giovedì 10 novembre 2011

Cacciatori italiani all'estero: ancora mattanze (2)

Un mare di uccelli morti per l’Italia
Il Ministro delle Sviluppo Rurale ungherese: uccisi da cacciatori italiani in Moldavia.


GEAPRESS – Ad appena pochi giorni dal maxi sequestro di 500 beccacce (stecchite) al seguito di cacciatori italiani provenienti dalla Crimea (vedi articolo GeaPress), un nuovo ben più grande intervento di polizia pone nuovamente in pessima luce il turismo italiano. Secondo il Ministero dello Sviluppo Rurale ungherese, gli 11.000 uccelli morti sequestrati venerdì scorso nel valico di frontiera di Nagylak, erano stati uccisi da cacciatori italiani in vacanza venatoria in Moldavia o nei suoi pressi. Gli stessi cacciatori o l’organizzazione che li guidava, si erano poi rivolti ad un trasportatore romeno che stava attraversando l’Ungheria per dirigersi proprio in Italia. Le indagini del Ministero ungherese diretto da Sándor Fazekas ha così confermato quanto già anticipato dalla sede di Bonn del Committee Against Bird Slaughter (CABS), organizzazione molto attiva nel campo dell’antibracconaggio in vari paesi europei, tra cui l’Italia.
Un carico di morte destinato al settore della ristorazione italiano. Pettazzurri, cardellini, cesene, tordele, migliarini di palude, ballerine bianche e ben 9000 allodole che erano state uccise, secondo un esperto del Parco Nazionale di Maros Körös, appena poche ore prima con l’uso di fucili da caccia. La prima indagine del Ministero dello Sviluppo Rurale (un’altra indagine è stata aperta dalla Magistratura ungherese) ha confermato l’ulteriore pessimo esempio che gli italiani hanno dato da quelle parti. Già nel passato, infatti, si erano avuti altri sequestri, tutti diretti al settore della ristorazione del nord Italia. Mai, però, in numeri talmente elevati.
“Ci congratuliamo con le autorità ungheresi per questo successo nella lotta contro il bracconaggio“, afferma Axel Hirschfeld, portavoce del Komitee. Gli esperti del CABS avevano subito riferito che gli undicimila poveri uccellini morti impallinati fossero stati uccisi da cacciatori italiani.
Il valore commerciale del carico di uccellini, si aggira intorno ai 330.000 euro. Erano tutti stipati in un camion che trasportava carne imballata, ma gli scatoli degli uccelli erano di fattura diversa ed hanno per questo attirato l’attenzione dei doganieri ungheresi. Cifre da capogiro che la dicono lunga sull’enorme poteziale che alimenta tale forma di caccia. Il danno alla natura e all’ambiente provocati da questo commercio illegale è enorme.
“In questo camion, solo il numero di allodole sequestrate era pari a tutta la popolazione nidificante nel land tedesco Saarland” commenta Hirschfeld.
Le popolazioni di questi uccelli, caratteristici del paesaggio dei terreni agricoli dell’Europa centrale, sono diminuiti di quasi la metà negli ultimi 30 anni.
Uccelli morti e non solo. Un altro fiorente settore delle cacce italiane è quello dell’uso dei richiami vivi per i cacciatori. Solo nell’ultimo anno, quasi 1.000 implumi di tordi, prelevati dai nidi dei frutteti polacchi sono stati sequestrati in Friuli ed in Toscana. Erano diretti, secondo gli inquirenti, agli allevatori di richiami vivi, purtroppo ancora autorizzati dagli amministratori regionali di Toscana, Emilia Romagna, Lombardia e Veneto.


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