lunedì 16 gennaio 2012

Milano. Cacciatori affidano i loro cani ad un lager

Scoperta una «prigione» per cani
Erano malnutriti, feriti e spaventati

l proprietario si difende: «Solo uno era mio. Gli altri li tenevo qui per i cacciatori»

MILANO - Un cane viene lanciato da un'auto in corsa in via Virgilio Ferrari, periferia sud di Milano, tra Ripamonti e via dei Missaglia. È l'alba del 7 gennaio, la foschia densa avvolge questa periferia dove la città diventa campagna. Un testimone s'avvicina a quel fagotto, lo raccoglie e lo porta al canile sanitario. È un grosso cane, labrador incrocio corso. Ha ferite profonde e purulente sul volto, una zampa anteriore fratturata, sull'altra un taglio che scopre l'osso, è deperito. I veterinari della Asl lo curano. Nero, questo il suo nome, viene anche adottato. Ma l'esame del suo microchip, quello messo dalla Asl un anno prima, durante un controllo tra campi rom, demolitori, raccoglitori, che sorgono in via Selvanesco, indecorosa porta d'ingresso nel Parco Agricolo Sud, fa scattare un'indagine.
     
Nei giorni scorsi la polizia locale - unità cinofile, nucleo investigativo scientifico e nucleo specialistico emergenze - di supporto ai veterinari solleva così il coperchio su una situazione ai limiti della legalità. Nessuna traccia del romeno, proprietario di Nero. Nello spazio - stretto tra un campo rom e una discarica abusiva di rifiuti - dove un privato raccoglie, smantella e riassembla bancali di legno, vivevano altri due cani, i fratelli di Nero. Di uno s'è persa ogni traccia. Il terzo viene preso in consegna e portato al canile.

Non è finita, perché duecento metri più in là, dietro un'altra palizzata di lamiere e ferro, di cani ce ne sono altri. Sette bracchi, alcuni anziani, altri più giovani ma in condizioni molto precarie. Una pensione lager. L'uomo che apre il cancello agli uomini in divisa si giustifica: «Solo uno è mio, li tengo qui per dei cacciatori». La gabbie hanno fili di ferro che sporgono, il terreno attorno è un tappeto di escrementi. Le cucce sono fatiscenti. Non c'è protezione sufficiente da intemperie d'inverno, dal caldo dell'estate. Il privato può tenersi i suoi cani, ma gli altri andranno restituiti ai proprietari. La Asl dà indicazioni sugli interventi da fare per garantire la salute e il benessere degli animali. E tornerà a distanza per controllare che siano state eseguite.

«Quelle lesioni possono essere molte cose - dice Rosario Fico, direttore del Centro di Referenza Nazionale per la Medicina Forense Veterinaria, in prima linea nei delitti contro gli animali - . Non curarlo se ha una patologia come queste, evidente a occhio nudo, è maltrattamento». Concorda sul fatto che la definizione del benessere animale debba essere aggiornata l'istruttore cinofilo Daniele Mazzini: «Attualmente è una definizione che si presta ad interpretazioni eccessivamente distanti le une dalle altre. E l'omissione di una dovuta visita presso il veterinario per la cura di una ferita non può considerarsi lontana da un maltrattamento diretto e volontario».

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