09 Agosto 2011
Realacci: “L’Italia ha bisogno del mondo venatorio: unito, equilibrato e non estremista”
Sul giornale dell’Arcicaccia appello del leader storico degli ambientalisti al cuore dei cacciatori
“Il Paese ha davanti momenti difficili. Momenti in cui sarà necessario mobilitare le energie migliori. Per tenere assieme la società e rilanciare l’economia c’è bisogno dell’impegno di tutti. E non bisogna lasciare indietro nessuno. Questa Italia ha bisogno anche del mondo venatorio”: così scrive Ermete Realacci, leader storico degli ambientalisti e responsabile Green Economy del Pd in un articolo pubblicato dal giornale dell’Arcicaccia in vista dell’apertura della nuova stagione venatoria.
C’è bisogno però – secondo Ermete Realacci - di una caccia “legata alla conservazione delle specie faunistiche, impostata alla sostenibilità del prelievo, rispettosa delle indicazioni della scienza, rigorosa nell’applicazione delle norme italiane ed europee. Al contempo “un mondo venatorio corporativo, rissoso, che mostra i muscoli, incapace di stringere alleanze, di entrare in sintonia con ruoli e funzioni dell’impresa agricola di qualità e multifunzionale, di acquisire e mantenere il ruolo di custodi del territorio e della sua bellezza è un mondo venatorio che si appresta alla deriva”.
Nell’ultimo decennio – sottolinea Ermete Realacci – sulla caccia “sono arrivate dal centrodestra proposte demagogiche e irrealizzabili in contrasto non solo con le normative europee o con le opinioni di agricoltori e ambientalisti, ma soprattutto con il comune sentire di larga parte dei cittadini italiani col risultato che si è spesso fomentata la parte più miope del dei cacciatori, magari nella speranza di ottenere qualche voto o qualche preferenza, rischiando di produrre uno scontro che sarebbe oggi anacronistico e devastante per il mondo venatorio. E, devo dire, in qualche regione, anche il centrosinistra non ha dato buona prova di sé.”.
Per Realacci “se si vuole far vincere la quadra del cuore servono passione e intelligenza. Raramente gli ultras più esagitati producono buoni frutti: spesso producono anzi gravi danni. Vale nello sport come negli altri campi dell’agire umano, nell’ambientalismo come nell’associazionismo venatorio. Il compito fondamentale giocato dall’Arcicaccia in questi anni è stato proprio quello di tenere in campo il mondo venatorio, senza cedere agli estremismi o abbandonarsi a falli di frustrazione.”
“Ricordo che quando questo scontro arrivò al referendum contro la caccia – scrive Ermete Realacci - due grandi leader, Giacomo Rosini e Carlo Fermariello, seppero tenere un punto di equilibrio. Negli scorsi mesi, sulla spinta dell’opposizione determinatasi dal disegno di Legge Orsi, si è nuovo rischiato un referendum contro la caccia. La mia contrarietà non era tanto legata alla paura del quorum, come nel caso del nucleare, ma alla preoccupazione di fare passi indietro: di tornare ad indicare i cacciatori come uno dei principali problemi ambientali del Paese, con le conseguenze che, quorum o non quorum, ci sarebbero state. Tutti possono oggi poi immaginare quale sarebbe stato il risultato di un referendum in materia di caccia nella tempesta perfetta prodotta dalla mobilitazione sull’acqua, sul legittimo impedimento e soprattutto sul nucleare dopo l’incidente di Fukushima. Se il referendum non c’è stato molto è merito dell’Arcicaccia e della sua capacità di tenere aperto il dialogo con larga parte del mondo agricolo ed ambientalista, grazie ad una credibilità mantenuta con la coerenza e il coraggio delle posizioni assunte”.
Rispetto la sensibilità e le scelte di chi è contrario, in ogni caso, alla soppressione di una vita animale, anche se – scrive Ermete Realacci - non è il mio punto di vista. Ma so bene che in molti casi e in molti territori, soprattutto quelli dei comuni più piccoli, in collina o in montagna, il mondo venatorio è parte importante della vita della comunità.
Realacci nel sottolineare che “ci vorrebbe un mondo venatorio più unito nel tenere posizioni equilibrate, capacità che ha avuto l’Unavi dei tempi migliori” lancia infine un appello al mondo della caccia utilizzando un proverbio africano” “se vuoi andare veloce vai da solo, se vuoi andare lontano vai insieme agli altri”.
Realacci: “L’Italia ha bisogno del mondo venatorio: unito, equilibrato e non estremista”
Sul giornale dell’Arcicaccia appello del leader storico degli ambientalisti al cuore dei cacciatori
“Il Paese ha davanti momenti difficili. Momenti in cui sarà necessario mobilitare le energie migliori. Per tenere assieme la società e rilanciare l’economia c’è bisogno dell’impegno di tutti. E non bisogna lasciare indietro nessuno. Questa Italia ha bisogno anche del mondo venatorio”: così scrive Ermete Realacci, leader storico degli ambientalisti e responsabile Green Economy del Pd in un articolo pubblicato dal giornale dell’Arcicaccia in vista dell’apertura della nuova stagione venatoria.
C’è bisogno però – secondo Ermete Realacci - di una caccia “legata alla conservazione delle specie faunistiche, impostata alla sostenibilità del prelievo, rispettosa delle indicazioni della scienza, rigorosa nell’applicazione delle norme italiane ed europee. Al contempo “un mondo venatorio corporativo, rissoso, che mostra i muscoli, incapace di stringere alleanze, di entrare in sintonia con ruoli e funzioni dell’impresa agricola di qualità e multifunzionale, di acquisire e mantenere il ruolo di custodi del territorio e della sua bellezza è un mondo venatorio che si appresta alla deriva”.
Nell’ultimo decennio – sottolinea Ermete Realacci – sulla caccia “sono arrivate dal centrodestra proposte demagogiche e irrealizzabili in contrasto non solo con le normative europee o con le opinioni di agricoltori e ambientalisti, ma soprattutto con il comune sentire di larga parte dei cittadini italiani col risultato che si è spesso fomentata la parte più miope del dei cacciatori, magari nella speranza di ottenere qualche voto o qualche preferenza, rischiando di produrre uno scontro che sarebbe oggi anacronistico e devastante per il mondo venatorio. E, devo dire, in qualche regione, anche il centrosinistra non ha dato buona prova di sé.”.
Per Realacci “se si vuole far vincere la quadra del cuore servono passione e intelligenza. Raramente gli ultras più esagitati producono buoni frutti: spesso producono anzi gravi danni. Vale nello sport come negli altri campi dell’agire umano, nell’ambientalismo come nell’associazionismo venatorio. Il compito fondamentale giocato dall’Arcicaccia in questi anni è stato proprio quello di tenere in campo il mondo venatorio, senza cedere agli estremismi o abbandonarsi a falli di frustrazione.”
“Ricordo che quando questo scontro arrivò al referendum contro la caccia – scrive Ermete Realacci - due grandi leader, Giacomo Rosini e Carlo Fermariello, seppero tenere un punto di equilibrio. Negli scorsi mesi, sulla spinta dell’opposizione determinatasi dal disegno di Legge Orsi, si è nuovo rischiato un referendum contro la caccia. La mia contrarietà non era tanto legata alla paura del quorum, come nel caso del nucleare, ma alla preoccupazione di fare passi indietro: di tornare ad indicare i cacciatori come uno dei principali problemi ambientali del Paese, con le conseguenze che, quorum o non quorum, ci sarebbero state. Tutti possono oggi poi immaginare quale sarebbe stato il risultato di un referendum in materia di caccia nella tempesta perfetta prodotta dalla mobilitazione sull’acqua, sul legittimo impedimento e soprattutto sul nucleare dopo l’incidente di Fukushima. Se il referendum non c’è stato molto è merito dell’Arcicaccia e della sua capacità di tenere aperto il dialogo con larga parte del mondo agricolo ed ambientalista, grazie ad una credibilità mantenuta con la coerenza e il coraggio delle posizioni assunte”.
Rispetto la sensibilità e le scelte di chi è contrario, in ogni caso, alla soppressione di una vita animale, anche se – scrive Ermete Realacci - non è il mio punto di vista. Ma so bene che in molti casi e in molti territori, soprattutto quelli dei comuni più piccoli, in collina o in montagna, il mondo venatorio è parte importante della vita della comunità.
Realacci nel sottolineare che “ci vorrebbe un mondo venatorio più unito nel tenere posizioni equilibrate, capacità che ha avuto l’Unavi dei tempi migliori” lancia infine un appello al mondo della caccia utilizzando un proverbio africano” “se vuoi andare veloce vai da solo, se vuoi andare lontano vai insieme agli altri”.
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