lunedì 22 agosto 2011

Cacciatori fermati in Croazia

IL CASO. Tre vicentini residenti a Camisano sono stati bloccati dalla polizia durante una battuta ritenuta illegale. Sequestrati i fucili e gli uccellini abbattuti, parte dei quali sarebbero protetti. Ora devono restare in attesa del processo

Le loro vacanze le avevano programmate in Croazia, così da visitare una terra splendida e da poter coltivare il loro grande hobby, quello della caccia. Ma tre vicentini sono incappati in un controllo della polizia durante una battuta e sono stati posti in stato di fermo in attesa del processo. Dovranno pertanto aspettare fino a martedì per poter tornare in Italia, e rischiano una forte multa per delle violazioni presunte che sostengono di non avere mai commesso.
Nei guai sono finiti Antonio e Alex Bulato, rispettivamente padre e figlio, di 69 e 26 anni, e dell'amico Roberto Danieli, 24, tutti residenti a Camisano e conosciuti in paese. Sono accusati di aver praticato in maniera illegale l'attività venatoria durante una battuta in Croazia.
In base a quanto è stato possibile ricostruire - non è agevole riuscire a contattarli e la polizia locale ha ritenuto di non fornire informazioni precise sulle contestazioni mosse al terzetto - i camisanesi si erano recati nel paese dell'Est Europa in compagnia di un gruppetto di appassionati di caccia, con la supervisione di un'agenzia che gestiva il viaggio. Sono numerosi i cacciatori vicentini che scelgono questa formula per andare a cacciare nei paesi balcanici o dell'Est, per avere supporto logistico in loco e per avere ausilio in caso di guai. Come purtroppo è accaduto.
Particolari sui tre fermi ne sono emersi pochi. Da quanto è emerso, i tre erano certi di avere le carte in regola, di avere scelto una zona di caccia consentita e di avere rispettato gli orari previsti. Le normative sono rigide e i vicentini, seguendo il consiglio dei loro accompagnatori che avevano paventato loro i rischi di trasgredire le regole, erano stati fiscali nel seguirle.
Con i due Bulato e con Danieli c'erano almeno altre tre-quattro persone. I vicentini sarebbero stati sottoposti ad un controllo a sorpresa da parte della polizia forestale croata che ha iniziato a muovere loro delle contestazioni. Sono intervenuti gli accompagnatori croati che hanno fatto anche da interpreti facendo comprendere ai camisanesi che secondo la polizia parte degli uccelli che avevano cacciato erano protetti, e quindi vietati. Per questo hanno dovuto seguire gli agenti in una caserma poco lontano nella quale sono stati compiutamente identificati e trattenuti.
L'attesa è durata molto a lungo, come spesso avviene in queste occasioni. Altri vicentini coinvolti in passato in disavventure del genere hanno sostenuto che uno degli aspetti più fastidiosi è quello di dover restare per intere giornate in una stanza in attesa di avere informazioni che apparentemente non arrivano mai.
Quello che i Bulato e l'amico di famiglia sono riusciti a sapere è che il magistrato aveva deciso di processarli, e che quindi erano in stato di fermo fino a martedì, quando è stata fissata l'udienza in tribunale. La loro auto è stata tenuta in caserma, le loro armi da caccia sequestrate oltre, ovviamente, alle cartucce e agli uccellini che fino a quel momento avevano ucciso durante la battuta. È stato loro consentito contattare un avvocato e parlare con gli organizzatori del viaggio e con l'agenzia, ma anche di dare notizia di quanto era loro successo ai famigliari in Italia, che stanno vivendo questi giorni con crescente preoccupazione.
Ai parenti è stato comunque sconsigliato di andarli a trovare per prestare loro assistenza, anche legale, perchè non è chiaro se possano incontrare altre persone o scegliersi un avvocato diverso rispetto a quello che è stato già contattato per loro.
Di fatto, i tre vicentini non sono dietro le sbarre ma non si possono muovere, e stanno cercando di prepararsi al processo anche se non conoscono nel dettaglio le accuse. «Ma non abbiamo fatto nulla di male, o perlomeno non capiamo cosa abbiamo violato con il nostro comportamento», hanno spiegato ai famigliari a Camisano, che li hanno sentiti comunque in buone condizioni.
Il terzetto rischia - in base ad altri processi analoghi ai quali sono stati sottoposti altri italiani anche di recente - la confisca della cacciagione e delle armi, ma soprattutto di pagare una forte multa, che potrebbe essere nell'ordine di parecchie migliaia di euro ciascuno. Di disavventure del genere ne sa qualcosa un cacciatore maladense, che risulta perfino ricercato dall'Interpol perchè è stato condannato per un omicidio di caccia che assicura di non avere mai commesso. Una fucilata partita per errore ma non sparata da lui.

Fonte: ilgiornaledivicenza.it del 20 agosto 2011

1 commento:

  1. sarebbe interessante che le associazioni venatorie nazionali, con i propri legali si interessassero del/dei casi per vedere se cio' che succede all'estero risponda a verita' o si voglia solo crare problemi ai caccioatori per tentare di fargli pagare multe salatissime o ancor peggio macchiargli la fedina penale.

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