dal comandante Raffaele Falconieri porta ad un totale di 38 persone denunciate all’autorità giudiziaria e di età compresa tra i 27 e i 68 anni per il reato di bracconaggio su oltre 500 cacciatori controllati dall’inizio della stagione venatoria. Gli ultimi accertamenti hanno prodotto il sequestro di 18 fucili, 395 cartucce, 28 conigli selvatici abbattuti, 2 colombacci, 3 tortore dal collare, 5 storni e 17 furetti con relativi trasportino.

Tra i cacciatori controllati e denunciati ve ne sono anche di fuori provincia e addirittura pure da altre regioni: 4 di Palagonia, 5 di Gela, 2 di Palermo, 2 di Francofonte, 3 di Favara, uno di Agrigento e poi 2 di Comiso e 3 di Vittoria. Altri 2 bracconieri denunciati venivano da Reggio Calabria, indice del fatto che la provincia iblea attrae soggetti provenienti da altre regioni per la caccia illegale.

lunedì 13 ottobre 2014

Ucciso durante battuta di caccia al cinghiale in Oltrepo Pavese, si cerca chi ha sparato

È il secondo incidente mortale nella stessa settimana: mercoledì una vittima a Grondona (Alessandria)

Incidente di caccia questo pomeriggio in Oltrepo Pavese, nel comune di Canneto Pavese, nei pressi di Broni. Un uomo è stato ucciso da una fucilata che lo ha raggiunto alla testa, molto probabilmente sparata da un amico, che però in serata non era ancora stato identificato. 

L’episodio è avvenuto attorno alle ore 14,30 sulle colline della località Colombarone. È intervenuto l’elisoccorso, ma il cacciatore è morto durante il viaggio verso l’ospedale Niguarda di Milano. 

I carabinieri stanno cercando l’autore della fucilata fatale, un compito non facile, poiché a sparare erano in tanti. 

L’ucciso è Luciano Sanelli, un operaio di 56 anni, di Redavalle. 

È il secondo incidente di caccia nella stessa settimana. Mercoledì a Grondona (Alessandria), in Val Borbera, era stato ucciso da una fucilata un cacciatore di 67 anni di Arquata: stava partecipando anche lui a una battuta al cinghiale. 

Padova. Spara a una ciclista credendola una lepre

La vittima è stata colpita a 50 metri di distanza I pallini sono entrati in un fianco in una gamba e nel braccio

Gli spari alla lepre di un cacciatore padovano di Bastia finiscono per colpire una quarantenne ciclista di Caprino che si stava riscaldando per la gara a cronometro organizzata in mattinata a Colloredo, nel Vicentino, dal GC Sossano nell'ambito della sagra delle castagne con quasi 140 partecipanti al via.
Lo sconcertante episodio dalle conseguenze fortunatamente limitate si è verificato ieri mattina attorno alle 8.30 sulla stretta via Ca' Franzoso dove Christine Koschier della società veronese Fimap stava transitando assieme ad altri tre ciclisti quando è improvvisamente stramazzata a terra essendo stata raggiunta alla gamba, ad un braccio e ad un fianco della parte sinistra del corpo dai pallini sparati dal cacciatore pare da non più di una cinquantina di metri.

domenica 12 ottobre 2014

Cagliari. Trovato coi lacci per catturare cinghiali, denunciato cacciatore

MURAVERA. Gli agenti della stazione forestale di Muravera hanno denunciato a piede libero per il reato di bracconaggio un allevatore di Villaputzu ma residente a Quirra, di anni 72.

È stato sorpreso in località Is Stiddius a Villaputzu mentre si accingeva al posizionamento ed al controllo di lacci in acciaio predisposti per la cattura di cinghiali.

Nel corso di una perquisizione domiciliare è stato sequestrato vario materiale per la cattura di selvaggina fra cui 25 lacci in acciaio, 59 trappole per volatili; nove reti per l'uccellagione; tre tagliole utilizzate per cattura di lepri; una torcia elettrica predisposta per essere collocata sopra un fucile e quindi per la caccia notturna, oltre ad altro materiale utilizzato per il bracconaggio compresi alcuni chili di mandorle utilizzate come esca.

Il bracconiere, titolare di licenza di caccia, verrà segnalato anche al questore per il ritiro del porto d'armi.


Monza. Cacciatore spara e colpisce all’occhio donna incinta: aperta inchiesta

Erika, una ragazza 27 anni, stava camminando su una ciclabile in provincia di Monza e Brianza. E' stata raggiunta da un pallino in ricaduta. La guarigione complicata dalla gravidanza

Un cacciatore spara, manca la preda e colpisce all’occhio una ragazza incinta che sta camminando sulla pista ciclabile. E’ successo il 27 settembre lungo il tratto che collega la città di Saronno con la frazione del piccolo comune di Ceriano Laghetto, in provincia di Monza e Brianza, dove la donna di 27 anni vive assieme al compagno. I carabinieri hanno aperto un’inchiesta sul fatto e, anche se la dinamica è ancora da accertare, sembra che l’episodio sia da attribuire ad un cacciatore. Vista l’assenza di testimoni, però, non sarà facile individuare il responsabile.

A colpire Erika, in dolce attesa da 11 settimane, è stato un pallino di carabina in ricaduta, che l’ha raggiunta dopo essere già esploso forse verso una preda, evidentemente mancata. La giovane, che ha sporto denuncia contro ignoti, ha raccontato di avere sentito un dolore improvviso ad un occhio, senza capire esattamente cosa le fosse successo. La piccola sfera metallica è stata individuata una volta arrivata in ospedale, dove la donna è stata medicata. Inizialmente si temeva che potesse perdere la vista, ma a distanza di dieci giorni i medici sono più ottimisti. Il percorso per la guarigione, però, non sarà né breve né semplice perché, vista la gravidanza, la ragazza non può essere sottoposta ad esami radiografici e assumere diversi medicinali.

Anche il sindaco di Ceriano Laghetto, Dante Cattaneo, era intervenuto sulla vicenda dalla sua pagina facebook, augurandosi che venisse presto accertata la responsabilità di quanto accaduto.”Erika, mentre camminava di buon mattino lungo la pista ciclabile tra Ceriano eSaronno è stata colpita all’occhio da un ‘pallino’ sparato da un cacciatore, che non rispettava le regole”. E ancora: “Ognuno di noi avrebbe potuto essere al posto di Erika. Preghiamo tutti perché ciò non accada e affinché sia fatta giustizia!”. Un post a cui se n’è aggiunto un altro domenica 5 ottobre: “Ho incontrato Erika – ha scritto Cattaneo -. Fortunatamente l’occhio migliora”. Poi ha concluso: “Vuole giustizia, che sia trovato il cacciatore che, non rispettando le regole, ha messo in pericolo la sua vita e quella del suo piccolo”. È periodo di caccia e, come ogni anno, si registrano incidenti più o meno gravi spesso causati dai patiti della doppietta che scelgono di dare fuoco alle polveri troppo vicino alle zone urbanizzate. Le regole esistono e sono molto dettagliate, per evitare problemi basterebbe rispettarle”.

Vigodarzere (Pd), ferito al volto dai pallini in caduta di un cacciatore

Incidente di caccia in località Terraglione: un uomo è stato ferito leggermente dai pallini in caduta sparati poco distante da un cacciatore


VIGODARZERE. Incidente di caccia a Vigodarzere, in località Terraglione. Un uomo che passeggiava è rimasto leggermente ferito al volto dai pallini in caduta di un colpo sparato poco distante da un cacciatore. Sul posto sono intervenuti i carabinieri.

L’uomo ferito però ha rifiutato di andare al pronto soccorso, trattandosi solo di una ferita lieve e superficiale.

sabato 11 ottobre 2014

Alessandria. Battuta al cinghiale, morto cacciatore

Nei boschi dell'Appennino in provincia di Alessandria

(ANSA) - ALESSANDRIA, 8 OTT - Un uomo è morto questa mattina durante una battuta di caccia al cinghiale. L'incidente in Val Borbera, sull'Appennino, nei boschi di Variana di Grondona.
L'uomo, secondo le prime informazioni, è stato colpito per errore da un compagno di caccia. Sul posto sono intervenuti il 118 e i carabinieri di Novi Ligure.

Calascibetta (EN). Grave incidente di caccia, pensionato ferito nel suo podere



Calascibetta. Grave incidente di caccia nelle campagne di Calascibetta (Enna), dove nella tarda mattinata un pensionato è stato raggiunto nel suo podere da una fucilata mentre si trovava su un albero, per raccogliere i frutti.

L’uomo è stato ricoverato in prognosi riservata all’ospedale Umberto I di Enna e la polizia che svolge le indagini, non ha ancora potuto ascoltare la sua ricostruzione.

Nel pomeriggio è trapelato che negli uffici della questura sono stati a lungo interrogati due cacciatori, ma non è noto se si tratta di indagati o di testimoni, presenti quando è avvenuto l’incidente.

Certamente chi ha sparato lo ha fatto senza rispettare le regole di sicurezza, facendo partire il colpo quando ha colto un movimento tra le fronde, senza accertarsi se si trattasse di una persona. Il pensionato è stato sottoposto ad intervento chirurgico per l’estrazione del pallini.

Pisa. Un cacciatore spara sopra le teste di 53 turisti mentre fanno trekking

Il fatto, accaduto sui monti fra Pisa e Lucca, è stato segnalato da tre guide: «I colpi erano vicini, abbiamo chiamato i carabinieri»

SAN GIULIANO. Fare trekking sui monti pisani, camminare all’aria aperta fra la natura e paesaggi mozzafiato. Eppure, una giornata tranquilla si può trasformare in una giornata di tensione per un imprevisto (pericoloso) che ha lasciato disappunto e amarezza.

Cos’è accaduto? Un gruppo di turisti tedeschi ha sentito più colpi sparati sopra le loro teste da un cacciatore che stava cercando di colpire un volatile. I turisti stavano facendo un’escursione ufficiale e autorizzata con tre guide. E sono proprio loro Jean Claude Pucci, Alexandra Onorato e Barbara Mueller a raccontare l’accaduto. «Sabato 4 ottobre stavamo conducendo un gruppo di 53 tedeschi sul sentiero ufficiale n.39 del Cai che parte dalla località Catro a Santa Maria del Giudice e arriva a Passo Croce (Monti Pisani), per poi ridiscendere e risalire fino al ben noto Passo Dante nel territorio di San Giuliano Terme. Fra una spiegazione e l'altra arriviamo al Passo Croce, tra Pisa e Lucca, dove, fra la bassissima vegetazione, notiamo sulla destra un capanno. Il gruppo di 53 è suddiviso in 3 più piccoli da noi condotti. Quando l'ultimo gruppettino si accinge ad arrivare al passo Croce sentiamo degli spari molto vicini che, uno dopo l'altro, senza interruzioni, seguono una tortora fin sopra le teste dei nostri clienti. Ci si gela il sangue nelle vene ed a giudicare dalle facce dei turisti tedeschi ben più agghiacciante è stato per loro».

«Non mi ero mai trovato in queste condizioni - continua Jean Claude Pucci - Mi sono rivolto ai cacciatori gridando loro: ma che siete matti, fermi!»

22 vittime della caccia dal 01 settembre al 09 ottobre nella più totale indifferenza delle istituzioni

Comunicato stampa - Associazione Vittime della caccia - 11 ottobre 2014

6 i feriti tra la gente comune* (4 donne e 1 bambino §), 3 i cacciatori morti
in circa 20 giorni effettivi di caccia 


Istituzioni che si riempiono la bocca di sicurezza pubblica solo quando servono grandi scuse, ma che di fronte all'ennesima mattanza di vite - anche - umane non osa spendere una parola, tanrtomeno prendere provvedimenti seri e concreti se si tratta di limitare la funesta attività di sparatori senza scrupoli.

ferite da pallini da caccia
Il Mahatma Ghandi diceva che la civiltà di un paese si vede da come tratta gli animali. Noi diciamo che, a fronte di un antropocentismo imperante, non avere rispetto neppure delle persone umane è l'allarmante segnale della deriva culturale e civile di questo nostro Paese.

La gente non ne può davvero più degli abusi dei cacciatori e dell'indifferenza di chi dovrebbe far rispettare la legge a tutti i livelli e da tutte le sedi preposte e che invece, evidentemente, continua a far finta di niente.

Basta tacere e tutto prosegue come prima. Ed allora ecco, un'altra lunga lista di nuove vittime dei cacciatori anche per questa stagione. Le distanze dettate dalla legge 157 (art.21, comma 1, lett.e) ed f) sono un optional a discrezione degli sparatori, il divieto di caccia nei giardini/parchi privati non lo conosce nessuno (art.21 comma 1 lett.a), gli organi di vigilanza sempre più impegnati altrove e senza mezzi (se si parla di caccia), province e ATC che autorizzano con disinvoltura e sistematicamente battute al cinghiale in mezzo agli abitati e alle case sparse nelle campagne, con uso di armi a lunga gittata, vietate a meno di chilometri e chilometri.

Illegalità autorizzata, implicitamente e sfacciatamente in tutta Italia, nonostante norme precise.

L'Associazione Vittime della caccia non riesce più a soddisfare le richieste di aiuto e consigli per la mole di SOS che arrivano alla mail dell'Associazione. Troppi i casi segnalati, troppe le illegalità che oramai emergono sistematicamente dalle testimonianze delle famiglie allarmate per la propria sicurezza, quella dei propri cari, animali compresi.

La vita dei bambini ha un valore pari a 0 se nessuno, a fronte dell'ennesimo ferimento di un 12enne durante una passeggiata assieme ai genitori e al fratellino viene brutalmente impallinato. Il ferimento di una donna (incinta) mentre cammina su una pista ciclabile non sortisce alcun effetto nelle sedi preposte. Un pensionato in prognosi riservata perchè fucilato mentre raccoglie la frutta nel suo podere. Una donna che cammina appena fuori dalla sua casa viene investita dai pallini di quattro personaggi armati in mimetica. Un'altra donna colpita alla testa all'interno della propria auto mentre incrocia un appostamento fisso da cui si spara verso la strada carreggiabile.

E poi spari verso una scuola, bambini sorpresi a caccia con tanto di fucile, ultrasettantenni fuori di testa che minacciano vicini con armi alle mani e mogli uccise da mariti cacciatori.

Problema cinghiali creato dai cacciatori e gli stessi chiamati a... "risolverlo".... Mostri spaventosi, come nutrie, orsi, lupi, topi da sterminare a suon di decreti e ordinanze farneticanti, in barba ai metodi alternativi incruenti da adottare in via prioritaria, come dettato dall'art.19 bis legge 157/92, sempre che il problema sia davvero esistente e non la solita scusa per far sparare chi non ha meglio da fare nella vita.

A noi il vaso appare più che colmo, anzi straripante di sangue sulla coscienza di chi può e ha il dovere di fermare tutto questo.

E non lo fa.

Appaiono evidenti responsabilità dirette ed indirette di chi tace o autorizza l'illegalità oramai diffuse da decenni ma a cui abbiamo il dovere e diritto di non abituarci mai.

La legge 157/92 sulla caccia è una legge speciale in materia che detta "solo" le distanze cui attenersi per cacciare, laddove appunto è vietato devono in primis prevalere le norme di pubblica sicurezza, il diritto alla proprietà privata e alla quiete per il sereno svolgimento delle proprie attività quotidiane. Diritto fondamentale questo, di fatto negato nonostante sia inalienabile e sancito dalla Costituzione.

Se anche le più alte sfere sono ostaggio di una minoranza sempre più sparuta, non resta che confidare nelle questure e nelle prefetture affinché continuino il loro controllo e monitoraggio sui detentori di armi e licenze di caccia. Controlli questi che hanno sinora fatto emergere aspetti inquietanti sulla idoneità dei requisiti indispensabili per impugnare un'arma e andare in giro a sparare nei luoghi pubblici e privati.

Confidiamo sulla coscienza e il senso civico delle Autorità competenti per porre fine a questa raccapricciante realtà, sovvertendo questo storico tabù per cui la caccia appartiene agli intoccabili.

Basta, basta davvero.

Caccia, rischio per l'incolumità: Ministro dell'interno la sospenda

Sono passati 18 giorni dall’apertura della caccia e in soli 12 giornate di caccia effettiva già si contano le vittime dell’attività più odiata dai cittadini italiani. Milioni di animali innocenti uccisi e un numero imprecisato di persone, altrettanto innocenti, ferite o addirittura uccise dai fucili da caccia.

Riferendosi alle sole notizie reperibili sul web risulta che, nel periodo compreso tra il 21 settembre e l’8 ottobre, siano 3 le persone uccise, tutti cacciatori, e 5 quelle ferite, 2 cacciatori, due donne e un ragazzo di 12 anni. Particolarmente drammatici i casi della donna incinta di 11 settimane, ferita a un occhio dai pallini da caccia mentre passeggiava lungo una pista ciclabile nei pressi di Saronno, e il ragazzo di 12 anni ferito da una fucilata in provincia di Lecco mentre si trovava all’esterno di una baita in compagnia del fratello di soli due anni, entrambi avvenuti il 28 settembre.

E’ chiaro quindi che la caccia, oltre a costituire il massacro di milioni di animali, in un territorio fortemente antropizzato com’è il nostro Paese, sia oramai un’attività pericolosissima per chiunque, cacciatori e non.

Una situazione gravissima che richiede un intervento urgente allo scopo di tutelare la pubblica incolumità. Per questo chiediamo l’intervento immediato del Ministro dell’Interno Alfano: è quanto mai inderogabile una sua presa di posizione a tutela della sicurezza pubblica, e quindi l’immediata sospensione dell’attività venatoria in tutto il Paese. E’ inaccettabile che le istituzioni possano tollerare ferimenti ed uccisioni derivanti dall’esercizio di un’attività che quasi l’80% dei cittadini italiani vuole vietare.

Quanto accade nelle nostre campagne è emblematico dell’incoerenza dei politici nel garantire la tranquillità e soprattutto la sicurezza dei cittadini. Meno di due mesi fa la provincia di Trento ha emesso un’ordinanza per l’uccisione dell’orsa Daniza a seguito di un’ipotetica aggressione nei confronti di un cittadino che si era avvicinato ai suoi cuccioli. Il 25 settembre il sindaco di Verona ha disposto un’ordinanza, ora sospesa dal TAR Veneto, che avrebbe consentito a chiunque di uccidere i lupi con qualsiasi strumento, nonostante non vi sia stato un solo episodio di aggressione nei confronti degli uomini.

E’ fondamentale che le Istituzioni siano coerenti e puntuali nelle loro azioni a protezione dei cittadini. La sospensione dell’attività venatoria è una misura non solo di buon senso ma necessaria per garantire la sicurezza dei cittadini. I cacciatori, con la loro sanguinaria attività, hanno ampiamente dimostrato di essere enormemente più pericolosi di tutti i lupi e gli orsi presenti sul territorio italiano.

Malta – La caccia è chiusa e si ferma il bracconaggio

In primavera il referendum sulla caccia

GEAPRESS – Dopo gli annunci di Birdlife Malta, arriva ora la conferma del CABS, il nucleo di volontari specializzato nell’antibracconaggio.

“A Malta – riferisce il CABS – volano i falchi e non si sente uno sparo“.

Il momento storico per Malta, coincide con l’intervento governativo che ha imposto il divieto di caccia fino al prossimo dieci attobre, a seguito dell’ennesimo grave atto di bracconaggio verificatosi nei giorni scorsi. Un gruppo di cicogne centrato dai fucili. Due animali, inanellati in Italia nei pressi di Udine, sono rimasti uccisi ma in quei giorni, a soccombere, sono stati anche un airone rosso, falchi di palude e falchi pecchiaioli.

La tregua, voluta proprio per consentire il passo migratorio senza colpi di fucile, è stata voluta dal Partito Laburista. Una scelta senza precedenti, commenta il CABS, anche perché tale partito sarebbe solitamente vicino ai cacciatori. A nulla hanno portato le manifestazioni di armati. Il Governo maltese è stato fermo nel suo proposito: niente caccia fino al 10 ottobre.

Il CABS, però, sottolinea un’altra coincidenza. La nomina del maltese Karmenu Vella a Commissario all’Ambiente in Europa. Una “molla”, forse, che avrebbe fatto esplodere la rabbia dei cacciatori.

Gravi disordini ben documentati dai tre principali giornali maltesi che ad avviso del CABS avrebbero stretto una sorta di “alleanza” per portare i cittadini al voto nel referendum contro la caccia indetto per la prossima primavera.

Fano. Cacciatore denunciato per bracconaggio Sequestrato fucile e richiamo elettronico

FANO - Un bracconiere è stato sorpreso dal Corpo Forestale dello Stato mentre cacciava utilizzando un richiamo elettronico, vietato dalla legge per il tordo bottaccio in località Monte Giove di Fano. 
L'uomo, un quarantenne di Fano, era in un appostamento, da cui i forestali hanno sentito partire il richiamo che riproduceva il canto del tordo bottaccio. Il cacciatore è stato denunciato, sequestrati il fucile da caccia e il congegno, dotato di scheda di memoria con il canto di varie specie ornitiche. Le operazioni sono state condotte dal Comando Stazione Forestale di Cartoceto nell'ambito di una campagna di controllo e di intensificazione delle attività antibracconaggio, programmata per l'intero periodo autunnale.

Morrone del Sannio (CB) – Cacciatore di cinghiali denunciato. Usava mezzi vietati

Sequestro di fucile e munizioni a palla singola. Elevata sanzione amministrativa

GEAPRESS – Nuovi controlli finalizzati all’antibracconaggio messo in campo dagli uomini del Corpo Forestale dello Stato che, nell’ambito comunale di Morrone del Sannio (CB), hanno provveduto a sanzionare un cacciatore.

Stante quanto riportato dalla Forestale, nel tardo pomeriggio di ieri gli uomini del Comando di Casacalenda hanno individuato e controllato un soggetto che praticava una battuta di caccia al cinghiale, con l’utilizzo di mezzi non consentiti. Venivano infatti utilizzate cartucce a palla singola espressamente vietate dalla relativa normativa.

L’arma unitamente alle munizioni, è stata posta sotto sequestro mentre il cacciatore è stato deferito alla competente Autorità Giudiziaria.

Elevata anche una sanzione amministrativa per esercizio di attività venatoria in prossimità di Strada Provinciale in violazione alla norma che prevede una distanza superiore a 50 metri da strade carrozzabili.