La nuova stagione della caccia è alle porte, ma 1.500 doppiette bresciane ancora mancano all'appello. Magari aspettano l'ultimo momento per rinnovare l'iscrizione all'Atc o ai comprensori alpini. Per adesso ancora non l'hanno fatto. Un dato chiaro.Tuttavia il presidente provinciale di Federcaccia Marco Bruni non vede proprio nero. Se è pur vero che le deroghe non ci saranno, lui non si strappa le vesti. Cerca di analizzare la situazione nel suo complesso per approfondirla e capirla meglio.
«IL PROBLEMA è che in Lombardia ci sono 18 mila cacciatori da appostamento fisso – sottolinea Bruni – e una deroga sarebbe qualcosa di più di una strappo alla regola. Non si può imputare alla Regione di non essere andata contro norme europee, semmai la colpa è della politica nazionale. La responsabilità è dei parlamentari che mandiamo a Strasburgo». Poi, «in Italia passano 220 milioni di fringuelli e non ci sarebbe nessun problema di sostenibilità a cacciarli», ma tant'è, «c'è il muro dell'Ue e demolirlo non è facile».
ANCHE SUL FRONTE dei richiami vivi Bruni vede qualche spiraglio. Intanto. «il Tar ha respinto il ricorso e i roccoli restano aperti», dice. Tuttavia a Brescia si possono catturare solo 9 mila uccelli, che «sono pochi», e la banca dati «crea complicazioni che non si possono ignorare».
La logica che sottende tutto questo per il presidente Federcaccia è chiara. Gli animalisti «in passato hanno tentato la strada del referendum per chiudere la caccia – dice -. Visto che non portava a niente, adesso cercano di renderla impossibile». Tuttavia, «sembrava che a causa delle infrazioni europee all'Italia i richiami vivi si dovessero vietare – sottolinea -. Ma a fine agosto c'è stato un decreto per mantenerli. C'è stata una battaglia parlamentare e i deputati e senatori bresciani sono stati determinanti». Non tutto va per il peggio, insomma. Bisogna solo vedere se basterà a convincere i 15mila che in questo momento mancano all'appello.
MI.VA.
Nessun commento:
Posta un commento