Controlli severi, ma gli ultimi episodi violenti sono legati all'uso di pistole e fucili regolari
Luci e ombre sul porto d'armi
Brescia che spara, un arsenale da 44mila pezzi
Controlli severi, ma gli ultimi episodi violenti sono legati all'uso di pistole e fucili regolari
Lo sparo che uccide, se arriva da un'arma legale, fa più rumore. Se a sparare e a troncare una vita sono una pistola o un fucile denunciato, di cui le forze dell'ordine erano a conoscenza, scoppia subito la polemica e c'è una reazione di rabbia perchè l'impressione è che la morte potesse essere evitata.
I bresciani autorizzati a detenere e usare un'arma non sono pochi. I controlli e le regole per concedere la detenzione e il porto di un'arma lunga o corta sono molto rigidi, ma nonostante le barriere capita che la situazione degeneri e si usi una pistola legale per commettere un delitto. Nel Bresciano ci sono 43mila porti d'arma per fucili da caccia e per uso sportivo e altre 500 autorizzazioni al porto d'armi di pistola per difesa personale. Sono quindi poco meno di 44mila le persone regolarmente armate sul territorio bresciano. Si tratta di armi autorizzate concesse a persone che hanno dimostrato affidabilità e che non hanno carichi pendenti con la giustizia, nè hanno in corso procedimenti giudiziari, ma nonostante tutti gli esami, i controlli e gli accertamenti capita che qualcuno possa perdere di colpo la testa. I controlli sono rigidi, ma rabbia, vendetta e follia non sono soggetti a regole precise. I controlli sono rigidissimi, ma forse un ulteriore giro di vite potrebbe essere utile per evitare spargimenti di sangue.
Gli ultimissimi episodi delittuosi del Bresciano sono legati a armi «pulite». Era legalmente detenuta la pistola usata alla Fassa Bortolo di Montichiari da Simone Visani che la notte tra l'11 e il 12 agosto ha ucciso Michele Peroni, collega di lavoro. La Magnum 357 regolarmente detenuta dal padre di Visani era custodita in una cassaforte in casa. Era legalmente detenuto anche il fucile da caccia usato nel campo nomadi di Calcinatello: Luciano Manca, il padre-giustiziere poteva tenere dieci fucili e la sera del 26 ottobre ha preso un Beretta calibro 12 per regolare i conti che pensava di avere in sospeso con i nomadi e ha sparato uccidendo Ionut Iamandita, un romeno di 18 anni, ospite di passaggio.
Era legalmente detenuto per uso sportivo anche il fucile a pompa usato la sera del 5 novembre per gambizzare un albanese a Chiari: l'arma è stata ritrovata dai carabinieri a casa di Marco Chiari. E non era illegale neppure la pistola calibro 22 che stava sul comodino in casa di Lorenzo Pellegrinelli, a Darfo e ha sparato uccidendo Monica Albertinelli, 37enne di Esine, che stava dando una mano nelle faccende domestiche. Tutte armi legalmente detenute: hanno fatto fuoco e hanno ucciso.Wilma Petenzi
Luci e ombre sul porto d'armi
Brescia che spara, un arsenale da 44mila pezzi
Controlli severi, ma gli ultimi episodi violenti sono legati all'uso di pistole e fucili regolari
Lo sparo che uccide, se arriva da un'arma legale, fa più rumore. Se a sparare e a troncare una vita sono una pistola o un fucile denunciato, di cui le forze dell'ordine erano a conoscenza, scoppia subito la polemica e c'è una reazione di rabbia perchè l'impressione è che la morte potesse essere evitata.
I bresciani autorizzati a detenere e usare un'arma non sono pochi. I controlli e le regole per concedere la detenzione e il porto di un'arma lunga o corta sono molto rigidi, ma nonostante le barriere capita che la situazione degeneri e si usi una pistola legale per commettere un delitto. Nel Bresciano ci sono 43mila porti d'arma per fucili da caccia e per uso sportivo e altre 500 autorizzazioni al porto d'armi di pistola per difesa personale. Sono quindi poco meno di 44mila le persone regolarmente armate sul territorio bresciano. Si tratta di armi autorizzate concesse a persone che hanno dimostrato affidabilità e che non hanno carichi pendenti con la giustizia, nè hanno in corso procedimenti giudiziari, ma nonostante tutti gli esami, i controlli e gli accertamenti capita che qualcuno possa perdere di colpo la testa. I controlli sono rigidi, ma rabbia, vendetta e follia non sono soggetti a regole precise. I controlli sono rigidissimi, ma forse un ulteriore giro di vite potrebbe essere utile per evitare spargimenti di sangue.
Gli ultimissimi episodi delittuosi del Bresciano sono legati a armi «pulite». Era legalmente detenuta la pistola usata alla Fassa Bortolo di Montichiari da Simone Visani che la notte tra l'11 e il 12 agosto ha ucciso Michele Peroni, collega di lavoro. La Magnum 357 regolarmente detenuta dal padre di Visani era custodita in una cassaforte in casa. Era legalmente detenuto anche il fucile da caccia usato nel campo nomadi di Calcinatello: Luciano Manca, il padre-giustiziere poteva tenere dieci fucili e la sera del 26 ottobre ha preso un Beretta calibro 12 per regolare i conti che pensava di avere in sospeso con i nomadi e ha sparato uccidendo Ionut Iamandita, un romeno di 18 anni, ospite di passaggio.
Era legalmente detenuto per uso sportivo anche il fucile a pompa usato la sera del 5 novembre per gambizzare un albanese a Chiari: l'arma è stata ritrovata dai carabinieri a casa di Marco Chiari. E non era illegale neppure la pistola calibro 22 che stava sul comodino in casa di Lorenzo Pellegrinelli, a Darfo e ha sparato uccidendo Monica Albertinelli, 37enne di Esine, che stava dando una mano nelle faccende domestiche. Tutte armi legalmente detenute: hanno fatto fuoco e hanno ucciso.Wilma Petenzi
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