lunedì 15 ottobre 2012

Il TAR: mai più "braccate" al cinghiale nelle Marche!

Con Ordinanza n. 633 del 11 Ottobre 2012, la Sezione Prima del T.A.R. delle Marche, accogliendo il ricorso presentato dalla L.A.C. Lega per l’Abolizione della Caccia e dell’Associazione Vittime della Caccia, ha annullato le disposizioni del calendario venatorio Marche nelle parti che prevedono il prelievo della pernice rossa e del cinghiale nella forma non selettiva. In sostanza, per ciò che concerne la caccia al cinghiale, d’ora in poi nelle Marche non si potranno più effettuare le classiche “braccate” al cinghiale, peraltro la forma di caccia più praticata tra i cacciatori marchigiani, ma anche quella meno “selettiva”. Infatti la braccata presuppone l’utilizzo di una nutrita muta di cani per spingere gli animali verso le “poste”, luoghi dove sono appostati i cacciatori per l’abbattimento. Si tratta quindi di un tipo di caccia che richiede la partecipazione anche di decine e decine di cacciatori (la “squadra”) e che di conseguenza produce un notevole disturbo nella fauna selvatica e quindi una scarsa selettività nel prelievo. Spesso, infatti, finiscono con l’essere abbattuti nelle “braccate” anche caprioli, daini o specie protette e a rischio di estinzione come il lupo o il gatto selvatico. Ma la braccata è un tipo di caccia molto pericolosa anche per chi la pratica o per chi, involontariamente, si dovesse trovare nel mezzo di una battuta, come cercatori di funghi, escursionisti, ma anche per chi abita o lavora in campagna o in case isolate, che spesso vengono incluse nelle aree delle braccate. Infatti la maggior parte degli incidenti, anche mortali, determinati dalla caccia, avvengono proprio durante le braccate al cinghiale. Si tratta quindi di una sentenza “storica” che dà ragione ad associazioni come la LAC e l’Ass. Vittime della Caccia, che da molti anni si battono contro questa barbara usanza, che permette ai cacciatori di essere i padroni incontrastati del territorio, patrimonio invece di tutti i cittadini, condizionando fortemente l’attività di coloro che vivono e lavorano in campagna o in montagna e mettendone a rischio la loro stessa vita! 

Per i cacciatori si tratta invece di un colpo durissimo, visto che la tecnica di caccia della braccata permette di ammazzare molti più cinghiali, che poi vengono in gran parte venduti (spesso anche in modo illegale) ai ristoratori specializzati in cacciagione, ed il ricavato diviso tra i cacciatori partecipanti. A dimostrazione che la caccia di oggi, ormai, si è ridotta ad uno squallido business! 

Danilo Baldini – Delegato responsabile della LAC per le Marche 
Ancona, li 13 Ottobre 2012

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