sabato 12 novembre 2011

Reggio Emilia. Piombo nell’ambiente: il Tar blocca la caccia agli ungulati

Il calendario venatorio della Provincia di Reggio Emilia sospeso perché non ha tenuto conto del parere dell’Ispra. Che lamenta la pericolosità del piombo. Nelle armerie già ci sarebbero altre munizioni, ma costano di più. La Lac: “E poi dicono che sono ambientalisti”
Che esplodesse in maniera tanto eclatante non era affatto detto. Ma che prima o poi – come lamentavano qualche articolo fa – ci si dovesse occupare anche del problema del piombo disseminato nell’ambiente per l’attività venatoria era prevedibile.
E con una decisione che ha dell’incredibile il Tar di Parma ha sospeso il calendario venatorio della Provincia di Reggio Emilia, di fatto chiudendo la caccia agli ungulati. Troppo lacunoso, infatti, era il calendario provinciale proprio sul problema piombo, un elemento nocivo che facilmente entra nella catena alimentare degli animali ma, dalle carni della fauna selvatica, entra anche nella catena alimentare dell’uomo arrivando, se ingerito, ad accumularsi nel tessuto adiposo causando gravi malattie.
Pare quindi a tutela della salute pubblica l’ordinanza della Sezione Prima, sezione distaccata di Parma del Tar Emilia Romagna.
Quale era e quale è il problema da cui si è partiti? Che ancora oggi nella caccia agli ungulati si utilizzano cartucce a base di piombo. Come da legge, prima di emanare il calendario venatorio 2011/2012 la Provincia di Reggio Emilia aveva chiesto all’ Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) un parere sul proprio strumento di normazione dell’attività venatoria. L’Ispra, a quanto ci è dato a sapere, si è però espressa negativamente in merito all’utilizzo di pallottole al piombo che avrebbero dovuto essere espressamente vietate nel medesimo calendario. Il mancato recepimento delle indicazioni tecniche del prestigioso istituto, per altro, è una inosservanza di studi precisi di questo fenomeno, oltre che della normativa europea.
La Lega per abolizione della caccia ha pertanto formulato ricorso al Tar che il 9 novembre si è espresso per la sospensione del calendario venatorio della Provincia di Reggio Emilia relativamente alla caccia agli ungulati. Di fatto il calendario venatorio non prevedendo l’uso di munizioni atossiche e consentiva l’uso di munizioni al piombo in violazione a quanto indicato dal parere Ispra. E da mercoledì la caccia agli ungulati è formalmente sospesa.
Ma quale è il problema legato al piombo? La regolamentazione dell’Unione europea già impedisce la commercializzazione e la cessione gratuita di carni al cui interno c’è pericolo ci siano sostanze bioaccumulabili. Il piombo è vietato perché entra nella catena alimentare della fauna selvatica e può addirittura entrare nella catena alimentare degli umani che si cibano di ungulati. Si tratta di un elemento tossico per la nostra salute che dà avvelenamento con numerosi sintomi.
Ora cosa succederà? Che mentre il Tar si è mosso per la tutela della salute umana e del patrimonio dello stato si rimanda alla “trattazione di merito” all’udienza pubblica fissata per aprile, periodo entro il quale la Provincia potrebbe emanare una nuova delibera in cui si regolamenta la scelta di altri tipi di munizioni diverso da quelle a base di piombo.
Ma munizioni non a base di piombo esistono in commercio? Nel mondo venatorio si lamenta la loro reperibilità, ma come facilmente comprovabile nelle armerie già si possono trovare altri tipi di proiettili, a un prezzo però superiore.
“Credo che la Provincia si debba interrogare sulla gestione della fauna al di là del ricorso al Tar, spiega a Redacon Dino Vecchi, membro del Gruppo di vigilanza venatoria della Lega anti caccia –. La fauna non può essere considerata mera proprietà dei cacciatori come, invece, pare dimostrare le gestione Act montagna la rappresentanza dove la rappresentanza riservata al mondo ambientalista è di fatto impegnata da persone invece legate al mondo venatorio, analogamente per i posti riservati all’ente pubblico!”
“Tutte queste anomalie oggi le osserviamo perché la caccia è gestita di fatto solo da cacciatori – prosegue Vecchi – . Questo del piombo era un problema da aprire nell’interesse della salute pubblica e che oggi affrontiamo in maniera forte anche se per la fauna acquatica l’utilizzo di pallini al piombo è già vietato da due anni. Mi rivolgo ai cacciatori che si proclamano difensori dell’ambiente e che ad oggi avevano sempre evaso il problema del piombo immesso nell’ambiente. Il nostro è il primo di una serie di ricorsi che faremo a tutela dell’uomo, dell’ambiente e degli stessi agricoltori e cacciatori”. (G. A.)




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