domenica 31 luglio 2011

Caccia in Abruzzo: mai peggio di così!

Comunicato stampa 30 luglio 2011
Caccia in Abruzzo: mai peggio di così!
In corso la discussione su due proposte di calendario venatorio,
entrambe pessime.
La fauna di quella che era la Regione Verde è in balia dell’estremismo
venatorio.


“La Regione dei Parchi è ormai in balia dell’estremismo venatorio di
questa maggioranza e di alcuni funzionari dell’Assessorato
all’agricoltura”.
Questa è la dura accusa del WWF che oggi in una conferenza stampa ha
denunciato quanto sta avvenendo nella predisposizione del calendario
venatorio 2011-2012.
In un gioco delle parti al ribasso, da un lato l’Assessorato regionale
all’agricoltura ha predisposto una pessima proposta di calendario
venatorio che andrà all’esame del Comitato Valutazione d’Impatto
Ambientale il prossimo 2 agosto, dall’altro alcuni consiglieri
regionali (tra cui Sospiri, Prospero e Iampieri) hanno presentato una
proposta di legge al Consiglio regionale per approvare un calendario
venatorio triennale che va a premiare le fazioni più oltranziste del
mondo venatorio.
Va innanzitutto chiarito che approvare il calendario venatorio con
legge regionale, invece con atto amministrativo di Giunta come prevede
la legge, è un escamotage per cercare di evitare i ricorsi al TAR che
negli ultimi anni bocciavano puntualmente le illegittime scelte
filo-venatorie della Regione, poiché risulta giuridicamente difficile
impugnare una legge regionale.
Dal punto di vista procedurale, quanto sta accadendo ha
dell’incredibile: i funzionari regionali stanno lavorando, secondo la
normale procedura amministrativa, su un testo di calendario che
diventerà “fantasma” non appena il Consiglio regionale avrà approvato
con legge l’altro calendario.
Senza considerare lo scontro istituzionale con il Governo nazionale e
la Commissione Europea, visto che viene presentata una proposta di
legge senza considerare che già lo scorso anno il Governo ha impugnato
davanti alla Corte Costituzionale il calendario venatorio della
Regione Abruzzo, approvato sempre con legge.

“I contenuti dei due testi in discussione hanno una sola cosa in
comune”, dichiara Dante Caserta, consigliere nazionale WWF, “sono
entrambi pessimi. Si tratta di calendari completamente irrispettosi
delle normative comunitarie in materia di conservazione della Natura.
Quella che era la Regione dei Parchi e della Natura sembra essere in
mano ad estremisti che appoggiano le posizioni più retrive dei
cacciatori. I funzionari regionali sono arrivati a scrivere che è
possibile cacciare specie di anatre ormai rarissime, come il Codone,
ammettendo però che vi sono in tutta la regione solo 25 esemplari di
questa specie (e i cacciatori sono 15.000!). Questo modo di fare apre
un contrasto, non solo con il Governo nazionale, ma anche con la
Commissione Europea giustamente preoccupata per una gestione venatoria
che sta riducendo allo stremo la fauna selvatica”.

Per questo il WWF, assieme ad altre associazioni, da un lato ha
presentato al Comitato VIA osservazioni tecnico-scientifiche sulla
proposta dell’Assessorato e dall’altro ha inviato una nota a tutti i
consiglieri regionali ricordando che la fauna è patrimonio
indisponibile dello Stato e che, votando un calendario venatorio
proprio di un organo amministrativo come la Giunta regionale, compiono
un atto amministrativo. E su questi atti la Corte Costituzionale ha
chiarito che non esiste il principio di immunità che vale per le
scelte “politiche” dei consiglieri quando legiferano. Per cui, qualora
tale iniziativa si dimostrasse illegittima e causasse danni
irreversibili, il WWF valuterà tutte le azioni possibili per fermare
questa deregulation venatoria.

Il WWF chiede al Presidente del Consiglio Regionale di fermare la
discussione della legge per l’approvazione del calendario triennale,
anche in considerazione che presto vi sarà la sentenza della Corte
Costituzionale sulla legge regionale che approvò il calendario
venatorio dello scorso anno.
Al Comitato VIA della Regione il WWF chiede di bocciare il calendario
venatorio proposto dagli Uffici dell’Assessorato regionale perché
manifestamente in contrasto con le normative comunitarie e privo della
relazione di incidenza ambientale.

Queste le principali censure del WWF sui due calendari in discussione:
a) Non si rispettano le indicazioni del parere dell’Istituto Superiore
per la Protezione e Ricerca Ambientale (periodi per le specie
cacciabili contenuti nelle Linee Guida ISPRA per la predisposizione
dei calendari venatori, munizioni con piombo, comparto unico sulla
migratoria, ecc.). Non vengono esposti dai proponenti i dati necessari
per superare le indicazioni dell'ISPRA (anzi, i numeri esposti nella
relazione, come quelli relativi ai tesserini venatori, testimoniano
come l’attività venatoria nella Regione sia gestita in forme
inaccettabili e del tutto contrarie alle normative nazionali ed
internazionali). La giurisprudenza in materia ha chiarito che gli
Stati possono disporre limiti generali a tutela delle specie, anche ai
fini del rispetto delle normative internazionali. Inoltre esiste
l’obbligo del monitoraggio che appare del tutto disatteso da parte dei
proponenti. Gli unici dati, peraltro citati in maniera del tutto
fuorviante, sono quelli relativi ai censimenti svernanti degli
acquatici e si tratta di dati che dovrebbero determinare la chiusura
per un gran numero di specie in considerazione del fatto che non vi
sono presenze tali da rendere possibile il prelievo, tenendo conto
dell’obbligo di mantenere le popolazioni in uno stato favorevole.
b) La relazione allegata alla proposta di calendario dell’Assessorato
non può essere in alcun modo interpretata come uno studio di incidenza
ambientale (indispensabile per l’espletamento delle procedure di
Valutazione di Incidenza Ambientale) in quanto non affronta le
problematiche dell’incidenza dell’attività venatoria sulle specie
(come Orso bruno, Lupo, Lanario, Grillaio, Pellegrino, Aquila reale,
Calandro, Ortolano, ecc.) e sugli habitat protetti dalle direttive
europee e sui siti della Rete Natura 2000. Ancora peggio la proposta
in discussione al Consiglio regionale nella quale la relazione di
incidenza è addirittura assente!
c) La decisione di introdurre il cosiddetto “comparto unico sulla
migratoria” contrasta con i principi basilari della Legge quadro
nazionale sulla caccia, promuovendo un’attività venatoria scollegata
dal contesto ambientale e territoriale. Tale scelta, inoltre, è causa
di un forte aumento della pressione venatoria in aree estremamente
delicate quali quelle utilizzate dall’Orso e da altre specie
prioritarie.
d) I numeri ed i grafici sui ripopolamenti fanno emergere un quadro
sconvolgente. Ogni anno si immettono sul territorio migliaia e
migliaia di individui di Starna e Fagiano. Secondo i dati forniti
dalla Regione vi sarebbe su queste popolazioni un prelievo nell’ordine
delle centinaia di individui (e, quindi, rimarrebbero vivi i 9/10
degli animali immessi), ma questo non porta all’insediamento di
popolazioni vitali di queste specie. È evidente la totale mancanza di
una gestione faunistica corretta che rende necessaria una segnalazione
alla Corte dei Conti, visto che si sta parlando di spese per centinaia
di migliaia di euro, denaro che viene sottratto ad una gestione
faunistica più corretta (realizzazione di censimenti, piani di
conservazione delle specie in direttiva, miglioramenti ambientali,
ecc.).
e) Il calendario venatorio continua a prevedere l’uso di
munizionamento con piombo, nonostante le gravissime implicazioni per
la salute umana e l’impatto negativo sulle specie di uccelli
necrofagi.
f) È molto grave la proposta di consentire la caccia a specie quali
Moretta e Coturnice. La prima, presente in poche decine di esemplari,
può essere scambiata facilmente con la Moretta tabaccata, specie in
Allegato I della Direttiva Uccelli, concentrata in Abruzzo in alcune
aree della Valle del Sangro aperte alla caccia e/o, quando protette,
di estensione del tutto limitata. La seconda non ha un contingente
tale da poter sostenere un prelievo (e, peraltro, la Regione non
riporta alcun dato sulla consistenza della popolazione).
h) I calendari proposti, che dovrebbero basarsi sui migliori dati
scientifici disponibili, non sono suffragati da studi fatti dalla
Regione, non considerano i piani di gestione delle diverse specie
protette né quelli disponibili per le specie cacciabili, non prendono
in considerazione le decine di pubblicazioni scientifiche esistenti
sulla fauna abruzzese, pubblicate sulle riviste scientifiche nazionali
ed internazionali, nonostante queste avrebbero fornito indicazioni
utili sull’incidenza dell’attività venatoria sulle specie.

martedì 19 luglio 2011

Impugnata ancora una volta la legge regionale ligure sulla caccia

Nella seduta del 14 luglio 2011 il Consiglio dei Ministri ha stabilito, tra l'altro, di impugnare presso la Corte Costituzionale la legge della Regione Liguria n. 12, approvata il 31 maggio scorso dal Consiglio Regionale, con cui si stabilivano i calendari venatori per le prossime tre stagioni di caccia, sino al gennaio 2014.

Accolte di fatto le tesi di un esposto ai Ministeri interessati inoltrato a metà giugno dalle associazioni ambientaliste ENPA - LAC - LAV - Legambiente - LIPU - VAS e WWF; gli ambientalisti avevano sostenuto che le regole dei calendari venatori devono essere annuali e non pluriennali, perché va valutata periodicamente la consistenza delle popolazioni delle specie che si dichiarano cacciabili; inoltre questi devono essere tipici provvedimenti di natura regolamentare: approvarli con legge regionale significa renderli non impugnabili dal Governo ogni qual volta la Regione ignori i pareri scientifici obbligatori forniti dall'Istituto Superiore per la Ricerca Ambentale. È stata violata la legge statale 157/92; ora dovrà esprimersi la Consulta per verificare le la legge regionale ligure è incostituzionale.

Lo scorso 15 giugno la Corte Costituzionale aveva annullato un'altra legge regionale ligure nella parte in cui consentiva illegalmente la caccia per mezz'ora oltre il tramonto, quando la vigente normativa statale fissa lo stop giornaliero alle doppiette al momento del calar del sole.


Fonte: LAC newsletter del 14 luglio 2011


martedì 28 giugno 2011

Associazioni: «Cacciatori inaffidabili e scorretti»

Dura presa di posizione di Enpa, Fare Verde, Lav, Legambiente, Lipu e WWF Italia dopo la denuncia dell'accordo raggiunto

Le associazioni ambientaliste e animaliste sul piede di guerra. «È triste constatare che il mondo venatorio rappresentato da Face Italia (cui aderiscono quattro delle sette associazioni venatorie nazionali riconosciute) si dimostri, ancora una volta, totalmente inaffidabile e scorretto».
Lo affermano Enpa, Fare Verde, Lav, Legambiente, Lipu e WWF Italia a commento del comunicato con cui le associazioni venatorie Federcaccia, Enal Caccia, Libera Caccia e Annu (unite in Face Italia) hanno preso le distanze dall'accordo raggiunto in sede di Conferenza delle Regioni, presenti anche l'Ispra e le stesse Regioni, con agricoltori, ambientalisti e animalisti.

«È stato un lavoro di otto mesi, puntuale e complesso, che ha visto continuamente presenti e partecipi anche quelle parti sociali che oggi si tirano indietro e negano la realtà. Il lavoro, coordinato dalla Regione Puglia, ha riguardato tempi di caccia e specie cacciabili alla luce delle modifiche della 157/92 con cui sono state introdotte nuove e rigorose norme di tutela degli uccelli, nonché alla luce delle indicazioni tecnico-scientifiche formulate dall'autorità nazionale quale è l'Ispra» spiegano le associazioni.

Ma dopo tanto lavoro gran parte dei cacciatori rinnegano l'accordo, «come se quelli presenti e partecipi per otto mesi non fossero i loro dirigenti ma degli ologrammi, delle illusioni ottiche; come se le cose che sono state dette non fossero mai state dette; come se i loro presidenti non ci avessero anche preso gusto al negoziato, giungendo reiteratamente a chiedere trattative a oltranza onde chiudere più rapidamente l'accordo. E come se non fossero stati proprio i loro presidenti (sì, i loro presidenti, e non solo le associazioni ambientaliste e animaliste) a manifestare lo sdegno perché in Italia sia autorizzata la caccia a specie come la Starna, praticamente estinta. O infine, a chiusura dell'ultimo giorno di trattativa, a esprimere l'unico dubbio, ma senza mettere in discussione l'accordo complessivo, sulla data di chiusura della caccia per alcune specie (alcune, non tutte) di uccelli acquatici».

È durissimo il giudizio delle associazioni «Ancora una volta questi dirigenti dimostrano la propria completa inaffidabilità e l'incapacità di decidere tra una prospettiva di modernità e le più retrograde e penose istanze ultravenatorie. Le quali non hanno mancato di fare capolino, sebbene più timidamente, anche nel corso degli incontri del Tavolo, suscitando l'imbarazzo e le critiche persino delle grandi associazioni agricole». Ma ricordano: «L'accordo tuttavia è stato chiuso, e correttezza istituzionale vorrebbe che la Conferenza delle Regioni ne prendesse atto ufficialmente. Tuttavia, se questo non dovesse avvenire, ricordiamo che lo Stato, attraverso la sua autorità scientifica in materia, ha trasmesso da tempo a tutte le Regioni le indicazioni su come formulare i calendari venatori rispettando gli standard minimi di tutela costituzionalmente previsti ed obbligatori. Tale è infatti la Guida Ispra, che non va confusa, come tenta di far credere qualcuno, con un semplice parere tecnico, sebbene importantissimo, ma è l'indicazione del nucleo minimo di tutela che sta in capo allo Stato».

Le associazioni non arretrano di un passo, quindi e chiedono alle regioni di applicare «rigorosamente» quelle indicazioni della Guida Ispra, «considerando che in gioco c'è il patrimonio pubblico costituito dalla fauna, che diversamente rischierebbe di subire un danno grave, irreparabile e potremmo persino dire doloso. Da parte nostra vigileremo con un'attenzione senza precedenti perché ciò non accada e chiameremo a rispondere, anche personalmente e di fronte alla magistratura ordinaria, ogni singolo responsabile di tali danni. Perché se ci sono estremisti che fanno richieste fuori legge, la responsabilità del danno è di colui che le accoglie».


Comunicato stampa del 23 giugno 2011

martedì 31 maggio 2011

Brescia. Grido d'allarme dei cacciatori

L'ASSEMBLEA. Il presidente dell'associazione venatoria ha tracciato un quadro nero nel tradizionale incontro

E sui 15.500 tesserati Federcaccia ben 2.500 sono sopra i 70 anni Bruni: «Nessun parlamentare bresciano si è mai speso per noi»


È proprio un momentaccio per i cacciatori bresciani. Il bilancio presentato ieri nell'assemblea di Federcaccia parla di un calo costante nel numero di tesserati, scesi di mille unità in un anno, e di un trend nazionale inesorabile che, secondo il presidente Marco Bruni, «annuncia un ulteriore tracollo per l'anno prossimo». Le cause? Secondo Bruni sono da ricondurre all'incerto clima legislativo regionale e nazionale, così come al calo dei giovani interessati, basti pensare che sui 15.500 soci della provincia, 2.500 sono over 70. Un situazione che ha ridotto le entrate, tanto che la federazione medita di accedere al 5 per mille per fare cassetto.
MA I BOCCONI AMARI vanno oltre e le recriminazioni della federazione non risparmiano la politica, a tutti i livelli: «Abbiamo subito un voltafaccia e assistito a un imbarazzante silenzio a Palazzo Madama come al Pirellone - ha denunciato Bruni -; non c'è stato nemmeno un parlamentare bresciano che abbia levato una voce per far valere i nostri diritti». Le accuse più pesanti, in generale, sono rivolte al ministro Brambilla che, secondo Bruni, è convinta che «per salvare il turismo in Italia basti chiudere la caccia».
La scocciatura più grossa per i cacciatori è una proposta di modifica di legge che prevede che i proprietari di un fondo possano impedire l'esercizio della caccia al suo interno, cosa fin'ora impossibile. Oltre a ciò, il progetto sollecita un'ulteriore variazione che aumenterebbe il raddoppio delle distanze che il cacciatore deve rispettare per sparare nella vicinanza di immobili o vie di comunicazione.
Modifica auspicata, ma che ancora pare una chimera, sarebbe invece quella relativa alle aree protette oggetto di una norma del '91 e frutto, secondo Bruni, di «una sciocca convinzione che ritiene che l'ambiente si tuteli solo a suon di divieti». Altro grattacapo sembra essere il decreto legislativo in vigore dal prossimo primo luglio che, nonostante non introduca particolari veti per i titolari di porto d'armi da caccia o sportive, potrebbe essere complicato dalla profilata decisione del ministro dell'Interno di adottare nuovi requisiti di idoneità psico-fisica con, ciliegina sulla torta, una possibile revisione straordinaria delle licenze già rilasciate.
GRANDE DELUSIONE, per le doppiette bresciane, soprattutto per la mancata approvazione del decreto sulla caccia in deroga. «Credo che sia stato già detto tutto - ribadiscono i federati -: era troppo pensare che i nostri parlamentari europei facessero valere le proprie voci?». A nulla sembra essere servito il sollecito al parlamento del consiglio regionale del 15 marzo scorso per facilitare le Regioni ad adottare i provvedimenti attuativi. «Il progetto - ha rimarcato Bruni - è un modo pilatesco di affrontare il problema per scaricare la patata bollente su altri».
«Intanto - affonda Bruni - nel vicino Veneto i gruppi di Pdl e Lega hanno presentato due progetti di legge per il prelievo in deroga. Probabilmente vi è qualche dissapore fra i due perché i progetti sono identici, ma quel che conta è che là si muove qualcosa». Bruni sa che attendersi una presa di posizione è utopia: «Giugno è alle porte e urgono soluzioni. Sarà una legge, sarà una delibera della giunta? Oppure non se ne farà nulla come l'anno scorso per paura delle procedure di infrazione comunitarie?».
L'elenco delle recriminazioni è lungo: la legge da rivedere sui roccoli, la mancata revisione della legge regionale sulla caccia, una diversa classificazione delle cosiddette Zps ( zone a protezione speciale). «Quest'ultima appare paradossale - ha ribadito Bruni - e ha finito per creare problemi anche alle popolazioni che abitano in quelle aree, impedendone lo sviluppo». Per Brescia la questione è limitata alla Zps dell'Alto Garda, identificata come valico alpino, quindi oggetto di divieti venatori.
Michela Bono


Fonte: bresciaoggi.it del 29 maggio 2011

giovedì 12 maggio 2011

Isola di Ponza. A caccia tutto l'anno.

Isola di Ponza. Tra l'indifferenza degli organi di Polizia, della Pubblica Ammninistrazione e delle Associazioni Venatorie. A caccia tutto l'anno!


Comunicato stampa LAC del 11 maggio 2011

Bracconaggio nell'isola di Ponza - La Lega Abolizione Caccia plaude al ruoto antibracconaggio dei volontari e divulga le immagini di due atti di bracconaggio, coi responsabili già identificati e denunciati alla competente Procura della Repubblica.

Un bracconiere che gironzola per la macchia con tanto di fucile in mano e cartuccera in vita, come se nulla fosse e in pieno periodo di divieto venatorio generale (che intercorre dal 1 febbraio al terzo sabato di settembre).
Un altro uccellatore intento a riposizionare e innescare in serie un mucchietto di trappoline metalliche a scatto , per catturare i piccoli uccelli migratori che sostano stremati dopo l'attraversamento di ampi tratti del Mediterraneo.
Due reati espressamente previsti e puniti dalla legge 157/92 sulla caccia (caccia in periodo di divieto venatorio generale, caccia con mezzi non consentiti,ed ulteriore ipotesi giurisprudenziale di furto ai danni dello Stato se in assenza di licenza di caccia)
Sono due scatti del 21 aprile scorso, effettuati dai volontari di LAC, CABS e Vallevegan, i cui attivisti sono presenti da alcune settimane sull'isola di Ponza (ove resteranno almeno sino al 22 maggio, in attesa della fine del passaggio migratorio dell'avifauna) per segnalare agli organi di polizia preposti gli atti di bracconaggio primaverile, e svolgere un ruolo di deterrenza verso i soliti "morti di fame" che pensano di cacciare in sfregio a tutte le leggi statali e regionali in materia.
I soggetti immortalati nelle foto sono già stati identificati e denunciati alla Procura della Repubblica competente, con segnalazioni scritte a Corpo Forestale e Carabinieri.
Ci pare la miglior risposta ad ogni sedicente "scettico" locale (che forse gradisce i voti anche di quale impresentabile elettore) che , nonostante gli echi delle fucilate, ha ancora la sfrontatezza di mettere in dubbio il fenomeno del bracconaggio primaverile a Ponza.

Ponza è bellissima, senza bracconieri sarà stupenda.

In tribunale la Brambilla sconfigge i cacciatori

Un atto «stupido e crudele». Così il ministro del Turismo Brambilla aveva definito la caccia, suscitando la reazione degli appassionati del settore, che l’avevano denunciata per danno di immagine. Ora però il giudice dà ragione al Ministro. È stata infatti sconfitta in tribunale «Caccia, ambiente-Partito dei Cacciatori», l’associazione che, qualche mese fa, aveva fatto causa al Ministro. In particolare, erano state contestate alcune affermazioni in cui il ministro definiva la caccia come una «pratica barbara», che «non solo fa male agli animali ma causa anche grave danno all’ambiente». Ma il tribunale di Salerno ha deciso l’improponibilità della causa nei confronti del Ministro, di cui è ricordato il costante impegno a tutela degli animali. La «manifesta infondatezza» della richiesta di risarcimento avanzata dall’associazione ha indotto il tribunale a condannare i querelanti al rimborso delle spese legali (2.500 euro) al ministro Brambilla.


venerdì 6 maggio 2011

Perugia: randagi avvelenati, denunciato un cacciatore

Video della Forestale inchioda un cacciatore. Da alcuni mesi diverse associazioni animaliste locali avevano denunciato episodi di avvelenamento di cani randagi, gli stessi accuditi dai volontari sul territorio boschivo di Tuoro sul Trasimeno. A seguito delle numerose segnalazioni, è scattata l'indagine del Corpo Forestale dello Stato. Alcune telecamere al posto giusto hanno permesso di filmare l'avvelenatore. Si tratta, secondo le autorità, di un uomo di 67 anni con regolare licenza di caccia. Una delle ipotesi fatte è stata quella che il cacciatore volesse liberare la zona dai cani randagi, potenzialmente disturbatori della selvaggina locale. Insomma, ammazzare animali in un modo per essere libero di ammazzarne altri, in un altro. La notizia è stata diffusa dall'associazione Chiliamacisegua, attraverso un duro e circostanziato articolo della giornalista Stefania Piazzo, nemica numero uno del canile di Cicerale, quest'ultimo svuotato in sua presenza da una task force del sottosegretario Martini non più tardi di settimana scorsa, notizia ripresa in seguito dall'agenzia di stampa specializzata Geapress.

Metaldeide nella carne. Un potente lumachicida il veleno utilizzato dal cacciatore, inserito nelle strisce di carne, le stesse che nel video vengono addentate da alcuni cani randagi; quello nero, morirà poco dopo, probabilmente in un modo atroce. Un veleno questo, che agisce anche per contatto, e quindi potenzialmente pericoloso anche per i bambini, anche se, fortunatamente, per questi ultimi non dovrebbe essere mortale. Una significativa quantità della stessa sostanza sarebbe poi stata ritrovata nell'abitazione del 67enne, a seguito di una perquisizione effettuata dal N.I.P.A.F. dopo l'acquisizione delle immagini, ottenute attraverso giorni di appostamenti. L'uomo, secondo quanto riportato, è stato denunciato per "utilizzo di mezzi non consentiti per la caccia". Sotto, il video della Forestale che riprende il cacciatore spargere le strisce di carne mortali.

mercoledì 27 aprile 2011

Caccia/I Radicali presentano un'interrogazione al Senato sul caso Rocchetta

La Spezia. "Oggi ho depositato in Senato una interrogazione al Ministro dell’Istruzione Gelmini e dell’Ambiente Prestigiacomo per sapere se il Governo ritenga compatibile questo progetto con i più elementari canoni di “educazione ambientale” e soprattutto se non ritenga di dover intervenire presso il Comune di Rocchetta di Vara per impedire che questo, o simili progetti possano effettivamente svolgersi". Queste le parole di Donatella Poretti, senatrice Radicale, che è intervenuta, sulla questione delle lezioni di Rocchetta Vara presentando un'interrogazione al senato. La proposta del sindaco di Rocchetta, Riccardo Barotti, finita su numerose pagine dei quotidiani nazionali, sta avendo dunque un vasto coro di risonanza. "L’educazione ambientale – proseguono Poretti e Rosasco, el Comitato nazionale di Radicali Italiani – è decisamente altro e, anzi, dovrebbe insegnare tutti i danni che ogni anno la caccia arreca alla fauna selvatica, all’ambiente e persino all’uomo. Questo continuare a definire i cacciatori come degli amici dell’ambiente non è più accettabile da parte di chi è chiamato ad amministrare un territorio e che quindi dovrebbe affrontare le situazioni con un approccio laico e scientifico. Ci rendiamo conto che il continuo calo del numero dei cacciatori in Italia spinga molti politic a inventarsene di tutti i colori pur di sostenere questa lobby, ma crediamo che questo non possa essere fatto a spese di bambini che a scuola meritano di poter imparare altro. Forse adesso Rocchetta di Vara – concludono Poretti e Rosasco – ha quella visibilità che auspicava, ma sicuramente è accompagnata da quel senso di sdegno che ha suscitato anche in noi leggere questa trovata”.
27/04/2011 12:48:39 Redazione

martedì 26 aprile 2011

La Spezia. Caccia ai cinghiali, scuola per bambini

LA SPEZIA - Bambini a scuola di caccia al cinghiale. L'idea è stata del vicesindaco di Rocchetta Vara (La Spezia) Roberto Canata e approvato dal sindaco Riccardo Barotti. "Sarà un'esperienza pilota che nessuno ha mai pensato prima - ha spiegato in un'intervista -. Credo ne parleranno in tutta Italia. Qui da noi ogni famiglia pratica la caccia: credo di essere un'eccezione, personalmente, in quanto non sono cacciatore, ma tutti gli altri abitanti di Rocchetta Vara lo sono e hanno antiche tradizioni". Per il vicesindaco, Roberto Canata, "Rocchetta Vara va controtendenza. Le lezioni all'aperto saranno realizzate con i cani da caccia dell'associazione italiana Alpenlaendische Dachsbracke. Mostreremo ai bambini come si fa la caccia che rispetta l'ambiente: cani e battute, come nei servizi di abbattimento selettivi". Ai bambini sarà "risparmiata" la visione dell'uccisione del cinghiale.
26/04/2011 08:30
Fonte: primocanale.it

martedì 19 aprile 2011

Friuli-Venezia Giulia: guardiaccia ridotti a misurare con l’autovelox gli automobilisti indisciplinati

Guardiaccia ridotti a misurare con l’autovelox gli automobilisti indisciplinati mentre i bracconieri scorrazzano liberamente per il Friuli senza alcun controllo: è la realtà denunciata dalle associazioni ambientaliste del Friuli-Venezia Giulia – LAC, Legambiente, LIPU e WWF – all’alba dell’assemblea dei Comuni e delle Province di UPI e ANCI che 14 aprile sono chiamati a fare un primo bilancio sulla Legge Regionale 9/2009 sulla sicurezza.Tale legge ha infatti sostanzialmente parificato funzioni e criteri di assunzione dei guardiacaccia provinciali a quelli dei vigili urbani dei comuni; le Province di Udine e Pordenone hanno subito colto la palla al balzo, mettendo un autovelox in mano a persone che per anni si sono formate in materia faunistica e ambientale e lasciando così libero il campo ai bracconieri. “Basti pensare – fanno notare gli ambientalisti – che alla domenica, giornata canonica per la caccia, quasi nessuna Provincia organizza più servizi e che gli orari dei turni degli agenti che dovrebbero vigilare su caccia e bracconaggio sono stati sostanzialmente conformati a quelli di apertura degli uffici”. La legge regionale 6/2008 – tuttora in vigore ma rimasta lettera morta – prevedeva invece la formazione di un corpo unico tra Corpo forestale regionale e guardiacaccia delle Province, creato anche per razionalizzare ed ottimizzare costi e risorse impegnati nei controlli in campo ambientale. LAC, Legambiente, LIPU e WWF del Friuli-Venezia Giulia chiedono dunque alla Regione e alle Province di porre immediatamente rimedio al vuoto di vigilanza ambientale creato dalla Legge 9, mantenendo l’impegno di costituire finalmente il Corpo Unico tra guardiacaccia e personale del Corpo forestale regionale (LAC Liguria, 14 aprile).

domenica 10 aprile 2011

Le mattanze dei cacciatori italiani nel Delta del Danubio. Abbattute anche morette tabaccate!

Il bracconaggio nell'europa dell'est continua ad opera dei cacciatori italiani in trasferta. Nel sito www.wildduckclub.eu si vedono foto di morette tabaccate abbattute dai cacciatori italiani. La moretta tabaccata è una specie di anatra a rischio globale di estinzione, per la quale gli stati europei si impegnano non solo a vietarne la caccia, ma anche a proteggere e ricreare siti naturali adatti alla specie... per poi farla abbattere dai cacciatori....... Ricordiamo che un'altra moretta tabaccata è stata proprio abbattuta in Italia questo inverno da un cacciatore nel Padule di Fucecchio, mentre almeno un altro esemplare è stato ucciso nei pantani di Pachino a gennaio.

lunedì 4 aprile 2011

Sicilia. Annullato il calendario venatorio

Con ricorso del 2009 le associazioni Legambiente (Comitato regionale siciliano), LAV ed ENPA, difese dagli avvocati Antonella Bonanno e Nicola Giudice, ricorrevano al TAR contro il Presidente della Regione siciliana per ottenere l'annullamento del calendario venatorio 2009/2010 del 15 aprile 2009 e del piano regionale faunistico-venatorio 2006-2011 del 21 luglio 2006. Con successivo ricorso le associazioni stesse impugnavano anche il decreto assessorile del 31 agosto 2009 emanato in asserita esecuzione delle ordinanze cautelari emesse dal TAR, ed il decreto del 7 luglio 2009 con cui veniva riaperta la caccia nei Pantani della Sicilia sudorientale e nel Lago Trinità. Con sentenza n. 546 del 31 gennaio 2011, depositata in segreteria il 23 marzo 2011, il TAR della Sicilia, sezione prima, ha riconosciuto che la preapertura della caccia a coniglio selvatico, tortora, merlo e colombaccio non è stata adeguatamente motivata, che sia il calendario venatorio che il piano faunistico venatorio non sono stati sottoposti a valutazione d'incidenza, e che l'apertura della caccia nei Pantani della Sicilia sudorientale e nel Lago Trinità è in contrasto con il parere dell'ISPRA. Pertanto il TAR ha annullato i provvedimenti impugnati ed ha condannato in solido le amministrazioni resistenti ed i numerosi controinteressati e terzi intervenuti in giudizio a rifondere alle associazioni ricorrenti le spese di lite, che ha liquidato in € 5.000,00 per ciascuna delle tre associazioni. Fonte: LAC newsletter del 29 marzo 2011