sabato 11 ottobre 2014

Scanno (Aq). Sparano agli uccelli protetti Denunciati due cacciatori

SCANNO. Sono stati bloccati e denunciati dalla Forestale della stazione di Scanno due bracconieri che, oltre ad essere sprovvisti della regolare autorizzazione dell’Ambito territoriale per l’esercizio di caccia nel territorio dell’alta Valle del Sagittario, hanno abbattuto due splendidi esemplari di coturnice. Gli agenti del comando di Scanno non hanno reso note le generalità dei due bracconieri.

Le due persone, a cui sono stati sequestrati i due fucili calibro 12, sono denunciate e deferite alla Procura di Sulmona. Rischiano un’ammenda fino a 10mila euro per l’attività di caccia agli uccelli in un area vietata. L’area di protezione esterna al Parco nazionale d’Abruzzo, dove sono stati bloccati i due cacciatori dopo l’appostamento delle guardie forestali, si trova al centro dell’areale di diffusione della coturnice, specie fortemente minacciata e protetta a livello europeo dalla Comunità europea.
Massimiliano Lavillotti

domenica 5 ottobre 2014

Parco Nazionale d’Abruzzo – L’orso Ferroio morto per cause naturali, ma nel corpo pallini da caccia

GEAPRESS – “Ferroio”, l’Orso bruno marsicano trovato morto il 9 Giugno scorso nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, è stato ucciso da un altro Orso.

Questo il risultato ai quali è giunto il Centro di Referenza Nazionale per la medicina forense veterinaria dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana, di Grosseto. L’esame necroscopico ha infatti evidenziato la causa di morte naturale, ma anche una poco insolita sorpresa.

Un fatto, quello dell’uccisione da parte di un altro orso, che, a detta del Parco Nazionale, non di rado avviene. Anche un orso di stazza non indifferente, come “Ferroio”, può essere sopraffatto da un suo conspecifico, più grande e/o più forte di lui.

A questo proposito il Parco Nazionale ricorda come nel corso di una precedente cattura utile a munirlo di radiocollare (cattura avvenuta nel giugno 2008) erano state rinvenute diverse ferite da morso sul naso e sul collo. Secondo il Parco si trattava dell’esito di combattimenti tra maschi nel corso della stagione riproduttiva. Ferroio allora aveva sei anni di età e pesava 112 chilogrammi.

Il Parco precisa come l’attenzione su Ferroio nel corso degli anni è stata continua. L’animale era stato seguito per anni dai Servizi Scientifico e Veterinario dell’Ente, monitoraggio che ha permesso anche di evidenziarne la grande mobilità, a conferma dei continui e lunghi spostamenti che diversi orsi viventi nel Parco Nazionale d’Abruzzo compiono regolarmente verso aree montane anche molto distanti dall’area principale.

Con il monitoraggio telemetrico è stato anche possibile determinare l’home range di Ferroio, cioè l’area di primaria frequentazione, che è stata calcolata intorno ai 190 km² (come l’area di un quadrato di lato 14 Km). Nell’autunno del 2006 si aggirava sulle montagne della Duchessa (Riserva Naturale), mentre in quello del 2008 è stato osservato nei dintorni di Scanno, Pescasseroli, Barrea e Villa Scontrone, entrando in letargo il 17 dicembre, per restarci circa 85 giorni.

Nella primavera precedente era stato segnalato nel reatino, in Comune di Micigliano, mentre nel giugno del 2013 era stato individuato nel Comune di Roccapia, nel Parco Nazionale della Majella. Ricatturata nel 2011 per toglierle il collare, il peso dell’animale era arrivato a 197 Kg.

Il Parco Nazionale d’Abruzzo ricorda che l’orso “Ferroio” fu trovato dalle Guardie del Servizio Sorveglianza del Parco in località Prato Cardoso, nei pressi della località che porta il suo nome, a confine fra i Comuni di Civitella Alfedena e Scanno, in stato di avanzata decomposizione, probabilmente morto qualche giorno prima e parzialmente consumato da predatori necrofagi di passaggio, evento del tutto naturale.

Gli esami tossicologici fatti sui resti dell’animale, tesi ad accertare se la morte fosse stata causata da sostanze tossiche, hanno dato esito negativo, così come quelle tendenti ad evidenziare eventuali patologie. Un fatto, forse ancora più negativo della causa della morte, se possibile, è l’aver trovato sul corpo dell’animale dei pallini da caccia, come anche su altri orsi in passato, secondo il Direttore del Parco “a testimonianza di una perversa e brutale pratica, quella di prendere di mira gli Orsi, sicuramente di pochi delinquenti che deve essere stroncata una volta per sempre”.

Villaputzu (CA). In oasi faunistica sorpreso bracconiere titolare di porto di fucile per uso caccia (cacciatore)

L’operazione condotta dalla stazione Forestale di Muravera si inquadra nell’attività istituzionale coordinata dal Servizio ispettorato di Cagliari del Corpo Forestale che ha intensificato i controlli del territorio in occasione della apertura della stagione venatoria.


E’ stato sorpreso mentre preparava lacci e cavi d’acciaio per la cattura di ungulati, ma dopo un attenta perquisizione in un abitazione rurale è stata trovata anche una gabbia per la cattura di cinghiali vivi, una balestra con diversi dardi, lacci, tagliole e reti per l’uccellagione.

Il tutto è avvenuto nell’Oasi permanente e di protezione faunistica in località Sa Moddittzi nel Comune di Villaputzu.

giovedì 2 ottobre 2014

Lodi. Cacciatore si spara a un piede

Anziano va a caccia e, mentre si allaccia le scarpe, fa partire involontariamente un colpo di fucile, ferendosi a un piede. L’incidente è avvenuto questa mattina a Zorlesco, nelle campagne di Cascina Nuova. Sul posto sono accorse l’automedica di Casalpusterlengo e un’ambulanza della Croce Rossa e l’anziano è stato portato d’urgenza all’ospedale Maggiore di Lodi.

Livorno. Mira alla ghiandaia, centra un uomo. Cacciatore ucciso da un colpo al volto

Tragico incidente di caccia nel Livornese. La vittima è un 59enne.

Tragico incidente di caccia, questa mattina, nel Livornese. Un cacciatore di 59 anni di Piombino è morto intorno alle 9 dopo essere stato colpito al volto da una fucilata esplosa da un altro cacciatore, un 73enne residente anch'egli nella zona. Il fattaccio è accaduto in località Promontorio. A dare l'allarme è stato lo stesso 73enne che alla polizia, subito arrivata sul posto, ha raccontato di aver mirato ad una ghiandaia che si stava alzando in volo, colpendo invece inavvertitamente il 59enne che si trovava poco distante. Il commissariato di Piombino, che sta effettuando gli accertamenti per ricostruire la precisa dinamica dell'incidente, ha proceduto all'immediato sequestro dell'arma e avviato le pratiche per il ritiro del porto d'armi del 73enne.

Lecco. Cacciatore spara. Ferito un ragazzino

Premana - Esce di casa con il fratellino e gli sparano. Un caso che lo stesso sindaco, Nicola Fazzini, non esita a definire «gravissimo».

Nella mattina di domenica scorsa, i due minorenni si sono avventurati per una passeggiata nella parte alta del paese, dalle parti dell’Alpe di Mosnico - zona peraltro non disabitata e nemmeno tanto isolata e non molto distante dalla cooperativa -, quando il maggiore, 12 anni, è stato colpito di striscio da pallini di un fucile da caccia: il ragazzino ha riportato leggeri ferite alla gamba e alla schiena.

Immediato il ritorno a casa con il fratellino di due anni Poi, la corsa all’ospedale “Alessando Manzoni” di Lecco dove, per fortuna, i sanitari non hanno riscontrato lesioni tali da creare preoccupazione per la salute del ragazzino. La prognosi è stata di tre giorni. Dunque, è andata bene.

«E meno male è andata così - sbotta il sindaco Fazzini -. Pur nella coincidenza per cui il ragazzino non ha riportato lesioni preoccupanti, il fatto rimane comunque sempre grave, anzi, gravissimo. Non finisce qui. Non è possibile che, in stagione di caccia, dalle nostre parti si abbia paura ad uscire di casa temendo di essere impallinati».

domenica 28 settembre 2014

S. Marino di Bentivoglio (BO). Cacciatori sparano a dieci metri dalle case e uccidono il gatto

Bologna. Il proprietario si è rivolto ai carabinieri anche perché la legge vieta di esplodere colpi a distanza ravvicinata dai centri abitati. Le indagini troveranno i responsabili della morte dell'animale

Roma, 28 settembre 2014 - A proposito di vigliacchi.Nei giorni scorsi abbiamo pubblicato un articolo su una donna che, forte del buio, distribuiva polpette avvelenate destinate ai cani del vicinato.La cornice dei fatti era Varese. Per fortuna, ma anche per grande professionalità, i carabinieri del luogo, messi in allerta dal proprietario di uno dei cani che era scampato per un soffio al topicida, avevano sistemato telecamere nascoste nei giardini. E l'hanno beccata con le polpette letali in mano. E' scattata la denuncia e tutto quel che segue.

Un nostro lettore ha letto l'articolo e ci ha scritto per segnalare una vicenda dal sapore opposto che si è verificata in provincia di Bologna. Riguarda il gatto del signore, del quale citiamo solo le iniziali ma che si è firmato con nome, cognome e recapiti. A.T. racconta che giovedì scorso il suo gatto è stato ucciso mentre si trovava nel giardino della propria casa. Alcuni cacciatori gli hanno sparato, esplodendo colpi a una decina di metri dalla casa. A.T. ha immediatamente segnalato i fatti ai carabinieri di zona ma, purtroppo, si è sentito rispondere che non avendoli colti sul fatto, in buona sostanza, non si poteva fare nulla.

A.T. abita a S.Marino di Bentivoglio, in provincia di Bologna, e come riferisce il diretto interessato, non è che si tratti di una città tentacolare dove è difficile avere idea di chi siano i cacciatori. Il lettore non solo piange il suo gatto, ammazzato vigliaccamente mentre era nel proprio giardino, ma accusa quegli spari esplosi a distanza così ravvicinata dalle abitazioni e proibiti dalla legge. Ora è possibile che i carabinieri non possano, davvero, fare nulla per identificare queste persone che violano palesemente la legge? Che hanno commesso un reato penale come l'uccisione di animale? Perché neanche dentro la propria casa si può stare al sicuro da chi ha il grilletto facile? E non spetta certo alla vittima delle altrui violenze provvedere a bloccare e identificare chi spara dove non dovrebbe e uccide un micio del tutto innocente. Sicuramente c'è stato un fraintendimento e altrettanto sicuramente i carabinieri di Bentivoglio faranno chiarezza ripristinando la legalità. Il gatto non tornerà in vita ma chi l'ha ucciso dovrà pagare. Oppure questi "miracoli" avvengono soltanto a Varese?

Belluno. Spari vicino a case e strade rafforzati i controlli a Mel

Residenti e passanti hanno segnalato un’intensa attività venatoria in aree vietate In vigore il protocollo tra Forestali e polizia provinciale per operazioni congiunte

BELLUNO. Niente più sovrapposizioni di competenze: Corpo forestale dello Stato e polizia provinciale ora possono operare congiuntamente nell’ambito delle attività finalizzate al controllo della caccia in territorio bellunese.

A stabilirlo, come ha ricordato il comandante provinciale dei Forestali, Flavio De Nicolò, «è stato il protocollo operativo sottoscritto già lo scorso luglio tra il nostro comandante regionale e i vertici della polizia provinciale di Belluno, che ha avuto anche l’approvazione della prefettura. Un deciso passo in avanti, perchè ci consente di programmare ed effettuare servizi abbinati e mirati, garantendo al contempo una maggiore e migliore copertura del territorio per quanto riguarda il servizio di vigilanza dell’attività venatoria».

Vantaggio non trascurabile considerando la complessità e l’estensione del territorio bellunese e che si è già concretizzato in questi primi giorni della stagione della caccia, con l’operazione congiunta attualmente in corso nel territorio comunale di Mel. «Da diversi giorni stiamo ricevendo segnalazioni, di residenti e passanti, che riferiscono di aver sentito spari nelle vicinanze di strade e case, ovvero in zone dove l’attività venatoria è assolutamente vietata. Abbiamo immediatamente potenziato il servizio di controllo in quella zona», prosegue De Nicolò, «con attività mirate a debellare quella che tutti ci auguriamo non si riveli una pratica abituale».

Bersaglio dei primi trasgressori stagionali, secondo gli stessi uomini del Corpo forestale, sarebbero gli ungulati. «Cervi e caprioli, dalle prime informazioni che abbiamo raccolto», prosegue De Nicolò. «Una caccia vietata in questo periodo, che coincide con il periodo dell’accoppiamento, soprattutto per i caprioli».

Controlli congiunti che hanno inoltre fatto anche le prime “vittime”, visto che tra domenica e lunedì sono state elevate le prime sanzioni. «Solo alcuni casi di assicurazione non in regola o di cacciatori che si sono visti comminare una sanzione amministrativa per aver dimenticato il tesserino venatorio, nessuna infrazione grave al momento», ha aggiunto il comandante provinciale del Corpo forestale dello Stato. «Un avvio senza particolari criticità, insomma, anche se non è certo da questi dati che è dipesa la pianificazione che abbiamo concordato con la polizia provinciale. da sempre la stagione venatoria è accompagnata da problematiche serie, sia in termini di osservazione delle vigenti normative sia, soprattutto, di sicurezza delle persone. Proprio per questi motivi la possibilità di concordare i controlli e le procedure operative tra noi e la polizia provinciale non potrà che garantire risultati importanti nel monitoraggio e nel contrasto delle irregolarità inerenti l’attività venatoria».

Ischia, strage di uccelli migratori: “Qui si uccide solo per noia”

A cura di Piero Bonito Oliva

Violare la legge è semplice come bere un bicchiere d’acqua: i killer dei volatili acquistano regolarmente un’arma che poi viene abrasa per far perdere le tracce del proprietario, la nascondono con particolare attenzione in montagna o collina e la riprendono nel momento giusto. Un buon nascondiglio, e il gioco è fatto. Teatro di questo scempio, specialmente in questo periodo, è l’isola d’Ischia. E’ proprio nei cieli del golfo di Napoli, infatti, che in questo periodo si concentra il grande flusso migratorio dei volatili. E’ lì che pochi giorni fa l’Enpa ha rinvenuto una poiana impallinata dalla ferocia dei bracconieri. “Non è certamente un caso isolato – spiega a Retenews24 Fabio Procaccini, delegato a Napoli della Lipu (Lega italiana protezione uccelli) – sull’isola ce ne saranno decine e decine che non sono state trovate ma lasciate lì a terra”. Ai bracconieri non conviene farsi vedere in giro con il trofeo di guerra: una volta colpito, il volatile viene abbandonato lì dov’è. “A Ischia, nonostante la buona volontà degli agenti di polizia, i controlli sono insufficienti – prosegue Procaccini – l’attività di antibracconaggio è stata molto silente negli anni scorsi, e continua ad esserlo oggi. Pensi che in Sicilia addirittura si uccide per scaramanzia: all’inizio della stagione della caccia (fine settembre-inizio ottobre), i bracconieri mettono mano al fucile per uccidere un adorno contro il rischio ‘corna’ della moglie”. “Se non colpisci un volatile tua moglie ti tradirà”, è il succo della folle e assurda usanza, non lontana però dalla violenta logica di un comune bracconiere. Perché a quanto pare dietro il fucile, il grilletto e i proiettili non c’è business, interesse economico o esigenza di cacciare per poi cibarsi della preda. E a quanto pare mente anche chi cerca di giustificare le fucilate contro gli uccelli ipotizzando che siano proprio questi ultimi a disturbare la caccia regolare, cibandosi di prede come la quaglia o le lepri. “La poiana impallinata qualche giorno fa si nutre di topolini o al massimo di uccelli piccoli”. Poiana, trampoliere, cicogna, gabbiano e adorno sono solo alcune delle specie di uccelli nel mirino dei fucili dei bracconieri in questo periodo. Molte di queste sono razze sotto protezione, altre in via di estinzione. “Dietro tutto questo c’è solo l’istinto di uccidere, non esiste altra ragione. A Ischia, terminati i lavori stagionali, non sanno più cosa fare” conclude Procaccini.

Tosi (sindaco di Verona e presidente di Federcaccia Veneto), emette ordinanza che permette l’uccisione dei lupi. Forestale: “Lo denunciamo”

Il sindaco di Verona ha autorizzato residenti e allevatori della zona a uccidere i predatori nel caso in cui questi minaccino loro o il bestiame. Dura la replica delle associazioni animaliste, con il Wwf che parla di "bracconaggio vero e proprio"

Flavio Tosi, sindaco di Verona e presidente di Federcaccia Veneto, è stato denunciato dal Corpo forestale dello Stato dopo aver emesso un’ordinanza in cui si autorizzano i cittadini a“sparare ai lupi” presenti nelle valli del Parco naturale della Lessinia, intorno alla città. una decisione, quella del primo cittadino, che potrebbe estendersi anche ai paesi vicini se questi si sentissero minacciati dalla presenza dei predatori. “Il provvedimento – si giustifica il politico dellaLega Nord – non dà il via a una caccia al lupo, ma è solo volto alla legittima difesa“.

Una decisione che, però, non è stata digerita dalla forestale che ha sporto denuncia nei suoi confronti con l’accusa di aver “autorizzato l’abbattimento di specie protetta”. La scelta è stata appoggiata anche da una parte della politica locale e dalle associazioni animaliste, tra cui il Wwfche ha parlato di “bracconaggio vero e proprio”, aggiungendo che anche loro stanno pensando di denunciare Tosi.

Nelle valli intorno alla città è presente una sola coppia di lupi che da poco tempo hanno avuto 8 cuccioli. Gli animali si sono resi protagonisti di attacchi agli allevamenti di bestiame della zona provocando, oltre alla morte di alcuni capi, anche stress eccessivo negli animali che, dicono gli allevatori, non producono più latte e abortiscono con più facilità. Per questo motivo la Coldirettidifende la decisione del primo cittadino leghista dichiarando che ”l’attacco al bestiame è un fenomeno quasi quotidiano nella parte centrale dell’altopiano veronese che aggrava sempre più la condizione degli allevatori”. L’associazione spiega che in quell’area si concentra circa il 50% del patrimonio bovino e ovino del Veneto e la presenza dei lupi potrebbe causare gravi danni all’economia locale. Inoltre, gli allevatori si lamentano del fatto che i fondi della Regione non bastano a ripagare i danni subiti dagli attacchi dei predatori. Il sindaco interviene di nuovo sulla questione e giustifica la sua decisione affermando che “non si tratta di una caccia al lupo, ma di legittima difesa. Ho pensato ai bambini della mia città”. E aggiunge: “Vedremo se, alla fine, prevarrà il diritto degli animali o dei cittadini”.

In Veneto si ripropone così un caso simile a quello dell’uccisione, l’11 settembre, in provincia di Trento, dell’orsa Daniza che sollevò numerose polemiche e portò alla denuncia, sempre da parte del Corpo forestale dello Stato, del presidente della Provincia, Ugo Rossi. Anche in quel caso numerosi esponenti della sinistra locale si lamentarono di come le autorità predisposte gestirono la cattura dell’animale. La preoccupazione si concentrò sui due cuccioli dell’orsa che, adesso, sono in giro per i boschi e rischiano di non sopravvivere. Gli esponenti della destra, tra cui la Lega, difesero il diritto dei cittadini di preservare la propria incolumità, minacciata, a loro dire, dalla presenza dell’animale nella zona. Anche nel caso dei due lupi nel veronese, il problema dei cuccioli si ripropone, visto che la coppia di animali ha con se 8 piccoli di lupo che rischierebbero di morire.

Udine. Muore in un incidente di caccia

Tragedia ad Arsa: imprenditore friulano ucciso da due colpi partiti dal suo fucile

TORVISCOSA. Tragico incidente di caccia ieri sera a Chiarmacis di Torviscosa: l’imprenditore Renzo Tosoratti è rimasto ucciso da un colpo sparato dal suo stesso fucile durante una battuta alle anatre.

L’incidente è accaduto verso le 19.30, mentre Tosoratti, 64 anni del luogo, stava monitorando il passaggio dei pennuti nella zona di una chiusa, in località Arsa, durante una battuta con il fratello Gino, anche lui appassionato dello sport venatorio. Secondo quanto è trapelato, la dinamica sarebbe abbastanza chiara.

Si tratterebbe, infatti, di una tragica fatalità. Secondo le prime informazioni, si sarebbe rotto il cinturino di aggancio del fucile che cadendo avrebbe impattato con il terreno facendo partire due colpi: uno avrebbe colpito la mano destra dell’uomo, l’altro invece avrebbe raggiunto l’imprenditore colpendolo sotto il mento, uccidendolo sul colpo.

Gino, che in quel momento era abbastanza distante ma in continuo contatto telefonico con lui, sentendo sparare non si è preoccupato più di tanto, ma dopo un po’ ha iniziato a preoccuparsi del silenzio del fratello che non rispondeva alle sue chiamate. Preso probabilmente dall’ansia, si è recato sul posto dove sapeva trovarsi il fratello, ma qui la macabra scoperta:

Renzo giaceva riverso su un cespuglio ormai privo di vita con il volto devastato dalla fucilata. Immediatamente, Gino ha dato l’allarme e sul posto sono arrivati i sanitari del 118 e i congiunti (le famiglie dei due fratelli abitano poco distante), ma altro non hanno potuto fare che purtroppo constatare il decesso di Renzo. Sul posto anche i carabinieri della stazione di Torviscosa, per gli accertamenti del caso, che comunque avrebbero rivelato la tragica fatalità.

Sconvolta la famiglia e il fratello sotto choc, per quanto accaduto e di cui non riusciva a capacitarsi. Sconvolta e incredula anche la comunità di Torviscosa, cittadina dove la famiglia è molto conosciuta anche per l’attività industriale che vede impegnati i Tosoratti con Agricolmeccanica srl, azienda specializzata nella progettazione e realizzazione di atomizzatori con dispositivi di recupero destinati alle lavorazioni nei vigneti e nei frutteti, atomizzatori speciali e diversi impolveratori.

Da poco, a maggio, i due fratelli avevano stretto una partnership tra Friuli Sprayers, marchio commerciale di Agricolmeccanica, e il Gruppo Maschio Gaspardo in virtù della quale l’azienda si sarebbe ampliata e avrebbe occupato una cinquantina di nuovi addetti.

I nuovi modelli di atomizzatori verranno distribuiti appunto attraverso la rete commerciale di Maschio Gaspardo, il cui export in oltre cento Paesi ammonta all’85% della produzione. In occasione dell’accordo, i fratelli Gino e Renzo Tosoratti dichiaravano, entusiasti, che «l’intesa raggiunta con il Gruppo Maschio Gaspardo (già operante in Friuli con uno stabilimento a Morsano al Tagliamento), presente in tutto il mondo, consente alla nostra storica azienda di consolidare la presenza in Italia e di aumentare lo sviluppo internazionale.

Siamo certi - ribadivano - che questo modello di sviluppo rappresenta per Friuli Sprayers la soluzione più efficace per riuscire a competere con le multinazionali del settore mantenendo come obiettivo la crescita del fatturato, della produttività e dell’occupazione».

Mai avrebbero immaginato che, a soli quattro mesi di distanza da quell’importantissima intesa, una tragedia avrebbe sconvolto questo momento professionale così entusiasmante.

Fondata dalla famiglia Tosoratti nel 1960, l’azienda è nota proprio con il brand Friuli Sprayers: guidata da 45 anni dai fratelli Gino e Renzo (il più giovane), trova continuità nella presenza in ditta dei figli Daniele e Cristina.

Valle Millecampi (Pd), scoperta santabarbara dei cacciatori

Duecento identificati, 125 munizioni vietate nascoste nei canneti e scoperte dalla Polizia provinciale durante i controlli nel primo giorno di caccia

CODEVIGO. Duecento cacciatori identificati e una vera e propria santabarbara con ben 125 munizioni vietate nascoste nei canneti. È il risultato dei controlli che la Polizia provinciale ha svolto domenica scorsa, durante il primo giorno di caccia in tutto il territorio. Le verifiche si sono particolarmente focalizzate in Valle Millecampi e nei Comuni limitrofi grazie a un’operazione interforze che ha visto il coinvolgimento di 15 pattuglie costituite dal Nucleo nautico della Polizia provinciale, dai Carabinieri, dal Corpo forestale dello Stato e dalla Guardie volontarie venatorie delle diverse associazioni presenti in provincia.

Gli oltre 30 agenti coordinati dal Nucleo nautico di Polizia provinciale hanno eseguito un’intensa attività di vigilanza dall’alba al tramonto, identificando più di 100 soggetti intenti all’esercizio venatorio.

“Fin dal’alba – ha detto il vice presidente della Provincia di Padova Mirko Patron – tutto il personale ha operato in sinergia per garantire la sicurezza e un’attenta vigilanza su tutto il territorio provinciale e in particolar modo nelle delicate aree lagunari e vallive. L’operazione interforze è stata ben coordinata e preceduta da una riunione operativa alla quale hanno partecipato anche i vertici dell’Ambito di Caccia Lagunare e Vallivo. È stato estremamente importante il supporto logistico-operativo dei Carabinieri e del Corpo Forestale dello Stato, in quanto la collaborazione ha consentito di avviare un efficace metodo di prevenzione”.

La sinergia operativa tra forze dell’ordine nel territorio lagunare e vallivo è stata infatti fondamentale dal punto di vista della prevenzione. Tuttavia durante i controlli sono stati sanzionati alcuni cacciatori e pescatori che non osservavano la normativa. Le verifiche hanno permesso di scoprire anche una santabarbara costituita da ben 125 munizioni vietate nascoste tra i canneti. Presumibilmente le munizioni sono state abbandonate dai bracconieri che, sentendosi sorvegliati dal personale della Polizia Provinciale, hanno deciso di far perdere le loro tracce poco prima dell’arrivo del personale in divisa. Le munizioni scoperte sono state sequestrate, ma l’indagine della Polizia provinciale non è ancora conclusa. Le scatole delle munizioni rinvenute, possono infatti aiutare gli agenti a rintracciare i soggetti che le hanno acquistate.

La Polizia Provinciale ha inoltre esteso le verifiche effettuando dei controlli alla viabilità ordinaria nelle vicinanze di Valle Millecampi, in particolare ai veicoli riconducibili all’attività venatoria perché dotati di carrello per il trasporto animali. In questo caso, sono state elevate alcune sanzioni al Codice della strada.

“Il personale della Polizia Provinciale – ha detto l’assessore alla Polizia provinciale Enrico Pavanetto – ha gestito l’intervento congiunto in maniera professionale garantendo la sicurezza di tutti. L’attività di vigilanza ittico, venatoria, ambientale e stradale eseguita in un territorio così impervio com’è Valle Millecampi, ha contribuito a rafforzare la collaborazione tra gli enti e gli addetti alla vigilanza. Il nostro obiettivo è lottare contro il bracconaggio e assicurare alla giustizia quanti violano le normative”.

Infine, l’utilizzo di un natante e i controlli sulla pesca eseguiti dalle Guardie particolari giurate ittiche hanno contribuito a prevenire il perpetrarsi di fatti illeciti.

Il comandante della Polizia provinciale Adriano Scapolo ha dichiarato: “Il personale della Polizia provinciale ha eseguito molti controlli, scoraggiando il perpetrasi di fatti illeciti. In Valle Millecampi si intervenuti coordinando un gran numero di operatori. La nostra attività è stata elogiata da molti enti, tuttavia devo riconoscere che anche gli stessi appartenenti al mondo venatorio (sportivi) hanno espresso il loro apprezzamento per la capillarità del servizio eseguito. Voglio sottolineare come non vi siano stati momenti di difficoltà durante i controlli dei cacciatori dovuti fad un ottimo dialogo e rispetto dei ruoli. Un ringraziamento va alle istituzioni che hanno collaborato e alle Guardie particolari giurate volontarie che hanno dato il proprio contributo nel raggiungimento di questo ambizioso obiettivo”.

Il Sindaco di Codevigo Annunzio Belan ha aggiunto che: “La presenza di numerose pattuglie nel nostro territorio ha assicurato un alto livello di

prevenzione. La Polizia provinciale, i Carabinieri, il Corpo Forestale dello Stato e le Guardie Volontarie hanno cooperato a beneficio della collettività e il coordinamento dell’operazione interforze è stato davvero molto preciso e puntuale”.

Il comandante della Polizia Provinciale assicura infine che i controlli continueranno anche nei prossimi mesi, in maniera da non abbassare il livello di attenzione.