La protesta in via Gobbi, municipalità di Mestre Centro: "Non ne possiamo più"
MESTRE. «È ora di farla finita con la caccia in determinate zone, non se ne può più», sbotta il presidente della Municipalità Mestre Centro, Vincenzo Conte, arrabbiato come i suoi cittadini con i cacciatori che hanno scorrazzato nella zona a ridosso del Taliercio, tra il palazzetto dello sport e via Gobbi, dove ci sono i campi ma ci sono tre zone urbanizzate di recente, compresa l’area delle nuove abitazioni di via Mandricardo.
«I cacciatori vengono e sparano a ridosso delle case, anche l’anno scorso ho dovuto chiamare vigili e polizia provinciale, ma i cacciatori sono recidivi», prosegue Conte. «Con la scusa che ci sono appezzamenti di verde è oramai pieno di lepri, fagiani, lungo il canale che serve per smaltire le acque ci sono le ochette e grazie ad un’area di 35mila metri quadri che verrà attrezzata, la fauna si è moltiplicata e la gente ci tiene. Ho chiesto all’amministrazione comunale che mettesse dei cartelli con il divieto di caccia, ma mi è stato risposto come al solito che non si può, che la competenza non è del Comune, che è della Provincia, della Regione e così via, la solita storia dalla quale non si esce. Tra l’altro oramai qui la gente ha i fischietti e non appena vede cani da caccia, inizia a fischiare per far fuggire la selvaggine e salvare gli animali. Possibile?».
Insomma, Mestre si sta ripopolando di uccelli, selvaggina, ma non solo: perché non preservarla? C’è poi chi ha segnalato il pericolo lungo le strade. «Le bestie fuggono per salvarsi dai cacciatori e dai cani caccia e finiscono in mezzo alla strada attraversando campi e boschi, venendo investite dalle auto con il rischio di provocare incidenti stradali», dice un residente. «Tutto questo perché? Per la soddisfazione di uccidere un pavone, una lepre, un fagiano o un’ochetta o un’anatra?».
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