Disperate le condizioni in cui erano costrette a vivere due femmine di cane, una setter irlandese e una segugia, probabilmente non più utilizzabili per la caccia. I due animali erano rinchiusi dentro recinti nascosti in un fitto canneto a ridosso delle mura del ponte visconteo, in località Borghetto di Valeggio. Umidità, muschio ovunque, penombra anche nelle giornate più assolate, avanzi di carne lanciata dall'alto direttamente per terra, insetti ad infestare i ripari, recipienti con acqua stagnante piena di larve: uno scenario inquietante che ha indotto i volontari della LAV, che hanno effettuato il sopralluogo, a richiedere con urgenza al Corpo Forestale dello Stato il sequestro preventivo degli animali. Particolarmente grave la condizione della setter, totalmente priva di pelo, infestata da parassiti e con la cute martoriata da infezioni.
"Il destino di moltissimi cani da caccia giunti al termine della loro carriera, e quindi considerati inutili, è ingrato e crudele" afferma Lorenza Zanaboni, Responsabile della sede LAV di Verona. “Spesso terminano la loro esistenza tra privazioni, incuria e patimenti talvolta tremendi come nel caso delle due povere cagnoline di Valeggio, della cui esistenza si è venuti a sapere in modo del tutto fortuito. Benché negli ultimi anni i media diffondano con regolarità notizie relative alle conseguenze di carattere penale cui va incontro chi non rispetta le esigenze etologiche dell'animale che ha in custodia, con preoccupante frequenza ci imbattiamo in casi di animali detenuti in condizioni incompatibili con la loro natura se non addirittura in situazioni di grave maltrattamento. E ci chiediamo per quali vie si possa finalmente arrivare a rendere di dominio comune che ad un essere senziente si deve rispetto " conclude la responsabile della LAV veronese.
“Ringraziamo gli agenti del Corpo Forestale dello Stato della stazione di Caprino Veronese per il celere intervento che ha salvato le due cagnoline da ulteriori patimenti e da una situazione che avrebbe potuto aggravarsi con il caldo.” dichiara Ilaria Innocenti, responsabile nazionale del Settore Cani e Gatti LAV e continua “Questo caso è un grave esempio di come vittima dell’attività venatoria non siano solo gli animali selvatici, ma anche i cani da caccia cui non sempre e soprattutto “a fine carriera” sono assicurate cure e condizioni di vita idonee. Per prevenire simili situazioni sono necessari maggiori controlli finalizzati a verificare le modalità di detenzione e il benessere degli animali.”
Le due cagnoline, impaurite e sofferenti, sono state consegnate in affido giudiziario alla LAV di Verona, impegnata fin da subito al loro recupero psico-fisico in attesa di poterle affidare a una famiglia.
Fonte: animalieanimali.it del 19 giugno 2012
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