mercoledì 30 novembre 2011

Faenza. Battuta di caccia con collari elettrici denunciata dal WWF

Faenza. Spiacevole è stato l’esito della ronda delle guardie zoofile del WWF di Faenza all’interno del Parco Regionale “Vena del Gesso Romagnola”, zona protetta e dunque interdetta alla caccia. Alcuni cacciatori al di fuori dell’area in questione (probabilmente in attesa che il “battitore” stanasse la preda) si sono dati alla fuga così come l’uomo che vi si era addentrato assieme ai cani che non ha esitato ad abbandonare sul posto. Gli animali hanno preso tutti direzioni differenti fatta eccezione per una giovane segugia che festosa è andata incontro ai volontari del WWF. Al collo della cagnetta era presente un grosso, nonché illegale, collare elettrico.
Li chiamano “collari educativi”, ma per il codice penale sono strumenti fuorilegge, che fanno scattare il reato di maltrattamento di animali prevedendo fino a un anno di reclusione e 15 mila euro di multa.
Sebbene l’articolo 544 ter del codice penale preveda la reclusione da tre mesi a un anno e con la multa da 3.000 euro a 15.000 per chi sottoponga gli animali a torture e sevizie, sembra che i trasgressori siano molti, nonostante le precedenti condanne, e soprattutto cacciatori.
Fece scalpore il caso dell’allevatore\addestratore bolognese che, smascherato da striscia, fu condannato a una multa di 4000 euro, il pagamento delle spese legali e 1000 euro da versare alla LAV nell’occasione costituitasi parte civile. Una delle pene piu’ severe.
Il tribunale di Parma invece condannò a una multa di 1.400 euro il padrone di un cane al quale aveva messo un collare che scaricava impulsi elettrici per tenerlo mansueto.
Eppure i piu’ sanzionati sono sempre loro: i cacciatori. Forse per la facilità con la quale è possibile procurarsi uno di questi collari visto che l’acquisto non è vietato.
La cagnolina recuperata dal WWF di Faenza è stata posta sottosequestro e affidata al canile di Faenza, dove difficilmente verrà reclamata dal proprietario che non si era (forse non a caso) adoperato a munirla di microchip identificativo.


Brescia che spara, un arsenale da 44mila pezzi

Controlli severi, ma gli ultimi episodi violenti sono legati all'uso di pistole e fucili regolari
Luci e ombre sul porto d'armi
Brescia che spara, un arsenale da 44mila pezzi
Controlli severi, ma gli ultimi episodi violenti sono legati all'uso di pistole e fucili regolari
Lo sparo che uccide, se arriva da un'arma legale, fa più rumore. Se a sparare e a troncare una vita sono una pistola o un fucile denunciato, di cui le forze dell'ordine erano a conoscenza, scoppia subito la polemica e c'è una reazione di rabbia perchè l'impressione è che la morte potesse essere evitata.
I bresciani autorizzati a detenere e usare un'arma non sono pochi. I controlli e le regole per concedere la detenzione e il porto di un'arma lunga o corta sono molto rigidi, ma nonostante le barriere capita che la situazione degeneri e si usi una pistola legale per commettere un delitto. Nel Bresciano ci sono 43mila porti d'arma per fucili da caccia e per uso sportivo e altre 500 autorizzazioni al porto d'armi di pistola per difesa personale. Sono quindi poco meno di 44mila le persone regolarmente armate sul territorio bresciano. Si tratta di armi autorizzate concesse a persone che hanno dimostrato affidabilità e che non hanno carichi pendenti con la giustizia, nè hanno in corso procedimenti giudiziari, ma nonostante tutti gli esami, i controlli e gli accertamenti capita che qualcuno possa perdere di colpo la testa. I controlli sono rigidi, ma rabbia, vendetta e follia non sono soggetti a regole precise. I controlli sono rigidissimi, ma forse un ulteriore giro di vite potrebbe essere utile per evitare spargimenti di sangue.
Gli ultimissimi episodi delittuosi del Bresciano sono legati a armi «pulite». Era legalmente detenuta la pistola usata alla Fassa Bortolo di Montichiari da Simone Visani che la notte tra l'11 e il 12 agosto ha ucciso Michele Peroni, collega di lavoro. La Magnum 357 regolarmente detenuta dal padre di Visani era custodita in una cassaforte in casa. Era legalmente detenuto anche il fucile da caccia usato nel campo nomadi di Calcinatello: Luciano Manca, il padre-giustiziere poteva tenere dieci fucili e la sera del 26 ottobre ha preso un Beretta calibro 12 per regolare i conti che pensava di avere in sospeso con i nomadi e ha sparato uccidendo Ionut Iamandita, un romeno di 18 anni, ospite di passaggio.
Era legalmente detenuto per uso sportivo anche il fucile a pompa usato la sera del 5 novembre per gambizzare un albanese a Chiari: l'arma è stata ritrovata dai carabinieri a casa di Marco Chiari. E non era illegale neppure la pistola calibro 22 che stava sul comodino in casa di Lorenzo Pellegrinelli, a Darfo e ha sparato uccidendo Monica Albertinelli, 37enne di Esine, che stava dando una mano nelle faccende domestiche. Tutte armi legalmente detenute: hanno fatto fuoco e hanno ucciso.Wilma Petenzi


Caccia in deroga, l'Italia rischia sanzioni europee milionarie

Bruxelles apre una procedura di infrazione contro l’Italia: colpite specie protette come storni e fringuelli
Sanzioni milionarie in vista per l’ Italia a causa del mancato rispetto delle direttive sulla caccia. Bruxelles ha infatti aperto una seconda procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia in merito alla direttiva sulla protezione degli uccelli selvatici. La Commissione europea ha inviato una lettera di messa in mora in cui chiede a Roma «di conformarsi a tre sentenze della Corte di giustizia Ue». Il passo successivo, in caso di inadempienza, è un nuovo ricorso alla Corte Ue insieme a sanzioni pecuniarie. Nel mirino c’è la caccia in deroga in Liguria e in Veneto, che hanno autorizzato le doppiette a colpire specie non cacciabili come gli storni e i fringuelli. In Lombardia Puglia, Lazio e Toscana, la Corte ha poi «riscontrato una serie di lacune nel recepimento della direttiva Uccelli». L’Italia, scrive la Commissione Ue, «ha corretto la propria legislazione, ma diverse violazioni non sono ancora state corrette» e a libello locale «Lombardia e Puglia hanno continuato a rilasciare deroghe per la caccia in violazione della direttiva».La procedura d’infrazione ha scatenato diverse reazioni da parte di politici, ambientalisti associazioni di categoria. Nel mondo istituzionale Gianluca Bardelli, membro del Comitato tecnico faunistico venatorio del ministero delle Politiche Agricole, mette in guardia sulle possibili «sanzioni pecuniarie per diversi milioni di euro» e sottolinea la necessità di mettere da parte le «logiche politico-elettorali» e di definire rapidamente, in seno al Comitato, le linee guida rivolte alle Regioni. Il capo di gabinetto del ministero delle Politiche Agricole, Antonello Colosimo, ribadisce che «evitare condanne europee è la priorità, ma tutto va fatto nel rispetto delle procedure». Il Comitato dovrà «approvare uno schema di linee guida da portare in Conferenza Stato-Regioni per poi adottarlo».Nel mondo politico i Radicali italiani chiedono all’Europa di fermare i ’bracconieri della leggè e sollecitano l’Italia a «scegliere la strada della legalità e del rispetto delle direttive». I Verdi propongono che le eventuali sanzioni siano pagate «non dai cittadini, ma da quei consiglieri che hanno approvato le leggi sapendo che erano illegittime e da tutti i funzionari che hanno dato i loro pareri positivi».Tra le associazioni, il presidente dell’Arcicaccia Osvaldo Veneziano sollecita il governo a emanare le linee guida per il recepimento corretto della direttiva europea, altrimenti «rischiamo che gli italiani paghino per l’insipienza mostrata del governo fino a oggi».Sul fronte degli ambientalisti, per la Lega italiana protezione uccelli (Lipu) la procedura di infrazione «dovrà essere decisiva per ridare una struttura di legalità alla disastrosa gestione della caccia in deroga e in generale dell’ abbattimento degli uccelli migratori». Il Wwf definisce «scandaloso che in un momento di crisi economica come questo le Regioni mettano a rischio il Paese di ricevere multe milionarie che verranno pagate da tutti i cittadini».LA MAPPA DELLE DEROGHE REGIONALIIn Veneto la giunta regionale ha autorizzato la caccia a storni, fringuelli, peppole, frosoni, pispole e prispoloni. Questo, scrive la Commissione europea, nonostante «l’11 novembre 2010 la Corte di giustizia Ue si è pronunciata contro l’Italia perchè Veneto aveva adottato una normativa regionale che autorizzava la caccia» ad alcune specie protette.In Liguria il 15 novembre scorso il Consiglio di Stato ha sospeso, per la seconda volta, la delibera regionale per la caccia in deroga allo storno. La Corte Ue, sottolinea la Commissione, si era già pronunciata contro l’Italia nel maggio 2008 perchè la Liguria aveva adottato e applicato una normativa che autorizzava la caccia agli storni e ai fringuelli.A Lombardia, Puglia, Lazio e Toscana l’Europa imputa «una serie di lacune di carattere generale nel recepimento della direttiva Uccelli». L’Italia, spiega la Commissione Ue, «ha poi corretto la propria legislazione, ma diverse violazioni non sono ancora state corrette».In Particolare, Lombardia e Puglia «hanno continuato a rilasciare deroghe per la caccia». In Lombardia il Consiglio regionale ha autorizzato la caccia in deroga di storni, peppole, fringuelli, pispole e frosoni, mentre in Puglia la Giunta regionale ha approvato il prelievo in deroga dello storno.


Trento. Il Tar vieta la caccia sui terreni del Wwf. Bocciato il ricorso de cacciatori

SPORMAGGIORE. Caccia vietata nei terreni del Wwf e del Fai dove si svolge attività didattica o di inserimento sociale e lavorativo. Lo ha stabilito il Tar, respingendo un ricorso presentato dall'Associazione cacciatori del Trentino contro la decisione della Provincia di vietare l'uso delle doppiette su dieci ettari di terreno a Spormaggiore in parte di proprietà di Wwf e Fai.

Il Tribunale amministrativo regionale si è dunque pronunciato a favore della delibera provinciale che vieta la caccia nei terreni del Wwf e del Fai (Fondo per l'ambiente italiano) dove si svolge attività didattica o di inserimento sociale e lavorativo. Si tratta di dieci ettari di terreno a Spormaggiore, in parte di proprietà di Marco Osti, in parte affidati allo stesso Osti da Wwf e Fai.

La delibera contestata risale al 5 agosto dell'anno scorso, ma già in precedenza (nel 2008) la giunta provinciale aveva dichiarato off limits l'area oggetto del contendere. Marco Osti aveva presentato richiesta all'ente pubblico di inserire i dieci ettari nelle zone di divieto di caccia, in quanto sul terreno si svolgono vari tipi di attività. Tra questi la «fattoria didattica», che prevede la presenza durante tutto l'anno di scolaresche che partecipano a visite guidate, anche in collaborazione con il Parco Adamello Brenta. Tra le altre cose, il fondo ospita durante l'anno persone diversamente abili (inserite nel progetto Biolavoromio, finanziato dalla Provincia e realizzato in collaborazione con la cooperativa Samuele di Trento). Vi sono poi progetti formativi individuali, con stage in azienda, in collaborazione con la Fondazione Edmund Mache. Tutte attività che sono già state accertate dalla Provincia attraverso anche una serie di sopralluoghi, tanto che a conclusione dell'istruttoria è stata accolta la richiesta di Marco Osti di vietare la caccia.

Nella sostanza i giudici del Tar hanno accolto in toto le argomentazioni della Provincia, comprese quelle relative all'esiguità del fondo - dieci ettari - rispetto alla totalità complessiva della riserva di caccia di Spormaggiore, pari a 3.000 ettari complessivi.

Non c'è stata dunque, per il tribunale amministrativo di Trento, alcuna errata applicazione della legge. Il ricorso dell'Associazione cacciatori trentini è stata quindi respinta.


domenica 27 novembre 2011

Brescia. Il massacro di Colle San Zeno

Cadorago (Co), le doppiette sul sentiero salute

CADORAGO - Sentiero della salute a rischio piombo, quello delle doppiette si intende: verrebbe da pensarlo a guardare quello che succede nel verde di Caslino al Piano, a due passi dal Parco del Lura."Attenzione zona di caccia" recitano i cartelli apparsi sul Sentiero della salute, passeggiata ecologica tanto cara ai caslinesi ideata agli inizi degli anni Novanta da Isa Gianni, allora assessore, e dal dottor Alessandro Zambroni, allora medico di base e grande cultore della natura; passeggiata che porta da Cadorago al Lazzaretto di Caslino.Alcuni cittadini all'apparire di questa segnaletica hanno esternato il loro disappunto. È il caso di Roberto Parolini: «Vado spesso a correre in quel parco e trovo incredibile il posizionamento di quei cartelli. Il sindaco, condottiero di legalità e sicurezza dei cittadini, si è dimenticato di questi sentieri percorsi da molte persone; domenica 13 novembre gli "scout" di Saronno si sono imbattuti in cacciatori che sparavano nei sentieri vicini e sembra che abbiano chiesto l'intervento delle forze dell'ordine».«I cartelli li abbiamo messi noi, a salvaguardia dei passanti - replica l'assessore Giuseppe Benzoni - dopo che alcune persone si sono rivolte agli uffici comunali, segnalando il pericolo. L'area di caccia non è stabilita da noi, ma dall'Amministrazione provinciale alla quale mi sono già rivolto ottenendo poco di concreto. Ci dicono che la zona fino a due anni fa era considerata di ripopolamento, ora di caccia. Non c'è pericolo, secondo loro, in quanto i cacciatori conoscono le norme: cento metri di distanza dalle abitazioni e giorni e orari stabiliti. Il sindaco sta seguendo il problema».Il primo cittadino Franco Pagani assicura che non si è dimenticato di nulla e che cerca di dare il meglio in materia di legalità e sicurezza. «Pur nel rispetto dei diritti dei cacciatori, sto intraprendendo i dovuti passi con l'Amministrazione provinciale per tranquillizzare i miei cittadini e tutti coloro che passeggiano per quel sentiero. Peccato che il Sentiero non sia incluso per pochi metri nel Parco Lura e non sia un Percorso Vita».




Voghera. Ferito durante la caccia al cinghiale

Vogherese di 53 anni colpito al ginocchio da una pallottola di rimbalzo nei boschi sopra Borgo Priolo


Uno sparo, la pallottola che rimbalza e poi un grido. Paura, ieri pomeriggio, nel corso di una battuta di caccia al cinghiale. Un uomo di 53 anni residente a Voghera, Roberto Fugazza, è rimasto ferito a un ginocchio. Fortunatamente, i medici del pronto soccorso di Voghera hanno accertato che la palla, esplosa da un fucile, non ha lesionato vasi sanguigni importanti. Ma per i partecipanti alla battuta di caccia, quello che doveva essere un pomeriggio di spensieratezza si è trasformato in una giornata di apprensione.
L’allarme è arrivato alla centrale operativa del 118 alle 15.54. Un gruppo di amici aveva organizzato, per la giornata di ieri, una battuta di caccia. Tutte le precauzioni necessarie in casi come questo erano state adottate. La caccia al cinghiale, infatti, presenta una percentuale di rischio più elevata rispetto ad altre attività venatorie per alcuni motivi. In primo luogo, per il fatto che non si impiegano cartucce caricate a pallini, ma che si spara con una palla singola che può provocare gravi danni a un uomo anche a notevole distanza. Inoltre, i cacciatori indossano giubbini fosforescenti, come quelli che è ormai obbligatorio tenere in auto, proprio per evitare di essere scambiati con il bersaglio della caccia. Infine, i battitori, che spingono il cinghiale verso i cacciatori, si tengono in contatto tra di loro con delle ricetrasmittenti portatili, proprio per segnalare tempestivamente la presenza del selvatico ed evitare incidenti. Tutti questi accorgimenti, dunque, erano stati adottati anche ieri, nel corso della battuta che si è svolta nei boschi di Schizzola alta, nel territorio comunale di Borgo Priolo. Ma un fattore imprevedibile ha comunque rovinato i piani. Uno dei cacciatori, che aveva avvistato la preda, ha imbracciato il fucile ed ha sparato un colpo in mezzo a dei rovi. Il proiettile probabilmente ha impattato contro una roccia, è rimbalzato e, a sua volta, ha colpito Fugazza all’altezza del ginocchio. L’uomo si è accasciato a terra, perdendo sangue e lamentandosi per il dolore. Per sua fortuna, è stato immediatamente soccorsi dai compagni di battuta. Qualcuno ha chiesto l’intervento dei soccorritori del 118 con il cellulare e in pochi minuti sono arrivati un’ambulanza della Croce Rossa di Casteggio e un’automedica. Fugazza è stato portato all’ospedale di Voghera, dove è stato medicato e giudicato guaribile in alcuni giorni. Nel frattempo un equipaggio dei carabinieri dipendenti dalla compagnia di Stradella, ha raccolto le testimonianze.(f.m.)


sabato 26 novembre 2011

Il TAR Lazio boccia parte del calendario venatorio

comunicato stampa, 26/11/2011

Il TAR Lazio sospende la caccia di alcune specie animali a gennaio e l'impiego di munizioni al piombo nella caccia ad acquatici ed ungulati.

La caccia ai tordi chiuderà il 10 gennaio, la caccia alle anatre selvatiche terminerà il 20 gennaio, la caccia a beccaccia, allodola e colombaccio si concluderà a fine dicembre.


Il TAR del Lazio, Sezione 1 ter, con ordinanza di sospensiva n. 4392 , depositata il 25 novembre, ha sospeso il Decreto pres. giunta reg. del 1° agosto 2011 recante il "Calendario venatorio regionale 2011-2012, nonché disciplina dell'esercizio venatorio nell'area di protezione esterna al Parco Nazionale dell'Abruzzo del Molise e del Lazio", nelle parti in cui consente la caccia ai migratori in periodo di riproduzione e di migrazione pre-nuziale e l'utilizzo di munizioni tossiche (ovvero quelle con pallini o palla unica in piombo) nella caccia ad acquatici ed ungulati.

Il ricorso amministrativo contro la delibera della Regione Lazio era stato presentato dalle associazioni Lega Abolizione Caccia e LAV, patrocinate dall'avvocato Valentina Stefutti.

Da oggi, per effetto della sospensiva dei giudici amministrativi, in tutto il Lazio (comprese anche le zone di protezione esterna -versante Laziale- del Parco d'Abruzzo la caccia) la caccia al cinghiale e agli acquatici potrà essere esercitata solo con l'impiego di munizioni atossiche (es. quelle con proiettili o pallini in acciaio) per evitare il deposito di piombo sul suolo che può causare fenomeni di saturnismo nella fauna selvatica che si cibasse di carcasse non recuperate o viscere abbandonate dai cacciatori contenenti parti di munizioni di piombo.

Inoltre sarà anticipata la chiusura della caccia per alcune specie migratrici (che non potranno più essere cacciate sino al 31 gennaio). Il Lazio infatti dovrà:
a) chiudere la caccia alle specie Cesena, Tordo bottaccio, Tordo sassello il 10 gennaio;

b) chiudere la caccia alle specie Germano reale, Canapiglia, Fischione, Codone, Mestolone, Moriglione, Moretta; Alzavola, Folaga, Gallinella d’acqua, Porciglione, Beccaccino, Frullino, Combattente , Pavoncella al 20 gennaio;

c) chiudere la caccia alle specie Beccaccia, Colombaccio, Allodola al 31 dicembre.

Lega Abolizione Caccia
L.A.V. - Lega Antivivisezione

venerdì 25 novembre 2011

Il TAR Palermo respinge il ricorso delle associazioni venatorie

SALVI I DIVIETI DI CACCIA A PROTEZIONE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA E DEL PARCO DEI MONTI SICANI.

IL TAR PALERMO RESPINGE IL RICORSO DELLE ASSOCIAZIONI VENATORIE E LE CONDANNA AL PAGAMENTO DELLE SPESE PROCESSUALI.

LEGAMBIENTE: GRANDE SODDISFAZIONE. VINCONO LE RAGIONI DELLA NATURA
SUGLI INTERESSI DI UNA RISTRETTA LOBBY.

Legambiente Sicilia esprime grandissima soddisfazione per la recente ordinanza 895 del 23 novembre 2011 emessa dal TAR Palermo – Sezione 1 con cui è stata respinta la richiesta di sospensiva del Calendario Venatorio 2011-2012 nella parte in cui ha imposto il divieto di caccia nei Siti di Importanza Comunitaria, nelle Zone di Protezione Speciale e nel futuro Parco dei Monti Sicani e previsto norme stringenti per la protezione della beccaccia.

Il ricorso era stato presentato dalla Federazione Italiana della Caccia e da altre associazioni venatorie siciliane, che sono state condannate anche a pagare 3.000,00 euro per le spese del giudizio.

“E’ una decisione estremamente importante perché sono prevalse le ragioni della Natura e del diritto rispetto agli interessi di una ristretta lobby – dichiara Angelo Dimarca Responsabile Regionale del Dipartimento Conservazione Natura di Legambiente Sicilia – che invece di impegnarsi per una corretta regolamentazione e pianificazione dell’attività venatoria ha assunto iniziative per avversare qualunque divieto imposto dalla Regione a protezione di aree di interesse internazionale per la presenza di specie rare e minacciate. Il TAR Palermo conferma un importante e moderno indirizzo giurisprudenziale sulla prevalenza degli interessi di tutela
ambientale.
Fortunatamente non tutto il mondo venatorio è su queste posizioni oltranziste e anacronistiche della Federcaccia che si era già caratterizzata per un analogo ricorso contro la Riserva dei Pantani della Sicilia Sud Orientale, anch’esso respinto con ordinanza 1258 del 20 ottobre 2011 del TAR Catania”.

Per Legambiente occorre ora concludere l’iter di approvazione del Piano Regionale Faunistico Venatorio 2011-2016, in istruttoria da troppi mesi, nel pieno rispetto del diritto comunitario e degli autorevoli indirizzi dell’ISPRA-Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale del Ministero dell’Ambiente.

Palermo, 25 novembre 2011



giovedì 24 novembre 2011

Caccia: Ue, messa in mora Italia, rischia sanzioni

Bruxelles apre 2/a procedura infrazione anche su tutela uccelli

BRUXELLES, 24 NOV - Bruxelles ha deciso di aprire nei confronti dell'Italia una seconda procedura d'infrazione rispetto alla direttiva sulla protezione degli uccelli selvatici, con l'invio di una lettera di messa in mora in cui chiede a Roma ''di conformarsi a tre sentenze della Corte di giustizia Ue''. Il passo successivo, in caso di inadempienza, e' un nuovo ricorso alla Corte Ue insieme a sanzioni pecuniarie.
Nel mirino, la caccia in Liguria e in Veneto e violazioni alla direttiva uccelli in diverse altre Regioni italiane. (ANSA).

Isernia. Incidente di caccia, muore un anziano di Pietrabbondante

Si chiamava Sandrino Nerone, aveva 77 anni e la passione per la caccia.E' morto nel pomeriggio durante una battuta di caccia nei pressi di Staffoli, colpito accidentalmente a morte da un altro cacciatore che faceva parte del suo stesso gruppo. Il fatto è avvenuto in località Santa Maria La Posta, tra Staffoli e Agnone. La squadra di cacciatori, una decina, era giunta sul posto fin dalle prime ore della mattina.Probabilmente il Nerone è stato scambiato per un cinghiale. Colpito al torace, l'anziano è deceduto prima dell'arrivo sul posto dei sanitari del 118 di Agnone. Sul posto, per il rilievi e le indagini del caso, sono giunti anche i carabinieri della locale stazione e della compagnia di Agnone. Il cacciatore che ha sparato, un professionista di Agnone, è stato incriminato per omicidio colposo. Meno di due settimane fa un altro molisano, Antonio Tedeschi di Pozzilli, aveva perso la vita nelle campagne di Viticuso dove era in cerca di funghi sempre per un colpo sparato da un cacciatore.

Fonte: primapaginamolise.it del 24 novembre 2011

mercoledì 23 novembre 2011

Molise, cacciatore muore colpito dal compagno

ISERNIA, 23 NOV – Un cacciatore – Sandrino Nerone, 75 anni, di Pietrabbondante (Isernia) – e' morto colpito da un colpo di fucile sparato da un altro cacciatore con il quale era impegnato in una battuta al cinghiale.
L'incidente e' avvenuto in località Santa Maria la posta, nei boschi dell'Alto Molise, tra Agnone (Isernia) e Pietrabbondante (Isernia). L'uomo si era appostato dietro a un cespuglio e – secondo i primi accertamenti – sarebbe stato scambiato per una preda. Sull'incidente sono in corso indagini dei carabinieri di Agnone (Isernia).