mercoledì 20 febbraio 2013

Uccisa a fucilate la cerbiatta Belinda.Era la mascotte del paese, bimbi in lacrime. Un cacciatore le ha sparato per strada

Trovata in una stalla quando era cucciola, allattata e nutrita da tutta la comunità. Un cacciatore le ha sparato per strada

Come nel film Bambi. Finale leggermente differente, ma sempre tragico. Qui è la cucciola a morire, non la madre. A Biserno, paesino di 90 anime sull'Appenino Forlivese, impallinata e uccisa senza pietà dai cacciatori, venerdì pomeriggio, è stata la cerbiatta Belinda, due anni e mezzo, che del piccolo borgo era diventata ben presto la mascotte. Adottata da proprietari di agriturismi e ristoranti del posto, dai loro clienti, adulti e bambini. Che adesso sono in lacrime, choccati. La loro Belinda non c'è più, uccisa da un cacciatore che le ha sparato da una distanza di neanche 50 metri, in una via centrale dell'abitato. Un'esecuzione, insomma.

«CENA» IN PIZZERIA - Belinda aveva preso abitudini e orari quasi «umani», tanto da presentarsi all'ingresso della pizzeria regolarmente alle 19 e 30 dopo essere scesa dai boschi che circondano il paesotto. E qui c'era sempre qualcuno, tra proprietari e clienti, che provvedeva a a regalarle croste, avanzi, un frutto o una fetta di torta. Per i più piccini giocare con Belinda, paciosa, affatto diffidente, era una festa. Ed erano molte le famiglie che venivano a trascorrere il fine settimana a Biserno soltanto per poter vedere la cerbiatta.

IL GIALLO DELL'UCCISIONE - Quel che è successo venerdì sera, poco dopo le 17 e 30, ha tutti i contorni di un giallo che però, a oltre 72 ore dall'uccisione della cerva, dovrebbe essere prossimo alla soluzione. Incolpato dell'esecuzione di Belinda è un cacciatore di Biserno, in qualche modo «reo confesso» perchè, come prevede la prassi, ha regolarmente registrato l'uccisione al registro venatorio della Provincia. «Ho sentito distintamente i colpi di fucile, hanno tremato i vetri. -racconta Andrea Cocchi, 28 anni, titolare dell'agriturismo «il Molino» -. Sono uscito, assieme al proprietario del ristorante "Vecchia Romagna", per vedere cosa stesse accadendo: a sparare è stato un vicino di casa, un cacciatore fanatico. Quando ci ha visti ha gridato: "Non avvicinatevi, è meglio per voi se non vi avvicinate". Non riesco a comprendere perchè lo abbia fatto: non solo ha ucciso un animale che in qualche modo era diventato il simbolo della nostra comunità, ma lo ha fatto addirittura nell'abitato, dove è tassativamente vietata la caccia».

TROVATA NELLA STALLA -Proprio ad Andrea, Biserno deve «l'adozione», nel maggio 2011, della cerbiatta uccisa venerdì. «Non so come fosse finita nella stalla, era piccolissima. La madre doveva averla data alla luce pochi mesi prima. Presumo che sia morta perchè non succede mai che un cucciolo venga abbandonato. Le abbiamo dato il nome di Belinda perchè... era bella, un muso dolce, proprio come quello di Bambi. L'abbiamo nutrita dandole ogni giorno, grazie anche all'aiuto di tutta la comunità, sei o sette litri di latte. Per qualche mese ha dormito nella stalla. Poi si è fatta una specie di cuccia qui vicino, nel bosco».



«ADOTTATA» DA BISERNO - Nel frattempo Belinda era già diventata una «cittadina» del minuscolo borgo romagnolo. Di giorno i giochi con i bambini, dai quali prendeva il cibo dalle mani. Poi nel pomeriggio una specie di siesta, accucciata sullo zerbino all'ingresso del ristorante «La vecchia Romagna», dove la sera trovava anche il suo pasto, servito direttamente dalle cucine del locale.

L'UCCISIONE - Venerdì pomeriggio Belinda è stata ammazzata. Una vera e propria esecuzione. La cerbiatta passeggiava tra le stradine del paese. E' stata freddata con un fucile da caccia che ha sparato la «rosa» di grossi pallini a una cinquantina di metri. «Ci fosse stato un cristiano nelle vicinanze - è il sospiro di Andrea Cocchi - sarebbe stato colpito anche lui». La vicenda è destinata ad avere un risvolto giudiziario. «Tra i nostri clienti ci sono carabinieri e poliziotti, so che vogliono presentare un esposto all'autorità giudiziaria. Di una cosa qui a Biserno siamo tutti sicuri: l'uccisione della povera Belinda non ha nulla a che fare con la caccia. E' come se avessero sparato a qualcuno di noi».
Alessandro Fulloni



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