mercoledì 2 novembre 2011

Savona. Enpa: il macello della fauna selvatica prosegue

Comincia domani la seconda fase della “macellazione” dei daini nella provincia di Savona; dei 524 capi censiti (114 nella zona litoranea di Levante, e 410 in quella di Ponente, soprattutto sulle alture di Vado) i cosiddetti selecontrollori ne potranno uccidere ben 226 esemplari


I colpi di fucile continueranno, con l’aggiunta a gennaio delle femmine e dei piccoli di capriolo, fino al 15 marzo 2012; essi spaventeranno decine di altre specie animali alle prese, da febbraio, con la stagione riproduttiva e la successiva cura ed accrescimento dei piccoli; precise norme di legge europee vietano la caccia durante questa fondamentale fase del ciclo biologico ma le leggi italiane, soprattutto quelle regionali, ridotte ad un colabrodo dai politici amici dei cacciatori, consentono ogni tipo di deroga che, impugnata davanti ai TAR o alla Corte Costituzionale, viene spesso dichiarata illegale o incostituzionale, dopo aver fatto però gran danno al mondo animale.
Queste cacce di selezione, che non sono di selezione ma, al massimo, programmate, vengono spacciate quale unica soluzione all’incremento degli ungulati (cinghiali, caprioli e daini) ed ai danni, spesso enfatizzati ad arte, procurati a coltivazioni ed alberi. Ma, visto che questi animali rimangono sempre presenti in buon numero, malgrado stagioni di caccia e battute straordinarie, la Protezione Animali savonese chiede, inascoltata da vent’anni, inspiegabilmente anche dalle associazioni agricole, di studiare sistemi validi ed incruenti per tenerne sotto controllo la popolazione.
La quantità di carne ricavata dai cacciatori e venduta sotto banco a ristoranti e ma-cellai è talmente alta che, invece di perseguire l’illecito commercio, la Regione Liguria, sempre amica della caccia, lo ha legalizzato con un regolamento di dubbia validità igienica che disciplina questa pratica di autentico sfruttamento economico della fauna selvatica, con risvolti probabilmente negativi anche per la salute pubblica; nel finalese infatti si stanno levando forti lamentele di molti residenti, perché le interiora e gli scarti della macellazione dei cinghiali uccisi vengono gettati – il regolamento regionale lo consente - nei cassonetti della spazzatura, ammorbando l’ambiente con odori nauseabondi ed aumentando le spese di smaltimento dei comuni.


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