domenica 13 settembre 2015

Massa. Imprenditrice agricola denuncia: "Io, assediata dai cacciatori"

MASSA. Lei è bio per vocazione e professione; vegana, di sinistra, amante degli animali. Loro sono armati, a volte irrispettosi dei terreni altrui, non necessariamente di destra (anzi), anch’essi amanti degli animali. Impallinati, però. Tra loro, la guerra è inevitabile.
Daniela Fini, titolare con il marito della azienda agricola “I frutti di Filippo” con serre e coltivazioni a Canevara e a Tendola di Fosdinovo la guerra ai cacciatori l’ha dichiarata da tempo. Si sente assediata e reagisce. Una guerra (metaforica) di trincea e anche preventiva. «Ogni anno è la stessa storia: i cacciatori entrano nei miei terreni, scavalcano le recinzioni, una volta ho trovato anche uno squarcio, e sparano. Qualcuno si mangia anche i frutti, calpesta senza badare alle sementi e le piante messe sul terreno, fa come fosse a casa sua. Una violazione sistematica della proprietà privata, che resta impunita», accusa la signora Fini.
Gli obiettiamo che i cacciatori hanno diritto a entrare nei campi di proprietà, glielo consente la legge: l’articolo 842 del codice civile riconosce alle doppiette il libero ingresso nei terreni privati senza dover chiedere il consenso ai legittimi proprietari o ai conduttori. «Sì, ma non nei fondi chiusi come il nostro – ribatte ferratissima la Fini –: la legge 157 del 1992 che regolamenta la caccia dice che un fondo chiuso all’attività venatoria debba essere recintato con una rete o un muro di altezza minima di un metro e venti centimetri, oppure debba essere delimitato da un corso d’acqua largo almeno tre metri e profondo non meno di un metro e cinquanta. Prevede inoltre che siano apposte tabelle in cui si evinca la presenza di un fondo chiuso ed il relativo divieto di caccia. Ebbene, io ho recinzioni alte 1,5 metri e cartelli in quantità. Però i cacciatori entrano lo stesso».
L’abolizione dell’articolo 842 del codice civile è uno dei primi obiettivi per cui si battono tutte le associazioni anti caccia, dalla Lipu alla Lav alla Lac. «Sono d’accordo, quella legge è ingiusta. Per una semplice ragione: non è uguale per tutti. Cioè, se io entro in un terreno privato per raccogliere funghi, commetto un reato di violazione di proprietà privata e il titolare mi può denunciare. Se entra un cacciatore, non gli si può dire nulla», dice infervorata la signora Fini.
Nel caso dei suoi terreni, comunque, la legge del libero accesso non vale. «Ma i cacciatori entrano lo stesso. L’ho segnalato più volte alla Polizia provinciale ma il problema resta». Per non dire delle battute al cinghiale. «Quando si apre la caccia agli ungulati, i monti si riempiono di Suv, fuoristrada e jeep che entrano nei sentieri, invadono i campi lasciando solchi profondi. Gira gente armata di fucili e mitragliette che mettono paura. Vi sembra giusto che uno vada nel bosco a cercare funghi o a fare fotografie e rischi di essere persa a pallettoni da questi cacciatori? Di fatto, in quei periodi è vietato entrare nei boschi, diventa una cosa pericolosissima, mentre i cacciatori spadroneggiano».
Nella passione con cui l’imprenditrice agricola denuncia i danni e le presunte illegittimità delle doppiette si coglie una sfumatura diciamo ideologica. Ma ci sono anche ragioni di tipo economico a sostenere il suo j’accuse. «Ci sono cacciatori che calpestano le nostre coltivazioni, dove crescono zucche, fagioli, la cipolla massese, oppure staccano dagli alberi le mele rotelle che abbiamo fatto rinascere in questa zona. Non danni gravissimi, però sempre di un danno alla mia attività si tratta. Oltretutto violando una proprietà privata».
In questi giorni, a cura della Cct, Confederazione cacciatori toscani, sono apparsi in città grandi cartelloni che dicono: “Caccia impegno e passione; dai cacciatori toscani 400.000 ore di volontariato per fauna e ambiente”, per ricordare l’impegno del mondo venatorio in difesa del territorio. «Una bugia, non sono certo le doppiette a difendere l’ambiente», replica secca la Daniela Fini. Qualcun’altro, invece – qualcuno a cui quel cartello non piace, è evidente, ha pensato bene invece di appiccicare al manifesto una foglio con su sctitto: censurato per crudeltà. La guerra attorno alla caccia si combatte anche così.. Intanto, i primi colpi di fucile già risuonano nelle campagne con la pre-apertura della caccia. Si spara allo storno, ritenuto una specie dannosa alle coltivazioni agricole. Poi si entrerà nella “vera” stagione venatoria.

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