sabato 31 agosto 2013

Caccia, in Campania preapertura sospesa dal Tar. Accolto il ricorso del Wwf

Caccia, in Campania preapertura sospesa dal Tar. Accolto il ricorso del Wwf
Accolto il ricorso presentato dal Wwf. "Salvati 400mila uccelli", spiegano gli ambientalisti, promettendo ancora battaglia: "La Regione vuole consentire la caccia libera a pagamento in tutto il territorio"

Il presidente della Terza sezione del Tar della Campania, Saverio Romano, ha sospeso la preapertura della caccia nell'intera regione, accogliendo il ricorso di Wwf Italia rappresentato dall'avvocato Maurizio Balletta.

È lo stesso Wwf a renderlo noto: ”Grazie al provvedimento cautelare del presidente del Tar si stima che in Campania saranno salvati, nel solo periodo di preapertura, 300mila-400mila uccelli, tra cui quaglie e tortore, sottratte alle doppiette dei 45mila cacciatori campani”. “Questa buona notizia – spiega il Wwf - contrasta però con quanto sta facendo il Consiglio regionale campano che è riunito per approvare una proposta di modifica della legge regionale 26/12, già impugnata dal Governo innanzi alla Corte Costituzionale, per consentire la caccia libera a pagamento in tutto il territorio, sovvertendo il principio di divieto del nomadismo venatorio”.

Il Wwf sta predisponendo un nuovo ricorso, questa volta per chiedere al Tar di sospendere anche il piano faunistico venatorio regionale, pubblicato il primo agosto scorso.




Potrebbe interessarti:http://www.napolitoday.it/cronaca/caccia-sospesa-campania-ricorso-wwf.html
Seguici su Facebook:http://www.facebook.com/NapoliToday

venerdì 30 agosto 2013

Perugia. In 80 a controllare 30mila cacciatori per la "preapertura"

Sono 30mila le doppiette della Provincia di Perugia che inaugureranno il 1 settembre la stagione venatoria nel giorno di preapertura. Una giornata importante e molto attesa dai tanti appassionati, a cui da qualche tempo si registra la presenza di un crescente numero di donne.

Fin dal primo giorno si potrà sparare allo storno in deroga. Gli interessati potranno quindi cacciare lo storno sin dal 1 settembre, rivolgendosi alle proprie associazioni venatorie per acquisire l’apposito tesserino.

La macchina organizzativa è già stata messa a punto anche sul fronte della sicurezza e del rispetto delle leggi sulla fauna e sull’ambiente.

“Saranno 40 le pattuglie della Polizia provinciale impegnate già dalla notte di sabato e per tutta la giornata di domenica nel territorio di competenza – fa presente l’assessore Domenico De Marinis -.

Vigileranno affinché tutto si svolga nel migliore dei modi, pronti a intervenire in caso di violazione delle leggi, ma soprattutto per tutelare la sicurezza delle persone”.

A questo proposito ricordiamo che la centrale operativa della Polizia provinciale è attiva 24 ore su 24 al numero telefonico 075-32111 per raccogliere ogni segnalazione utile per il regolare svolgimento della giornata di caccia.

domenica 18 agosto 2013

Argentina: arrestati quattro cacciatori italiani

Detienen a cazadores de aves protegidas por Ambiente

La Secretaría de Ambiente informó hoy que, como resultado del control que se realiza para detectar caza ilegal, se detectó a un grupo que habían matado a cauquenes, aves típicas de la zona rural del Partido bonaerense de General Lamadrid.

El operativo estuvo a cargo de personal de la Dirección Nacional de Ordenamiento Ambiental y Conservación de la Biodiversidad, de la Secretaría a cargo de Juan José Mussi. También trabajaron efectivos de la División Operaciones de la Policía Federal, quienes detuvieron al guía de caza y a los cazadores. Entre ellos se encontraban cuatro ciudadanos italianos y una persona de nacionalidad libanesa.

Dentro de los vehículos se encontraron gran cantidad de elementos utilizados para realizar la actividad cinegética, procediéndose al secuestro de seis escopetas, gran cantidad de municiones calibre 12, 12/70 y 20 y cuatro equipos de reproducciones de sonidos donde se encontraron vocalizaciones de distintas especies de patos autóctonos y cauquenes, además de señuelos simulando dichas especies, todo esto para atraer a los ejemplares silvestres hacia las áreas previamente preparadas para la caza.

Lo actuado será puesto a disposición de la Unidad Fiscal interviniente para que se analice la responsabilidad penal que corresponda.

La Secretaria de Ambiente y Desarrollo Sustentable de la Nación, desde el dictado de la Resolución 551/2011, prohíbe la caza, captura, transito Interprovincial, el comercio en jurisdicción federal y la exportación e importación de ejemplares vivos, productos y subproductos de Cauquén Colorado (Chloephaga rubidiceps), Cauquén Cabeza Gris (Chloephaga poliocephala), Cauquén Común (Chloephaga picta), Guayata (Chloephaga melanoptera) y caranca (Chloephaga hybrida), sin perjuicio de que tanto en la provincia de Buenos Aires como en otras provincias del área de distribución natural de dichas especies también existen normas que prohíben su caza.

mercoledì 7 agosto 2013

Lecco: litiga, va a casa, prende il fucile, torna al bar e spara

TORRE DE BUSI – Verso l’una del mattino, i militari della Compagnia di Lecco, sono dovuti intervenire presso il bar “Bacco” di Torre de’ Busi, in provincia di Lecco, a seguito di una lite scaturita tra due avventori, i cui disaccordi duravano da tempo, uno di questi, anche in preda ai fumi dell’alcool, al fine di far valere le proprie ragioni, si è recato presso la propria abitazione, situata a poca distanza, e dopo aver prelevato un fucile da caccia, una doppietta regolarmente detenuta, ed averla caricata con due cartucce con munizionamento spezzato, è ritornato all’esterno del bar invitando il contendente ad uscire all’esterno. Dopo pochi attimi, visto che il soggetto non ottemperava all’invito, il protagonista della vicenda, F.P. 55enne di origini calabresi, ma residente da tempo a Torre de Busi, ha pensato bene di passare all’azione, sparando un colpo di fucile all’indirizzo della porta d’ingresso del bar, senza colpire nessuno degli avventori presenti e senza arrecati danni evidenti.

A seguito del gesto ovviamente si è verificato il parapiglia, ed è scattato l’allarme alla Centrale Operativa dei Carabinieri che ha fatto intervenire alcune gazzelle che stavano svolgendo la consueta attività di controllo. All’atto dell’intervento, i militari hanno identificato l’autore del gesto, nonché il secondo avventore coinvolto nella lite, un 49enne di Calolziocorte (LC), ed hanno provveduto a sequestrare l’arma utilizzata per commettere il gesto, con ancora un una cartuccia in canna.

Ricostruita la vicenda, i militari, inoltre, hanno effettuato una perquisizione all’interno dell’abitazione di F.P., sequestrando altri 6 fucili, che il soggetto deteneva regolarmente in quanto titolare di licenza di porto di fucile per uso caccia. Una volta accertati i fatti, F.P. è stato denunciato all’Autorità Giudiziaria con l’accusa di porto abusivo di armi da fuoco e per minacce aggravate. Sono ancora in corso gli accertamenti per riscostruire l’esatta dinamica dei fatti e verificare l’insieme delle testimonianze raccolte.

lunedì 15 luglio 2013

L’Aquila. I bracconieri con l’arsenale in casa e il porto d’armi in tasca

GEAPRESS – Sorpresi dagli agenti forestali del locale Comando Stazione Forestale di Avezzano e di Gioia dei Marsi. Due cacciatori di frodo ma con regolare porto d’armi, ora denunciati per esercizio di attività venatoria in periodo di divieto generale. Un laziale di 60 anni e un abruzzese di 74 anni.

I forestali li hanno bloccati in località Marano nel Comune di Magliano dei Marsi (AQ), nell’ambito di un articolato servizio effettuato per contrastare il fenomeno del bracconaggio. I due erano intenti a caricare sulla loro autovettura le carcasse di due cinghiali. Le armi, recuperate per l’abbattimento, erano invece occultate nei pressi.

Sorprendente quanto altresì scoperto nel corso della perquisizione domiciliare. Nelle loro abitazioni, comunica il Corpo Forestale dello Stato, è stato rinvenuto un vero e proprio arsenale. Tredici fucili, quattro pistole e oltre 450 munizioni complessive detenute e non denunciate. Per loro è scattata l’immediata denuncia all’Autorità Giudiziaria.

Gli Agenti hanno provveduto anche al sequestro delle carcasse degli animali, della carabina utilizzata per l’abbattimento e del relativo munizionamento.

giovedì 11 luglio 2013

Uccisero daino fuggito dal recinto. Condannati due cacciatori di Romano (BG)

Erano finiti a processo per aver ucciso una femmina di daino fuggita dal recinto di una villa. Ora per due cacciatori di Romano, Riccardo Morganti, imprenditore di 64 anni, presidente della locale sezione delle doppiette, e Mario Forlani, pensionato di 69 anni, è arrivata la condanna.

Il giudice Maria Luisa Mazzola ha inflitto 6 mesi (pena sospesa) a Morganti per uccisione di animale in concorso con Forlani, a cui è andata la condanna più pesante: un anno e 6 mila euro di multa (anche in questo caso pena sospesa). 

Forlani, oltre ad essere colui che ha materialmente premuto il grilletto, doveva infatti rispondere anche di detenzione abusiva di un fucile calibro 24, di una pistola lanciarazzi, di un proiettile 7,65, di tre cartucce calibro 12, di 500 grammi di polvere da sparo e di un chilo di propellente per nitrocellulosa per caccia, oltre che del porto abusivo di un coltello con lama di 10 centimetri.

sabato 6 luglio 2013

Montalto (VT). Gli sequestrano i fucili, cacciatore minaccia di fare una strage

Minaccia di uccidere l’ex moglie, il capitano dei carabinieri e i figli. 

L’uomo, 55 anni, residente a Capalbio, è stato denunciato per stalking dai carabinieri della compagnia di Tuscania.

La donna, originaria di Pescia Romana, si era recata più volte dai carabinieri per segnalare le continue minacce di morte rivoltele dall’ex marito.

Fatti che avevano spinto i militari a sequestrare i fucili dell’uomo, cacciatore. E’ la prassi, in questi casi: succede spesso, a chi viene denunciato per minacce, di vedersi sequestrare le armi che ha a disposizione.

Ma l’uomo l’ha presa male. Al punto da minacciare, stavolta, di fare una strage. Prima dell’apertura della caccia avrebbe ucciso non solo l’ex consorte, ma anche il capitano dei carabinieri di Capalbio e i suoi figli. 

A questo punto è scattata la denuncia per stalking e il divieto di avvicinamento alla moglie. Sugli episodi denunciati, intanto, continua a indagare la procura di Civitavecchia.

mercoledì 3 luglio 2013

Sindaci e cacciatori all'arrembaggio della gestione dei Parchi nazionali?

COMUNICATO STAMPA WWF ITALIA 


SINDACI E CACCIATORI ALL’ARREMBAGGIO DELLA GESTIONE DEI PARCHI NAZIONALI ?

Mentre un Sindaco cacciatore viene nominato Presidente del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, i Sindaci dei Sibillini contestano la prevista nomina di un qualificato accademico alla Presidenza del Parco Nazionale dei Monti Sibillini rivendicando il controllo della gestione dell’area protetta nazionale.

Il sindaco cacciatore Luca Santini è stato nominato Presidente del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, nonostante le proteste delle maggiori Associazioni ambientaliste e molti comuni cittadini. Per il WWF la nomina di Santini resta una decisione grave, non solo per la discutibile nomina di un cacciatore alla guida di un Parco Nazionale, una palese contraddizione per tutti evidente, ma anche per il pericoloso precedente della nomina nel ruolo di massima responsabilità per la gestione di un Parco nazionale di un Sindaco di uno dei Comuni dell’area protetta. Una decisione che determinerà un gravissimo spostamento degli equilibri tra gli interessi nazionali e localistici all’interno dell’organo di governo dell’Ente parco. Con il Decreto del Presidente della Repubblica sul riordino dei consigli direttivi dei Parchi nazionali, già pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, i Sindaci dei Comuni dei territori interessati dalle aree naturali protette nazionali avranno infatti il 50% della rappresentanza nell’organo collegiale di governo dei Parchi (4 componenti su 8 saranno nominati dalla Comunità del Parco costituita dai Sindaci). La nomina del Presidente del Parco diventa a questo punto la garanzia della prevalenza dell’interesse pubblico nazionale sugli interessi localistici, in conformità con quanto prevede la nostra Costituzione che stabilisce la competenza esclusiva dello Stato in materia di conservazione della natura.

La nomina dell’attuale Sindaco del Comune di Stia, Comune del Parco, a Presidente attribuisce sostanzialmente il totale controllo dell’Ente Parco da parte degli Amministratori locali, chiaramente più attenti agli interessi locali che alla tutela del patrimonio naturale quale interesse pubblico generale che un Parco nazionale deve assicurare come sua missione prioritaria. Il WWF vigilerà con attenzione sulla futura gestione del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi per verificare il rispetto della missione prioritaria dell’area naturale protetta, la conservazione della natura. L’appartenenza del nuovo Presidente al mondo venatorio, da sempre ostile ai Parchi, sommato all’inevitabile prevalenza degli interessi localistici potrebbe determinare non pochi problemi per la efficace gestione del Parco. Per il WWF diventa a questo punto determinante il rinnovo della composizione del Consiglio direttivo, prevista alla fine del 2013, con le nomine degli esperti del Ministero dell’Ambiente e del Ministero delle Politiche Agricole che dovranno essere persone di elevato profilo, garanti dell’interesse nazionale nella gestione del Parco.

Nel frattempo la nomina del Sindaco cacciatore alla presidenza del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi ha creato un precedente che qualcuno vorrebbe già replicare nella nomina dei Presidenti degli altri Parchi Nazionali. La Commissione Ambiente della Camera ha infatti convocato questa mattina, su pressioni dei Sindaci del territorio, l’attuale Commissario del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, il prof. Oliviero Olivieri dell’Università di Perugia per “invitarlo” a rinunciare alla Presidenza del Parco lasciando libera la poltrona per una persona gradita agli Amministratori locali ed ai partiti. Sul prof. Olivieri, qualificato docente universitario gia’ componente della Commissione CITES del Ministero dell’Ambiente è già stata raggiunta l’intesa tra il Ministro e le due Regioni competenti, Umbria e Marche. Per la sua nomina a Presidente del Parco Nazionale dei Monti Sibillini si attende solo il parere positivo delle Commissioni Ambiente di Camera e Senato che da settimane stanno rinviando senza nessuna valida motivazione. Anche l’audizione del candidato Presidente da parte della Commissione Ambiente della Camera costituisce un precedente che desta sospetti e preoccupazione per l’evidente tentativo di “pressioni politiche” in risposta alle richieste dei Sindaci del territorio che chiedono di replicare quanto già deciso per il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi candidando una persona espressione del territorio, gradita anche ai partiti.

Per il WWF l’interesse generale della conservazione del nostro patrimonio naturale deve però sempre prevalere su interessi di parte o sugli equilibri politici dei diversi territori. I parlamentari delle Commissioni Ambiente di Camera e Senato devono dimostrare di saper interpretare al meglio l’interesse generale del Paese con la tutela di un bene comune per tutti gli italiani, mettendo da parte gli interessi meramente localistici. 

Roma, 3 luglio 2013

Caccia, Wwf: «No alla “pseudoriforma” filo venatoria, serve rispetto regole internazionali»

Catanoso (Pdl) contro il ministro Nunzia De Girolamo: «Questa proposta sia fermata al più presto» 

Al Wwf non è proprio piaciuta l’iniziativa autonoma del ministero dell’Agricoltura, che ha predisposto un testo di “riforma” della legge quadro sulla caccia, la legge quadro 157/1992, da approvare insieme alle regioni e presentare in Parlamento. Secondo il Panda «Il testo è gravemente peggiorativo della legge attuale che disciplina l’attività venatoria in Italia e, ricordiamo, è a tutt’oggi l’unica legge nazionale per la tutela della fauna selvatica. Questa proposta va nella direzione opposta rispetto agli obblighi di migliorare i livelli di tutela della fauna restringendo tempi luoghi e specie oggetto di caccia, come ci chiede e ci impone l’Europa. E siamo già alla soglia di una nuova condanna da parte dell’Unione Europea per le reiterata violazione delle leggi europee sulla tutela della fauna e degli habitat naturali».

Sull’uscita del ministero dell’agricoltura non sembra molto d’accordo nemmeno un pezzo delle truppe berlusconiane: ieri il deputato siciliano del Pdl Basilio Catanoso, che fa parte della Commissione agricoltura della Camera, ha annunciato battaglia per bloccare la proposta di modifica alla legge: «Sono venuto a conoscenza di una serie di riunioni dove, invece che restringere le possibilità di caccia, secondo quanto dettato dall’Unione Europea, si mira ad allargare le stesse con una serie di metodologie specificamente vietate. Quello predisposto da ministero dell’agricoltura è un testo pericoloso ed inopportuno, che non rappresenta una riforma della normativa sulla tutela della fauna e regolamentazione della caccia, ma tende piuttosto a dilatare tempi e modi dell’attività venatoria. Ho chiesto ai ministri dell’agricoltura e dell’ambiente di fermarlo».

Catanoso ha presentato una interrogazione sulla proposta di revisione «Che, inaspettatamente, il Mipaaf ha inviato alla Conferenza delle Regioni ed il cui esame è imminente. Nonostante la drammatica assenza di applicazione attiva delle finalità prioritarie della legge 157/92, ovvero la tutela e la conservazione delle specie selvatiche che sono patrimonio indisponibile dello Stato e che oggi sono gravemente minacciate dalla frammentazione degli habitat, dall’inquinamento, dal consumo del territorio, il nuovo testo autorizza la caccia sulla neve, la caccia agli ungulati anche nelle oasi di protezione e nei parchi con il pretesto del prelievo selettivo, e concede più tempo e più spazio per gli spari. Oltretutto, rimane inalterata la possibilità di uccidere le 19 specie di avifauna che a livello europeo sono considerate in uno stato di conservazione sfavorevole e parimenti immutata è la previsione di caccia durante le fasi di migrazione, di nidificazione, di dipendenza dei piccoli, in totale violazione della direttiva 147/2009 – già 79/409 – sulla conservazione degli uccelli selvatici, ed in totale disprezzo delle valutazioni scientifiche ampiamente dispiegate nella “Guida per la stesura dei calendari venatori ai sensi della legge n. 157/92, così come modificata dalla legge Comunitaria 2009, art. 42″ messa a punto già tre anni or sono dall’Ispra e rivolta anche a tutte le regioni».

Catanoso ci va giù duro contro la sua collega di partito e ministro dell’agricoltura Nunzia De Girolamo: «Auspico che questa proposta sia fermata al più presto. Forse giova ricordare che l’Italia è un “osservato speciale” dell’Europa: non solo relativamente alla fase conclusiva della procedura d’infrazione n. 2131/2006, dove ancora si attende una efficace e completa risposta dello Stato alla reiterata pessima applicazione delle Regioni italiane che hanno abusato del prelievo in deroga a specie protette, e su cui è imminente la seconda condanna della Corte di Giustizia Europea e la relativa sanzione, ma anche per la possibilità che ancora si offre di sparare, per mero “divertimento”, a specie le cui popolazioni selvatiche sono riconosciute in crisi sia livello nazionale sia a quello internazionale».

L’interrogazione del deputrato berlusconiano si guadagna il plauso entusiasta del Wwf che si chiede «Se si ritiene necessaria o opportuna una riforma della legge quadro sulla caccia, questa deve esclusivamente essere finalizzata ad una maggior tutela della fauna ed al rigoroso rispetto delle regole europee ed internazionali, ad iniziare dall’applicazione della Convenzione internazionale sulla tutela della biodiversità» e conclude: «Quella proposta non è che una pseudoriforma, pensata esclusivamente a fini filovenatori e senza il coinvolgimento, assolutamente imprescindibile, di tutti i soggetti istituzionali, sociali e scientifici».

Caccia, la previsione di un unico comparto regionale contrasta con le disposizio​ni statali

Il territorio regionale agro-silvo-pastorale destinato alla caccia programmata in ambiti territoriali di caccia, deve essere ripartito in dimensioni subprovinciali, possibilmente omogenei e delimitati da confini naturali. Dunque, la previsione di un unico comparto regionale contrasta con la regolamentazione nazionale della caccia alle specie migratorie.

Per questo la Corte Costituzionale – con sentenza 20 giugno 2013, n. 142 dichiara incostituzionale la legge regionale dell’Abruzzo del 2004, “Normativa organica per l’esercizio dell’attività venatoria, la protezione della fauna selvatica omeoterma e la tutela dell’ambiente”. La questione di legittimità è stata sollevata nel corso di un giudizio amministrativo riguardante il calendario venatorio 2011-2012 in Abruzzo.

Alcune associazioni ambientali hanno contestato la legittimità degli atti della Regione che l’hanno approvato. Perché non osservano una contraria indicazione dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra). Perché, dal momento che il calendario venatorio risulta meramente attuativo delle disposizioni regionali, queste contrastano con la normativa statale. Le disposizioni, infatti, prevedono un unico comparto regionale in luogo di quelli di dimensioni sub provinciali.

Il comparto unico sulla fauna migratoria è previsto dalla legge regionale che dispone l’iscrizione di diritto al comparto unico dei cacciatori iscritti a un ambito territoriale di caccia (Atc) abruzzese o residenti in Regione e disciplina le giornate settimanali di caccia consentite. Mentre quelli subprovinciali sono previsti dalla legge nazionale (157/1992), quella che detta le disposizioni per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio.

La legge nazionale ha introdotto la nozione di ambito di caccia “di dimensioni subprovinciali” proprio per assicurare la naturale omogeneità degli ambienti venatori, Infatti, dispone che le regioni, con apposite norme, sentite le organizzazioni professionali agricole maggiormente rappresentative a livello nazionale e le province interessate, ripartiscono il territorio agro-silvo-pastorale destinato alla caccia programmata in ambiti territoriali di caccia, di dimensioni subprovinciali, possibilmente omogenei e delimitati da confini naturali (articolo 14, 1 comma legge 157/1992).

Con tale disposizione – così come ha già chiarito la Corte Costituzione con una sentenza del 2000 – il legislatore nazionale ha cercato di individuare un punto di equilibrio tra il primario obiettivo dell’adeguata salvaguardia del patrimonio faunistico nazionale e l’interesse all’esercizio dell’attività venatoria, attraverso la previsione di penetranti forme di programmazione dell’attività di caccia.

In tale prospettiva diventa qualificante la valorizzazione delle caratteristiche di omogeneità, dal punto di vista naturalistico, dei territori nei quali si esercita la caccia. Tali caratteristiche devono essere adeguatamente considerate dalle Regioni in vista della delimitazione degli ambiti territoriali di caccia. Anche perché l’aspetto rilevante, nel disegno del legislatore statale, è quello della realizzazione di uno stretto vincolo tra il cacciatore e il territorio nel quale esso è autorizzato a esercitare l’attività venatoria.

Quindi attraverso la ridotta dimensione degli ambiti stessi, il legislatore statale ha voluto pervenire a una più equilibrata distribuzione dei cacciatori sul territorio, e attraverso il richiamo ai confini naturali, ha voluto conferire specifico rilievo – in chiave di gestione, responsabilità e controllo del corretto svolgimento dell’attività venatoria – alla dimensione della comunità locale, più ristretta e più legata sotto il profilo storico e ambientale alle particolarità del territorio.

La previsione di un unico comparto regionale dimentica queste finalità. Anzi si pone in evidente contrasto con il modello statale, non solo per la mancata scansione in ambiti venatori subprovinciali dell’intero territorio regionale, ma anche per l’omessa considerazione delle peculiarità ambientali, naturalistiche e umane afferenti ai singoli contesti territoriali.

sabato 22 giugno 2013

Rieti. Maltratta i cani: cacciatore condannato a 7mila euro di multa

RIETI - Maltratta i cani: condannato a 7mila euro di multa. La pena è stata comminata a un cacciatore, proprietario di numerosi cani da caccia. La vicenda risale al 2008 quando la Polizia sequestrò i cani presso l'abitazione di un cacciatore reatino. 
Dei cani la Lav era divenuta custode giudiziaria nel 2008. Il Giudice ha ritenuto la condotta dell'imputato più grave del capo d'imputazione (art. 727, detenzione incompatibile con le caratteristiche etologiche dell'animale), condannandolo invece per maltrattamento. Confisca definitiva per gli animali. 

La vicenda risale al 2008, quando la Polizia sequestrò i cani presso l'abitazione del cacciatore reatino, trovandoli in cattive condizioni, costretti a vivere detenuti in spazi angusti. I cani sequestrati erano undici adulti (setter, jagd terrier e un jack russel) e tre cuccioli. Gli animali, però, furono messi in custodia presso un canile già oggetto di inchieste giudiziarie per maltrattamenti di animali, dove cominciarono ad ammalarsi, ad indebolirsi, a sbranarsi con gli altri cani, in alcuni casi riportando ferite mortali. 

La Lav chiese subito il loro affidamento per sottrarli a quelle drammatiche condizioni di detenzione e a luglio 2008, quando finalmente la ottenne, erano solo sette i cani sopravvissuti, per i quali, dopo un periodo presso un'oasi dove furono portati per favorire il loro recupero fisico e psicologico, furono trovate delle famiglie affidatarie disposte a dar loro l'affetto e le cure che meritavano.

lunedì 27 maggio 2013

La Corte Costituzionale boccia il calendario venatorio della Toscana

Comunicato stampa del 27 maggio 2013

La Corte Costituzionale boccia il calendario venatorio della Toscana. Zanoni: «Ora anche la Lombardia deve fare un passo indietro»

Il 20 maggio 2013, la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo il Calendario Venatorio della Toscana, perché approvato con Legge regionale e non con delibera amministrativa. L’eurodeputato Andrea Zanoni ha affermato: «Alla luce di quanto stabilito dalla Corte, il Presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, provveda immediatamente a predisporre il calendario venatorio della prossima stagione di caccia con atto amministrativo e ritiri quello in vigore».

Il 20 maggio 2013, la Corte Costituzionale, presieduta dal giudice Franco Gallo, con sentenza numero 90/2013, ha decretato l’illegittimità della Legge Regionale della Toscana numero 20 del 2002, laddove prevede che il calendario venatorio sia approvato con legge di durata pluriennale piuttosto che con atto deliberativo annuale.

In particolare, la Corte ha dichiarato illegittimo l’articolo 7 della Legge Regionale del 10 giugno 2002 numero 20 recante “Calendario venatorio e modifiche alla legge regionale 12 gennaio 1994, numero 3” (Recepimento della legge 11 febbraio 1992, n. 157 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”).

Il calendario venatorio, infatti, è stato approvato non con un provvedimento amministrativo, ma attraverso un atto avente forza di legge, sganciato dal riferimento ad un arco temporale proprio del provvedimento amministrativo annuale.

Nel 2010, WWF, LIPU, ENPA, LAC, LAV, Legambiente e Animalisti Italiani presentarono un ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) della Toscana contro il calendario venatorio della Provincia di Firenze. Il TAR, con ordinanza del 20 ottobre 2011 numero 267, ha sollevato la questione di illegittimità costituzionale, ritenendo fondata la richiesta delle Associazioni e ha sottoposto la norma regionale toscana a valutazione da parte della Corte Costituzionale.

La Corte ha confermato che le Associazioni hanno ragione, sia su questo punto, sia su altri due punti: caccia agli ungulati su terreno innevato e per periodi diversi rispetto a quelli indicati dalla legge quadro e non necessità di utilizzo del tesserino venatorio nelle aziende agrituristico venatorie. Su questi due punti, la Regione Toscana ha già modificato le norme impugnate e dichiarate illegittime dalla Corte.

Adesso, però, la Regione dovrà procedere anche alla modifica del Calendario venatorio da Legge in delibera annuale.

L’eurodeputato Andrea Zanoni, vice Presidente dell’Intergruppo per il Benessere degli Animali al Parlamento europeo ha affermato: «Approvare un calendario venatorio con una legge anziché con un atto amministrativo agli occhi dei profani può sembrare differenza di poco conto. In realtà, è un aspetto importantissimo per la tutela della fauna selvatica. Il calendario con validità annuale permette di poter adeguare le scelte di gestione faunistica alle situazioni e, quindi, di poterle tempestivamente modificare per problemi che singole specie possono incontrare per vari motivi o per difficoltà della fauna dovute a situazioni climatiche. Ora, la Regione Toscana deve fare marcia indietro e correggere il madornale errore. Alla luce della sentenza della Corte Costituzionale, chiedo alla Lombardia e al Presidente Roberto Maroni di ritirare immediatamente il calendario venatorio approvato il 2 agosto 2004 con Legge regionale numero 17, quindi illegittimo. Va inoltre ricordato che, mentre un calendario venatorio approvato per legge risulta blindato, ovvero non può essere impugnato al TAR, se approvato con delibera può essere facilmente impugnato davanti ad un Tribunale amministrativo da una o più associazioni animaliste e/o ambientaliste».

Ufficio Stampa On. Andrea Zanoni
Tel (Bruxelles) +32 (0)2 284 56 04
Tel (Italia) +39 0422 59 11 19
Twitter Andrea_Zanoni
Facebook Andrea Zanoni
Youtube AndreaZanoniTV