sabato 30 novembre 2013

Lanciano (Ch). Sindacalista della Sangritana rimasto ucciso in un incidente di caccia

Un tragico incidente provocato da un colpo partito dal fucile di uno degli amici con cui era uscito in mattinata per una battuta di caccia al cinghiale. E' morto così Franco Pasquini, 55 anni di Treglio, sindacalista della Faisa Cisal e dipendente della Sangritana, dove lavorava negli uffici del deposito dei pullman nella zona industriale di Lanciano. Il dramma si è consumato intorno all'ora di pranzo, in un bosco che si trova nella vallata tra contrada Torre Sansone di Lanciano e Sant'Apollinare. Pasquini, cacciatore esperto, era insieme a un gruppo di cacciatori. Le cause sono ancora in corso di accertamento da parte dei carabinieri. Sembra che uno dei compagni abbia sentito un rumore provenire dalla vegetazione. Non è chiaro se, a quel punto, abbia sparato intenzionalmente, convinto di colpire un cinghiale, o se il proiettile sia partito accidentalmente. Il colpo ha colpito Franco Pasquini in pieno, uccidendolo. La Procura ha aperto un'inchiesta sulla sua morte, indagando un 70enne di Lanciano per l'ipotesi di reato di omicidio colposo. La salma, dopo la ricognizione cadaverica esterna, è stata trasferita all'obitorio dell'ospedale Renzetti. Non è stato ancora deciso se sarà eseguita l'autopsia. Franco Pasquini, lascia la moglie e 3 figli, Luca, Fabio e Dario.

Lucca. Grave cacciatore ferito durante una battuta al cinghiale

L’incidente poco dopo mezzogiorno a Piazzano. L’uomo trasferito con l’elicottero Pegaso all’ospedale di Pisa. Sul posto i carabinieri di Nozzano per i rilievi


Rischia di trasformarsi in tragedia una battuta di caccia al cinghiale nei boschi di Piazzano. L’incidente poco dopo mezzogiorno con il ferito, Paolo Lazzarini, 59 anni, di Camaiore - che non è in pericolo di vita - trasportato all’ospedale di Pisa dall’elicottero Pegaso. Il cacciatore colpito da un proiettile è stato soccorso dai suoi compagni che hanno avvertito il 118. Sul posto un’ambulanza con medico a bordo e la decisione di far intervenire l’elicottero. Sulla vicenda sono in corso accertamenti dei carabinieri di Nozzano.

venerdì 29 novembre 2013

Udine. Caccia vicino alle abitazioni: 6 friulani nei guai

Intervento della Polizia provinciale: i casi sono in aumento. Intensificati i controlli 

UDINE. La Polizia provinciale ha colto sul fatto 6 cacciatori tra Udine, Forgaria del Friuli, Trasaghis, Majano e Osoppo che praticavano attività venatoria vicino alle abitazioni. Una cattiva abitudine in aumento in questa stagione venatoria tant’è che l’attività di controllo e pattugliamento sul territorio da parte degli agenti è stata intensificata. I cacciatori sorpresi sul fatto sono stati multati con una sanzione amministrativa, come indicato dalla L. 157/1992, con una somma prevista per il pagamento in misura ridotta di 206 euro.

La caccia nelle vicinanze di abitazioni e strade viola le disposizioni di sicurezza introdotte dalla L. 157/1992, la quale all’art. 21, comma 1, lettera e), dispone il rispetto di precise distanze minime (50 metri dalle strade e dalla ferrovia e 100 metri dagli immobili) per poter cacciare.

La Polizia Provinciale è impegnata a reprimere la pericolosa abitudine di alcuni cacciatori ad esercitare l’attività venatoria vicino alle abitazioni e alle strade, una pratica che in questa stagione venatoria risulta in aumento rispetto agli anni passati. Diverse sono, infatti, le segnalazioni giunte al Comando della Polizia Provinciale di persone impaurite dagli spari dei cacciatori che si avvicinavano troppo alle abitazioni dei residenti e di persone addirittura sfiorate dai pallini della rosa di tiro dei fucili.

«L’aumento degli episodi segnalati relativamente a tale pratica di caccia scorretta – commenta il comandante Stefano Verri - trova probabilmente origine nel fatto che, con il passare del tempo, gli spazi destinati all’attività venatoria si sono ridotti e i cacciatori faticano a trovare zone completamente idonee per la caccia. Tuttavia è necessario rendersi conto che le violazioni di tale natura non riguardano meri adempimenti burocratici ma costituiscono un pericolo reale e concreto per i residenti nelle aree di caccia e per chi percorre le vie di comunicazione».

«Chiediamo ai cacciatori – conclude Verri – il totale rispetto delle regole di sicurezza a salvaguardia dell’incolumità di tutta la popolazione».

Fiumicino (RM). "Caccia nelle zone abitate, fenomeno in crescita"

I gruppi Pdl e Movimento 5 Stelle chiedono la convocazione urgente di una commissione ambiente
“Ormai vedere persone bardate di tutto punto con il fucile puntato nei vasti campi incolti di Fiumicino sta diventando un’abitudine. Le denunce sono continue". Lo dichiarano il capogruppo Pdl, William De Vecchis e il portavoce in consiglio comunale del Movimento 5 Stelle, Fabiola Velli. "La caccia nelle zone abitate è un fenomeno più vasto di quello che si pensi. La presenza di uomini armati in zone abitate e il ferimento di un falco pellegrino specie protetta, qualche settimana fa, sono segnali che non possono essere più sottovalutati. Chiediamo la convocazione urgente di una commissione ambiente sulla caccia per valutare, secondo le normative nazionali, la possibilità di limitare le aree aperte a questa pratica. La nuova edificazione e l’espansione demografica che sta subendo il nostro territorio necessita di una nuova normativa che regolamenti la caccia su tutta Fiumicino. Siamo sicuri che il presidente Chiodi e i membri della commissione preposta accoglieranno la nostra richiesta”.

giovedì 28 novembre 2013

Voghera (PV). Cacciatore al volante ucciso dal fucile dell’amico, l’auto finisce in un burrone

Un colpo che parte dal fucile dell’amico e l’auto che esce di strada e precipita in una scarpata: è un giallo la tragedia in cui è culminata una battuta di caccia al cinghiale nelle campagne dell’alto Oltrepò Pavese. A perdere la vita ieri nel pomeriggio è stato Dinu Balazs Tinis, un romeno di 34 anni residente a Lodi, colpito alle spalle dal fucile dell’amico mentre era alla guida della sua Ford Galaxy. L’episodio si è verificato attorno alle 18 quando l’auto su cui viaggiavano i due è finita in un burrone nei pressi della frazione Carrobiolo di Menconico, a 850 metri di altitudine.

Secondo le prime ricostruzioni il colpo è stato esploso accidentalmente dal compagno di caccia, un 38enne di Bascapè amico d’infanzia della vittima. L’uomo era seduto a fianco del guidatore e stava cercando di riporre il fucile nel fodero; il colpo ha centrato in pieno il conducente. Il 34enne avrebbe poi perso il controllo dell’auto, che è finita in una scarpata a fianco della provinciale. È morto quasi subito per le gravissime ferite ed è rimasto riverso sul volante mentre il compagno è riuscito ad uscire dall’abitacolo e a dare l’allarme.

I carabinieri della compagnia di Voghera, intervenuti assieme ai sanitari del 118 e ai vigili del fuoco di Pavia, hanno interrogato il sopravvissuto: sulle prime parrebbe trattarsi di una tragica fatalità, ma gli inquirenti stanno cercando di capire perché l’amico della vittima sia rimasto illeso. 

«Sostenete la mia candidatura» Bossi si appella alle doppiette

Umberto Bossi carica le doppiette e lancia un appello ai cacciatori per sostenere la sua candidatura alla segreteria della Lega. Per «far girare» l’invito ad andare a firmare presso la segreteria provinciale è stato chiesto l’aiuto di Fortunato Busana (presidente provinciale Acl e volto noto nel mondo venatorio) che, seppure non iscritto al Carroccio, ha conosciuto in passato il Senatùr durante alcune riunioni sul tema della caccia.

Il padre fondatore torna quindi all’attacco come durante i tempi d’oro. «Bossi mi ha chiamato lunedì – racconta Busana – chiedendomi di invitare i cacciatori leghisti ad andare a firmare per il Congresso, indicando il suo nome».

Poi, la sera, la seconda telefonata per essere «aggiornato». «Ho trasferito il suo invito per una questione di cortesia, non di militanza – precisa Busana – perché personalmente è sempre stato vicino ai cacciatori, e ho quindi sentito quelli che sapevo essere suoi sostenitori».

Sulla questione della raccolta firme per i candidati (oltre a Bossi cono in lizza Manes Bernardini, Matteo Salvini, Roberto Stefanazzi e Giacomo Stucchi) è serpeggiata, nei giorni scorsi, la voce di un ipotetico boicottaggio verso il Capo storico del Carroccio.

lunedì 25 novembre 2013

Le cellette della pazzia – L’On.le Zanoni diffonde un filmato di un centro di distribuzione di “richiami vivi”

Tra uccelli morti ed agonizzanti. Per Zanoni sarebbe quello l'approvvigionamento pagato pure con soldi pubblici

GEAPRESS – A diffondere il filmato è l’Eurodeputato Andrea Zanoni. Secondo quanto affermato in una sua nota, il video ritrae un centro di distribuzione di uccelli selvatici catturati in un roccolo, ovvero impianto di cattura di sfortunati volatili destinati a divenire “richiami vivi” per i cacciatori da appostamento.

Tordo sassello, Tordo bottaccio e Merlo, detenuti senza acqua e cibo. Così sembra potersi confermare dal filmato. Alcuni volatili appaiono morti, altri ancora in probabile agonia. Una pratica, denuncia l’Eurodeputato, finanziata con i soldi delle amministrazioni provinciali.

In particolare quanto mostrato sarebbe riferibile ad un centro di distribuzione. I poveri animali, una volta catturati, vengono detenuti in attesa della consegna ai cacciatori aventi diritto. Proprio nelle ultime settimane, una distribuzione non proprio regolare, sarebbe stata rilevata dalla Polizia Provinciale di Verona intervenuta, in un caso congiuntamente al Corpo Forestale dello Stato, presso due roccoli della Provincia. A finire denunciati sono stati i fiduciari, mentre le due strutture dovrebbero essere state chiuse con provvedimento della stessa amministrazione.

I “richiami vivi” sono possibili in Italia sfruttando la previsione di deroga inserita nella Direttiva comunitaria di settore. A detta dei protezionisti, però, tali provvedimenti dovrebbero essere caratterizzati dall’eccezionalità e dal limitato prelievo. Due fattori essenziali che sarebbero però messi in crisi dalla continuità con la quale alcune regioni italiane autorizzano le strutture. In tal senso ci sono ormai notevoli riferimenti giurisprudenziali maturati grazie ai ricorsi degli ambientalisti ed un clamoroso sequestro, operato dalla Procura della Repubblica di Firenze, dopo che venne riscontrato il vizio di legittimità del provvedimento autorizzatorio. Casa per casa, vennero ritirati dalla Forestale tutti i poveri animali ed affidati ad un Centro di Recupero del WWF.


GUARDA IL VIDEO DIFFUSO DALL’ON.LE ZANONI

domenica 24 novembre 2013

Nuovo incidente di caccia tra Nuoro e Orune Domenica tragica: un morto e un ferito

Tragedia nelle campagne tra Nuoro e Orune: un cacciatore è morto durante una battuta di caccia. C'è anche un ferito.

Tragedia nelle campagne tra Nuoro e Orune: un cacciatore è morto durante una battuta di caccia. Un altro è rimasto ferito. Ancora non si conosce l'identità della vittima, né la dinamica dell'incidente, avvenuto nel pomeriggio. Sul posto i carabinieri.

Scandicci (FI): spara al cinghiale, ferisce l'amico

Il proiettile ha rimbalzato su una rete metallica. Mentre a Firenzuola un altro cacciatore è morto per malore

Ha sparato a un cinghiale, ma il proiettile, la palla unica, ha rimbalzato su una rete metallica e ha colpito il compagno di caccia, ferendolo all'addome. È successo stamani a San Vincenzo a Torri, nel comune di Scandicci (Firenze). Il ferito è stato ricoverato, le sue condizioni non sarebbero gravi. I carabinieri stanno svolgendo accertamenti per ricostruire l'esatta dinamica dell'accaduto e per valutare se ci siano responsabilità. A Firenzuola, invece, un cacciatore è morto per un malore, durante una battuta con gli amici.

Il ferito ha 55 anni ed è di Scandicci. A sparare il colpo è stato un suo amico e compagno di caccia, di 33 anni, di Montespertoli. Ultimati i primi accertamenti, i carabinieri confermano che il colpo potrebbe essere stato deviato da una rete metallica. Il cacciatore morto a Firenzuola aveva 59 anni, era pensionato e abitava in zona. La causa del decesso sarebbe un infarto.

sabato 23 novembre 2013

Verbania. Cacciatore abbatte le anatre nel parco dei bambini

Proteste a Trobaso, erano l’attrazione del parco La Gera lungo il torrente San Bernardino

Due colpi di fucile, di quelli da caccia che sparano pallini, e la famigliola di anatre del San Bernardino, attrazione per i bambini che frequentano il parco La Gera di Trobaso, è sparita. L’area verde è tra via Cotonificio e il fiume: quando due persone presenti nel parco si sono voltate verso l’argine hanno visto il cacciatore recuperare il« bottino». 

Il fatto è successo mercoledì e ha destato sconcerto tra i frequentatori del parco, «affezionati» alle anatre. Se da una parte non è stata violata la normativa sulla caccia, dall’altra gli abitanti di Trobaso richiamano il «buon senso» per protestare contro questo abbattimento. A rassicurare circa la legalità della condotta del cacciatore è l’assessore provinciale alla Tutela faunistica Alberto Preioni: «E’ richiesto che chi caccia si posizioni con le spalle almeno a 50 metri dalle case e che si tenga a 150 metri di distanza nel caso in cui spari in direzione di centri abitati. Per quanto riguarda le anatre, ogni cacciatore può abbattere fino a cinque esemplari». Regole alla mano, dunque, l’ignoto sparatore di Trobaso è tranquillo. 

La discussione rimane tuttavia aperta in merito all’opportunità del gesto in una zona frequentata anche da bambini: «Nell’ultimo periodo nella zona del San Bernardino c’è stato un ripopolamento della fauna e tutti si erano affezionati a quella famiglia di anatre che gironzolavano nel parco La Gera. È una zona per famiglie, attrezzata per i pic-nic, con pista ciclabile e ragazzi che giocano: un’azione del genere in questo contesto è assolutamente fuori luogo» dice Marcella Zorzit. 

Concorda l’assessore alla caccia Preioni: «Innanzitutto dico che facciamo rispettare le regole e la polizia provinciale su questo è severa. A livello morale credo che sarebbe meglio evitare di cacciare in zone frequentate o di richiamo per le famiglie. Ritengo più consona e soddisfacente la caccia in ambienti selvatici dove si riscontra filosofia alla base della pratica: ottenere risultati con la fatica immersi nella natura». 

giovedì 21 novembre 2013

Reggio Emilia. Minaccia vicino con fucile, denunciato contadino nel reggiano


(AGI) Reggio Emilia, 14 nov. - Scene da far west nel reggiano a seguito di vecchi rancori tra due contadini per una lingua di terreno al confine tra i rispettivi poderi. Un agricoltore di 70 anni dopo aver notato il vicino arare un'area di terreno di cui da sempre rivendicava la proprietà, non ha esitato ad imbracciare un fucile da caccia (tenuto regolarmente) sparando poi due colpi in aria a scopo intimidatorio. L'altro contadino, sempre un 70enne, è fuggito a bordo del trattore ed ha dato l'allarme ai carabinieri. L'episodio è avvenuto nel primo pomeriggio di ieri in una frazione del Comune di Bibbiano, in provincia di Reggio Emilia. L'uomo è stato denunciato dai militari per il reato di minacce aggravate ed esplosioni pericolose. Sequestrati il fucile da caccia, una carabina ad aria compressa (trovata nell'abitazione del 70enne denunciato) e le munizioni. (AGI)

lunedì 11 novembre 2013

“Li ho scambiati per un capriolo”, cacciatore ferisce due giovani in Valnure (PC)

Tragedia sfiorata sui monti di Ferriere: cacciatore spara a una coppietta e ferisce due giovani fidanzati. Fortunatamente i due giovani di 26 e 22 anni non sono gravi. Sono comunque stati colpiti dai pallini e curati al Pronto soccorso. Il cacciatore che ha sparato si è giustificato dicendo di averli scambiati per un capriolo.

domenica 10 novembre 2013

Bitti (SS), nuovo incidente caccia Ferito da compagno di battuta

Un cacciatore di Bitti è stato colpito in pieno petto da una fucilata partita dall'arma di un suo compagno che si trovava in una "posta" vicina.

Nuovo grave incidente di caccia in Sardegna. Questa mattina alle 8 sulle montagne di Bitti, vicino alla casa di reclusione di Mamone, nel nuorese, Angelo Demurtas, di Bitti, componente di una grossa compagnia del paese, è stato colpito in pieno petto da una fucilata sparata da un suo compagno che si trovava in una "posta" vicina. L'uomo è stato soccorso dagli amici ma è subito apparso grave. Sul posto è intervenuto l'elicottero Drago 61 del Nucleo dei Vigili del fuoco di Alghero col quale è stato portato nell'ospedale di Sassari dove è ricoverato in prognosi riservata con un polmone perforato.

I carabinieri della Compagnia di Bitti stanno occupandosi dell'incidente e stanno ricostruendo i fatti, per stabilire la dinamica dell'accaduto. Secondo le prime testimonianze il colpo sarebbe stato deviato da un albero o da una roccia. L'incidente di oggi segue quello di giovedì scorso nelle campagne di Santulussurgiu (Oristano) quando un cacciatore di 57 anni è stato raggiunto al basso ventre da una scarica di pallini partita dal fucile di un compagno di battuta. Sempre in Sardegna e sempre giovedì era anche morto a San Teodoro, sulla costa nord orientale della Sardegna, un pensionato, Luciano Floris, di 65 anni, colpito dal suo stesso fucile mentre effettuava una battuta.

sabato 9 novembre 2013

Polignano (BA). Impallinata sull'uscio di casa

cacciatore
POLIGNANO - Una donna 71enne è rimasta leggermente ferita a seguito una fucilata sparata da ignoti. L'episodio è avvenuto nelle campagne tra Polignano e Monopoli e la donna, con leggere ferite agli arti ed al collo, è stata medicata presso l'ospedale San Giacomo di Monopoli mentre ha sporto denuncia per l'accaduto presso il commissariato di pubblica sicurezza. La donna, residente in campagna, aveva protestato contro alcuni cacciatori che, intenti a sparare cacciaggione in una vicina macchia, avevano fatto arrivare i pallini sin sull'uscio di casa. Alle proteste della donna, però, aveva fatto seguito una seconda scarica che, sempre, per caduta, finiva per colpire proprio l'anziana.




Parte un colpo accidentale dal suo fucile S.Teodoro (OT), muore cacciatore 65enne

Un cacciatore è morto nelle campagne di San Teodoro (OT).

La vittima è Luciano Floris, 65 anni, di San Teodoro. I carabinieri della compagnia di Siniscola stanno accertando le cause della morte. L'ipotesi più probabile è che sia partito un colpo dal fucile dello stesso cacciatore mentre stava saltando un muretto a secco. L'incidente si è verificato ieri intorno a mezzogiorno in località Monte Petrosu.

I compagni di caccia hanno immediatamente chiamato i soccorsi, ma per l'uomo non c'è stato nulla da fare.

venerdì 8 novembre 2013

Abbattuta femmina di capriolo. Denunciati due cacciatori

Operazione della stazione forestale di Aviano e della polizia locale della Provincia nella riserva di Caneva, dove la caccia era stata chiusa da tempo

PORDENONE. Nel territorio montano del Comune di Caneva si è svolta una operazione di controllo organizzata dalla stazione forestale di Aviano assieme alla polizia locale della Provincia di Pordenone.

Tre pattuglie operanti ai margini della foresta del Cansiglio, in zona Sic, hanno effettuato diversi accertamenti sui numerosi cacciatori presenti in zona per la tradizionale caccia al cervo. In uno di questi nella parte posteriore di un auto, con a bordo due persone, gli agenti hanno rinvenuto, in un trasportino per cani, il cadavere di una femmina di capriolo avvolto in un sacco di plastica trasparente.

L’animale era stato ucciso da una fucilata ma era privo della fascetta che ne avrebbe attestato il legittimo abbattimento, perché nella riserva di Caneva la caccia al capriolo è chiusa da diversi anni al fine di consentire il riequilibrio numerico della specie.

Ai due cacciatori sono stati quindi contestati la illegittimità dell’abbattimento e l’appropriazione indebita dell’animale ed entrambi sono stati denunciati a piede libero.

Granarolo dell’Emilia (BO) – Cacciatore spara il colpo di grazia alla lepre ma ferisce una donna appena uscita da casa

Intervento dell'Arma dei Carabinieri. Sequestrati cinque fucili. La lepre va ai cacciatori

GEAPRESS – Esce di casa per avere sentito gli spari dei cacciatori in via Viadagola a Granarolo dell’Emilia (BO), ma viene colpita da due pallini di piombo. Secondo la ricostruzione dei Carabinieri del Comando Provinciale di Bologna, il cacciatore non avrebbe rispettato la distanza di sicurezza dall’abitazione della donna. In particolare lo stesso armato aveva già colpito una lepre la quale, per sfuggire dal cacciatore, si era avvicinata alla recinzione. E’ in questo punto che il 58enne di Ozzano dell’Emilia, gli ha sferrato il colpo di grazia. Secondo i Carabinieri non sarebbero stati rispettati i 100 metri di distanza previsti dalla normativa sulla caccia.

Due pallini, una volta rimbalzati, hanno colpito la donna alla guancia e alla spalla. Soccorsa dai sanitari del 118 e stata trasportata al Policlinico Sant’Orsola Malpighi. La prognosi è di dieci giorni.

Il cacciatore, è stato sanzionato di 206 euro ai sensi dell’art. 21 comma prima Legge 157/1992. Per lui, inoltre, la denuncia per lesioni personali colpose. Ad intervenire sul posto i Carabinieri della Stazione di Granarolo dell’Emilia i quali, in via cautelativa (art. 39 TULPS), hanno provveduto al sequestrato dell’arma e di altri altri 4 fucili da caccia che deteneva in casa, tutti regolarmente denunciati.

La lepre deceduta, riferiscono i Carabinieri, se la sono assicurata gli altri cacciatori.

mercoledì 6 novembre 2013

Cacciatori vicini alle abitazioni, a Mondaino (RN) cittadino chiama il 112

Cacciatori troppo vicini alle abitazioni: sono in aumento le segnalazioni, l'ultima alle 8.15 di sabato a Mondaino. Un cittadino, residente in via Pulzona, ha chiamato il 112 dopo aver sentito degli spari. I Carabinieri di Saludecio hanno controllato la zona, non trovando nessun cacciatore. La situazione si è quindi normalizzata.

martedì 5 novembre 2013

Levico (TN), sette cacciatori nei guai

Sparavano troppo vicino alla strada e alla ciclabile. Uno è stato anche denunciato

LEVICO. Avevano liberato alcune decine di fagiani in fondovalle, nella zona di Levico e Barco, e poi, s’erano messi a caccia dei volatili. Quella che tra i cacciatori viene chiamata la “fagianata” ha avuto una conclusione imprevista, l’altro ieri. Assieme ai cacciatori, infatti, c’erano gli agenti forestali e i guardaccia impegnati in un servizio coordinato per verificare che l’attività venatoria venisse praticata nelle distanze da strade e abitazioni stabilite dalla normativa.

Sette i cacciatori pizzicati dagli uomini in divisa mentre sparavano ai fagiani ad una distanza inferiore ai 150 metri da strade fissati dalla legge come limite minimo per sparare con fucile da caccia con canna ad anima liscia. La caccia, per la precisione, può essere esercitata fino a soli 50 metri da arterie stradali e ferrovie, ma i metri triplicano nel caso in cui si metta mano al fucile e si spari in direzione delle zone “sensibili”. Disposizione che i sette appassionati dell’ars venandi non avevano rispettato. 

Non solo, per uno di essi i guai non si sono limitati ad una sanzione. L’uomo, infatti, ha rimediato anche una sanzione penale: ad un successivo controllo delle armi, infatti, il cacciatore è risultato in possesso di un fucile irregolare. La legge, infatti, stabilisce che un fucile a canna liscia utilizzato in “zona Alpi” non possa avere un “serbatoio” in grado di contenere più di due colpi mentre in possesso dell’uomo ne è stata trovata un’arma con caricatore a tre colpi. Per questo, sul posto sono stati fatti intervenire i carabinieri della stazione di Borgo che, dopo le verifiche del caso, non solo hanno denunciato a piede libero l’uomo, ma hanno disposto ulteriori verifiche su eventuali altri armi custodite dal cacciatore nella sua abitazione. A settembre, nel primo giorno di caccia, due appassionati della sezione di Besenello erano stati pizzicati a sparare vicino alla strada, ad Acquaviva.

Ossago (MI). Cacciatori terrorizzano lo scuolabus

Cacciatori sparano alla selvaggina in strada mentre passa lo scuolabus: attimi di paura giovedì mattina 31 ottobre per autista e accompagnatore del servizio trasporto scolastico di Ossago. A bordo ci sarebbe stata anche una piccola alunna della scuola, ma la presenza non è confermata dall’amministrazione comunale. Il fatto è accaduto giovedì mattina alle 7, appena iniziato il servizio di trasporto scolastico, lungo la strada di campagna per cascina Bruseda, con ingresso dalla strada provinciale 190 (quella che collega la provinciale 23 Lodi-Borghetto e la 107 proprio all’altezza di Ossago). La stradina si snoda in aperta campagna per circa un chilometro, con campi a destra e sinistra. È stato proprio lungo questa stradina che improvvisamente l’autista dello scuolabus è stato costretto a una brusca frenata per evitare una lepre che era sbucata da un campo, aveva attraversato la strada e si era rituffata nei campi dall’altra parte, inseguita da alcuni cani da caccia. A quel punto quasi da bordo strada sono stati esplosi due colpi di fucile, che si sono sentiti ben distinti e che sono passati a pochi metri dallo scuolabus.


Due erano i cacciatori che inseguivano la lepre e non si sono fatti scrupolo di sparare, e poco distante è stata vista un’auto della quale è stato registrato il numero di targa. Autista e accompagnatore dello scuolabus non hanno avuto la prontezza di spirito di scendere dal bus e fermare i cacciatori o forse non hanno voluto farlo. Non è chiaro se a bordo ci fosse o meno anche la piccola alunna che utilizza il servizio in quella zona: l’amministrazione non conferma. «Che la bimba fosse presente o meno, però non cambia la gravità del fatto, perché ci sono stati spari su una strada, e lo scuolabus era ben visibile: poteva anche essere pieno di bambini, ma i cacciatori non si sono fatti alcuno scrupolo di sparare a pochi metri - dice il sindaco di Ossago Angelo Taravella -. C’è stata una violazione di legge, con l’aggravante del passaggio di un servizio di trasporto destinato ai bambini».

La caccia non può essere praticata a una distanza inferiore ai 150 metri dalle strade, ed è difficile pensare che i cacciatori non abbiano visto lo scuolabus, il classico minibus da 30 posti per trasporto scolastico, di color giallo. «Ci siamo rivolti alla polizia locale della provincia di Lodi, c’è un’auto e un numero di targa dai quali partire per un’indagine - conclude Taravella -. Personalmente non ho nulla contro i cacciatori, ma in questo caso si è oltrepassato il limite del buon senso, dimostrando di non tenere in conto nemmeno la sicurezza dei bambini».

domenica 3 novembre 2013

Fiumicino (RM), abbattuto un raro falco. La Lipu chiede il divieto di caccia

Si tratta di un rarissimo falco di palude. I cacciatori gli hanno sparato a ridosso delle abitazioni in zona Isola Sacra

Non è morto ma versa in gravi condizioni il rapace di una specie protetta trovato agonizzante in un canale di bonifica dell'Isola Sacra. Lo splendido esemplare è stato trovato da alcuni cittadini in una zona aperta all'attività venatoria, in via Passo Buole a ridosso di Fiumara Grande. 
I soccorritori hanno immediatamente contattato i volontari del Centro Habitat Mediterraneo Lipu Ostia che sono prontamente intervenuti per recuperare, non senza difficoltà, l'animale e consegnarlo alle cure del Centro Recupero Fauna Selvatica di Roma.
L'esame radiografico a cui il rapace è stato sottoposto presso il centro Lipu ha evidenziato la presenza di tre pallini di piombo da caccia e la frattura multipla, scomposta ed esposta dell'ulna e radio dell'ala destra. Purtroppo le sue condizioni non sono buone, il rischio di necrosi nell'arto fratturato è elevato, ed i veterinari valuteranno nei prossimi giorni la risposta alle medicazioni. 
Il falco di palude, come indica il nome stesso, è un rapace diurno estremamente legato alle zone umide, può misurare fino a 55 cm di lunghezza, per 4-600 grammi di peso e un'apertura alare che può raggiungere i 125 cm. "Questo ennesimo grave episodio di bracconaggio all'Isola Sacra, ai danni di un animale protetto ed assolutamente non confondibile con specie cacciabili quale un falco di palude - dichiara Alessandro Polinori, co-responsabile del Centro Habitat Mediterraneo Lipu Ostia - ripropone l'assurdità del fatto che sia ancora consentita la caccia in una zona così delicata, situata alla foce del Tevere e per questo estremamente importante per il transito e la sosta degli uccelli migratori. Episodi del genere non sono però purtroppo nuovi, tanto che in passato anche esemplari di altre specie rare e protette come la spatola sono stati colpiti da fucilate. In aggiunta a ciò, nell'area, circondata da case, i cittadini temono quotidianamente per la propria incolumità, laddove più volte persone a passeggio, sportivi, proprietari di cani, hanno rischiato di rimanere impallinati, tanto che molti abitanti della zona, dopo aver segnalato la situazione alle autorità competenti, ci hanno contattati affinché ci facessimo portavoce delle loro istanze in merito a questo grave problema, dichiarandosi disponibili a sottoscrivere una richiesta pubblica per far interdire l'area all'attività venatoria. Come Lipu Ostia-Litorale chiediamo quindi ufficialmente un intervento da parte del sindaco di Fiumicino Montino, affinché emetta un'ordinanza di divieto di caccia a tutela della pubblica incolumità nella zona dell'Isola Sacra, certi della sua sensibilità e volontà di garantire la sicurezza di tutti i cittadini del territorio".

Castiglione della Pescaia (GR): sparano e uccidono un cane scambiandolo per un cinghiale

L’episodio a Castiglione della Pescaia: un colpo di fucile ha raggiunto l’animale mentre era con il padrone. «Nessuno dei cacciatori si è fermato a prestare soccorso»
GROSSETO. Un pastore tedesco di sei anni è stato colpito da una fucilata che gli ha strappato la mandibola ed è morto nonostante le cure. Il fatto è avvenuto in località Ampio, nel comune di Castiglione della Pescaia (Grosseto) intorno alle 15 di sabato, ma l'episodio è stato reso noto oggi dalla Lav.


Il cane si trovava in un terreno privato recintato dove stava passeggiando insieme al padrone. Erano a pochi passi da casa, quando si sono imbattuti in una squadra di caccia. «Ho visto uno dei cacciatori puntare il fucile oltre la recinzione e fare fuoco su Argo che era a qualche metro da me - ha raccontato il proprietario del cane alla Lav - dopodiché si è giustificato dicendo di averlo scambiato con un cinghiale». Argo dopo il colpo, con la mandibola divelta dal proiettile, è fuggito in un oliveto dove è stato poi recuperato e portato d'urgenza in clinica. Prima però il proprietario di Argo ha chiamato i carabinieri e poi la Lav. Nessuno dei cacciatori che hanno assistito alla scena lo ha aiutato a soccorrere il cane, ha riferito: anzi all'arrivo dei militari la squadra si era già allontanata. Le condizioni dell'animale erano gravissime e i veterinari hanno avuto la sola scelta dell'eutanasia. «Non posso credere che si sia trattato di un errore - ha spiegato il proprietario - perché Argo era di fronte a me, il terreno in quel punto è libero e chi ha sparato non distava più di una quindicina di metri dal cane».

sabato 2 novembre 2013

Mortara (PV), parte un colpo di fucile: cacciatore ferito

MORTARA. Il cacciatore inciampa, e parte un colpo dal fucile che ferisce l’amico: Simone Angelo Carruso, 39 anni, di Milano è ricoverato da ieri in prognosi riservata al policlinico San Matteo di Pavia, con gravi lesioni al braccio e alla spalla destra. Non è comunque in pericolo di vita.

L’incidente di caccia è avvenuto ieri mattina poco dopo le 9. I due cacciatori, in trasferta dal Milanese, stavano percorrendo a piedi via Vecchia per Gambolò. Sul posto sono poi arrivati i carabinieri della stazione di Mortara: da una prima ricostruzione dei fatti, i due amici camminavano in fila indiana, quando il secondo – un 66enne di Novate Milanese – ha inciampato e per non cadere si è appoggiato al fucile. E’ partita un rosata di pallini dall’arma calibro 12 che hanno colpito alla spalla l’altro cacciatore, che lo precedeva in fila indiana.

Il 39enne ha perso l’equilibrio ed è caduto in un fossato vuoto di acqua, ma comunque fangoso, dato che l’altra sera ha piovuto a lungo. Per recuperare il ferito e consentire all’ambulanza di arrivare sul luogo dell’incidente – la strada sterrata era altrettanto fangosa e piena di pozzanghere, l’ambulanza rischiava di impantanarsi – è stato necessario l’intervento dei vigili del fuoco: sul posto una squadra del distaccamento di Mortara. Simone Carrruso è stato soccorso e poi ricoverato al policlinico di Pavia. «Gli incidenti di caccia come questo purtroppo capitano non di rado – dice Gaetano Lacerenza, presidente regionale Confavi, una delle associazioni dei cacciatori – quando si va a caccia si dovrebbero rispettare le regole di sicurezza. Una è proprio mettere la “sicura” al fucile finchè non lo si deve usare. Questo soprattutto quando si cammina in fila indiano, o si percorrono tratti accidentati o in salita, dove è facile cadere. Ci si deve ricordare che la caccia è uno sport che si pratica utilizzando un’arma da fuoco». Va detto però che la sicura può non bastare se cade male il fucile, per evitare casi come quello di ieri il fucile va scaricato se è un semiautomatico o aperto se è un sovrapposto o una doppietta. «Per ottenere il porto d’armi uso caccia si deve frequentare un corso – ricorda Lacerenza -. Per il primo anno dopo la concessione della licenza si può andare a caccia solo accompagnati da un altro cacciatore».

In provincia di Pavia la stagione si è aperta a fine settembre. Sono potenzialmente in attività settemila doppiette, di cui oltre 2mila in Lomellina, considerando anche i cacciatori residenti fuori provincia ma comunque iscritti agli ambiti locali.

Terni. Fucile scoppia in mano a un cacciatore, un pezzo della canna si conficca nel tetto di un'automobile

Tragedia sfiorata a Marmore dove un cacciatore di 35 anni è rimasto ferito al volto mentre riponeva il suo fucile. La canna "impazzita" per poco non colpisce il proprietario di un'automobile in sosta

Terni, 2 novembre 2013 - Un cacciatore di 35anni residente a Marmore è rimasto ferito al volto in seguito all'esplosione del suo fucile da caccia che stava riponendo nella custodia dopo un'uscita nei boschi. L'arma è esplosa per cause ancora in via d'accertamento, ma la deflagrazione ha spezzato in due la canna del fucile stesso e la sommità è partita come un vero e proprio proiettile andando a conficcarsi sul tetto di un'automobile lasciata in sosta e sulla quale si accingeva a salire il proprietario, molto scosso per l'accaduto.

A riferirlo sono stati i carabinieri della stazione di Piediluco allertati da un gruppo di residenti di Marmore che udito lo scoppio. I carabinieri, quando hanno visto un pezzo di una canna di fucile sul tetto della macchina dell'ignaro abitante, hanno subito capito che si trattava di una esplosione di un fucile il cui proprietario poteva aver subito gravi conseguenze. Per tale ragione hanno organizzato battute di ricerca nel vicino bosco, dall'esito, però, infruottuoso. Contemporaneamente alle ricerche nel bosco, un'altra pattuglia dei carabinieri individuata a circa 200 metri dalla canna conficcata nel tetto dell'auto l'auore del gesto: un cacciatore di 35 anni. Il quale, ferito al volto, ferito al volto, spiegava che nel riporre il proprio fucile aveva fatto partire un colpo che, per cause ancora in corso di accertamento, ha fatto esplodere l’arma. 

Il 35enne è stato subito soccorso e poi denunciato per "accensioni ed esplosioni pericolose".

Caccia, bollettino di guerra e censura

13 le vittime tra la gente comune, di cui 3 i morti (2 donne). 10 i feriti tra i quali c'è un minore: una bambina ferita nella sua cameretta. 14 sono i cacciatori vittime di sé stessi o del fuoco amico, tra i quali 1 morto. In totale sono ben 27 vittime dal 1 settembre a venerdì 25 ottobre, per armi da caccia e cacciatori, per un totale di 23 feriti e 4 morti. Insomma un vero e proprio bollettino da guerra. 

A far quasi più male delle pallottole, permettetemi l'esagerazione, è l'ipocrisia e il bieco negazionismo delle associazioni venatorie che di fronte a queste tragedie continuano a sostenere che la caccia non è più pericolosa di altri “sport” e a distorcere i dati dei morti e feriti. 

A questi signori rispondono i dati sulla sofferenza causata o auto inflitta dalle pallottole sparate dai cacciatori. 
Si perché dietro questi dati, che le associazioni venatorie distorcono o cancellano del tutto, ci sono persone vere, spesso cittadini innocenti che con la caccia non hanno nulla a che fare colpiti nella loro quotidianità da questo “sport” crudele e sanguinario. 

Per non contare anche tutti i casi di tragedie sfiorate per comportamenti asociali, pericolosi ed illegali da parte di chi detiene la licenza di caccia. Non è una novità che chi difende la caccia punta volutamente a sminuire il tema sicurezza dei cittadini, riducendolo a semplice variabile da "tragica fatalità”. Come evidenzia l'Associazione Vittime della Caccia, si tratta di un confronto oltre che fuori luogo assolutamente pretestuoso e fuorviante. Un esempio? Le associazioni venatorie quando “sparano” i numeri delle vittime per caccia, contano solo i cacciatori, in spregio e nella totale mancanza di rispetto verso chi i cacciatori hanno ferito o ammazzato ma non è cacciatore. 

Sempre l'Associazione Vittime della Caccia, denuncia che queste associazioni armate hanno prodotto dettagliatamente i dati sulle vittime per caccia da loro raccolti, per evitare un confronto aperto e trasparente. Noi della Lega Abolizione Caccia LAC invece – sono presidente della sezione veneta - inseriamo nel conto dei morti e feriti anche i colpiti da infarto o caduti durante l'esercizio della caccia e questo perché siamo interessati a un focus più completo su una realtà da bollettino da guerra. 

Insomma il mondo venatorio continua a pretendere di rassicurarci con argomenti non credibili. A queste argomentazioni false e pretestuose rispondo ancora una volta con la forza dei numeri veri, dei fatti, che testimoniano quanto dolore e sofferenza questa assurda e barbara pratica continua a causare in Italia e in Europa. Di fronte tutto questo, la mia battaglia contro la caccia continuerà più forte che mai! 
Andrea Zanoni

Cagliari – Cacciatore, dipendente pubblico e bracconiere con fucile clandestino

Arrestato dal Corpo forestale della Regione Sardegna Ispettorato Ripartimentale di Cagliari.

GEAPRESS – Il controllo della Forestale della Regione Sardegna, Ispettorato Ripartimentale di Cagliari, è avvenuto all’interno dell’Oasi Permanente di Protezione Faunistica del Parco di Monte Arcosu gestita e di proprietà del WWF. In località Gattureddu, nel comune di Uta è stato infatti sorpreso un uomo con un fucile doppietta calibro 16 caricato a pallettoni fornito di supporto artigianale ove era stata piazzata una pila per abbagliare la preda. Secondo la Forestale si apprestava a piazzarsi sopra una pianta di carrubo in prossimità di una pastura di grano predisposta per attirare cervi (pappadroxia).

Il fatto è avvenuto nel corso della nottata di ieri.

L’uomo, accortosi di essere stato individuato, ha tentato un breve fuga ma è stato subito bloccato dai Forestali del Nucleo Investigativo e della Stazione di Capoterra. Dal controllo dell’arma è risultato come la matricola fosse stata abrasa e per questo, considerata la flagranza di reato di porto di arma clandestina, è scattato l’arresto.

Il bracconiere, originario di Assemini, è un dipendente della Regione Sardegna oltre che cacciatore in quanto titolare di licenza di porto di fucile per uso caccia.

Dalla perquisizione domiciliare è conseguito il ritrovamento, tra la varia selvaggina, anche di parti di Cervo sardo congelate in freezer e contrassegnate nella busta con la scritta “Cervo”. Per il Corpo Forestale si tratta del frutto dell’attività di bracconaggio che da tempo l’uomo praticava. Alla Procura della Repubblica sono stati trasmessi gli atti ed Il Pubblico Ministero Emanuele Secci considerati i fatti ha disposto per la custodia dell’arrestato in carcere a disposizione del GIP.

L’operazione come le precedenti già portate in porto dalla Forestale regionale, si inquadra nell’attività di contrasto del fenomeno della caccia di frodo in generale a tutela della fauna selvatica e della biodiversità che caratterizza le aree naturali della Sardegna.




Isola del Giglio (GR): Presidente di Federcaccia e anche vicesindaco denunciato per uso di richiami illegali

Mario Pellegrini pizzicato dalla Forestale per l’uso di richiami illegali, ma lui si difende e va dall’avvocato: «Non erano miei»

ISOLA DEL GIGLIO. L’uomo che salvò i naufraghi nella lunga notte del naufragio Concordia, Mario Pellegrini, il vicesindaco dell'isola del Giglio, è inciampato in una “trappola” ed è stato denunciato dal Corpo Forestale dello Stato. Due giorni fa avrebbe posizionato (secondo la Forestale) alcuni richiami acustici illegali durante una battuta di caccia al tordo nei boschi dell’isola. L’accusa è di bracconaggio, anche se lui smentisce categoricamente: «È vero, sono stato denunciato, ma quei richiami non erano miei».


La notizia ieri ha rapidamente fatto il giro dell’isola, dove Pellegrini è naturalmente molto conosciuto e non solo come amministratore o imprenditore, ma anche come presidente di Federcaccia. Il giorno dopo iol fatto (cioè ieri) la notizia è stata ripresa in un sito internet ambientalista, Greenreport, in bella mostra nella home page, col titolo: “Caccia illegale all’isola del Giglio, l’assessore beccato dalla Forestale”. Il sito spara a zero sul sindaco e la sua giunta a proposito delle loro politiche ambientaliste. Tempo fa, per dirne una (come riporta il sito), «il sindaco dell’isola del Giglio Sergio Ortelli si scagliò contro alcune associazioni ambientaliste e animaliste che organizzarono campi antibracconaggio nell’isola, colpevoli - a suo dire - di aver dato un’immagine sbagliata del suo Comune e dell’intera comunità gigliese pubblicando foto che mostravano uccelli e conigli selvatici uccisi dopo essere finiti nelle “schiacce”, le trappole fatte con una pietra in bilico su un bastoncino, tagliole e lacci». Secondo lui, prosegue il sito, «non si poteva scambiare la tradizione con il bracconaggio...». Una polemica che ha tenuto banco piuttosto a lungo, quella tra animalisti e amministratori gigliesi, e che è stata rinvigorita ieri dall’ultima notizia di cronaca: la denuncia per bracconaggio del vicesindaco stesso; il quale in effetti ammette di essere stato denunciato (e il suo fucile sequestrato) ma dà anche la sua versione dei fatti. Due giorni fa alle 7,30 - dice - «ero andato a caccia al tordo con un amico medico. E stavo provando il suo fucile perché ero intenzionato a comprarlo. A un certo punto sono sbucati gli uomini della Forestale, che mi hanno contestato la presenza di alcuni apparecchi acustici non autorizzati: richiami che io avrei usato illegalmente», ma la cui proprietà lui smentisce categoricamente: «erano in terra a 20 metri da me, non erano miei». È scattato il verbale: la denuncia che lui però contesterà. La Forestale ha pure sequestrato il fucile. «Sono già andato dall’avvocato», dice lui, sostenendo di essere finito in una trappola politica: più volte ho sostenuto pubblicamente che al Giglio mancano i soldi per i servizi essenziali, per esempio per l’Asl e per curare i bambini, mentre per altre cose, per esempio per la Forestale, si spende troppo... A questo punto smentisco e mi affido al legale: ho fiducia nella giustizia».