PESCARA. Colpita da un pallino da caccia mentre stende i panni sul balcone di casa. Succede a Pescara, in via Fontanelle, a Colle Orlando, dove una donna ha rischiato di perdere un occhio. «È un rischio che non vogliamo più correre», protesta Claudio Angelucci, il marito della donna di 49 anni che mercoledì mattina, per quel pallino, è finita in ospedale. «Questa volta alla fine non è successo nulla di grave», prosegue Angelucci, «ma bastava che quel pallino la colpisse appena più sotto e ora aveva perso un occhio. E poi, a parte questo, qui è pieno di bambini, solo a casa mia ce ne sono quattro, dagli undici anni fino ai due mesi. Non si può andare avanti in questo modo. Perché gli spari, nei terreni che abbiamo di fronte a casa nostra, sono all'ordine del giorno». Secondo quanto riferito dalla moglie al poliziotto che ha raccolto la sua denuncia contro ignoti, alle dieci di mercoledì mattina, mentre stendeva la biancheria sul balcone di casa (l'ultima dopo il serbatoio dell'acquedotto, 500 metri dopo la chiesa di San Pietro martire), avrebbe udito due colpi da sparo. «Era uno sparo tipico dei fucili da caccia», precisa Lorena Giannandrea, «quando mi sono sentita arrivare al volto alcuni frammenti dei pallini esplosi». Parla di cacciatori la donna perchè, come ha riferito lei stessa nella sua denuncia, in concomitanza dell'episodio ha visto sulla collina «due individui con un cane da caccia di colore scuro al seguito». «Mia moglie», interviene il marito, «neanche ci credeva che poteva essere successa una cosa del genere. Poi si è messa a strillare, ha chiamato la polizia ed è arrivata l'ambulanza». Al pronto soccorso la donna viene giudicata guaribile in cinque giorni dai medici che le riscontrano una piccola ferita alla regione frontale destra. «In un primo tempo», precisa Angelucci, «si temva che alcuni pallini le si fossero conficcati in fronte, poi per fortuna non era così, ma resta comunque una cosa assurda. Perché succede spesso che da quelle parti vengano a sparare, ma non si può andare avanti così. Questa volta, ripeto, non è successo niente, ma già se la colpivano più sotto a quest'ora non ci vedeva più. Chiediamo che si trovi un rimedio per arginare questa cosa. Ci vorrebbero più controlli», prosegue, «ma so che è assurdo chiederlo perchè gli spari si sentono a tutte le ore, ma non possiamo continuare a rischiare che ci sparino addosso». A dargli ragione è la legge 157 del '92 che all'articolo 21 vieta la caccia nel raggio di cento metri da immobili e a distanza inferiore di 50 metri da vie di comunicazione ferroviaria e da strade. Pena, sanzioni da 103 a 619 euro (da 259 a 1.549 in caso di recidiva). Regole che, come tiene a precisare il capitano Mirco Verzieri della polizia provinciale, «i cacciatori conoscono bene e rispettano. Evidentemente, nel caso specifico, è qualcuno che le regole non le conosce proprio». Qualcuno che, a giudicare dal ferimento della donna, deve aver sparato da meno di cento metri di distanza: «La rosata usata dai cacciatori», spiega Verzieri, «è composta da centinaia di micropallini che dopo i 30 metri perdono di consistenza: il getto, che arriva anche a 150 metri, a quel punto non può provocare nè ferite nè altro».
Colpita da un pallino vicino all'occhio mentre stende i panni
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