Reggio Emilia, 26 agosto 2011 - Mancato rispetto da parte dei cacciatori della distanza minima dalle abitazioni, con conseguenti spari ravvicinati e rinvenimento di bossoli a 10-15 metri dalle case, cani segugio che si infilano tra le abitazioni e costituiscono un pericolo per bambini e animali domestici, oltre alla presenza nelle vicinanze di un centro commerciale e di una pista per le prove di sicurezza stradale dell’autoscuola Gatti. “Un concreto pericolo per la pubblica incolumità”, secondo l’ordinanza comunale che da 20 giorni vieta l’esercizio dell’attività venatoria nei campi tra via Comparoni, via Silone e via Fieravanti, in zona San Maurizio.
«Non ero neanche a conoscenza del fatto che prima qui si potesse cacciare – ci dice Marco Gatti, uno dei proprietari dell’autoscuola – e ovviamente ero all’oscuro anche di questa questione. Siamo qui ormai da due anni, e devo dire che non abbiamo mai sentito neanche uno sparo. Però, ormai, questa è diventata una zona troppo abitata per attività del genere: direi che è un giusto divieto».
Stefano Molteni è uno dei promotori della raccolta firme in via Silone, che ha portato all’ordinanza del Comune: «Vivo qui dal 2005 e questo problema c’è sempre stato, anche se negli ultimi 3-4 anni aveva assunto maggiori proporzioni. Allora, consigliati dalla polizia provinciale che era già intervenuta diverse volte su nostra richiesta, abbiamo fatto una raccolta firme per proporre un’ordinanza restrittiva per la caccia in questa zona. Avremmo voluto che l’interdizione fosse posta su un‘area più vasta, ma le associazioni venatorie non erano d’accordo».
«Secondo me – spiega Molteni - avevano paura che quest’area di divieto più ampia si potesse collegare a un’altra confinante, creando così una zona ancora più grande vietata alla caccia. Comunque, siamo soddisfatti di questo percorso partecipativo. La cosa fondamentale è che all’apertura della nuova stagione queste nuove regole vengano rispettate e fatte rispettare: altrimenti tutto questo non sarà servito a nulla».
Letizia Signori, 15 anni, anche lei residente in via Silone, ha raccolto materialmente le firme tra i suoi vicini di casa: «Eravamo praticamente tutti d’accordo. A parte il pericolo per le persone, c’era anche il fatto che alla domenica mattina non si poteva più dormire. I cacciatori parcheggiavano le macchine qui davanti, e poi via con le urla, i latrati dei cani, gli spari: non se ne poteva più».
Laura Zeni e suo marito Luca Magnani sono convinti che sia stata una buona decisione: «Sparavano troppo vicino. Abbiamo anche un cane: avevamo paura che ce lo impallinassero scambiandolo per un altro animale. E poi davano fastidio. Qualcuno aveva trovato addirittura dei pallini conficcati negli scuri delle finestre». Anche le associazioni venatorie si sono espresse favorevolmente verso la decisione, che è arrivata però dopo lunghe e difficili trattative tra le parti in causa. «C’è chi ha cercato di estendere ulteriormente l’area di divieto – afferma Dario Paglia, presidente della sezione reggiana di Federcaccia -, strumentalizzando i comportamenti sbagliati di qualche idiota che spara verso le case».
Ivan Rocchi
«Non ero neanche a conoscenza del fatto che prima qui si potesse cacciare – ci dice Marco Gatti, uno dei proprietari dell’autoscuola – e ovviamente ero all’oscuro anche di questa questione. Siamo qui ormai da due anni, e devo dire che non abbiamo mai sentito neanche uno sparo. Però, ormai, questa è diventata una zona troppo abitata per attività del genere: direi che è un giusto divieto».
Stefano Molteni è uno dei promotori della raccolta firme in via Silone, che ha portato all’ordinanza del Comune: «Vivo qui dal 2005 e questo problema c’è sempre stato, anche se negli ultimi 3-4 anni aveva assunto maggiori proporzioni. Allora, consigliati dalla polizia provinciale che era già intervenuta diverse volte su nostra richiesta, abbiamo fatto una raccolta firme per proporre un’ordinanza restrittiva per la caccia in questa zona. Avremmo voluto che l’interdizione fosse posta su un‘area più vasta, ma le associazioni venatorie non erano d’accordo».
«Secondo me – spiega Molteni - avevano paura che quest’area di divieto più ampia si potesse collegare a un’altra confinante, creando così una zona ancora più grande vietata alla caccia. Comunque, siamo soddisfatti di questo percorso partecipativo. La cosa fondamentale è che all’apertura della nuova stagione queste nuove regole vengano rispettate e fatte rispettare: altrimenti tutto questo non sarà servito a nulla».
Letizia Signori, 15 anni, anche lei residente in via Silone, ha raccolto materialmente le firme tra i suoi vicini di casa: «Eravamo praticamente tutti d’accordo. A parte il pericolo per le persone, c’era anche il fatto che alla domenica mattina non si poteva più dormire. I cacciatori parcheggiavano le macchine qui davanti, e poi via con le urla, i latrati dei cani, gli spari: non se ne poteva più».
Laura Zeni e suo marito Luca Magnani sono convinti che sia stata una buona decisione: «Sparavano troppo vicino. Abbiamo anche un cane: avevamo paura che ce lo impallinassero scambiandolo per un altro animale. E poi davano fastidio. Qualcuno aveva trovato addirittura dei pallini conficcati negli scuri delle finestre». Anche le associazioni venatorie si sono espresse favorevolmente verso la decisione, che è arrivata però dopo lunghe e difficili trattative tra le parti in causa. «C’è chi ha cercato di estendere ulteriormente l’area di divieto – afferma Dario Paglia, presidente della sezione reggiana di Federcaccia -, strumentalizzando i comportamenti sbagliati di qualche idiota che spara verso le case».
Ivan Rocchi
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