sabato 31 gennaio 2015

Ecco come i cacciatori amano la natura: avvelenando i nostri suoli con migliaia di tonnellate di piombo

In un solo anno i fucili dei cacciatori italiani sparano sul territorio nazionale 500 milioni di cartucce*. Vengono così disperse ogni anno nell’ambiente 17.500 tonnellate di piombo sotto forma di pallini, un diluvio di frammenti velenosi che si accumulano nei prati e nei boschi, sul fondo di laghi, fiumi e stagni. A tutto ciò vanno aggiunte le tonnellate di plastica dei bossoli (che per legge i cacciatori sarebbero tenuti a raccogliere). 

Il breve servizio mandato in onda nella trasmissione televisiva Le Iene lo scorso 3 dicembre ha riacceso l’attenzione sul problema dell’inquinamento da piombo contenuto nelle cartucce da caccia. Una questione nota a livello scientifico ma poco conosciuta dall’opinione pubblica e dai cittadini.

Seppur contestato nei numeri, in particolare su quello complessivo delle cartucce sparate, il servizio ha giustamente ricordato che il piombo contenuto nelle cartucce inquina il terreno per lungo tempo, con conseguenze, anche molto gravi, per l’uomo, gli animali e l’ambiente.

Già nel 2012 l’ISPRA – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – aveva diffuso un dettagliato rapporto sulle problematiche legate al piombo nelle munizioni da caccia (Andreotti A., Borghesi F. 2012. Il piombo nelle munizioni da caccia: problematiche e possibili soluzioni. Rapporti ISPRA, 158/2012.).
Numerose specie di uccelli sono esposte al rischio di avvelenamento da piombo e ci sono aspetti allarmanti che riguardano l’inquinamento dei suoli.
E gli effetti sull’uomo? Il piombo può arrivare all’uomo tramite l’acqua potabile e il cibo, ma anche tramite l’aria, il terreno e la polvere.


Come si legge nel rapporto, l’intossicazione genera cefalee, ipertensione, anemia, disfunzioni renali, ipofertilità e disturbi al sistema nervoso. Si sospetta anche che possa determinare l’insorgenza del cancro.

Sono ancor più gravi gli effetti sui bambini: il piombo ostacola lo sviluppo del sistema nervoso, al punto che è stata dimostrata una relazione tra aumento del livello di piombo nel sangue e riduzione delle capacità cognitive. C’è quindi da prestare particolare attenzione ai segni e sintomi di avvelenamento da piombo nei bambini.
L’inquinamento provocato dalla caccia

I cacciatori in Italia sono molti e possono andare ovunque, anche dove si fa agricoltura biologica. Sempre secondo ISPRA: “se si ipotizza l’esistenza di un rapporto diretto tra il numero di cacciatori attivi e il numero di colpi esplosi, si arriva a stimare in 10.000 t il piombo disperso in Italia nel 2006”.

Per ridurre l’inquinamento dovuto a questo metallo tossico, va eliminata ogni possibile causa di dispersione nell’ambiente. Lo si è già fatto da tempo in altri settori, come la produzione di benzine, vernici, tubazioni, ecc. e si è visto il beneficio, anche in termini di diminuzione dell’aggressività e violenza nella società. Un altro aspetto pericolosamente collegato alla diffusione di questo metallo, analizzato ad esempio da questo articolo inglese.

Senza dimenticare che la caccia è già di per se pericolosa: le cronache parlano spesso di case colpite dagli spari dei cacciatori e periodicamente si legge di incidenti con feriti e morti anche tra i cacciatori stessi.

In vari paesi ci sono norme che cercano di ridurre i pericoli per l’ambiente (come ad esempio il divieto di utilizzare proiettili contenenti piombo nelle zone di caccia umide) ed arrivare presto all’abolizione dell’uso del piombo per la caccia.

In attesa di questa norma però il piombo continua a disperdersi nell’ambientesia quando la preda non viene colpita e sia tramite il cibo quando la preda è colpita e mangiata: è difficile infatti pulire perfettamente la selvaggina ed è alta la probabilità di ingerire pallini o schegge di piombo.
L’attività venatoria risulta ad oggi la principale causa di diffusione di questo pericoloso metallo. E’ quindi fondamentale agire subito in quest’ambito, per tutelare la salute e per continuare sulla strada intrapresa dagli altri settori che si sono già allontanati dai pericoli del piombo.

Caccia: l'Europa mette a nudo l'Italia e fa l'elenco delle violazioni

Lipu BirdLife Italia commenta la procedura Pilot 6955 attivata dalla Commissione Ue nei nostri confronti

Roma, 26 gennaio 2015 - "Mancanza di dati, carenza di controlli, assenza pressoché totale di piani di gestione, caccia in periodi non consentiti e a specie in sofferenza:l'Europa sta mettendo a nudo la caccia italiana,evidenziandone le gravi mancanze e le numerose infrazioni". Lo dice la Lipu-BirdLife Italia commentando la procedura 'Pilot 6955' attivata dalla Commissione europea nei confronti dell'Italia e relativa alla non corretta applicazione di varie disposizioni della direttiva 2009/147 detta 'Uccelli'.

"L'attenzione del mondo venatorio e di alcune amministrazioni regionali - afferma Fulvio Mamone Capria, presidente Lipu - si è tutta focalizzata sulla riduzione della stagione venatoria per tre specie di uccelli quali il tordo bottaccio, la cesena e la beccaccia, giustamente decisa dal Consiglio dei ministri su segnalazione del ministero dell'Ambiente. Il problema è però molto più vasto e riguarda numerose e gravi contestazioni che toccano quasi l'intero istema della caccia italiana".

L'Europa "chiede alle autorità italiane di chiarire come vengano raccolti e analizzati i dati sugli abbattimenti degli animali, come sia gestito e controllato il meccanismo di annotazione dei capi abbattuti sui tesserini e se esistano studi dettagliati sulla consistenza e la dinamica delle popolazioni che sono oggetto di abbattimento- specifica il presidente Lipu - Tutte situazioni sulle quali, comeè' noto da anni, l'Italia è del tutto carente ed ha finora fatto finta di nulla, pur trattandosi di elementi essenziali per poter valutare la sostenibilità del prelievo venatorio e dunque la sua liceità".

"Inoltre, il nostro Paese è in difetto sotto il profilo della durata della stagione venatoria a varie specie di uccelli migratori, cacciati in periodi di migrazione e dunque vietati dalle normative comunitarie. Non meno preoccupante è poi- prosegue Fulvio Mamone Capria - il quadro degli aspetti di conservazione, sul qualel'Europa chiede di sapere perché in Italia si caccino numerose specie in stato di conservazione non buono, tra cui l'allodola, la quaglia, la beccaccia, il combattente, e se esistano piani di gestione adeguati, obbligatori quando si tratta di cacciare specie in stato di sofferenza".

Così, "mentre i cacciatori protestano perché hanno perso poche ore di caccia a tre specie, bene farebbe tutto il sistema, lo stato, le regioni, i portatori di interesse, a preoccuparsi di come rispondere ai quesiti seri e precisi posti dalla Commissione europea e operare interventi concreti. In questo senso - conclude il Presidente Lipu - un plauso va all'azione del ministro dell'Ambiente e del Governo, pur considerato che si tratta solo del primo, doveroso atto di una lunga serie di interventi, indispensabili se si vuol correggere profondamente il sistema e far sì che la Commissione europea, dopo aver scoperchiato il vaso di Pandora della caccia italiana, non proceda nel contenzioso contro l'Italia. Con la conseguenza, in quel caso, che non la caccia ai tordi ma gran parte della caccia italiana possa l'anno prossimo essere sospesa". 

Altavilla Silentina (SA): beccati cacciatori in area protetta“

Cacciatori sanzionati ad Altavilla Silentina

Continuano i controlli anti-bracconaggio, lungo le sponde del fiume Calore, ricadenti nella Riserva foce Sele-Tanagro. Dalla sponda destra il personale dell'Enpa aveva avvistato tre cacciatori sull’argine ed un quarto nel letto del fiume: in pochi minuti è stato sorpreso a pochissimi metri dal fiume un uomo con un setter, privo di porto d’armi che dovrebbe sostenere l’esame a fine febbraio. A circa 30 metri da lui, c’era il padre, proprietario dell’arma.

Durante il controllo, alcuni agenti si sono addentrati tra la vegetazione e hanno così notato un altro cacciatore che sparava stando comodamente appostato nel letto del fiume. Dopo l’arrivo dei carabinieri della stazione di Altavilla Silentina, l’operazione è proseguita: sono scattate le sanzioni per esercizio di caccia ed abbattimento di fauna in area protetta e per la mancanza del porto d’armi.


Sassari, tragico incidente di caccia La vittima è un 54enne di Porto Torres

Un cacciatore è morto giovedì pomeriggio durante una battuta di caccia nelle campagne tra Sassari e Porto Torres.

Il tragico incidente è avvenuto in località Campu Lu Carracciu. La vittima è Costantino Masnata, 54 anni, titolare di una vetreria a Porto Torres.

L'uomo, un cacciatore esperto, stava partecipando a una battuta al cinghiale con degli amici. Secondo la ricostruzione dell'ANSA la compagnia si era divisa per gli appostamenti e verso le 15,20 uno dei componenti del gruppo ha fatto partire un colpo in direzione di un cespuglio, pensando che ci fosse un cinghiale, raggiungendo però il vetraio al volto. Diverso invece il racconto fatto da Giuliano Pesce, presidente dell'Associazione autogestita "Campu Chervaggiu”. "Il socio cacciatore - scrive in un comunicato inviato alla nostra redazione - è morto a causa di un colpo di fucile caricato a palla unica deviato in seguito all’impatto con una roccia". Saranno gli ulteriori sviluppi delle indagini a chiarire l'accaduto. Per i rilievi hanno operato gli uomini del Corpo forestale e i carabinieri.

giovedì 29 gennaio 2015

Pesaro Urbino – Controlli sui cacciatori: capriolo morto e spari segnalati dai cittadini

GEAPRESS – Nella giornata di ieri il personale della Polizia di Stato ha denunciato in stato di libertà un uomo ritenuto responsabile di violazioni penali in materia di armi e munizioni.

L’intervento fa seguito ai controlli del Commissariato di P.S. di Urbino che aveva intensificato i controlli nelle zone di Montesoffio, Gualdi di Urbania e dintorni. Alcuni residenti, infatti, avevano segnalato esplosioni di colpi di arma da fuoco che, secondo la Polizia di Stato, sarebbero stati riconducibili ad attività di bracconaggio.

In tale contesto avveniva la denuncia della persona, intercettata all’uscita di un terreno agricolo.

I Poliziotti estendevano il controllo alla sua abitazione ubicata in provincia. Dall’accertamento sarebbe emerso che l’uomo deteneva armi e munizioni in località diverse da quelle indicate in denuncia e che, inoltre, possedeva munizioni a palla di calibro non dichiarato. Nella stessa circostanza veniva rinvenuta una carcassa di capriolo, della quale il denunciato non giustificava plausibilmente la provenienza.

La carcassa veniva sequestrata ed affidata in custodia al CRAS della Provincia di Pesaro e Urbino. Nell’ambito della medesima attività venivano controllati e sanzionati amministrativamente anche altri cacciatori per illeciti in materia di caccia.

Brescia – Cacciatori con richiami. Due interventi del Corpo Forestale dello Stato

GEAPRESS – Il Comando Stazione di Gavardo del Corpo Forestale dello Stato, in collaborazione con alcuni volontari di Legambiente, è intervenuto nei giorni scorsi in due diverse operazioni antibracconaggio. In tal maniera, riporta la Forestale, è stato possibile individuare dei cacciatori che facevano uso di richiami di allevamento di dubbia provenienza.

In particolare si trattava di cesene e tordi sassello, riportanti anelli che sarebbero risultati alterati nella forma e nelle dimensioni. Gli anelli facevano riferimento ad un’associazione ornitologica.

Nel primo caso veniva controllato in località “Funtanì” del comune di Serle, un uomo intento ad esercitare la caccia da appostamento fisso con l’ausilio di richiami di allevamento. Gli uccelli avevano alla zampa anelli di un’associazione ornitologica ma, ad una prima verifica, sarebbero risultati alterati nella forma e nelle dimensioni. Il cacciatore avrebbe a questo punto dichiarato che i richiami erano di proprietà del padre, allevatore iscritto all’associazione. Il controllo è così proseguito presso l’abitazione ove venivano rinvenuti altri esemplari di specie di avifauna, tordi bottaccio e merli, senza la presenza di una voliera utile alla riproduzione in cattività di tali animali.

Gli agenti del Corpo forestale dello Stato hanno così proseguito il controllo nel bosco prospiciente l’abitazione, rinvenendo ben 14 trappole per la cattura uccelli.

Il cacciatore è stato così deferito all’Autorità Giudiziaria per il reato di uccellagione con mezzi vietati. Tutte le trappole sono state poste sotto sequestro e gli uccelli, anch’essi sottoposti a sequestro, trasferiti al Centro di recupero per la fauna selvatica “Il Pettirosso” di Modena per le opportune cure di riabilitazione finalizzate alla liberazione in natura.

Nel secondo caso, in località “Cariadeghe” sempre del comune di Serle, veniva controllato un’altro cacciatore intento ad esercitare la caccia da appostamento fisso utilizzando uccelli da richiamo privi di anello di identificazione. Il soggetto avrebbe così dichiarato che le cesene ed i tordi sasselli da richiamo erano di sua proprietà e provenivano dal suo allevamento, mostrando alcuni anelli di alluminio dell’associazione ornitologica e tentando di applicarli sul momento al tarso degli uccelli. Venivano così sequestrati 10 anellini e 13 esemplari di avifauna. L’uomo dovrà ora rispondere innanzi all’Autorità Giudiziaria dei reati di uccellagione e per tentato uso abusivo di sigilli.

Vicenza – Cacciatori uccellatori. Colluttazione con la Polizia Provinciale

GEAPRESS – Un intervento maturato di venerdì pomeriggio, giorno di silenzio venatorio. Così, però, è sembrato non essere per due cacciatori individuati alcuni giorni addietro da una pattuglia della Polizia Provinciale di Vicenza in servizio di prevenzione sul territorio. I due, entrambi in possesso di licenza di caccia, si trovavano in mezzo al bosco in fase di installazione di una rete per l’uccellagione di grandi dimensioni.

Erano arrivati nel bosco all’imbrunire a bordo di due scooter. Dopo avere trovato un sito idoneo si sono messi a tagliare la vegetazione con una roncola. Un’operazione, spiega la Polizia Provinciale di Vicenza, funzionale a creare un varco dove sistemare la rete per catturare uccelli.

Alla vista della Polizia Provinciale i due si sono dati alla fuga in due direzioni diverse. Il primo è stato raggiunto e fermato, mentre l’altro avrebbe dato vita ad una colluttazione con un Agente, riuscendo a far perdere le proprie tracce. Sul posto, però, era stato abbandonando lo scooter.

Il mezzo, sprovvisto della targa e rivelatosi successivamente radiato è stato rimosso e successivamente confiscato.

Le indagini della Polizia Provinciale, però, non si sono fermate e dopo qualche giorno sono risaliti all’identità del secondo uomo, che è stato interrogato.

I due cacciatori sono stati quindi segnalati alla Procura della Repubblica di Vicenza per concorso nel reato d’uccellagione. A finire sotto sequestro la rete e la roncola.

All’uomo fuggito e identificato in un secondo momento, sono stati altresì contestati i reati di resistenza a pubblico ufficiale e rifiuto di fornire le proprie generalità, oltre che ad una rilevante sanzione amministrativa per svariate infrazioni al codice della strada connesse all’utilizzo dello scooter radiato.

Follia in Friuli: cacciatore spara alle auto, impicca un cane e appicca incendi

Sette crimini in pochi giorni: l'avventura di un trentenne udinese residente a Savogna è però terminata grazie ad un'attività investigativa condotta da Polizia e Carabinieri di Cividale del Friuli. L'uomo, E.V., aveva compiuto una serie di atti scellerati nelle valli del Natisone: celibe, disoccupato e incensurato, si è reso protagonista di alcuni gesti folli.

Il primo - riporta UdineToday - nella mattinata del 25 gennaio quando ha dato fuoco a 50 balle di fieno e 20 balle di pagliapresso la cava Julia Marmi, provocando la semi distruzione di una struttura adibita ad ovile. Nella stessa giornata, a Tarpezzo di San Pietro al Natisone aveva esploso alcuni colpi di arma da fuoco su un'auto condotta da un abitante di Clenia. Il colpo ha infranto il lunotto posteriore e lo specchietto retrovisore sinistro. E, ancora, un tentato incendio di una Fiat Doblo a Tarpezzo di San Pietro al Natisone.

Ma non è finita qui: sempre il 25 gennaio ha esploso altri colpi di arma da fuoco a Clenia all’indirizzo di un abitante del paese che è stato sfiorato dal proiettile che si è conficcato nel muro di una abitazione. Inoltre, ha incendiato a Savogna una Ford Fiesta di proprietà di un abitante del luogo. Nel pomeriggio, a Merso di Sotto, ha colpito altre due macchine.

Non contento dei crimini commessi, ne ha commesso uno davvero falle: ha ucciso un labrador, impiccandolo. Infine, nella mattinata seguente, quella del 27 gennaio, a Masseris, ha incendiato la legnaia pertinente l’abitazione del sindaco di Savogna.

Nel corso dell’attività investigativa le forze dell'ordine hanno sequestrato il fucile utilizzato per esplodere i colpi di arma da fuoco. Sono anche stati ritirati, in via cautelare, altri quattro fucili e le munizioni legalmente detenute grazie al porto d'armi per uso di caccia.

Ancona. Investe e uccide un disabile 50enne, poi scappa Denunciato un cacciatore marchigiano di 80 anni

Tragico incidente sulle strade di Montecarotto in provincia di Ancona. Un cacciatore 80enne,Gino Cecchini, è stato denunciato con l’accusa di omicidio colposo, fuga e omissione di soccorso dopo avere investito Vittorio Landi, disabile di 50 anni deceduto dopo i soccorsi.

L’anziano, alla guida della sua Renault Kangoo grigia , è stato individuato dagli uomini della Polstrada di Jesi e dagli agenti di pg del compartimento di Ancona. L’arresto non è scattato per l’avanzata età dell’uomo e per i suoi problemi di salute.

All’uomo sono stati sequestrati l’auto (il cui fanale anteriore destro era rimasto danneggiato nello scontro), un fucile da caccia Benelli cal. 12 e il giubbotto rosso tipico della caccia al cinghiale. Per l’80enne, che ha poi accusato un lieve malore, è scattato il ritiro della patente per la sospensione.

Secondo quanto si apprende, dopo l’incidente Cecchini aveva citofonato in un’abitazione dicendo che c’era un uomo investito e ferito sulla strada e che lui non riusciva a telefonare. Il padrone di casa, allertato il 118, aveva poi descritto ai poliziotti il giubbotto rosso di Cecchini,testimonianza decisiva nell’indagine.

sabato 24 gennaio 2015

Cacciatori da Como a sparare nel Parco dei Nebrodi in Sicilia

GEAPRESS – Due cacciatori originari di Como ed una terza persona che li accompagnava, residente nel comprensorio. Sono stati sorpresi in area B del Parco Regionale dei Monti Nebrodi nel corso di un intervento svolto nella giornata di mercoledì, degli uomini del Corpo Forestale Regione Siciliana del Distaccamento Forestale di Caronia (ME).

Dalle perlustrazioni effettuate nel territorio del Comune di Caronia, località “Sorba”, zona “B” del Parco dei Nebrodi venivano infatti sorprese e bloccate due persone residenti a Como, mentre una terza, originaria dei luoghi si rendeva irreperibile. Solo nel pomeriggio veniva accertata e confermata la presenza sul posto ove è stato perpetrato il reato.

Dalla verifica dei documenti è risultato che i due cacciatori di Como, muniti di licenze di porto di fucile rilasciate dalla Questura di Como, non erano stati autorizzati ad esercitare la caccia in Ambito Territoriale di Caccia della Regione Sicilia. La Forestale siciliana ritiene inoltre che l’azione posta in essere dai due soggetti possa aver violato anche i principi generali dettati dall’art. 1 Legge Nazionale 394 del 06/12/2001. Un comportamento, nel caso, che potrebbe apparire come motivo di deterioramento di un patrimonio naturale di “rilevante valore naturalistico e ambientale”, mettendo a rischio la conservazione di specie animali sottoposti ad uno speciale regime di tutela e di gestione.

Considerato che tale attività era inoltre perpetrata in area protetta, la Forestale siciliana contestava l’illecito di natura penale relativo ad “introduzione, da parte di privati, di armi, esplosivi e qualsiasi mezzo distruttivo di cattura in area del Parco dei Nebrodi – Esercizio della caccia in area del Parco dei Nebrodi”.

A finire sotto sequestro due fucili, dalle munizioni e dalla custodia in tela per fucile.

La terza persona, residente nei luoghi, si potrebbe inoltre essere reso responsabile dell’illecito di cui all’art. 650 C.P. (Inosservanza dei provvedimenti dell’Autorità) per non aver osservato l’intimazione dell’alt da parte del Personale in pattuglia di Vigilanza.

I denunciati sono stati deferiti e segnalati all’ Autorità Giudiziaria della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Patti.

L’intervento si è avvalso del Personale del Corpo di Vigilanza dell’Ente Parco dei Nebrodi sede di Caronia, con la fattiva collaborazione delle pattuglie dei Distacc. F.li di Mistretta e S. Fratello, il tutto coordinato dal Commissario Superiore Forestale SCAFFIFI Fonti Salvatore con la supervisione dell’Ispettorato Ripartimentale delle Foreste di Messina.

Siena. Incidente di caccia, spara all'amico


Una frattura scomposta alla spalla e lesioni da arma da fuoco. E’ questo il bollettino medico per un uomo di 80 anni che ieri era andato a caccia con un gruppo di amici. La preda della battuta doveva essere un cinghiale ma qualcosa non è andato secondo i piani e a finire impallinato questa volta è stato il cacciatore. Tutto è successo poco dopo le 9 di sabato 17 gennaio. La squadra si trovava in una zona della campagna del Comune di Casole d’Elsa, in località Selva. A un certo punto quando il cinghiale sembra ormai in trappola sono partiti alcuni colpi ma proprio uno di questi invece di colpire l’animale in fuga ha preso la spalla del cacciatore. Le grida di dolore dell’uomo, che cade a terra iniziando a perdere sangue, sono sentite dai compagni di caccia. Immediati i primi aiuti così come l’arrivo del 118 con i sanitari che una volta stabilizzato il pensionato decidono di trasferirlo al pronto soccorso dell’ospedale di Siena. E’ qui che viene medicato e ricoverato nel reparto di ortopedia con un referto che parla di frattura scomposta della spalla. Sul posto, oltre ai sanitari del 118, arrivano anche i carabinieri che attraverso le testimonianze dei presenti hanno ricostruito quanto accaduto. Sempre i militari dell’Arma hanno provveduto poi a tutti i rilievi balistici che serviranno a capire effettivamente come il pensionato sia finito sulla traiettoria del proiettile sparato da un altro cacciatore durante la battuta al cinghiale. A sparare un uomo di 55 anni denunciato per lesioni gravissime: sequestrate le armi.

mercoledì 21 gennaio 2015

Rieti. Deferiti due cacciatori con armi e munizioni illegali

ph. primadanoi.it
ASSERGI. Il Corpo Forestale dello Stato del Comando Stazione di Amatrice (RI), dipendente dal Coordinamento di Assergi, in questi primi giorni del 2015 è stato impegnato su più fronti in un’attività di controllo del territorio particolarmente intensa, sia all’interno che all’esterno dei confini del Parco. 
I Forestali hanno sorpreso due bracconieri (di 30 e 54 anni, uno residente in Accumoli e uno in provincia di Ascoli Piceno) che sono stati immediatamente deferiti alla competente autorità giudiziaria.
Un fucile semiautomatico calibro 12 e relative munizioni (tutte caricate a palla), nonché una carabina calibro 308 winchester, munita di ottica e relative cartucce per tiri di precisione anche a distanza: questo il materiale sequestrato.
L’intensificazione dei controlli e la decisione di approfondire il filone dell’attività investigativa ha successivamente condotto a diverse perquisizioni, sia in casolari di campagna che presso alcune abitazioni, allargando l’attività, a seguito di articolate indagini, oltre i confini del Parco, verso Accumoli, Poggio Moiano e Roma. 
Nel corso di queste perquisizioni, sono state rinvenute armi e munizioni di diverso calibro che, dai controlli effettuati, sono risultate non essere state denunciate all’Autorità di Pubblica Sicurezza; cinque fucili, oltre a munizioni caricate a palla sia per fucile che per carabina, ma anche per pistola. La persona ritenuta coinvolta nei fatti accertati, un sessantenne residente nel Comune di Accumoli, è stata deferita alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Rieti.
Negli stessi giorni gli uomini della Forestale di Amatrice si sono trovati a eseguire diversi controlli e perquisizioni finalizzati anche a perseguire l’uso illegale del veleno a seguito di numerosi casi di avvelenamento di fauna e animali domestici per motivazioni diverse. 
Mentre si indaga per l’individuazione dei responsabili di una pratica terribile che mette a repentaglio non solo la vita di animali, ma anche la pubblica incolumità, le aree interessate sono state sottoposte a bonifica attraverso l’intervento del nucleo cinofilo antiveleno del Parco del Gran Sasso e Monti della Laga.

sabato 17 gennaio 2015

Castelli Romani. I Guardiaparco sequestrano il fucile a un cacciatore

I Guardiaparco del Parco regionale dei Castelli Romani hanno sequestrato il fucile a un cacciatore sorpreso all'interno dell'area naturale protetta. Nel corso delle quotidiane azioni di vigilanza, all’interno della attività antibracconaggio, rafforzata e intensificata solo pochi giorni fa, i Guardiaparco hanno individuato un uomo armato di fucile all'interno del Parco, dove la caccia è vietata dalla legge. L’arma è stata sequestrata e sono stati avviati gli atti giudiziari previsti in questi casi, inviati alla Procura di Velletri(RM); i fatti sono avvenuti in località Vivaro, all’interno del territorio comunale di Rocca di Papa (RM).

Fonte: parcocastelliromani.it del 14 gennaio 2015

Codevigo (Pd): sequestro di munizioni vietate e trenta cacciatori multati

Codevigo, valle Millecampi: munizioni vietate e cacciatori multati

Codevigo, valle Millecampi: munizioni vietate e cacciatori multati
Un 60enne è stato sanzionato dalla polizia provinciale in valle Millecampi perché con la patente scaduta guidava un'auto non revisionata: 300 euro e ritiro del documento. Un'ottantina i proiettili sequestrati

Sequestrate un’ottantina di munizioni vietate e individuati una trentina di cacciatori ai quali sono state elevate pesanti infrazioni. È l’esito dei controlli eseguiti dalla polizia provinciale in valle Millecampi nei giorni scorsi a Codevigo.

CACCIATORE MULTATO. Gli agenti sono stati impegnati con appostamenti e hanno eseguito un controllo mirato della circolazione stradale. Hanno sorpreso un sessantenne di Codevigo con la patente scaduta dal 2012 alla guida di un veicolo non revisionato. È stata elevata una multa di oltre 300 euro e il ritiro del documento scaduto.

ANIMALI SOTTOPOSTI AD ANALISI. Inoltre, gli operatori del nucleo nautico hanno monitorato lo stato di salute della fauna selvatica, prelevando alcuni esemplari per sottoporli alle analisi dell’Istituto zooprofilattico di Legnaro. Ciò consentirà di capire se la fauna migratoria ha contratto o meno dei virus. "Nessun allarmismo – sottolinea Luciano Fior, responsabile del servizio di Polizia provinciale - le analisi non sono altro che un valore aggiunto e rappresentano un monitoraggio di routine che servirà a mappare lo stato di salute in cui versano gli uccelli migratori".



venerdì 16 gennaio 2015

Grosseto. Cacciatori nell’oasi naturale: «I turisti si sono trovati in mezzo alla cacciata»

ROCCALBEGNA – È successo due volte in poco più di due settimane. Cacciatori, armati di tutto punto, che si sono introdotti, con cani al seguito, nell’oasi e riserva naturale di Rocconi, alla ricerca dei cinghiali. «Se li sono trovati davanti le guide dell’oasi – affermano dal WWF -, si sono sorpresi vedendo il nostro personale, come se fossero loro quelli fuori posto. Episodio analogo è avvenuto domenica 10 gennaio, quando i visitatori e il personale WWF si sono visti attraversare il sentiero natura da un cinghiale inseguito da alcuni cani e più in basso, nell’Albegna, hanno sentito cacciatori urlanti che spaventavano gli animali. Riteniamo che questi episodi siano un fatto gravissimo e non tollerabile».

«Le Riserve Naturali sono state istituite per tutelare la biodiversità e consentire a tutti di fruire di questi ambienti, importanti anche per l’indotto economico che si attiva attorno, e non per cacciare – prosegue il WWF -. Oltretutto questi episodi minano fortemente gli equilibri delle riserve stesse, spaventando gli animali, che all’interno hanno un rapporto diverso con l’uomo, sono più fiduciosi. Le cacciate al cinghiale non dovrebbero essere consentite nemmeno nelle immediate vicinanze delle aree protette, in particolare in luoghi a forte valenza naturalistica molto delicati che, come nel caso di Rocconi, ospitano specie molto rare, come il falco lanario, che proprio in questo momento sta decidendo dove nidificare nella prossima primavera».

«Riteniamo inoltre cosa gravissima mettere in pericolo persone che fruiscono delle nostre riserve, spaventate da colpi di fucile, urla e cani addestrati ad inseguire la fauna selvatica, persone che spesso vengono da fuori regione “ingannati” da ciò che si scrive nelle pagine di promozione turistica – continua il WWF -. Come possiamo promuovere il turismo nelle riserve naturali finché persistono queste condizioni? Dobbiamo promuovere le riserve solamente a caccia chiusa?»

«Almeno nelle aree protette vorremmo essere liberi di girare al sicuro dalle fucilate e non assistere più a scene del genere. Non vogliamo che la Maremma venga ricordata come terra di cacciatori e bracconieri – conclude -, ma di una realtà che ha sapientemente lasciato parti importanti del proprio territorio destinati alla sua salvaguardia».

giovedì 15 gennaio 2015

Ferrara – Cacciatori con richiami acustici. Intervento della Polizia Provinciale

GEAPRESS – Due cacciatori sono stati segnalati all’Autorità Giudiziaria dalla Polizia Provinciale di Ferrara. I due, stante quanto reso noto dalla Provincia di Ferrara, sarebbero stati sorpresi in zona pre-Parco con un richiamo acustico e un fucile con cinque colpi. La legge, invece, ne consente solo tre.

Il reato contestato, in concorso fra loro, è quello di caccia con l’uso di richiamo. Ad uno dei due cacciatori è stato anche contestato l’illecito di caccia con mezzi vietati, che prevede una multa aggiuntiva fino a 1.500 euro.

La pattuglia degli agenti provinciali era intervenuta alle prime luci dell’alba e, dopo essersi inoltrata nel cuore delle valli lagunari a bordo di un’imbarcazione e agevolata dalla fitta nebbia, ha raggiunto la tina nella quale erano appostati i due. In quel momento, stavano usando il richiamo acustico.

A questo punto un Agente è saltato velocemente dalla prua della barca dentro l’appostamento di caccia, ponendo fine all’uso del richiamo vietato dalla legge. La Polizia Provinciale sottolinea come tale strumento attira in maniera ingannevole i volatili e penalizza quei cacciatori che invece usano mezzi leciti.

Sia le armi che lo strumento sono stati sequestrati e messi a disposizione dell’autorità giudiziaria. Del secondo, in particolare, è prevista la confisca e la distruzione.

“Ringrazio i colleghi – ha riportato al termine dell’operazione il comandante della Polizia Provinciale, Claudio Castagnoli – per un servizio durato molte ore in un ambiente non facile e nello stesso tempo da preservare nei propri fragili equilibri, con lo scopo di affermare legalità e rispetto delle regole da parte di tutti, cacciatori compresi”.

Sos caccia, anche l'Europa ci chiede di fermarci

Procedura pilota della Commissione per chiudere la stagione in anticipo. La palla passa alla Regione Lazio

Bum, bum, bum! Chi abita in città non sente, ma basta spostarsi appena, verso i piccoli e medi centri limitrofi alla Capitale, che la caccia ti entra in casa. Impossibile scordare che ogni colpo vale una bellissima vita selvaggia spezzata per gioco. 
È iniziata i primi di settembre, con le preaperture, e i cinque lunghi mesi che affliggono animali e persone volgono al termine. Ma la Commissione europea, per mezzo di una procedura pilota verso il nostro Paese, ha richiesto di anticipare la chiusura della persecuzione ad alcuni uccelli intenti nella migrazione prenuziale. Il ministero dell'Ambiente ha scritto alle Regioni e la palla è nelle loro mani. 
Come si regola il governatore Zingaretti? Per ora, ha deliberato di cessare la caccia ai tordi il 19 gennaio (lo stop era fissato il 31, assieme al cinghiale). In realtà l'Ispra indicava il 10 gennaio, oltre al 31 dicembre per la beccaccia e il 19 per gli uccelli acquatici, tuttavia ignorati dalla nostra Regione. 

Si teme per di più che Zingaretti conceda agli amanti del fucile un regalino: dieci giorni venatori extra a febbraio contro cornacchia, gazza, ghiandaia e colombaccio. Sarebbe un provvedimento tanto legittimo (l'Ispra non contesta dilazioni riguardo tali specie) quanto inopportuno. 
"Si tratta di un periodo difficile per tutti gli uccelli, aggravato dall'atavica scarsità di controlli. Permettere di sparare anche solo ad alcuni facilita il bracconaggio", dice Giovanni Albarella, che cura i rapporti istituzionali della Lipu-Birdlife Italia, il cui direttore generale Danilo Selvaggi spiega: "La procedura aperta della Commissione europea lancia un allarme sulla realtà venatoria italiana e sulle sue molteplici infrazioni. Da noi si caccia troppo a lungo, si abbattono specie in difficoltà, si agisce in assenza di reale programmazione, piani gestionali e chiarezza dei dati, in violazione della stessa legge nazionale. La decisione presa dal Lazio e altre Regioni, ridurre la stagione per alcune specie, è un primo, timido passo avanti. Ma occorre cambiare punto di vista. Basta favori ai cacciatori e danni alla natura, ma vera tutela della natura e rigorosa limitazione della caccia".

Pontedera (Pi). Spari troppo vicini alle case, caccia vietata nella zona delle Melorie

PONSACCO. La zona delle Melorie a Ponsacco non sarà più zona di caccia. I cittadini hanno vinto la loro battaglia ottenendo l’attenzione dell’amministrazione comunale.

Il problema nasce dal 2006, da quando nella frazione sono state costruite le case. Nel frattempo però non c’è mai stato un adeguamento del nuovo piano urbanistico ai divieti di caccia. I cacciatori, dunque, hanno continuato a recarsi in questa zona, nonostante non potessero essere più rispettate le distanze di sicurezza dalle abitazioni. Ogni anno, con l’inizio della stagione venatoria, nei giorni previsti di caccia e durante i fine settimana e i festivi, la zona delle Melorie era interessata da una concentrazione di cacciatori, che mettevano in serio pericolo l’incolumità degli abitanti, degli agricoltori e dei passanti. Nell’ultimo anno si sonno verificati incidenti allarmanti: alcuni cacciatori hanno sparato a ridosso del giardinetto dei bambini, costringendo una nonna con nipoti a scappare ed inoltre sono stati colpiti da proiettili alcuni gatti della zona, oltre alla pioggia di pallini che spesso arrivavano alle finestre dei residenti. Tantissime sono state le chiamate alla polizia provinciale e alla forestale, che in alcune occasioni hanno anche colto i cacciatori sul fatto e li hanno multato. Nonostante questo, i cacciatori, come spiegano alcuni residenti, non si sono mai scoraggiati e hanno continuato nella loro attività venatoria.

Alcuni residenti, dunque, con il fondamentale supporto dell’associazione Dav (difesa animali, ambiente vita), hanno deciso di avviare una formale protesta. Sono state raccolte 154 firme di persone esasperate che da anni subiscono la presenza di cacciatori vicino alle loro case o addirittura accovacciati in agguato dietro la siepe dei loro giardini, in attesa della selvaggina. Al sindaco di Ponsacco è stata chiesta l’adozione immediata di tutte quelle misure mirate a garantire l’ incolumità dei cittadini e il rispetto della loro quiete, al fine di evitare i rischi connessi all’uso di armi da fuoco.

Ora la zona delle Melorie compresa tra la superstrada, Via Verne, Via Gabbiano, Via Colombo, Via Pigafetta, Viale Europa verrà considerata zona in cui non sarà più possibile cacciare, con conseguente installazione di apposita cartellonistica recante il divieto di caccia. I residenti ringraziano il sindaco Francesca Brogi che ha dimostrato sensibilità per il problema. «Ringraziamo tutta l’amministrazione comunale e i funzionari del comune coinvolti nella gestione della nostra richiesta», dicono Laura Benedetti ed Erika Lotto.

Pistoia. Colpo accidentale a caccia,un morto

Pistoia, indagini per omicidio colposo

E' stato ferito a morte da un colpo partito accidentalmente durante la caccia nel Pistoiese. La vittima è un 60enne, che aveva accompagnato due amici nei boschi, ma non stava partecipando alla battuta. Si sarebbe trattato di un incidente dovuto all'esplosione di un proiettile partito dal fucile caduto a terra. L'uomo è stato centrato in pieno volto dell'uomo. I carabinieri indagano per omicidio colposo.

domenica 11 gennaio 2015

Crotone. Abbattimento non consentito di merli, sei cacciatori “beccati” dalla forestale

Gli uomini del Corpo forestale dello Stato, pochi giorni fa e durante un controllo dell’attività venatoria, hanno accertato che una comitiva di cacciatori provenienti da Acri, nel cosentino, aveva abbattuto con armi da fuoco e nel territorio di Caccuri, nel crotonese, sedici merli, violando così la legge sulla protezione della fauna. Uccelli, armi e munizioni sono stati sequestrati e i cacciatori sono stati segnalati alla Procura della Repubblica.

È finita, pertanto, in modo imprevisto la battuta dei sei cacciatori cosentini scoperti da una pattuglia della forestale che ha ritrovato nel bagagliaio del loro fuoristrada, tra gli altri uccelli abbattuti, i sedici merli (cosiddetti Turdus merula) la cui caccia non è consentita. Espletate le formalità dovute, i sei soggetti sono stati così segnalati alla Procura. Insieme agli uccelli, il cui abbattimento non era ammesso perché effettuato oltre il periodo consentito dalla legge che regolamenta l’attività venatoria, sono stati sequestrati i fucili da caccia e le relative munizioni.

Vicenza. Uccide un volatile raro. Cacciatore denunciato

tarabuso
Sorpreso dalla polizia provinciale dopo aver abbattuto un esemplare di tarabuso, un cacciatore è stato denunciato; il suo fucile da caccia e l'esemplare morto sono stati posti sotto sequestro.

È accaduto lo scorso 6 gennaio. Nonostante fosse una giornata di silenzio venatorio, un cacciatore ha deciso ugualmente di perlustrare la zona del fiume Tesina, nelle campagne di Marola di Torri di Quartesolo. Aveva appena abbattuto un tarabuso (Botaurus stellaris), volatile piuttosto raro che gode di particolare protezione, quando è stato colto in flagrante dagli agenti della polizia provinciale, che avevano intensificato l'attività di controllo. L'uomo rischia l'arresto fino a tre mesi o l'ammenda di 516 euro per aver esercitato la caccia in un giorno non consentito, e l'arresto da due a otto mesi o l'ammenda da 774 a 2.065 euro per aver abbattuto il raro volatile, chiara azione di bracconaggio.

giovedì 8 gennaio 2015

Piombo e munizioni da caccia

Premessa di Umberto La Sorda:

Immaginiamo che una cartuccia da caccia contenga una media di 30 gr di pallini di piombo. Immaginiamo che in una battuta di caccia vengano esplosi da un singolo cacciatore una media di 3 cartucce, ovvero una media piuttosto bassa. Moltiplichiamo 30 gr x 3 cartucce ed otterremo quindi 90 gr di piombo in pallini dispersi nell’ambiente in una singola battuta giornaliera. (Il termine disperso è veramente adeguato considerato che proprio per l’effetto della rosata i pallini vengono distribuiti a pioggia sul terreno). Il risultato ottenuto dovrà però essere moltiplicato per un certo numero di cacciatori. Ipotizziamo che un territorio di 15 ettari può essere frequentato da una media di 10 cacciatori. Avremo quindi una media di 900 gr di piombo sparso nel terreno per singola battuta.
Questo è un calcolo ottimistico e prende in esame solo una piccola parte del sistema. In Italia ci sono circa 700.000 cacciatori che hanno a disposizione 55 giornate venatorie. L’ISPRA ed il Ministero dell’ Ambiente riportano dati di circa 10.000 tonnellate di piombo che ogni anno vengono immesse sul territorio nazionale e si parla di quantitativi volutamente calcolati in difetto. (fonte ISPRA, GEAPRESS, Ministero dell’Ambiente). Ora immaginiamo che tutto questo si ripete ogni anno, da decenni. Se vogliamo ipotizzare solo gli ultimi 10 anni con una stima volutamente inferiore di circa 5.000 tonnellate l’anno, arriviamo alla magica cifra di 50.000 tonnellate di piombo!!! …solo negli gli ultimi 10 anni…


Terrificante non è vero? …Piombo che rimane nei terreni spesso coltivati, che viene continuamente dilavato dalle piogge avvelenando le falde acquifere. In alcune zone particolarmente frequentate dai cacciatori come i capanni fissi e le poste sono stati evidenziati nel terreno quantità di metalli pensanti 80.000 volte superiore alla media. Unico passo legislativo fatto è quello di porre il divieto di utilizzare munizioni di piombo solo per le aree umide di ZPS (Zona di Protezione Speciale) e ZSC (Zona Speciale di Conservazione). Peccato che queste ultime devono ancora essere definite e che comunque non si tiene conto delle migliaia di tonnellate immesse nel tempo. Molte associazioni venatorie si sono fatte promotrici, poste davanti l’evidenza, dell’utilizzo di munizionamento alternativo, nella fattispecie di pallini in acciaio o piombo ramato, ma il costo e la resa in termine di gittata ed efficienza non le fa preferire alle classiche munizioni.

Con questa premessa volevo introdurvi alla lettura di questo interessante articolo:

“Nuove ricerche sull’avvelenamento da piombo rivelano che i cacciatori sono più a rischio di stupidità della media. Non è un’opinione degli animalisti ma l’esito di recenti studi scientifici”

Nuove ricerche sull’avvelenamento da piombo evidenziano delle conseguenze ancora più gravi sulla salute animale di quelle finora conosciute. Non esistono dati ufficiali sulla diffusione del piombo in Italia. Ciò che è certo è che la caccia è uno dei fattori principali della disseminazione di questa sostanza sui terreni e nelle acque. Si stima che ogni anno nel nostro paese siano 25.000 le tonnellate di piombo delle cartucce che vengono disperse nell’ambiente durante l’attività venatoria. Finora però gli studi avevano associato il fenomeno del “saturnismo” (avvelenamento da piombo) solo alla caccia nelle zone umide in quanto gli uccelli acquatici ingeriscono i pallini di piombo confondendoli per sassolini che utilizzano normalmente per facilitare la loro digestione. Oggi invece è stato evidenziato che anche gli animali terrestri sono destinati a subire il fenomeno del saturnismo in quanto si è potuto constatare che gli animali che predano altri animali feriti e non recuperati dai cacciatori assumono e metabolizzano anch’essi frammenti di piombo insieme alla carne delle prede. Anche per la salute umana è stato dimostrato che gli effetti dell’uso delle munizioni contenenti piombo sono molto più gravi di quello che finora si pensasse. Nello studio compiuto da ricercatori dell’associazione inglese Wildfowl and Wetlands Trust (WWT) in collaborazione con lo Spanish Research Institute on Cynegetic Resources (IREC), gli scienziati hanno dimostrato che la quantità di piombo presente nelle carni di selvaggina dopo la cottura eccederebbe i limite consentito dall’Unione Europea, in conseguenza del fatto che molti residui di piombo delle munizioni rimarrebbero all’interno della carne. Per verificare ciò, i ricercatori guidati da Rafael Mateo della Università di Castiglia-La Mancia hanno analizzato ai raggi X la presenza di munizioni o frammenti di munizioni all’interno di diverse specie di animali uccisi durante una battuta di caccia. Utilizzando una tecnologia spettroscopica, i ricercatori hanno poi analizzato l’eventuale presenza di frammenti di piombo nella carne già cotta e pronta per essere consumata. Si è visto che il proiettile che penetra all’interno di un animale si frammenta in numerosissime schegge che si diffondono anche a distanze elevate dal punto colpito. Chi consuma selvaggina va quindi facilmente incontro all’ingestione di quantità significative di questo elemento nocivo. “A seconda delle specie e del modo in cui era cucinata la cacciagione, tra il 20 e l’87,5% dei campioni analizzati superavano il livello massimo di piombo consentito dall’Unione Europea nella carne animale”, ha concluso Rafael Mateo. Mangiare quindi carne di selvaggina uccisa con proiettili di piombo potrebbe rappresentare un rischio per la salute, specialmente nei bambini o in chi mangia molto spesso la cacciagione come i cacciatori. A rivelarlo è un autorevole studio pubblicato sulla rivista medica PLoS One. Indagini condotte su vasta scala hanno evidenziato come, ad un incremento della concentrazione di questo elemento nel sangue da meno di uno a 10 microgrammi per decilitro corrisponda un abbassamento del quoziente intellettivo (QI) di 6,2 punti. Nel caso di contaminazioni diffuse, pertanto, il piombo determina pesanti ricadute sociali (con i relativi costi di salute pubblica a carico della collettività), portando ad un aumento percentuale di soggetti con ritardi mentali gravi. Il Food Standard Agency, l’agenzia indipendente del governo del Regno Unito responsabile per la sicurezza alimentare, consiglia alle persone che si alimentano di selvaggina uccisa con pallini di piombo, di ridurre il consumo di questa carne. L’agenzia si rivolge in particolare a gruppi vulnerabili come bambini e donne in gravidanza, sottolineando come l’esposizione al piombo può danneggiare lo sviluppo del cervello e del sistema nervoso.

Claudio Allegrino Coordinatore gruppo Abruzzo Guardie Volontarie WWF Italia

domenica 4 gennaio 2015

Grosseto. Cattura volpe per addestrare il cane, cacciatore denunciato

L'aveva lasciata al freddo per giorni

Grosseto, 30 dicembre 2014 - Denunciato un cacciatore di Roccastrada che aveva posizionato due grosse gabbie abusive e in una di queste aveva catturato unavolpe, lasciata al freddo per giorni, fino all'intervento delle guardie della Lega anti-caccia che l'hanno liberata. Quando il cacciatore si è avvicinato alla gabbia dove era rimasta intrappolata la volpe è emerso che voleva servirsi dell'animale come addestramento per il suo cane da caccia.

Le guardie della Lac lo hanno fermato accertando a suo carico gravi violazioni di carattere penale e amministrative. Le gabbie erano state posizionate nel perimetro della voliera dell'Atc 6 di Massa Marittima in apposite strutture, in una zona dove la caccia è vietata. Il cacciatore è stato denunciato alla procura per esercizio della caccia con mezzi vietati, e per maltrattamento di animali, inoltre è stato sanzionato per caccia in zona vietata.

Orbetello (GR) – Ancora cacciatori pizzicati nella caccia alla beccaccia. Denunciati dal Corpo Forestale dello Stato

GEAPRESS – Ancora cacciatori irrispettosi dei divieti in tema di caccia ed in particolare in quella alla beccaccia. Dopo l’intervento del Corpo Forestale dello Stato avvenuto agli inizi di dicembre proprio ad Orbetello (vedi articolo Geapress) e che aveva portato al sanzionamento di due cacciatori, altri due seguaci di Diana sono stati denunciati dal locale Comando Stazione del Corpo Forestale dello Stato.

Nei giorni scorsi, infatti, il personale del Comando di Orbetello, nell’ambito dei controlli sull’attività venatoria, aveva eseguito interventi mirati al contrasto del fenomeno della caccia alla beccaccia. Si tratta di un tipo di caccia eseguita da appostamento.

Giorno 31 dicembre sono stati per questo sanzionati 2 cacciatori.

Al momento del controllo, uno di essi aveva già abbattuto un esemplare di beccaccia ed è stato quindi sanzionato amministrativamente per l’uccisione avvenuta prima dell’orario consentito oltre che per omessa segnalazione dell’animale abbattuto sul tesserino regionale. L’altro cacciatore invece è stato sanzionato per avere esercitato l’attività venatoria senza i previsti versamenti relativi alla concessione governativa e concessione regionale. Il totale della sanzione ammonta a 1.392 euro.

Bologna. Spara alla finestra di una villa durante una caccia al cinghiale

Pianoro: colpo sbagliato penetra in salotto, per fortuna vuoto 

Bologna, 24 novembre 2014 - Poteva finire in tragedia. Solo per una fortunata casualità in quel momento i bambini non stavano giocando in sala, come fanno spesso, ma erano al catechismo. Si è davvero sfiorato il dramma, ieri mattina, in via Ca’ del Bosco a Botteghino di Zocca, una frazione di Pianoro, quando un proiettile da cinghiale ha bucato il doppio vetro della portafinestra di una villetta ed èpenetrato nel salotto dell’abitazione, andando a conficcarsi nel muro.

Per fortuna la stanza era vuota e nessuno della famiglia, composta dai genitori e da due bambini piccoli, è rimasto ferito. Il padre, furibondo, ha poi chiamato i carabinieri di Pianoro, che si sono precipitati sul posto assieme alla polizia municipale.

Cos'era accaduto? Fin dalle prime ore del mattino era in corso una battuta di caccia al cinghiale, regolarmente autorizzata, in una riserva che confina con la zona in cui sorgono alcune villette, compresa quella di via Ca’ del Bosco. E così uno dei cacciatori, evidentemente dotato di una mira non proprio eccellente, ha sparato in direzione delle case, andando però a colpire la portafinestra della villa che si affaccia sul bosco. Probabilmente gli alberi hanno anche coperto la visuale al cacciatore, forse troppo concentrato sugli animali per far caso alla presenza delle case.

I carabinieri, appena arrivati, hanno sequestrato i fucili e le carabine a tutti i partecipanti alla battuta, circa venti persone divise in due squadre. I militari dell’Arma hanno poi tentato di capire chi avesse sparato alla vetrata, ma nel gruppo delle ‘doppiette’ nessuno si è assunto la paternità del colpo. Tutti hanno parlato genericamente di un «errore», senza però fornire l’identità dell’autore del tiro andato così fuori bersaglio.

I carabinieri, quindi, potrebbero essere costretti a far eseguire una perizia sul proiettile e sulle armi per trovare il colpevole. Il quale, una volta scoperto, verrà denunciato. Dell’accaduto è stato informato anche il pm di turno Beatrice Ronchi.

Com’è facilmente intuibile, i residenti della zona confinante con la riserva venatoria sono sul piede di guerra da tempo e questo episodio non potrà che esacerbare ulteriormente gli animi.