Colpito durante battuta al cinghiale
Un cacciatore di 70 anni è morto durante una battuta di caccia al cinghiale nelle campagne di Orotelli (Nuoro). L'uomo sarebbe stato raggiunto da un proiettile esploso da un altro componente della compagnia di caccia. Inutile ogni tentativo di soccorso, l'uomo è morto in pochi minuti. Il magistrato di turno ha disposto l'autopsia ed una serie di accertamenti sulla disposizione delle poste dove i cacciatori attendevano il passaggio delle preda.
Fonte: tgcom.mediaset.it del 26 dicembre 2010
lunedì 27 dicembre 2010
Sassari. Studentessa ferita da pallini da caccia mentre cerca funghi
L'incidente a Ozieri, colpo partito accidentalmente
SASSARI, 27 DIC - Una studentessa di Ozieri, Maria Seu, di 22 anni, e'
ricoverata nel reparto di chirugia dell'ospedale del paese a causa di
una ferita da arma da fuoco al capo per un colpo partito
accidentalmente dal fucile di un cacciatore. La giovane, che non e' in
pericolo di vita, il giorno di Natale, intorno alle 15, si trovava in
localita' Candelas con la sorella per raccogliere funghi. Le due
ragazze hanno sentito uno sparo e Maria Seu si e' accorta di essere
stata colpita di striscio alla testa ed ha perso i sensi.
Il cacciatore non e' stato ancora identificato.(ANSA).
SASSARI, 27 DIC - Una studentessa di Ozieri, Maria Seu, di 22 anni, e'
ricoverata nel reparto di chirugia dell'ospedale del paese a causa di
una ferita da arma da fuoco al capo per un colpo partito
accidentalmente dal fucile di un cacciatore. La giovane, che non e' in
pericolo di vita, il giorno di Natale, intorno alle 15, si trovava in
localita' Candelas con la sorella per raccogliere funghi. Le due
ragazze hanno sentito uno sparo e Maria Seu si e' accorta di essere
stata colpita di striscio alla testa ed ha perso i sensi.
Il cacciatore non e' stato ancora identificato.(ANSA).
domenica 26 dicembre 2010
Forlì - Ferito durante caccia al cinghiale
Prognosi di 30 giorni per il giovane colpito al piede da un proiettile accidentalmente esploso dal suo fucile
TREDOZIO - Se la caverà con 30 giorni di prognosi il cacciatore feritosi ad un piede ieri mattina durante una battuta di caccia al cinghiale. L'uomo, 30enne residente a Faenza, G.F. le iniziali, si sarebbe ferito sparandosi in un piede con il fucile. Difficoltosa l'azione di soccorso, col cacciatore trasportato dagli amici verso un vicino agglomerato di case da cui è stato possibile telefonare al "118" per l'invio di un ambulanza. L'infortunio è avvenuto in una riserva privata in area denominata Tramonte, poco distante dall’azienda agrituristica podere Pian di Stantino, vicino a Tredozio.
G.F. dopo lo sparo ha iniziato subito a perdere parecchio sangue. Allertato il “118”, si è alzato in volo da Ravenna l’elimedica, atterrata al campo sportivo di Tredozio. L’uomo è stato subito medicato e trasportato all’ospedale di Ravenna. Non corre alcun pericolo di vita, anche se la paura per le sue condizioni di salute è stata tanta. Guarirà in 30 giorni.
Fonte: http://www.romagnanoi.it
TREDOZIO - Se la caverà con 30 giorni di prognosi il cacciatore feritosi ad un piede ieri mattina durante una battuta di caccia al cinghiale. L'uomo, 30enne residente a Faenza, G.F. le iniziali, si sarebbe ferito sparandosi in un piede con il fucile. Difficoltosa l'azione di soccorso, col cacciatore trasportato dagli amici verso un vicino agglomerato di case da cui è stato possibile telefonare al "118" per l'invio di un ambulanza. L'infortunio è avvenuto in una riserva privata in area denominata Tramonte, poco distante dall’azienda agrituristica podere Pian di Stantino, vicino a Tredozio.
G.F. dopo lo sparo ha iniziato subito a perdere parecchio sangue. Allertato il “118”, si è alzato in volo da Ravenna l’elimedica, atterrata al campo sportivo di Tredozio. L’uomo è stato subito medicato e trasportato all’ospedale di Ravenna. Non corre alcun pericolo di vita, anche se la paura per le sue condizioni di salute è stata tanta. Guarirà in 30 giorni.
Fonte: http://www.romagnanoi.it
giovedì 23 dicembre 2010
Regione Abruzzo: un'altra sconfitta al TAR sul calendario venatorio
Piano venatorio, il Tar boccia l'invasione
Ricorso degli ambiti territoriali: no alla mobilità dei cacciatori per la fauna migratoria
L'AQUILA. Le disposizioni del calendario venatorio sulla caccia alla fauna migratoria sono «inoperative, inefficaci e inapplicabili». Lo stabilisce il Tar che si è pronunciato sui ricorsi presentati dagli ambiti territoriali di caccia dell'Aquila, Barisciano, Avezzano e Roveto-Carseolano. Decisivo il parere negativo sulla mobilità dei cacciatori espresso dall'Istituto protezione e ricerca ambientale. Il 2 dicembre il Tar dell'Aquila (presidente Cesare Mastrocola, consiglieri Paolo Passoni e Maria Abbruzzese) si è pronunciato sul ricorso presentato dall'avvocato Emilio Bafile per conto dei quattro ambiti. Nel mirino l'articolo 5 della legge regionale che disciplina l'esercizio della caccia alla fauna migratoria nell'ambito del «comparto unico regionale». «Il calendario venatorio», spiega l'avvocato Bafile, «prevedeva su tutto il territorio regionale l'esercizio della caccia alla fauna migratoria dal primo al 30 ottobre in appostamento temporaneo e dal primo novembre al 31 dicembre anche in forma vagante con l'ausilio del cane da ferma e il solo utilizzo del fucile ad anima liscia a tutti i cacciatori residenti in Abruzzo iscritti o ammessi in un ambito territoriale abruzzese. A seguito della novità, migliaia di cacciatori si sarebbero riversati, a seconda dei flussi migratori, in questo o quell'ambito creando una smisurata pressione venatoria con devastante impatto sulla fauna e sul territorio, in pieno conflitto con la legge 157 del 1992 e le direttive comunitarie e nonostante il parere negativo dell'Ispra (Istituto superiore protezione e ricerca ambientale). Il Tar», prosegue l'avvocato, «ha dichiarato che la disposizione impugnata è inoperativa, inefficace, inapplicabile e ha ritenuto rilevanti e non manifestamente infondati i dubbi di costituzionalità sollevati col ricorso. Ci si augura che, per il futuro, il legislatore tenga presenti i princìpi generali che regolano la materia, conservazione dell'ambiente e tutela della fauna». (e.n.)
Fonte: Il Centro del 22 dicembre 2010
Ricorso degli ambiti territoriali: no alla mobilità dei cacciatori per la fauna migratoria
L'AQUILA. Le disposizioni del calendario venatorio sulla caccia alla fauna migratoria sono «inoperative, inefficaci e inapplicabili». Lo stabilisce il Tar che si è pronunciato sui ricorsi presentati dagli ambiti territoriali di caccia dell'Aquila, Barisciano, Avezzano e Roveto-Carseolano. Decisivo il parere negativo sulla mobilità dei cacciatori espresso dall'Istituto protezione e ricerca ambientale. Il 2 dicembre il Tar dell'Aquila (presidente Cesare Mastrocola, consiglieri Paolo Passoni e Maria Abbruzzese) si è pronunciato sul ricorso presentato dall'avvocato Emilio Bafile per conto dei quattro ambiti. Nel mirino l'articolo 5 della legge regionale che disciplina l'esercizio della caccia alla fauna migratoria nell'ambito del «comparto unico regionale». «Il calendario venatorio», spiega l'avvocato Bafile, «prevedeva su tutto il territorio regionale l'esercizio della caccia alla fauna migratoria dal primo al 30 ottobre in appostamento temporaneo e dal primo novembre al 31 dicembre anche in forma vagante con l'ausilio del cane da ferma e il solo utilizzo del fucile ad anima liscia a tutti i cacciatori residenti in Abruzzo iscritti o ammessi in un ambito territoriale abruzzese. A seguito della novità, migliaia di cacciatori si sarebbero riversati, a seconda dei flussi migratori, in questo o quell'ambito creando una smisurata pressione venatoria con devastante impatto sulla fauna e sul territorio, in pieno conflitto con la legge 157 del 1992 e le direttive comunitarie e nonostante il parere negativo dell'Ispra (Istituto superiore protezione e ricerca ambientale). Il Tar», prosegue l'avvocato, «ha dichiarato che la disposizione impugnata è inoperativa, inefficace, inapplicabile e ha ritenuto rilevanti e non manifestamente infondati i dubbi di costituzionalità sollevati col ricorso. Ci si augura che, per il futuro, il legislatore tenga presenti i princìpi generali che regolano la materia, conservazione dell'ambiente e tutela della fauna». (e.n.)
Fonte: Il Centro del 22 dicembre 2010
martedì 21 dicembre 2010
11 morette tabaccate uccise da cacciatori italiani in Serbia
La Moretta tabaccata è una delle specie di maggiore interesse conservazionistico poiché è considerata prioritaria tra le specie di interesse comunitario (Direttiva 79/409/CEE) ed è classificata da BirdLife International come SPEC 1, cioè una specie che è minacciata in tutto il suo areale mondiale e la cui sopravvivenza dipenderà anche dagli sforzi di contenimento globale dell'attività venatoria.
lunedì 20 dicembre 2010
Brescia. Ferito da una fucilata mentre caccia fagiani
ROVATO. Ventisettenne in prognosi riservata all'ospedale di Piacenza
Rovato. I pallettoni inavvertitamente esplosi da distanza ravvicinata dal fucile di un amico gli hanno sfiorato l'arteria femorale provocando una violenta emorraggia. I ritardi nei soccorsi che hanno faticato a raggiungere la zona impervia teatro dell'incidente hanno fatto temere per la vita di un 27enne di Rovato.
La prontezza di spirito del padre del giovane che ha stretto con un laccio improvvisato la gamba rallentando la perdita di sangue e il successivo delicato intervento chirurgico eseguito all'ospedale di Piacenza hanno evitato che la battuta di caccia al fagiano si trasformasse ieri mattina in tragedia.
L'episodio è avvenuto a Veano, piccola frazione del Comune di Vigolzone che si trova esattamente tra Valtrebbia e Valnure all'interno della riserva naturale dello Stoppa. La comitiva, composta da quattro persone era giunta all'alba nella suggestiva pianura dei castelli piacentini. Poco dopo le 9 è accaduto l'imponderabile. I cacciatori - stando alla ricostruzione effettuata dai carabinieri della stazione di Rivergaro -, stavano discendendo in fila indiana un sentiero con una pendenza piuttosto elevata. Ad un certo punto, uno di loro è scivolato su una lastra di ghiaccio cadendo rovinosamente. Il fucile che portava in spalla è sbattuto per terra e per effetto del contraccolpo è partito lo sparo. La rosa di pallettoni ha raggiunto all'altezza del femore il 27enne che camminava alle spalle del compagno di battuta.
Le fasi dei soccorsi sono state piuttosto complesse: in un primo tempo sul posto sono state inviate un'autoambulanza e un'automedica ma di fronte alle difficoltà di accesso dei mezzi al luogo dell'incidente, alla fine nella zona è atterrata l'eliambulanza che ha trasportato il ferito all'ospedale Guglielmo da Saliceto di Piacenza. Qui, il cacciatore è stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico e subito dopo ricoverato in Rianimazione. I medici- in attesa del decorso clinico della ferita - si sono riservati la prognosi.R.PR.
Fonte: bresciaoggi.it del 20 dicembre 2010
Rovato. I pallettoni inavvertitamente esplosi da distanza ravvicinata dal fucile di un amico gli hanno sfiorato l'arteria femorale provocando una violenta emorraggia. I ritardi nei soccorsi che hanno faticato a raggiungere la zona impervia teatro dell'incidente hanno fatto temere per la vita di un 27enne di Rovato.
La prontezza di spirito del padre del giovane che ha stretto con un laccio improvvisato la gamba rallentando la perdita di sangue e il successivo delicato intervento chirurgico eseguito all'ospedale di Piacenza hanno evitato che la battuta di caccia al fagiano si trasformasse ieri mattina in tragedia.
L'episodio è avvenuto a Veano, piccola frazione del Comune di Vigolzone che si trova esattamente tra Valtrebbia e Valnure all'interno della riserva naturale dello Stoppa. La comitiva, composta da quattro persone era giunta all'alba nella suggestiva pianura dei castelli piacentini. Poco dopo le 9 è accaduto l'imponderabile. I cacciatori - stando alla ricostruzione effettuata dai carabinieri della stazione di Rivergaro -, stavano discendendo in fila indiana un sentiero con una pendenza piuttosto elevata. Ad un certo punto, uno di loro è scivolato su una lastra di ghiaccio cadendo rovinosamente. Il fucile che portava in spalla è sbattuto per terra e per effetto del contraccolpo è partito lo sparo. La rosa di pallettoni ha raggiunto all'altezza del femore il 27enne che camminava alle spalle del compagno di battuta.
Le fasi dei soccorsi sono state piuttosto complesse: in un primo tempo sul posto sono state inviate un'autoambulanza e un'automedica ma di fronte alle difficoltà di accesso dei mezzi al luogo dell'incidente, alla fine nella zona è atterrata l'eliambulanza che ha trasportato il ferito all'ospedale Guglielmo da Saliceto di Piacenza. Qui, il cacciatore è stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico e subito dopo ricoverato in Rianimazione. I medici- in attesa del decorso clinico della ferita - si sono riservati la prognosi.R.PR.
Fonte: bresciaoggi.it del 20 dicembre 2010
domenica 19 dicembre 2010
Torino. Auto su A4 colpita da proiettile durante battuta
19:21 CACCIA: AUTO SU A4 COLPITA DA PROIETTILE DURANTE BATTUTA
(ANSA) - TORINO, 19 DIC - A rischiare di essere colpiti dal proiettile sono stati un uomo di 31 anni e il figlio di 6, residenti a Verres (Aosta). Il proiettile, dopo avere perforato il vetro si e conficcato nel baule posteriore dell'auto, una 164.
I quattro (e non tre, come scritto in precedenza) cacciatori sono stati fermati ed interrogati dagli agenti della Polizia Stradale di Torino: due sono residenti ad Ivrea (Torino), uno abita a Lessolo (Torino) mentre il quarto risiede a Pavone Canavese (Torino).
Nei prossimi giorni sara' il magistrato Francesco Saverio Pelosi della Procura di Ivrea (Torino) a valutare la loro posizione. Rischiano una denuncia a piede libero per spari in luogo pubblico e tentato omicidio e che gli venga anche revocato il porto d'armi.
(ANSA) - TORINO, 19 DIC - A rischiare di essere colpiti dal proiettile sono stati un uomo di 31 anni e il figlio di 6, residenti a Verres (Aosta). Il proiettile, dopo avere perforato il vetro si e conficcato nel baule posteriore dell'auto, una 164.
I quattro (e non tre, come scritto in precedenza) cacciatori sono stati fermati ed interrogati dagli agenti della Polizia Stradale di Torino: due sono residenti ad Ivrea (Torino), uno abita a Lessolo (Torino) mentre il quarto risiede a Pavone Canavese (Torino).
Nei prossimi giorni sara' il magistrato Francesco Saverio Pelosi della Procura di Ivrea (Torino) a valutare la loro posizione. Rischiano una denuncia a piede libero per spari in luogo pubblico e tentato omicidio e che gli venga anche revocato il porto d'armi.
sabato 18 dicembre 2010
Interrogazione parlamentare. La caccia diventa un problema di sicurezza pubblica]
Camera dei Deputati
Atto n. C.4/08831
ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo dati raccolti, il Wwf afferma che la caccia è diventata un problema di sicurezza pubblica;
«L'incolumità dei cittadini è messa seriamente a rischio dato che oltre un terzo dei cacciatori italiani non ha mai sostenuto l'esame di abilitazione all'uso delle armi, avendo la licenza di caccia da più di 40 anni e all'epoca questa abilitazione non era richiesta. Non dobbiamo quindi stupirci se si susseguono ad ogni stagione venatoria gli incidenti di caccia: lo scorso anno le vittime sono state 23 (e 50 i feriti), ma in passato si sono avute sino a 80 vittime. Questi incidenti sono in realtà omicidi colposi che si verificano esclusivamente per imperizia, negligenza e colpa grave da parte dello sparatore, che spesso ignora la pericolosità delle armi che imbraccia» dichiara Raniero Maggini, vice presidente Wwf Italia;
tra il 30 e il 40 per cento dei 900 mila cacciatori ha più di 60 anni e non ha l'abilitazione all'uso delle armi. Inoltre, non possiede un'adeguata conoscenza delle leggi che regolano oggi la caccia. Infatti, l'esame è stato istituito soltanto nel 1967 a seguito dell'entrata in vigore della legge quadro n. 799, la quale sostituiva la precedente
farraginosa normativa del regio decreto nel 1939. Prima del 1967 non c'era esame o valutazione: era sufficiente pagare le tasse governative e di iscrizione ad un'associazione venatoria e il rilascio della licenza di caccia era automatico, senza alcuna valutazione di merito. Soltanto la condotta morale poteva essere ostativa (precedenti penali, rissosità e altro). Questo ha permesso il transito in blocco, senza nessun filtro, di 300 mila persone di cui non si conosce né preparazione, né perizia nell'uso delle armi;
per tali motivi, il Wwf chiede che anche questa quota di cacciatori si doti di apposita abilitazione in considerazione del fatto non trascurabile, tra l'altro, che le armi usate per alcuni tipi di caccia sono sempre più micidiali. Infatti, altro aspetto che fa della caccia un'attività ad alto rischio per chi la pratica e chi la «subisce» è la pericolosità delle armi stesse, denuncia il Wwf -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei dati di cui in premessa e quali iniziative intendano adottare affinché anche i cacciatori cui è stata rilasciata la licenza precedentemente all'entrata in vigore della legge quadro n. 799, si dotino di apposita abilitazione, al fine di garantire la sicurezza pubblica.
(4-08831)
Atto n. C.4/08831
ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo dati raccolti, il Wwf afferma che la caccia è diventata un problema di sicurezza pubblica;
«L'incolumità dei cittadini è messa seriamente a rischio dato che oltre un terzo dei cacciatori italiani non ha mai sostenuto l'esame di abilitazione all'uso delle armi, avendo la licenza di caccia da più di 40 anni e all'epoca questa abilitazione non era richiesta. Non dobbiamo quindi stupirci se si susseguono ad ogni stagione venatoria gli incidenti di caccia: lo scorso anno le vittime sono state 23 (e 50 i feriti), ma in passato si sono avute sino a 80 vittime. Questi incidenti sono in realtà omicidi colposi che si verificano esclusivamente per imperizia, negligenza e colpa grave da parte dello sparatore, che spesso ignora la pericolosità delle armi che imbraccia» dichiara Raniero Maggini, vice presidente Wwf Italia;
tra il 30 e il 40 per cento dei 900 mila cacciatori ha più di 60 anni e non ha l'abilitazione all'uso delle armi. Inoltre, non possiede un'adeguata conoscenza delle leggi che regolano oggi la caccia. Infatti, l'esame è stato istituito soltanto nel 1967 a seguito dell'entrata in vigore della legge quadro n. 799, la quale sostituiva la precedente
farraginosa normativa del regio decreto nel 1939. Prima del 1967 non c'era esame o valutazione: era sufficiente pagare le tasse governative e di iscrizione ad un'associazione venatoria e il rilascio della licenza di caccia era automatico, senza alcuna valutazione di merito. Soltanto la condotta morale poteva essere ostativa (precedenti penali, rissosità e altro). Questo ha permesso il transito in blocco, senza nessun filtro, di 300 mila persone di cui non si conosce né preparazione, né perizia nell'uso delle armi;
per tali motivi, il Wwf chiede che anche questa quota di cacciatori si doti di apposita abilitazione in considerazione del fatto non trascurabile, tra l'altro, che le armi usate per alcuni tipi di caccia sono sempre più micidiali. Infatti, altro aspetto che fa della caccia un'attività ad alto rischio per chi la pratica e chi la «subisce» è la pericolosità delle armi stesse, denuncia il Wwf -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei dati di cui in premessa e quali iniziative intendano adottare affinché anche i cacciatori cui è stata rilasciata la licenza precedentemente all'entrata in vigore della legge quadro n. 799, si dotino di apposita abilitazione, al fine di garantire la sicurezza pubblica.
(4-08831)
venerdì 17 dicembre 2010
Grosseto. Spara e ferisce il cercatore di funghi
L'incidente è avvenuto lunedì pomeriggio nel bosco di Sticciano Il cacciatore ai carabinieri: «L'ho scambiato per un animale»
ROCCASTRADA. Il cacciatore ha visto alcuni rami muoversi e ha sparato in mezzo alla macchia, ma dietro al cespuglio non c'era un capriolo né tantomeno un cinghiale, ma un cercatore di funghi girato di schiena. Non è l'ultima sceneggiatura di una puntata del cartone animato con Yoghi e Bubu nella foresta di Yellowstone ma l'incidente avvenuto lunedì pomeriggio nel bosco di Sticciano. L'unica somiglianza con il cartone sta, per fortuna, nell'epilogo: con il cercatore ferito di striscio ad un gluteo e il cacciatore distratto che si presenta dai carabinieri per scusarsi di quell'attimo di sbadataggine.
Anche perché il certificato rilasciato dall'ospedale Misericordia parla di quindici giorni di prognosi per Roberto Cristofarelli, 45 anni di Roccastrada, motivo per cui l'indagine dei carabinieri scatterà solo dopo una querela da parte del cercatore di funghi. «Per il momento - confermano dalla Compagnia di Massa Marittima - non abbiamo ricevuto nessuna denuncia e di conseguenza non abbiamo aperto un fascicolo né tantomeno effettuato sopralluoghi o sequestrato il fucile che ha sparato». È possibile però ricostruire l'incidente con le dichiarazioni che lo stesso ferito ha fatto ai sanitari all'arrivo in ospedale incrociandole con quelle che lo stesso cacciatore ha fornito ieri mattina ai carabinieri.
L'incidente è avvenuto nella tarda mattinata. Pare che il cercatore di funghi fosse da solo nel bosco di Sticciano, mentre il cacciatore fosse con altri compagni per una battuta. Quando in mezzo al bosco il cacciatore ha visto muoversi alcuni rami non ci ha pensato un attimo: ha mirato e ha premuto il grilletto. Della rosa di pallini solo uno avrebbe colpito il quarantacinquenne che in quel momento era di schiena intento a cercare porcini, cucchi e ordinali. Del ferito il gruppo di cacciatori ha sentito l'urlo che ha fatto dopo essere stato colpito. A questo punto sarebbero stati gli stessi predatori a soccorrere il cercatore di funghi per poi portarlo al pronto soccorso del Misericordia. Qui l'uomo è stato medicato e dimesso dopo alcune ore.
Fonte: iltirreno.it del 15 dicembre 2010
ROCCASTRADA. Il cacciatore ha visto alcuni rami muoversi e ha sparato in mezzo alla macchia, ma dietro al cespuglio non c'era un capriolo né tantomeno un cinghiale, ma un cercatore di funghi girato di schiena. Non è l'ultima sceneggiatura di una puntata del cartone animato con Yoghi e Bubu nella foresta di Yellowstone ma l'incidente avvenuto lunedì pomeriggio nel bosco di Sticciano. L'unica somiglianza con il cartone sta, per fortuna, nell'epilogo: con il cercatore ferito di striscio ad un gluteo e il cacciatore distratto che si presenta dai carabinieri per scusarsi di quell'attimo di sbadataggine.
Anche perché il certificato rilasciato dall'ospedale Misericordia parla di quindici giorni di prognosi per Roberto Cristofarelli, 45 anni di Roccastrada, motivo per cui l'indagine dei carabinieri scatterà solo dopo una querela da parte del cercatore di funghi. «Per il momento - confermano dalla Compagnia di Massa Marittima - non abbiamo ricevuto nessuna denuncia e di conseguenza non abbiamo aperto un fascicolo né tantomeno effettuato sopralluoghi o sequestrato il fucile che ha sparato». È possibile però ricostruire l'incidente con le dichiarazioni che lo stesso ferito ha fatto ai sanitari all'arrivo in ospedale incrociandole con quelle che lo stesso cacciatore ha fornito ieri mattina ai carabinieri.
L'incidente è avvenuto nella tarda mattinata. Pare che il cercatore di funghi fosse da solo nel bosco di Sticciano, mentre il cacciatore fosse con altri compagni per una battuta. Quando in mezzo al bosco il cacciatore ha visto muoversi alcuni rami non ci ha pensato un attimo: ha mirato e ha premuto il grilletto. Della rosa di pallini solo uno avrebbe colpito il quarantacinquenne che in quel momento era di schiena intento a cercare porcini, cucchi e ordinali. Del ferito il gruppo di cacciatori ha sentito l'urlo che ha fatto dopo essere stato colpito. A questo punto sarebbero stati gli stessi predatori a soccorrere il cercatore di funghi per poi portarlo al pronto soccorso del Misericordia. Qui l'uomo è stato medicato e dimesso dopo alcune ore.
Fonte: iltirreno.it del 15 dicembre 2010
martedì 14 dicembre 2010
lunedì 13 dicembre 2010
Cagnolino ucciso da cacciatori; da Lac 'taglia' mille euro
Comunicato LAC del 13 dicembre 2010
Taglia di 1000 euro su chi ha massacrato un piccolo cagnolino con spari di quattro diversi tipi di munizioni da caccia.
Rocco è morto tentando di scodinzolare a chi lo accudiva.
Lo scorso ottobre, Rocco, un giovane cagnolino di tre anni è stato ucciso a fucilate nella contrada
Vegri, a Valdagno, comune del vicentino.
L’uccisione di Rocco aveva lasciato tutti sgomenti perché era un cagnolino, conosciuto in tutta la contrada, che da tempo una famiglia del posto aveva adottato fornendogli una calda cuccia e provvedendo ad alimentarlo quotidianamente.
Il referto del veterinario descriveva una ferita da arma da fuoco sul collo, con rottura di un tratto di trachea, di esofago e della muscolatura del collo.
Diagnosi impietosa che ha portato all’eutanasia del cane il quale, dopo il ritrovamento all’interno della sua cuccia, pur agonizzante si è lasciato accarezzare tentando di scodinzolare.
I volontari dell’ENPA di Arzignano (VI) dopo alcuni giorni dall’uccisione di Rocco, per vederci chiaro, hanno sottoposto il cadavere ad un esame a raggi X scoprendo che era stato praticamente oggetto di un vero e proprio tiro al bersaglio con fucilate con ben quattro diversi tipi di munizione.
Dalla radiografia sono stati infatti rinvenuti dei pallettoni per la caccia alla lepre, dei pallini per la caccia agli uccellini ed addirittura un pallino di piombo di un fucile ad aria compressa che si sono pertanto aggiunti alla nota ferita provocata da un proiettile per la caccia agli ungulati (Cervi, Caprioli, Camosci, ecc.).
Ora a distanza di quasi due mesi i sospetti dei volontari si sono concentrati su qualcuno della zona pur senza ottenere nessuna prova utile alla denuncia per uccisione e maltrattamento di animali.
La LAC del Veneto ha pertanto deciso di mettere una taglia di mille euro a disposizione per coloro che decidessero finalmente di fare nome e cognome del responsabile di questo inqualificabile gesto, telefonando al 347/9385856 o scrivendo a LAC Veneto, via Cadore, n.15/C interno 1 31100 Treviso.
“Siamo costretti a mettere questa taglia – ha commentato Andrea Zanoni presidente della Lega per l’Abolizione della Caccia del Veneto – perché le attuali normative non danno grosse possibilità di scovare questo delinquente. In queste zone circolano troppe armi utilizzate dai cacciatori e questo caso diventa pertanto un rebus difficile da risolvere a meno che coloro che conoscono i fatti non decidano finalmente di parlare. Rocco è stato tradito da qualcuno che molto probabilmente ha finto di dargli da mangiare.”
Taglia di 1000 euro su chi ha massacrato un piccolo cagnolino con spari di quattro diversi tipi di munizioni da caccia.
Rocco è morto tentando di scodinzolare a chi lo accudiva.
Lo scorso ottobre, Rocco, un giovane cagnolino di tre anni è stato ucciso a fucilate nella contrada

L’uccisione di Rocco aveva lasciato tutti sgomenti perché era un cagnolino, conosciuto in tutta la contrada, che da tempo una famiglia del posto aveva adottato fornendogli una calda cuccia e provvedendo ad alimentarlo quotidianamente.
Il referto del veterinario descriveva una ferita da arma da fuoco sul collo, con rottura di un tratto di trachea, di esofago e della muscolatura del collo.
Diagnosi impietosa che ha portato all’eutanasia del cane il quale, dopo il ritrovamento all’interno della sua cuccia, pur agonizzante si è lasciato accarezzare tentando di scodinzolare.
I volontari dell’ENPA di Arzignano (VI) dopo alcuni giorni dall’uccisione di Rocco, per vederci chiaro, hanno sottoposto il cadavere ad un esame a raggi X scoprendo che era stato praticamente oggetto di un vero e proprio tiro al bersaglio con fucilate con ben quattro diversi tipi di munizione.
Dalla radiografia sono stati infatti rinvenuti dei pallettoni per la caccia alla lepre, dei pallini per la caccia agli uccellini ed addirittura un pallino di piombo di un fucile ad aria compressa che si sono pertanto aggiunti alla nota ferita provocata da un proiettile per la caccia agli ungulati (Cervi, Caprioli, Camosci, ecc.).
Ora a distanza di quasi due mesi i sospetti dei volontari si sono concentrati su qualcuno della zona pur senza ottenere nessuna prova utile alla denuncia per uccisione e maltrattamento di animali.
La LAC del Veneto ha pertanto deciso di mettere una taglia di mille euro a disposizione per coloro che decidessero finalmente di fare nome e cognome del responsabile di questo inqualificabile gesto, telefonando al 347/9385856 o scrivendo a LAC Veneto, via Cadore, n.15/C interno 1 31100 Treviso.
“Siamo costretti a mettere questa taglia – ha commentato Andrea Zanoni presidente della Lega per l’Abolizione della Caccia del Veneto – perché le attuali normative non danno grosse possibilità di scovare questo delinquente. In queste zone circolano troppe armi utilizzate dai cacciatori e questo caso diventa pertanto un rebus difficile da risolvere a meno che coloro che conoscono i fatti non decidano finalmente di parlare. Rocco è stato tradito da qualcuno che molto probabilmente ha finto di dargli da mangiare.”
Tivoli: cacciatore aggredisce agente di Polizia Provinciale
Ha spedito uno degli agenti in ospedale dopo essersi fatto inseguire e dopo essere venuto alle mani. Nel tentativo di levargli il fucile è pure partito un colpo che avrebbe potuto causare una disgrazia. Il tutto per non fornire i documenti di caccia alla Polizia Provinciale che lo aveva fermato nel corso di una operazione di controllo del territorio. Il denunciato è un cittadino di Tivoli (RM).
Fonte: GeaPress del 13 dicembre 2010
Fonte: GeaPress del 13 dicembre 2010
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