Per i piccoli migratori (fringuelli e affini, e passeracei vari) non è uno scherzo superare le Alpi, anche se hanno le ali. E anche se sei dotato di questi preziosi strumenti, conviene sempre valersi dei passi, come fanno anche molti esseri più legati alla terra. Lasciate alle spalle le parti più elevate della catena, ci sono le ultime porte prima della pianura: sono i passi a ridosso della fascia pedemontana, luoghi importanti, dove passano ogni giorno centinaia e centinaia di piccoli uccelli nel periodo migratorio. Tra queste porte, una delle più importanti è Colle San Zeno, nel Bresciano, tra la Val Trompia e la Val Camonica. Dopo aver affrontato quote molto più alte, questa dovrebbe essere, sulla carta, una passeggiata. Tutt'altro: per i piccoli animali, stremati dalle fatiche del lungo viaggio, questa è la tappa più dura e pericolosa. Qui si danno convegno i vigliacchi. Come chiamare altrimenti i barbari con la doppietta che si piazzano qui pronti a sparare a tutto ciò che vola?La LAC (Lega Abolizione Caccia) ha richiesto di recente di chiudere alla caccia 8 valichi montani bresciani. La richiesta non è stata recepita se non per uno dei passi. Da qui un ricorso al TAR, vinto dalla LAC. La Provincia di Brescia aveva un mese di tempo (prima dell'apertura della caccia, data ultima per agire) per ottemperare alla ingiunzione del TAR, ma non si è mossa. Questa mattina (7 ottobre 2007) si è tenuto un presidio per proteggere i volatili, organizzato dalla stessa LAC. Non è facile operare in queste lande, anche per una manifestazione assolutamente pacifica, come vedremo. All'appuntamento al casello di Ospitaletto arriviamo con molto anticipo io e Marco, un altro volontario. Inizia appena ad albeggiare e comincia un sinistro concerto. Non solo c'è poca luce, ma la foschia non garantisce certo una buona visibilità “Come fanno a capire a cosa stan sparando?”, la domanda è tanto spontanea quanto banale. Al Colle ci aspettano le forze dell'ordine: carabinieri e Corpo Forestale dello Stato. Son lì per proteggere noi, mica la fauna: il destino non manca di aggiungere del grottesco allo schifo. Ci muoveremo nel cuore della zona di bracconaggio; sì, bracconaggio puro, senza eufemismi. Camminiamo lungo il crinale, dove una percentuale più alta di migratori tende a passare. La legge impone ai cacciatori di tenere una distanza di sicurezza dagli umani, quindi sono obbligati a stare più in basso. Se non ci fossero uomini in divisa rischieremmo grosso. “Negli anni passati alcuni volontari sono tornati a casa passando per l'ospedale, per le aggressioni dei vigliacchi”, spiega Catia Acquaviva, motore e anima della LAC: “A una volontaria hanno anche puntato il fucile contro la faccia”. Oggi però siamo al sicuro, i vigliacchi sono sotto il crinale, in movimento o nei capanni. La nebbia, anzi le nubi, avvolgono il paesaggio. Si sentono spari dappertutto. “Come fanno a capire a cosa stanno sparando?”. Mica un problema. I pallini partono all'indirizzo di ogni cosa voli. Un volontario trova frammenti di lucherino (specie protetta). Non siamo in tanti, ma ci sono presenze anche da lontano. Una ragazza viene da Firenze, una coppia dalla Germania. Con me e Marco c'è invece Pavlina, una signora bulgara, viene da Sofia. È anche giornalista, scrive per un quotidiano on-line, e farà un articolo su questa schifezza. Nel suo paese queste cose mica si vedono. Pavlina e gli altri di provenienza extralombarda staranno qui tutta le settimana: aiuteranno Catia a togliere archetti e vischio, altra piaga, cui, grazie ai vigliacchi, dobbiamo una pessima fama in tutta Europa. Gli spari proseguono, con loro anche i canti degli uccelli usati, con torture indicibili, come richiami e tenuti in gabbiette. Penso a quella parte dei nostri governanti che permette tutto questo: i vigliacchi hanno amici, purtroppo, in quasi tutto l'arco parlamentare. Penso alla Regione Lombardia, anzi al consiglio regionale lombardo che dedica decine di sedute annue per discutere di caccia e cercare di concedere favori ai vigliacchi. Tante energie meriterebbero altri indirizzi, leggasi i problemi dei cittadini.Scendiamo a valle, guardati male da un gruppetto: con loro anche un bambino, per ora disarmato. Un volontario trova uno spioncello morto, altro uccello protetto. Ma cosa fa la Forestale? Loro sono rimasti al parcheggio: grazie, hanno difeso gli automezzi dei volontari, ma forse un'occhiata sul crinale e ai suoi lati non avrebbe guastato. Ci salutiamo, il commiato non manca di rabbia e amarezza.La LAC proseguirà nella sua battaglia “per far rispettare la normativa nazionale e comunitaria, e per la messa al bando dell'attività venatoria nelle zone particolarmente interessate ai flussi migratori dell'avifauna.”
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