mercoledì 22 ottobre 2014

Abruzzo. Agricoltori contro la caccia senza regole

Caccia al cinghiale: la necessità di contenere la popolazione e di tamponare le incursioni sui campi coltivati ha il rovescio della medaglia. Che ad alcuni residenti nel territorio tra Penne e Montebello Di Bertona, nel Pescarese, sarebbe addirittura superiore ai benefici. E raccontano che tranne il martedì e il venerdì, giorni di proibizione dell’attività venatoria, nell’agro di Montebello si va a caccia « dalle prime luci dell’alba a sera inoltrata. La proibizione di sparare vicino e tra le case, di non poter esercitare l’attività venatoria sui terreni coltivati ad ulivi fino alla fine del raccolto, di non lasciare sul terreno i bossoli, di non imbracciare il fucile stando vicino o sulla strada, viene totalmente elusa». Quindi si pone l’accento sulle problematiche inerenti «la sicurezza sul lavoro degli agricoltori che rischiano la pelle mentre lavorano i loro terreni». In particolare a contrada Mirabello «per via della facilità di accesso che consente ai cacciatori, muniti di radio portatili, di rimanere nei pressi delle auto e di chiudere, con tecniche da operazione militar, l’intera zona». Al di là dei toni e delle segnalazioni, ci sarebbe il fatto che «la Guardia forestale, a corto di uomini e mezzi, non riesce a fare fronte alle segnalazioni provenienti da otto comuni. Ma è la sicurezza sul lavoro degli agricoltori il capitolo più inquietante: i cacciatori per salvaguardarsi e evitare di spararsi tra di loro, come accaduto in diverse parti d’Italia, indossano pettorine arancioni. Chi lavora o passeggia per i propri terreni cosa dovrebbero indossare? E perché dovrebbero farlo essendo sulla loro proprietà privata?».

Nessun commento:

Posta un commento