Una tranquilla passeggiata si trasforma in dramma. Leo, il cucciolo di Maria Gilda Baldo, è stato ucciso con due colpi di fucile mentre passeggiava con i padroni. Domenica scorsa verso le 16 Maria e il marito Lino escono dalla loro abitazione a Molino di Altissimo per fare quattro passi. Portano con loro Leo, il meticcio bianco di media taglia, che da due anni condivide le loro giornate. «Abbiamo camminato tra le contrade di Valecco e dei Ceghi, al confine fra Altissimo e Vestenanova - spiega la donna - eravamo diretti verso S. Pietro Vecchio. Leo era al guinzaglio ma, poiché non si sentiva nessun rumore abbiamo pensato di liberarlo. Il cane si è allontanato non più di quindici metri, per un attimo è sparito dalla nostra vista. Abbiamo sentito un colpo di fucile, mi sono rivolta a mio marito dicendo: avranno mica sparato a Leo?». I due si spaventano, chiamano il cucciolo, affrettano il passo, sentono una seconda fucilata.
I peggiori presentimenti si rivelano esatti: i coniugi trovano il meticcio a terra, in una pozza di sangue, ucciso da due colpi di fucile, uno all'altezza della bocca l'altro del cuore. «Abbiamo sentito un'auto che si metteva in moto - ricorda Baldo - la strada è in salita, le ruote scivolavano sul ghiaino. Due dei tre uomini che erano a bordo sono scesi per spingerla e hanno proseguito a piedi. Quando li abbiamo incrociati mio marito ha chiesto loro dov'erano stati a caccia, hanno tirato dritto senza parlare. Erano senza dubbio cacciatori, uno aveva ancora il portacartucce». La donna ha la prontezza di annotare la targa dell'auto e denuncia l'accaduto ai carabinieri della stazione di Crespadoro: «Era impossibile scambiarlo per selvaggina».
«Succedono incidenti dappertutto, anche quelli venatori - commenta Alessandro Ghiotto, responsabile dell'associazione cacciatori per la zona di Chiampo - prima di criminalizzare delle persone o una categoria meglio chiarire l'accaduto». Diversa l'opinione di Laura Zigiotto, responsabile della delegazione di Arzignano dell'Enpa: «Durante il periodo di caccia questi episodi sono molto frequenti - commenta - i cacciatori sparano su tutto quello che si muove. Forse dovrà accadere qualcosa di grave prima che ci si decida a fare controlli più severi».
Silvia Castagna
I peggiori presentimenti si rivelano esatti: i coniugi trovano il meticcio a terra, in una pozza di sangue, ucciso da due colpi di fucile, uno all'altezza della bocca l'altro del cuore. «Abbiamo sentito un'auto che si metteva in moto - ricorda Baldo - la strada è in salita, le ruote scivolavano sul ghiaino. Due dei tre uomini che erano a bordo sono scesi per spingerla e hanno proseguito a piedi. Quando li abbiamo incrociati mio marito ha chiesto loro dov'erano stati a caccia, hanno tirato dritto senza parlare. Erano senza dubbio cacciatori, uno aveva ancora il portacartucce». La donna ha la prontezza di annotare la targa dell'auto e denuncia l'accaduto ai carabinieri della stazione di Crespadoro: «Era impossibile scambiarlo per selvaggina».
«Succedono incidenti dappertutto, anche quelli venatori - commenta Alessandro Ghiotto, responsabile dell'associazione cacciatori per la zona di Chiampo - prima di criminalizzare delle persone o una categoria meglio chiarire l'accaduto». Diversa l'opinione di Laura Zigiotto, responsabile della delegazione di Arzignano dell'Enpa: «Durante il periodo di caccia questi episodi sono molto frequenti - commenta - i cacciatori sparano su tutto quello che si muove. Forse dovrà accadere qualcosa di grave prima che ci si decida a fare controlli più severi».
Silvia Castagna
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