martedì 21 gennaio 2014

In Albania ancora stragi di animali da parte di cacciatori italiani

Il CABS: le istituzioni del nostro paese devono intervenire. Tra animali in carriola e le esternazioni sul calendario venatorio della Sardegna


Cacciatore italiano in Albania
GEAPRESS – Tutto confermato. Il Ministro dell’Ambiente albanese Lefter Koka va avanti per la strada intrapresa e conferma la volontà del Governo di bandire per due anni l’attività venatoria (vedi articolo GeaPress). Sul banco dei “colpevoli” ci sono anche i cacciatori italiani, accusati di mettere in atto vere e proprie stragi.

Secondo il Ministro Koka il calo registrato tra le specie cacciabili sarebbe compreso tra il 30 ed il 50%. Si tratterebbe di conigli selvatici, volpi, coturnici ma anche specie protette. A sparare contro la fauna selvatica albanese sarebbero 75.000 fucili regolari e molti altri illegali. Ad aggravare la situazione, sempre secondo il Ministro, il gran numero di cittadini stranieri che caccerebbero illegalmente in Albania.

Su questo punto, però, i cacciatori albanesi vanno ben oltre. Lo scorso dicembre, ricevuti dalla Commissisone Attività produttive del Parlamento, ammettendo il grave stato in cui versa la fauna in Albania, si sono scagliati contro i cacciatori italiani. Nel corso di una conferenza stampa ripresa dai network locali, i colleghi italici sono stati descritti in maniera non proprio lusinghiera. A dimostrazione di ciò i responsabili delle associazioni venatorie albanesi hanno esposto le foto di cacciatori italiani in bella mostra con decine di anatre uccise oltre che animali protetti come nel caso di mignattai e chiurli.

Nel corso del suo intervento il Segretario generale della Federazione dei cacciatori Albanesi ha mostrato una fotografia di un gruppo di cacciatori provenienti a suo dire dalla Sardegna. Questo quanto avrebbero scritto nel loro facebook: “Bella l’Albania …In Albania puoi fare quello che ti pare, in Sardegna invece, nonostante il calendario venatorio più restrittivo d’Europa, con il solito ricorso degli animalisti, i tordi te li puoi scordare. W la caccia in Albania...”. Poi la fotografia di un altro cacciatore italiano con la carriola piena di animali.

I cacciatori albanesi sono arrivati a chiedere sanzioni penali più gravi per contrastare il bracconaggio e addirittura una moratoria di 4 anni per i cacciatori stranieri.

Caustico il commento del CABS (Committee Against Bird Slaughter), l’associazione specializzata in campi antibracconaggio la quale, in più occasioni, ha denunciato il disastro venatorio albanese. “Niente di nuovo sotto il sole – afferma Filippo Bamberghi del CABS – Lo andiamo ripetendo da sempre: la caccia indiscriminata si sta rivelando per tutto il suo potere distruttivo. Il turismo venatorio effettuato da molti cacciatori italiani sta depauperando la fauna di moltissime nazioni. L’Albania è una meta privilegiata – ha aggiunto Bamberghi - molti cacciatori italiani vanno anche a caccia chiusa, ad esempio per cacciare l’anatra Marzaiola durante il passo di migrazione primaverile. La cosa è stata descritta molto bene dallo scrittore Jonathan Franzen nel recente articolo ” Last Song for Migrating Birds” scritto per il National Geographic. Leggere comunque gli atti dell’Audizione Parlamentare Albanese è agghiacciante: in due decenni la fauna è stata sterminata! I cacciatori albanesi descrivono benissimo i meccanismi d’azione di molti cacciatori italiani tra corruzione locale e trucchi per importare la fauna in Italia“.

Il CABS ha attualmente in corso un monitoraggio delle legislazioni venatorie dei paesi ove è maggiormente diffuso il turismo venatorio. “Abbiamo scoperto – aggiunge l’attivista del CABS – che in Romania l’utilizzo dei richiami elettroacustici, spacciati come consentiti dalle agenzie venatorie, è in realtà vietato come ribadito dal Ministro dell’Ambiente. Il documento che abbiamo ottenuto è stato sottoposto dall’Europarlamentare Andrea Zanoni alla Commisione Europea. L’Italia deve fare la sua parte. Non possiamo accettare che molti cacciatori italiani vadano all’estero a fare massacri: ci vuole un impegno forte delle nostre istituzioni per impedire che questo continui“.

Senza dimenticare che da due anni la caccia nel Delta del Danubio è stata vietata. Motivo? le stragi compiute dai cacciatori, soprattutto italiani.

Nessun commento:

Posta un commento