venerdì 8 novembre 2013

Granarolo dell’Emilia (BO) – Cacciatore spara il colpo di grazia alla lepre ma ferisce una donna appena uscita da casa

Intervento dell'Arma dei Carabinieri. Sequestrati cinque fucili. La lepre va ai cacciatori

GEAPRESS – Esce di casa per avere sentito gli spari dei cacciatori in via Viadagola a Granarolo dell’Emilia (BO), ma viene colpita da due pallini di piombo. Secondo la ricostruzione dei Carabinieri del Comando Provinciale di Bologna, il cacciatore non avrebbe rispettato la distanza di sicurezza dall’abitazione della donna. In particolare lo stesso armato aveva già colpito una lepre la quale, per sfuggire dal cacciatore, si era avvicinata alla recinzione. E’ in questo punto che il 58enne di Ozzano dell’Emilia, gli ha sferrato il colpo di grazia. Secondo i Carabinieri non sarebbero stati rispettati i 100 metri di distanza previsti dalla normativa sulla caccia.

Due pallini, una volta rimbalzati, hanno colpito la donna alla guancia e alla spalla. Soccorsa dai sanitari del 118 e stata trasportata al Policlinico Sant’Orsola Malpighi. La prognosi è di dieci giorni.

Il cacciatore, è stato sanzionato di 206 euro ai sensi dell’art. 21 comma prima Legge 157/1992. Per lui, inoltre, la denuncia per lesioni personali colpose. Ad intervenire sul posto i Carabinieri della Stazione di Granarolo dell’Emilia i quali, in via cautelativa (art. 39 TULPS), hanno provveduto al sequestrato dell’arma e di altri altri 4 fucili da caccia che deteneva in casa, tutti regolarmente denunciati.

La lepre deceduta, riferiscono i Carabinieri, se la sono assicurata gli altri cacciatori.

mercoledì 6 novembre 2013

Cacciatori vicini alle abitazioni, a Mondaino (RN) cittadino chiama il 112

Cacciatori troppo vicini alle abitazioni: sono in aumento le segnalazioni, l'ultima alle 8.15 di sabato a Mondaino. Un cittadino, residente in via Pulzona, ha chiamato il 112 dopo aver sentito degli spari. I Carabinieri di Saludecio hanno controllato la zona, non trovando nessun cacciatore. La situazione si è quindi normalizzata.

martedì 5 novembre 2013

Levico (TN), sette cacciatori nei guai

Sparavano troppo vicino alla strada e alla ciclabile. Uno è stato anche denunciato

LEVICO. Avevano liberato alcune decine di fagiani in fondovalle, nella zona di Levico e Barco, e poi, s’erano messi a caccia dei volatili. Quella che tra i cacciatori viene chiamata la “fagianata” ha avuto una conclusione imprevista, l’altro ieri. Assieme ai cacciatori, infatti, c’erano gli agenti forestali e i guardaccia impegnati in un servizio coordinato per verificare che l’attività venatoria venisse praticata nelle distanze da strade e abitazioni stabilite dalla normativa.

Sette i cacciatori pizzicati dagli uomini in divisa mentre sparavano ai fagiani ad una distanza inferiore ai 150 metri da strade fissati dalla legge come limite minimo per sparare con fucile da caccia con canna ad anima liscia. La caccia, per la precisione, può essere esercitata fino a soli 50 metri da arterie stradali e ferrovie, ma i metri triplicano nel caso in cui si metta mano al fucile e si spari in direzione delle zone “sensibili”. Disposizione che i sette appassionati dell’ars venandi non avevano rispettato. 

Non solo, per uno di essi i guai non si sono limitati ad una sanzione. L’uomo, infatti, ha rimediato anche una sanzione penale: ad un successivo controllo delle armi, infatti, il cacciatore è risultato in possesso di un fucile irregolare. La legge, infatti, stabilisce che un fucile a canna liscia utilizzato in “zona Alpi” non possa avere un “serbatoio” in grado di contenere più di due colpi mentre in possesso dell’uomo ne è stata trovata un’arma con caricatore a tre colpi. Per questo, sul posto sono stati fatti intervenire i carabinieri della stazione di Borgo che, dopo le verifiche del caso, non solo hanno denunciato a piede libero l’uomo, ma hanno disposto ulteriori verifiche su eventuali altri armi custodite dal cacciatore nella sua abitazione. A settembre, nel primo giorno di caccia, due appassionati della sezione di Besenello erano stati pizzicati a sparare vicino alla strada, ad Acquaviva.

Ossago (MI). Cacciatori terrorizzano lo scuolabus

Cacciatori sparano alla selvaggina in strada mentre passa lo scuolabus: attimi di paura giovedì mattina 31 ottobre per autista e accompagnatore del servizio trasporto scolastico di Ossago. A bordo ci sarebbe stata anche una piccola alunna della scuola, ma la presenza non è confermata dall’amministrazione comunale. Il fatto è accaduto giovedì mattina alle 7, appena iniziato il servizio di trasporto scolastico, lungo la strada di campagna per cascina Bruseda, con ingresso dalla strada provinciale 190 (quella che collega la provinciale 23 Lodi-Borghetto e la 107 proprio all’altezza di Ossago). La stradina si snoda in aperta campagna per circa un chilometro, con campi a destra e sinistra. È stato proprio lungo questa stradina che improvvisamente l’autista dello scuolabus è stato costretto a una brusca frenata per evitare una lepre che era sbucata da un campo, aveva attraversato la strada e si era rituffata nei campi dall’altra parte, inseguita da alcuni cani da caccia. A quel punto quasi da bordo strada sono stati esplosi due colpi di fucile, che si sono sentiti ben distinti e che sono passati a pochi metri dallo scuolabus.


Due erano i cacciatori che inseguivano la lepre e non si sono fatti scrupolo di sparare, e poco distante è stata vista un’auto della quale è stato registrato il numero di targa. Autista e accompagnatore dello scuolabus non hanno avuto la prontezza di spirito di scendere dal bus e fermare i cacciatori o forse non hanno voluto farlo. Non è chiaro se a bordo ci fosse o meno anche la piccola alunna che utilizza il servizio in quella zona: l’amministrazione non conferma. «Che la bimba fosse presente o meno, però non cambia la gravità del fatto, perché ci sono stati spari su una strada, e lo scuolabus era ben visibile: poteva anche essere pieno di bambini, ma i cacciatori non si sono fatti alcuno scrupolo di sparare a pochi metri - dice il sindaco di Ossago Angelo Taravella -. C’è stata una violazione di legge, con l’aggravante del passaggio di un servizio di trasporto destinato ai bambini».

La caccia non può essere praticata a una distanza inferiore ai 150 metri dalle strade, ed è difficile pensare che i cacciatori non abbiano visto lo scuolabus, il classico minibus da 30 posti per trasporto scolastico, di color giallo. «Ci siamo rivolti alla polizia locale della provincia di Lodi, c’è un’auto e un numero di targa dai quali partire per un’indagine - conclude Taravella -. Personalmente non ho nulla contro i cacciatori, ma in questo caso si è oltrepassato il limite del buon senso, dimostrando di non tenere in conto nemmeno la sicurezza dei bambini».

domenica 3 novembre 2013

Fiumicino (RM), abbattuto un raro falco. La Lipu chiede il divieto di caccia

Si tratta di un rarissimo falco di palude. I cacciatori gli hanno sparato a ridosso delle abitazioni in zona Isola Sacra

Non è morto ma versa in gravi condizioni il rapace di una specie protetta trovato agonizzante in un canale di bonifica dell'Isola Sacra. Lo splendido esemplare è stato trovato da alcuni cittadini in una zona aperta all'attività venatoria, in via Passo Buole a ridosso di Fiumara Grande. 
I soccorritori hanno immediatamente contattato i volontari del Centro Habitat Mediterraneo Lipu Ostia che sono prontamente intervenuti per recuperare, non senza difficoltà, l'animale e consegnarlo alle cure del Centro Recupero Fauna Selvatica di Roma.
L'esame radiografico a cui il rapace è stato sottoposto presso il centro Lipu ha evidenziato la presenza di tre pallini di piombo da caccia e la frattura multipla, scomposta ed esposta dell'ulna e radio dell'ala destra. Purtroppo le sue condizioni non sono buone, il rischio di necrosi nell'arto fratturato è elevato, ed i veterinari valuteranno nei prossimi giorni la risposta alle medicazioni. 
Il falco di palude, come indica il nome stesso, è un rapace diurno estremamente legato alle zone umide, può misurare fino a 55 cm di lunghezza, per 4-600 grammi di peso e un'apertura alare che può raggiungere i 125 cm. "Questo ennesimo grave episodio di bracconaggio all'Isola Sacra, ai danni di un animale protetto ed assolutamente non confondibile con specie cacciabili quale un falco di palude - dichiara Alessandro Polinori, co-responsabile del Centro Habitat Mediterraneo Lipu Ostia - ripropone l'assurdità del fatto che sia ancora consentita la caccia in una zona così delicata, situata alla foce del Tevere e per questo estremamente importante per il transito e la sosta degli uccelli migratori. Episodi del genere non sono però purtroppo nuovi, tanto che in passato anche esemplari di altre specie rare e protette come la spatola sono stati colpiti da fucilate. In aggiunta a ciò, nell'area, circondata da case, i cittadini temono quotidianamente per la propria incolumità, laddove più volte persone a passeggio, sportivi, proprietari di cani, hanno rischiato di rimanere impallinati, tanto che molti abitanti della zona, dopo aver segnalato la situazione alle autorità competenti, ci hanno contattati affinché ci facessimo portavoce delle loro istanze in merito a questo grave problema, dichiarandosi disponibili a sottoscrivere una richiesta pubblica per far interdire l'area all'attività venatoria. Come Lipu Ostia-Litorale chiediamo quindi ufficialmente un intervento da parte del sindaco di Fiumicino Montino, affinché emetta un'ordinanza di divieto di caccia a tutela della pubblica incolumità nella zona dell'Isola Sacra, certi della sua sensibilità e volontà di garantire la sicurezza di tutti i cittadini del territorio".

Castiglione della Pescaia (GR): sparano e uccidono un cane scambiandolo per un cinghiale

L’episodio a Castiglione della Pescaia: un colpo di fucile ha raggiunto l’animale mentre era con il padrone. «Nessuno dei cacciatori si è fermato a prestare soccorso»
GROSSETO. Un pastore tedesco di sei anni è stato colpito da una fucilata che gli ha strappato la mandibola ed è morto nonostante le cure. Il fatto è avvenuto in località Ampio, nel comune di Castiglione della Pescaia (Grosseto) intorno alle 15 di sabato, ma l'episodio è stato reso noto oggi dalla Lav.


Il cane si trovava in un terreno privato recintato dove stava passeggiando insieme al padrone. Erano a pochi passi da casa, quando si sono imbattuti in una squadra di caccia. «Ho visto uno dei cacciatori puntare il fucile oltre la recinzione e fare fuoco su Argo che era a qualche metro da me - ha raccontato il proprietario del cane alla Lav - dopodiché si è giustificato dicendo di averlo scambiato con un cinghiale». Argo dopo il colpo, con la mandibola divelta dal proiettile, è fuggito in un oliveto dove è stato poi recuperato e portato d'urgenza in clinica. Prima però il proprietario di Argo ha chiamato i carabinieri e poi la Lav. Nessuno dei cacciatori che hanno assistito alla scena lo ha aiutato a soccorrere il cane, ha riferito: anzi all'arrivo dei militari la squadra si era già allontanata. Le condizioni dell'animale erano gravissime e i veterinari hanno avuto la sola scelta dell'eutanasia. «Non posso credere che si sia trattato di un errore - ha spiegato il proprietario - perché Argo era di fronte a me, il terreno in quel punto è libero e chi ha sparato non distava più di una quindicina di metri dal cane».

sabato 2 novembre 2013

Mortara (PV), parte un colpo di fucile: cacciatore ferito

MORTARA. Il cacciatore inciampa, e parte un colpo dal fucile che ferisce l’amico: Simone Angelo Carruso, 39 anni, di Milano è ricoverato da ieri in prognosi riservata al policlinico San Matteo di Pavia, con gravi lesioni al braccio e alla spalla destra. Non è comunque in pericolo di vita.

L’incidente di caccia è avvenuto ieri mattina poco dopo le 9. I due cacciatori, in trasferta dal Milanese, stavano percorrendo a piedi via Vecchia per Gambolò. Sul posto sono poi arrivati i carabinieri della stazione di Mortara: da una prima ricostruzione dei fatti, i due amici camminavano in fila indiana, quando il secondo – un 66enne di Novate Milanese – ha inciampato e per non cadere si è appoggiato al fucile. E’ partita un rosata di pallini dall’arma calibro 12 che hanno colpito alla spalla l’altro cacciatore, che lo precedeva in fila indiana.

Il 39enne ha perso l’equilibrio ed è caduto in un fossato vuoto di acqua, ma comunque fangoso, dato che l’altra sera ha piovuto a lungo. Per recuperare il ferito e consentire all’ambulanza di arrivare sul luogo dell’incidente – la strada sterrata era altrettanto fangosa e piena di pozzanghere, l’ambulanza rischiava di impantanarsi – è stato necessario l’intervento dei vigili del fuoco: sul posto una squadra del distaccamento di Mortara. Simone Carrruso è stato soccorso e poi ricoverato al policlinico di Pavia. «Gli incidenti di caccia come questo purtroppo capitano non di rado – dice Gaetano Lacerenza, presidente regionale Confavi, una delle associazioni dei cacciatori – quando si va a caccia si dovrebbero rispettare le regole di sicurezza. Una è proprio mettere la “sicura” al fucile finchè non lo si deve usare. Questo soprattutto quando si cammina in fila indiano, o si percorrono tratti accidentati o in salita, dove è facile cadere. Ci si deve ricordare che la caccia è uno sport che si pratica utilizzando un’arma da fuoco». Va detto però che la sicura può non bastare se cade male il fucile, per evitare casi come quello di ieri il fucile va scaricato se è un semiautomatico o aperto se è un sovrapposto o una doppietta. «Per ottenere il porto d’armi uso caccia si deve frequentare un corso – ricorda Lacerenza -. Per il primo anno dopo la concessione della licenza si può andare a caccia solo accompagnati da un altro cacciatore».

In provincia di Pavia la stagione si è aperta a fine settembre. Sono potenzialmente in attività settemila doppiette, di cui oltre 2mila in Lomellina, considerando anche i cacciatori residenti fuori provincia ma comunque iscritti agli ambiti locali.

Terni. Fucile scoppia in mano a un cacciatore, un pezzo della canna si conficca nel tetto di un'automobile

Tragedia sfiorata a Marmore dove un cacciatore di 35 anni è rimasto ferito al volto mentre riponeva il suo fucile. La canna "impazzita" per poco non colpisce il proprietario di un'automobile in sosta

Terni, 2 novembre 2013 - Un cacciatore di 35anni residente a Marmore è rimasto ferito al volto in seguito all'esplosione del suo fucile da caccia che stava riponendo nella custodia dopo un'uscita nei boschi. L'arma è esplosa per cause ancora in via d'accertamento, ma la deflagrazione ha spezzato in due la canna del fucile stesso e la sommità è partita come un vero e proprio proiettile andando a conficcarsi sul tetto di un'automobile lasciata in sosta e sulla quale si accingeva a salire il proprietario, molto scosso per l'accaduto.

A riferirlo sono stati i carabinieri della stazione di Piediluco allertati da un gruppo di residenti di Marmore che udito lo scoppio. I carabinieri, quando hanno visto un pezzo di una canna di fucile sul tetto della macchina dell'ignaro abitante, hanno subito capito che si trattava di una esplosione di un fucile il cui proprietario poteva aver subito gravi conseguenze. Per tale ragione hanno organizzato battute di ricerca nel vicino bosco, dall'esito, però, infruottuoso. Contemporaneamente alle ricerche nel bosco, un'altra pattuglia dei carabinieri individuata a circa 200 metri dalla canna conficcata nel tetto dell'auto l'auore del gesto: un cacciatore di 35 anni. Il quale, ferito al volto, ferito al volto, spiegava che nel riporre il proprio fucile aveva fatto partire un colpo che, per cause ancora in corso di accertamento, ha fatto esplodere l’arma. 

Il 35enne è stato subito soccorso e poi denunciato per "accensioni ed esplosioni pericolose".

Caccia, bollettino di guerra e censura

13 le vittime tra la gente comune, di cui 3 i morti (2 donne). 10 i feriti tra i quali c'è un minore: una bambina ferita nella sua cameretta. 14 sono i cacciatori vittime di sé stessi o del fuoco amico, tra i quali 1 morto. In totale sono ben 27 vittime dal 1 settembre a venerdì 25 ottobre, per armi da caccia e cacciatori, per un totale di 23 feriti e 4 morti. Insomma un vero e proprio bollettino da guerra. 

A far quasi più male delle pallottole, permettetemi l'esagerazione, è l'ipocrisia e il bieco negazionismo delle associazioni venatorie che di fronte a queste tragedie continuano a sostenere che la caccia non è più pericolosa di altri “sport” e a distorcere i dati dei morti e feriti. 

A questi signori rispondono i dati sulla sofferenza causata o auto inflitta dalle pallottole sparate dai cacciatori. 
Si perché dietro questi dati, che le associazioni venatorie distorcono o cancellano del tutto, ci sono persone vere, spesso cittadini innocenti che con la caccia non hanno nulla a che fare colpiti nella loro quotidianità da questo “sport” crudele e sanguinario. 

Per non contare anche tutti i casi di tragedie sfiorate per comportamenti asociali, pericolosi ed illegali da parte di chi detiene la licenza di caccia. Non è una novità che chi difende la caccia punta volutamente a sminuire il tema sicurezza dei cittadini, riducendolo a semplice variabile da "tragica fatalità”. Come evidenzia l'Associazione Vittime della Caccia, si tratta di un confronto oltre che fuori luogo assolutamente pretestuoso e fuorviante. Un esempio? Le associazioni venatorie quando “sparano” i numeri delle vittime per caccia, contano solo i cacciatori, in spregio e nella totale mancanza di rispetto verso chi i cacciatori hanno ferito o ammazzato ma non è cacciatore. 

Sempre l'Associazione Vittime della Caccia, denuncia che queste associazioni armate hanno prodotto dettagliatamente i dati sulle vittime per caccia da loro raccolti, per evitare un confronto aperto e trasparente. Noi della Lega Abolizione Caccia LAC invece – sono presidente della sezione veneta - inseriamo nel conto dei morti e feriti anche i colpiti da infarto o caduti durante l'esercizio della caccia e questo perché siamo interessati a un focus più completo su una realtà da bollettino da guerra. 

Insomma il mondo venatorio continua a pretendere di rassicurarci con argomenti non credibili. A queste argomentazioni false e pretestuose rispondo ancora una volta con la forza dei numeri veri, dei fatti, che testimoniano quanto dolore e sofferenza questa assurda e barbara pratica continua a causare in Italia e in Europa. Di fronte tutto questo, la mia battaglia contro la caccia continuerà più forte che mai! 
Andrea Zanoni

Cagliari – Cacciatore, dipendente pubblico e bracconiere con fucile clandestino

Arrestato dal Corpo forestale della Regione Sardegna Ispettorato Ripartimentale di Cagliari.

GEAPRESS – Il controllo della Forestale della Regione Sardegna, Ispettorato Ripartimentale di Cagliari, è avvenuto all’interno dell’Oasi Permanente di Protezione Faunistica del Parco di Monte Arcosu gestita e di proprietà del WWF. In località Gattureddu, nel comune di Uta è stato infatti sorpreso un uomo con un fucile doppietta calibro 16 caricato a pallettoni fornito di supporto artigianale ove era stata piazzata una pila per abbagliare la preda. Secondo la Forestale si apprestava a piazzarsi sopra una pianta di carrubo in prossimità di una pastura di grano predisposta per attirare cervi (pappadroxia).

Il fatto è avvenuto nel corso della nottata di ieri.

L’uomo, accortosi di essere stato individuato, ha tentato un breve fuga ma è stato subito bloccato dai Forestali del Nucleo Investigativo e della Stazione di Capoterra. Dal controllo dell’arma è risultato come la matricola fosse stata abrasa e per questo, considerata la flagranza di reato di porto di arma clandestina, è scattato l’arresto.

Il bracconiere, originario di Assemini, è un dipendente della Regione Sardegna oltre che cacciatore in quanto titolare di licenza di porto di fucile per uso caccia.

Dalla perquisizione domiciliare è conseguito il ritrovamento, tra la varia selvaggina, anche di parti di Cervo sardo congelate in freezer e contrassegnate nella busta con la scritta “Cervo”. Per il Corpo Forestale si tratta del frutto dell’attività di bracconaggio che da tempo l’uomo praticava. Alla Procura della Repubblica sono stati trasmessi gli atti ed Il Pubblico Ministero Emanuele Secci considerati i fatti ha disposto per la custodia dell’arrestato in carcere a disposizione del GIP.

L’operazione come le precedenti già portate in porto dalla Forestale regionale, si inquadra nell’attività di contrasto del fenomeno della caccia di frodo in generale a tutela della fauna selvatica e della biodiversità che caratterizza le aree naturali della Sardegna.




Isola del Giglio (GR): Presidente di Federcaccia e anche vicesindaco denunciato per uso di richiami illegali

Mario Pellegrini pizzicato dalla Forestale per l’uso di richiami illegali, ma lui si difende e va dall’avvocato: «Non erano miei»

ISOLA DEL GIGLIO. L’uomo che salvò i naufraghi nella lunga notte del naufragio Concordia, Mario Pellegrini, il vicesindaco dell'isola del Giglio, è inciampato in una “trappola” ed è stato denunciato dal Corpo Forestale dello Stato. Due giorni fa avrebbe posizionato (secondo la Forestale) alcuni richiami acustici illegali durante una battuta di caccia al tordo nei boschi dell’isola. L’accusa è di bracconaggio, anche se lui smentisce categoricamente: «È vero, sono stato denunciato, ma quei richiami non erano miei».


La notizia ieri ha rapidamente fatto il giro dell’isola, dove Pellegrini è naturalmente molto conosciuto e non solo come amministratore o imprenditore, ma anche come presidente di Federcaccia. Il giorno dopo iol fatto (cioè ieri) la notizia è stata ripresa in un sito internet ambientalista, Greenreport, in bella mostra nella home page, col titolo: “Caccia illegale all’isola del Giglio, l’assessore beccato dalla Forestale”. Il sito spara a zero sul sindaco e la sua giunta a proposito delle loro politiche ambientaliste. Tempo fa, per dirne una (come riporta il sito), «il sindaco dell’isola del Giglio Sergio Ortelli si scagliò contro alcune associazioni ambientaliste e animaliste che organizzarono campi antibracconaggio nell’isola, colpevoli - a suo dire - di aver dato un’immagine sbagliata del suo Comune e dell’intera comunità gigliese pubblicando foto che mostravano uccelli e conigli selvatici uccisi dopo essere finiti nelle “schiacce”, le trappole fatte con una pietra in bilico su un bastoncino, tagliole e lacci». Secondo lui, prosegue il sito, «non si poteva scambiare la tradizione con il bracconaggio...». Una polemica che ha tenuto banco piuttosto a lungo, quella tra animalisti e amministratori gigliesi, e che è stata rinvigorita ieri dall’ultima notizia di cronaca: la denuncia per bracconaggio del vicesindaco stesso; il quale in effetti ammette di essere stato denunciato (e il suo fucile sequestrato) ma dà anche la sua versione dei fatti. Due giorni fa alle 7,30 - dice - «ero andato a caccia al tordo con un amico medico. E stavo provando il suo fucile perché ero intenzionato a comprarlo. A un certo punto sono sbucati gli uomini della Forestale, che mi hanno contestato la presenza di alcuni apparecchi acustici non autorizzati: richiami che io avrei usato illegalmente», ma la cui proprietà lui smentisce categoricamente: «erano in terra a 20 metri da me, non erano miei». È scattato il verbale: la denuncia che lui però contesterà. La Forestale ha pure sequestrato il fucile. «Sono già andato dall’avvocato», dice lui, sostenendo di essere finito in una trappola politica: più volte ho sostenuto pubblicamente che al Giglio mancano i soldi per i servizi essenziali, per esempio per l’Asl e per curare i bambini, mentre per altre cose, per esempio per la Forestale, si spende troppo... A questo punto smentisco e mi affido al legale: ho fiducia nella giustizia».

giovedì 31 ottobre 2013

Pesaro: cacciatori (di frodo), Forestale in azione. Tre bloccati, fucili sequestrati

Tre cacciatori di frodo sono stati individuati ieri all'alba dal Corpo Forestale dello Stato mentre abbattevano selvaggina particolarmente protetta in località Bocca Trabaria nel Comune di Borgo Pace. I forestali avevano organizzato un lungo appostamento, che ha consentito di individuare, in due tempi, i cacciatori che, muniti di regolare licenza, alle prime luci dell'alba, avevano abbattuto vari esemplari di uccelli non cacciabili o addirittura particolarmente protetti: tra questi esemplari di Frosone (Coccothraustes coccothraustes), Verzellino (Serinus canarius serinus), Passera scopaiola (Prunella modularis), e Ballerina bianca (Motacilla alba), sottoposti a speciale protezione dalla Convezione di Berna. I tre sono stati denunciati con contestuale sequestro dei fucili, delle munizioni e dei capi abbattuti.