Sparavano troppo vicino alla strada e alla ciclabile. Uno è stato anche denunciato
LEVICO. Avevano liberato alcune decine di fagiani in fondovalle, nella zona di Levico e Barco, e poi, s’erano messi a caccia dei volatili. Quella che tra i cacciatori viene chiamata la “fagianata” ha avuto una conclusione imprevista, l’altro ieri. Assieme ai cacciatori, infatti, c’erano gli agenti forestali e i guardaccia impegnati in un servizio coordinato per verificare che l’attività venatoria venisse praticata nelle distanze da strade e abitazioni stabilite dalla normativa.
Sette i cacciatori pizzicati dagli uomini in divisa mentre sparavano ai fagiani ad una distanza inferiore ai 150 metri da strade fissati dalla legge come limite minimo per sparare con fucile da caccia con canna ad anima liscia. La caccia, per la precisione, può essere esercitata fino a soli 50 metri da arterie stradali e ferrovie, ma i metri triplicano nel caso in cui si metta mano al fucile e si spari in direzione delle zone “sensibili”. Disposizione che i sette appassionati dell’ars venandi non avevano rispettato.
Non solo, per uno di essi i guai non si sono limitati ad una sanzione. L’uomo, infatti, ha rimediato anche una sanzione penale: ad un successivo controllo delle armi, infatti, il cacciatore è risultato in possesso di un fucile irregolare. La legge, infatti, stabilisce che un fucile a canna liscia utilizzato in “zona Alpi” non possa avere un “serbatoio” in grado di contenere più di due colpi mentre in possesso dell’uomo ne è stata trovata un’arma con caricatore a tre colpi. Per questo, sul posto sono stati fatti intervenire i carabinieri della stazione di Borgo che, dopo le verifiche del caso, non solo hanno denunciato a piede libero l’uomo, ma hanno disposto ulteriori verifiche su eventuali altri armi custodite dal cacciatore nella sua abitazione. A settembre, nel primo giorno di caccia, due appassionati della sezione di Besenello erano stati pizzicati a sparare vicino alla strada, ad Acquaviva.
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