martedì 16 novembre 2010

Grosseto. Ferisce lo zio a caccia

Ferisce lo zio a caccia L’uomo, 62 anni, preso con un colpo di rimbalzo #Il dramma nel bosco di Batignano, poi la corsa in ospedale. Indaga la procura



FEDERICO LAZZOTTI
GROSSETO. Un colpo di rimbalzo, una traiettoria beffarda nel bosco di Batignano. Finisce in dramma una battuta di caccia al cinghiale in famiglia, con lo zio ferito e il nipote in piedi con il fucile in mano. Fausto C., 62 anni grossetano, è ricoverato da sabato mattina nel raparto di Ortopedia dell’ospedale Misericordia con una profonda ferita alla coscia sinistra.
Adesso toccherà alla Procura di Grosseto, che ieri ha ricevuto il fascicolo, aprire un’inchiesta per verificare quello che è successo intorno alle 9.30 quando lo zio e il nipote erano insieme nel bosco.
Per il momento, l’unica certezza è che il ferito si è presentato al pronto soccorso del Misericordia intorno alle 11 con una ferita da arma da fuoco. «Eravamo a caccia - ha raccontato ai medici che lo hanno soccorso - quando un colpo è rimbalzato e mi ha ferito». Sarebbe stato lo stesso sessantaduenne a indicare il nipote come lo sfortunato protagonista dello sparo che lo ha colpito.
Dopo l’incidende, insieme, sarebbero usciti dal bosco e e raggiunto la macchina a bordo della quale sono arrivati al pronto soccorso. L’uomo è stato operato lo stesso giorno e poi trasferito nel reparto di Ortopedia. «Ha una prognosi di venticinque giorni», spiegano i medici.
L’ipotesi di reato con cui verosimilmente sarà aperto il fascicolo è quella di lesioni colpose. Gli inquirenti probabilmente ascolteranno sia il ferito che colui che avrebbe premuto il grilletto del fucile. E non è escluso che nei prossimi giorni effettuino un sopralluogo nella zona dell’incidente e dispongano anche una perizia sul fucile del giovane.
Solo così, gli investigatori potranno ricostruire con una certa sicurezza quello che è successo sabato mattina nel bosco di Batignano quando una battuta di caccia si è trasformata in un dramma familiare.
Solo tre giorni prima, pochi chilometri più a nord, si era consumata la tragedia di Mirko Bartolini morto a caccia per un problema al cuore davanti agli occhi del padre lungo la strada che costeggia il bosco di Piantavarne. «Mi sento male, aiutatemi», sono state le sue ultime parole prima di accasciarsi al suolo.
Cinquanta minuti non sono bastati ai sanitari per far ripartire il suo cuore ferito. Bartolini, conosciutissimo a Campagnatico dove faceva il macellaio, è stato tumulato nel cimitero dell’Arcille dopo il funerale che si è tenuto sabato, solo poche ore dopo il dramma nel bosco di Batignano che adesso gli inquirenti dovranno cercare di ricostruire.

Fonte: iltirreno.it del 16 novembre 2010

Grosseto. Una “doppietta pentita” accusa: si spara a caso

A caccia solo con amici fidati Troppi morti, una “doppietta pentita” accusa: si spara a caso.
Quattro vittime in un anno: non si tratta solo di fatalità


CARLO BARTOLI
Quattro morti e una lunga scia di incidenti, anche perché troppo spesso si spara in maniera avventata. Nonostante la progressiva riduzione del numero degli appassionati, l’attività venatoria continua a provocare ferimenti e morti. Anche se la passione per la caccia, come riconosce Giorgio Barsanti della Federcaccia livornese, va esaurendosi nelle giovani generazioni, l’impatto degli incidenti è comunque forte. «Hanno preso sempre più piede le battute al cinghiale che rappresentano il tipo di caccia più pericoloso, sia per il tipo di armi usate, sia per il fatto che alle battute partecipano squadre molto più numerose. E l’affollamento, insieme all’inesperienza, può essere una miscela temibile».
Ne è testimone Massimo Lawley, un cacciatore di lungo corso che ha vissuto da vicino la tragedia che è costata la vita a Giuseppe Orlando, abbattuto da una fucilata nella tenuta dei conti della Gherardesca. Dopo 53 anni di attività venatoria, Lawley ha detto basta alle battute con compagnie occasionali, sia pure blasonate o altolocate.
Cos’è accaduto?
«Dopo una tragedia del genere qualcosa ti scatta dentro. Anche se si è consapevoli che la fatalità può accadere in qualsiasi momento della tua vita, capisci che è assurdo morire così».
E cos’è cambiato in lei?
«Ho smesso di andare a caccia con certe persone: adesso vado esclusivamente con gli amici fidati. Di loro sono certo, so esattamente come si comportano. La fatalità è sempre in agguato, ma diventa più probabile quando non si capisce cos’è la caccia e si imbraccia un fucile con leggerezza. Non si spara così, solo sentendo o vedendo qualcosa che si muove, si preme il grilletto solo se si sa a cosa si spara».
No al grilletto facile, insomma?
«E’ importante divertirsi, ma bisogna essere coscienti di quanto si sta facendo. Io non ho mai rischiato, anche perché preferisco lasciar passare due cinghiali o due fagiani se non sono certo di cosa sto facendo».
Cos’è per lei la caccia?
«E’ stare insieme agli amici, passare una giornata nella natura, non sparare a caso».

Fonte: iltirreno.it del 16 novembre 2010

lunedì 15 novembre 2010

Arezzo. Cacciatore uccide cercatore funghi

Incidente avvenuto nell'aretino durante una battuta di caccia

(ANSA) - AREZZO, 14 NOV - E' stato ucciso da un colpo sparato con un fucile a pallini da un cacciatore un uomo di 47 anni, aretino, sposato e con due figli. L'uomo era andato a cercare funghi tra i boschi di San Fabiano e San Polo, nel comune di Arezzo, dove, intorno alle 8.10, e' avvenuto l'incidente di caccia. A chiamare i soccorsi e' stato lo stesso cacciatore che era andato a caccia insieme ad alcuni amici. L'uomo e' stato poi denunciato dalla polizia per omicidio colposo.

domenica 14 novembre 2010

Fermo. Ucciso cacciatore scambiato per cinghiale

Tragedia nel Fermano, ucciso durante una battuta di caccia al cinghiale

FERMO (14 novembre) - Tragedia nel primo pomeriggio di ieri nelle campagne del Fermano, al confine fra i Comuni di Fermo e Monterubbiano. Un cacciatore al cinghiale di 45 anni, Gabriele Scartozzi, residente a Monterubbiano, è stato ucciso da un altro partecipante alla battuta di caccia.
Secondo una prima ricostruzione dell'incidente, l'uomo era addetto a tenere i contatti radio con gli altri cacciatori e, accortosi della presenza di un animale, avrebbe lanciato l'allarme via radio. Un collega, sentendo i suoi richiami e vedendo muoversi alcune fronde di un cespuglio, ha sparato un colpo uccidendo Scartozzi. La vittima è un imprenditore agricolo. Sul caso un'inchiesta della procura di Fermo.

Fonte: corriereadriatico.it del 14 novembre 2010

sabato 13 novembre 2010

Lazio: sospeso il calendario venatorio!

Il TAR del Lazio, sezione I ter, visto il ricorso di WWF, LAV, LAC, ENPA e LIPU, con ordinanza dell'11 novembre 2010, depositata il 12 novembre 2010, ha sospeso il calendario venatorio della Regione Lazio per la stagione venatoria 2010-2011. Il TAR ha ribadito che la tutela della fauna è competenza esclusiva dello Stato; le Regioni possono solo incrementare e non diminuire il grado di tutela; i pareri resi dall'ISPRA possono essere disattesi solo con osservazioni motivate, che mancano nel caso specifico. Ha inoltre osservato che le dissonanze tra il calendario venatorio ed il parere dell'ISPRA non sono rilevanti al fine della sospensione cautelare per quanto riguarda le date di apertura, essendo le date ormai trascorse, mentre sono rilevanti le dissonanze relative alle date di chiusura, per cui si impone il riesame del calendario venatorio per le date di chiusura con adeguato supporto motivazionale, in difetto di che l'attività venatoria si dovrà ritenere non consentita nei periodi compresi tra le date di chiusura indicate dall'ISPRA e quelle previste nel calendario.

Fonte: Lac newsletter del 12 novembre 2010

venerdì 12 novembre 2010

92 senatori del Popolo della Libertà contro Brambilla e per la caccia

CACCIA. ORSI A BRAMBILLA: SUE PROPOSTE NON SONO CONDIVISE

"Abbiamo raccolto in poche ore 92 firme di colleghi non richiedendo
sottoscrizioni ai membri del governo ed alla presidenza del gruppo, per
ovvie ragioni di opportunita' politica. Credo che il ministro del
Turismo Michela Vittoria Brambilla debba prendere atto che le sue
proposte sulla caccia non sono condivise dalla stragrande parte dei
parlamentari del nostro partito". Cosi' il senatore del gruppo Pdl,
Franco Orsi. "Abbiamo iniziato questa mattina la raccolta di firme sul
medesimo documento alla Camera dei Deputati, dove ci attendiamo la
medesima larga adesione- dice Orsi- in questi difficili momenti credo
non sia opportuno lanciare guerre di religione che lacerano il nostro
partito e mettono in discussione quella larga parte del consenso del
mondo venatorio, che ci ha sempre sostenuto".

Fonte: PDL Senato dell'11 novembre 2010

Unione Europea - Italia nuovamente condannata

UNIONE EUROPEA - ITALIA NUOVAMENTE CONDANNATA

Nella causa avanti alla Corte di Giustizia (quarta sezione) n. C-164/09 tra la Commissione europea e la Repubblica italiana, è stata pronunciata l'11 novembre 2010 la seguente condanna:

1) Poiché la Regione Veneto ha adottato e applicato una normativa che autorizza deroghe al regime di protezione degli uccelli selvatici senza rispettare le condizioni stabilite all’art. 9 della direttiva del Consiglio 2 aprile 1979, 79/409/CEE, concernente la conservazione degli uccelli selvatici, la Repubblica italiana è venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in forza dell’art. 9 di tale direttiva.

2)La Repubblica italiana è condannata alle spese.

Fonte: newsletter LAC dell'11 novembre 2010

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

CACCIA: CORTE UE CONDANNA ITALIA, LEGGE REGIONALE VENETO VIOLA DIRETTIVE

Bruxelles, 11 nov. - Italia condannata dalla Corte di giustizia dell'Unione Europea sulla caccia: secondo quanto stabilito dai giudici riuniti a Lussemburgo, la regione Veneto ha adottato e applicato una normativa che autorizza deroghe al regime di protezione degli uccelli selvatici senza rispettare le condizioni stabilite dalla direttiva 79/409/Cee, concernente la conservazione degli uccelli selvatici.

La direttiva vieta in maniera generale di uccidere o di catturare tutte le specie di uccelli viventi allo stato selvatico nel territorio europeo, ma autorizza deroghe nell'interesse della salute e della sicurezza pubblica, della sicurezza aerea, per prevenire gravi danni alle colture, al bestiame, ai boschi, alla pesca e alle acque, per la protezione della flora e della fauna, ai fini della ricerca, per consentire la cattura, la detenzione o altri impieghi di determinati uccelli in piccole quantità. Le deroghe devono menzionare le specie che ne sono oggetto, i mezzi, gli impianti e i metodi di cattura o di uccisione autorizzati, le condizioni di rischio e le circostanze, l'autorità competente per i controlli.

«Tutto questo non è avvenuto con la legge regionale del Veneto 13/2005, che ha autorizza deroghe al regime di protezione degli uccelli selvatici senza rispettare le condizioni stabilite dalla direttiva, dal momento che le specie di cui è autorizzata la caccia sarebbero identificate in via generale ed astratta e senza limiti temporali. »Il limite massimo di soggetti abbattibili nella regione Veneto poi, non sarebbe conforme alla nozione di «piccole quantità». Infine, la Corte ha constatato che la legge n. 13/2005 autorizza la caccia di specie che non rientrano nella direttiva.

Fonte: Nap/Opr/Adnkronos dell'11 novembre 2010

Caccia in deroga. La Corte Europea condanna il Veneto

"Il prossimo passo, se le deroghe non hanno fine, sono le sanzioni economiche".
"Disastrosa la situazione della caccia italiana: Prestigiacomo, Galan e il Presidente Zaia non possono più esimersi dall'intervenire".

"Era una sentenza attesa ed oggi è arrivata, e come prevedibile è stata di dura condanna per gli abusi commessi dal Veneto in fatto di caccia".
Lo dichiarano in una prima nota a caldo le associazioni Animalisti Italiani,Enpa, Lav, Legambiente, Lipu e WWF Italia a proposito della condanna della Corte europea di giustizia inflitta alla regione Veneto in tema di caccia in deroga agli uccelli protetti.

"Si tratta di un nuovo pesante smacco per la cattiva caccia italiana e in particolare per la Regione Veneto, che in questi anni ha ripetutamente violato la
direttiva, come dimostrato da procedure di infrazione e sentenze della Corte, e che continua a violarla, visto che anche quest'anno, per l'ennesimo consecutivo, la regione ha autorizzato l'abbattimento di
uccelli protetti non cacciabili, ignorando il rischio della condanna."

"La sentenza della Corte europea, unitamente a quella dello scorso luglio contro la Repubblica italiana, apre ora una nuova fase nell'annosa vicenda della caccia in deroga, ponendo la regione Veneto e in generale l'Italia ad un passo dalle sanzioni economiche, che, in assenza di correzioni radicali, saranno la prossima decisione della Corte.

"A questo punto appare inevitiabile che Zaia fermi le deroghe attualmente in
atto in Veneto e che i ministri Prestigiacomo e Galan e in generale il Governo italiano intervengano con rapidità e fermezza, per porre fine all'anarchia pura che governa gran parte della caccia italiana, tra deroghe,inapplicazioni, infrazioni e illegittimità costituzionali".

Comunicato stampa dell'11 novembre 2010
Animalisti italiani, Enpa, Lav, Legambiente, Lipu, WWF Italia

Piacenza. 170 verbali per caccia illegale

Sparava ai caprioli con munizioni “spezzate”, cartucce cariche di pallini di piombo che inducono terribili sofferenze pre-morte agli ungulati. Un colpo ha centrato a morte un animale, fatto che ha innescato la sanzione penale e la segnalazione in procura di un 25enne, da parte del nucleo di tutela faunistica della polizia provinciale. Al cacciatore, sprovvisto di regolare permesso per la caccia di selezione agli ungulati, è stata comminata anche una sanzione pecuniaria e gli sono stati sequestrati: armi, munizioni e il cadavere dell'animale, ora a disposizione dell'autorità giudiziaria. L'episodio è accaduto domenica scorsa a Colle San Giuseppe (Alseno) ed è l'ultimo aggiornamento di una lunga sequenza di operazioni messe a segno dal corpo di via Garibaldi con la collaborazione delle forze dell'ordine e delle guardie giurate venatorie volontarie, 250 occhi puntati sul territorio coordinati dalla polizia provinciale.

E proprio il team composto da polizia provinciale, carabinieri, e Guardie venatorie, ha consentito giovedì scorso anche di bloccare e sanzionare l'attività – in corso – di una squadra di cacciatori di cinghiali non autorizzati in alta Valchero. Dotati di attrezzature (radio ricetrasmittenti e armi specifiche) e provvisti di regolare abilitazione, non rispettavano gli obblighi di alta visibilità (la legge prescrive l'utilizzo di giubbini rifrangenti del tutto identici a quelli previsti dal codice stradale), non avevano provveduto a comunicare alla popolazione la loro presenza in valle e praticavano l'attività venatoria in un giorno non consentito. La pratica è infatti prevista unicamente il mercoledì, il sabato e la domenica, fatta eccezione per gli abbattimenti autorizzati. Il caposquadra, individuato e fermato dall'ispettore Roberto Cravedi, dovrà pagare una salata sanzione pecuniaria.

Aumentano inoltre gli episodi di utilizzo illegale delle carabine ad aria compressa. “Si tratta – spiega Cravedi – di armi che fino al 2001 erano equiparate a quelle comuni da sparo.

Da quell'anno la normativa è cambiata, ne prevede la libera vendita (per potenze uguali o inferiori ai 7,5 Joule) ma non il libero utilizzo. E' infatti concesso il trasporto (se riposte nella custodia e scariche) ma non il porto (che ne identifica “l'immediata disponibilità”). Queste armi vanno utilizzate in ambienti chiusi o nei poligoni di tiro”. Domenica 26 settembre – segnala l'ispettore – un 50enne è stato bloccato alla Farnesiana, tra la tangenziale e il distributore Agip, mentre, dalla sua auto, sparava ai fagiani presenti nella zona. L'uomo, accesi quattro lampeggianti, sostava in corsia schivato dalle vetture che sopraggiungevano e – col finestrino abbassato – in piena mattinata cercava di abbattere gli animali che popolano i campi che costeggiano la strada. Episodio analogo è successo qualche settimana fa. Nel mirino delle sanzioni due ecuadoriani e un italiano segnalati grazie al prezioso ausilio delle Guardie volontarie.

Il bilancio dell'attività della polizia provinciale, dall'inizio dell'anno al 31 ottobre, parla di oltre 170 verbali per esercizio irregolare della caccia, per un totale di sanzioni che ammonta a circa 19mila euro. Tra le infrazioni più frequenti: mancanza di idonea documentazione, vicinanza dell'esercizio della caccia ai centri abitati o a vie di comunicazione, violazione degli orari e delle giornate consentite, addestramento irregolare dei cani. Tra gli episodi di rilevanza penale da segnalare: a inizio dell'anno è stato individuato nella zona di Grazzano Visconti un cittadino albanese che catturava uccelli con trappole, il cui utilizzo non è consentito dalla legge. L'uomo è stato denunciato alla procura per uccellagione.

“Polizia provinciale e forze dell'ordine – commenta l'assessore provinciale alla sicurezza Maurizio Parma – sono un presidio fondamentale per prevenire e contrastare i fenomeni di caccia abusiva nelle sue varie declinazioni, fino ad arrivare agli spiacevoli e odiosi episodi di caccia di frodo e bracconaggio. Un ringraziamento va anche alle Guardie giurate venatorie ed ecologiche volontarie, importanti sentinelle del territorio e occhi vigili nella salvaguardia della legalità. Il grande lavoro messo in campo non è solo ai fini della salvaguardia faunistica, ma anche a tutela dei cittadini che frequentano le zone rurali e che hanno diritto di fruire del territorio in totale sicurezza”.

“La capacità di fare squadra – commenta la comandante della polizia provinciale Anna Olati –, soprattutto quando si tratta di monitorare capillarmente il territorio con organici limitati, è fondamentale. I risultati ottenuti dimostrano l'efficacia delle sinergie, di un buon coordinamento e delle positive collaborazioni attuate tra tutti i soggetti che, a vario titolo, garantiscono presidio e sorveglianza, quindi sicurezza e possibilità di interventi tempestivi e puntuali”.

Fonte: piacenzasera.it del 11 novembre 2010

giovedì 11 novembre 2010

Ministro Galan: porre fine alla campagna anticaccia

(AGI) – Roma, 11 nov. – “E’ venuto il momento per me, in qualita’ di ministro delle politiche agricole e quindi competente in materia venatoria, di intervenire sulla campagna anticaccia cui va posto termine”. Cosi’ in una nota il ministro delle Politiche Agricole, Giancarlo Galan.
“Premetto che non e’ possibile subire l’egemonia culturale, per esempio, di chi si schiera su posizioni estreme anche a difesa di specie animali che creano seri problemi ambientali, e questo – aggiunge – senza alcun rispetto delle specie autoctone e della biodiversita’, da difendere soprattutto conservando gli ambienti.
E’ ben noto che la caccia e’ un’attivita’ praticata ovunque nel mondo, e se c’e’ chi vuole vietarla nel nostro Paese, cio’ significa che c’e’ chi sta dalla parte dei cacciatori, ma solo di quelli che possono permettersi costosi viaggi all’estero alla ricerca di riserve e di privilegi venatori che il cacciatore normale non puo’ concedersi. Ma le ripetute campagne anticaccia contribuiscono a danneggiare uno storico settore della nostra economia, dato che in Italia esiste da secoli una qualificatissima industria per la caccia, intorno a cui ruota da sempre un sistema produttivo tutt’altro che secondario, e dove ci sono molte eccellenze del made in Italy.
Insomma, avverto come terribilmente noioso il cercare di spiegare che il vero cacciatore e’ persona che ama e difende la natura, il territorio, l’ambiente, nel senso piu’ corretto del termine. Purtroppo e’ vero invece che tra amnesie, infrazioni, ricorsi, sentenze, deroghe e quant’altro, il mondo della caccia e’ assediato da un clima irrespirabile, fatto di assurdita’ e prepotenze di vario genere. In sintesi, e’ indispensabile definire al piu’ presto nuove regole, mediante una revisione della legge 167, regole che siano condivise dalle Regioni e dall’Unione Europea, dato che e’ proprio in sede comunitaria che andrebbe aperto un tavolo per ridiscutere l’intero sistema della caccia”.
Mi conforta infine sapere che ben 92 senatori del Pdl, in pratica quasi la totalita’ dei senatori del mio partito, hanno redatto un documento con cui dichiarano che non voteranno le proposte del Ministro Brambilla, in quanto non facenti parte del programma di governo, ma soprattutto perche’ da loro non condivise”.

Fonte: Agenzia AGI 11 novembre 2010

lunedì 8 novembre 2010

Calabria: ora la Regione rispetti le regole

CACCIA CHIUSA IN CALABRIA, LE ASSOCIAZIONI: ORA LA REGIONE RISPETTI LE
REGOLE


"Nei prossimi calendari cancellare varie specie dalle liste e contenere la
stagione venatoria tra ottobre e dicembre".

"L'ordinanza con cui il TAR Calabria ha sospeso il calendario venatorio
regionale è l'inevitabile conseguenza della non applicazione di norme e
pareri scientifici ufficiali di cui si è resa protagonista la Regione. Ora
stop alla caccia fino al completo adeguamento delle regole".

Lo scrivono le associazioni Animalisti Italiani, Enpa, Lav, Lipu e WWF
Italia dopo la decisione della Seconda Sezione del Tribunale regionale della
Calabria che ne ha accolto il ricorso con richiesta di sospensiva immediata.

"Alla Calabria, come a tutte le regioni italiane, lo scorso giugno avevamo
trasmesso un dettagliato documento in cui erano indicati i passi da mettere
in atto per emanare un calendario venatorio corretto. Ciò, all'indomani
dell'approvazione delle modifiche alla legge 157/92 richieste dall'Europa
che, tra le altre cose, prevedono per Stato e Regioni la rigorosa tutela
delle specie in stato di conservazione sfavorevole e il divieto assoluto di
caccia nei periodi di riproduzione e migrazione degli uccelli.

"Avevamo anche avvertito, come si legge nei nostri comunicati stampa di quei
giorni, del rischio che la stagione venatoria potesse saltare qualora le
regioni ignorassero i nuovi obblighi in fatto di tutela della fauna e dunque
si rendessero in parte o del tutto inadempienti.

"Al documento delle associazioni ha fatto inoltre seguito la Guida ufficiale
trasmessa dall'ISPRA, l'autorità scientifica nazionale in materia, con le
indicazioni dettagliate, specie per specie, sulla corretta redazione, da
oggi in avanti, dei calendari di caccia.

"La regione Calabria ha purtroppo ignorato tutto, la nuova legge nazionale,
i sopraggiunti obblighi normativi, le argomentate richieste delle
associazioni e soprattutto le indicazioni scientifiche ufficiali. Una grave
imprudenza, fondata su una plurima infrazione della legge, pagata cara con
l'ineccepibile e logica decisione del TAR di sospendere la caccia fino al
prossimo mese di aprile e dunque di considerare di fatto conclusa la
stagione 2010-2011.

"A questo punto la regione Calabria non può che adeguarsi alle decisioni
della magistratura, informando dettagliatamente tutti i cacciatori che la
stagione di caccia è sospesa, e predisponendosi a redigere calendari futuri
che tengano conto della necessità di cancellare varie specie dalle liste e
contenere la stagione venatoria tra i mesi di ottobre e dicembre".

Comunicato stampa 8 novembre 2010

Animalisti Italiani - Enpa - Lav - Lipu - Wwf Italia

Isernia: la caccia prima della tutela dell'ambiente

L'assessore Taccone: si rispetti l'attività venatoria

Venerdì 05 Novembre 2010 10:32

ISERNIA - "Alcune argomentazioni relative l'inclusione nell'Area contigua al PNALM ( Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise) del territorio comunale di Cerro al Volturno, riportate sulla carta stampata negli ultimi giorni mi portano a precisare quanto segue. È mia intenzione, oltre che doveroso compito per il ruolo istituzionale ricoperto in seno all'Amministrazione Provinciale di Isernia, lavorare assiduamente e indistintamente affinché vengano riconosciute le giuste ragioni della totalità dei cacciatori della Provincia di Isernia. Questi ultimi, possiedono tutti il medesimo diritto di praticare lo sport della caccia. Per quanto sopra ritengo che nell'attuare una valida ed imparziale gestione dell'attività venatoria sia anomalo, sia irrazionale, porre in essere repentine azioni volte a creare realtà che possano arrecare vantaggio ad una esigua minoranza, a discapito della stragrande maggioranza dei cacciatori. Sono colto da sgomento nel sentir parlare di far west o di bracconieri.
Senza alcun timore di smentita, posso liberamente affermare che i cacciatori della Provincia di Isernia esercitano l'attività venatoria, per educazione e cultura personale, nel rispetto dei regolamenti e della legislazione vingente. Come già affermato condivido pienamente una politica di tutela ambientale e di sviluppo della fauna e della flora all'interno del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise. Condivido pienamente istituire un'area contigua al fine di tutelare quelle componenti ambientali, naturalistiche o paesaggistiche che, sebbene poste esternamente all'Area protetta, risultino funzionali alla conservazione dei valori dello stesso parco. Non posso non ribadire, però, la mia assoluta contrarietà ad includere nell'Area contigua al PNALM, l'intero territorio del Comune di Cerro al Volturno come da atto deliberativo del commissario del Comitato di Gestione dell'Area contigua sig. Enzo Pontarelli. Ritengo molto discutibile ampliare un Area contigua già notevolmente estesa, senza, tra l'altro, un accordo preventivo di tutti gli attori istituzionali del territorio in questione. Perché non è stato chiesto, semplicemente, un formale parere alla competente Amministrazione Provinciale di Isernia? Tutto ciò appare notevolmente stupefacente se si considera che con Delibera di Giunta Regionale n. 802 del 29/07/2008, inerente, " Istituzione dell'Area contigua e regolamentazione dell'attività venatoria nel versante molisano del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise " si deliberava tra l'altro, di affidare all'Amministrazione Provinciale di Isernia – Assessorato alle Aree Naturali le funzioni amministrative concernenti la gestione venatoria dell'Area contigua al PNALM, fino all'istituzione del Comitato di Gestione dell'Area contigua. Questa Amministrazione non permetterà che le eccezioni sollevate dalle Associazioni Venatorie provinciali e dalla maggioranza dei cacciatori dell'A.T.C. n. 3 di Isernia, cadano inascoltate".
L'Assessore Provinciale alla Caccia
Gino Taccone

Fonte: Provincia di Isernia