venerdì 30 dicembre 2011

Arezzo. Cacciatore ferito a una spalla: gli parte il colpo mentre è in macchina

Incidente nel primo pomeriggio in località Paperina a Terranuova Bracciolini. Secondo una prima ricostruzione un cacciatore 36enne (M.G.) di San Giovanni Valdarno si trovava all'interno dell'abitacolo della propria macchina quando dal suo fucile - mentre era intento a pulirlo - è partito accidentalmente un colpo.
Sul posto sono immediatamente accorsi i sanitari del 118e anche i Vigili del fuoco del distaccamento del Valdarno. L'episodio è avvenuto intorno alle 15. L'uomo è rimasto ferito ad una spalla, è stato trasferito con l'elicottero Pegaso all'ospedale Careggi di Firenze. Non è in pericolo di vita.

giovedì 29 dicembre 2011

Ucciso dal compagno di battuta cacciatore muore nel grossetano

Un uomo di 67 anni è morto in un incidente di caccia verificatosi nel pomeriggio nel territorio comunale di Capalbio (Grosseto).
La vittima era Guelfo Lucchetti e, per cause in corso di accertamento da parte dei carabinieri, sarebbe stato raggiunto al petto da un colpo esploso da un compagno durante una battuta al cinghiale. L'uomo è deceduto sul colpo.

Anche a Pontremoli un cacciatore è rimasto ferito da una fucilata sparata da un compagno di battuta al cinghiale. L'incidente si è verificato stamani in località Casella, vicino a Grondola, frazione del Comune di Pontremoli (Massa Carrara) dove stava cacciando la squadra venatoria numero 39 del distretto di Pontremoli: uno dei cacciatori, B.L. avvistato l'animale ha iniziato a sparare. Lì vicino si trovava anche R.R. che è stato colpito da un proiettile di rimbalzo al perone di una gamba e al polpaccio dell'altra.
I compagni di squadra si sono subito accorti dell'accaduto e lo hanno immediatamente soccorso e trasportato al vicino ospedale di Pontremoli, dove è stato ricoverato in ortopedia.

mercoledì 28 dicembre 2011

Caccia in deroga. L’Europa minaccia multe milionarie

La Lega Nord è già pronta a riproporre il provvedimento “illegale” per la prossima stagione venatoria: "E’ una forzatura della Ue contro l'Italia e soprattutto contro Lombardia e Veneto. Faremo di tutto per far valere i diritti dei cacciatori”. Zanoni, eurodeputato Idv: “Farò il possibile perché nessuno faccia il furbo e vengano rispettate le direttive comunitarie, tra agosto e settembre 2012 li aspetterò al varco"

L’Europa mette in mora l’Italia con multe milionarie per la caccia illegale alle specie protette e super protette. E la giunta Formigoni la fa franca cambiando una legge all’ultimo momento. Nel mirino della commissione europea alcune regioni italiane (Veneto Lombardia in testa ma anche Liguria, Toscana, Puglia e Lazio) che hanno introdotto nell’elenco delle specie cacciabili piccoli uccelli migratori, uccisi in barba ai regolamenti comunitari nonché italiani.

Il provvedimento d’infrazione contro l’Italia, che prevede il pagamento di sanzioni molto onerose, inviato dalla commissione europea il 24 novembre scorso ha costretto la regione Lombardia e il presidente Formigoni a un’imbarazzante e frettolosa retromarcia dell’ultimo momento poco prima delle feste natalizie: “Il Consiglio regionale modifichi immediatamente le legge sulla caccia in deroga e sui richiami vivi per porre fine a un’infrazione comunitaria che espone la Regione a gravi rischi”, ha spiegato il governatore della Lombardia, “la si smetta con pratiche che espongono i cittadini al pagamento di multe salatissime. E con la crisi e i tagli, è un rischio assolutamente da scongiurare”.

Il dietrofont di Formigoni. La commissione europea aveva concesso un mese di tempo alla regioni italiane per adeguarsi alle normative comunitarie, dopo aver sancito per ben 4 volte l’incostituzionalità delle leggi lombarde tra il 2008 e il 2010, senza riuscire a emettere le proprie sentenze in tempo utile per evitare l’abbattimento delle specie protette. A firma Lega NordPdl, oltre al tacito assenso del Pd, il provvedimento è passato: “Il vero scandalo è che questo massacro è completamente illegale, ma viene legalizzato forzosamente ogni anno dalle regioni”, sostiene Graziella Zavalloni, rappresentante della LAC (Lega abolizione caccia).

Infatti, all’inizio della stagione venatoria, tra agosto e settembre, in molte regioni italiane, tra cui la Lombardia e il Veneto, si ripete ogni anno la cerimonia di un nuovo provvedimento di caccia in deroga.  Così mentre i gelidi cieli italiani a dicembre/gennaio si sono ormai del tutto svuotati degliuccelli migratori, la Lombardia si è messa in salvo in extremis: “Hanno ritirato le deroghe all’ultimo momento ma sarebbero comunque state sospese a fine gennaio, mentre il picco di uccelli migratori nei nostri cieli è tra ottobre e novembre”, spiega l’eurodeputato ambientalistaAndrea Zanoni dell’Idv, “così gli uccelli sono stati massacrati ugualmente e non è detto che la regione sia in salvo dalle sanzioni europee, anche perché le stesse regioni potrebbero riapprovare  identiche delibere nella prossima stagione venatoria. E’ un gioco che dura da troppi anni”.

Repentino il dietrofront della giunta Formigoni che ha fatto approvare il provvedimento dal consiglio regionale lo scorso 22 dicembre con voto segreto per impedire che l’Ue potesse rivalersi sui singoli consiglieri addebitando loro l’importo delle multe. “Pdl e Lega non avevano ascoltato ragioni, intestardendosi a confezionare il solito bel regalo alla lobby delle doppiette a scapito di tutti i cittadini”.

Le forze delle Lega Nord in Lombardia sono state costrette dall’aggravarsi delle situazione  a ritirare  le proprie delibere “ammazza tutto” ma  sono pronte a riproporle nella prossima stagione venatoria:  “Unicamente per correttezza istituzionale votiamo a favore del provvedimento di abrogazione della legge regionale sulla caccia in deroga”, hanno dichiarato i consiglieri regionali leghisti Roberto Pedretti e Giosué Frosio, “Siamo infatti convinti che non si tratti di un atto di vera legalità, ma di una forzatura della Commissione Ue e di un gesto estremamente ingiusto contro l’Italia e soprattutto contro la Lombardia e il Veneto, rimaste ormai le uniche regioni a sostenere apertamente la caccia in deroga. La Lega Nord non ha nessuna intenzione di fermare la propria battaglia a difesa delle tradizioni venatorie lombarde. Faremo di tutto per far valere i diritti dei cacciatori”.

Storno, peppola, pispola, fringuello, frosone, pispolone, sei specie di uccelli migratori, a volte più piccoli della pallottola che li uccide rientrano nelle direttiva europea di protezione degli uccelli selvatici, adottata già dal 1979  “in risposta alle crescenti preoccupazioni in merito al declino delle popolazioni di uccelli selvatici in Europa a causa dell’inquinamento, della perdita dell’habitat naturale e dello sfruttamento insostenibile della terra. La direttiva riconosce che gli uccelli selvatici, molti dei quali appartengono a specie migratorie, costituiscono un patrimonio condiviso e che quindi e che quindi la loro effettiva conservazione comporta una cooperazione internazionale”.

Invece rientrano tra le specie cacciabili – tutti o per fortuna soltanto alcuni – nelle regioni sanzionate “se i cacciatori non avessero la copertura della legge si tratterebbe di bracconaggio”, incalza Zanoni. L’uccellagione è una delle deroghe concesse ai cacciatori, “una delle pratiche venatorie più anacronistiche e crudeli, con l’utilizzo di uccelli vivi come richiami, strappati alla libertà e condannati ad una vita di prigionia e sofferenze, per cantare da una gabbietta attirando verso il cacciatore i propri simili”.

Il caso in Veneto. La vigilia di Natale era l’ultimo giorno utile per la regione Veneto per adeguarsi anch’essa alle direttive dell’Ue, un regalo agli animali e all’ambiente che non è stato fatto:  “la regione peggiore d’Europa pericolosamente tace”.

Nel Veneto i più accesi sostenitori della caccia sono figure di spicco delle Lega Nord: il presidente Zaia, l’assessore regionaleStival, che ha tra le sue competenze “la difesa dell’identità venete, la caccia e i flussi migratori” e non ultimo il sindaco di VeronaFlavio Tosi, che è anche presidente dell’Arcicaccia e proprio nelle vesti di cacciatore accanito ha recentemente ferito un altro giovane cacciatore nel tentativo di sparare a una lepre.

“Saranno Zaia e Stival stavolta ad aprire il portafoglio e non i contribuenti – incalza Zanoni – mobiliterò la Corte dei conti, presenterò un’interrogazione al parlamento europeo per capire cosa la Commissione intenda fare nei confronti del Veneto che non si è nemmeno ritirato all’ultimo momento, sarò il guastafeste per queste regioni che agiscono contro gli animali, l’ambiente e le tasche dei contribuenti che dovranno pagare le sanzioni”.

Il futuro della “caccia in deroga” in Italia. A tutt’oggi la presidenza del consiglio dei ministri ha già minacciato tutte le regioni non ancora in linea con le direttive europee di mettersi in regola con le deroghe alla caccia. Perché, oltretutto, in Europa non esiste la caccia in deroga, ma sono previsti solo mirati interventi di emergenza. Zanoni ricorda un caso in Germania in cui per ragioni di sicurezza sono stati abbattuti 34 cormorani: “gli uccelli migratori cacciati in alcune delle nostre regioni sono considerati “utili” perché mangiano gli insetti, quindi in Europa non ci sarebbero i presupposti per le deroghe”.
Il rischio reale è che le regioni che ora hanno ritirato le deroghe e tanto più quelle che non l’hanno fatto come il Veneto ripropongano lo stesso “bracconaggio legalizzato” nelle prossima stagione venatoria,  resta quindi sul piede di guerra l’eurodeputato anticaccia Zanoni: “Farò il possibile perché nessuno faccia il furbo e vengano rispettate le direttive comunitarie, tra agosto e settembre 2012 li aspetterò al varco in modo che la Commissione Ue vigili”.

Piemonte. Aumentate le giornate di caccia in Provincia di Cuneo

L'Arcicaccia regionale del Piemonte e provinciale di Cuneo avevano presentato ricorso al TAR contro il calendario venatorio del Piemonte del 2011-2012 nella parte in cui consentiva solo due giornate di caccia settimanali anziché tre. Il TAR aveva respinto la domanda di sospensione, ma le associazioni venatorie ricorrevano al Consiglio di Stato che con ordinanza n. 5502 del 1e dicembre 2011, depositata in segreteria il 14 dicembre 2011, accoglieva purtroppo la domanda cautelare di sospensione e sospendeva quindi l'esecuszione della deliberazione regionale nella parte in cui consentiva negli ATC (ambiti territoriali di caccia) CN3, CN4 e CN5 due giornate settimanali di caccia (mercoledì e domenica) anziché tre (mercoledì, sabato e domenica).


Fonte: newsletter LAC del 24 dicembre 2011

Puglia. Vietata la caccia a Putignano


l sindaco di Putignano (provincia di Bari), avvocato Gianvincenzo Angelini De Miccolis, a seguito delle normative nazionali e regionali sulla stagione della caccia e a causa delle innumerevoli segnalazioni pervenute dal comitato cittadino "Contrada Chiancarosa Salute e Ambiente", con ordinanza n. 36 del 23 dicembre 2011 ha disposto il divieto di caccia sul territorio comunale, a tutela della pubblica incolumità, sino al prossimo 29 gennaio 2012 (giorno di chiusura della stagione venatoria).
I rappresentanti del comitato cittadino "Contrada Chiancarosa Salute e Ambiente", sig. Donato Macchia, Giammichele Lippolis e Francesco Sabato, avevano riferito attraverso una nota datata 21 settembre che: "in considerazione della imminente riapertura della prossima stagione venatoria, sottolineando ancora una volta che l'intera area richiamata è sottoposta a rilevante frequentazione di cacciatori provenienti anche dai paesi limitrofi che, attraverso i loro comportamenti arroganti, pongono in serio pericolo l'incolumità pubblica. I cacciatori rimangono indifferenti alla continue vive proteste dei residenti e disconoscono le distanze di sicurezza imposte dalla Legge 157/1992 e molto spesso, a fronte di civili richiami verbali al rispetto della normativa vigente, gli stessi residenti si trovano a subire ingiurie e prese in giro da parte di costoro che evidentemente si sentono impuniti in mancanza di adeguati controlli. Ulteriore situazione di pericolo è determinata dal modo improprio in cui vengono parcheggiate le auto dei suddetti cacciatori, spesso fuori strada, che impediscono il regolare scorrimento del traffico dei residenti locali, degli scuolabus e degli automezzi adibiti al trasporto del latte, in quanto occupano la corsia di marcia delle strade comunali e determinando, conseguentemente, pericolo per la circolazione stradale. Per tutto ciò sopra segnalato, gli scriventi rinnovano ancora una volta la richiesta di un idoneo provvedimento per interdire alla caccia tutta la zona delimitata dalle strade comunali precisate nella mappa".
Da un attenta verifica degli uffici comunali, si è evidenziato che l'area segnalata dovrebbe essere già interdetta alla caccia perchè non si rispetterebbero le distanze minime previste dalla Legge, che vieta l'esercizio venatorio a 100 metri dalle abitazioni o stabili, a meno di 100 metri di spalle alle abitazioni, 50 metri di spalle alle strade e 150metri in direzione delle stesse e delle abitazioni. Al fine di prevenire gravi conseguenze e reprimere nella zona comportamenti che possano determinare pericolo per la sicurezza e l'ordine pubblico, l'amministrazione comunale ha ravvisato la necessita di intervenire con la suddetta ordinanza sindacale.
Dopo una fitta corrispondenza con la Provincia di Bari si è richiesto inoltre l'inserimento nel nuovo piano faunistico provinciale del divieto di caccia nell'intero territorio del Comune di Putignano.

Fonte. newsletter LAC del 28 dicembre 2011

La zona interessata da questo provvedimento à delimitata dal seguente elenco di strade comunali: s.c. Quattrocchi, s.c. Angelini, s.c. Chiancarosa, s.c. Gianni Sante, s.c. Boscardi (Noci Barsento), s.c. Lamendola I, strada vicinale Masi, s.c. Scaglioni, s.c. Corcione, s.c. Foggia di Nercio, s.c. Chiancarosa.

martedì 27 dicembre 2011

Cinghiali. Parla la Forestale. Troppi allevamenti incontrollati

VARZI – Dopo l’ennesimo incidente stradale (sulla tangenziale di Casteggio) il problema dell’eccessivo numero di cinghiali resta in primo piano, soprattutto in Oltrepo. Sull’argomento, dopo la Lega abolizione caccia, abbiamo sentito la Guardia Forestale. L’esponente dell’Ente specializzato nella tutela del patrimoni naturale da noi intervistato (Arturo Gigliotti, comandante della stazione di Zavattarello ), si dichiara favorevole all’abbattimento dei cinghiali, ma dalle sue parole, approfondendo l’argomento, emergere che siamo di fronte ad un problema che per essere risolto sul serio ha bisogno di soluzioni ben più complesse della semplicistica uccisione massiccia di questi animali.
La guardia forestale esordisce così. “Non c’è notte a casa mia in cui i cinghiali non facciano impazzire i cani . Queste bestie fanno danni enormi alle culture e sono molto prolifiche… a mio avviso se ne uccidono troppo poche”.
Il Piano faunistico provinciale spiega che predisporre “… punti di abbeverata e di insoglio per i
momenti di scarsità d’acqua e di alimentazione…” può essere importante “…per ridurre i danni che i cinghiali arrecano alle colture…”. La domanda è: questi passi preventivi sono stati fatti?
“Queste attività viene fatta da anni ma non serve a nulla. Anzi, è il contrario. Gli animali non solo non si fermano in queste zone ma così ne vengono ancor di più attirati. Conosco agricoltori che si lamentano con chi ha le riserve perchè, alimentandoli, incrementa e attira i cinghiali”.
Oltre a quelli all’agricoltura ci sono i danni agli automobilisti. Ma se i cinghiali non hanno fame, perchè allora scendono a valle?
“Per via delle battute di caccia. Utilizzando i cani le squadre di cinghialisti spingono le bestie a scappare verso il basso”.
In valle da più parti si sente parlare di allevamenti abusivi e quindi di immissioni abusive in
natura di cinghiali, da cui dipenderebbe il numero elevato delle bestie sul territorio. Le risulta?
“Può succedere ma la cosa non è certa… le spiego però come può nascere il fenomeno. Sul nostro territorio, dentro e fuori dalle riserve di caccia, esistono molti piccoli centri di allevamento del cinghiale…”.
Sono allevamenti legali o abusivi?
“E’ la Provincia che dà l’autorizzazione a tenere i cinghiali. Il fatto è che gli animali ad un certo punto figliano… e tutti questi cinghiali possono scappare oppure esser lasciati liberi… questo perchè non c’è alcun controllo degli allevamenti”.
Non c’è controllo… però gli allevamenti sono autorizzati?
“Sono tutti autorizzati dalla Provincia. Qualsiasi contadino che vuol tenersi 5-10 cinghiali lo può fare… poi, quando i cinghiali fanno i piccoli… dove vadano da soli o se vengano liberati, questo non si sa”.
Quanti sono questi allevamenti?
“Difficile dire un numero preciso, so però che sono tantissimi. Solo nella mia zona di competenza (Zavattarello Valverde Broni Stradella) ce ne saranno 40 o 50… perchè chiunque può ottenere l’autorizzazione a tenerli. Questi allevamenti poi dovrebbero tenere dei registri: quando nascono i piccoli, ad esempio, dovrebbero essere registrati, ma tutto ciò non succede”.
Di fatto comandate lei mi sta delineando un piccolo far west. Qui ognuno sembra fare ciò che vuole!
“Sì… purtroppo è così!”.
Che fare allora? Qualcuno dice che la soluzione è l’abbattimento massiccio. Altri invece fanno notare che cacciando i cinghiali lasciando invariato tutto il resto, il problema resterà?
“In effetti è vero, il problema resterebbe. A mio avviso bisognerebbe fare una seria caccia di selezione per diminuirne il numero. Ma come primo passo occorrerebbe eliminare tutti questi piccoli allevamenti. Perchè non servono a niente… servono soltanto ad attirare altri cinghiali. Alla fine è questa la realtà“.

COMMENTO
L’intervista al comandante della Forestale di Zavattarello Arturo Gigliotti sulla problematica dei
cinghiali mette in evidenza alcuni aspetti importanti della questione che ci pare giusto sottolineare  e su cui le Istituzioni dovrebbero riflettere.   
Dalle parole del comandate Gigliotti emerge sì che i cinghiali sono davvero in soprannumero, ma anche che alcuni dei problemi da essi provocati, in special modo l’invasione delle strade di bassa quota, non sono determinati dalla ricerca di cibo o dalla loro ‘natura’ malefica (come qualcuno ha detto) ma dalla fuga dalle battute di caccia svolte con l’ausilio dei cani.  
Nel corso del primo articolo che dedicammo all’argomento, poi, sollevammo alcuni dubbi circa le
attività messe in campo in provincia per prevenire i danni dei cinghiali (in particolare ci chiedevamo se erano state approntate le metodologie di foraggiamento delle bestie descritte dal Piano faunistico venatorio 2006-2010 a pagina 311 “… “Predisposizione di punti di abbeverata e di insoglio  …”).
Ebbene, se da un lato il Forestale fuga i nostri dubbi, dall’altro, in una logica di necessità di contenimento del numero di capi, laddove conduce ad alimentare artificialmente le bestie, mette in discussione il Piano faunistico venatorio provinciale stesso.
Infine c’è la questione degli allevamenti privati. In questo caso la Guardia Forestale pone in evidenza la contraddizione di ciò che sta accadendo: cinghiali che da un lato si vorrebbero in numero più basso, ma che dall’altro vengono incrementati nel numero da comportamenti irresponsabili dei privati, da norme non adatte, e non da ultimo da controlli inesistenti.
Se dunque sulla scorta dei danni provocati dai cinghiali sembra gusto intervenire, è anche gusto che le Istituzioni (nella ricerca di una soluzione) tengano conto di tutti i fattori in campo, e agiscano, fra l’altro, con l’obiettivo di spezzare un circolo vizioso che rischia di portare ad un risultato, non solo ingiusto per una specie animale che solo in certe condizioni e  non per colpa sua risulta pericolosa, ma soprattutto non definitivo (perchè i cinghiali, stante le cose come stanno, anche dopo gli abbattimenti continueranno ad essere tanti e continueranno a fuggire in pianura per scappare dai pallettoni).

Rimini. Cacciatore ferito dal collega precipita in scarpata

MONTEFIORE CONCA - C'è chi parla di miracolo di Natale su quanto accaduto questa mattina nelle colline di Montefiore. Un uomo di mezza età è stato infatti ferito da un colpo di fucile esploso da un collega. Colpo d'arma da fuoco che ha spinto la vittima nel vicino dirupo, rendendo molto difficoltosa l'opera dei soccorsi. Sono state necessarie diverse ore infatti al personale del "118" per recuperare la vittima e ricoverarla in ospedale per prestargli le cure del caso. Sul posto è intervenuto anche l'elipavullo, mezzo di soccorso medico dotato di verricello.
La vittima non sarebbe in gravi condizioni, certo ricorderà la Vigilia di Natale con uno dei più grandi spaventi della sua vita. La dinamica esatta di quanto accaduto in località Pedrosa, di fronte al ponte della Ventena, è al vaglio dei carabinieri della Compagnia di Riccione. Si tratta di un reato perseguibile dalla legge, ma da quanto è stato possibile apprendere, pare che la vittima non sia intenzionata a procedere con querela su quanto accaduto.

Sardegna, chiusura anticipata: è bufera. Doppiette in rivolta per la decisione

Il Comitato faunistico sardo vara le modifiche al calendario venatorio tenendo conto delle osservazioni del Consiglio di Stato e scoppia la polemica.

Il Comitato si è riunito il 23 mattina per apportare le modifiche necessarie ad annullare l'ordinanza del Consiglio di Stato che aveva sospeso la caccia nell'isola dando ragione alle associazioni ambientaliste Enpa, lav, Legambiente Lipu-Bird Life Italia e Wwf che avevano impugnato il calendario venatorio isolano.

Tra le modifiche apportate ieri la chiusura della caccia al 30 gennaio con l'aggiunta dello stop anticipato l'8 gennaio anzichè il 31 della caccia al tordo.

Proprio quest'ultima decisione, caldeggiata dall'assessorato dell'Ambiente, che anticipa notevolmente non solo la chiusura della caccia al tordo ma anche alla beccaccia, al beccaccino, alla cesena e al merlo, ha fatto infuriare i cacciatori e ha diviso lo stesso Comitato faunistico.

LE PROTESTE Ignazio Artizzu presidente provinciale di Federcaccia ha immediatamente protestato per quella decisione: «La decisione di anticipare all'8 gennaio la chiusura di una delle forme di caccia più praticate in Sardegna, quella al tordo, insieme ad altre specie migratorie, é giustamente percepita dai 48 mila cacciatori sardi come un ennesimo oltraggio e come una sorta di dichiarazione di guerra proprio nel momento in cui molte Regioni Italiane hanno svoltato in direzione di una caccia più rispondente alle esigenze e alle tradizioni locali nel rispetto delle direttive Europee. Spiace constatare un atteggiamento ostile al mondo venatorio cui non fa riscontro alcuno strumento che le strutture regionali preposte avrebbero potuto mettere in atto per poter garantire dati aggiornati e scientificamente validi da utilizzare per il governo del territorio e della fauna e per riaffermare l'autonomia della nostra Regione».

LE ASSOCIAZIONI Alessandro Lisini presidente di Sardacaccia, membro del Comitato Faunistico, è sulla stessa linea: «Anche se condivido i rilievi di Artizzu devo sottolineare che il Comitato faunistico era di fronte al problema della sospensione della caccia ed ha optato per quella soluzione tenendo conto dei rilievi del Consiglio di Stato».

Per il presidente regionale di Federcaccia Franco Sciarra «la decisione del Comitato a larga maggioranza è stata presa per rendere inefficace la sospensione del calendario. Semmai il problema per Sardegna è che l'Ispra non ha dei dati e poco si sa sugli arrivi e le partenze dei migratori».

I POLITICI Il consigliere regionale del Pd Luigi Lotto in una nota aveva plaudito alla decisione del Consiglio di Stato: «La sospensione della caccia in Sardegna dimostra ancora una volta la totale incapacità della maggioranza di centrodestra di governare l'isola. L'aver voluto ignorare del tutto il coinvolgimento dell'Ispra e quanto proposto dal centrosinistra, ha determinato un clamoroso passo falso della Giunta ed un danno per gli stessi cacciatori».

Il nuovo calendario venatorio sarà pubblicato nel Buras quasi sicuramente il 29 dicembre a sarà valido dal 30, rimangono invariate le giornate di caccia del 26 e 29 dicembre.

domenica 25 dicembre 2011

La caccia in Italia pessimo esempio in Europa. Intervista a Johannes Fritz

"La maggior parte degli uccelli reintrodotti semplicemente scompare, ma soprattutto scompare in Italia durante la stagione della caccia italiana, da settembre a gennaio".


Nei giorni scorsi un esemplare di Ibis eremita – specie gravemente minacciata e protetta a livello internazionale – è stato ucciso illegalmente in Abruzzo.
Abbiamo intervistato il direttore del Waldrappteam, un progetto austriaco che si occupa di creare una colonia di Ibis che dall’Austria migri in Toscana. Dalle parole del direttore emergono due elementi importanti: che le perdite di Ibis avvengono sempre in Italia a causa del bracconaggio e che questo caso non è affatto isolato. Inoltre abbiamo anche appurato che gli Ibis partiti dalla colonia di Burgau non erano 3, ma 4. Un uccello, avvistato l’ultima volta in Slovenia, risulta scomparso.
L’assessore all’Agricoltura e alla Caccia Mauro Febbo intanto usa toni forti contro i bracconieri e sprona la polizia e i cacciatori a cercare i responsabili dell’uccisione dell’Ibis nei giorni scorsi. ”Esprimo la mia più ferma condanna – ha detto Febbo – nei confronti di quegli pseudo cacciatori, delinquenti bracconieri, che si rendono protagonisti di comportamenti non rispettosi del regolamento faunistico. Come Assessore alla Caccia, sento il dovere di ribellarmi a questi abusi da parte di soggetti che, in spregio ai regolamenti e precise normative nazionali e regionali, sparano senza fare distinzione di sorta tra le specie cacciabili da quelle non cacciabili. La nostra Regione possiede un patrimonio faunistico eccezionale che va salvaguardato e tutelato. Infatti la mia Direzione ha intrapreso iniziative lodevoli e importanti come l’istituzione dell’Osservatorio Faunistico regionale e l’avvio del nuovo Piano faunistico-venatorio Regionale unitamente all’ISPRA e gli Ambiti territoriali di caccia. Pertanto invito tutte le Forze e le autorità di competenza ad intervenire sanzionando coloro che si rendono protagonisti di tali atti deprecabili e invito i cacciatori a sorvegliare affinché non si ripetano episodi del genere”.
Il dottor Johannes Fritz è direttore del progetto Waldrappteam per la conservazione dell’Ibis eremita o NBI( Northern Bald Ibis) e membro della stazione di ricerca Konrad Lorenz a Grünau, Austria (KLF), che è legata all’ Università di Vienna.

Il dottor Johannes Fritz lavora con il suo team da 10 anni a uno studio di fattibilità per l’introduzione di colonie di Ibis migratori in Europa. Le attività principali sono le cosiddetto migrazioni guidate da uomini dall’ Austria e dalla Germania ad un area di svernamento in Toscana, l’Oasi Laguna di Orbetello, gestita dal nostro partner WWF Italia.
“Dopo 10 anni di ricerca” spiega Johannes Friitz “possiamo dire che la reintroduzione di colonie migratorie di queste specie altamente minacciata di Ibis è possibile. Gli uccelli migrano in primavera dalla Toscana alla loro posizione di allevamento in Austria o Germania e tornano in autunno. La reintroduzione dell’Ibis sarebbe la prima reintroduzione di successo di una specie migratrice. Ciò solleva qualche speranza, non solo per questa specie, ma anche per tutti gli altri uccelli migratori.

Radiografia di Ibis ucciso da pallini. Per gentile concessione Waldrappteam

“Tuttavia – aggiunge Fritz - devo dire che fin dall’inizio un grave handicap, o per meglio dire, la principale causa di mortalità, è stata la caccia illegale dei nostri uccelli in Italia.
“La maggior parte degli uccelli semplicemente scompare, ma soprattutto scompare in Italia durante la stagione della caccia italiana, da settembre a gennaio. Durante il resto dell’anno non ci sono perdite importanti. Abbiamo già diversi casi in cui la caccia è una sicura causa di mortalità. Potete infatti vedere la radiografia di un uccello ucciso dalle pallottole.
“Questo autunno di nuovo, circa 10 uccelli sono scomparsi in Italia. Quindi siamo preoccupati che anche questa volta la perdita di un numero significativo di uccelli sia dovuta alla caccia illegale.

sabato 24 dicembre 2011

Potenza. Un anziano ha preso un fucile e ha fatto fuoco contro i vicini di casa uccidendo una donna e i suoi due figli

Tre persone sono morte in una sparatoria a Genzano di Lucania (Potenza). Un uomo di 77 anni, Ettore Bruscella, ha fatto fuoco con un fucile, al culmine di un litigio con i vicini di casa. Le vittime sono Antonietta Di Palma, di 55 anni, e i figli Maria Donata, di 31, e Matteo, di 27. Ferito il marito, Leonardo Menchise, di 60. La strage è avvenuta per il fastidio provocato dalla canna fumaria della lavanderia che la donna gestiva.
Il  77enne è stato bloccato dai carabinieri. La strage di Natale ha sconvolto il paese di circa 6mila abitanti. L'uomo ha imbracciato un fucile, in preda alla rabbia per i disagi provocatigli dalla canna fumaria della lavanderia gestita dalla famiglia annientata dalla sua collera, esplosa dopo anni di litigi e cause pendenti in tribunale.

Uccisi senza pietà
Tutto è successo in pochi minuti. Il cadavere di Antonietta Di Palma è stato ritrovato appena fuori dalla lavanderia, che si trova in una zona di Genzano di Lucania vicina alla villa comunale. I corpi dei suoi due figli, invece, erano più distanti: i due giovani hanno cercato di fuggire, di sottrarsi all'assassino, trovando scampo forse in un garage, ma non vi sono riusciti. Bruscella li ha uccisi senza pietà. Poi ha cercato di 'completare' la strage, sparando anche a Leonardo Menchise, nella sua casa: ma lo ha soltanto ferito gravemente.

Il movente di Bruscella: la canna fumaria della lavanderia e i fumi che ne uscivano gli davano fastidio. C'è chi parla di una vera e propria "ossessione" per quella canna fumaria. Gli investigatori, che hanno già interrogato alcune persone e altre saranno ascoltate nelle prossime ore, devono stabilire se il triplice omicidio sia il frutto dell'ennesimo litigio oppure di un impulso improvviso che ha spinto Bruscella a sparare.

venerdì 23 dicembre 2011

Sardegna: bocciato il calendario venatorio dal Consiglio di Stato

Il 21 dicembre il Consiglio di Stato ha pienamente accolto, con ordinanza, il ricorso di ENPA, LAV, LIPU, Legambiente e WWF sul calendario venatorio in Sardegna. Il calendario sardo non solo presentava delle violazioni macroscopiche alla legge 157 (assenza parere ISPRA, non rispetto silenzio venatorio marted , caccia a merlo e allodola fino a fine gennaio), ma non teneva alcun conto della Guida ISPRA redatta ai sensi dell'art. 42 della legge Comunitaria 2009. La tesi sostenuta dalle associazioni e dall'Avvocatura di Stato, costituitasi a loro sostegno,   che la Guida ISPRA non   un semplice parere, ma l'indicazione di criteri minimi statali per il mantenimento od il ripristino dello stato di consevazione favorevole degli uccelli selvatici (art. 1 bis legge 157/92) e della tutela dei loro periodi biologicamente pi  importanti anche attraverso il divieto assoluto di caccia (art. 18, comma 1 bis, legge 157/92)

Fonte: ANSA del 22 dicembre 2011 

Inciampa e parte un colpo dal fucile. Morto un cacciatore di Laconi (OR)


Un cacciatore di Laconi è morto verso le 14 di ieri nelle campagne a pochi chilometri dal paese. E' inciampato e dal suo fucile è partito un colpo che lo ha colpito al collo. Inutili i soccorsi.
Sandro Cossu, 51 anni autotrasportatore di Laconi, è morto durante una battuta di caccia. Gli è stata fatale una caduta: è inciampato e dal fucile è partito un colpo che lo ha colpito al collo. L'uomo è morto dissanguato. Inutile ogni tentativo di soccorrerlo, con l'ambulanza del 118 che ha faticato a raggiungere il luogo della tragedia. Sul posto i carabinieri della stazione di Laconi e quelli del nucleo radiomobile della compagnia di Isili.

Treviso. «Impallinato dai cacciatori, salvo per caso»

Investito da una pioggia di pallini mentre lava l’auto. E’ successo nei giorni scorsi a pochi passi dall’aeroporto Canova, fra le case di via Boiago. Un episodio che non sembra però isolato e che alimenta nuove accuse nei confronti dei cacciatori. A farne le spese Vito Ragusa, da anni residente nella via. «Stavo controllando l’auto poco dopo le 10, quando ho sentito uno sparo, e subito dopo i pallini sono caduti vicino a me e sull’auto. Fortunatamente non mi sono fatto nulla» - spiega. L’uomo è andato immediatamente a ripararsi dietro casa con la paura che non fosse l’unica pioggia di schegge in arrivo. E infatti dopo pochi minuti un nuovo sparo e stavolta la rosa di pallini ha investito la casa vicina.
«I cacciatori non dovevano essere a più di 100 metri - racconta l’uomo . Immediata è scattata la chiamata alla polizia municipale, prima, e a quella provinciale, poi.
I vigili, arrivati sul posto, hanno raccolto la denuncia di Ragusa, ma al momento nessun cacciatore è stato identificato o fermato. Dietro a via Boiago, praticamente una parallela della Noalese, i campi ogni domenica ospitano battute di caccia. «Non possiamo più stare tranquilli. Non tanto per il rumore degli spari ogni domenica mattina, ma perché sempre più frequentemente i pallini dei cacciatori investono le abitazioni» puntualizza Ragusa. Secondo i residenti, i cacciatori non rispettano la distanza minima dal quartiere residenziale,: risultato, ad ogni colpo di fucile le schegge finiscono sulle case. Gli abitanti del quartiere iedono maggiori controlli: «non vorremmo - dicono altri resdienti – che quello che ora è un drisagio si trasformi in tragedia». (fe.cip)

giovedì 22 dicembre 2011

Ibis eremita: più di uno, quelli finiti a fucilate in Italia

All’Ibis eremita del quale la LIPU ha oggi comunicato il ritrovamento di un individuo ucciso a fucilate (vedi foto), se ne devono aggiungere altri. Un’altro, addirittura, potrebbe appartenere allo stesso gruppo di quello oggi rinvenuto impallinato. Si erano posati, ignari del loro destino, in un’area immediatamente esterna al Parco Nazionale del Gran Sasso.
Già nel 2006, però, il gruppo di ricercatori austriaci che stava seguendo il tentativo di reintroduzione del raro animale (ne rimangono al mondo solo 400), riferendosi al nostro paese, così scriveva in un suo report: “in tutto 7 uccelli su 22 sono stati definitivamente persi o morirono durante l’anno. Due di questi vennero uccisi dai cacciatori e questa sembra essere la più probabile causa anche delle altre morti o sparizioni“.
La ricerca del gruppo austriaco, che era riuscito a riprodurre in cattività il rarissimo animale, era continuata, infatti, con una sorta di migrazione assistita. Gli animali, cioè, venivano seguiti con l’ausilio di piccoli veicoli aerei e con radiocollari. Si venne così a sapere che svernavano a Orbetello, in Toscana. Poi un gruppetto di quattro decise di fermarsi in località Pizzoli, vicinissimo al Parco del Gran Sasso. Anzi, molto vicino al centro abitato di Pizzoli (AQ), praticamente tra le case. Uno è quello di cui oggi da comunicazione la LIPU. Trovato impallinato. Un altro uccello è stato già recuperato mentre per il terzo sempre oggi si sperava di portare a termine le operazioni di cattura. Del quarto, invece, non si hanno più notizie. Appena chiediamo al Vice Questore Aggiunto dott. Carlo Console del Corpo Forestale dello Stato, Comando Provinciale L’Aquila, se il quarto animale può essere anch’esso finito a fucilate ucciso, alza nervosamente le spalle.
E’ possibile che sia stato ucciso e portato via. Di lui se ne sono letteralmente perse le tracce.” dice il Vice Questore Console.
La Forestale era stata coinvolta dall’ISPRA, l’organo tecnico incaricato dalla legge, sulle specifiche competenze in tema di fauna selvatica. Si era così costituito il collegamento con il gruppo di ricercatori austriaci.
Con gli austriaci e non solo, abbiamo fatto una enorme brutta figura – continua il Vice Questore Console – Penso per primo all’Ibis ma anche all’opinione che gli stranieri si faranno di noi. Il problema – aggiunge il Vice Questore – risiede in una profonda ignoranza che sembra a questo punto incolmabile. Davanti a questi fatti davvero sono senza parole, ma dovrebbero essere la associazioni venatorie a farsi sentire, a condannare il gesto“.
Gli Ibis si erano fermati nella zona periurbana di Pizzoli, la loro presenza non poteva tenersi nascosta. I rarissimi animali erano monitorati dai volontari della LIPU (che oggi ha dato la notizia) e da Snowfinch che opera nel Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Venivano dalla Slovenia, precisa la Forestale, e hanno avuto la disgrazia di fermarsi dove sono stati attenzionati da chi poi ha sparato.
C’è solo da augurarsi  che il quarto Ibis si sia allontanato – dichiara il Vice Questore Carlo Console – Siamo molto dispiaciuti per quanto successo e speriamo di potere individuare il colpevole“.
Di grande preoccupazione parla anche Fulvio Mamone Capria, Presidente Nazionale della LIPU.
Che si prendano a fucilate animali non solo protetti – ha dichiarato il Presidente della LIPU – ma che si trovano sull’orlo dell’estinzione a livello mondiale e oggetti di progetti internazionali di tutela è un fatto gravissimo e che getta sul nostro Paese discredito e vergogna. Siamo al fianco delle forze dell’ordine – conclude – per individuare i responsabili di questo feroce, quanto vigliacco, atto di bracconaggio”.
Di fatto gravissimo parla anche l’eurodeputato Andrea Zanoni, vicinissimo alle tematiche animaliste nonchè Presidente della sezione veneta della Lega per l’Abolizione della Caccia.

In Italia – ha dichiarato l’On.le Zanoni – in tema di tutela della fauna può veramente avvenire di tutto. Quanto successo rappresenta un fatto di inaudita gravità che dovrebbe far sollevare le coscienze rivedendo innanzi tutto il blando regime sanzionatorio che colpisce chi si rende responsabile di avere ucciso a fucilate uno degli ultimi Ibis eremita esistenti al mondo”.
Cosa prevede la legge sulla caccia per chi ha ucciso l’Ibis? Non vi è neanche la revoca immediata del porto d’armi, dal momento in cui bisogna aspettare la condanna definitiva o il Decreto penale di Condanna divenuto esecutivo. Nulla viene detto in merito alla possibilità di oblare, possibile per quasi tutti i reati venatori. Estinzione immediata del reato e pena ridotta. L’ammenda più alta prevista dalla nostra legge è di appena dodici milioni stabilite nel 1992 con le vecchie lire e mai aggiornata. Si obla e si paga molto meno. Impossibile il carcere anche se sono previste le pene di arresto. Rimangono teoriche (salvo per i pregiudicati di gravi e recenti reati) dal momento in cui i pochi mesi di arresto previsti sono molto al di sotto dei quattro anni di previsione minima necessaria a permettere anche solo pochi minuti di gattabuia.

mercoledì 21 dicembre 2011

Cacciatori uccidono raro esemplare di uccello all'Aquila. Lipu sul piede di guerra

Ucciso dai cacciatori uno degli Ibis eremita arrivati a L'Aquila. La tragica scoperta durante le operazioni di recupero dei rari esemplari da parte del Waldrappteam di Vienna. Gli esemplari del rarissimo Ibis eremita (Geronticus eremita) che avevano deciso di svernare nelle campagne di L'Aquila, dopo aver perso la rotta migratoria, sono stati recuperati in una delicata e complessa operazione, dai ricercatori del Waldrappteam di Vienna.
I volontari della Lipu dell'Aquila, unitamente ad altre associazioni ornitologiche, mattina e sera, per dieci giorni, hanno sorvegliato due ibis, senza disturbarli, affinché non corressero pericolo.
"Purtroppo siamo arrivati tardi e non è stato possibile evitare che un terzo esemplare finisse ucciso dal fucile di un cacciatore - dicono dall'associazione che protegge gli uccelli -. Il corpo del povero volatile, colpito in volo, era caduto nel recinto di un'azienda agricola dove è rimasto fino al ritrovamento sabato scorso: su segnalazione del proprietario è stato recuperato dalla pattuglia del Corpo Forestale dello Stato di Arischia, che sorvegliava le operazioni di cattura degli altri due esemplari. La notizia ha gettato tutti i volontari nello sconforto e nella rabbia.
Gli Ibis eremita - spiegano dalla Lipu - erano partiti all'inizio dell'autunno da Bavera in Alta Austria, perdendo poi la rotta che doveva portarli nelle zone di svernamento in Italia: la laguna di Orbetello. Questi Ibis eremita fanno infatti parte del progetto di ricerca avviato dal Waldrappteam di Vienna (un gruppo di biologi e piloti) che dal 2002 si occupa della protezione e il recupero dell´ibis eremita. Il progetto ha ottenuto una notorietà internazionale soprattutto tramite il volo con gli uccelli dall'Alta Austria fino alla Toscana meridionale: genitori adottivi umani hanno insegnato la rotta giusta ai piccoli, nati in cattività, facendoli volare al seguito di ultraleggeri.
Gli ibis eremita ospiti nell'aquilano non hanno seguito l'insegnamento dei loro genitori e, per motivi ancora tutti da spiegare, hanno deciso di svernare in Abruzzo. Non sappiamo quando siano arrivati in zona, in quanto la segnalazione della loro presenza alla LIPU è avvenuta solo una decina di giorni fa. A parere dei coordinatori del progetto internazionale, questo però non è il loro habitat ideale, a causa della rigidità del clima e della forte pressione venatoria: da qui la decisione di recuperarli e riportarli in Toscana.
L'Ibis eremita (Geronticus eremita) è un uccello strano e particolare divenuto oggi molto raro e minacciato di estinzione. Questo ciconiforme dalle abitudini gregarie - spiega la Lipu - viveva in epoca remota in alcune zone d'Europa dove aveva fondato le sue colonie: in Germania, Austria, Svizzera, nelle falesie istriane, e pare anche in Italia. Passò alla storia grazie ad un editto emanato nel Settecento dall'Arcivescovo di Salisburgo che ne vietava la caccia per riservarla ai nobili. L'aspetto non troppo piacevole gli meritò l'appellativo 'Geronticus' (che significa vecchio nell'aspetto). A decretare la fine di questo strano uccello, sono stati gli indiscriminati sfruttamenti ambientali ad opera dell'uomo, che spezzando i delicati equilibri su cui si reggono gli ecosistemi naturali, distrussero le condizioni di vita favorevoli per la specie.
Oggi l'ultima colonia naturale esistente sulla terra di Ibis eremita si trova in Marocco e consta di circa centocinquanta esemplari sul fiume Dràa. Nel 1989 si è estinta la colonia di Birecik in Turchia, che appena all'inizio del secolo contava mille coppie nidificanti. Per questi motivi i volontari ornitologi hanno dedicato ai rarissimi ospiti la massima cura e sorveglianza, pensando erroneamente che gli esemplari fossero due, mentre un terzo non era neppure riuscito ad atterrare, caduto sotto i colpi dell'ignoranza e dell'incoscienza".

Fonte: abruzzo24ore.tv del 20 dicembre 2011

La Regione Liguria cancella la delibera sulla caccia allo storno. Ambientalisti : "degna fine di una delibera-buffonata"

Questa sera il Consiglio Regionale della Liguria ha definitivamente annullato la propria deliberazione n. 27 del 27 settembre scorso con cui autorizzava i cacciatori richiedenti  al teorico abbattimento di 120.000 esemplari della specie storno, in deroga alla normativa statale e comunitaria.
Coi propri ricorsi 6 associazioni per la tutela della fauna e dell'ambiente (LAC, WWF, VAS, LIPU, ENPA, LAV) avevano ottenuto un decreto cautelare di sospensiva  del TAR e poi  uno del Consiglio di Stato, che avevano consentito di sottrarre un mese di caccia proprio nel periodo autunnale delle migrazioni, di fatto vanificando lo scopo della delibera spara-tutto, voluta dalla triade PD-LEGA NORD-PDL.
La parola fine è stata messa dalla lettera di messa in mora della Commissione UE del 24 novembre scorso, che preannunciava una procedura di infrazione, essendo l'Italia già stata condannata il 15 maggio 2008 proprio per causa della caccia allo storno autorizzata in Liguria nel 2006. I contribuenti avrebbero rischiato il peso di una sanzione tra i 9 e i 10 milioni di euro per reiterata violazione della direttiva comunitaria sulla tutela dell'avifauna, il che ha costretto il Consiglio Regionale alla resa.
"E' finita una buffonata", commentano le sedi liguri delle  associazioni che si erano rivolte alla giustizia amministrativa.
Da domani chi abbatte storni rischia una denuncia (ammenda penale sino a 1000 euro) e il sequestro del fucile.


Comunicato stampa del 20 dcembre 2011
LAC, WWF, VAS, LIPU, ENPA, LAV
sezioni liguri

lunedì 19 dicembre 2011

Iglesias, cacciatore ferito gravemente. Proiettile lo colpisce durante una battuta


Uno sparo per colpire il cinghiale, un secondo colpo per finirlo ma il pallettone centra una pietra, rimbalza e colpisce un cacciatore appostato tra i cespugli.

Fra gli alberi sono risuonate le urla dell'uomo disteso a terra e gravemente ferito a un fianco. Si è sfiorata la tragedia ieri sera nelle campagne tra San Benedetto e Sant'Angelo: un cacciatore di Iglesias è finito in ospedale dopo un incidente avvenuto durante una battuta di caccia al cinghiale. Si chiama Antonello Benizzi e ha sessant'anni: lavora nell'ospedale Santa Barbara di Iglesias, lo stesso dove è stato ricoverato ieri sera dopo l'incidente nel quale ha rischiato la vita.

domenica 18 dicembre 2011

Fasano (BR). Cacciatori arrestati: tentano di ammazzare chi protestava contro loro


FASANO (BR) - Protesta contro i cacciatori, che stavano sparando a pochi metri dalla sua abitazione e rischia di essere ammazzato. Il bilancio finale di una mattinata di straordinaria follia è di un 30enne finito in ospedale, raggiunto da una fucilata alla nuca e due giovanissimi cacciatori in galera con le accuse di tentato omicidio aggravato in concorso e percosse. In ospedale è finito Marco Capriati, 30 anni, nato a Bari, residente a Roma, domiciliato in una masseria ubicata in contrada Montepizzuto, agro di Cisternino. Dietro le sbarre sono finiti Tommaso Pomentale, 18 anni, e Angelo Colannino, 22 anni, entrambi di Fasano.
Il fatto è successo ieri, poco prima delle 7, nelle campagne a ridosso della strada provinciale che collega Fasano a Cisternino. Capriati è stato svegliato dalle fucilate esplose nelle vicinanze della sua abitazione da alcuni cacciatori. Non era la prima volta che succedeva. Solo che ieri mattina – stando alle ricostruzione dell’accaduto operata dai carabinieri – il 30enne è uscito dalla masseria e ha iniziato a protestare all’indirizzo dei due cacciatori. Non lo avesse mai fatto. La discussione è rapidamente degenerata e dalle parole si è passati alle mani. Anzi, sempre stando a quello che hanno ricostruito gli investigatori dell’Arma, a menare le mani sarebbero stati i due giovanissimi cacciatori, che avrebbero aggredito il proprietario della masseria che aveva “osato” protestare per il fatto che stavano cacciando troppo vicino alla sua magione. Ad un certo punto uno dei due fasanesi ha premuto il grilletto del fucile da caccia e i pallini hanno raggiunto il 30enne all’altezza della nuca. Immediatamente soccorso dal personale di un’ambulanza del 118, il giovane è stato trasportato d’urgenza all’ospedale Perrino.
Per fortuna il colpo di fucile lo ha attinto solo di striscio. Poteva essere una tragedia. Resisi conto di averla fatta grossa, i due cacciatori si sono immediatamente dileguati, ma la loro fuga è durata poco. I detective del capitano Gianluca Sirsi, li hanno rintracciati e arrestati poco dopo. I due giovani fasanesi avevano con loro il fucile con cui avevano sparato contro il 30enne. La doppietta, che era regolarmente detenuta da Colaninno, è stata posto sotto sequestro. Analogo destino è toccato a 339 cartucce, che i due cacciatori si erano portati a seguito per la battuta venatoria. Battuta di caccia che che si è conclusa in modo molto diverso da quello che i due giovani avevano immaginato: entrambi sono finiti in carcere, dove nelle prossime ore potrebbero essere interrogati dal sostituto procuratore della Repubblica Luca Buccheri, che sta coordinando le indagini dei carabinieri.

venerdì 16 dicembre 2011

Valeza (AL). Cacciatori denunciati per maltrattamenti ad animali

Alcuni proprietari di volatili sono stati denunciati alla Procura della Repubblica, a cura delle guardie provinciali del Parco del Po per maltrattamenti nei confronti degli animali. La denuncia è arrivata in seguito all’attività svolta al Centro di Recupero della Fauna Selvatica del Piemonte Orientale nel corso dei controlli ai numerosi cacciatori presenti tra la Lomellina e l’Oltrepo’ pavese. Al Centro sono arrivati, come oggetto di sequestri: 30 esemplari di Allodola, 23 esemplari di Tordo bottaccio almeno una ventina tra Peppola e Fringuello.Questi uccelli da richiamo sono stati sequestrati in quanto è stato accertato che molti di essi anziché provenire da allevamenti certificati, sono stati abusivamente catturati in natura: gran parte degli anelli identificativi di ogni esemplare sono risultati falsi o trasferiti abusivamente da altri esemplari deceduti (l’anello identificativo deve essere inamovibile, inserito sulla zampa dall’allevatore autorizzato nei primi giorni di vita dell’animale). Alcuni individui sono risultati assolutamente privi di anello o con anelli appartenenti a esemplari di altre specie.

Fonte: valenza.it del 13 dicembre 2011

martedì 13 dicembre 2011

Modena. Segugio torturato dal padrone cacciatore con scosse elettriche

Il cane è stato trovato in preda alla paura vicino al castello di Vignola. Ora è al canile municipale, denunciato il sessantottenne. Il padrone gli aveva messo addosso un collare fuori norma, che rilasciava dolorose scariche elettriche. E' la disavventura capitata a un cane, una giovane femmina di segugio; ha dovuto subire i maltrattamenti di C. S., un italiano di 68 anni che è stato denunciato alle autorità. Il cane si trova attualmente presso il canile municipale di Vignola. L'intervento ha avuto origine dalla telefonata di un cittadino alla centrale operativa che segnalava la presenza di un cane vagante e impaurito nei pressi del castello. Il veterinario dell'Asl che l'ha visitato, lo ha trovato malnutrito e in preda a un perdurante stato di agitazione e paura. Il proprietario (il cane gli è stato tolto, sequestro convalidato dalla magistratura) ha dichiarato di aver smarrito il segugio circa tre settimane prima durante una battuta di caccia nelle colline parmensi. Ha anche ammesso di essere stato lui stesso ad applicare il collare fuori legge.Va ricordato che solo una settimana fa la polizia municipale ha effettuato un maxi sequestro: 365 cani erano stati stipati in gabbie per conigli, in una struttura a Cittanova.

Fonte: ilrestodelcarlino.it del 12 dicembre 2011

lunedì 12 dicembre 2011

Impallinato un cucciolo: muore dopo ore di agonia

Era stato adottato da una famiglia che lo aveva prelevato da un canile. Denuncia contro ignoti ai carabinieri. Caccia a chi ha premuto il grilletto

PORDENONE. Impallinato a freddo nelle campagne pordenonesi e ucciso: l’agonia di Billo, un cucciolo di 10 mesi, è durata per ore. Era stato adottato cinque giorni fa, ma l’avventura a perdifiato nei campi, fuori dal recinto di casa, è stata fatale.
Inutile, purtroppo, la corsa alla clinica veterinaria di San Vito al Tagliamento per rianimare Billo: gli animalisti chiedono giustizia.
«Un meticcio è stato ucciso da un orco, con un fucile – ha detto, ancora scossa, Nadia Gasparotto titolare del rifugio dei cani “La cuccia” di Azzano Decimo -. La famiglia adottiva ha presentato denuncia ai carabinieri: chiediamo giustizia per un cagnolino che era arrivato dai canili della Sicilia e con il suo affetto aveva conquistato tutti».
Tutta la verità e una pena esemplare per “l’orco”: è quello che chiedono quelli che hanno i cani e Billo nel cuore. «Era vivace, dolce, curioso aveva stretto amicizia con un cagnolone in pensione – ha raccontato i particolari del dopo adozione, Nadia -. Quando la proprietaria è venuta a riprendere il suo cane, ha pensato di non spezzare l’amicizia e ha adottato Billo». Il lieto fine è stato spezzato da un cacciatore crudele e spietato.
«Magari Billo lo ha visto e gli è corso incontro per fare festa – ha detto piangendo Nadia, circondata dagli altri cuccioli che aspettano di essere adottati -. Invece, l’orco ha sparato. In campagna, vicino a Pravisdomini, qualcuno ha sentito il colpo e, per caso, un amico di famiglia ha trovato il cucciolo in agonia. E’ stato troppo tardi per salvarlo e la famiglia ha presentato denuncia contro ignoti: vogliono arrivare in fondo, a questa barbarie per trovare il colpevole».
Billo era arrivato a novembre, con altri 21 cuccioli, dalla Sicilia: aveva una stella bianca in fronte, sul pelo nero. Aveva conquistato il cuore dei volontari, che aiutano Nadia nella casa-rifugio di un centinaio di quattrozampe. Tanti cani arrivano dalla Spagna, dalla Bosnia e altri Paesi dell’Est e con il tam-tam delle adozioni nel Pordenonese e Triveneto, trovano un futuro migliore. Quello che un cacciatore ha spezzato senza una ragione: puntando la mira su quella stella di pelo bianco, che si è spenta dopo ore di agonia.
«Alex, invece, sta bene per fortuna – ha proseguito Nadia, parlando della ripresa fisica del cane meticcio che era stato bastonato e abbandonato in una discarica a Pordenone -. Ha ripreso una buona forma, mangia, corre e fa amicizia con gli altri ospiti. E’ rimasto lui il nostro portafortuna».

Umbria – maxi controllo sulla caccia: di nuovo cinghialisti e selettori “bracconieri abituali”. Sequestrato anche un capriolo

GEAPRESS – Ad essere passata a setaccio è ancora una volta l’attività di caccia proprio nelle zone di maggiore pressione venatoria quali il tuderte, l’eugubino, lo spoletino, il trasimeno, il marscianese, la Valnerina, l’alta valle del Tevere e l’orvietano. Zone in massima parte già controllate, proprio per l’attività di caccia al cinghiale, meno di un mese addietro (vedi articolo GeaPress).
Impegnati, ieri, nel maxi controllo ben 150 forestali appartenenti a 40 Comandi Stazione, coordinati  dai Comandi Provinciali di Perugia e Terni, sotto la supervisione del Comandante Regionale dott. Guido Conti  del Corpo Forestale dello Stato.
In particolare, i controlli hanno riguardato molte squadre di cinghialisti, per un totale di oltre 500 cacciatori.  Numerose le violazioni riscontrate dai Forestali, sia di carattere amministrativo che penale. Sanzionati cacciatori colti in attività di caccia in zona non consentita, o per spari a distanza non regolamentare da case e strade, per la mancata custodia dei fucili nelle automobili, l’uso di munizioni spezzate, mancata annotazione su tesserino, errata o mancata tabellazione delle aree di accesso alla battuta, transito in zone vietate, auto parcheggiate sui prati, e altro ancora.
Le sanzioni amministrative ammontano a 5.000 euro. Sequestrati amministrativamente anche 4 fucili ad altrettanti cacciatori. Sequestrati penalmente, invece, altri due fucili e depositati presso le cancellerie delle Procure di Spoleto e Orvieto. I due cacciatori proprietari sono stati, altresì, segnalati alla Provincia per il ritiro del patentino da selettore in quanto, sottolinea la Forestale,  “bracconieri abituali”.
Per l’uso di richiami elettronici, due le denunce depositate alla Procura della Repubblica.
E’ stato, inoltre, sequestrato un capriolo detenuto illegalmente e, successivamente, accolto presso il Centro Recupero Fauna Selvatica “Formichella” gestito dal Corpo Forestale dello Stato.
La Forestale sottolinea che vista la delicatezza dei controlli che riguardano in particolare l’uso e la scorretta detenzione delle armi al fine di tutelare la pubblica sicurezza i cacciatori deferiti all’Autorità Giudiziaria saranno segnalati con apposita informativa anche alle Questure competenti per la sospensione e/o revoca del porto d’armi.

Porto Ercole (Gr). Cinghiale in fuga nel mare ucciso a bruciapelo da un cacciatore

PORTO ERCOLE (GR), FOTO SHOCK DELLA LIPU.
CINGHIALE IN FUGA NEL MARE UCCISO A BRUCIAPELO DA UN CACCIATORE.
ATTIVISTI LIPU FOTOGRAFANO E DENUNCIANO IL FATTO AI CARABINIERI
La terribile sequenza visibile nel profilo LIPU su Facebook
 La LIPU si costituirà parte civile

Prima lo hanno inseguito sulla collina che costeggia la fortezza a Porto Ercole, sul Monte Argentario (GR), sparando senza curarsi della presenza di turisti e birdwatchers. Poi, lo hanno inseguito in mare con una barca, da dove un cacciatore lo ha colpito a bruciapelo con un fucile. E per il povero cinghiale non c’è stato scampo.

E’ quanto hanno osservato e fotografato i volontari della LIPU che partecipavano ad un’escursione a Porto Ercole alla ricerca di rarità ornitologiche.

Eravamo in tre con i binocoli e le macchine fotografiche vicino alla fortezza di Porto Ercole - commenta Marco, uno dei soci LIPU che ha assistito alla scena - Abbiamo sentito numerosi spari, poi abbiamo visto il cinghiale lanciarsi in mare e i cacciatori che attraverso un telefonino chiamavano un’altra persona che, successivamente, con una barca si è avvicinata alla costa”.
Uno di essi – continua Marco - è salito a bordo con il fucile mentre il cinghiale, spaventato, nuotava nel mare cercando di allontanarsi. Ma la furia del cacciatore si è riversata sull’animale: uno, due e più colpi e la scena dell’animale sanguinante che viene issato a bordo. Qualcosa di raccapricciante… Abbiamo chiamato prima la Forestale e la Polizia Provinciale ma non avevano uomini da inviare. Poi è intervenuta una pattuglia dei Carabinieri”.

I volontari della LIPU hanno fotografato l’intera scena (pubblicata nel profilo LIPU su Face book), che è durata vari minuti: gli scatti evidenziano con chiarezza l’efferatezza del cacciatore che spara dalla barca. I volontari hanno immediatamente informato il presidente della LIPU e presentato una circostanziata denuncia ai Carabinieri di Civitavecchia, che hanno trasmesso per competenza la stessa e il materiale fotografico al Comando di Porto Ercole. Tale violazione è punita dall’articolo 30 lettera i della legge 157/92 con “l'arresto fino a tre mesi o l'ammenda fino a lire 4.000.000 per chi esercita la caccia sparando da autoveicoli, da natanti o da aeromobili” (Nota: 4 milioni di vecchie lire).

Siamo di fronte ad una violazione penale gravissima – commenta Fulvio Mamone Capria, presidente LIPU Birdlife Italianonché a un malcostume venatorio che ha eguali, nel Mediterraneo, solo a Malta e a Cipro. Cacciatori che sparano da una barca per finire un cinghiale che scappava terrorizzato non ha niente a che vedere con il prelievo venatorio. Questo è bracconaggio e la LIPU si presenterà parte civile nel processo a carico di queste persone che, mi auguro, vengano presto individuate dai Carabinieri”.

Viganò (Lc): litiga per un posteggio. Minaccia la vicina col fucile

VIGANO' Prima litiga con la vicina di per un parcheggio. Poi sale in casa, prende un fucile e bussa alla porta della donna. E quando lei gli apre le punta l'arma al volto. L'incredibile episodio è successo sabato pomeriggio a Viganò in via della Vittoria. I carabinieri sono intervenuti verso le 15 e 30, quando era stata segnalata un'accesa lite in un condominio dove era stato visto muoversi anche un uomo armato. Per precauzione, i militari hanno anche indossato i giubbotti anti proiettile. Mentre controllavano l'area hanno sentito una donna piangere in un appartamento che si affaccia nella corte. La donna ha raccontato la discussione avuta con il vicino per un posto nel parcheggio E che l'uomo si era presentato dopo a casa sua armato con un fucile che le aveva puntato contro. I carabinieri si sono presentati così a casa del vicino, un pensionato di 72 anni, che dai primi accertamenti risultava possedere cinque fucili da caccia regolarmente denunciati. I militari lo hanno trovato ancora alterato per il litigio e con l'arma ancora sul tavolo: un fucile Beretta calibro 12, fortunatamente scarico.
Alla fine dei loro accertamenti i militari hanno sequestrato tutti e cinque i fucili, 200 cartucce e un chilo di polvere da sparo. Il pensionato
 è stato denunciato per minaccia aggravata, porto abusivo di armi e omessa custodia di armi. 

Arezzo. Cacciatore colpito all'inguine

Un cacciatore è rimasto seriamente ferito in un incidente di caccia avvenuto nel pomeriggio a Teverina, nella zona di Cortona. L'uomo, R.G. 54enne residente a Monte Santa Maria Tiberina in provincia di Perugia, è stato colpito da un proiettile tra coscia e inguine durante una battuta. Il colpo sarebbe partito accidentalmente dal fucile di un amico - 65enne di Mercatale di Cortona - con il quale stava cacciando. Il 54enne ha perso molto sangue ma è cosciente e non sarebbe in pericolo di vita. Trasportato all'ospedale della Fratta in ambulanza, è stato trasferito con il Pegaso all'ospedale delle Scotte a Siena. L'impervia area boschiva è stata raggiunta dai sanitari del 118 e dai vigili del fuoco insieme ai Carabinieri di Cortona. I militari dell'Arma stanno verificando la dinamica dei fatti. Attualmente l'uomo si trova ricoverato in prognosi riservata.

Fonte: arezzonotizie.it del 10 dicembre 2011



domenica 11 dicembre 2011

La polizia denuncia il padrone di Amy, cacciatore.

IL CASO. L'accusa è di maltrattamenti, omessa custodia e abbandono

Il cacciatore di San Tomio di Malo, R.C. di 54 anni, proprietario della cagnolina Amy, caduta in un buco fondo 40 metri in località Raga, è stato denunciato ieri in Procura con l'accusa di abbandono, maltrattamento e omessa custodia di animale d'affezione.
Dalla ricostruzione effettuata dalla Polizia provinciale è emerso che l'uomo aveva visto cadere nella voragine l'animale, ma pensando fosse morto nello schianto, dato che non rispondeva ai richiami, si è allontanato senza più fare ritorno sul posto per ulteriori verifiche. Inoltre si è "dimenticato" di denunciare alle autorità la presunta morte dell'animale, come previsto dalla legge.
Durante l'interrogatorio con la Polizia l'uomo inoltre non avrebbe si sarebbe nemmeno informato sullo stato di salute del cane, né avrebbe chiesto di vederlo. Ora rischia un'ammenda dai 3 ai 15 mila euro oppure la reclusione da 3 mesi a un anno.
Amy è ora sotto sequestro, custodita dalle forze dell'ordine in un luogo sicuro. A breve verrà chiesta in Procura la delega per l'affidamento, ovviamente a persone amorevoli e di fiducia comprovata. S.D.C.


Bernalda (MT). Tiro al cane: morti e feriti

GEAPRESS – Erano accuditi quotidianamente in campagna dalle volontarie. I proprietari dei terreni, “utilizzati” dai cani per la sosta ed il riparo, erano consenzienti.
Una sorta di cani di quartiere campagnoli/agricoli, residenti a circa 5-6 chilometri dal centro abitato di Bernalda (MT).
Non davano fastidio a nessuno, erano sterilizzati, docilissimi, ma… qualcuno non voleva proprio vederli, anche se … non abitante del luogo, anche se … non “infastidito” nel quotidiano.
Così, per non ridimensionare “l’essere aguzzino” proprio di molti umani, per non lasciare spazio alla tolleranza ed alla pacifica convivenza, sono stati ammazzati. Ammazzati a schioppettate.
Sembra che alcuni proprietari dei terreni lo avevano preannunciato “Questi cani spariranno!”; la “profezia” era accompagnata, immancabilmente, da minacce pesanti alle volontarie. Eppure questi randagi non frequentavano le loro terre, forse intuivano il “carattere!”
Un mesetto fa era sparito un cucciolone, vane le ricerche. Solo oggi  le volontarie hanno saputo che era stato ucciso a fucilate.
Stamattina la macabra scoperta, un altro cucciolone (quello grigio) impallinato  a morte, una femmina nera con diverse ferite di arma da fuoco, soccorsa dai volontari e portata dal veterinario per le cure necessarie. Un’altra femmina ferita che non si fa prendere e vaga ancora sanguinante.
Spari di notte. Ieri sera, infatti, i cani erano ancora vivi e vegeti. Spari lungo una via usatissima dai bernaldesi. Sono i cacciatori, dicono i volontari. Se così fosse i cacciatori di Bernalda impuniti, si sentono veramente impunibili.
Bernalda (MT) non è nuova a queste violenze. Pallino impallinato (vedi articolo GeaPress), oppure il canile municipale, per fortuna sequestrato dal NIRDA e dato in gestione all’Associazione Anta. Un’altra faccia della storia di una comunità. Tante trappole per animali fin nella periferia cittadina. Impianti di macellazione, stalle e pure le alluvioni ricche di morti (vedi articolo GeaPress).
Ebbene se il randagio è un problema per qualcuno, lo si avvelena o, più velocemente, lo si uccide a colpi di fucile, in città, come è successo a Pallino, o nell’agro cittadino.
La storia di Pallino impallinato in centro, finora, non ha visto  indiziati o indagati: allora si può! Si può sparare ad un vivente. Si può portare impunemente, dicono alcuni, un fucile da caccia in centro città, si può portare di notte, si può portare lungo una strada trafficata.
Si possono utilizzare viventi per perfezionare la mira, per allenarsi a sparare; si possono uccidere viventi per divertimento, per gioco o…per favorire qualche intollerante che i randagi proprio non li vuol vedere!

venerdì 9 dicembre 2011

Cosenza. Parte colpo di fucile, cacciatore ferito

(AGI) - San Giovanni in Fiore (Cosenza), 8 dic. - Un cacciatore e' rimasto ferito accidentalmente durante un incidente di caccia stamattina in localita' borgo Fantino di San Giovanni in Fiore, nel Cosentino. Secondo la ricostruzione degli investigatori,Pietro Paolo Barberio e' stato colpito al fianco da un colpo partito dal suo fucile dopo essere caduto a terra mentre inseguiva un cinghiale. L'uomo e' stato ricoverato in prognosi riservata nell'ospedale di Cosenza. (AGI) Ros/Cs2

mercoledì 7 dicembre 2011

Cologne (Bs). La rosa di pallini vaganti sfiora una escursionista

COLOGNE. Illesa la consigliere comunale Caterina Fortunato

Il tema della sicurezza degli escursionisti lungo i sentieri del Monte Orfano durante la stagione venatoria irrompe con prepotenza sul tavolo dell'Amministrazione comunale di Cologne. A riportare alla ribalta una questione che si ripropone ogni anno durante il periodo di caccia è stata una tragedia sfiorata che ha avuto protagonista il consigliere di opposizione Caterina Fortunato. L'avvocato è stata lambita da una rosa di pallini esplosa dal fucile di un cacciatore a dir poco irresponsabile che inseguiva delle prede nelle vicinanze di un itinerario frequentato da famiglie e cicloescursionisti. L'episodio è accaduto durante una delle consuete passeggiate mattutine domenicali del consigliere lungo i sentieri di questo incantevole angolo di Franciacorta.
Caterina Fortunato stava camminando lentamente godendosi le ultime giornate di sole autunnale - quando si è sentita piovere attorno una gragnola di pallini da caccia che soltanto per una fortuita coincidenza non l'hanno colpita.
Pochi dubbi sulla dinamica dell'accaduto: nella zona ha raccontato ai carabinieri della locale stazione l'esponente della lista indipendente, era in corso una battuta di caccia. Qualcuno però inseguendo la preda si è portato pericolosamente troppo vicino al sentiero dove fra l'altro erano appena passate altre persone. Naturalmente la vicenda è finita scritta nero su bianco in una denuncia anche se sarà quasi impossibile risalire al cacciatore che ha esploso il colpo di fucile. L'episodio, come detto, ripropone il problema della incolumità degli escursionisti sul monte, che sistematicamente ritorna ogni anno nella stagione venatoria.M. TU.

Confermato il referendum sulla caccia in Piemonte

Il referendum che si svolgerà in Piemonte nella primavera 2012, è atteso da ben 24 anni, da quel lontano 1987 in cui un comitato che riuniva associazioni ambientaliste ed animaliste, raccolse le 60.000 firme necessarie a favore dell’ abrogazione di alcuni articoli della normativa allora vigente sulla caccia. Da quel momento le complicazioni burocratiche ed una continua opposizione di varie associazioni a favore dell’attività venatoria, hanno impedito questo voto popolare, ricorrendo a ben 9 tribunali affinchè i cacciatori potessero continuare a svolgere quell’attività che alcuni di loro definiscono “passione”, altri “sport” ma che rimane una delle pratiche più barbare ed ingiustificate del nostro paese. Il 23 novembre 2011 il Tar del Piemonte ha definitivamente chiesto alla Regione di indire il tanto atteso referendum, in una data compresa tra il 15 aprile ed il 15 giugno 2012. Se non lo farà entro il 25 gennaio dell’anno che sta per iniziare, verrà nominato un commissario ad acta dal Tar stesso, che deciderà autonomamente la data.
Nonostante questo importante risultato raggiunto, non si deve dimenticare che il dialogo tra le associazioni animaliste e la politica non ha dato buoni risultati in questi anni. Infatti sembra che le due parti siano ancora lontane dal trovare un accordo che accolga le richieste dei cittadini, come dimostra la proposta fatta nel 2010 dall’Assessore Regionale alla Caccia Claudio Sacchetto (Lega Nord), che riguarda l’aumento delle specie cacciabili, la caccia nei parchi, l’allungamento della stagione venatoria, l’introduzione dell’arco tra i mezzi di caccia, e soprattutto la proposta sconcertante e a tratti delirante di autorizzare la caccia alle specie protette dalle norme internazionali. E’ quindi fondamentale il lavoro che molte associazioni (Associazione Radicale, Circolo Darwin, Circolo Nuclei Operativi Ecologici, Club Alpino Italiano – Commissione Tutela Ambiente Montano, Club Protezione Animali, Comitato regionale Democrazia Proletaria, Italia Nostra, Lega per l’Ambiente, Lega Antivivisezione, LAC Lega per l’abolizione della caccia, Lega Italiana Protezione Uccelli, Lista Verde, Lista Verde Civica, Pro Natura, Telefono Verde Piemonte, World Wildlife Found) hanno fatto e continuano a fare, cercando un punto di intesa con le istituzioni affinché la democrazia diretta riesca a svolgere il suo ruolo, permettendo a tutti i cittadini coinvolti nelle vicende del proprio territorio, di esprimere il loro parere riguardo un tema così importante e controverso.
Chi ha condotto e conduce questa battaglia a favore della consultazione popolare, non reclama l’abolizione della caccia (che nel 1987 era regolata da leggi nazionali e non regionali), ma sente come necessaria una regolamentazione più severa dell’attività venatoria. Il quesito del referendum chiederà ai cittadini se sono favorevoli a ridurre drasticamente la caccia attraverso le seguenti azioni:
a) protezione per 25 specie selvatiche oggi cacciabili (17 specie di uccelli e 8 specie di mammiferi),
b) divieto di caccia sul terreno innevato
c) abolizione delle deroghe ai limiti di carniere per le aziende faunistiche private
d) divieto di caccia la domenica.

Fonte: scienze-naturali.it del 06 dicembre 2011

domenica 4 dicembre 2011

Basilicata. Sospeso il calendario venatorio

Con delibera n. 1147 del 28 luglio 2011 la Giunta regionale della Basilicata emanava il calendario venatorio 2011-2012 disattendendo il parere dell'ISPRA senza darne alcuna motivazione, e consentendo quindi l'utilizzo di munizioni di piombo nella caccia agli ungulati e la caccia alla lepre fino al 31 dicembre 2011 ed alla beccaccia fino al 22 gennaio 2012. La LAC e l'associazione Codici-Ambiente, assistite dall'avvocato Massimo Rizzato, ricorrevano al TAR (I sezione) che il 1° dicembre 2011, con ordinanza depositata il 2 dicembre, sospendeva il provvedimento impugnato nelle parti contestate, condannando anche l'amministrazione alle spese liquidate in € 500,00.

Fonte: LAC Newsletter del 03 dicembre 2011

sabato 3 dicembre 2011

Gessate (MI). Muore 46enne per un colpo accidentale. Battuta di caccia finisce in tragedia

L'uomo sarebbe caduto e inciampato e a quel punto uno delle armi che imbracciava avrebbe sparato il proiettile fatale. Il 46enne era in gita con il fratello in una località di campagna vicino a Gessate.

Gessate, 3 dicembre 2011 - Erano partiti per una battuta di caccia tra fratelli, ma la gita si è conclusa in tragedia. V.C., 46enne di Cinisello Balsamo, è morto questa mattina per un colpo accidentale esploso da un fucile.
L'uomo, insieme al fratello, era andato a caccia in una località di campagna di Gessate. Secondo le prime ricostruzioni, quest'ultimo si sarebbe allontanato un momento, passando alla vittima il proprio fucile. Il 46enne avrebbe imbracciato entrambe le armi, ma sarebbe inciampato e caduto e a quel punto uno dei due fucili, forse privo di sicura, avrebbe esploso il colpo mortale.
I soccorsi sono stati subito allertati, ma per il 46enne non c'è stato niente da fare. Sul posto sono in corsi i rilievi dei carabinieri della compagnia di Cassano d'Adda, che hanno escluso l'ipotesi di un possibile delitto.

Fonte: ilgiorno.it del 03 dicembre 2011

venerdì 2 dicembre 2011

Vasto (Ch). Fucilate contro cucciolo di segugio

Spiacevole sorpresa per i proprietari di un cucciolo di segugio italiano colpito ieri all’addome da un proiettile nelle campagne di Contrada San Lorenzo a Vasto.

Il cucciolo, di appena un anno, si era allontanato da casa ed è stato fortunatamente soccorso in tempo. Al momento è sotto osservazione presso la clinica veterinaria Adriatica in seguito all’operazione effettuata per estrarre il proiettile.

I proprietari del segugio, regolarmente registrato e ben tenuto, sono convinti che non si è trattato di un colpo partito accidentalmente in una battuta di caccia, ma di un’azione diretta alla soppressione dello stesso. Condotta riprovevole denunciata nella speranza che emergano le responsabilità del caso.

Si resta allibiti riguardo l’estrema facilità nell’estrarre un’arma e fare fuoco contro “l’estraneo”. Oggi un cane, domani chissà. E’ inaccettabile pensare che si possano trattare gli animali in questo modo; il rispetto dei loro diritti e della loro vita viene spesso purtroppo dimenticato. Sensibilizzare le persone sul tema è un dovere di tutti.

 
“La grandezza di una nazione e il suo progresso morale si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali”. (Mahatma Gandhi)
Virginia Muratore
 

Pensa di sparare a un'anatra su un isolotto a Sedegliano (Ud): cacciatore ferisce il fratello

Sfiorata la tragedia durante una battuta serale: i due stavano cercando di colpire il volatile che era appena sfuggito loro

UDINE - È finita quasi in tragedia una battuta di caccia all'anatra nella zona di Sedegliano (Udine). Protagonisti due fratelli residenti a Gradisca di Sedegliano, Adriano e Dionigi Venier, rispettivamente di 65 e 71 anni. I fatti sono accaduti nelle vicinanze della cava Parussini a Pannellia di Sedegliano.

I due fratelli hanno passeggiato per alcune centinaia di metri in un'area demaniale, poi hanno deciso di posizionarsi in un isolotto al centro di un laghetto artificiale. Nel frattempo il buio era calato e si sono quindi posizionati in attesa del passaggio o comunque di una preda. Ad un certo punto i due fratelli hanno notato la presenza di un'anatra e hanno quindi deciso di sparare per provare ad abbatterla. Il volatile è riuscito però a sfuggire alla cattura. I due cacciatori non si sono arresi, ma anzi hanno deciso di riposizionarsi per riuscire nel loro intento.

Molto probabilmente Adriano si trovava leggermente più avanti del fratello; c'è stato un movimento, Adriano si è mosso e si è alzato sulla stessa traiettoria dove era stata avvistata per la seconda volta l'anatra. È partito quindi un colpo di fucile che ha centrato in pieno la schiena e il fondoschiena di Adriano.

Dionigi si è accorto subito di aver ferito il fratello. Ha quindi richiesto l'intervento dei vigili del fuoco e del 118. Sul posto sono giunti i sanitari con l'ambulanza della Croce Rossa Codroipese con l'automedica partita dall'ospedale di Udine. I pompieri del distaccamento volontario di Codroipo a tempo di record sono stati guidati sul posto da un passante che con una torcia elettrica ha indicato il posto dove dovevano intervenire.

Adriano Venier si trovava sull'isolotto, urlava di dolore e doveva essere soccorso. Per questo i pompieri assieme ai sanitari hanno imbragato il ferito e hanno portato Venier verso l'ambulanza dopo aver attraversato il laghetto dove l'acqua non era alta.

Il fratello di Adriano è stato sentito dai carabinieri: attraverso il suo racconto è stato possibile confermare la versione che lo sparo era partito accidentalmente.

Incidente di cccia a Gradisca (Ud). Tragedia annunciata

WWF: “TRAGEDIA ANNUNCIATA. IL CONSIGLIO REGIONALE CHE CONSENTE DI SPARARE DOPO IL TRAMONTO NE E’ RESPONSABILE”

Quello di Gradisca è il secondo incidente di caccia che avviene in una settimana nelle ore notturne. Il WWF: “Aspettiamo il morto prima di abolire una norma che mette a rischio l’incolumità delle persone?”.

 “E siamo a due: nel giro di una settimana sono già due gli incidenti di caccia avvenuti al buio, dopo il tramonto, in un orario in cui – secondo la legge nazionale – nessun cacciatore dovrebbe aggirarsi armato. Non ce n’è abbastanza perché l’assessore Violino e il consiglio regionale decidano di abolire la norma, pericolosa per la sicurezza degli agenti di vigilanza ma anche dei cacciatori e dei comuni cittadini, che consente di sparare agli uccelli acquatici fino ad un’ora dopo il tramonto?”

È dura la reazione del Wwf regionale all’ennesimo drammatico episodio di cronaca legato all’attività venatoria riportato dai quotidiani: dopo il guardiacaccia che ha rischiato di rimanere impallinato durante le ore notturne da un colpo sparato da un cacciatore nella zona di Faedis, a Gradisca di Sedegliano un uomo è stato ferito dal fratello durante una battuta di caccia, mentre i due sparavano a dei germani reali e, “guarda caso – fa notare l’associazione - , l’episodio è avvenuto, secondo quanto riportano le cronache, intorno alle 17.30, ossia un’ora dopo il tramonto e quindi nel buio più totale”.

“Come possono permettere le autorità, la Regione in primis ma anche il Prefetto, che si possa girare armati in ore notturne?”, si chiede l’associazione del Panda, che proprio nei giorni scorsi  insieme a Lac e Lipu ha inviato all’assessorato una richiesta formale di abolizione della norma regionale, peraltro in forte odore di incostituzionalità, che consente di cacciare agli acquatici dopo il tramonto.

“Ora – conclude il Wwf – la Procura sta indagando sul fatto di Gradisca. Dagli inquirenti ci aspettiamo che approfondiscano le responsabilità di chi poteva decidere di chiudere la caccia conformemente alle leggi nazionali e alla giurisprudenza e non lo ha fatto”.

E sempre sul fronte caccia, l’associazione nei prossimi giorni lancerà una raccolta firme per ottenere la chiusura dell’attività venatoria nel Parco del Torre, che si ritiene incompatibile – anche in questo caso – con la salvaguardia della sicurezza delle persone che quotidianamente lo percorrono.