domenica 21 dicembre 2014

Ivrea. A caccia di cinghiali uccide un pony

Mercoledì sulle colline, coperte dalla nebbia. L’ex assessore Ronchetto: «Vicini alle case, potevano colpire mia madre»

BORGIALLO. Dylan aveva dieci anni. Uno splendido pony regalato da un nonno al nipotino. Qualcuno lo ha ucciso all’interno del recinto dove viveva felice, sicuramente per errore, ma lo ha fatto. Lo ha ammazzato con un’arma da fuoco. Poi ha recuperato il bossolo esploso, probabilmente per non lasciare tracce, e si è dileguato. L’animale è stato trovato dalla proprietaria della casa situata ad una cinquantina di metri dall’appezzamento. È scattata la denuncia, è stata aperta un’inchiesta, e i carabinieri della stazione di Cuorgnè che si stanno occupando del caso, hanno chiesto collaborazione. Chiunque fosse a conoscenza di qualche particolare, anche apparentemente insignificante, è esortato a riferirlo. Sarà difficile, ma la speranza è che l’autore del gesto venga individuato e perseguito. perchè in questa storia assurda c’è un cavallo morto, due bambini che non sanno darsi pace, e una piccola comunità che si interroga sulla presenza, in aree abitate, di gente armata che spara.

Borgiallo è uno dei Comuni della Valle Sacra, un minuscolo paese collinare. Qui, tra le località Roncetta e Tetti di Bertolero, vi sono case e cascinali. Giovedì scorso, di mattina, la mamma dell’ex assessore Enrico Ronchetto si è recata, come consuetudine, a dar da mangiare ad alcuni animali che ha in un terreno poco distante dall’abitazione. Ed è lì che ha fatto la terribile scoperta. Dylan era a terra, morto. Ha avvisato i figli e sul posto sono giunti il veterinario e i carabinieri. Il pony era stato colpito al collo, ma del proiettile nessuna traccia. La zona, per alcuni giorni, un fatto straordinario, considerato che si è in altura, era coperta da una coltre di nebbia. La donna ha raccontato che sia la sera precedente, ma anche giorni prima, l’eco dei colpi sparati dai cacciatori era vicinissimo, troppo, quasi a ridosso delle case. Ed allora si è provato a ricostruire quanto avvenuto. Un cacciatore, o un gruppetto, mercoledì pomeriggio ha battuto la zona. Poi, è scesa la nebbia, e nella nebbia chiunque si muova, soprattutto quando è a distanza, può essere scambiato per una potenziale preda. Cercavano dei cinghiali, i cacciatori? Dylan, di stazza piccola, può averli indotti in errore. Certo, chi ha esploso il colpo, pur non vedendo che cosa aveva mirato, in quanti a mira, eccelle, avendolo colpito in pieno. Ma è a questo punto che la vicenda prende una piega dai risvolti giudiziari.

Per recuperare il corpo dell’animale, andando avanti, ci si è imbattuti prima nel recinto e, una volta introdotti, nel pony. Che fare? L’imperativo era recuperare il bossolo, un’operazione compiuta probabilmente con l’ausilio di un coltello. Poi, di soppiatto, nella nebbia, la fuga.

«Noi abitiamo a Favria - racconta Ronchetto - . I miei bambini, 14 e 9, anni, a Borgiallo, dalla nonna, in genere li porto il fine settimana. Qui stanno a contatto con gli animali, nel verde. Dylan è cresciuto con il maggiore dei miei figli che lo ha cavalcato. Abbiamo dovuto mentire sulla sua fine. Abbiamo detto ad entrambi che i cavalli, come le persone, ad un certo punto della vita ci lasciano, e possono farlo improvvisamente. Non trovare il pony, per loro, è stata ed è tuttora una tragedia. Non avremmo mai voluto che venissero a conoscenza di ciò che è accaduto veramente ed ora sarà anche più difficile riuscire a dar loro le spiegazioni che cercheranno. Il minore dei miei figli è ancora piccolo, ma con l’altro, a cui Dylan era stato regalato, sarà complicato far accettare una verità che è dolorosa ed assurda al tempo stesso».

Assurda, già. E le domande che si pone Enrico Ronchetto sono quelle che si fanno tutti. «Dylan è stato ammazzato intorno alle 17.30 di mercoledì - spiega - . Ma a quell’ora, in quel terreno, poteva esserci benissimo mia madre a recuperare un po’ di legna per la stufa. Come si può, in condizioni simili, quando non si vede ad un palmo, premere un grilletto? L’abbiamo detto e ripetuto più volte che i cacciatori si spingono troppo vicino alle case. È vero che i cinghiali sono animali che ormai rischiamo di trovarci davanti all’uscio, ma questo non legittima delle battute così a ridosso delle abitazioni. Siamo sconcertati, avviliti. Chi ama gli animali sa che cosa significa perderli. E poi in questo modo». Dylan merita giustizia. Per sè, per chi l’ha amato. Qualcuno dovrà pur pagare.

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