giovedì 15 gennaio 2015

Sos caccia, anche l'Europa ci chiede di fermarci

Procedura pilota della Commissione per chiudere la stagione in anticipo. La palla passa alla Regione Lazio

Bum, bum, bum! Chi abita in città non sente, ma basta spostarsi appena, verso i piccoli e medi centri limitrofi alla Capitale, che la caccia ti entra in casa. Impossibile scordare che ogni colpo vale una bellissima vita selvaggia spezzata per gioco. 
È iniziata i primi di settembre, con le preaperture, e i cinque lunghi mesi che affliggono animali e persone volgono al termine. Ma la Commissione europea, per mezzo di una procedura pilota verso il nostro Paese, ha richiesto di anticipare la chiusura della persecuzione ad alcuni uccelli intenti nella migrazione prenuziale. Il ministero dell'Ambiente ha scritto alle Regioni e la palla è nelle loro mani. 
Come si regola il governatore Zingaretti? Per ora, ha deliberato di cessare la caccia ai tordi il 19 gennaio (lo stop era fissato il 31, assieme al cinghiale). In realtà l'Ispra indicava il 10 gennaio, oltre al 31 dicembre per la beccaccia e il 19 per gli uccelli acquatici, tuttavia ignorati dalla nostra Regione. 

Si teme per di più che Zingaretti conceda agli amanti del fucile un regalino: dieci giorni venatori extra a febbraio contro cornacchia, gazza, ghiandaia e colombaccio. Sarebbe un provvedimento tanto legittimo (l'Ispra non contesta dilazioni riguardo tali specie) quanto inopportuno. 
"Si tratta di un periodo difficile per tutti gli uccelli, aggravato dall'atavica scarsità di controlli. Permettere di sparare anche solo ad alcuni facilita il bracconaggio", dice Giovanni Albarella, che cura i rapporti istituzionali della Lipu-Birdlife Italia, il cui direttore generale Danilo Selvaggi spiega: "La procedura aperta della Commissione europea lancia un allarme sulla realtà venatoria italiana e sulle sue molteplici infrazioni. Da noi si caccia troppo a lungo, si abbattono specie in difficoltà, si agisce in assenza di reale programmazione, piani gestionali e chiarezza dei dati, in violazione della stessa legge nazionale. La decisione presa dal Lazio e altre Regioni, ridurre la stagione per alcune specie, è un primo, timido passo avanti. Ma occorre cambiare punto di vista. Basta favori ai cacciatori e danni alla natura, ma vera tutela della natura e rigorosa limitazione della caccia".

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