All’Ibis eremita del quale la LIPU ha oggi comunicato il ritrovamento di un individuo ucciso a fucilate (vedi foto), se ne devono aggiungere altri. Un’altro, addirittura, potrebbe appartenere allo stesso gruppo di quello oggi rinvenuto impallinato. Si erano posati, ignari del loro destino, in un’area immediatamente esterna al Parco Nazionale del Gran Sasso.
Già nel 2006, però, il gruppo di ricercatori austriaci che stava seguendo il tentativo di reintroduzione del raro animale (ne rimangono al mondo solo 400), riferendosi al nostro paese, così scriveva in un suo report: “in tutto 7 uccelli su 22 sono stati definitivamente persi o morirono durante l’anno. Due di questi vennero uccisi dai cacciatori e questa sembra essere la più probabile causa anche delle altre morti o sparizioni“.
La ricerca del gruppo austriaco, che era riuscito a riprodurre in cattività il rarissimo animale, era continuata, infatti, con una sorta di migrazione assistita. Gli animali, cioè, venivano seguiti con l’ausilio di piccoli veicoli aerei e con radiocollari. Si venne così a sapere che svernavano a Orbetello, in Toscana. Poi un gruppetto di quattro decise di fermarsi in località Pizzoli, vicinissimo al Parco del Gran Sasso. Anzi, molto vicino al centro abitato di Pizzoli (AQ), praticamente tra le case. Uno è quello di cui oggi da comunicazione la LIPU. Trovato impallinato. Un altro uccello è stato già recuperato mentre per il terzo sempre oggi si sperava di portare a termine le operazioni di cattura. Del quarto, invece, non si hanno più notizie. Appena chiediamo al Vice Questore Aggiunto dott. Carlo Console del Corpo Forestale dello Stato, Comando Provinciale L’Aquila, se il quarto animale può essere anch’esso finito a fucilate ucciso, alza nervosamente le spalle.
“E’ possibile che sia stato ucciso e portato via. Di lui se ne sono letteralmente perse le tracce.” dice il Vice Questore Console.
La Forestale era stata coinvolta dall’ISPRA, l’organo tecnico incaricato dalla legge, sulle specifiche competenze in tema di fauna selvatica. Si era così costituito il collegamento con il gruppo di ricercatori austriaci.
“Con gli austriaci e non solo, abbiamo fatto una enorme brutta figura – continua il Vice Questore Console – Penso per primo all’Ibis ma anche all’opinione che gli stranieri si faranno di noi. Il problema – aggiunge il Vice Questore – risiede in una profonda ignoranza che sembra a questo punto incolmabile. Davanti a questi fatti davvero sono senza parole, ma dovrebbero essere la associazioni venatorie a farsi sentire, a condannare il gesto“.
Gli Ibis si erano fermati nella zona periurbana di Pizzoli, la loro presenza non poteva tenersi nascosta. I rarissimi animali erano monitorati dai volontari della LIPU (che oggi ha dato la notizia) e da Snowfinch che opera nel Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Venivano dalla Slovenia, precisa la Forestale, e hanno avuto la disgrazia di fermarsi dove sono stati attenzionati da chi poi ha sparato.
“C’è solo da augurarsi che il quarto Ibis si sia allontanato – dichiara il Vice Questore Carlo Console – Siamo molto dispiaciuti per quanto successo e speriamo di potere individuare il colpevole“.
Di grande preoccupazione parla anche Fulvio Mamone Capria, Presidente Nazionale della LIPU.
“Che si prendano a fucilate animali non solo protetti – ha dichiarato il Presidente della LIPU – ma che si trovano sull’orlo dell’estinzione a livello mondiale e oggetti di progetti internazionali di tutela è un fatto gravissimo e che getta sul nostro Paese discredito e vergogna. Siamo al fianco delle forze dell’ordine – conclude – per individuare i responsabili di questo feroce, quanto vigliacco, atto di bracconaggio”.
Di fatto gravissimo parla anche l’eurodeputato Andrea Zanoni, vicinissimo alle tematiche animaliste nonchè Presidente della sezione veneta della Lega per l’Abolizione della Caccia.
“In Italia – ha dichiarato l’On.le Zanoni – in tema di tutela della fauna può veramente avvenire di tutto. Quanto successo rappresenta un fatto di inaudita gravità che dovrebbe far sollevare le coscienze rivedendo innanzi tutto il blando regime sanzionatorio che colpisce chi si rende responsabile di avere ucciso a fucilate uno degli ultimi Ibis eremita esistenti al mondo”.
“In Italia – ha dichiarato l’On.le Zanoni – in tema di tutela della fauna può veramente avvenire di tutto. Quanto successo rappresenta un fatto di inaudita gravità che dovrebbe far sollevare le coscienze rivedendo innanzi tutto il blando regime sanzionatorio che colpisce chi si rende responsabile di avere ucciso a fucilate uno degli ultimi Ibis eremita esistenti al mondo”.
Cosa prevede la legge sulla caccia per chi ha ucciso l’Ibis? Non vi è neanche la revoca immediata del porto d’armi, dal momento in cui bisogna aspettare la condanna definitiva o il Decreto penale di Condanna divenuto esecutivo. Nulla viene detto in merito alla possibilità di oblare, possibile per quasi tutti i reati venatori. Estinzione immediata del reato e pena ridotta. L’ammenda più alta prevista dalla nostra legge è di appena dodici milioni stabilite nel 1992 con le vecchie lire e mai aggiornata. Si obla e si paga molto meno. Impossibile il carcere anche se sono previste le pene di arresto. Rimangono teoriche (salvo per i pregiudicati di gravi e recenti reati) dal momento in cui i pochi mesi di arresto previsti sono molto al di sotto dei quattro anni di previsione minima necessaria a permettere anche solo pochi minuti di gattabuia.
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