lunedì 28 luglio 2014

Venezia. Cacciatori contro fenicotteri: «Fanno scappare le anatre»

VENEZIA - I gabbiani si stanno sistemando a Venezia ma in laguna rimangono cigni reali, fenicotteri, oche e cormorani. E ai cacciatori la cosa non va tanto giù. A una parte dei cacciatori, per la precisione, quelli dell’associazione venatoria nazionale Eps, che sta per ente produttori selvaggina e che nel veneziano rappresenta le riserve private di caccia ospitate nelle valli della laguna.

L’Eps ha chiesto alla Regione di abbattere parte di oche e cormorani e, visto che cigni reali e fenicotteri sono tra le specie di volatili più protette al mondo, un «piano di contenimento» cui dovrebbe provvedere la pubblica amministrazione con «piani di controllo e di risarcimento danni».

Danni? Sì, «all’ambiente vallivo e alle colture agricole». Ora, a parte il fatto che le oche sono una specie vietata e quindi non spetta alla Regione ma allo Stato autorizzarne la caccia, e che in Olanda gli stormi di oche sono lasciati apposta nei campi perché brucano come le pecore e rinforzano le piante di frumento, bisogna dire che la Regione a metà del mese scorso ha emanato il Piano faunistico venatorio per il 2015 ignorando la richiesta dell’Eps.

Cigni reali e fenicotteri, dunque, per il momento sono salvi, e questa volta devono ringraziare la Regione del Veneto,non il Wwf e gli altri ambientalisti che, sulla questione, non si sono fatti sentire.

Perché, però, un’associazione di cacciatori si prenderebbe la briga di chiedere, per oche e cormorani, l’abbattimento controllato e, per cigni reali e fenicotteri, il "contenimento"? Che, poi, come si fa a contenerli se non eliminandoli?

A quanto pare chi si lamenta di più sono i cacciatori che spendono decine di migliaia di euro per affittare una botte in valle nei sei mesi della stagione di caccia. E che si vedono sfuggire le prede tanto ambite, ossia le anatre,perché cigni e fenicotteri le fanno scappare atterrando in massa sugli stagni in cerca di cibo.

Il bello è che cigni e fenicotteri, ma anche cormorani e oche, atterrano in quegli stagni perché c’è la tavola imbandita per le anatre, tonnellate di granaglie che i vallicoltori gettano attorno alle botti per attirarle. E questo è anche il motivo per cui la laguna di Venezia è il posto in Europa dove ci sono più anatre (400 mila contro le 30 o 40 mila degli anni Novanta). Visto quel ben di Dio fenicotteri e cigni si buttano "a pesce" e mangiano a crepapelle tanto che qualcuno di loro muore perché gli scoppia il fegato a causa di quelle pasture altamente proteiche che non sono cibi naturali per loro.

In definitiva i vallicoltori che, con le pasture attraggono gli uccelli, ora chiedono di abbatterli o "contenerli" perché spaventano le anatre. In questa vicenda, però, c’è qualcuno che se la gode: sono i cacciatori che non possono permettersi di pagare dai 50 ai 100 mila euro per una botte e si appostano nelle canalette della laguna libera, lì di anatre ce n’è in abbondanza, fuggite dalle valli.

Isernia – Bracconieri catturati dalla fototrappola e cinghiale liberato. Tra i bracconieri anche un cacciatore

GEAPRESS – Numerosi controlli condotti dagli uomini del Corpo Forestale dello Stato, hanno portato alla luce diversi episodi di bracconaggio che continuano a minacciare la pregiata fauna selvatica presente in tutto il territorio provinciale.

Tra i diversi episodi rilevati, anche grazie alle segnalazioni di volontari ed appassionati al numero di emergenza ambientale 1515, spiccano i casi di Montenero Valcocchiara e Pozzilli dove sono stati sequestrati due lacci d’acciaio nascosti nella vegetazione e pronti ad uccidere mammiferi come i cinghiali. Questi arnesi, spiega il Corpo Forestale dello Stato, non essendo selettivi, sono potenzialmente pericolosi anche per l’orso marsicano, il lupo ed altri mammiferi ancora.

A Montenero Valcocchiara, in località Pantano Zittola, il laccio era stato posizionato su una passerella in legno che consente l’attraversamento del piccolo corso d’acqua. Il cappio metallico era pronto a stringersi intorno al collo dei malcapitati mammiferi.

Dopo la segnalazione gli agenti forestali del comando stazione di Forlì del Sannio hanno sorvegliato l’area anche con l’ausilio di fototrappole e sono riusciti ad individuare due persone responsabili del gravissimo episodio. Entrambi sono stati deferiti all’Autorità Giudiziaria per tentato furto venatorio e concorso in tentato maltrattamento di animali. Uno dei due, in possesso di regolare licenza, anche per caccia fuori dai periodi autorizzati, in zona protetta e con mezzi non autorizzati. Poiché l’area è abitualmente frequentata da esemplari di lupo e orso marsicano, l’episodio ha destato particolare attenzione in un’area dove, purtroppo, il bracconaggio non è casuale né sporadico.

A Pozzilli, la tempestiva segnalazione al 1515, ha consentito ai Forestali di salvare la vita ad una femmina di cinghiale preso al laccio. Grazie al contributo del segnalante è stato possibile liberare l’animale e ridargli la libertà, salvandolo da morte certa, anche se non è stato possibile individuare i responsabili del gravissimo gesto. Le indagini sono ancora in corso sulla base degli elementi raccolti sul posto.

Nei primi sei mesi dell’anno sono stati svolti decine di controlli e servizi notturni da parte degli uomini del CFS, impegnato a contrastare il bracconaggio che, soprattutto fuori dal periodo venatorio, proprio per i metodi utilizzati (il laccio d’acciaio in particolare) infligge gravissime sofferenze agli animali.
Se a ciò si aggiunge il potenziale pericolo per specie particolarmente protette, e minacciate di estinzione come l’orso marsicano, ne deriva che la pratica rappresenta una delle maggiori criticità per la conservazione del patrimonio faunistico, con danni per l’intera collettività.

Significativo tuttavia il fatto che aumentano le segnalazioni da parte di cittadini ed appassionati che denunciano la presenza di lacci o di episodi di bracconaggio, consentendo di prevenire il danno agli animali. A questo scopo si rinnova l’invito a chiamare il 1515, numero di emergenza ambientale del CFS.

giovedì 24 luglio 2014

Provincia di Chieti: via libera all’abbattimento di 1791 volpi in tre anni Il WWF al Prefetto: bloccare tutto per la tutela dell’incolumità pubblica

COMUNICATO STAMPA DEL 24 LUGLIO 2014

Provincia di Chieti: via libera all’abbattimento di 1791 volpi in tre anni
Il WWF al Prefetto: bloccare tutto per la tutela dell’incolumità pubblica
Cacciatori armati di notte senza alcun controllo

CHIETI: Con Delibera di Giunta n. 86 del 08/05/14 la Provincia di Chieti ha approvato il “Piano triennale di controllo delle popolazioni di volpi in alcune ZRC e aree cinofile del territorio dell’ATC chietino-lancianese”.

Dai primi giorni di luglio 2014 risulta al WWF che siano iniziate le attività di abbattimento delle volpi a cura dei cosiddetti “selecontrollori”, ossia di cacciatori che dovrebbero essere autorizzati dalla Provincia di Chieti. 

Secondo il “Protocollo operativo telecontrollo notturno alla volpe” l’abbattimento avviene esclusivamente da autoveicolo con carabina e utilizzo del faro, tutti i giorni dell’anno (ad eccezione di maggio e giugno) con orari che vanno, a luglio, dalle 21:00 alle 03:00. 

Dichiara Luciano Di Tizio, delegato regionale del WWF Abruzzo: “Da segnalazioni che ci giungono da diversi cacciatori che non condividono simili metodi, gli abbattimenti notturni alla volpe stanno avvenendo senza il controllo degli organi di polizia. In pratica i cacciatori escono di notte armati di fari e carabine e nessuno vigila sul rispetto delle leggi e delle regole. Chi garantisce che i cacciatori abbattano solo volpi? Chi controlla che vengano effettati abbattimenti solo nelle aree affidate? Chi verifica che nella ZRC di Casoli siano utilizzate, come prescritto, esclusivamente munizioni prive di piombo? Chi garantisce che gli “equipaggi” siano composti solo da cacciatori autorizzati? Ma soprattutto, anche a seguito delle persone già morte a causa della caccia notturna più o meno lecita, chi garantisce l’incolumità pubblica durante le attività di abbattimento?”

Aggiunge Claudio Allegrino, responsabile caccia del WWF Abruzzo: “La Provincia di Chieti è moribonda e i cacciatori ne approfittano: si sostituiscono alle autorità preposte, come sta avvenendo con gli abbattimenti delle volpi. La legge prevede prima la prevenzione, poi l’utilizzo di metodi ecologici per il controllo della fauna selvatica. Solo come ultima soluzione consente l’utilizzo delle armi da fuoco. E anche in quest’ultimo caso la legge autorizza gli abbattimenti da parte della Polizia Provinciale e del Corpo Forestale dello Stato. Soltanto in mancanza di alternative possono essere autorizzati i cacciatori. Nella realtà invece avviene il contrario. È ora che le autorità e la politica intervengano a ristabilire un minimo di controllo da parte della Pubblica Amministrazione”.

Conclude Luciano Di Tizio: “Fermo restando il giudizio fortemente critico del WWF in relazione a interventi con i fucili per la gestione faunistica, sostanzialmente bocciata anche dall’ISPRA (si veda il documento citato in calce), abbiamo inviato alle autorità un dettagliato esposto dove chiediamo di verificare il rispetto della normativa vigente. In particolare chiediamo al Prefetto di Chieti di sospendere immediatamente le operazioni di abbattimento notturno della fauna selvatica fino a quando non venga garantita la sicurezza per l’incolumità pubblica”.




La “bocciatura” dell’ISPRA del controllo dei predatori attraverso abbattimenti

Si riportano qui di seguito alcune brevi citazioni tratte dal Documento Tecnico “Biologia e gestione del fagiano”, pubblicato dall’ISPRA (ex INFS). L’ISPRA è Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, è vigilato dal Ministero dell’Ambiente e in generale si occupa di attività di formazione sui temi ambientali. È deputato, in particolare, al rilascio dei pareri tecnici alle Pubbliche Amministrazioni nel campo della pianificazione faunistico-venatoria.
·         (…), “il controllo delle specie predatorie come la volpe non rappresenta uno strumento di conservazione ma una manipolazione delle zoocenosi funzionale a chiari interessi di carattere economico e sociale”.
·         (…), “quella del controllo dei predatori rimane sostanzialmente una scelta funzionale ad accrescere i carnieri venatori e come tale, non viene accettata da una parte della pubblica opinione.”
·         (…) Queste azioni (n.d.r.: ci si riferisce al controllo numerico dei predatori) presentano effetti in genere limitati nel tempo a causa dell’attivazione, da parte degli individui superstiti, di meccanismi fisiologici ed ecologici di reazione finalizzati a recuperare le consistenze numeriche perdute (…)”


venerdì 18 luglio 2014

Siena. Uccidono una femmina adulta di cervo:due cacciatori denunciati

Sono stati sorpresi dalla polizia provinciale nei boschi di Gaiole in Chianti, in località Meleto

Siena, 18 luglio 2014 - La caccia di selezione per due sele-controllori è finita nel peggiore dei modi: sono stati segnalati all’autorità giudiziaria per aver ucciso un cervo adulto.
E’ domenica e nei boschi di Gaiole in Chianti tra Pozze di Lecchi e Meleto è in corso un piano di abbattimento di alcune specie di ungulati. Queste cacciate vengono pianificate nei minimi dettagli tanto che la polizia provinciale indica il numero dei capi diviso tra maschi e femmine e il territorio viene praticamente «spartito» in distretti. Agli abbattimenti possono partecipare solo dei cacciatori che hanno superato particolari esami e vengono fatti proprio da parte della polizia provinciale accurati controlli perché tutto deve avvenire nel massimo rispetto delle normative vigenti.

E così domenica scorsa gli uomini in divisa sapendo che in quella zona di Gaiole era in corso la caccia di selezione sono arrivati fin là dove hanno fermato un’auto con a bordo due cacciatori. Si tratta di uno di Castelfiorentino di 39 anni e l’altro è di Gambassi di terme e ha 44 anni. La polizia provinciale chiede cosa abbiano abbattuto e loro rispondo: «Assolutamente nulla». La domanda viene ripetuta e la risposta è sempre la stessa. Un agente però nota nel paraurti posteriore delle gocce di sangue e quindi vuol capire da dove arrivi tanto che invita i due cacciatori ad aprire il bagagliaio. All’interno c’è una femmina di cervo di 120 chili. Davanti all’evidenza non possono far altro che capitolare.

Il quadrupede era già stato sezionato all’interno del bosco. Gli erano state tolte le viscere e tagliate le zampe. La polizia provinciale quindi inizia a cercare le parti mancanti e le trova poco distante da dove era stata fermata la macchina con i due cacciatori e la loro preda. Gli stessi uomini in divisa trovano anche l’ascia usata. Viene tutto sequestrato compresa la femmina di cervo e il fucile con ottica di puntamento illuminata. Per i due cacciatori è scattata la segnalazione alla Procura perché hanno ucciso quell’animale in un periodo di divieto assoluto per quella specie di fauna selvatica. I due sele-controllori rischiano una pesante sanzione pecuniaria. Il cervo e tutto il materiale rimarrà sequestrato fino al passato in giudicato della sentenza.

Fonte: lanazione.it del 18 luglio 2014