domenica 15 settembre 2013

Apertura della caccia, mattanza di animali, uomini... e diritti

Oggi si apre in quasi tutta Italia la stagione di caccia, un appuntamento che, secondo stime delle associazioni, coinvolge un numero di cacciatori che variano dai 250.000 ai 300.000. "Un vero e proprio esercito di doppiette - afferma l'Aidaa (Associazione italiana Difesa Animali e Ambiente) - assolutamente fuori controllo e senza alcuna limitazione nello sparare a tutto quello che si muove. L'Ue ci tiene sotto osservazione perché continuiamo a disapplicare le norme devastando territorio e specie a rischio. Una ricerca Usa: più armi più morti.

Di caccia muoiono anche le persone
Di caccia infatti non muoiono solo milioni di animali inermi ogni anno, ma negli ultimi anni sono morte 63 persone, mentre 208 sono rimaste ferite di loro 119 hanno riportato lesioni permanenti". "Secondo la rivista dei cacciatori Big Hunter, continua l'Aidaa in una nota - i cacciatori italiani sono circa 800.000, a loro si dovrebbero aggiungere oltre 300.000 bracconieri. L'attivita' venatoria, dice il presidente di Aidaa Lorenzo Croce, "e' un anacronismo oramai inaccettabile che riguarda una minoranza risicata di italiani (1%); loro la chiamano sport, noi assassinio di animali. Oltre ai 300.000 bracconieri, e' grave che tra gli stessi cacciatori almeno 100.000 hanno un eta' superiore ai 70 anni e 5.000 sono sopra gli 80 anni il che dovrebbe voler dire revoca immediata della licenza, che invece viene ancora concessa senza troppe difficolta' dalle questure italiane".

"Norme disapplicate", l'Ue potrebbe sanzionarci
A distanza di tre anni dall'approvazione del recepimento delle norme europee, che prevedono la massima tutela delle specie durante la fase della migrazione e della riproduzione e l'esclusione dalla lista delle specie cacciabili per quelle che sono in stato di conservazione sfavorevole, secondo la Lipu-BirdLife siamo in presenza di norme e regole disapplicate in molte regioni, caccia in periodo di migrazione e bracconaggio dilagante. "Purtroppo molte Regioni faticano ancora a dare piena applicazione alla direttiva europea- dichiara Fulvio Mamone Capria, presidente Lipu-BirdLife Italia- Umbria, Lazio, Toscana, Lombardia e Friuli-Venezia Giulia hanno ignorato le novita' normative introdotte con la legge comunitaria del 2010 e le indicazioni scientifiche dell'Ispra, continuando a varare calendari venatori impostati piu' per rispondere alle richieste del mondo venatorio che per stabilire modalita' di caccia in sintonia con le esigenza di tutela come impone la direttiva comunitaria". 

Segnali positivi dal Sud
Segnali positivi arrivano da alcune regioni del Sud Italia, che hanno ridotto per varie specie la stagione venatoria, varando calendari venatori che recepiscono parte delle indicazioni scientifiche provenienti dall'Ispra. Particolarmente positivo il comportamento del Molise, che ha integralmente recepito le indicazioni dell'Istituto per la protezione ambientale. Del tutto irrisolto purtroppo il problema delle 19 specie in cattivo stato di conservazione per le quali e' autorizzata la caccia. Le regole prevedono che, in attesa di adeguati piani di gestione, si debba sospendere per queste specie, in via cautelativa, l'attivita' venatoria. Alcune Regioni hanno escluso dalla lista delle specie cacciabili moretta e combattente, ma per altre 17 il problema persiste. 

Bracconieri in azione
"Il problema del bracconaggio rimane drammatico e insoluto- prosegue il presidente Lipu- pene inadeguate e controlli ancora largamente insufficienti fanno si' che l'illegalita' venatoria sia ancora profondamente radicata". Per il numero uno della Lega italiana protezione uccelli "e' arrivata l'ora che le norme siano applicate in modo puntuale e che le indicazioni del mondo scientifico siano pienamente rispettate. La fauna selvatica- conclude- e' un bene del Paese, quindi di tutti, e non un qualcosa a uso e consumo di pochi".

"19 specie a rischio", un appello al Governo
Secondo quanto dichiarato dal ministero dell'Interno in risposta ad una interrogazione parlamentare, dati certi parlano ancora di una "relativa stabilita' del numero dei cacciatori che si attestano sull'1% della popolazione". Del resto, sono numerose le preoccupazioni dei cacciatori per il calo numerico denunciato dalle stesse associazioni venatorie e sottolineato non solo da molte interrogazioni regionali ma anche da altrettante fonti di stampa. La caccia, lentamente, malgrado ogni tentativo di riportarla in auge anche tra gli italiani, si avvicina in modo inesorabile all'estinzione che l'Enpa "si augura avvenga il piu' velocemente possibile". Gli italiani, fa notare l'Ente, "si continuano a chiedere perche' i cacciatori, che pure si ergono a difensori dell'ambiente e della natura, continuano a voler uccidere per 'divertimento' ben 19 specie le cui popolazioni sono particolarmente in crisi, in Italia come all'estero, al punto che l'Europa stessa ci chiede di sospenderne il prelievo". Per questo motivo, rivolge questa stessa domanda al Governo, "facendo appello al rispetto delle regole comunitarie, al rispetto dei pareri scientifici, all'assoluta necessita' di tutela di una biodiversita' sempre piu' impoverita e devastata nei suoi habitat".

"Più armi più morti", una ricerca Usa
Dagli Usa, secondo una ricerca ricerca che copre un periodo di 30 anni (1981-2010) e riguarda 50 stati, è stata scoperta una "correlazione robusta" tra i livelli stimati di possesso di armi e gli omicidi legati alle pistole a livello statale. Per ogni punto percentuale di aumento della prevalenza di possesso di armi, il tasso di omicidi aumentava dello 0,9 per cento. Gli studiosi sottolineano che e' teoricamente possibile che le persone siano piu' propensi ad acquistare armi se vivono in Stati con livelli piu' elevati di omicidi da arma da fuoco, innescando così un circolo vizioso.

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