GEAPRESS – I fatti sono avvenuti nella provincia padovana e ad intervenire, dietro segnalazione, è stato il Corpo Forestale dello Stato. Corvidi, come Gazze e Cornacchie, imprigionati nelle gabbie metalliche con appena pochi centimetri quadrati di spazio. I malcapitati volatili dovevano poi servire da esca per catturare altri uccelli appartenenti alla stessa specie.
A finire nei guai è stato un cacciatore che fino al 2014 era autorizzato alla cattura di cosiddetta “selezione”. L’autorizzazione della Provincia era ormai scaduta, ma lui, evidentemente, continuava nel suo proposito.
A seguito della denuncia del Corpo Forestale, dovrà ora rispondere del reato di uccellagione e detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura e produttive di gravi sofferenze. Gli inquirenti, infatti, riferiscono di avere rilevato, negli uccelli utilizzati a fini di richiamo, evidenti alterazioni del piumaggio verosimilmentecausate dei ripetuti urti contro le pareti della gabbia.
Le sorprese, però, non erano ancora finite. Una decina di cornacchie e gazze morte erano state, infatti, disposte in un terreno agricolo recintato destinato presumibilmente ad allevamento di animali da cortile. Tutto quanto rinvenuto, animali morti e vivi, oltre che all’attrezzatura, è stato posto sotto sequestro. I corvidi ancora in vita, al fine di un accertamento delle condizioni di salute e successiva reimmissione in libertà, sono stati affidati alle cure dell’associazione “Il Gheppio”.
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