venerdì 16 gennaio 2015

Grosseto. Cacciatori nell’oasi naturale: «I turisti si sono trovati in mezzo alla cacciata»

ROCCALBEGNA – È successo due volte in poco più di due settimane. Cacciatori, armati di tutto punto, che si sono introdotti, con cani al seguito, nell’oasi e riserva naturale di Rocconi, alla ricerca dei cinghiali. «Se li sono trovati davanti le guide dell’oasi – affermano dal WWF -, si sono sorpresi vedendo il nostro personale, come se fossero loro quelli fuori posto. Episodio analogo è avvenuto domenica 10 gennaio, quando i visitatori e il personale WWF si sono visti attraversare il sentiero natura da un cinghiale inseguito da alcuni cani e più in basso, nell’Albegna, hanno sentito cacciatori urlanti che spaventavano gli animali. Riteniamo che questi episodi siano un fatto gravissimo e non tollerabile».

«Le Riserve Naturali sono state istituite per tutelare la biodiversità e consentire a tutti di fruire di questi ambienti, importanti anche per l’indotto economico che si attiva attorno, e non per cacciare – prosegue il WWF -. Oltretutto questi episodi minano fortemente gli equilibri delle riserve stesse, spaventando gli animali, che all’interno hanno un rapporto diverso con l’uomo, sono più fiduciosi. Le cacciate al cinghiale non dovrebbero essere consentite nemmeno nelle immediate vicinanze delle aree protette, in particolare in luoghi a forte valenza naturalistica molto delicati che, come nel caso di Rocconi, ospitano specie molto rare, come il falco lanario, che proprio in questo momento sta decidendo dove nidificare nella prossima primavera».

«Riteniamo inoltre cosa gravissima mettere in pericolo persone che fruiscono delle nostre riserve, spaventate da colpi di fucile, urla e cani addestrati ad inseguire la fauna selvatica, persone che spesso vengono da fuori regione “ingannati” da ciò che si scrive nelle pagine di promozione turistica – continua il WWF -. Come possiamo promuovere il turismo nelle riserve naturali finché persistono queste condizioni? Dobbiamo promuovere le riserve solamente a caccia chiusa?»

«Almeno nelle aree protette vorremmo essere liberi di girare al sicuro dalle fucilate e non assistere più a scene del genere. Non vogliamo che la Maremma venga ricordata come terra di cacciatori e bracconieri – conclude -, ma di una realtà che ha sapientemente lasciato parti importanti del proprio territorio destinati alla sua salvaguardia».

giovedì 15 gennaio 2015

Ferrara – Cacciatori con richiami acustici. Intervento della Polizia Provinciale

GEAPRESS – Due cacciatori sono stati segnalati all’Autorità Giudiziaria dalla Polizia Provinciale di Ferrara. I due, stante quanto reso noto dalla Provincia di Ferrara, sarebbero stati sorpresi in zona pre-Parco con un richiamo acustico e un fucile con cinque colpi. La legge, invece, ne consente solo tre.

Il reato contestato, in concorso fra loro, è quello di caccia con l’uso di richiamo. Ad uno dei due cacciatori è stato anche contestato l’illecito di caccia con mezzi vietati, che prevede una multa aggiuntiva fino a 1.500 euro.

La pattuglia degli agenti provinciali era intervenuta alle prime luci dell’alba e, dopo essersi inoltrata nel cuore delle valli lagunari a bordo di un’imbarcazione e agevolata dalla fitta nebbia, ha raggiunto la tina nella quale erano appostati i due. In quel momento, stavano usando il richiamo acustico.

A questo punto un Agente è saltato velocemente dalla prua della barca dentro l’appostamento di caccia, ponendo fine all’uso del richiamo vietato dalla legge. La Polizia Provinciale sottolinea come tale strumento attira in maniera ingannevole i volatili e penalizza quei cacciatori che invece usano mezzi leciti.

Sia le armi che lo strumento sono stati sequestrati e messi a disposizione dell’autorità giudiziaria. Del secondo, in particolare, è prevista la confisca e la distruzione.

“Ringrazio i colleghi – ha riportato al termine dell’operazione il comandante della Polizia Provinciale, Claudio Castagnoli – per un servizio durato molte ore in un ambiente non facile e nello stesso tempo da preservare nei propri fragili equilibri, con lo scopo di affermare legalità e rispetto delle regole da parte di tutti, cacciatori compresi”.

Sos caccia, anche l'Europa ci chiede di fermarci

Procedura pilota della Commissione per chiudere la stagione in anticipo. La palla passa alla Regione Lazio

Bum, bum, bum! Chi abita in città non sente, ma basta spostarsi appena, verso i piccoli e medi centri limitrofi alla Capitale, che la caccia ti entra in casa. Impossibile scordare che ogni colpo vale una bellissima vita selvaggia spezzata per gioco. 
È iniziata i primi di settembre, con le preaperture, e i cinque lunghi mesi che affliggono animali e persone volgono al termine. Ma la Commissione europea, per mezzo di una procedura pilota verso il nostro Paese, ha richiesto di anticipare la chiusura della persecuzione ad alcuni uccelli intenti nella migrazione prenuziale. Il ministero dell'Ambiente ha scritto alle Regioni e la palla è nelle loro mani. 
Come si regola il governatore Zingaretti? Per ora, ha deliberato di cessare la caccia ai tordi il 19 gennaio (lo stop era fissato il 31, assieme al cinghiale). In realtà l'Ispra indicava il 10 gennaio, oltre al 31 dicembre per la beccaccia e il 19 per gli uccelli acquatici, tuttavia ignorati dalla nostra Regione. 

Si teme per di più che Zingaretti conceda agli amanti del fucile un regalino: dieci giorni venatori extra a febbraio contro cornacchia, gazza, ghiandaia e colombaccio. Sarebbe un provvedimento tanto legittimo (l'Ispra non contesta dilazioni riguardo tali specie) quanto inopportuno. 
"Si tratta di un periodo difficile per tutti gli uccelli, aggravato dall'atavica scarsità di controlli. Permettere di sparare anche solo ad alcuni facilita il bracconaggio", dice Giovanni Albarella, che cura i rapporti istituzionali della Lipu-Birdlife Italia, il cui direttore generale Danilo Selvaggi spiega: "La procedura aperta della Commissione europea lancia un allarme sulla realtà venatoria italiana e sulle sue molteplici infrazioni. Da noi si caccia troppo a lungo, si abbattono specie in difficoltà, si agisce in assenza di reale programmazione, piani gestionali e chiarezza dei dati, in violazione della stessa legge nazionale. La decisione presa dal Lazio e altre Regioni, ridurre la stagione per alcune specie, è un primo, timido passo avanti. Ma occorre cambiare punto di vista. Basta favori ai cacciatori e danni alla natura, ma vera tutela della natura e rigorosa limitazione della caccia".

Pontedera (Pi). Spari troppo vicini alle case, caccia vietata nella zona delle Melorie

PONSACCO. La zona delle Melorie a Ponsacco non sarà più zona di caccia. I cittadini hanno vinto la loro battaglia ottenendo l’attenzione dell’amministrazione comunale.

Il problema nasce dal 2006, da quando nella frazione sono state costruite le case. Nel frattempo però non c’è mai stato un adeguamento del nuovo piano urbanistico ai divieti di caccia. I cacciatori, dunque, hanno continuato a recarsi in questa zona, nonostante non potessero essere più rispettate le distanze di sicurezza dalle abitazioni. Ogni anno, con l’inizio della stagione venatoria, nei giorni previsti di caccia e durante i fine settimana e i festivi, la zona delle Melorie era interessata da una concentrazione di cacciatori, che mettevano in serio pericolo l’incolumità degli abitanti, degli agricoltori e dei passanti. Nell’ultimo anno si sonno verificati incidenti allarmanti: alcuni cacciatori hanno sparato a ridosso del giardinetto dei bambini, costringendo una nonna con nipoti a scappare ed inoltre sono stati colpiti da proiettili alcuni gatti della zona, oltre alla pioggia di pallini che spesso arrivavano alle finestre dei residenti. Tantissime sono state le chiamate alla polizia provinciale e alla forestale, che in alcune occasioni hanno anche colto i cacciatori sul fatto e li hanno multato. Nonostante questo, i cacciatori, come spiegano alcuni residenti, non si sono mai scoraggiati e hanno continuato nella loro attività venatoria.

Alcuni residenti, dunque, con il fondamentale supporto dell’associazione Dav (difesa animali, ambiente vita), hanno deciso di avviare una formale protesta. Sono state raccolte 154 firme di persone esasperate che da anni subiscono la presenza di cacciatori vicino alle loro case o addirittura accovacciati in agguato dietro la siepe dei loro giardini, in attesa della selvaggina. Al sindaco di Ponsacco è stata chiesta l’adozione immediata di tutte quelle misure mirate a garantire l’ incolumità dei cittadini e il rispetto della loro quiete, al fine di evitare i rischi connessi all’uso di armi da fuoco.

Ora la zona delle Melorie compresa tra la superstrada, Via Verne, Via Gabbiano, Via Colombo, Via Pigafetta, Viale Europa verrà considerata zona in cui non sarà più possibile cacciare, con conseguente installazione di apposita cartellonistica recante il divieto di caccia. I residenti ringraziano il sindaco Francesca Brogi che ha dimostrato sensibilità per il problema. «Ringraziamo tutta l’amministrazione comunale e i funzionari del comune coinvolti nella gestione della nostra richiesta», dicono Laura Benedetti ed Erika Lotto.

Pistoia. Colpo accidentale a caccia,un morto

Pistoia, indagini per omicidio colposo

E' stato ferito a morte da un colpo partito accidentalmente durante la caccia nel Pistoiese. La vittima è un 60enne, che aveva accompagnato due amici nei boschi, ma non stava partecipando alla battuta. Si sarebbe trattato di un incidente dovuto all'esplosione di un proiettile partito dal fucile caduto a terra. L'uomo è stato centrato in pieno volto dell'uomo. I carabinieri indagano per omicidio colposo.

domenica 11 gennaio 2015

Crotone. Abbattimento non consentito di merli, sei cacciatori “beccati” dalla forestale

Gli uomini del Corpo forestale dello Stato, pochi giorni fa e durante un controllo dell’attività venatoria, hanno accertato che una comitiva di cacciatori provenienti da Acri, nel cosentino, aveva abbattuto con armi da fuoco e nel territorio di Caccuri, nel crotonese, sedici merli, violando così la legge sulla protezione della fauna. Uccelli, armi e munizioni sono stati sequestrati e i cacciatori sono stati segnalati alla Procura della Repubblica.

È finita, pertanto, in modo imprevisto la battuta dei sei cacciatori cosentini scoperti da una pattuglia della forestale che ha ritrovato nel bagagliaio del loro fuoristrada, tra gli altri uccelli abbattuti, i sedici merli (cosiddetti Turdus merula) la cui caccia non è consentita. Espletate le formalità dovute, i sei soggetti sono stati così segnalati alla Procura. Insieme agli uccelli, il cui abbattimento non era ammesso perché effettuato oltre il periodo consentito dalla legge che regolamenta l’attività venatoria, sono stati sequestrati i fucili da caccia e le relative munizioni.

Vicenza. Uccide un volatile raro. Cacciatore denunciato

tarabuso
Sorpreso dalla polizia provinciale dopo aver abbattuto un esemplare di tarabuso, un cacciatore è stato denunciato; il suo fucile da caccia e l'esemplare morto sono stati posti sotto sequestro.

È accaduto lo scorso 6 gennaio. Nonostante fosse una giornata di silenzio venatorio, un cacciatore ha deciso ugualmente di perlustrare la zona del fiume Tesina, nelle campagne di Marola di Torri di Quartesolo. Aveva appena abbattuto un tarabuso (Botaurus stellaris), volatile piuttosto raro che gode di particolare protezione, quando è stato colto in flagrante dagli agenti della polizia provinciale, che avevano intensificato l'attività di controllo. L'uomo rischia l'arresto fino a tre mesi o l'ammenda di 516 euro per aver esercitato la caccia in un giorno non consentito, e l'arresto da due a otto mesi o l'ammenda da 774 a 2.065 euro per aver abbattuto il raro volatile, chiara azione di bracconaggio.

giovedì 8 gennaio 2015

Piombo e munizioni da caccia

Premessa di Umberto La Sorda:

Immaginiamo che una cartuccia da caccia contenga una media di 30 gr di pallini di piombo. Immaginiamo che in una battuta di caccia vengano esplosi da un singolo cacciatore una media di 3 cartucce, ovvero una media piuttosto bassa. Moltiplichiamo 30 gr x 3 cartucce ed otterremo quindi 90 gr di piombo in pallini dispersi nell’ambiente in una singola battuta giornaliera. (Il termine disperso è veramente adeguato considerato che proprio per l’effetto della rosata i pallini vengono distribuiti a pioggia sul terreno). Il risultato ottenuto dovrà però essere moltiplicato per un certo numero di cacciatori. Ipotizziamo che un territorio di 15 ettari può essere frequentato da una media di 10 cacciatori. Avremo quindi una media di 900 gr di piombo sparso nel terreno per singola battuta.
Questo è un calcolo ottimistico e prende in esame solo una piccola parte del sistema. In Italia ci sono circa 700.000 cacciatori che hanno a disposizione 55 giornate venatorie. L’ISPRA ed il Ministero dell’ Ambiente riportano dati di circa 10.000 tonnellate di piombo che ogni anno vengono immesse sul territorio nazionale e si parla di quantitativi volutamente calcolati in difetto. (fonte ISPRA, GEAPRESS, Ministero dell’Ambiente). Ora immaginiamo che tutto questo si ripete ogni anno, da decenni. Se vogliamo ipotizzare solo gli ultimi 10 anni con una stima volutamente inferiore di circa 5.000 tonnellate l’anno, arriviamo alla magica cifra di 50.000 tonnellate di piombo!!! …solo negli gli ultimi 10 anni…


Terrificante non è vero? …Piombo che rimane nei terreni spesso coltivati, che viene continuamente dilavato dalle piogge avvelenando le falde acquifere. In alcune zone particolarmente frequentate dai cacciatori come i capanni fissi e le poste sono stati evidenziati nel terreno quantità di metalli pensanti 80.000 volte superiore alla media. Unico passo legislativo fatto è quello di porre il divieto di utilizzare munizioni di piombo solo per le aree umide di ZPS (Zona di Protezione Speciale) e ZSC (Zona Speciale di Conservazione). Peccato che queste ultime devono ancora essere definite e che comunque non si tiene conto delle migliaia di tonnellate immesse nel tempo. Molte associazioni venatorie si sono fatte promotrici, poste davanti l’evidenza, dell’utilizzo di munizionamento alternativo, nella fattispecie di pallini in acciaio o piombo ramato, ma il costo e la resa in termine di gittata ed efficienza non le fa preferire alle classiche munizioni.

Con questa premessa volevo introdurvi alla lettura di questo interessante articolo:

“Nuove ricerche sull’avvelenamento da piombo rivelano che i cacciatori sono più a rischio di stupidità della media. Non è un’opinione degli animalisti ma l’esito di recenti studi scientifici”

Nuove ricerche sull’avvelenamento da piombo evidenziano delle conseguenze ancora più gravi sulla salute animale di quelle finora conosciute. Non esistono dati ufficiali sulla diffusione del piombo in Italia. Ciò che è certo è che la caccia è uno dei fattori principali della disseminazione di questa sostanza sui terreni e nelle acque. Si stima che ogni anno nel nostro paese siano 25.000 le tonnellate di piombo delle cartucce che vengono disperse nell’ambiente durante l’attività venatoria. Finora però gli studi avevano associato il fenomeno del “saturnismo” (avvelenamento da piombo) solo alla caccia nelle zone umide in quanto gli uccelli acquatici ingeriscono i pallini di piombo confondendoli per sassolini che utilizzano normalmente per facilitare la loro digestione. Oggi invece è stato evidenziato che anche gli animali terrestri sono destinati a subire il fenomeno del saturnismo in quanto si è potuto constatare che gli animali che predano altri animali feriti e non recuperati dai cacciatori assumono e metabolizzano anch’essi frammenti di piombo insieme alla carne delle prede. Anche per la salute umana è stato dimostrato che gli effetti dell’uso delle munizioni contenenti piombo sono molto più gravi di quello che finora si pensasse. Nello studio compiuto da ricercatori dell’associazione inglese Wildfowl and Wetlands Trust (WWT) in collaborazione con lo Spanish Research Institute on Cynegetic Resources (IREC), gli scienziati hanno dimostrato che la quantità di piombo presente nelle carni di selvaggina dopo la cottura eccederebbe i limite consentito dall’Unione Europea, in conseguenza del fatto che molti residui di piombo delle munizioni rimarrebbero all’interno della carne. Per verificare ciò, i ricercatori guidati da Rafael Mateo della Università di Castiglia-La Mancia hanno analizzato ai raggi X la presenza di munizioni o frammenti di munizioni all’interno di diverse specie di animali uccisi durante una battuta di caccia. Utilizzando una tecnologia spettroscopica, i ricercatori hanno poi analizzato l’eventuale presenza di frammenti di piombo nella carne già cotta e pronta per essere consumata. Si è visto che il proiettile che penetra all’interno di un animale si frammenta in numerosissime schegge che si diffondono anche a distanze elevate dal punto colpito. Chi consuma selvaggina va quindi facilmente incontro all’ingestione di quantità significative di questo elemento nocivo. “A seconda delle specie e del modo in cui era cucinata la cacciagione, tra il 20 e l’87,5% dei campioni analizzati superavano il livello massimo di piombo consentito dall’Unione Europea nella carne animale”, ha concluso Rafael Mateo. Mangiare quindi carne di selvaggina uccisa con proiettili di piombo potrebbe rappresentare un rischio per la salute, specialmente nei bambini o in chi mangia molto spesso la cacciagione come i cacciatori. A rivelarlo è un autorevole studio pubblicato sulla rivista medica PLoS One. Indagini condotte su vasta scala hanno evidenziato come, ad un incremento della concentrazione di questo elemento nel sangue da meno di uno a 10 microgrammi per decilitro corrisponda un abbassamento del quoziente intellettivo (QI) di 6,2 punti. Nel caso di contaminazioni diffuse, pertanto, il piombo determina pesanti ricadute sociali (con i relativi costi di salute pubblica a carico della collettività), portando ad un aumento percentuale di soggetti con ritardi mentali gravi. Il Food Standard Agency, l’agenzia indipendente del governo del Regno Unito responsabile per la sicurezza alimentare, consiglia alle persone che si alimentano di selvaggina uccisa con pallini di piombo, di ridurre il consumo di questa carne. L’agenzia si rivolge in particolare a gruppi vulnerabili come bambini e donne in gravidanza, sottolineando come l’esposizione al piombo può danneggiare lo sviluppo del cervello e del sistema nervoso.

Claudio Allegrino Coordinatore gruppo Abruzzo Guardie Volontarie WWF Italia

domenica 4 gennaio 2015

Grosseto. Cattura volpe per addestrare il cane, cacciatore denunciato

L'aveva lasciata al freddo per giorni

Grosseto, 30 dicembre 2014 - Denunciato un cacciatore di Roccastrada che aveva posizionato due grosse gabbie abusive e in una di queste aveva catturato unavolpe, lasciata al freddo per giorni, fino all'intervento delle guardie della Lega anti-caccia che l'hanno liberata. Quando il cacciatore si è avvicinato alla gabbia dove era rimasta intrappolata la volpe è emerso che voleva servirsi dell'animale come addestramento per il suo cane da caccia.

Le guardie della Lac lo hanno fermato accertando a suo carico gravi violazioni di carattere penale e amministrative. Le gabbie erano state posizionate nel perimetro della voliera dell'Atc 6 di Massa Marittima in apposite strutture, in una zona dove la caccia è vietata. Il cacciatore è stato denunciato alla procura per esercizio della caccia con mezzi vietati, e per maltrattamento di animali, inoltre è stato sanzionato per caccia in zona vietata.

Orbetello (GR) – Ancora cacciatori pizzicati nella caccia alla beccaccia. Denunciati dal Corpo Forestale dello Stato

GEAPRESS – Ancora cacciatori irrispettosi dei divieti in tema di caccia ed in particolare in quella alla beccaccia. Dopo l’intervento del Corpo Forestale dello Stato avvenuto agli inizi di dicembre proprio ad Orbetello (vedi articolo Geapress) e che aveva portato al sanzionamento di due cacciatori, altri due seguaci di Diana sono stati denunciati dal locale Comando Stazione del Corpo Forestale dello Stato.

Nei giorni scorsi, infatti, il personale del Comando di Orbetello, nell’ambito dei controlli sull’attività venatoria, aveva eseguito interventi mirati al contrasto del fenomeno della caccia alla beccaccia. Si tratta di un tipo di caccia eseguita da appostamento.

Giorno 31 dicembre sono stati per questo sanzionati 2 cacciatori.

Al momento del controllo, uno di essi aveva già abbattuto un esemplare di beccaccia ed è stato quindi sanzionato amministrativamente per l’uccisione avvenuta prima dell’orario consentito oltre che per omessa segnalazione dell’animale abbattuto sul tesserino regionale. L’altro cacciatore invece è stato sanzionato per avere esercitato l’attività venatoria senza i previsti versamenti relativi alla concessione governativa e concessione regionale. Il totale della sanzione ammonta a 1.392 euro.

Bologna. Spara alla finestra di una villa durante una caccia al cinghiale

Pianoro: colpo sbagliato penetra in salotto, per fortuna vuoto 

Bologna, 24 novembre 2014 - Poteva finire in tragedia. Solo per una fortunata casualità in quel momento i bambini non stavano giocando in sala, come fanno spesso, ma erano al catechismo. Si è davvero sfiorato il dramma, ieri mattina, in via Ca’ del Bosco a Botteghino di Zocca, una frazione di Pianoro, quando un proiettile da cinghiale ha bucato il doppio vetro della portafinestra di una villetta ed èpenetrato nel salotto dell’abitazione, andando a conficcarsi nel muro.

Per fortuna la stanza era vuota e nessuno della famiglia, composta dai genitori e da due bambini piccoli, è rimasto ferito. Il padre, furibondo, ha poi chiamato i carabinieri di Pianoro, che si sono precipitati sul posto assieme alla polizia municipale.

Cos'era accaduto? Fin dalle prime ore del mattino era in corso una battuta di caccia al cinghiale, regolarmente autorizzata, in una riserva che confina con la zona in cui sorgono alcune villette, compresa quella di via Ca’ del Bosco. E così uno dei cacciatori, evidentemente dotato di una mira non proprio eccellente, ha sparato in direzione delle case, andando però a colpire la portafinestra della villa che si affaccia sul bosco. Probabilmente gli alberi hanno anche coperto la visuale al cacciatore, forse troppo concentrato sugli animali per far caso alla presenza delle case.

I carabinieri, appena arrivati, hanno sequestrato i fucili e le carabine a tutti i partecipanti alla battuta, circa venti persone divise in due squadre. I militari dell’Arma hanno poi tentato di capire chi avesse sparato alla vetrata, ma nel gruppo delle ‘doppiette’ nessuno si è assunto la paternità del colpo. Tutti hanno parlato genericamente di un «errore», senza però fornire l’identità dell’autore del tiro andato così fuori bersaglio.

I carabinieri, quindi, potrebbero essere costretti a far eseguire una perizia sul proiettile e sulle armi per trovare il colpevole. Il quale, una volta scoperto, verrà denunciato. Dell’accaduto è stato informato anche il pm di turno Beatrice Ronchi.

Com’è facilmente intuibile, i residenti della zona confinante con la riserva venatoria sono sul piede di guerra da tempo e questo episodio non potrà che esacerbare ulteriormente gli animi.

martedì 30 dicembre 2014

Salerno. Uccidono un cinghiale in un'area protetta: nei guai un gruppo di cacciatori

Cicerali, fermati alcuni bracconieri

Alla fine li hanno beccati. Dopo ore passate ad ascoltare gli spostamenti dei bracconieri, le guardie dell’ Enpa di Salerno hanno sorpreso alcuni cacciatori all’interno di un fiume, nei pressi della diga dell’Alento che delimita il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, nel comune di Cicerale. Il primo gruppo aveva da poco abbattuto un cinghiale al di fuori del periodo consentito. Infatti è noto che per legge è consentita la caccia agli ungulati nei soli giorni di giovedì e domenica. L’operazione ha avuto inizio alle prime luci dell’alba e si è conclusa nel primo pomeriggio ed ha visto impegnate due squadre dirette dal vice capo nucleo Alfonso Albero e dall’agente Rocco Caiazza. Ed è proprio la squadra di quest’ultimo che, dopo aver udito gli spari a breve distanza si sono serviti della vegetazione per avvicinarsi di nascosto e cogliere in flagrante il gruppo di bracconieri mentre trascinavano la preda abbattuta in area protetta.

All’arrivo degli uomini dell’Enpa, alcuni cacciatori hanno tentato la fuga, ma sono stati raggiunti dalle guardie. “Purtroppo al nostro arrivo il cinghiale era stato già abbattuto, ma almeno siamo riusciti a colpirli duramente” afferma l’agente Caiazza, che ammette: “Il bracconaggio è una dura realtà ed è anche duro a morire". Alla caccia di frodo si aggiunge l’uso di munizionamento non consentito e l’alterazione di alcune delle armi possedute dai soggetti. Durante i controlli, infatti, due fucili sono risultati modificati in quanto erano stati rimossi i riduttori, consentendo al serbatoio di incamerare più cartucce delle due permesse. Solo una persona è risultaya non appartenere al gruppo dei cinghialisti. Quest’ultimo aveva parcheggiato e stava cacciando nei pressi del Parco del Cilento con l’ausilio di due richiami acustici elettromagnetici, vietati dalla legge.

Sul posto è intervenuta l’Asl competente per gli accertamenti e le analisi da effettuare sul cinghiale. Tutta l’operazione si è svolta negli uffici del Corpo Forestale di Vallo della Lucania, dove le persone fermate sono state verbalizzate per esercizio di caccia in area protetta, caccia al cinghiale fuori periodo e uso di munizionamento ed armi non consentiti. Infine sono stati sequestrati sette fucili, circa trecentocinquanta cartucce tra cui munizioni a palla singola, pallettoni e pallini, radio, due richiami elettromagnetici ed il cinghiale abbattuto.