giovedì 25 giugno 2015

Ibis abbattuti: cacciatore a processo e l'Europa chiede giustizia

La Commissione europea chiede giustizia per i due Ibis eremita uccisi da un cacciatore nel 2012 mentre volavano nei cieli di San Vincenzo in provincia di Livorno.

Lo fa con una lettera inviata da Anne Burrill, vice responsabile dell' Unità LIFE+ alla Direzione Generale ambiente della Commissione europea al gruppo di ricercatori Waldrappteam che, grazie al progetto LIFE+ “Reason for Hope” cofinanziato dall’Ue e sostenuto in Italia dal Parco Natura Viva di Bussolengo, sta tentando di reintrodurre in natura (con unaparticolare migrazione guidata di cui abbiamo più volte parlato su questo blog) questo uccello leggendario estinto in Europa da quattrocento anni.

“La nostra Unità – scrive Anne Burrill - è stata informata che un tribunale Italiano ha iniziato un processo a carico di un cacciatore italiano che ha ucciso due Ibis eremita. La Commissione è profondamente preoccupata che il bracconaggio in Italia possa inficiare gli obiettivied i risultati del vostro progetto LIFE+”.

Si terrà infatti domattina, 19 giugno, la seconda udienza del processo contro il cacciatore accusato di aver abbattuto i due esemplari di Ibis eremita. A.M, classe 1972, è l’unico imputato per aver commesso il fatto.

L'Europa chiede dunque di conoscere le ripercussioni di questi casi di bracconaggio sulla specie protetta e come l’Italia intenda garantire che non ci saranno più uccisioni nel corso delle prossime migrazioni dalla Germania e Austria all' oasi WWF di Orbetello scelta come luogo di svernamento.

Johannes Fritz, capo-progetto del Waldrappteam, si aspetta "una condanna esemplareper il responsabile delle uccisioni, contro il quale intenteremo anche un processo civile di risarcimento danni considerando il valore degli esemplari uccisi per il progetto. Gli Ibis sono animali molto particolari, assolutamente inconfondibili per il loro aspetto e non è credibile che vengano confusi da un cacciatore con qualsiasi altra specie cacciabile in Italia, meno che mai con i colombacci”.

“Chiediamo alle associazioni venatorie italiane, con le quali abbiamo un ottimo rapporto di cooperazione, di impegnarsi al massimo perché non si registrino altri abbattimenti illegali in futuro. Anche considerando che proprio nella provincia di Livorno si è registrato il maggior numero di casi di bracconaggio: quattro dal 2012”.

Il Waldrappteam, sostenuto in questa causa dalla Lac, Lega per l‘abolizione della caccia e dalla Lav, la Lega anti vivisezione che si sono costituite parte civile, aveva già riportato un successo nella prima udienza del 13 febbraio scorso.

In quel caso la giudice Marina Cirese aveva negato la richiesta della difesa di risolvere il caso con un’oblazione, ritenendo “la particolare gravità del fatto, atteso che i due esemplari abbattuti costituiscono specie particolarmente protette da convenzioni internazionali”.

giovedì 21 maggio 2015

Sant’ Angelo dei Lombardi (AV) – Con il fucile da caccia vuole uccidere i rettili, ma ferisce la moglie

GEAPRESS – Insolito incidente occorso nella serata di ieri a Sant’Angelo dei Lombardi, in provincia di Avellino. Stante quanto riportato dalla Polizia di Stato, un uomo, notati alcuni rettili sotto una catasta di legna, avrebbe imbracciato il fucile da caccia con l’intento di ucciderli.

Il rimbalzo dei pallini, però, finiva per causare ferite alla moglie, colpita ad un braccio, al fianco ed alla mano sinistra.

I fatti, occorsi nei pressi di una casa di campagna, si sono conclusi con il sequestro dell’Arma e la denuncia in stato di libertà alla Procura della Repubblica di Avellino. La Polizia di Stato ha accertato la causa accidentale di quanto successo alla donna.

Quest’ultima, soccorsa dal marito e dal figlio, è stata condotta in ospedale dove, per fortuna, sono state accertate ferite di lieve entità.

Sempre secondo quanto riferito dalla Polizia di Stato, l’uomo avrebbe esploso nei confronti dei rettili, alcuni colpi di arma da fuoco.

domenica 17 maggio 2015

PADOVA – Il cacciatore con le gabbie fai da te. Animali vivi e morti dell’ex selecontrollore

GEAPRESS – I fatti sono avvenuti nella provincia padovana e ad intervenire, dietro segnalazione, è stato il Corpo Forestale dello Stato. Corvidi, come Gazze e Cornacchie, imprigionati nelle gabbie metalliche con appena pochi centimetri quadrati di spazio. I malcapitati volatili dovevano poi servire da esca per catturare altri uccelli appartenenti alla stessa specie.

A finire nei guai è stato un cacciatore che fino al 2014 era autorizzato alla cattura di cosiddetta “selezione”. L’autorizzazione della Provincia era ormai scaduta, ma lui, evidentemente, continuava nel suo proposito.

A seguito della denuncia del Corpo Forestale, dovrà ora rispondere del reato di uccellagione e detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura e produttive di gravi sofferenze. Gli inquirenti, infatti, riferiscono di avere rilevato, negli uccelli utilizzati a fini di richiamo, evidenti alterazioni del piumaggio verosimilmentecausate dei ripetuti urti contro le pareti della gabbia.

Le sorprese, però, non erano ancora finite. Una decina di cornacchie e gazze morte erano state, infatti, disposte in un terreno agricolo recintato destinato presumibilmente ad allevamento di animali da cortile. Tutto quanto rinvenuto, animali morti e vivi, oltre che all’attrezzatura, è stato posto sotto sequestro. I corvidi ancora in vita, al fine di un accertamento delle condizioni di salute e successiva reimmissione in libertà, sono stati affidati alle cure dell’associazione “Il Gheppio”.


Follia a Napoli. Infermiere spara dal balcone: 4 morti e 6 feriti. L'omicida ha l'hobby della caccia e ha sparato dal balcone usando uno dei suoi fucili. Non risultano problemi psichici

di Giuseppe Crimaldi - Melina Chiapparino

Pomeriggio di follia e terrore a Napoli, nel quartiere Secondigliano. Un uomo, Giulio Murolo, 48enne, infermiere dell'ospedale Cardarelli, incensurato,
si è messo a sparare dal balcone di un appartamento in via Napoli dopo aver compiuto una prima strage all'interno del palazzo. Il bilancio drammatico è di 4 morti e 5 feriti.

LE VITTIME - L'uomo ha ucciso in casa con un fucile a pompa il fratello Luigi, 52 anni, e la moglie di lui, Concetta, 51 anni, sul pianerottolo del condominio. Ha freddato anche un vicino intervenuto, un capitano dei vigili urbani di 65 anni, Francesco Bruner. Poi l'infermiere con l'hobby della caccia si è barricato in casa e ha iniziato a sparare dal balcone, contro la gente che passava. Qui purtroppo ha ucciso un uomo di 57 anni che passava con lo scooter, Luigi Cantone. Sono stati colpiti due amici che camminavano insieme in strada, per fortuna in maniera lieve. Poi, anche qui lievemente, un carabiniere e un poliziotto che sono accorsi sul posto sentendo gli spari. Una serie di colpi con un fucile calibro 12 che l'uomo usava per la caccia, sua grande passione, tanto che sembra che avesse in casa un vero e proprio arsenale.

IL RAPTUS - Il raptus sarebbe stato determinato da futili motivi. Secondo alcune testimonianze, lo sparatore avrebbe reagito violentemente per un filo destinato al bucato. 

IL PROFILO - L'uomo ha l'hobby della caccia, e avrebbe sparato usando appunto uno dei suoi fucili, un calibro 12. Sul muro del balcone della palazzina al civico 41 di via Napoli si vedono i fori di uno, forse due proiettili.

L'ASSEDIO - Sul posto squadre di tiratori scelti. La polizia ha tentato di fare irruzione ma l'uomo si era barricato aprendo le bombole del gas. La strada è stata chiusa al traffico. Infine Murolo si è arreso. «Sono disarmato, non sparate, mi arrendo» le sue parole prima di uscire dalla porta di casa. E poi ha mormorato: «Ho fatto una cazzata, ho fatto una cazzata».

LA TELEFONATA DEL 113 - Si è consegnato alla Polizia dopo una lunga conversazione con l'operatore del 113, al quale ha telefonato. «Sono quello che sta facendo il macello a Miano», ha detto Murolo al poliziotto. L' agente ha cercato di trattenerlo al telefono. Sono seguite altre due telefonate di Murolo al 113. In totale, 40' di conversazione con il poliziotto che lo ha convinto a deporre il fucile di caccia ed a consegnarsi dopo essersi sfilato la maglietta per mostrare che non era più armato. A tratti il colloquio è stato concitato: l'uomo ha minacciato anche di fare saltare alcune bombole di gas che aveva in casa. Alla fine Murolo ha aperto la porta e si è consegnato ai poliziotti. Poliziotti e carabinieri lo hanno protetto da alcune decine di persone che volevano linciarlo. «Non ha detto una parola - racconta il questore di Napoli Guido Marino ai giornalisti - e si è chiuso in un mutismo totale. Solo ora sta cominciando a comprendere che cosa ha fatto». Apparentemente Murolo non era sotto effetto di droghe né di alcool, e non risulta che ne facesse uso. «Era freddo, tranquillo quando è uscito - raccontano alcuni testimoni della sparatoria - come se tutto quello che ha fatto fosse stato premeditato da tempo».

NESSUN PROBLEMA PSICHICO - Non ha problemi psichici o malattie pregresse e non è sposato. Giulio Murolo è stato portato in Questura ed è sotto interrogatorio. «Stiamo cercando con grande difficoltà a dare una spiegazione razionale a una vicenda che di razionale non ha niente», ha detto il questore di Napoli Guido Marino in conferenza stampa. Il questore ha tributato gli onori dovuti alle forze dell'ordine, poliziotti e carabinieri «che hanno dato una risposta corale»; fondamentale, ha spiegato, il ruolo dell'operatore del 113 che ha ricevuto la chiamata dell'uomo e il Reparto Volo della polizia che ha individuato l'obiettivo.

IL DOLORE DEL PRESIDENTE DI MUNICIPALITA' - Ha espresso il suo dolore il presidente della Municipalità Angelo Pisani: «Follia e disperazione travolgono le menti umane. Dolore e cordoglio per le vittime innocenti, ma occorre più impegno ed assistenza delle istituzioni per migliorare le condizioni di vita dei cittadini. Abbiamo il dovere morale di riflettere e agire tutti in prima persona, perché queste tragedie dell'emarginazione non si ripetano. Abbraccio ognuno di voi, questo lutto coinvolge tutta la nostra comunità perché è frutto del disagio e della disperazione che ci attanaglia».

L'OMAGGIO DI DE MAGISTRIS ALLE VITTIME - Il sindaco di Napoli Luigi de Magistris si è recato all'ospedale Cardarelli dove è stata allestita la camera mortuaria per Francesco Bruner, l'ufficiale della polizia municipale di Napoli ucciso nella sparatoria a Secondigliano. Il sindaco ha portato il suo cordoglio e la sua vicinanza alla moglie e ai figli del capitano della polizia municipale. Affollata la camera mortuaria per la presenza di familiari e di tanti colleghi vigili urbani di Bruner. De Magistris, lasciato il Cardarelli, si recherà al San Giovanni Bosco dove sono stati portati i feriti.

CALDORO: DRAMMA TERRIBILE - «Quello che è accaduto oggi è un dramma incredibile per le famiglie, per la città di Napoli. Una tragedia che ha scosso tutta la comunità». Lo ha dichiarato il presidente della Regione Campania Stefano Caldoro, che esprime «sincero cordoglio ai familiari delle vittime innocenti e vicinanza a coloro che, in questa tristissima vicenda, sono rimasti feriti e al sindaco della città, Luigi de Magistris».

giovedì 7 maggio 2015

Pessima la reputazione dei cacciatori italiani in Europa. Romania: "Difendiamo l'allodola dai fucili italiani"

Insorgono animalisti, ambientalisti e cittadini romeni contro la possibile approvazione di una nuova legge venatoria all’insegna della deregulation, che consegnerebbe animali e territorio a cacciatori e bracconieri, provenienti in gran parte dall’Italia. “Ma anche dal Libano” spiegano Ovidiu Bufnila, responsabile per la comunicazione della Romanian Ornithological Society/Birdlife, e la biologa Marina Druga: “e’ pieno di agenzie turistiche che organizzano pacchetti di caccia in Romania, non solo agli uccelli ma pure a orsi, linci, gatti selvatici e tante altre specie. Molti dei nostri politici sono cacciatori e al tempo stesso uomini d’affari, è dunque difficile non pensare che lungo questa corsia preferenziale non si prevedano flussi di denaro che dall’Italia o altri paesi finiscano nelle loro tasche”.

Secondo il nuovo disegno normativo romeno “i cacciatori stranieri potranno esercitare il loro passatempo nelle proprietà private anche senza il consenso del proprietario, il periodo di caccia per alcune specie aumenterà di tre mesi, incluso il periodo di accoppiamento e allevamento della prole” spiega Filippo Bamberghi,, coordinatore delle guardie giurate venatorie WWF di Milano e membro del CABS-Committee against birds slaughter. “Porterebbe insomma a una vera carneficina, quando già negli ultimi anni, in Romania, abbiamo assistito a una pressione venatoria intollerabile, soprattutto a danno dell’allodola, con successive modifiche legislative che sembrano concepite a beneficio dei cacciatori italiani. Esiste certo una regia mirata a trasformare il Paese in una grande riserva dedicata a cacciatori e bracconieri delle nostre parti. La caccia all’allodola e ai piccoli uccelli è tra l’altro una pratica sostanzialmente sconosciuta ai romeni, e ancora una volta, purtroppo, esportiamo una pessima abitudine”.

Rispettata e molto amata in Romania, l’allodola è ispiratrice di una celebre aria, Lie, ciocarlie, di George Enescu. Perciò, realizzato un video in cui la bella mezzosoprano Andreea Ilie viene uccisa a colpi di fucile proprio mentre interpreta il brano, la Societatea Ornitologica Romana -Birdlife e l’associazione Natura 2000 Romania hanno lanciato il sito Salveaza ciocarlia, nonché una petizione indirizzata al Parlamento per chiedere che l’indegna legge non sia approvata.

“Abbiamo dinnanzi agli occhi la rapida rarefazione di alcune specie un tempo comuni: allodola, tortora selvatica, quaglia” dice ancora Bamberghi “ mentre la Direttiva Europea sulla conservazione degli uccelli impone di stabilire rigidi criteri di tutela, al fine di garantirne la sopravvivenza. L’attività venatoria deve perciò svolgersi in maniera controllata ed è intollerabile che i cacciatori italiani si rechino all’estero per compiere stragi. In particolare riguardo l’allodola da noi, negli ultimi anni, le Regioni stabiliscono limiti ristretti di carniere giornaliero e stagionale: andare in Romania per ucciderne centinaia al giorno, con utilizzo di mezzi vietati (anche lì) come i richiami elettroacustici, è criminale”.
Osserva Ovidiu Bufnila: “Non si tratta di un problema strettamente romeno, ma di una questione internazionale. Se questi viaggi venatori dovessero continuare, l’Europa rischia di perdere tutti i suoi songbird, uccellini canori. Noi ci battiamo su un fronte, ma anche su quello opposto, in Italia, è necessario un forte impegno. Se dovesse passare la nuova legge, oltre all’allodola soffrirebbe l’intera popolazione dei passeriformi. Già adesso” prosegue “i politici vogliono estendere la durata dei piani faunistici da dieci a sedici anni. Gli aggiornamenti sono invece indispensabili alla conservazione: da noi, per esempio, sopravvivono solo cento esemplari di oca granaiola, ma la quota cacciabile è rimasta a fronte di una popolazione di 27mila individui, trattandosi fra l’altro di una specie ombrello”. Vale a dire che, per perseguitarla, si finisce col colpirne altre, vedi la rarissima oca collorosso, o la lombardella minore.

Nel 2001 il Corpo Forestale dello Stato italiano sequestrò 12 tonnellate di uccelli canori provenienti dalla Romania, e nel 2009 a Balta Mare un bracconiere italiano fu arrestato: aveva con sé più di duemila allodole uccise. Erano diverse migliaia le allodole, cappellacce e quaglie nelle mani di quindici bracconieri del nostro Paese arrestati 2010 a Braila. E ancora, nel 2011, funzionari doganali ungheresi intercettarono un carico di 11mila allodole uccise in Romania, contro le 5.400 detenute da un italiano arrestato a Ialomita nel 2013.

martedì 7 aprile 2015

Grosseto. Cacciatore gambizza quattro giovani con un fucile a pallini: denunciato quarantenne

Gambizza quattro giovani con un fucile a pallini: denunciato quarantenne

Notte da far west a Castiglione: prima la rissa in mezzo al corso poi gli spari. I carabinieri hanno individuato il responsabile


CASTIGLIONE DELLA PESCAIA. Scene da far west nella notte di Pasqua a Castiglione. Prima botte da orbi in pieno centro, poi è spuntato fuori anche un fucile da caccia e in tre sono finiti all’ospedale con le gambe pieni di pallini.

È successo tutto nel giro di un’ora, fra le tre e le quattro della notte, quando più persone, alla fine di una serata di bagordi, prima se lo sono date di santa ragione e poi uno si è vendicato imbracciando il fucile, e facendosi giustizia da solo.

Come nel film “Ok corral”, la resa dei conti è avvenuta sulla strada del ponte Giorgini. Prima delle fucilate però, erano volati cazzotti e pugni nei pressi del corso cittadino. Difficile stabilire il perché di tanta violenza, ma quasi sicuramente tutto potrebbe essersi scatenato per i soliti futili motivi, magari con l’aiuto di qualche birra di troppo che ha esacerbato gli animi fra i contendenti, che non si sono fermati alle parole, ma sono subito passati alle vie di fatto.
Secondo alcune testimonianze, sembra che un gruppetto di giovanissimi di Abbadia San Salvatore, nel mezzo anche alcune ragazze, in un primo momento abbia avuto a che ridire con alcuni ragazzi di Castiglione: da qui potrebbe essere scoppiata la prima rissa, proseguita nelle stradine interne del paese. A rimetterci in questo primo scontro proprio i ragazzi venuti dall’Amiata, ma anche un residente. Occhi tumefatti e contusioni varie agli arti, nella più classica scena da saloon, la prima conta dello scontro.

Poi però, un quarantenne sempre di Castiglione, ha deciso che non poteva finire in quel modo, e ha voluto vendicarsi subito. È tornato a casa, ha imbracciato il fucile da caccia e si è messo alla ricerca con la sua auto del gruppetto dei ragazzi venuti in “trasferta” dalla montagna. È bastato poco, e la sfida è proseguita e finita sul ponte Giorgini. Ad una ricostruzione ancora al vaglio dei carabinieri della locale stazione che sono intervenuti sul posto, l’uomo a bordo della sua auto ha riconosciuto quei ragazzi, e direttamente aprendo il finestrino dell’auto ha esploso dei colpi, gambizzandone almeno tre, tutti tra i 23 e 25 anni. Immediata la chiamata alla Croce Rossa e l’arrivo dell’ambulanza, che ha soccorso i feriti.

Uno in particolare aveva gli arti inferiori pieni di sangue, e all’ospedale i medici hanno rilevato che erano stati i pallini di una cartuccia a provocare le ferite: il ragazzo è stato così ricoverato in chirurgia. Almeno altri due potrebbero essere stati feriti dai colpi, mentre altri tre hanno comunque avuto bisogno delle cure dei medici. Uno per una forte tumefazione ad un occhio, uno per una sospetta frattura alla mano e l’ultimo per escoriazioni e dolori vari. Già nelle prime ore della mattina, proprio con le testimonianze abbastanza precise dei ragazzi di Abbadia San Salvatore, le indagini si sono indirizzate alla ricerca del quarantenne.

L’indizio principale è stata l’auto, praticamente riconosciuta la marca, il colore e il modello, e che ha portato quasi direttamente a rintracciare l’uomo, che è stato portato in caserma e denunciato a piede libero.

Una situazione da allarme, che ha visto comunque le forze dell’ordine darsi da fare, anche se la preoccupazione fra i cittadini è in costante aumento, in vista dell’inizio della stagione estiva.

domenica 5 aprile 2015

Il gatto fa scattare l’allarme in azienda: e lui lo ammazza col fucile. Cacciatore denunciato per uccisione di animale e spari

Ravenna, 5 aprile 2015 - Il suono stridente e prolungato della sirena, per l’ennesima volta nella stessa giornata, gli ha fatto perdere le staffe. Così ha imbracciato la doppietta e ha fatto fuoco contro quello che riteneva la causa di quei continui falsi allarme: un gatto. L’animale, centrato dalla rosa dei pallini da caccia, è morto. L’episodio è avvenuto davanti agli occhi di testimoni, ma non solo: sono stati gli stessi carabinieri di Sant’Alberto, che erano intervenuti sul posto poco prima, quando l’allarme era già scattato una prima volta, ad avvertire a breve distanza il rumore dello sparo e a sorprendere il ‘giustiziere’, appena dopo, con la canna ancora fumante.

I MILITARI hanno così denunciato a piede libero per lo sparo e per uccisione di animali un 68enne finora incensurato, dirigente di un’azienda agricola del posto. E gli è stata inoltre sequestrata la doppietta con cui ha fatto fuoco, che deteneva regolarmente. A causa del procedimento aperto a suo carico, gli è stata per ora inibita la detenzione di altre armi.

Secondo quanto ricostruito, un primo intervento dei militari nella cooperativa agricola era avvenuto poco dopo le 20 quando l’allarme della struttura, collegato anche alla caserma, si è attivato. La pattuglia ha accertato sul posto che era tutto sotto controllo ed è tornata indietro. Ma verso le 21 l’allarme è scattato di nuovo. I carabinieri sono ripartiti per l’azienda agricola e, quando erano ormai arrivati, hanno sentito uno sparo: era presumibilmente quello appena esploso dalla doppietta del dirigente, proprio davanti ad alcuni dipendenti e alla guardia giurata dello stabilimento.

Il gatto, morto sul colpo, è stato recuperato dai carabinieri. Il 68enne, che abitualmente dorme nella struttura, avrebbe poi ammesso di avere in effetti fatto fuoco perché la bestiola faceva continuamente scattare l’allarme dell’azienda. Secondo voci di paese, il giorno dopo avrebbe pure raccontato di quel gesto al bar. Resta da chiarire a chi appartenesse il felino ammazzato.

lunedì 23 marzo 2015

PARMA – Due gocce di veleno per lo sterminio di lupi e volpi. Un cacciatore arrestato dal Corpo Forestale dello Stato

GEAPRESS – Le indagini del Corpo Forestale dello Stato di Parma erano iniziate lo scorso mese di novembre, a seguito di una denuncia conseguente all’avvelenamento di un cane. I sospetti degli inquirenti si erano subito concentrati nei confronti di un vicino di casa. A quanto sembra vi erano stati recenti screzi e forti motivi di tensione.

Su delega dell’Autorità Giudiziaria la Forestale ha così eseguito la perquisizione domiciliare che ha portato alla scoperta dell’antiparassitario contenente il principio attivo che poteva essere stato utilizzato per la preparazione dei bocconi avvelenati. Si trattava di una sostanza revocata dal mercato fin dal 2007, essendo molto pericolosa per l’ambiente. Nel corso della stessa perquisizione sono state inoltre rinvenute altre sostanze e prodotti antiparassitari non più consentiti dalla legge poiché anch’essi tossici.

Il soggetto indagato, riferisce il Corpo Forestale dello Stato, non è un coltivatore diretto e quindi la detenzione dei fitofarmaci, tra l’altro non più impiegabili perché fuorilegge, non poteva essere in alcun modo giustificata.

Gli inquirenti, oltre al materiale per il quale è stato subito disposto il sequestro, rinvenivano inoltre due pericolosissime confezioni di fiale di un un prodotto da tempo illegale a base di cianuro. Il depliant originale ancora allegato alle confezioni ben descrive la pericolosità e gli effetti ottenibili: “ è la più sicura ed efficace esca per lo sterminio di volpi, lupi e nocivi in genere … è un veleno ad effetto immediato e mortale, due gocce a contatto delle mucose provocano la morte immediata per paralisi del centro respiratorio… il contenuto di una fiala è sufficiente ad uccidere un animale anche di 150 chili“.

Il soggetto risultava essere un cacciatore iscritto regolarmente ad un ATC. Per questo motivo è stato sottoposto ad un controllo sulle armi che ha portato alla verifica di quelle legittimamente detenute e denunciate. Occultati nel garage di casa, sono però stati trovati cinque fucili abusivamente detenuti, armi clandestine ed alterate, migliaia di munizioni di svariati calibri tra le quali munizioni da guerra e quasi dieci chilogrammi di polvere da sparo. Il tutto non era denunciato.

Tra le armi sequestrate e illegalmente detenute figuravano diverse carabine calibro 22 assolutamente vietate per l’esercizio venatorio, ma anche puntatori laser, silenziatori ed un fucile pesantemente alterato con canna mozzata e puntatore laser. Il sospetto è pertanto che il cacciatore potesse essere non solo avvelenatore e sterminatore di fauna selvatica considerata “nociva” e di animali da compagnia, ma anche un temibile bracconiere in esercizio probabilmente da molti anni.

Al soggetto è stato successivamente revocato il porto d’armi con provvedimento della Prefettura U.T.G. di Parma.

Per le armi e le munizioni abusivamente detenute l’uomo è stato tratto immediatamente in arresto dai Forestali e successivamente, vista l’età e l’incensuratezza, la Procura ha disposto la riconduzione presso la propria abitazione.

sabato 21 marzo 2015

Capolona (Ar), condizioni drammatiche per sette cani. Sequestrati ad un cacciatore

A seguito di una segnalazione circa le cattive condizioni di salute di un cane, nel pomeriggio di domenica 15 marzo le guardie zoofile OIPA Arezzo hanno effettuato un sopralluogo presso un’abitazione privata a Capolona (AR). 
Una volta giunti sul posto gli agenti hanno appurato che i cani detenuti nella proprietà erano in totale 7 e tutti erano detenuti in condizioni drammatiche. 
Gli unici due cani microchippati e intestati a M.F., cacciatore, erano rinchiusi singolarmente al buio all'interno di due garage completamente serrati, ricolmi di feci. 
Entrambi gli animali, un maschio e una femmina giovani, erano gravemente denutriti e molto spaventati. Il maschio presentava anche una ferita aperta sulla schiena, mentre la femmina era curva su sé stessa.

All'interno della medesima proprietà erano detenuti altri cinque cani, tutti sprovvisti di microchip, di cui tre, due maschi giovani e una cucciola, in due piccoli recinti, sprovvisti di riparo e acqua pulita, con pavimentazione composta da fango e feci. Altri due, maschi giovani, erano rinchiusi in un container di lamiera completamente al buio e in condizioni igieniche disastrose.

Vista la gravità della situazione le guardie zoofile hanno chiesto il supporto di carabinieri di Subbiano (AR) che, intervenuti sul posto, hanno posto i cani sotto sequestro penale e denunciato M.F. per maltrattamento di animali. 
I veterinari Asl stanno sottoponendo i cani a tutti gli accertamenti per verificare la presenza di patologie, oltre al grave stato di denutrizione. Vista l’impossibilità di trovare un ricovero immediato nei canili della zona, i cani sono rimasti momentaneamente nella proprietà del trasgressore, al quale è stato consegnato cibo per sfamare gli animali ed è stato imposto un immediato miglioramento delle condizioni di detenzione.

Le guardie zoofile OIPA, in collaborazione con la sezione OIPA di Arezzo, stanno monitorando da vicino la situazione e nel pomeriggio di lunedì 16 settembre hanno effettuato un ulteriore sopralluogo per verificare l’attuazione delle prescrizioni e le condizioni dei cani. In parallelo si lavora alacremente per trovare con estrema urgenza un ricovero alternativo per i 7 cani, sia nelle struttura di zona sia presso stalli privati. 

Fonte: arezzotv.net

venerdì 13 febbraio 2015

Trieste. Cacciatore uccide un gatto senza motivo Viene denunciato e ora rischia il carcere

A Gallesano un altro episodio di ferocia contro gli animali, dopo il barbaro massacro del cane Misko ucciso dilaniato da un petardo che un idiota ancora senza nome gli aveva lanciato in bocca la notte di Capodanno del 2013. Questa volta la vittima della crudeltà umana è un povero gatto che un cacciatore di 37 anni ha impallinato in pieno giorno senza una ragione precisa, forse soltanto perché era tornato dalla battuta di caccia con il carniere vuoto e quindi aveva bisogno di sfogare la sua rabbia prendendosela con un animale innocente. Qualcuno però ha telefonato alla polizia accorsa subito sul posto. Per il cacciatore si prospettano guai giudiziari piuttosto seri: nei suoi confronti è partita la denuncia per tortura e uccisione di animali. Se riconosciuto colpevole rischia fino a un anno di carcere. Non basta. Gli agenti hanno sequestrato i tre fucili da caccia in suo possesso con tutte le munizioni e ritirato il porto d’armi. Tornando al povero Misko che ha toccato il cuore del popolo di Facebook di tutta la Croazia e dell’Italia settentrionale la polizia sta indagando, almeno così rispondono ai giornalisti i vertici della Questura.(p.r.)


domenica 8 febbraio 2015

Cosenza. Altri due cacciatori denunciati. Uccidevano uccelli di specie protetta

Altro colpo messo a segno negli ultimi giorni della stagione venatoria, dal Nucleo Ittico venatorio della Polizia Provinciale di Cosenza.
Questa volta a finire nella rete dell’unità specialistica in reati ittico venatorio, sono stati due cacciatori residenti a Corigliano Calabro, C. S. di anni 48 e A.G. di anni 53.
Gli stessi si sono resi responsabili dell’abbattimento di diversi uccelli appartenenti a specie protetta. 
Nello specifico i due cacciatori venivano osservati mentre esercitavano l’attività venatoria in territorio ricadente nel comune di Terranova da Sibari, e successivamente dalla perquisizione effettuata dagli Agenti, sull’autoveicolo di proprietà di uno di loro, fermato mentre si apprestava ad allontanarsi dalla zona di caccia, veniva rinvenuta fauna abbattuta protetta appartenente alla specie fringuello, verdone e frosone ed alcuni esemplari di tordo bottoccio, di cui ne è stata sospesa la caccia a decorrere dal 20 di gennaio c.a., con provvedimento del Presidente della Regione Calabria.
Per cui il personale operante dopo aver contestato loro l’abbattimento di fauna protetta procedevano al sequestro di due fucili da caccia di diverse munizioni e della fauna abbattuta suddetta.
Anche questa stagione venatoria, appena conclusa, ha visto la Polizia Provinciale, impegnata con uomini e mezzi al costante controllo del territorio al fine di prevenire e reprimere i reati contro il patrimonio faunistico. Denunciando all’ A.G. oltre 20 persone per illeciti commessi durante l’attività venatoria, sequestrando 16 fucili da caccia nonché mezzi di caccia vietati, numerose munizioni e fauna selvatica. Inoltre diverse sono state le sanzioni elevate, per illecito amministrativo per violazioni alla normativa sulla caccia.

Newsweek denuncia il massacro di uccelli da parte dei cacciatori italiani nell'Est europa


Resting on one knee, the hunter poses for the camera, his kill laid out in rows of 20 before him – birds ordered neatly into their respective species. The rarest are placed at the sides; red breasted geese, shelducks and a single sandpiper flanking dozens of coots, teals and white fronted geese.After the camera shutter snaps, the birds are quickly packed into plastic sacks. Before the end of the day, they will be skinned, drawn, packed and frozen in preparation to be smuggled overland to Italy. Within 48 hours, many will have been sold on the black market to Italian restaurants who will offer them up as traditional Italian fare.
uccelli nei sacchi provenienti dall'estero
Later in the day, I am sitting in a café in a small north Serbian village a few miles south of the slaughter, waiting for Milan Ruzic to get off the phone to the local police. He’s a conservationist with the Bird Protection and Study Society of Serbia (BirdLife Serbia) and he’s furious because the hunter has posted the photo of the dead birds on Facebook. “You can go to jail for shooting these birds, and this man is advertising his own crime on Facebook. Yet the police don’t want to know.”

Before dawn that morning at a small fish farm in north-east Serbia, Ruzic and I had watched as more than 20 Italian hunters encircled the lake and waited for daybreak. As the sun came up, thousands of birds rose with it, ascending from the water like mist and then breaking into the formations particular to each species before heading to the fields for breakfast. But once the shots started, all order was lost. The birds fell into a frenzy, doubling back on themselves again and again, swerving violently from the noise and falling with increasing regularity as the hunters perfected their aims. By 10am, the game keeper began the long trawl for the dead.

Of the five billion birds that fly through Europe each autumn to spend winter in Africa and the warmer countries north of the Mediterranean, up to one billion are killed by humans. Along the Mediterranean coast, recorded birdsong blasts out of speakers, drawing swarms of songbirds into the lines of near invisible nets that hang between trees. Sticks smeared with glue are positioned among the lower branches of trees to provide attractive perches. Poisoned prey is laid out for raptors. Spring loaded nets for water birds. Then there is the army of hunters, tens of thousands of whom descend on the Balkan countries each autumn, positioning themselves along the migratory corridors and setting up camp in the spots where birds come to rest.

With the use of highly effective electronic decoys that mimic the sound of the birds, a single, efficient hunter can kill up to a hundred water birds by lunchtime. In Romania, a hunt manager boasts that the record for songbirds shot by one of his clients is 400 in a day, all felled from the comfort of a fold-out chair in a wheat field shortly after harvest. They kill for fun, a ramped-up version of centuries-old traditions, but also for money: every bird shot or trapped can be sold. Water birds and songbirds go to restaurants; raptors are stuffed and sold over the internet as ornaments.

Within the borders of the EU, birds have had special conservation status since the creation of the landmark Birds Directive in 1979, a policy designed to protect the populations of all bird species from hunting and habitat loss. For hunting, the directive is strict on paper but far looser in reality: all but a handful of bird species are illegal to hunt until exemptions are requested by individual member states, when they are invariably granted. As a result, a bird can be served up legally in a restaurant in France, while its killer would be jailed in the UK. This makes life particularly tricky for bird traders – a mistle thrush, for example, can legally be shot in Romania to be sold in Italy, but cannot be transported through any of the countries that lie in-between. 

After a few mornings in Serbia, the crackle of gunshot becomes as much a part of the wetland soundscape as the call of birds. But not once do I see a Serbian with a gun. Ruzic has spent the last decade tracking hunters in Serbia and collecting information to try and lure the government into action. “It’s Italians who run the show here,” he explains. “Serbians hunt when hungry. It was a bad time for birds following the war in the 1990s. But only Italians hunt here when things are going well.”

All across south-east Europe but particularly in Romania, Serbia, Albania and Bulgaria, Italian hunters have become public enemy number one for bird lovers and conservationists. Since the collapse of communism 25 years ago, each year sees more and more Italians heading east to shoot birds. Their sport is organised by Italian-owned companies, hundreds of which have sprung up in recent years, often registered in the tax havens of Malta or Cyprus. Hunters often stay in Italian-owned, or Italian-staffed hunting lodges. And almost every bird shot is thought to be illegally smuggled back home where it is sold at a mark-up of up to 3,000% on the black market to supply the unquenchable demand for wild bird recipes such as polenta e osei – polenta with grilled songbirds – sold in restaurants throughout the Italian countryside.

“Many Italians, particularly people from the countryside, think of bird hunting as an unalienable tradition,” says Marco Avanzo, chief of the Italian forestry police. “They argue that it is their way of connecting with nature, the rural way. It has already caused chaos to Italian wildlife, but now with the mix of new hunting technology, economic incentives and open borders through Europe, the problem is growing and spreading. The demand for hunting and wild bird dishes is huge in Italy, and so hunters are following the market to where laws are lax and birds come cheap and plentiful.”

According to a 2008 report published by TRAFFIC, a wildlife trade monitoring network, the hunting and smuggling of wild birds to Italy “involves highly organised criminal activity in south-east and Central Europe. Hundreds of thousands of songbirds are illegally shot and exported every year. The industry as a whole is estimated to be worth around €10m a year”. But many believe TRAFFIC underestimates the scale of the trade. A few years before the report was released, a single sting by Italian border police found 120,000 songbirds crammed into a single truck coming from Serbia. The trade was organised by two companies which offered hunting tourism to Italians.

In the trial that followed in the Italian Courts, these companies were found to have smuggled over two million birds into Italy from Serbia over a six-year period. Each of these birds would fetch anywhere between €5 and €150 on the black market. The Serbian government was sent a note by CITES, the international body for monitoring the trade of wildlife, pointing out that many animal products were worth more on the black market than cocaine or heroin.

In the years since, little has changed. If anything, the poaching and smuggling problem has increased. A local hunter complains over coffee that the Italians have the police and authorities in their pockets. Under condition of anonymity, he says: “They work outside the law. They get access to the best spots where they shoot as much as they want of anything they want. All payments are in cash, so they are off the record. When the police occasionally turn up because someone has complained of poaching, resolution (for the poachers) is never more than a phone call away. Simply, it is a mafia.”


Mafia Lobbyists

Everyone working in conservation seems to have settled on the term mafia as the best description of the network which runs the trade.Katalin Kecse-Nagy, an officer at TRAFFIC, points to the way birds are transported to Italy. “Mules or couriers store birds, often skinned and beheaded to avoid identification, in special compartments that are built into cars and trucks. Then they make a dash for Italy. These are the tactics of criminal gangs,” he says.

Then there are those running the show, a shifting network of Italian businessmen who own the hunting agencies, organise the transfer of the animals and arrange their drop off in Italy. A source from the environmental arm of the Serbian government explains: “It’s mostly individual Italians with strong contacts in local administrations. They employ local Serbians who know the right spots and the right people, and who know when to look the other way.”

Ruzic has tried fighting the hunters through official channels. “The hunting lobby is closely intertwined with the industrial lobby,” he says. “Many of the hunters here are also investors, and even where they’re not, the Serbian government is keen to keep the Italian community on side. This is the government’s idea of making new friends.” But Ruzic has another plan. Over the last year, he and a team of two volunteers have spent more than 900 hours scanning the Facebook pages of Italians who come to Serbia to hunt. At the end of a day’s shooting, tradition demands that each hunter has his photo taken with his kill laid out in front of him, often regardless of the legality of the quarry.

“They just can’t resist posting what they’re up to on Facebook,” says Ruzic. “It makes it very easy for us to get a good idea of what is being killed, and what is being smuggled out of the country. Last year for example, 45,000 quails were shot officially. Through Facebook, we found another 70,000 or so had been poached. The records show that only a few thousand stayed in the country, so the chances are everything else is going back to Italy. The problem though is what to do with the data when the police and customs aren’t interested.”

The Perfect Ambush

ph. Newsweek.com
Meanwhile, in a small Croatian town near the Serbian border lives an environmental inspector called Zeljko Vukovic who has shown how quickly the poaching and wildlife smuggling industry can crumble when the authorities give the reigns to the right people. In just over a decade, he has caught so many poachers that Italians now avoid the country almost altogether. On the borders, he launched a training programme for customs inspectors, teaching them to spot and search potential wildlife traffickers and identify the birds they find, even when they are skinless, headless and frozen in cubes of water. As a result, the number of seizures of birds on the Croatian borders has dropped from being almost weekly occurrences at the turn of the century to almost none today.

Before we meet at his bungalow in a quiet cul-de-sac in Djakovo, Croatia, I am warned to tread carefully around him. He is a war veteran who fought with the Special Forces in the Yugoslavian war. His whole family are black belts in various martial arts. After a few years as a police officer, he started working as an environmental guard, tracking and arresting poachers: “I invented the job. Poachers were everywhere. No one was doing anything about it. At first I had to work between 9am and 4pm, like I was an accountant. No one hunts at this time. So I fought with my superiors until I had complete control, the highest ranking you can get in the police force.”


He began to assemble a network of informers around him. “I got birders, environmentalists from NGOs and even hunters on my side. They are my eyes. They tell me when something is going on. When I get the call, I am brutal. I show no mercy. I wait until night time and then, with a team of policemen, we go to the spot where the poachers have been, find a somewhere to hide and wait to ambush. We wear Kevlar vests and carry AK-47s. You know when the poachers are coming because you hear their dogs, but they don’t know you are there until you are on them.”

In 13 years on the case, Vukovic has caught more poachers than he can remember, but says he has only twice come across Croatians shooting birds. “They are normally important, successful people, and almost always they are Italian. I have caught policemen, military personnel, diplomats, businessmen, doctors – I caught Henry Kissinger’s surgeon poaching with a gun worth €25 000.”

The smuggling problem is harder to solve. Vukovic believes that at least 80% of all birds shot in Romania and Serbia find their way back to Italy even if they can not pass through Croatia. “There are other ways to get there. If they can get to the Mediterranean they are just a two hour boat ride away from Italy. And it is easy through countries like Bosnia and Montenegro, which have barely any customs control.”


'A Massacre for Perverts'

When Italian hunters fly to Romania, they pack light. Typically, a single suitcase will hold a pair of binoculars, an outfit of army surplus clothing, a wad of cash in euros, and two or three empty holdalls. On the return flight, the holdalls are checked in through customs, each heavy with hundreds of songbirds. Anomalous to the rest of Europe, in Romania and Italy the law stipulates that for each day a hunter shoots while in Romania, he is entitled to take 100 skylarks back with him to Italy by plane. If someone shoots straight for a full week, he can take home 700 birds.

But when I ask Daniel Raffaelli, co-owner of the hunting company Raffaelli Caccia Romania, how many birds I could take to Italy with me after a proposed three-day hunting trip, he says: “If you are flying, you can take 500, 1000, however many you want. All you have to do is pay the price of the luggage, we do the rest.” What about protected songbirds such as goldfinches or wagtails? “Don’t worry about that. We will arrange the birds for you,” he says.

Over 30 days in September and October each year, 10,000 Italians fly into Romania to shoot skylarks as the birds gather for migration over the newly-harvested crop fields that stretch, unbroken by woodland, from the edge of the Carpathian mountains to the coast of the Black Sea. Hunting companies rent out picnic chairs, automatic shotguns and electronic devices that mimic the hyperactive call of the skylark, drawing in huge flocks to within metres of where the hunters sit, blasting indiscriminately at the sky.And yet when I ask the manager of one hunting company if he hosts skylark hunts, he barks at me, outraged: “It is not a sport! It is a massacre for perverts!”

Romania is the only country in Eastern Europe where skylarks can be shot legally, and the Romanian government has been exploiting this niche in the market. This year, the hunting quota for skylarks has been set at nearly 700,000, which, according to EU statistics, is well over a third of the country’s entire skylark population.Tamas Papp at Milvus Group, a Romanian wildlife protection organisation, is part of the team that monitors the skylark population. “I don’t think the government has even looked at the population statistics. The hunters just give the number that they would like to shoot, and the government signs the page. The quota acts like an umbrella to permit the shooting of other protected species as well; if you can kill skylarks, you can get away with killing anything of songbird size. Goldfinches, pipits, linnets, wagtails and others all come under fire.”

Rambo with Birds

At a court in Constanta, a crumbling port town on the Black Sea coast, three Italian hunters and a Romanian currently are standing trial for organising the massacre of thousands of songbirds. The prosecutor working on the case, a burly, hardened man with smiling eyes called Teodor Nita, describes the hunt to me over Skype: “There were 20 hunters involved, each one shooting many hundreds of birds, any and every type of bird they could. They just sat there shooting, piles of empty cartridges around their chairs. Have you seen Rambo? Swap the Vietnamese for little birds and you’ve got the picture.” The Italians, Nita says, will likely get three to five years each in a Romanian jail. The Romanian – a man called Miron Danut – will go down for 12 years for tax evasion and abuse of power. “It’s the Romanians who run the show,” says Nita. “Without corrupt Romanian administrators, the Italians can’t do anything.”

All across the Romanian lowlands, court cases like this are running through the Romanian courts, and it is always the Romanian administrators who fall the hardest. But while the police are closing in on poachers, the Romanian government is making their life easier by loosening hunting laws. This year, quotas for almost all legally huntable birds have gone up, even where populations have been shown to be falling. In the senate, a law is being pushed through to expand the hunting range into protected areas, including the Danube Delta, home to Europe’s most diverse waterbird population. Speaking out against hunting in Romania has become a form of political suicide. Even NGOs watch their step. When I meet a government employee in Bucharest, he makes me promise to grant him complete anonymity then proceeds to speak in a near whisper, shifting edgily in his seat. “Hunters are everywhere in Romanian politics and they are all looking out for their friends in the hunting business. Even though Romanians don’t shoot songbirds, they know there is a lot of money to be made from Italians looking to shoot songbirds so they arrange the laws in their favour. Even the politicians who don’t hunt are keen to keep Italian hunters happy. Italy has invested heavily in Romania over the last few years and government will do everything it can to keep them happy.”

The Emptiness 

On either side of the Carpathian mountains, you can travel hundreds of kilometres and count the trees you pass on your fingers. Vast strips of crops grow in monocultures, patterning the land like a Mondrian canvas, painted in pastels. The Hungarians call these plains the puzta – which translates directly as “the emptiness”. It was across these plains that Milan Ruzic leads me on my last evening in Serbia, zig-zagging along the edge of fields towards a lone strip of poplar trees, through which the blackened surface of a lake can just be seen. The coarse hum of calling waterbirds grows louder and Ruzic is speaking quickly. “This is the only lake around here where no one hunts, and at night it gets so full with birds that you can hardly hear each other speak over the racket.”

By the time we arrive, the light has almost left the sky but the birds are still coming. The surface of the lake is occupied by common cranes, standing stock-still in the shallows, heavy bodies delicately perched. Thousands more are descending from above, screeching as if under attack. Herons and cormorants hug the edges. Lapwings fly clumsily above. There must be over 30,000 birds in all, crammed into a space of no more than five hectares, the only available refuge from the fire of hunters. After we leave, I tell Ruzic that the lake reminds me of Hitchcock’s horror film The Birds, that there were somehow too many birds, like they were about to turn against us.

“That’s actually pretty normal,” he says. “We often make nature the enemy. We invent excuses to believe that it is somehow unnatural. But what you’ve just seen is what can happens when we let things be.”