venerdì 16 settembre 2011

Abruzzo: la caccia viene prima della tutela dell'orso

WWF: “LA REGIONE ABRUZZO SI SCHIERA CONTRO L’ORSO”
Voltafaccia del comitato VIA che rinnega la decisione di chiudere la caccia fino al primo novembre nelle aree più importanti per l'Orso bruno marsicano

WWF : “Basta scelte irresponsabili, non assisteremo passivamente alla scomparsa dell’Orso bruno marsicano”

Il Comitato Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) della Regione Abruzzo vota contro l’impegno per la conservazione dell'Orso, rinnegando le prescrizioni poste a tutela della specie simbolo della Natura italiana, ormai ridotta a poche decine di esemplari.

Contro il parere del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, contro il parere degli stessi funzionari istruttori della regione e senza la relazione d'incidenza ambientale prevista dalla legge, il Comitato ha irresponsabilmente rinnegato la precedente decisione del 3 agosto scorso volta ad assicurare una stretta tutela delle aree a forte presenza autunnale di Orso bruno marsicano (chiusura di tutta l'attività venatoria fino al primo novembre nelle aree A identificate dall'Accordo PATOM per la tutela dell'Orso bruno marsicano) e evitare qualsiasi possibile disturbo o danno ad una specie a serio rischio di estinzione.

In realtà era una decisione annunciata visto che mentre il Comitato doveva ancora riunirsi era stata già convocata per il giorno seguente, ieri, una Giunta Regionale Straordinaria per permettere di cambiare il calendario venatorio sulla base della decisione del VIA.

Ricordiamo che il Comitato VIA è composto in larghissima parte da dirigenti della regione stessa (l'altroieri partecipavano ed hanno votato a favore della decisione l'Arch.Sorgi, direttore dell'area urbanistica della Regione, l'Arch.Pisano dirigente del settore, l'Avv. Valeri dirigente della stessa direzione, il geologo Del Sordo della Direzione LL.PP., l'esperta nominata dal Consiglio Regionale Arch. Chiavaroli, due architetti delle province di Chieti e L'Aquila, Ursini e Cataldi, e il rappresentante del Corpo Forestale dello Stato Dott. Ranieri).

La decisione, arrivata su richiesta della Direzione Agricoltura (il Dr. Luigi De Collibus e il Dr.Franco Recchia erano presenti alla discussione sostenendo argomentazioni tese a superare il divieto) era stata avanzata al solo fine di permettere di aprire la caccia in questi territori proprio nel periodo in cui le femmine si trovano a dover accumulare le necessarie riserve di grasso fondamentali per la riproduzione, risorse utili alla fase del parto in tana e poi allattare i cuccioli fino all'a primavera successiva. La sopravvivenza e la capacità riproduttiva degli orsi dipende strettamente dalle possibilità di sfruttare le risorse trofiche ed è palese il disturbo causato dall’attività venatoria a questa specie come a diverse altre in un periodo così delicato della loro vita. In un momento in cui serve seriamente un impegno straordinario per la conservazione di questa popolazione di orso unica, oramai ridotta a poche decine di esemplari, le decisioni assunte e le scelte della politica vanno invece in direzione diametralmente opposta.

Basti pensare che la decisione varata dalla Regione consente di entrare nelle aree più importanti per l'orso con cani segugi che possono essere lanciati all'inseguimento delle prede (come nella caccia alla volpe). Siamo arrivati pertanto al paradosso che il Parco d'Abruzzo per limitare il disturbo agli orsi ha ritenuto precauzionalmente, in piena stagione estiva, di chiudere l'accesso ad alcuni sentieri di quota al turismo, per evitare l’impatto determinato dalla presenza dei visitatori, mentre dall'altro lato la Regione Abruzzo acconsente l'ingresso in tali aree a migliaia di cacciatori, anche con l’ausilio dei cani.

Con una simile scelta la Regione Abruzzo mostra grave irresponsabilità, si rischia di condannare veramente l’Orso bruno marsicano all’estinzione: la sconcertante decisione assunta dalla Commissione VIA in contrasto con le indicazioni di organi scientifici palesa una reale incongruenza tra il dire e il fare e condanna all’oblio il PATOM.

Dichiara Raniero Maggini, vicepresidente del WWF Italia “Ci lascia estremamente sconcertati e ci preoccupa la decisione assunta ieri dal Comitato VIA della Regione Abruzzo che senza una relazione d’incidenza redatta secondo la legge e con un chiaro parere espresso più e più volte dagli istruttori della regione che chiedevano attenzione ai principi di conservazione del’orso bruno marsicano hanno disconosciuto principi di precauzione e impegni assunti , dobbiamo ora dire solo a parole, con la sottoscrizione da parte della Regione del PATOM. Il Comitato VIA ha incredibilmente rinnegato le prescrizioni precedentemente assunte, decisione espressa in agosto in coerenza con le responsabilità assunte nel rispetto delle normative europee e con la puntuale volontà di contribuire a percorrere le strade di buon senso per cercare di salvare dall’estinzione l’Orso bruno marsicano: una specie unica, un bene irrinunciabile e una ricchezza tutta italiana, come il Colosseo o la Cappella Sistina, l’indiscutibile volano dello sviluppo economico legato al turismo nell’Appennino centrale. C’è bisogno di un impegno comune e di decisioni che travalichino meri interessi locali e puntuali interessi politici, la tutela di questa specie non può essere messa in discussione per consensi politici e sacrificata per un pugno di voti, negando l’interesse della larga parte della comunità, nazionale ed internazionale. L’impegno per la conservazione passa attraverso interventi puntuali, seri e concreti di tutte le istituzioni coinvolte a livello locale e nazionale, di tutti quei soggetti che hanno sottoscritto il PATOM.”

Il WWF interverrà in tutte le sedi nazionali ed internazionali utili per affermare la necessità che le istituzioni rispettino gli impegni assunti e che le normative ratificate dal nostro paese non rimangano lettera morta ma che si applichino e si faccia il possibile per tutelare beni e valori comuni come l’ultima popolazione di orso dell’Appennino. E’ ora di dire basta a simili scelte irresponsabili, non assisteremo passivamente alla scomparsa dell’Orso bruno marsicano.

Roma, 15 settembre 2011
Ufficio stampa WWF Italia – tel. 06-84497.265/213 – Cell.: 349 1702762, 349 0514472

Fermate il ddl "ad personas" n. 2422 che vuole sanare le sanzioni comminate a furbetti e bracconieri trentini

Il disegno di legge s.2422 calendarizzato per mercoledì 21 settembre per la discussione in aula a Palazzo Madama è una vergognosa sanatoria "ad personas" per bracconieri e furbetti del Trentino e delle altre Regioni o province a statuto speciale, che negli anni passati hanno cacciato al di fuori della Zona Alpi, in doppio regime, eludendo la prescrizione dell'opzione di caccia in via esclusiva stabilita dalla legge venatoria statale 157/92. Infatti chi caccia in Zona Alpi non può praticare nella stessa staguione altre forme di caccia in altre regioni non alpine.
Il testo in discussione al Senato mira solo a premiare poche centinaia di disonesti che sono stati giustamente sanzionati dopo una serie di controlli documentali

vedasi:
http://www.senato.it/leg/16/BGT/Schede/Ddliter/comm/36010_comm.htm

L'intenzione di alcuni senatori sarebbe quella sia di consentire il nomadismo venatorio fuori regione dei cacciatori alpini, sia sanare le centinaia di sanzioni ai cacciatori trentini che sono state comminate dopo un'inchiesta della Procura di Trento (cacciatori trentini con l'opzione eslcusiva "Alpi" iscritti al comprensorio alpino che hanno praticato negli anni scorsi la caccia in forma vagante ad ungulati ed uccelli in forma vagante nelle regioni a statuto ordinario ).
Attualmente infatti le opzioni di caccia (caccia vagante in zona Alpi , o da appostamento fisso con richiami vivi, o in altre forme) sono 3, ma solo una di queste può essere praticata in forma esclusiva nel corso della stessa stagione venatoria.

Il Senato- afferma la LAC- ritiri il ddl che promuove il nomadismo venatorio sconsiderato, aggira il principio di responsabilità e legame cacciatore/territorio, e premia i furbi a scapito degli onesti che hanno sempre rispettato la legislazione venatoria statale. In tempo di crisi sono ben altre le priorità per il Parlamento.

LEGA ABOLIZIONE CACCIA- Ufficio Stampa
15/9/2011

martedì 13 settembre 2011

Caccia: via libera all' abbattimento di animali su tutto il territorio, parchi inclusi

AMICI DELLA TERRA - ANIMALISTI ITALIANI - ENPA - FARE VERDE - LAC - LAV LIPU - NO ALLA CACCIA - VAS - WWF


Le associazioni ambientaliste: “Gravità inaudita.
Caccia: via libera all' abbattimento di animali su tutto il territorio, parchi inclusi
Molinari ritiri il testo “stermina-fauna” e i partiti ne prendano pubblicamente le distanze”.


L’iniziativa del senatore Molinari (Terzo Polo) ma con una probabile accondiscendenza generale. Prevista anche la “densità zero”, cioè l’eradicazione delle specie considerate alloctone.

Le associazioni ambientaliste: “Gravità inaudita. Molinari ritiri il testo “stermina-fauna” e i partiti ne prendano pubblicamente le distanze”.


“Un incredibile emendamento del senatore Molinari apre sostanzialmente la caccia, sotto le mentite spoglie del ‘controllo faunistico’, per tutto l’anno e su tutto il territorio nazionale, inclusi i parchi e le altre aree protette”.

Lo dichiarano in un comunicato congiunto le associazioni Amici della Terra, Animalisti Italiani, Enpa, Fare Verde, Lac, Lav, Lipu, No alla Caccia, VAS e WWF a proposito del subemendamento 2.0.400/8 del Senatore Claudio Molinari nel contesto della miniriforma della legge 394/91 sui parchi in discussione in commissione Ambiente del Senato.

“L’emendamento – si legge nella nota - che ha fatto il giro del Senato prima di trovare, appunto nel senatore Molinari del Terzo Polo il messaggero giusto, prevede una clamorosa modifica dell’articolo 19, sul controllo faunistico, della legge 157/1992 sulla tutela della fauna e la disciplina della caccia. Il testo Molinari prevede, tra le altre cose, che l’abbattimento della maggior parte delle specie di fauna presenti sul territorio nazionale, cacciabili o meno, avvenga con il semplice parere obbligatorio (cioè, non vincolante) dell’ISPRA, senza limiti di tempo e di luogo. In sostanza, il controllo faunistico avverrebbe in tutte le zone vietate alla caccia, inclusi centri abitati, parchi, zone di prossimità alle abitazioni private, previo semplice piano da predisporre da parte delle regioni.

Non solo: ma per specie come le gazze, le cornacchie o i cinghiali, nonché per tutte le specie alloctone, è prevista la cosiddetta “densità zero”, cioè l’eradicazione totale da tutto il territorio nazionale o da zone specifiche, considerata la convenienza di avere comunque cinghiali da immettere e cacciare”.

“Sparisce dunque dalla 157 la necessità di utilizzare prioritariamente i metodi ecologici per il controllo delle popolazioni faunistiche e si apre un’incredibile, ulteriore stagione di deroghe regionali, rispetto alle quali sarà difficilissimo distinguere tra attività venatoria, deroghe classiche e nuove deroghe da controllo faunistico.

Ad aggravare la situazione, il fatto che una così clamorosa modifica della 157 avvenga nel contesto di un disegno di legge sulla revisione ‘leggera’ della legge sui parchi, cioè una materia completamente diversa da quella venatoria. Il che dimostra ancora una volta a quanti trucchi ed espedienti si ricorre pur di dare il via libera a norme clamorosamente filo venatorie”

“Una situazione davvero grave, che va fermata subito e per la quale ci attiveremo strenuamente. Chiediamo al senatore Molinari di ritirare senza esitazione un così cattivo emendamento, che peraltro sappiamo provenire da altre origini, e a tutti i partiti di maggioranza e opposizione di prendere pubblicamente le distanze da questo testo “sterminafauna”, non degno di un Paese civile.”

Roma, 13 settembre 2011

venerdì 9 settembre 2011

"Sono contraria alla caccia". Impiegata chiede l'obiezione di coscienza

In provincia di Arezzo addetta comunale alla consegna dei tesserini venatori chiede di essere esonerata. Si schierano subito dalla sua parte le associazioni animaliste. Il sindaco: "E' folklore. Si coordini con gli altri del suo ufficio".

Un'impiegata comunale addetta alla consegna dei tesserini venatori al Comune di Cortona (Arezzo) fa obiezione di coscienza, chiedendo di essere esonerata da questa masione. Motivo: "Sono contraria alla caccia". La donna, cinquantenne, nella lettera inviata al segretario generale del Comune e al responsabile dell’ufficio dove presta servizio, si è appellata alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, alla Convenzione per la Salvaguardia dei Diritti dell'Uomo e delle Libertà Fondamentali e al Patto Internazionale relativo ai Diritti Civili e Politici.
«Si tratta di Carte fondamentali», ha scritto, «che al pari nostra Costituzione garantiscono il rispetto delle opinioni e delle scelte dei cittadini, opinioni e scelte che discendono dall'esercizio del diritto della libertà di pensiero, coscienza e religione. In questo contesto si inserisce la mia scelta di evitare tutti quei comportamenti che possono ledere ogni forma di vita, animale, umana e non".

Tra le mansioni quotidiane che l'impiegata deve assolvere, c'è anche la consegna dei "tesserini venatori" ai cacciatori che ne abbiano diritto. "Quei tesserini - spiega la donna nella lettera diffusa dalla Lav, la Lega anti vivisezione - costituiscono un documento che consente ai cacciatori di poter uccidere un numero imprecisato di animali, determinando con la loro attività la morte di animali uccisi spesso “per sport” e non per un reale bisogno di procurarsi il cibo. Capita a volte che questo “hobby” si trasformi in tragedia provocando anche la morte degli stessi cacciatori o altre persone che si trovano nelle vicinanze».


Da Lav, Enpa e Oipa arriva immediato il sostegno alla signora. «Appoggiamo con forza la sua richiesta» spiega Marco Gallorini, responsabile della sezione aretina della Lega Anti Vivisezione, «e chiediamo che vengano rispettati i suoi ideali. Non dimentichiamo che il 70 per cento degli italiani è contrario alla caccia e che nella stagione venatoria 2010/2011 in Italia ci sono stati 35 morti, 73 feriti, di cui 61 cacciatori, e 100 milioni di animali uccisi"

Il fatto è che l'obiezione di coscienza in Italia non è prevista per un caso di questo genere (mentre è contemplata per l'aborto e per le sperimentazioni sugli animali) e lei è la prima a sollevare questo problema. "E' folklore. Abbiamo già risposto alla signora spiegando che, siccome in quell'ufficio sono in tre persone si può mettere d'accordo con le altre e farsi sostiuire nella consegna dei tesserini ventori" spiega il sindaco di Cortona Andrea Vignini rimarcando poi che la legge italiana non prevede in casi simili l'obiezione di coscienza. "E data la situazione generale di crisi e di problemi che ci sono in giro, mi sembra una richiesta stravagante - conclude - contando anche sul fatto che il tesserino consegnato dagli impiegati è l'ultimo atto di una decisione già presa da altri uffici comunali sul permesso di cacciare".

Drammatica battuta di caccia a Sassoferrato

Fabriano (Ancona), 6 settembre 2011 - TRAGEDIA SFIORATA tra le campagne sassoferratesi dove domenica mattina si è registrato un incidente di caccia con conseguenze piuttosto serie ma fortunatamente non gravissime. L’episodio ha visto coinvolti due sessantenni sassoferratesi che abitualmente escono proprio in coppia per le battute di caccia insieme ai rispettivi cani. Erano le 8,30 quando uno dei due, che si trovava a circa una quindicina di metri di distanza dall’amico, ha fatto partire un colpo che in maniera sicuramente involontaria è andato a centrare agli arti inferiori l’amico.

Subito il feritore ha soccorso il ferito e invocato l’arrivo dell’ambulanza del 118 che ha trasferito l’uomo all’ospedale Profili. Lì il suo quadro clinico è sembrato grave, ma non gravissimo. Escluse le fratture, ma ora si sta cercando di capire se i circa 50 pallini di piombo conficcatigli nelle due gambe dall’esplosione della cartuccia potranno essere in qualche modo rimossi, oppure l’uomo dovrà convivere a lungo con quella fastidiosa presenza nelle due gambe.

Gli agenti del Comissariato fabrianese coordinati dal vice questore Massimo Nucara stanno compiendo accertamenti per capire per quale motivo sia partito il colpo, ovvero se il cacciatore aveva visto un animale da abbattere nei paraggi, oppure lo sparo è stato del tutto accidentale.
Alessandro Di Marco

Fonte: ilrestodelcarlino.it del 06 settembre 2011

Caccia - Le multe europee? Colpa... dell'Ispra

Singolare interrogazione di un parlamentare Pdl. Sollecitato l'intervento della Prestigiacomo. Lipu: «È uno scandalo che in Italia parlamentari della Repubblica siano contro le istituzioni scientifiche». Enpa: «È inconcepibile che in un Paese che ama definirsi civile e democratico l'autorità scientifica indipendente chiamata a fornire pareri super partes, sia messa sotto pressione con l'evidente obiettivo di rispondere agli interessi particolari di una sempre più ristretta minoranza, la cui attività ludica è sempre più insostenibile per l'ambiente»

«Il ministro dell'Ambiente intervenga con parole e fatti concreti contro gli indecenti attacchi nei confronti dell'Ispra e dei suoi ricercatori. È uno scandalo che in Italia parlamentari della Repubblica siano contro le istituzioni scientifiche. Siamo pronti a rivolgerci anche al Presidente della Repubblica per chiedere garanzie a favore della ricerca scientifica».

Lo dichiara il presidente Lipu-BirdLife Italia Fulvio Mamone Capria a proposito dell'interrogazione presentata in Aula alla Camera dal parlamentare del Pdl Renato Farina sul tema della caccia in deroga.

Una parte estremista del mondo venatorio e i suoi spalleggiatori parlamentari vorrebbero far credere che le numerose procedure di infrazione sulla caccia aperte contro l'Italia, nonché le pesanti condanne inflitteci dalla Corte di Giustizia europea, sempre per scorretta attività venatoria, siano da addebitare all'autorità scientifica nazionale e ai suoi ricercatori, mentre è noto come la responsabilità di tali condanne sia da attribuire alla non osservanza dei rigorosi pareri scientifici emessi dall'Ispra e alle continue ferite che un certo pessimo mondo venatorio italiano ha inferto alla normativa nazionale e comunitaria.

Una situazione intollerabile, che vede regioni, ministeri, Ispra, amministratori sotto il costante ricatto del mondo venatorio, del quale un recente esempio sono gli attacchi scomposti e in alcuni casi addirittura violenti mossi sui calendari venatori di alcune regioni.

«Il ministro Prestigiacomo - dichiara il presidente Lipu Fulvio Mamone Capria - si faccia garante della difesa dell'Ispra nei confronti di chiunque tenti di condizionare l'attività scientifica, che deve restare indipendente. È uno scandalo che in Italia parlamentari della Repubblica siano contro le istituzioni scientifiche italiane, da sempre punto di equilibrio di professionalità e di competenza e che pertanto chiediamo vengano salvaguardate.

«Se ciò non avverrà - conclude il presidente Lipu - chiederemo direttamente al Presidente della Repubblica Napolitano di farsi interprete della difesa della ricerca scientifica in Italia».

«L'Ispra - aggiunge Danilo Selvaggi, responsabile rapporti istituzionali Lipu - è ufficialmente riconosciuto dalla stessa Commissione europea come vincolante per tutte le questioni relative alla caccia in Italia. Da parte nostra vigileremo come non mai perché la partita scientifica non venga truccata, e trasmetteremo tutte le informazioni alla Commissione europea e agli organismi internazionali, così da far capire una volta ancora di quali scorrettezze è capace un certo mondo venatorio italiano pur di allargare lo sterminio di tordi, anatre e fringuelli».

Anche l'Enpa ha fatto sentire la sua voce. «Dopo il fallimento dei progetti di deregulation venatoria e di "caccia selvaggia", le doppiette prendono di mira l'Ispra, autorità di prestigio internazionale, l'unica riconosciuta dalla legge nazionale per la tutela della fauna e la regolamentazione della caccia 157/1992, scaricando proprio su di esso la responsabilità per le procedure d'infrazione aperte dall'Europa contro l'Italia. Ma si tratta di un'operazione pretestuosa, condotta senza alcun fondamento. Le accuse, infatti, sono paradossali e celano preoccupanti tentativi di sostituire la voce dei fucili a quella della scienza». Questo il commento dell'Ente protezione animali dopo la recente interrogazione presentata da un parlamentare del Pdl che attacca l'Ispra.

«È inconcepibile che in un Paese che ama definirsi civile e democratico l'autorità scientifica indipendente chiamata a fornire pareri super partes, sia messa sotto pressione con l'evidente obiettivo di rispondere agli interessi particolari di una sempre più ristretta minoranza, la cui attività ludica è sempre più insostenibile per l'ambiente» prosegue la Protezione Animali che aggiunge: «se, come abbiamo più volte denunciato, l'Italia ha violato le normative comunitarie, la colpa non è di certo dell'Ispra ma di quella stessa minoranza che ha fatto di tutto per non tenere in nessun conto tali pareri. È da sottolineare che la parte più responsabile del mondo venatorio non si è mai associata a questi attacchi».

L'Enpa chiede al ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiaconmo, di tutelare l'indipendenza dell'Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale. «Chiediamo al ministro di farsi garante della libertà e del rispetto verso un istituto che svolge neutrali funzioni di arbitro: il 5 luglio anche la Commissione europea ha riconosciuto, nuovamente, l'autorevolezza e il carattere vincolante dei pareri dell'Ispra».


mercoledì 7 settembre 2011

Cacciatore spara a un Falco Pecchiaiolo, salvato da un cittadino e consegnato al Wwf

Purtroppo anche quest'anno la stagione venatoria si è aperta nel peggiore dei modi per la nostra fauna selvatica, come fa notare il Wwf. Nella seconda giornata di preapertura alla caccia nelle campagne di Castelfranco di Sotto è stato abbattuto con un colpo di arma da fuoco uno splendido esemplare giovane nato quest'anno di Falco Pecchiaiolo (Pernis apivorus). Lo splendido rapace è stato rinvenuto e raccolto da un cittadino e successivamente consegnato ad un volontario del Wwf di Pisa che lo ha prontamente ricoverato al Centro Cruma della Lipu di Livorno. L'animale ferito alla parte inferiore dell'ala sinistra ha ricevuto nel centro di recupero le prime cure ma ancora non si sa se potrà tornare a volare. «Quest'abitudine di sparare deliberatamente a specie particolarmente protette dalla legge è ancora purtroppo frequente - dice il Wwf di Pisa - in particolar modo i rapaci sono animali ben riconoscibili in volo ed assolutamente non confondibili con nessuna delle specie cacciabili».


lunedì 5 settembre 2011

Ministro Gelmini: nessuna lezione di caccia a scuola

Il Ministro Maria Stella Gelmini ha risposto all'interrogazione parlamentare sullo svolgimento di presunte lezioni di caccia nelle scuole, presentata da numerosi parlamentari, primo firmatario l'On Gianni Mancuso.

Secondo gli interroganti il sindaco di Rocchetta Vara (La Spezia), in collaborazione con Federcaccia "ha pensato di proporre lezioni ai caccia al cinghiale ai bambini delle scuole elementari del paese". Ai bambini partecipanti al corso sarebbe stata regalata una maglietta con stampato lo slogan: «La caccia è passione, istinto, ragione, ma, soprattutto, rispetto per la natura».

Il Ministro Gelmini ha riferito di aver chiesto informazioni alla direzione regionale scolastica della Liguria. "Dalla relazione pervenuta - ha dichiarato il Ministro- emerge che il rappresentante della giunta locale aveva infatti proposto loro una generica attività di «educazione ambientale», nella quale sarebbero stati presenti anche alcuni cani da caccia e che le medesime insegnanti hanno dichiarato di non aver aderito in alcun modo all'iniziativa.

La dirigente scolastica ha inoltre precisato "di aver pubblicamente dichiarato di non condividere assolutamente quanto espresso dal Sindaco del comune interessato, aggiungendo, l'attività in questione non rientrava tra quelle programmate dalla scuola e approvate nel Piano dell'offerta formativa e nella programmazione periodica e che nessuna attività relativa alla caccia era stata fatta, né sarebbe stata intrapresa con i bambini della scuola primaria dell'istituto comprensivo Val di Vara".


Agrigento. Incidente di caccia, giovane ferito

E’ stato ferito in un incidente di caccia e adesso si trova ricoverato in Rianimazione al Civico di Palermo. Si tratta di un cacciatore di 35 anni, agrigentino. Le sue condizioni rimangono gravi e rischia di perdere l’occhio sinistro. L’uomo, nativo di Agrigento e residente a Casteltermini, sposato e padre di figli, poco prima delle 21 di sabato, si è presentato sanguinante e ferito al Pronto soccorso dell’ospedale Maria Immacolata-Longo di Mussomeli, accompagnato da un parente. A raccontato agli operatori sanitari di essere rimasto colpito da diversi pallini esplosi dal fucile del cugino, inciampato su una pietra, che gli stava dietro, nel corso di una battuta di caccia in contrada Santa Maria, a Casteltermini. La rosa di pallini, partita dal basso verso l’alto, lo ha colpito all’addome, al petto, al collo e finanche al volto, provocandogli non poche ferite e perdita di sostanza dall’occhio sulla cui futura funzionalità i sanitari si sono riservati di pronunciarsi. Il ferito era ancora cosciente e i sanitari si sono adoperati per stabilizzare il paziente che è stato anche sottoposto a Tac, prima di organizzare il suo trasferimento a bordo di eliambulanza in un centro più attrezzato. Appena arrivato a Palermo, l’uomo è stato portato in sala operatoria a sottoposto ad intervento di tracheotomia per contrastare l’edema in atto alle prime vie aree. Il quadro clinico seppure non fa temere per la sua vita, rimane comunque critico e si teme per la funzionalità dell’occhio. Sull’incidente di caccia indagano i carabinieri della stazione di Casteltermini. I militari hanno posto sotto sequestro l’arma e stanno svolgendo gli accertamenti del caso.
Fonte: grandangoloagrigento.it del 05 settembre 2011

giovedì 1 settembre 2011

Associazioni: un ricorso europeo per pre-apertura bresciana

«La pre-apertura della caccia con animali ancora in fase riproduttiva è un gesto sconsiderato», così il Coordinamento associazioni animaliste e ambientaliste bresciane boccia l'apertura anticipata della stagione venatoria. Se «da oggi, per legge, si potrà sparare solo a merlo, cornacchia nera, cornacchia grigia e tortora, quest'ultima specie considerata in declino a livello europeo» le associazioni temono che «i tanti furbi con porto d'armi venatorio potranno approfittare dell'occasione per abbattere qualunque cosa, allenandosi in vista del prossimo e più appetibile via libera agli spari alle specie in deroga, l'altro, ennesimo scempio di pronta attuazione ai danni dell'ambiente». Il Coordinamento delle associazioni ambientaliste e animaliste considera questa decisione «così irresponsabile e illegale da apparire ancora una volta come un atto teso a demolire la legge quadro nazionale sulla protezione della fauna selvatica e comunica l'inoltro
di un ricorso al Tar».
Contro la caccia in deroga invece le principali associazioni ambientaliste italiane, anticipa il Wwf, denunceranno la Regione Lombardia alla Commissione europea per «palese violazione» della cosiddetta «Direttiva uccelli». Nel mirino «la legge regionale che consente la caccia in deroga a
specie protette», e in particolare a «310.000 friguelli, 165.000 storni, 39.000 peppole, 21.000 pispole, 13.000 frosoni, in assenza delle condizioni prescritte dalla direttiva perchè ne sia consentito l'abbattimento in deroga al divieto generale di caccia».



Fonte: bresciaoggi.it del 01 settembre 2011

Cagliari: primo morto della stagione di caccia

Colpito al cuore dal suo fucile. Muore cacciatore cagliaritano



Sarebbe stato tradito da una telefonata al cellulare, l'ultimo gesto della sua vita, il cacciatore Maurizio Tasini, 40 anni, di Cagliari, morto questa mattina all'alba perché raggiunto dai colpi della propria doppietta al fianco sinistro mentre si trovava nelle campagne di Quartucciu.

I carabinieri che sono giunti sul luogo dell'incidente hanno accertato che il fucile era privo di sicura, pronto per sparare contro le prede autorizzate per la prima giornata venatoria. Sotto il corpo dell'uomo, che è stato rimosso dopo l'autorizzazione del magistrato, è stato trovato il suo cellulare. Sarebbe stata un'ultima chiamata al telefonino a causare forse la disattenzione nel cacciatore, che ha poggiato sulla propria sinistra l'arma dalla quale sono partiti i due colpi risultati fatali.

L’allarme è stato dato da alcuni cacciatori che, sentito il colpo, hanno trovato il cadavere e chiamato i carabinieri. Il magistrato ha disposto la perizia necroscopica. che verrà effettuata domani sera all’Istituto di medicina legale del Policlinico di Monserrato, dove la salma è stata trasferita su disposizione del magistrato.

Si tratta del primo incidente di caccia della stagione venatoria appena cominciata.




Caccia: con preapertura tornano polemiche

Caccia: con preapertura tornano polemiche
Wwf vince ricorso a Napoli; Arcicaccia, regioni manipolano legge




(ANSA) - ROMA, 31 AGO - Con l'inizio di settembre tornano gli spari dei cacciatori italiani, accompagnati come ogni anno da un vespaio di polemiche. La pre-apertura della caccia, che precede di una ventina di giorni l'inizio della stagione venatoria, e' infatti contestata - a voce e in tribunale - dalle associazioni ambientaliste, che mettono in guardia sui rischi per la fauna.

Le doppiette inizieranno ad esplodere colpi dal primo al 18 settembre, quando lasceranno spazio alla stagione ufficiale che proseguira' fino al 30 gennaio. In molte zone d'Italia i cacciatori avranno via libera domenica 4, ma il calendario varia sensibilmente in base al territorio.

Le regioni coinvolte nella pre-apertura saranno 15: tutte eccetto il Trentino Alto Adige, il Piemonte, la Liguria, il Molise e la Campania, quest'ultima per la sentenza del Tar di Napoli. A rivolgersi al Tribunale amministrativo regionale era stato il Wwf, puntando il dito contro l'assenza del piano faunistico che nella regione dovrebbe regolamentare la materia. Una vittoria, quella dell'associazione, che lascia l'amaro in bocca ai cacciatori campani. Il vicepresidente di Federcaccia, Antonio D'Angelo, esprime ''sconforto'' per la sentenza. ''Sono anni che chiediamo alla Regione di fare il piano faunistico, sospeso da una sentenza anni fa e così rimasto. La verita' e' che le istituzioni non vogliono saperne della caccia''. Il successo in Campania, comunque, per il Wwf non basta a compensare il''gravissimo impatto'' della preapertura nelle altre regioni. ''Si comincia a sparare quando i giovani animali non sono ancora maturi e quando sul nostro territorio sono presenti ancora molte specie migratrici protette, che possono cosi' essere oggetto di sicuro disturbo e di possibile danno diretto'', sottolinea l'associazione. Dello stesso parere anche la Lipu. Cacciare a inizio settembre, spiega il presidente Fulvio Mamone Capria, ''vuol dire colpire popolazioni di animali che hanno appena terminato di nidificare''.

Tra le associazioni venatorie, il presidente nazionale di Arcicaccia Osvaldo Veneziano accusa le Regioni di ''rispondere a pressioni politiche'', prendendo decisioni ''senza l'avallo del mondo scientifico''. ''La legge nazionale prevede la preapertura per alcune specie e questa possibilita' - sostiene - viene manipolata dalle Regioni per aprire la caccia a specie non ancora mature, come quelle stanziali''. Veneziano prevede una valanga di ricorsi al Tar. ''Ad essere oggetto di contenzioso - dice - saranno sia la preapertura, sia la chiusura della caccia per alcune specie a gennaio, sia l'applicazione delle deroghe''.

Di fronte a un mondo venatorio ''troppo diviso'', Gianluca Bardelli, membro del Comitato tecnico faunistico venatorio nazionale del ministero delle Politiche agricole, invita le parti in causa a una maggiore coesione. ''Da un'unita' di intenti e da una piena accettazione collettiva potranno nascere eventuali proposte legislative innovative di portata generale'', rileva l'esperto, secondo cui il Comitato e' ''la sede naturale del confronto e delle possibili soluzioni che tutte le parti possono porre all'attenzione delle forze politiche''.