giovedì 10 settembre 2015

Mestre: "I cacciatori sparano a ridosso delle nostre case"

La protesta in via Gobbi, municipalità di Mestre Centro: "Non ne possiamo più"

MESTRE. «È ora di farla finita con la caccia in determinate zone, non se ne può più», sbotta il presidente della Municipalità Mestre Centro, Vincenzo Conte, arrabbiato come i suoi cittadini con i cacciatori che hanno scorrazzato nella zona a ridosso del Taliercio, tra il palazzetto dello sport e via Gobbi, dove ci sono i campi ma ci sono tre zone urbanizzate di recente, compresa l’area delle nuove abitazioni di via Mandricardo.

«I cacciatori vengono e sparano a ridosso delle case, anche l’anno scorso ho dovuto chiamare vigili e polizia provinciale, ma i cacciatori sono recidivi», prosegue Conte. «Con la scusa che ci sono appezzamenti di verde è oramai pieno di lepri, fagiani, lungo il canale che serve per smaltire le acque ci sono le ochette e grazie ad un’area di 35mila metri quadri che verrà attrezzata, la fauna si è moltiplicata e la gente ci tiene. Ho chiesto all’amministrazione comunale che mettesse dei cartelli con il divieto di caccia, ma mi è stato risposto come al solito che non si può, che la competenza non è del Comune, che è della Provincia, della Regione e così via, la solita storia dalla quale non si esce. Tra l’altro oramai qui la gente ha i fischietti e non appena vede cani da caccia, inizia a fischiare per far fuggire la selvaggine e salvare gli animali. Possibile?».

Insomma, Mestre si sta ripopolando di uccelli, selvaggina, ma non solo: perché non preservarla? C’è poi chi ha segnalato il pericolo lungo le strade. «Le bestie fuggono per salvarsi dai cacciatori e dai cani caccia e finiscono in mezzo alla strada attraversando campi e boschi, venendo investite dalle auto con il rischio di provocare incidenti stradali», dice un residente. «Tutto questo perché? Per la soddisfazione di uccidere un pavone, una lepre, un fagiano o un’ochetta o un’anatra?».

domenica 6 settembre 2015

Lucca. Un istrice e una testa di capriolo nel frigorifero: denunciato un cacciatore

I carabinieri di Camporgiano hanno effettuato dei controlli nella casa di un 60enne del posto: numerose le irregolarità rilevate

CAMPORGIANO. Armi non denunciate e una testa di capriolo (animale protetto) nel frigorifero. I carabinieri di Camporgiano, nell’ambito dei controlli ai detentori di armi, hanno denunciato un 60enne del luogo per numerose violazioni alle leggi sulla detenzione delle armi e sulla caccia.

Nel corso di un controllo alla sua abitazione è emerso che l’uomo non era più in possesso di una canna da fucile denunciata presso la stazione e che aveva acquistato dal fratello una doppietta senza farne alcuna comunicazione all’autorità di pubblica sicurezza. Dai controlli, inoltre, i militari hanno rinvenuto nell’abitazione cartucce di calibro diverso da quello delle armi denunciate e, quindi, illecitamente detenute.
Palesi, poi, altre violazioni circa la custodia delle armi: due fucili sono stati trovati all’interno dell’autovettura parcheggiata all’esterno dell’abitazione mentre altre armi erano custodite in un armadio privo di serratura.

All’uomo sono state anche contestate violazioni delle leggi sull’attività venatoria: nel congelatore conservava una carcassa di istrice decapitata e scuoiata ed una testa di capriolo. Entrambe le specieconsiderate fauna selvatica protetta e delle quali è vietata la caccia.
La doppietta è stata posta sotto sequestro e le altre armi sono state ritirate. L’uomo, poi, è stato proposto per un provvedimento di divieto di detenzione di armi e munizioni.

venerdì 4 settembre 2015

Reggio Emilia. Caccia tortore dal collare orientale: denunciato

Sorpreso dalla Forestale vicino a Cadelbosco Sopra, la specie non è cacciabile

REGGIO EMILIA-CADELBOSCO SOPRA. In tutta l’Emilia-Romagna, è giornata di preapertura della caccia, una anticipazione limitata ad alcune forme di attività venatoria relative a poche specie di uccelli, rispetto alla apertura generale vera e propria prevista per domenica 20 settembre.

Il personale della Polizia provinciale è stato comunque impegnato nel controllo dei pochi cacciatori presenti sul territorio, concentrati specialmente in prossimità di campi coltivati a girasole che attirano le tortore selvatiche, specie regina tra quelle bersaglio di questo appuntamento venatorio. Al personale provinciale si sono affiancate anche varie guardie ecologiche e venatorie volontarie.

Ed è proprio grazie alla segnalazione di una pattuglia di Guardie ecologiche volontarie del raggruppamento di Reggio Emilia che è stato individuato un cacciatore irrispettoso delle regole in località Argine di Cadelbosco Sopra. L’uomo, un modenese di 42 anni, stava infatti cacciando col fucile in un capanno mimetico, utilizzando richiami per le tortore.

Nei dintorni del capanno, però, oltre ad alcune tortore selvatiche di cui è appunto lecito l'abbattimento, gli agenti, dopo minuziose ricerche, hanno però scoperto tra la vegetazione anche le carcasse di tortore dal collare orientale, specie non cacciabile, e di colombacci, specie per la quale la caccia aprirà solo dalla terza domenica di settembre. Gli agenti della Polizia provinciale hanno quindi proceduto al sequestro degli uccelli, del fucile e delle munizioni e provvederanno a segnalare all'autorità giudiziaria il cacciatore modenese.

Fonte: gazzettadireggio.it del 03 settembre 2015

giovedì 3 settembre 2015

Rieti: pre-apertura stagione venatoria, sequestrati fucili ed avifauna protetta

Gli Agenti del Corpo Forestale dello Stato, come preannunciato hanno posto in essere i controlli di rito legati alla pre apertura della caccia dislocando su tutto il territorio provinciale pattuglie composte dai Comandi Stazione che orbitano sul territorio.


L’attività è stata particolarmente intensa in agro del Comune di Rieti ed ha riguardato la” Piana Reatina” e i” Piani di Poggio Fidoni”, dove la presenza dei “Seguaci di Diana” era particolarmente alta, stante la presenza di campi coltivati girasole e vaste aree a “stoppie”, laddove era stato raccolto il grano. Durante l’attività di controllo le pattuglie coordinate dagli Ispettori Roberto Fofi e Maurizio Alisciani, hanno posto sotto sequestrato cinque fucili (4 semiautomatici e una doppiette) ad altrettanti cacciatori, oltre alle relative munizioni. I sequestri sono scattati a seguito di abbattimento di fauna protetta (Tortora dal collare) e non consentita (Colombaccio). Infatti è da precisare che mentre il Colombaccio sarà cacciabile dal primo ottobre, come previsto dal calendario venatorio 2015/2016, la Tortora dal collare è specie protetta e quindi mai cacciabile. Ovviamente anche l’avifauna illecitamente abbattuta, costituita da cinque Colombacci e due Tortore dal collare, è stata posta sotto sequestro.

Gli incauiti cacciatori, provenienti dalla provincia di Rieti, sono stati deferiti alla Procura della repubblica per violazione alla Legge sulla caccia (n.157/1992)avendo abbattuto specie protette e specie al momento non cacciabili.

I controlli hanno avuto luogo durante tutta la giornata e hanno riguardato centinai di cacciatori, risultati in regola sia con le licenze di caccia che con gli abbattimenti di specie consentite.

Il servizio di prevenzione e repressione in applicazione delle normative sulla caccia verrà replicato anche domenica 6 settembre in occasione del secondo giorno di pre apertura.

Perugia. Cacciatori senza rispetto, sanzionati in dieci: sparavano troppo vicino alle case

Cacciatori senza rispetto, sanzionati in dieci: sparavano troppo vicino alle case

Nonostante la prima giornata di caccia in Umbria si è aperta con la tragedia della morte di un uomo di 67 anni a causa di un malore, non si sono fortunatamente registrati incidenti, grazie anche ai controlli serrati degli agenti della polizia provinciale.

Si registra un sensibile calo delle doppiette in azione negli otto comprensori della Provincia tranne che nello Spoletino dove l'afflusso è stato in linea con quello degli gli anni scorsi. Sono state 14 le pattuglie che ieri mattina hanno effettuato 219 controlli ed elevato 14 sanzioni amministrative legate prevalentemente alla mancata osservanza delle distanze di sicurezza tra un cacciatore e l'altro o dai luoghi abitati.

giovedì 25 giugno 2015

Ibis abbattuti: cacciatore a processo e l'Europa chiede giustizia

La Commissione europea chiede giustizia per i due Ibis eremita uccisi da un cacciatore nel 2012 mentre volavano nei cieli di San Vincenzo in provincia di Livorno.

Lo fa con una lettera inviata da Anne Burrill, vice responsabile dell' Unità LIFE+ alla Direzione Generale ambiente della Commissione europea al gruppo di ricercatori Waldrappteam che, grazie al progetto LIFE+ “Reason for Hope” cofinanziato dall’Ue e sostenuto in Italia dal Parco Natura Viva di Bussolengo, sta tentando di reintrodurre in natura (con unaparticolare migrazione guidata di cui abbiamo più volte parlato su questo blog) questo uccello leggendario estinto in Europa da quattrocento anni.

“La nostra Unità – scrive Anne Burrill - è stata informata che un tribunale Italiano ha iniziato un processo a carico di un cacciatore italiano che ha ucciso due Ibis eremita. La Commissione è profondamente preoccupata che il bracconaggio in Italia possa inficiare gli obiettivied i risultati del vostro progetto LIFE+”.

Si terrà infatti domattina, 19 giugno, la seconda udienza del processo contro il cacciatore accusato di aver abbattuto i due esemplari di Ibis eremita. A.M, classe 1972, è l’unico imputato per aver commesso il fatto.

L'Europa chiede dunque di conoscere le ripercussioni di questi casi di bracconaggio sulla specie protetta e come l’Italia intenda garantire che non ci saranno più uccisioni nel corso delle prossime migrazioni dalla Germania e Austria all' oasi WWF di Orbetello scelta come luogo di svernamento.

Johannes Fritz, capo-progetto del Waldrappteam, si aspetta "una condanna esemplareper il responsabile delle uccisioni, contro il quale intenteremo anche un processo civile di risarcimento danni considerando il valore degli esemplari uccisi per il progetto. Gli Ibis sono animali molto particolari, assolutamente inconfondibili per il loro aspetto e non è credibile che vengano confusi da un cacciatore con qualsiasi altra specie cacciabile in Italia, meno che mai con i colombacci”.

“Chiediamo alle associazioni venatorie italiane, con le quali abbiamo un ottimo rapporto di cooperazione, di impegnarsi al massimo perché non si registrino altri abbattimenti illegali in futuro. Anche considerando che proprio nella provincia di Livorno si è registrato il maggior numero di casi di bracconaggio: quattro dal 2012”.

Il Waldrappteam, sostenuto in questa causa dalla Lac, Lega per l‘abolizione della caccia e dalla Lav, la Lega anti vivisezione che si sono costituite parte civile, aveva già riportato un successo nella prima udienza del 13 febbraio scorso.

In quel caso la giudice Marina Cirese aveva negato la richiesta della difesa di risolvere il caso con un’oblazione, ritenendo “la particolare gravità del fatto, atteso che i due esemplari abbattuti costituiscono specie particolarmente protette da convenzioni internazionali”.

giovedì 21 maggio 2015

Sant’ Angelo dei Lombardi (AV) – Con il fucile da caccia vuole uccidere i rettili, ma ferisce la moglie

GEAPRESS – Insolito incidente occorso nella serata di ieri a Sant’Angelo dei Lombardi, in provincia di Avellino. Stante quanto riportato dalla Polizia di Stato, un uomo, notati alcuni rettili sotto una catasta di legna, avrebbe imbracciato il fucile da caccia con l’intento di ucciderli.

Il rimbalzo dei pallini, però, finiva per causare ferite alla moglie, colpita ad un braccio, al fianco ed alla mano sinistra.

I fatti, occorsi nei pressi di una casa di campagna, si sono conclusi con il sequestro dell’Arma e la denuncia in stato di libertà alla Procura della Repubblica di Avellino. La Polizia di Stato ha accertato la causa accidentale di quanto successo alla donna.

Quest’ultima, soccorsa dal marito e dal figlio, è stata condotta in ospedale dove, per fortuna, sono state accertate ferite di lieve entità.

Sempre secondo quanto riferito dalla Polizia di Stato, l’uomo avrebbe esploso nei confronti dei rettili, alcuni colpi di arma da fuoco.

domenica 17 maggio 2015

PADOVA – Il cacciatore con le gabbie fai da te. Animali vivi e morti dell’ex selecontrollore

GEAPRESS – I fatti sono avvenuti nella provincia padovana e ad intervenire, dietro segnalazione, è stato il Corpo Forestale dello Stato. Corvidi, come Gazze e Cornacchie, imprigionati nelle gabbie metalliche con appena pochi centimetri quadrati di spazio. I malcapitati volatili dovevano poi servire da esca per catturare altri uccelli appartenenti alla stessa specie.

A finire nei guai è stato un cacciatore che fino al 2014 era autorizzato alla cattura di cosiddetta “selezione”. L’autorizzazione della Provincia era ormai scaduta, ma lui, evidentemente, continuava nel suo proposito.

A seguito della denuncia del Corpo Forestale, dovrà ora rispondere del reato di uccellagione e detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura e produttive di gravi sofferenze. Gli inquirenti, infatti, riferiscono di avere rilevato, negli uccelli utilizzati a fini di richiamo, evidenti alterazioni del piumaggio verosimilmentecausate dei ripetuti urti contro le pareti della gabbia.

Le sorprese, però, non erano ancora finite. Una decina di cornacchie e gazze morte erano state, infatti, disposte in un terreno agricolo recintato destinato presumibilmente ad allevamento di animali da cortile. Tutto quanto rinvenuto, animali morti e vivi, oltre che all’attrezzatura, è stato posto sotto sequestro. I corvidi ancora in vita, al fine di un accertamento delle condizioni di salute e successiva reimmissione in libertà, sono stati affidati alle cure dell’associazione “Il Gheppio”.


Follia a Napoli. Infermiere spara dal balcone: 4 morti e 6 feriti. L'omicida ha l'hobby della caccia e ha sparato dal balcone usando uno dei suoi fucili. Non risultano problemi psichici

di Giuseppe Crimaldi - Melina Chiapparino

Pomeriggio di follia e terrore a Napoli, nel quartiere Secondigliano. Un uomo, Giulio Murolo, 48enne, infermiere dell'ospedale Cardarelli, incensurato,
si è messo a sparare dal balcone di un appartamento in via Napoli dopo aver compiuto una prima strage all'interno del palazzo. Il bilancio drammatico è di 4 morti e 5 feriti.

LE VITTIME - L'uomo ha ucciso in casa con un fucile a pompa il fratello Luigi, 52 anni, e la moglie di lui, Concetta, 51 anni, sul pianerottolo del condominio. Ha freddato anche un vicino intervenuto, un capitano dei vigili urbani di 65 anni, Francesco Bruner. Poi l'infermiere con l'hobby della caccia si è barricato in casa e ha iniziato a sparare dal balcone, contro la gente che passava. Qui purtroppo ha ucciso un uomo di 57 anni che passava con lo scooter, Luigi Cantone. Sono stati colpiti due amici che camminavano insieme in strada, per fortuna in maniera lieve. Poi, anche qui lievemente, un carabiniere e un poliziotto che sono accorsi sul posto sentendo gli spari. Una serie di colpi con un fucile calibro 12 che l'uomo usava per la caccia, sua grande passione, tanto che sembra che avesse in casa un vero e proprio arsenale.

IL RAPTUS - Il raptus sarebbe stato determinato da futili motivi. Secondo alcune testimonianze, lo sparatore avrebbe reagito violentemente per un filo destinato al bucato. 

IL PROFILO - L'uomo ha l'hobby della caccia, e avrebbe sparato usando appunto uno dei suoi fucili, un calibro 12. Sul muro del balcone della palazzina al civico 41 di via Napoli si vedono i fori di uno, forse due proiettili.

L'ASSEDIO - Sul posto squadre di tiratori scelti. La polizia ha tentato di fare irruzione ma l'uomo si era barricato aprendo le bombole del gas. La strada è stata chiusa al traffico. Infine Murolo si è arreso. «Sono disarmato, non sparate, mi arrendo» le sue parole prima di uscire dalla porta di casa. E poi ha mormorato: «Ho fatto una cazzata, ho fatto una cazzata».

LA TELEFONATA DEL 113 - Si è consegnato alla Polizia dopo una lunga conversazione con l'operatore del 113, al quale ha telefonato. «Sono quello che sta facendo il macello a Miano», ha detto Murolo al poliziotto. L' agente ha cercato di trattenerlo al telefono. Sono seguite altre due telefonate di Murolo al 113. In totale, 40' di conversazione con il poliziotto che lo ha convinto a deporre il fucile di caccia ed a consegnarsi dopo essersi sfilato la maglietta per mostrare che non era più armato. A tratti il colloquio è stato concitato: l'uomo ha minacciato anche di fare saltare alcune bombole di gas che aveva in casa. Alla fine Murolo ha aperto la porta e si è consegnato ai poliziotti. Poliziotti e carabinieri lo hanno protetto da alcune decine di persone che volevano linciarlo. «Non ha detto una parola - racconta il questore di Napoli Guido Marino ai giornalisti - e si è chiuso in un mutismo totale. Solo ora sta cominciando a comprendere che cosa ha fatto». Apparentemente Murolo non era sotto effetto di droghe né di alcool, e non risulta che ne facesse uso. «Era freddo, tranquillo quando è uscito - raccontano alcuni testimoni della sparatoria - come se tutto quello che ha fatto fosse stato premeditato da tempo».

NESSUN PROBLEMA PSICHICO - Non ha problemi psichici o malattie pregresse e non è sposato. Giulio Murolo è stato portato in Questura ed è sotto interrogatorio. «Stiamo cercando con grande difficoltà a dare una spiegazione razionale a una vicenda che di razionale non ha niente», ha detto il questore di Napoli Guido Marino in conferenza stampa. Il questore ha tributato gli onori dovuti alle forze dell'ordine, poliziotti e carabinieri «che hanno dato una risposta corale»; fondamentale, ha spiegato, il ruolo dell'operatore del 113 che ha ricevuto la chiamata dell'uomo e il Reparto Volo della polizia che ha individuato l'obiettivo.

IL DOLORE DEL PRESIDENTE DI MUNICIPALITA' - Ha espresso il suo dolore il presidente della Municipalità Angelo Pisani: «Follia e disperazione travolgono le menti umane. Dolore e cordoglio per le vittime innocenti, ma occorre più impegno ed assistenza delle istituzioni per migliorare le condizioni di vita dei cittadini. Abbiamo il dovere morale di riflettere e agire tutti in prima persona, perché queste tragedie dell'emarginazione non si ripetano. Abbraccio ognuno di voi, questo lutto coinvolge tutta la nostra comunità perché è frutto del disagio e della disperazione che ci attanaglia».

L'OMAGGIO DI DE MAGISTRIS ALLE VITTIME - Il sindaco di Napoli Luigi de Magistris si è recato all'ospedale Cardarelli dove è stata allestita la camera mortuaria per Francesco Bruner, l'ufficiale della polizia municipale di Napoli ucciso nella sparatoria a Secondigliano. Il sindaco ha portato il suo cordoglio e la sua vicinanza alla moglie e ai figli del capitano della polizia municipale. Affollata la camera mortuaria per la presenza di familiari e di tanti colleghi vigili urbani di Bruner. De Magistris, lasciato il Cardarelli, si recherà al San Giovanni Bosco dove sono stati portati i feriti.

CALDORO: DRAMMA TERRIBILE - «Quello che è accaduto oggi è un dramma incredibile per le famiglie, per la città di Napoli. Una tragedia che ha scosso tutta la comunità». Lo ha dichiarato il presidente della Regione Campania Stefano Caldoro, che esprime «sincero cordoglio ai familiari delle vittime innocenti e vicinanza a coloro che, in questa tristissima vicenda, sono rimasti feriti e al sindaco della città, Luigi de Magistris».

giovedì 7 maggio 2015

Pessima la reputazione dei cacciatori italiani in Europa. Romania: "Difendiamo l'allodola dai fucili italiani"

Insorgono animalisti, ambientalisti e cittadini romeni contro la possibile approvazione di una nuova legge venatoria all’insegna della deregulation, che consegnerebbe animali e territorio a cacciatori e bracconieri, provenienti in gran parte dall’Italia. “Ma anche dal Libano” spiegano Ovidiu Bufnila, responsabile per la comunicazione della Romanian Ornithological Society/Birdlife, e la biologa Marina Druga: “e’ pieno di agenzie turistiche che organizzano pacchetti di caccia in Romania, non solo agli uccelli ma pure a orsi, linci, gatti selvatici e tante altre specie. Molti dei nostri politici sono cacciatori e al tempo stesso uomini d’affari, è dunque difficile non pensare che lungo questa corsia preferenziale non si prevedano flussi di denaro che dall’Italia o altri paesi finiscano nelle loro tasche”.

Secondo il nuovo disegno normativo romeno “i cacciatori stranieri potranno esercitare il loro passatempo nelle proprietà private anche senza il consenso del proprietario, il periodo di caccia per alcune specie aumenterà di tre mesi, incluso il periodo di accoppiamento e allevamento della prole” spiega Filippo Bamberghi,, coordinatore delle guardie giurate venatorie WWF di Milano e membro del CABS-Committee against birds slaughter. “Porterebbe insomma a una vera carneficina, quando già negli ultimi anni, in Romania, abbiamo assistito a una pressione venatoria intollerabile, soprattutto a danno dell’allodola, con successive modifiche legislative che sembrano concepite a beneficio dei cacciatori italiani. Esiste certo una regia mirata a trasformare il Paese in una grande riserva dedicata a cacciatori e bracconieri delle nostre parti. La caccia all’allodola e ai piccoli uccelli è tra l’altro una pratica sostanzialmente sconosciuta ai romeni, e ancora una volta, purtroppo, esportiamo una pessima abitudine”.

Rispettata e molto amata in Romania, l’allodola è ispiratrice di una celebre aria, Lie, ciocarlie, di George Enescu. Perciò, realizzato un video in cui la bella mezzosoprano Andreea Ilie viene uccisa a colpi di fucile proprio mentre interpreta il brano, la Societatea Ornitologica Romana -Birdlife e l’associazione Natura 2000 Romania hanno lanciato il sito Salveaza ciocarlia, nonché una petizione indirizzata al Parlamento per chiedere che l’indegna legge non sia approvata.

“Abbiamo dinnanzi agli occhi la rapida rarefazione di alcune specie un tempo comuni: allodola, tortora selvatica, quaglia” dice ancora Bamberghi “ mentre la Direttiva Europea sulla conservazione degli uccelli impone di stabilire rigidi criteri di tutela, al fine di garantirne la sopravvivenza. L’attività venatoria deve perciò svolgersi in maniera controllata ed è intollerabile che i cacciatori italiani si rechino all’estero per compiere stragi. In particolare riguardo l’allodola da noi, negli ultimi anni, le Regioni stabiliscono limiti ristretti di carniere giornaliero e stagionale: andare in Romania per ucciderne centinaia al giorno, con utilizzo di mezzi vietati (anche lì) come i richiami elettroacustici, è criminale”.
Osserva Ovidiu Bufnila: “Non si tratta di un problema strettamente romeno, ma di una questione internazionale. Se questi viaggi venatori dovessero continuare, l’Europa rischia di perdere tutti i suoi songbird, uccellini canori. Noi ci battiamo su un fronte, ma anche su quello opposto, in Italia, è necessario un forte impegno. Se dovesse passare la nuova legge, oltre all’allodola soffrirebbe l’intera popolazione dei passeriformi. Già adesso” prosegue “i politici vogliono estendere la durata dei piani faunistici da dieci a sedici anni. Gli aggiornamenti sono invece indispensabili alla conservazione: da noi, per esempio, sopravvivono solo cento esemplari di oca granaiola, ma la quota cacciabile è rimasta a fronte di una popolazione di 27mila individui, trattandosi fra l’altro di una specie ombrello”. Vale a dire che, per perseguitarla, si finisce col colpirne altre, vedi la rarissima oca collorosso, o la lombardella minore.

Nel 2001 il Corpo Forestale dello Stato italiano sequestrò 12 tonnellate di uccelli canori provenienti dalla Romania, e nel 2009 a Balta Mare un bracconiere italiano fu arrestato: aveva con sé più di duemila allodole uccise. Erano diverse migliaia le allodole, cappellacce e quaglie nelle mani di quindici bracconieri del nostro Paese arrestati 2010 a Braila. E ancora, nel 2011, funzionari doganali ungheresi intercettarono un carico di 11mila allodole uccise in Romania, contro le 5.400 detenute da un italiano arrestato a Ialomita nel 2013.

martedì 7 aprile 2015

Grosseto. Cacciatore gambizza quattro giovani con un fucile a pallini: denunciato quarantenne

Gambizza quattro giovani con un fucile a pallini: denunciato quarantenne

Notte da far west a Castiglione: prima la rissa in mezzo al corso poi gli spari. I carabinieri hanno individuato il responsabile


CASTIGLIONE DELLA PESCAIA. Scene da far west nella notte di Pasqua a Castiglione. Prima botte da orbi in pieno centro, poi è spuntato fuori anche un fucile da caccia e in tre sono finiti all’ospedale con le gambe pieni di pallini.

È successo tutto nel giro di un’ora, fra le tre e le quattro della notte, quando più persone, alla fine di una serata di bagordi, prima se lo sono date di santa ragione e poi uno si è vendicato imbracciando il fucile, e facendosi giustizia da solo.

Come nel film “Ok corral”, la resa dei conti è avvenuta sulla strada del ponte Giorgini. Prima delle fucilate però, erano volati cazzotti e pugni nei pressi del corso cittadino. Difficile stabilire il perché di tanta violenza, ma quasi sicuramente tutto potrebbe essersi scatenato per i soliti futili motivi, magari con l’aiuto di qualche birra di troppo che ha esacerbato gli animi fra i contendenti, che non si sono fermati alle parole, ma sono subito passati alle vie di fatto.
Secondo alcune testimonianze, sembra che un gruppetto di giovanissimi di Abbadia San Salvatore, nel mezzo anche alcune ragazze, in un primo momento abbia avuto a che ridire con alcuni ragazzi di Castiglione: da qui potrebbe essere scoppiata la prima rissa, proseguita nelle stradine interne del paese. A rimetterci in questo primo scontro proprio i ragazzi venuti dall’Amiata, ma anche un residente. Occhi tumefatti e contusioni varie agli arti, nella più classica scena da saloon, la prima conta dello scontro.

Poi però, un quarantenne sempre di Castiglione, ha deciso che non poteva finire in quel modo, e ha voluto vendicarsi subito. È tornato a casa, ha imbracciato il fucile da caccia e si è messo alla ricerca con la sua auto del gruppetto dei ragazzi venuti in “trasferta” dalla montagna. È bastato poco, e la sfida è proseguita e finita sul ponte Giorgini. Ad una ricostruzione ancora al vaglio dei carabinieri della locale stazione che sono intervenuti sul posto, l’uomo a bordo della sua auto ha riconosciuto quei ragazzi, e direttamente aprendo il finestrino dell’auto ha esploso dei colpi, gambizzandone almeno tre, tutti tra i 23 e 25 anni. Immediata la chiamata alla Croce Rossa e l’arrivo dell’ambulanza, che ha soccorso i feriti.

Uno in particolare aveva gli arti inferiori pieni di sangue, e all’ospedale i medici hanno rilevato che erano stati i pallini di una cartuccia a provocare le ferite: il ragazzo è stato così ricoverato in chirurgia. Almeno altri due potrebbero essere stati feriti dai colpi, mentre altri tre hanno comunque avuto bisogno delle cure dei medici. Uno per una forte tumefazione ad un occhio, uno per una sospetta frattura alla mano e l’ultimo per escoriazioni e dolori vari. Già nelle prime ore della mattina, proprio con le testimonianze abbastanza precise dei ragazzi di Abbadia San Salvatore, le indagini si sono indirizzate alla ricerca del quarantenne.

L’indizio principale è stata l’auto, praticamente riconosciuta la marca, il colore e il modello, e che ha portato quasi direttamente a rintracciare l’uomo, che è stato portato in caserma e denunciato a piede libero.

Una situazione da allarme, che ha visto comunque le forze dell’ordine darsi da fare, anche se la preoccupazione fra i cittadini è in costante aumento, in vista dell’inizio della stagione estiva.

domenica 5 aprile 2015

Il gatto fa scattare l’allarme in azienda: e lui lo ammazza col fucile. Cacciatore denunciato per uccisione di animale e spari

Ravenna, 5 aprile 2015 - Il suono stridente e prolungato della sirena, per l’ennesima volta nella stessa giornata, gli ha fatto perdere le staffe. Così ha imbracciato la doppietta e ha fatto fuoco contro quello che riteneva la causa di quei continui falsi allarme: un gatto. L’animale, centrato dalla rosa dei pallini da caccia, è morto. L’episodio è avvenuto davanti agli occhi di testimoni, ma non solo: sono stati gli stessi carabinieri di Sant’Alberto, che erano intervenuti sul posto poco prima, quando l’allarme era già scattato una prima volta, ad avvertire a breve distanza il rumore dello sparo e a sorprendere il ‘giustiziere’, appena dopo, con la canna ancora fumante.

I MILITARI hanno così denunciato a piede libero per lo sparo e per uccisione di animali un 68enne finora incensurato, dirigente di un’azienda agricola del posto. E gli è stata inoltre sequestrata la doppietta con cui ha fatto fuoco, che deteneva regolarmente. A causa del procedimento aperto a suo carico, gli è stata per ora inibita la detenzione di altre armi.

Secondo quanto ricostruito, un primo intervento dei militari nella cooperativa agricola era avvenuto poco dopo le 20 quando l’allarme della struttura, collegato anche alla caserma, si è attivato. La pattuglia ha accertato sul posto che era tutto sotto controllo ed è tornata indietro. Ma verso le 21 l’allarme è scattato di nuovo. I carabinieri sono ripartiti per l’azienda agricola e, quando erano ormai arrivati, hanno sentito uno sparo: era presumibilmente quello appena esploso dalla doppietta del dirigente, proprio davanti ad alcuni dipendenti e alla guardia giurata dello stabilimento.

Il gatto, morto sul colpo, è stato recuperato dai carabinieri. Il 68enne, che abitualmente dorme nella struttura, avrebbe poi ammesso di avere in effetti fatto fuoco perché la bestiola faceva continuamente scattare l’allarme dell’azienda. Secondo voci di paese, il giorno dopo avrebbe pure raccontato di quel gesto al bar. Resta da chiarire a chi appartenesse il felino ammazzato.