domenica 19 ottobre 2014

Piombino (Li). Indagine sui capanni usati dai cacciatori

Ce ne sarebbero alcuni realizzati con autorizzazioni illegittime

PIOMBINO. Reperti storici tirati via con gli aratri e poi saccheggiati senza sosta e con pochi problemi.Circa 80 ettari di terreno di proprietà comunale comunque confinante, ma non compreso nel parco archelogico di Baratti Populonia.

Adesso Poggio Malassarto finisce sotto i riflettori per un altro motivo: in una decina di appostamenti di caccia sarebbero state trovate autorizzazioni illegittime. Tutto perché i documenti che ne autorizzano l’utilizzo presenterebbero delle lacune.

Una situazione su cui è aperta un’indagine e che, secondo quanto prevede la legge, potrebbe portare a delle denunce secondo l’articolo 483 del codice penale (falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico, autocertificazioni fatte dai cacciatori in realtà prive di documento reale alla base).

La caccia è ricominciata dalla terza domenica di settembre, incidenti gravissimi ovunque in Italia. Tragedia anche qui: il tre ottobre Roberto Larini, 59 anni, pensionato delle acciaierie di Piombino è stato ucciso con una fucilata sopra Buca delle Fate.

Costanti, negli anni le pressioni delle associazioni ambientaliste e animaliste per quelle che loro definiscono “storiche irregolarità”, dopo la morte di Larinisono stati intensificati i controlli da parte delle forze dell’ordine.

Restano i racconti - anonimi, certo - di tanti cacciatori che non si sopportano più “i colleghi” che ovunque si avventurano sul Promontorio “con qualche asse e cinque chiodi per realizzare appostamenti di fortuna, di cui nessuno conosce l’esistenza...più 400 euro in tasca per pagare l’eventuale multa”.

Non va giù a nessuno in fatto che poi è la sicurezza quella che viene a mancare. Dunque, intanto, a Poggio Malassarto dove le “carte” per i capanni in qualche caso sarebbero state trovate tutt’altro che in regola: ci sarebbero infatti solo autocertificazioni di autorizzazioni concesse dal Comune di Piombino che invece, dopo le verifiche, non risultano.

Anomalie storiche. Poggio Malassarto, del resto, di anomalia già storiche ne vanta. Una cinquantina d’anni fa la Sovrintendenza, autorizzando il riuso dei campi, in pratica finì per permettere alle macchine di tirar via un cimitero ellenistico “facilitando” l’attività dei tombaroli.

«La parte settentrionale di Poggio Malassarto era caratterizzata da una necropoli ellenistica con tombe ipogee, distribuite sul lato sinistro della strada vicinale Campo alle fave San Cerbone» ricorda Luciano Giannoni, ex responsabile dell’ufficio beni culturali del Comune, citando un testo dei primi anni Ottanta di Fabio Fedeli, ispettore onorario della Soprintendenza (tutti e due impegnati ancor oggi con l’Associazione archeologica piombinese).

«La necropoli – spiega Giannoni – fu localizzata casualmente in occasione di lavori agricoli a partire dagli anni Sessanta. Le tombe vennero aperte dall’aratro e cominciò un’ininterrotta opera di saccheggio facilitata anche dalla limitata profondità dove si trovavano le sepolture. Ce n’erano una settantina, nel galestro, scavate abusivamente».

Area venatoria. Negli anni tante lamentele di turisti stranieri raggiunti da pallini durante le visite alla necropoli di Baratti in autunno. Resta una convenzione che, da metà anni Novanta, lega il Comune di Piombino e le Associazioni venatorie (Arci Caccia e Federcaccia) per “la gestione e la tutela” di Poggio Malassarto.

Le autorizzazioni per appostamenti fissi di caccia (Afc) invece vengono rilasciate dalla Provincia (ente competente) ai singoli richiedenti (dunque non più a enti come nel caso precedente) che devono esibire l’autorizzazione del proprietario e/o conduttore del fondo (nello specifico del Comune o dell’Associazione venatoria).

In assenza di questa autorizzazione, l’autocertificazione non ha alcun valore legale presupponendo il falso in atto pubblico.

L’autorizzazione dell’Afc, dunque, è nominativa (non cumulativa per ente o associazione) e rinnovata di anno in anno con versamento da effettuare alla Regione. Quanto è successo potrebbe configurare pure in qualche caso un’evasione evasione erariale a danno della Regione, titolare del rilascio della concessione. Secondo fonti qualificate, non mancheranno altri e approfonditi accertamenti.

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